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Gli Azzurri | Part 13 | Our Little Argentinian Genius
#FM24 #GliAzzurri Part 13: Our Little Argentinian Genius. Midfield superstar Claudio Echeverri takes #EmpoliFC to new heights alongside his pal João Veloso and record-breaking striker Nelson Weiper. But can we overcome #SerieA title nerves? Read here:
Despite only losing once in the first half of the 2028/29 Serie A campaign, Empoli FC found themselves trailing leaders Napoli by five points. But there were certainly shoots of optimism at the young side’s improving fortunes against Italy’s traditional big boys. We did very little transfer activity in January, only bringing in a backup goalkeeper from financially ruined Roma after doubling our…
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#Adam Bakoune#Claudio Echeverri#Coppa Italia#Damián Valadéz#Diego Coppola#Empoli#Empoli FC#Fernando Barreira#FM24#Football Manager#Football Manager 2024#Football Manager 24#Italy#Javier Fiaschi#João Veloso#Nelson Weiper#Primoz Kompara#Raúl#Serie A#Víctor Álvarez#Yvan Boulesteix
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Ci meritiamo questo brodo
Chiellini arrivò l’anno prima di Germania 2006, e si ritrovò titolare alla Juventus con un Fabio Cannavaro volato al Real Madrid dopo essere diventato Campione del Mondo. Rimase a Torino, quindi, e si ritrovò le redini della difesa in mano di colpo. Dalla serie B. Noi invece andiamo al mare, noncuranti dell’assenza di partite di pallone, scendiamo in spiaggia sul tardi, perché fa caldo ed è il primo sole che prendiamo, quello di luglio. Il suo gol contro la Spagna, ferendo una difesa troppo azzimata, che credeva di avere ancora il vantaggio sull'Italia accumulato negli ultimi otto anni, come la sua maglia strappata dopo il morso di Suárez, hanno contribuito, come un salvagente, a guarirci dalle ansie che i mesi estivi come luglio ci vogliono aizzare contro. Ci ritroviamo, nel suo andamento dirozzato tra i divi schierati in attacco dagli avversari. Ci ritroviamo in quanto sappiamo di essere carenti, comunque vadano le cose nella nostra vita, sotto certi aspetti, e in quanto esistano persone che hanno il compito di farcelo notare: sappiamo di essere fallaci e persino di poter risultare odiosi. Ammettiamolo, più a livello attitudinale che stilistico, le sue giocate non sempre possono essere considerate rivelatrici. L'autorità che Giorgio Chiellini esercita è la nemesi della visione del calcio libertaria che tutti noi vorremmo vivere giocando e seguendo questo sport. Noi, nel frattempo, non abbiamo fretta di cenare, “non ci corre dietro nessuno”, non c’è nemmeno la partita. Scendiamo invogliati dal goderci questo ultimo giorno pieno di libertà, pronti ad essere azzannati dal lunedì estivo, un lunedì estivo che ci porterà un’altra volta al lavoro. Arriviamo in riva al mare, la spiaggia è ancora affollata, non troviamo posto, ci lamentiamo con chi è con noi oppure tra noi stessi, ma aspettiamo che le cose migliorino. Che qualcuno si sposti, vada via. Rivolgiamo lo sguardo verso il mare, quasi non lo vediamo perché le persone affollano la battigia, i bambini ci giocano lanciandosi il pallone, loro domani non devono andare a lavorare, non devono tornare recuperando le vie accaldate e le autostrade. Le cose non migliorano, non accennano nemmeno a farlo. E allora non facciamo il bagno, perché siamo stanchi dal sonno sudato del mare e l’acqua è troppo sporca. Ci meritiamo questo brodo, ci siamo andati noi. L’Italia fisica, così fisicamente decadente e votata a procrastinare, l’abbiamo creata noi. Ma non demordiamo, pensiamo ad una soluzione. Così ci precipitiamo in spiaggia la mattina dopo, presto, e speriamo la situazione sia migliorata. Va meglio, ma aspettiamo sempre al varco una causa che ci rovinerà questi pochi attimi di distacco. La sabbia sull’asciugamano, i soldi dimenticati a casa, i mozziconi di sigarette, gli sputi in acqua, le docce fetide. Ci comportiamo in questo modo, però, unicamente per arrivare incolumi ad agosto, quando andremo in vacanza in modo duraturo e definitivo, abbiamo organizzato luglio cercando di trovare dei weekend liberi lontani. Passo dopo passo, il mese delle ferie arriverà. Nel frattempo, attuiamo taumaturgici spostamenti. In settimana, poi, penseremo ai luoghi che abbiamo visitato durante i due giorni di libertà, a come siano mentre noi siamo in macchina, al casello, alla scrivania, mentre stiamo girando le chiavi nella toppa del portone di casa, mentre cerchiamo posto sul treno che ci porta in città. Penseremo alle balconate e ai muri bianchi ricoperti dal sole mentre noi siamo alle prese con la coda per un panino. Cercheremo di mangiare ogni giorno qualcosa di diverso in pausa pranzo, per provare a far passare il tempo più velocemente distraendo così il nostro cervello.
Mes Bottes, personaggio de “L’Assommoir” di Zola, può trovare un suo romantico corrispondente in Giorgio Chiellini. Si erige tra le risse, si fa riconoscere sin dal primo minuto, la sua imponenza non è immediatamente fisica ma si insinua, libertina, tra le usanze del popolo. Occupa intere pagine, nella prima parte del romanzo del verista francese, le occupa a suon di schiamazzi e consigli. Il protagonista viene messo in disparte dalla sua imponente importanza storica. Rimpiangeremo, le nostre tattiche per arrivare incolumi ad agosto, come rimpiangeremo una zuffa o un ricevimento senza Mes Bottes o una partita senza Giorgio Chiellini. Rimpiangeremo il sole di luglio quando, in agosto, già verso sera, la luce arancione dell’autunno inizierà a tagliarci la strada. Avremo rimpianti non tanto per l’attaccamento alla squadra in cui giochiamo ogni giorno, ma per una paura di rischiare che non abbiamo mai saputo sconfiggere. Il modo con cui Chiellini ha affrontato la sua carriera, forse, dovrebbe farci riflettere sulle nostre insofferenze. Non tutti possiamo comportarci come Mes Bottes nell’abbeveratoio di Rue de la Goutte d’Or, non saremmo capaci di districarci come lui tra una rissa e una discussione: viviamo infatti attimi durante i quali, spinti da un’improvvisa idiosincrasia verso chi e cosa ci circonda, ci sentiamo al centro dell’attenzione cosmica. Quando invece, non è altro che brodaglia.
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Pagi yang cerah untuk Kemenangan yang indah.. 🇮🇹🇮🇹🇮🇹 #gliazzurri #forza #forzaitalia #Italy https://www.instagram.com/p/CRNAVrEjUNFgemTG4PujffcrFlmkQtFCA0TpTE0/?utm_medium=tumblr
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Gli #Azzurri volano agli #OTTAVI di #Euro2020 #ItaliaSvizzera 3-0 [?] #Locatelli 26, 52, #Immobile 89. Applausi si si Per la passione e per il divertimento.... Got an opinion about this? See what others are saying.... See MORE -> https://worldnewsinpictures.com/locatelli #GliAzzurri #GliAzzurriOTTAVI #ItaliaSvizzera #ItaliaSvizzeraLocatelli #ItaliaSvizzeraLocatelliImmobile #PerGot #PerGotSee #Azzurri #volano #OTTAVI #Euro2020
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Semana Black (Válida até 23/11) De R$ 499 por R$ 299 ⚽ Chuteira Diadora Baggio LT MD FG Whatsapp: 0044 7521 933 674 ---------------------- #diadora #robertobaggio #baggio #baggio03 #baggio10 #kleather #vintagefootball #soccer #seriea #acmilan #juventus #intermailan #brescia #calcio #OldFirmEsportes #futebolprofissional #chuteira #footballboots #chuteiras #italia #italy #designitaliano #gliazzurri https://www.instagram.com/p/Bqcx07ih-di/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=zm8nrxcsfkd
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Gli Azzurri | Part 12 | Rejoicing In Justice
#FM24 #GliAzzurri Part 12: Rejoicing In Justice. An array of exciting young signings helps #EmpoliFC pick themselves and dust themselves off after #SerieA title disappointment. And they finally begin to compete with Italy's big boys. Read here:
The old FM24 goalkeeper injury curse hit Empoli FC hard and curtailed their push for a maiden Serie A title in 2027/28. But that disappointment aside, we’d built an exciting young squad in Tuscany and the club was very much on the up. That was proven by starting the new season with £87m in the bank and the board announcing plans to build a new stadium, and they’re currently looking into…
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#Champions League#Claudio Echeverri#Damián Valadéz#Diego Coppola#Empoli#Empoli FC#FM24#Football Manager#Football Manager 2024#Football Manager 24#Italy#Javier Flaschi#João Paulo#João Veloso#Marco Albertini#Nicolás Martínez#Primoz Kompara#Raúl#Sebastián Miglioli#Serie A
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Tupperware
Ci sono cose che capitano solo a chi passa tanto tempo da solo, come a chi cerca sempre di giocare per i propri tifosi. Nel bene e nel male. Chi passa la maggior parte della giornata senza venire a contatto con alte persone, sa che deve eseguire gli ordini. Perché non ha scelto lui quella vita, perché fa parte della storia in cui vive e le contingenze vanno affrontate, ognuno a modo suo. Una giornata di vita al lavoro è come una miniatura della vita che si sta percorrendo. Arriverà la sera, arriverà il momento in cui appoggiare la borsa e guardarsi intorno, pensare ai luoghi in cui si è stati nonostante siano inesorabilmente sempre gli stessi. Stessi ma necessari. Segnare gol, per Baldieri, era necessario. Di sinistro, la maggior parte, ma anche di testa o di destro, come se fosse stato un attaccante di razza, invece che un esterno o un fantasista come veniva descritto all'epoca. Era necessario in quanto erano anni, quelli, in Serie A, in cui si iniziavano a definire ruoli e talenti e nessuno ne voleva restare fuori. Poi è ovvio, si possono commettere errori, chi non si impegna non commetterà mai errori, non avendo materiale su cui sbagliare. Dando sempre tutto, in ogni causa. Della propria indole e dai propri muscoli cresciuti negli anni ‘80, dando tutto. Come Baldieri, che segnò alla Svezia, nell’anno dell’Europeo Under 21 1986, uno dei più bei gol segnati da un giocatore che abbia indossato la maglia azzurra della Nazionale. Un pallonetto nato a conclusione di un cross leggermente largo di Vialli. Era la Nazionale Under 21 di Matteoli, Donadoni, Carobbi e lui riuscì ad eguagliare il record di Pablito Rossi per numero di reti segnate in partite consecutive vestendo quella maglia. Era la generazione che avrebbe affrontato senza qualificazioni i Campionati del Mondo. La scorsa settimana mi dimenticai di condire il mio pranzo. Ogni giorno mi preparo, in un contenitore, un’insalata, o della pasta o del riso freddi, per risparmiare sulla pausa pranzo al lavoro.
Dovrei altrimenti andare in qualche pizzeria o bar, ma alla lunga l’abitudine stanca e le risorse finanziarie si esauriscono. Mangio quindi alla scrivania, guardando video su Youtube o leggendo articoli di giornale. La scorsa settimana, era un lunedì, mi dimenticai i condimenti. Mangiai un'insalata che mi si incastrava tra i denti ad ogni morso, ogni volta che mettevo in bocca la forchetta era una sofferenza. La mozzarella sapeva di cartone, scondita. Le carote sfregavano tra di loro. Finii comunque il desinare, seppur con fatica, e riposi il tutto, contenitore di plastica e posate, nello shopper della casa editrice Iperborea che utilizzo per trasportare il tutto più agevolmente all'interno del mio zaino da lavoro. Al ritorno a casa, di sera, aprii lo zaino e vidi che il contenitore di plastica, il tupperware, si era aperto durante, probabilmente, il tragitto tra il garage dove ritiro l'automobile e casa mia. Il fatto che il pranzo non fosse stato condito risultò così una fortuna, per ciò che era accaduto. Se avessi infatti condito come al solito la mia insalata, con una vagonata di aceto e olio, il condimento avrebbe inesorabilmente rovinato i preziosi documenti che trasportavo, colando in tutto lo zaino e raggirando persino il resistente sacchetto di tela. La sua indole verace e tutt’altro che romantica lo portò ad essere il protagonista, nella stagione 1985-1986, di una movimentata terzultima partita di campionato. Il 13 aprile all'Arena Garibaldi di Pisa i nerazzurri sfidano la Roma di Pruzzo, che era vicinissima all'acquisto del giocatore, allora appena ventunenne, nonostante due anni prima lo avesse già ceduto ai toscani. La partita finì quattro a due per la Lupa, che rimontò uno svantaggio di due reti a uno, destinando così i padroni di casa ad una pressoché matematica retrocessione. Baldieri fu accusato di scarso impegno dallo stadio intero e, paradossalmente, divenne il giocatore più vituperato dalla tifoseria pisana nel decennio. La vita a Pisa procedeva però diversamente da quella che aspettava Baldieri nella capitale. Un mio amico mi raccontò che venisse spesso invitato a pranzo o a cena dai tifosi, proprio grazie alla sua curiosità. Andò quindi a pranzo anche dallo zio di questo mio amico, che però all'epoca aveva solo cinque anni e non era ancora entrato nel tourbillon calcistico della sua città. Baldieri non è nientemeno che il frutto del talento dell'Italia calcistica di quegli anni pre-Notti Magiche. Sopraffino nelle giocate indolori e mordace in area di rigore come solo i trequartisti dell'epoca sapevano essere, ma al contempo al limite dell'indolenza e della poca concretezza in alcuni altri frangenti, soprattutto sotto l’aspetto della continuità. I nostri campionati avevano bisogno di giocatori come lui, capaci di trovare serenità nelle città di provincia, come per esempio Lecce, dove agli albori dei ’90, esaurita l’euforia per i Mondiali casalinghi, trovò i suoi attimi e le sue soddisfazioni più profondi. Era sempre una casacca giallorossa, no, quella che stava indossando quando portò, di destro da fuori area, la sua squadra in vantaggio al Delle Alpi contro la Juventus? Lontano dai riflettori e dalle stelle mediatiche che si spintonavano in cerca di gloria, anche una corbelleria, come il dimenticarsi di condire il pasto lavorativo portato da casa, si può trasformare in una piccola vittoria. Chissà Liedholm, che lo allenò e gli fece vincere uno scudetto appena uscito dalle giovanili della Roma, cosa penserebbe, degli shopper.
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This is the last World Cup for both of them, thank you #AndreaPirlo #GianluigiBuffon #GliAzzurri #Legend #Uniamoci
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Gli Azzurri | Part 11 | Goalkeeper Injury Hits Hard
#FM24 #GliAzzurri Part 11: Goalkeeper Injury Hits Hard. We finally sign João Veloso permanently and he forms the best midfield in #SerieA with Claudio Echeverri. And that pair lead us oh so close to #EmpoliFC's maiden #SerieA title. Read here:
Europa League champions Empoli FC were flying high, heading into 2028 sitting 2nd in Serie A and with the Champions League knockout stages tantalisingly close. And our continued overperformance prompted the board to give me a new four-year contract worth £30k per week. That promise was boosted as we finally got a permanent deal over the line for midfielder João Veloso, who’d been wasted by Spurs…
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Fare strame
Non abito in una casa enorme, addirittura da qualche stanza si possono scorgere l'interno e il mobilio di un'altra. La abito settimanalmente, seguendo riti ben precisi a seconda degli impegni: se torno tardi, se torno presto, se torno dopo cena, se torno dopo l'allenamento. La settimana trascorre così. Abito e occupo alcune stanze di casa mia con una densità di spazio e tempo più densa a seconda del giorno della settimana in cui mi trovo, svolgendo mansioni e attività che "vanno fatte". Il giovedì, però, sposto il computer dallo studio, stanza nella quale lavoro e scrivo quotidianamente (o perlomeno cerco di farlo), alla sala da pranzo. Il motivo è semplice, si sta avvicinando il weekend e quindi anche la casa e la sua abitabilità si stravolge, per quanto riguarda regole e indicazioni. So che dal venerdì sera alla domenica pomeriggio occuperò, assieme a mia moglie, prevalentemente cucina e salotto, quindi traslo ciò che mi serve in quelle aree. Il primo concerto a cui andai da solo era nel parcheggio del Filaforum di Assago. Presi il treno con alcuni miei compagni di classe dell’epoca, era una domenica mattina di sole, era giugno. Avevo diciassette anni ed ero un ragazzo. Arrivammo a Milano Centrale e ci perdemmo alla ricerca del pullman che ci avrebbe portato in periferia. Io indossavo una maglietta di un gruppo che avrei visto quel giorno, chiesta in prestito apposta ad un mio compagno di classe che non aveva potuto essere dei nostri, qual giorno. Pantaloni corti con le tasche laterali, scarpe alte, da ginnastica, che avevo usato durante la preparazione atletica quell’anno, soldi contati. Raggiungemmo il parcheggio dove era stato allestito il palco, un gruppo stava già suonando. I punk tiravano calci alle bottiglie di vetro lasciate per terra, bevevano vino in cartone seduti sui muretti e facevano la fila per andare in bagno al bar dell’Autogrill all’interno del Filaforum. Urlavano, parlavano ad alta voce, erano vestiti di nero, erano tutti più grandi di me. Il pavimento era sudicio, si pulivano la bocca con i tovagliolini di carta strappandoli dai portatovaglioli disposti ordinatamente sul bancone dal personale. Non sapevo se ammirarli o meno, ma avrei dovuto compiere una scelta, seguita da una domanda. Era quello il mio interesse, in quel momento? Mi avrebbe accompagnato per tutta la mia vita? Christian Vieri è sempre stato un giocatore malinconico che cercato sino all’ultimo di coltivare i propri interessi. Il resto è pura facciata, una facciata che altri hanno voluto tinteggiare per lui. Malinconico come le domeniche pomeriggio al mare. Quando si svuotano i paesi di villeggiatura e la gente fatica nei bar e nei ristoranti, sforzandosi di non pensare alla strada verso casa. I padri si alzano dai tavolini grigi e luccicanti, appoggiandosi e facendosi forza con le braccia, indossando vestiti scelti apposta per essere comodi durante per il viaggio, ridendo forzatamente, pensando allo spazio delle proprie abitazioni che non hanno potuto occupare durante quei pochi giorni di tregua, occupato in loro assenza da polvere e aria di casa. Chissà cosa potrà essere successo, in loro assenza, alle piastrelle del pavimento appena lucidate dalla donna delle pulizie che fa sei ore a settimana senza però stirare i vestiti. Chissà se i bollini del supermercato saranno ancora lì dove li avevano lasciati dopo la spesa della settimana. Christian Vieri nacque a Prato e passò una stagione a Madrid, con L’Atletico, segnando un gol a partita. L’anno successivo a quella strabiliante stagione andò alla Lazio marcata Cirio e si trovò a condividere l’attacco con le personalità imponenti di Salas, Mancini e Igor Protti, mancando per un soffio, di un anno, lo Scudetto targato Nedved. Quando iniziò a giocare nell'Inter ad aspettarlo c’erano Keane, Ronaldo e Recoba, invece. Anche se scarsa di risultati, quella fu l’Inter più divertente di sempre. Vieri ne fu il principale protagonista, sempre presente.
Perché Vieri è stato un giocatore capace di occupare lo spazio. Come quando spostiamo gli oggetti da una stanza all’altra, come quando ci muoviamo per la prima volta in un ambiente che poi avremmo iniziato a frequentare assiduamente. Che fosse andando a recuperare un gol calciando dalla linea di fondo oppure di coscia dopo un rimpallo durante un Derby di Milano quando a Milano erano ancora gli anni della nebbia, andando a festeggiare con Ventola sotto gli occhi impassibili di Cúper. Oppure che fosse al Vélodrome di Marsiglia, lanciato da Del Piero verso la porta della Norvegia, Christian ha sempre avuto la forza di crearsi lo spazio vitale. Nel calcio come nella vita, quella vita che ci è sempre sembrata così spensierata ma che in realtà è stata molto più vicina alle nostre di quanto avessimo potuto immaginare. Se Vieri, a livello internazionale, non sia considerato uno tra i più grandi centravanti di sempre, forse, è a causa forse di questa sua attitudine scapata e spensierata. Non da campione, non da uomo. Credo invece che il motivo sia da ricercare, invece, in quel maledetto Mondiale del 2002, in Corea del Sud. Segna una doppietta facile all’Ecuador, ci illude contro la Croazia e poi, agli ottavi, segna su calcio d’angolo contro i padroni di casa, dopo aver sgomitato alquanto con i due centrali orientali, che salivano troppo verso la linea del centrocampo. Zittisce il pubblico, con il dito davanti alla bocca. Shhh, la palla è entrata, avete visto, padroni di casa? Sembrava andare tutto bene, sembravamo quasi ai quarti, ma poi avvenne quello che tutti sappiamo. Per Christian, fu l’ultima partita disputata in un Mondiale. Aveva giocato nel 1998 ma non prese parte della vittoriosa spedizione in Germania nel 2002: Lippi non lo convoca, nonostante le cose all’Inter non stessero andando poi così tragicamente. Se Vieri non avesse sfruttato la sua inottemperanza, in campo come fuori, non ce lo ricorderemmo forse nemmeno noi, nella mischia di tutti centravanti che abbiano giocato nei nostri campionati. Non è mai stato un giocatore giudicabile sulla qualità ma sulla quantità. Sempre presente, sempre lì, sempre in bilico tra la scelta di correre e quella di difendere il fortino. Vieri ci insegna dare importanza alle domande sul quando e il quanto, non sul dove o il come: ha viaggiato tanto, d’altronde, sin da bambino: i luoghi non hanno importanza per un centravanti come lui, forse l’ultimo centravanti alla italiana che abbiamo avuto. Segnò un gol di destro, nell’arsura di Marsiglia, a sbrogliare una partita che non si degnava di voler acquisire importanza, facendo strame della difesa norvegese avanzando con un passo innato, inseguendo una palla dalle retrovie che ad alcuni sembrava troppo lenta e ad altri smisuratamente veloce. Un gol di destro coronato da una delle esultanze più magiche di tutta la Nazionale Italiana di Calcio, che si va mettere alla pari assieme a quelle due, le più conosciute, di quando vinse i Mondiali nell’82 e nel 2006: lui e Del Piero a guardarsi negli occhi con le gambe incrociate. Un’inottemperanza che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita.
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