#ghiacciaie
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jacopocioni · 3 months ago
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Le ghiacciaie, i frigoriferi del Rinascimento
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Nel Cinquecento, per volere del Granduca Cosimo I de’ Medici, erano state realizzate le cosiddette “buche da ghiaccio”, delle fosse in cui durante l’inverno veniva accumulato il ghiaccio, che sarebbe servito nel periodo primaverile-estivo a mantenere fresche le bevande e conservare gli alimenti. Stava nascendo la moda del “bever fresco”, il sorbetto ed il gelato erano molto richiesti, ed inoltre c’era la necessità di disporre di ghiaccio per la conservazione di cibi e bevande. Queste erano le motivazioni principali per cui si fece ricorso a queste “buche”. Lungo le mura della città e soprattutto nei luoghi più esposti al vento di tramontana si trovavano le “ghiacciaie”, cioè profonde fosse scavate nel terreno a ridosso delle mura, dove si raccoglieva l’acqua piovana che nei mesi invernali gelava. L’uso di adoperare il ghiaccio per rinfrescare le bevande ebbe il suo maggior sviluppo sotto Ferdinando II. “Si cominciò al principio del secolo a riporre l’inverno il ghiaccio, per valersene l’estate a rinfrescare il vino, l’acqua, la frutta, et altro, et à preso tanto piede questa delizia, che molti l’usano continuamente anco l’inverno”.
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Ma come funzionavano queste ghiacciaie? Venivano scavate nel terreno profonde buche, rivestite di paglia e riempite durante l’inverno o con l’acqua piovana che gelava, o direttamente con la neve pigiata e ricoperta a sua volta di paglia e pula, di modo che anche in estate i raggi del sole non riuscissero a penetrare e sciogliere il ghiaccio. Per favorire la conservazione del ghiaccio, queste buche venivano scavate in prossimità delle mura, dalla parte di tramontana, cioè là dove anche d’estate l’incidenza dei raggi solari era minima, o la zona era addirittura in ombra. Talvolta le ghiacciaie erano scoperte, come vasche. Questa è la descrizione che Ugo Pesci ne fa nel suo libro “Firenze Capitale”: “Fra le mura e la strada erano dei vasti rettangoli più bassi del piano stradale, chiamati ghiacciaie, perché d’inverno vi si lascia andare l’acqua fino ad una certa altezza per farne ghiaccio e magari pattinarvi sopra”. Le ghiacciaie si trovavano nei pressi di Porta al Prato, verso Porta San Gallo, tra questa e Porta a Pinti e nel tratto vicino a Porta alla Croce. Le ghiacciaie non erano tutte uguali, a seconda del punto dove si trovavano pativano più il caldo, mentre altre erano più protette; Le più famose erano quelle tra Porta San Gallo e Porta a Pinti. Queste, nel periodo invernale, venivano anche utilizzate come piste per il pattinaggio. Durante l’estate le ghiacciaie ormai svuotate venivano utilizzate dalla popolazione per giocare a pallone. Nel XVII secolo la produzione e distribuzione di ghiaccio assunse i connotati di una vera e propria industria, tanto che veniva concessa in appalto ai privati cittadini che, quando il freddo invernale non era sufficiente a far gelare le acque contenute nelle fosse, erano obbligati a procurarsi la neve dalle montagne circostanti, trasportarla in città e accumularla nelle fosse.
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Con l’avvento delle leggi leopoldine nel 1776, venne abolito l’appalto e venne concesso ad ogni privato cittadino di acquistare liberamente il ghiaccio che rimaneva nelle fosse dopo che erano state riempite le “diacciaie” del Principe. Infatti, nel Giardino di Boboli, erano presenti le ghiacciaie che servivano a rifornire Palazzo Pitti e la corte. Si tratta di due grandi strutture, tuttora presenti nel Giardino, sorte sulle prime buche da ghiaccio volute da Cosimo; l’architetto Parigi, nel Seicento, venne incaricato di creare dei manufatti di una certa complessità, oltre ad essere imponenti per grandezza. Sono strutture coniche che, scavate nel terreno in profondità, per più di dieci metri, hanno una copertura a cupola; gli ambienti sotterranei sono distribuiti tra cantine e vari vani accessibili per la conservazione di bevande ed alimenti. Sono di grandezza diversa, una poteva contenere circa 150 metri cubi di ghiaccio, l’altra addirittura 250 metri cubi.
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Il ghiaccio veniva caricato attraverso uno sportello laterale, che oggi appare murato. All’interno della ghiacciaia venivano inseriti blocchi di ghiaccio foderati con paglia, di modo che quest’ultima costituisse una specie di camicia isolante che riusciva a mantenere la temperatura del ghiaccio al di sotto dello zero termico fino all’estate. Il ghiaccio accumulato in queste ghiacciaie proveniva dai corsi d’acqua che d’inverno ghiacciavano: i grossi blocchi di ghiaccio venivano spaccati, trasportati all’interno del Giardino di Boboli e stipati nelle ghiacciaie.
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Un’altra ghiacciaia piuttosto conosciuta è quella delle Cascine, la Piramide del Manetti. Durante l’inverno, anche qui, nel locale che si trova al di sotto del manto stradale, veniva raccolta una grande quantità di neve, che si conservava fino all’estate, quando i fiorentini amavano mangiare sorbetti e gelati. Nella stagione calda le fosse, ormai semivuote, venivano utilizzate anche come cantina per tenere il vino in fresco; anche Francesco Redi ce ne parla nel suo saggio “Bacco in Toscana”:
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Venga pur da ogni bicocca , neve in chiocca . E voi satiri lasciate tante frottole e tanti riboboli . E del ghiaccio mi portate dalla Grotta del Monte Boboli Con altri picchi dé mazzapicchi Dirompetelo, sgretolatelo, infragnetelo, stritolatelo, finchè tutto si possa risolvere in minuta freddissima polvere, che mi renda il ber più fresco per rinfresco del palato, or ch’io son morto assetato. Del vin caldo s’io n’insacco Dite pur ch’io non son Bacco! Per dover di cronaca, va menzionata anche Via delle Ghiacciaie che, pur essendo una via senza alcuna peculiarità di rilievo, posizionata in una zona piuttosto moderna, tra Viale Belfiore e Viale Fratelli Rosselli, deve il suo nome proprio al fatto che qui passavano le antiche mura e vi si trovavano delle ghiacciaie.
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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tremaghi · 7 months ago
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Il Lago di Varese, uno scrigno di storie di pescatori e dal sapore zen
Quanto è bello il mio lago incorniciato dalle Alpi e dalle Prealpi Varesine!Pur lambendo il territorio del mio paese è ben lontano dal centro abitato, ma non importa, mi basta fare quattro passi fino al Belvedere per poterlo ammirare in tutta la sua bellezza e godere di romantici tramonti che si specchiano nelle sue acque.Sia ammirandolo dall’alto o passeggiando sui sentieri che lo costeggiano e…
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b0ringasfuck · 1 year ago
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alessandrocorbelli · 8 months ago
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Clima, tra meno di 50 anni spariranno i ghiacciai austriaci @alessandro....
(Digital News 24) Austria 6/4/24 Il Club alpino austriaco ha diffuso venerdì il rapporto sullo stato di salute dei 93 ghiacciai nazionali. Le rilevazioni sono inesorabili: a causa del riscaldamento climatico in corso, tra 40-45 anni saranno tutti sciolti. (A.C.) #alessandrocorbelli #news #digitalnews24 #climatechange #ghiacciai #austria #ambiente
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leparoledelmondo · 2 years ago
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Ghiacciai inerti
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L’Okjokull è un ghiacciaio che si ergeva, da tempi immemorabili, su quasi venti chilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e nei prossimi duecento anni potrebbero essere dichiarati morti anche tutti gli altri ghiacciai dell’isola. Ma prima di allora, sulla Terra intera, le prossime generazioni vivranno in un ambiente diverso da quello di generazioni del passato: l’aumento delle temperature e del livello dei mari, lo stravolgimento chimico delle acqua provocati dalle attività umane avranno distrutto ecosistemi millenari. 
I governi hanno applicato misure così draconiane e veloci contro la pandemia, che viene da chiedersi perché non siamo in grado di agire altrettanto tempestivamente contro gli effetti dei cambiamenti climatici.
Nel 2019 lo scrittore islandese Andri Snaer Magnason scrisse “Una lettera al futuro” a testimonianza e monito. La lettera terminava con una cifra: 415 parti per milione di anidride carbonica, presenti in quel momento nell’atmosfera terrestre, che contribuiscono all’aumento globale della temperatura. Dice Magnason: “L’Islanda è simile a un termometro. Rappresenta un problema di portata globale: mostra quello che succederà in ogni parte del mondo e le conseguenze che si avranno sulla biodiversità. Il raggiungimento delle emissioni zero al 2030 è il principale obiettivo da ottenere”.
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sauolasa · 2 years ago
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Il 50% dei ghiacciai di tutto il mondo scomparirà
Anche considerando gli scenari più ottimistici in materia di riscaldamento globale, la metà dei ghiacciai della Terra è destinato a scomparire
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scienza-magia · 2 years ago
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Virus giganti rinascono dal permafrost scongelato
Risuscitati virus zombie rimasti per millenni nel permafrost. Possono ancora infettare. Allerta per il riscaldamento globale. Risuscitati 13 virus 'zombie' che erano rimasti intrappolati per millenni nel permafrost della Siberia: il più antico risale a quasi 50.000 anni fa e, al pari degli altri, ha dimostrato di essere ancora in grado di infettare le cellule con cui è stato messo in contatto in laboratorio. Lo dimostrano gli esperimenti condotti dal gruppo internazionale guidato dal microbiologo Jean-Marie Alempic, del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs). I risultati sono online sul sito bioRxiv, dove vengono condivisi articoli non ancora revisionati dalla comunità scientifica, e dimostrano come lo scioglimento dei ghiacci dovuto al riscaldamento globale potrebbe risvegliare microrganismi sconosciuti e potenzialmente pericolosi.
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Sullo sfondo il permafrost (fonte: Pixabay). Nel riquadro sei dei virus scoperti nel suolo ghiacciato (fonte: Alempic et al., bioRxiv 2022) I virus riemersi dalla Siberia hanno un genoma diverso da quello degli altri virus attualmente noti. Nove di loro avrebbero decine di migliaia di anni: il più antico, risalente a 48.500 anni fa, è un virus gigante che infetta organismi unicellulari noti come amebe ed è stato chiamato Pandoravirus yedoma. I ricercatori lo hanno ritrovato sepolto sotto un lago, mentre gli altri virus sono stati estratti da altre fonti, inclusa la pelliccia di un mammuth e l'intestino di un lupo siberiano, tutti sepolti sotto il permafrost. Portati in laboratorio e messi a contatto con cellule di amebe, i virus hanno dimostrato di essere ancora capaci di infettarle. Gli studiosi concludono dunque che è "legittimo riflettere sul rischio che antiche particelle virali rimangano infettive e tornino in circolazione per lo scioglimento di antichi strati di permafrost". Read the full article
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falcemartello · 3 months ago
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Quando fu ultimata nel 1200 D.C., la cattedrale di Trani era situata a 5 metri sul livello del mare.
Oggi invece, a causa del riscaldamento globale, dello scioglimento dei ghiacciai e della crisi climatica, la cattedrale di Trani si trova a 5 metri sul livello del mare.
Vincent Vega
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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fermi tutti!
non ce ne va bene una.....😆
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abr · 5 months ago
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Nei giorni scorsi molti giornali hanno abboccato a una notizia falsa e viceversa non hanno pubblicato una notizia verissima, benché poco conciliante con l'allarmismo sul famigerato surriscaldamento climatico.
La notizia falsa, per riprendere un titolo di Repubblica, è questa: «Everest, l'effetto macabro dello scioglimento dei ghiacci: riaffiorano centinaia di cadaveri». Non è vero, non sta riaffiorando niente: anche se è verissimo (come ha scritto e titolato correttamente Il Giornale) che è in corso «una spedizione per recuperare i corpi degli alpinisti».
Invece la notizia vera, snobbata da tutti, è che i rilievi annuali dei principali ghiacciai del Trentino e in parte della Lombardia (l'Adamello) hanno evidenziato che le coperture nevose stagionali, quindi le probabili formazioni di nuovo ghiaccio, sono decisamente cresciute: quindi presto cresceranno anche i ghiacciai, a meno che quest'estate non si presentino improbabili temperature da deserto iraniano.
Facci, non Tozzi in conflitto di interessi, debunka le FAKE NEWS per boccaloni, via https://www.ilgiornale.it/news/politica/i-ghiacciai-delle-alpi-cresciuti-nascosto-2340571.html
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palmiz · 1 year ago
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Avete caldo?
Manca la pioggia?
Si sciolgono i ghiacciai?
Le verdure dell'orto diventano paglia?
.
Questo servizio del Tg2 del 2014 potrebbe chiarirvi le idee.
Ascoltate bene la data prevista per questa azione nefanda...
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kon-igi · 8 months ago
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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la-scigghiu · 6 months ago
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“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge.”
.🦋.
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theperfectpints · 9 months ago
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Hai mai sentito parlare dello spettacolare Gleniff Horseshoe?
Questo percorso di 10 km nella Contea di Sligo regala viste spettacolari delle Dartry Mountains e di Donegal Bay. La valle glaciale dell'Horseshoe sul lato nord della montagna si formò durante l'ultima glaciazione, quando il paesaggio era coperto da ghiacciai spessi più di 1 km.
Oltre allo splendido scenario, ci sono monumenti megalitici, un tumulo di corte e una grande grotta sulla scogliera.
© Turismo Irlandese
foto © 𝗥𝗮𝘀𝗵𝗲𝗱 𝗛𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻
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fuoridalcloro · 9 months ago
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Io per guarirmi dei miei noiosi amori ascolto i noiosissimi racconti di altri amori. Pur nella noia il dolore è vero, ma per un po’ lo vedo in queste storie simili, irreale, e mi sottraggo al mio perché è uguale. Pensando a questo mi pento e mi vergogno di aver sforzato con parole e pianti i cuori calmi di chi mi stava intorno. Ora capisco che è una presunzione con abitanti di climi temperati parlare di ghiacciai e di amazzonie.
-Patrizia Cavalli-
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leparoledelmondo · 2 years ago
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Estate mediterranea
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Chi era in vacanza al mare, l’estate scorsa, senza accorgersene ha avuto davanti a se un mare di circa 4 mm più alto rispetto all’anno precedente, per effetto della fusione dei grandi ghiacciai polari e della dilatazione termica delle acque sempre più calde. il Mediterraneo è arrivato a essere un bordino a 31 gradi, circa 5 oltre il suo valore normale, e pure i pesci nostrani hanno sofferto, mentre si sono diffuse specie tropicali tossiche (anche se le cuoci la tossina non se ne va) come il pesce palla maculato, il pesce scorpione e il pesce coniglio. Eppure tutto ciò non basta ancora a mettere le politiche climatiche al primo posto nell’agenda del nostro governo.
Nella foto di Manu gomi su Visualhunt il pesce scorpione
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