#Critica Climatica
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Le centinaia di centrali a carbone che la Cina sta costruendo in questo momento per il suo sviluppo, hanno un vita media compresa tra i 50 e i 75 anni. Vuol dire che le useranno fino alla fine di questo secolo.
E noi pensiamo a ridurre le emissioni con le auto elettriche?
E il bello è che queste centrali a carbone serviranno proprio a produrre l'energia necessaria per costruire i pannelli fotovoltaici e le auto elettriche con cui noi europei pensiamo di salvare il pianeta...
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La scuola sta formando persone abbastanza intelligenti da ripetere accuratamente ciò che viene loro detto e da eseguire gli ordini. E li rende abbastanza stupidi da convincerli che così sono più intelligenti di chiunque altro.
Critica Climatica
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Fuori il videoclip di “GREEN POWER” degli Overcardano
Il video che porta la firma di Simone Serafini lancia un chiaro e attualissimo messaggio: “Se la Terra muore io muoio con Lei!”
GREEN POWER è l’ultimo singolo della band romana OVERCARDANO, pubblicato a giugno 2024. Un brano volutamente “allarmista” che parla della situazione climatica del pianeta che è fortemente critica. Il La che ha fatto scattare il brano è stato sentire per l’ennesima volta su tuti i media che anche questa estate è stata “l’estate più calda degli ultimi 100 anni”. Ma come? Ogni anno la stessa frase, ma allora stiamo andando sempre peggio. Ecco in quel momento abbiamo realizzato che essere a conoscenza di una cosa ed esserne consapevoli sono due cose completamente diverse.
Da qui nasce l’idea di realizzare il bramo musicale ed il relativo video per trasmettere questa consapevolezza.
Guarda il video
youtube
C’è una frase nel ritornello che è l’emblema di questa canzone e dice: “Se la Terra muore io muoio con lei”! Siamo legati al nostro pianeta e se lui muore siamo destinati a morire anche noi, altro che non coinvolti! Il brano è accompagnato da un video molto forte. Il video è stato realizzato da Simone Serafini, regista con una lunga esperienza anche di video musicali. Simone ha dato un grande suggerimento che è stato quello di inserire molti dati numerici sul clima in modo da rendere ancora più concreto il tema e la sua gravità. I dati come tali sono incontrovertibili. A loro volta le immagini sono di due tipi.
Nella prima parte del video le immagini sono molto crude con ghiacciai che si sciolgono, incendi che divampano, livelli del mare che salgono. Ma nella parte finale del brano abbiamo inserito la nostra “visione positiva” in cui traspare la speranza introducendo immagini di un pianeta rigenerato e vivo.
Non è un caso, infatti che in questa versione del brano creata proprio per il video clip alla fine ci sia un coro di bambini che canta il ritornello. Loro sono davvero coinvolti in prima persona perché dovranno vedersela per tutta la durate della loro vita con il tema del clima. Se loro riusciranno a “non restare fermi a guardare” a non “restare fermi ad aspettare” proprio come si canta nel ritornello, allora la Terra sarà salva e in questo modo il brano ed il video di GREEN POWER avranno dato il proprio, seppur piccolo, contributo per il pianeta!
Facebook: https://www.facebook.com/overcardano/
Instagram: https://www.instagram.com/overcardanotheband/
TikTok: https://www.tiktok.com/@overcardanoSpotify:https://open.spotify.com/intl-it/album/3RMDQAvZWm1YWKXJMovRmc?si=l5PqWGhVTRC_VUyjDSGahg
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Pergusa: Il Lago è scomparso, allarme di Legambiente
Il lago di Pergusa, dopo mesi di siccità e una settimana di miasmi insopportabili, è quasi completamente evaporato, lasciando solo una chiazza di fango nero sotto il sole estivo. Questo disastro è attribuito alla grave crisi climatica in Sicilia, ma anche alla mancanza di interventi da parte delle autorità competenti, secondo Giuseppe Maria Amato, referente per la Gestione risorse idriche di Legambiente Sicilia. Amato critica duramente il governo regionale, in particolare il governo Schifani, accusandolo di negligenza. Il lago Pergusa è di proprietà della Regione Siciliana e la riserva naturale è gestita dall'ex Provincia di Enna, ma secondo Amato, le risorse necessarie non sono state fornite. Nel 2023, Legambiente Sicilia aveva ottenuto la convocazione di un tavolo tecnico per affrontare la crisi, ma non ci sono stati progressi concreti. Nonostante le promesse, gli interventi di pulizia dei canali che alimentano il lago sono stati parziali e mal coordinati. Amato sottolinea che l'assenza di un sistema di monitoraggio ambientale ha impedito di comprendere la reale situazione della falda. Se gli enti avessero agito tempestivamente, continua, oggi avremmo almeno i dati sullo stato delle risorse idriche. Read the full article
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Schlein apre campagna e attacca Meloni: "Male in Europa, governo fragile"
(Adnkronos) - Dentro gli Studios dalle pareti scure e le luci da set si parla di Europa, di lavoro, transizione climatica, diritti, Ue del futuro. Fuori, al sole caldo del dicembre romano, si parla di nomi. Del candidato del Pse che sarà lanciato al congresso di marzo, proprio nella Capitale. C'è chi scommette su Nicolas Schmit, commissario Ue, che domani sarà all'iniziativa dem. E poi delle suggestioni su un ruolo per Mario Draghi. E di quelle su Paolo Gentiloni, 'guest star' della mattinata. Sarà il federatore del centrosinistra? "Povero Paolo, non glielo auguro proprio", dice Carlo Calenda ad HuffPost. E si parla anche di liste e candidature, su cui anche i diretti interessati, gli 'aspiranti' candidati o ricandidati, sanno ancora poco o nulla. A partire dalle intenzioni di Elly Schlein, se sarà in campo o meno. Un membro della delegazione Pd in Europa ha un'idea chiara sull'eventualità: "Se Schlein si candida capolista, commette uno sbaglio. Così facciamo solo il gioco della destra. Le europee non sono un secondo tempo delle politiche. Questa volta meno che mai. Ma se si candidano i leader diventa una competizione tutta interna". Ma il capitolo liste resta sullo sfondo, di la da venire. Prima i temi, il progetto. Da costruire insieme. Ieri è stata lanciata la nuova piattaforma web del Pd. Il resto, ovvero le candidature, viene dopo. Questa l'impostazione della segretaria. "Ci sono altre forze in cui c'è un capo o una capa che decide. Noi invece costruiamo un progetto per rendere migliore il futuro delle persone e lo facciamo insieme", dice Schlein che salta da un tavolo tematico all'altro. Sono 6 e vanno avanti per tutto il pomeriggio. Segue e ascolta. Anche gli interventi da remoto con cuffioni colorati: oltre 800 gli iscritti. "In altri palchi si susseguono figure per accreditarsi con chi comanda e mostrarsi ubbidienti alla linea di chi comanda. Qua è diverso", la stoccata a Paolo Corsini, al centro della bufera di giornata. I 'fasti' della festa di Atreju soni lontani dagli Studios della Tiburtina. "Invece di pensare alle loro feste, pensino a dare risposte a oltre tre milioni di lavoratori poveri che avranno ben poco da festeggiare a Natale" dopo l'affossamento del salario minimo, incalza Schlein per cui la 'celebrazione' della destra al potere a Castel Sant'Angelo rischia di essere effimera. "Perché ho detto che il governo non arriva a fine legislatura? Perché mi sembra che il governo sia molto fragile e stia mancando le risposte sui fondamentali. E non è questione di polemica politica ma contano le condizioni materiali dei cittadini: mi trovate qualcuno che dica di star meglio di un anno e due mesi fa? Non lo trovate. Facciano un bagno di realtà. Capisco che la propaganda è la loro confort zone ma i problemi reali sono un'altra cosa". E poi l'Italia a trazione Meloni in Ue. "Come si sta muovendo? Male perché questo governo è stato del tutto assente nel negoziato su una tematica così importante per l'Italia come la riforma del patto di stabilità per evitare di tornare all'austerità". Così Elly Schlein parlando con i cronisti al Forum Pd sull'Europa. "Stanno rischiando di farci tornare indietro alla rigida austerità e questo ci preoccupa molto. Hanno sempre scelto gli alleati più sbagliati in Europa. L'Italia è sola e rischia di fare un balzo indietro". In mattinata al Forum Pd, l'ospite d'onore è stato il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Abbraccio con Schlein all'arrivo. L'intervento del commissario è tutto puntato sull'ultimo Consiglio Ue, conclusosi oggi. Parla di "giornata storica" sull'avvio dei negoziati per l'ingresso dell'Ucraina, critica il veto di Orban sul bilancio che vuol dire rinvio degli aiuti a Kiev e spiega che il tema dell'Ucraina sarà spartiacque nella campagna per le europee perché marcherà la divisioni tra europeisti e nazionalisti. E nella prima squadra, il Pd "sinistra europea di governo" siede per diritto: per ambizioni e storia. I cronisti tentano l'approccio con il 'federatore' ma Gentiloni sguscia via. Ma oltre a quello di Gentiloni, tra i capanelli l'altro nome che rimbalza è quello di Mario Draghi. I riformisti dem non hanno gradito la netta chiusura di Schlein alla suggestione di Draghi alla guida dell'Ue. E oggi lo lascia intendere Lorenzo Guerini: "Draghi è una figura che è stata ed è protagonista nella politica d'Europa, le sue decisioni hanno dato un impulso fondamentale in passaggi decisivi per l'Ue, e credo lo possa fare anche in futuro. Dopo di che non lo tirerei per la giacca e non lo invischierei nel chiacchiericcio politico". Per il capodelegazione in Ue, Brando Benifei, e per Andrea Orlando sarebbe non la guida della Commissione ma quella del Consiglio Europeo, il ruolo auspicabile per Draghi. "Per la Commissione -dice Orlando- la partita si gioca in un rapporto con le altre forze politiche e i socialisti devono lavorare perché alla guida della Commissione vada un socialista. Se il Pse fosse il primo partito a livello europeo è legittimo che avanzi una candidatura che sia propria espressione e ci sono nomi che circolano di grande livello". Come quello di Schmit, conferma Orlando. "Nel quadro della scelta del presidente del Consiglio è naturale che tra i nomi che possono essere giocati, quello di Draghi va assolutamente sostenuto, sperando che la Meloni lo sostenga meglio di come ha sostenuto Daniele Franco o di come sembra voler sostenere Draghi". Domani ci sarà la mattinata conclusiva dei lavori del Forum Pd sull'Europa con gli interventi di Romano Prodi e il 'ritorno' di Enrico Letta. [email protected] (Web Info) Read the full article
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Quest’anno per la categoria Miglior cortometraggio documentario (#BestDocumentaryShortFilm) troviamo 5 titoli particolarmente supportati dalla critica americana. 5 storie che affrontano le contraddizioni del nostro tempo: dal silenzioso legame tra mondo umano e mondo animale ad una relazione padre-figlia che muta nel tempo, dal tema legato agli effetti della crisi climatica alle estreme conseguenze del pregiudizio razziale, fino al calvario subito da Martha Mitchell per aver scoperchiato il “vaso di pandora" legato allo scandalo Watergate. 1.#TheElephantWhisperers 2.#HowDoYouMeasureaYear? 3.#TheMarthaMitchellEffect 4.#Haulout 5.#StrangerattheGate (LINK nella STORIA) #AwardsSeason #AwardsRace #OscarsRace #RoadtotheOscar #Movies #AwardsRace #BestDocumentaryShortFilm #DocumentaryShort #Oscars2023 #OscarsPredictions #StagionedeiPremi #Migliorcorto #Oscar2023 #FinalPredictions #PrevisioniOscar https://www.instagram.com/p/CpAx6dlsgZe/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Stomachevole Bolsonaro: "L'Amazzonia è una foresta umida, non va a fuoco" Un personaggio spregevole, nemico dell’ambiente e della scienza. Che finge di non sapere quello che ha combinato, come denunciato da tutte le principali organizzazioni internazionali e dalla stessa chiesa cattolica. “L’emergenza climatica è stato l’altro tema del G20: il Brasile è un paese che emette soltanto il 7% di anidride carbonica. Ovviamente noi abbiamo il settore zootecnico che genera anche anidride carbonica, genera emissioni. Però due terzi del territorio brasiliano è assolutamente preservato. Purtroppo in Brasile c'è una guerra di potere, diversamente da chi mi ha preceduto c'è molta critica su di me per quanto riguarda l'Amazzonia. Però l`Amazzonia non prende fuoco, è una foresta umida, prende fuoco soltanto nelle sue zone periferiche, qui ci sono stati disboscamenti illegali che noi combattiamo. Lo facciamo così bene che la stampa non dice più niente su questo": così in un`intervista esclusiva a Sky TG24 il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro. globalist
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Poco prima di essere obbligati a imbarcarsi, la maggior parte dei giovani centroafricani che veniva deportata attraverso l’atlantico sulle navi dei mercanti di schiavi passava attraverso una cerimonia. Wole Soyinka descrive cerimonie differenti, come bere da una fontana o passare sotto un albero sacro, ma ciò che le accomunava era l’aspettativa che si generasse una perdita della memoria, di tutto ciò che aveva un significato, delle esperienze vissute fino a quel momento. Si diventava schiavi anche dimenticando tutto ciò che aveva a che vedere con la vita precedente.
Ciò che il progetto politico tardo neoliberale sta cercando di realizzare è una sorta di cerimonia dell’oblio planetaria, in cui l’enorme massa di movimenti che si stanno battendo da almeno quattro decenni per la costruzione di un mondo diverso, dimentichi la propria storia per aderire ad un modello che risponde ancora una volta all’impostazione che il capitalismo ha dato all’esistenza. Lasciare tutto, abbandonare il campo, per generare sostenibilità, energie rinnovabili, sviluppo compatibile, in uno scenario in cui la produzione e il commercio del nostro mondo siano ancora la finalità di tutta l’azione umana. Mentre ciò che è emerso con forza nella giornata del 23 marzo a Roma è che dimenticare è impossibile, anche in uno scenario come quello italiano, abituato alla rimozione della memoria. Chi sta lottando da decenni contro un numero smisurato di forme di devastazione ambientale, per difendere la propria vita, non rinuncia a tutto. Soprattutto non rinuncia a ciò che ormai emerge stabilmente dal dibattito critico, cioè che l’intero pianeta è attraversato da conflitti sociali che ormai considerano come nodo centrale del loro discorso politico la difesa della biosfera, la sopravvivenza di varie comunità, l’opposizione ai processi di accumulazione. Tutte queste esperienze stanno diventando un luogo di incontro in cui si sovrappongono i conflitti di singoli territori e la produzione di una forte critica sociale, che inizia a porsi, in modo tangibile, il problema della ricerca di alternative di grande respiro e ha iniziato finalmente a produrre i propri scenari, anticipando in diversi casi alcuni mutamenti del capitalismo globale. La stessa potenzialità si è espressa sabato 30 nella manifestazione di Verona: il movimento femminista sta assumendo a livello planetario la configurazione di un’opposizione originale al tentativo di rilanciare un grande processo di accumulazione sul corpo delle donne. I due campi si dovranno fondere necessariamente, perché l’uno non può esistere senza l’altro, non si può superare la crisi ecologica senza superare la società patriarcale, non si può ripensare la nostra vita dentro le stesse gerarchie che hanno creato il mondo attuale.
Le molteplici esperienze italiane che si sono aggregate attorno al nodo della giustizia climatica e della critica al modello estrattivista neoliberale hanno già ampiamente messo in discussione tutta l’improbabile costruzione ideologica e astratta sullo sviluppo che ha guidato i rapporti tra gli esseri umani e il resto della biosfera negli ultimi secoli. Hanno messo in discussione proprio ciò che ha più bisogno dell’oblio, cioè l’ideologia che sostiene che la conversione del mondo in spazio di produzione e di vendita sia compatibile con la vita e che esistano forme di mediazione realizzabili tra le logiche del mercato e quelle della biosfera, tra lo sfruttamento e la libertà.
Si è trattato anche di una reazione forte, perché l’impossibilità di dimenticare emerge dal carattere evidentemente concreto, palpabile, sensibilmente materiale e ‘prossimo’ delle istanze a cui fanno riferimento tutte e tutti coloro che nella loro quotidianità hanno provato sulla propria pelle, sui propri corpi, la violenza con cui si esprimono le gerarchie di potere, la crisi ecologica, la devastazione di intere aree, la diffusione delle crisi sanitarie. Tutto è stato reso non-dimenticabile.
Le rivendicazioni locali assumono un respiro molto ampio, non solo perché si trovano nello stesso campo di altre su tutto il pianeta, non solo perché, soprattutto nel caso del movimento femminista, hanno assunto una configurazione globale, ma perché si indirizzano verso la critica generale al sistema.
La maggior parte delle lotte ambientali è nata affrontando le questioni proprie dell’economia neoliberale di stampo estrattivista, ma in molti casi è giunta a scontrarsi con gli elementi fondanti del capitalismo. In questo percorso, ci si può riconoscere come soggetti di una stessa dinamica che costruisce un campo comune, che produce qualcosa di nuovo. Soprattutto se quel campo comune riguarda la difesa della vita nella sua forma più pura.
L’articolazione della vita è infatti esattamente il contrario di ciò che viene generalmente rivendicato come sua difesa dalla visione più violenta e reazionaria che abbia prodotto la cultura occidentale. Il vivente non si adatta a schemi stabili e rigidi, ma anzi prospera in tutte le alternative possibili, cerca sempre di ampliare il proprio campo e si rigenera sviluppando forme di protezione e solidarietà. Proprio questo scarto rispetto ai modelli di sviluppo dominanti è un possibile terreno comune di lotta: l’eterodossia della vita contro la trasformazione in valore economico di tutto, contro l’asservimento della biosfera alla spinta uniformante e indifferente della valorizzazione.
Ciò che comincia finalmente a delinearsi è un modo di intendere e praticare la politica completamente nuovo, che sfugge al paradigma moderno e alle nostre esperienze. Le lotte ecologiste e femministe, che abbiamo visto convergere in piazza, dicono che bisogna ricordare e che bisogna farlo a partire dalla vitale concretezza delle tante singolarità del mondo. È un lavoro di tessitura in cui le maglie di una lotta comune si allargano inanellando istanze diverse che si riconoscono come resistenze ad un’unica logica annichilente, quella del capitale e del patriarcato. L’insieme di queste rivendicazioni assume inoltre un carattere tutt’altro che astratto: sono frutto di processi contingenti in cui si sviluppano alleanze strategiche, si attribuiscono responsabilità e si domandano soluzioni o progettualità a venire.
La riuscita delle manifestazioni nazionali sottolinea alcuni passaggi politici, alcuni mutamenti dei movimenti sociali, perché le due piazze parlavano la stessa lingua, così come la parlavano le tante esperienze presenti e perché le rivendicazioni si sono già fuse tra loro, iniziando probabilmente a realizzare un quadro generale da cui nasceranno altre esperienze, altre parole d’ordine e altre prospettive. Quel linguaggio comune potrà essere una base per costruire nuovi scenari e nuove pratiche. Il conflitto politico che questi movimenti cominciano a delineare rende necessario dunque confrontarsi continuamente con tutte le realtà che vogliono costruire un mutamento sociale, ma anche con le basi materiali del vivente: la cura ecologica è già subito inclusa.
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Un paleoclimatologo scopre un antico circuito di feedback climatico che ha accelerato gli effetti dell'ultimo episodio di riscaldamento della Terra
Un paleoclimatologo scopre un antico circuito di feedback climatico che ha accelerato gli effetti dell’ultimo episodio di riscaldamento della Terra
Un campione di ghiaccio che un tempo conteneva gas metano. Sullo sfondo di un pianeta in rapido riscaldamento, la necessità di comprendere meglio la natura e l’impatto a lungo termine dei cicli di retroazione climatica positiva – processi che accelerano gli effetti del riscaldamento – diventa di importanza critica. Un modo per valutare il ruolo e l’impatto dei processi di retroazione climatica…
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Inoltre
E' passato un anno dalla scadenza drammatica prevista da Greta.
Comunico che, non solo non abbiamo cessato di usare fossili, ma ne adoperiamo di più che nel 2018.
Voi come state, avete qualche sensazione di "wipe out"?
(Critica Climatica)
Incredibile come stiano convincendo una forma di vita basata sul carbonio, che proprio guarda caso il carbonio sia il male da eliminare al più presto.
Vien da pensare che le macchine e la AI abbian già preso il controllo a nostra insaputa e stiano operando la Soluzione Finale stile Terminator Saga. Solo in modo più furbo dei film: senza tante inutili nukes e killer robot, bastano tutti 'sti gretini in giro che convincono gli umani a suicidarsi per sopravvivere (!).
Tutto quel che le macchine e la AI dovrebbero fare per indurlo è manipolare le statistiche: è la Nuova Bibbia ma che dico, il nuovo indiscutibile Corano.
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L'uomo e le alluvioni. In seguito alle catastrofiche inondazioni del 1957, a Valencia hanno intrapreso significativi cambiamenti infrastrutturali, reindirizzando il fiume Turia verso un nuovo corso a sud della città (indicato dalla linea verde).
Tuttavia, l'espansione urbana degli ultimi decenni si è concentrata lungo questo nuovo corso. Le vittime dell'inondazione si sono avute nelle zone cerchiate in giallo. L'uomo è responsabile delle decisioni di pianificazione urbana, non la CO2. La CO2 oggi è a 420ppm, nel '57 era 310ppm.
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Se critichi le libertà lese in pandemia, sei al soldo dei novax. Se critichi il dogma CO2, sei un negazionista al soldo dei petrolieri.
Chi pensa e scrive questo, non sopporta il pensiero libero e accusa gli altri delle miserie che conosce meglio; quelle che pratica ogni giorno.
(Critica Climatica)
"L’Oceano Artico si sta scaldando, gli iceberg stanno scomparendo e in alcuni punti l’acqua è diventata troppo calda per le foche. Le informazioni che arrivano dai pescatori, dai cacciatori di foche e dagli esploratori indicano tutti che è in atto un cambiamento radicale del clima e si stanno raggiungendo temperature mai viste nella zona artica. Le spedizioni esplorative riferiscono che il terreno è quasi privo di ghiaccio fino a 81 gradi a nord.
Si prevede che entro pochi anni lo scioglimento dei ghiacci alzerà il livello dei mari rendendo inagibile la maggior parte delle città costiere".
Washington Post, 2 novembre 1922.
Le fakenews non sono un problema attuale.
via https://twitter.com/MicheleGuetta/status/1735221061178855705
Il ghiaccio galleggiante si scioglie e il mare si alza: l'ignoranza che fa rivoltare Archimede nella tomba.
Fake come "artefatto": si tratta di banale credulità popolare - che bada, non dipende dal titolo di studio ma dall'attitudine più o meno sottomessa ubbidiente. Arriva il marinaio di turno che la spara grossa, evvai che pubblichiamo - sempre cmq. coerente con quel che i boccalones desiderano sentirsi dire. Nulla mai di nuovo sotto il sole, che barba che noia.
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Rita Pavone contro Greta Thunberg, la giovane attivista per il clima candidata al Nobel: “Mi mette a disagio, sembra un personaggio da film horror” FQ Magazine “Quella ‘bimba’ con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror“. Così scrive su Twitter Rita Pavone e la “bimba con le treccine” a cui si riferisce altri non è che Greta Thunberg, la ragazza svedese di 16 anni che è diventata il simbolo della lotta ai cambiamenti climatici, tanto da essere candidata al Nobel per la Pace. Lo dice quella stessa Rita Pavone che quando aveva solo un paio d’anni in più di Greta cantava “Viva la pappa al pomodoro” interpretando Giamburrasca. Il tweet della Pavone è diventato subito virale, tanto che l’hashtag #RitaPavone è entrato nei top trend italiani di Twitter assieme a quello della protagonista del post, Greta. In tantissimi hanno commentato indignati il suo post ma c’è anche chi invece l’appoggia, come il sentatore leghista Alberto Bagnai che le ha risposto: “Lo è”. Tutto questo alla vigilia del Global Strike For Future, la manifestazione che porterà nelle piazze di tutto il mondo milioni di persone che, ispirate dal discorso fatto dalla giovane Greta a nel suo intervento alle Nazioni Unite, hanno risposto al suo appello e sono pronte a scendere in piazza per lanciare un messaggio forte e richiamare gli Stati alle loro responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici. “Devono intervenire gli adulti e lo devono fare subito perchè non c’è più tempo”, ha detto la 16enne attivista svedese in un’intervista con Repubblica. “No, non saremo noi a salvare il mondo. Non c’è abbastanza tempo per poter aspettare che noi si diventi adulti con il potere di agire. È necessario che gli adulti di oggi agiscano adesso“, ha spiegato Greta invitando i suoi coetanei non ancora convinti a “studiare la crisi climatica che stiamo attraversando”. “Direi loro di studiare il problema o, almeno, di ascoltare gli scienziati. Perché sarà una battaglia che rischia di stravolgere la nostra vita intera ma anche quelle dei nostri figli e dei nostri nipoti”, aggiunge. Ancora una volta Greta si mostra molto critica nei confronti dell’attuale classe politica globale. Alla domanda sul politico che l’ha fatta più arrabbiare in questi mesi, Greta indica coloro che “dicono che stanno facendo abbastanza per il clima, mentre stanno grattando solo la superficie“.
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Di Leda B.
Grazie alla risonanza mediatica ottenuta dai “Fridays for Future”, Greta Thunberg è stata recentemente al centro del dibattito pubblico, che è giunto al culmine nelle ultime 48 ore.
L’attivista è stata attaccata da una moltitudine di punti di vista dalla stampa italica e subisce diversi attacchi mirati sui social, ma la cosa sorprendente è come la maggior parte delle critiche non entrino del merito, ma si limitino a formulare attacchi ad personam contro di lei, sfociando il più delle volte in sessismo, paternalismo e abilismo. A saltare all’occhio in primo luogo sono i commenti abilisti delle ultime ore. Rita Pavone non solo attacca l’attivista per il suo aspetto cedendo al cyber-bullismo, ma si “scusa” adducendo come giustificazione il fatto che “non sapeva avesse la sindrome di Asperger”, come se questo rendesse in qualche modo accettabile l’attacco all’immagine dell’attivista. Le scuse causano inoltre un infelice titolo di Ansa che definisce Thunberg “malata”, denotando enorme ignoranza nei confronti della sindrome di Asperger, oltre che un’incredibile mancanza di rispetto nei confronti di popolazioni non-neurotipiche.
Non solo Greta Thunberg non è malata, ma chiede a gran voce di essere presa sul serio, e con lei l’oceano di giovani che scendono in piazza ogni venerdì nelle ultime settimane per dare voce ad una preoccupazione molto concreta. I commenti sessisti sull’aspetto di Thunberg includono quelli di Giuliana Ferrara, che ci ricorda ancora una volta che una donna, non importa quanto giovane, riceverà commenti sul proprio aspetto indipendentemente da quanto sensate siano le sue istanze, soprattutto se ha le treccine: un elemento completamente irrilevante che però serve a sminuire e infantilizzare l’attivista , rientrando perfettamente della narrazione patriarcale che tende a sminuire la voce femminile, soprattutto se giovane, soprattutto se racconta qualcosa di scomodo. La costante infantilizzazione, che emerge anche dal fatto che viene utilizzato il termine “bambina” (sarebbe lo stesso, se a parlare fosse un sedicenne maschio? O lo definiremmo almeno “ragazzo”?) diviene tra l’altro paradossale quando si considera che, sebbene non ritenuta in grado di pensare con la sua testa o di rappresentare una voce riconosciuta nel dibattito pubblico, la si ritiene abbastanza grande per poter subire quello che è nient’altro che cyber bullismo da una serie di adulti che non sono in grado di rapportarsi con lei, o con i giovani in piazza, sul piano dei contenuti.
Al di là del cyber bullismo, anche le critiche che entrano nel merito dei contenuti denotano un totale fraintendimento del messaggio portato avanti dai Fridays For Future. In un articolo sul Post viene rimarcato il fatto che le accuse di Greta vanno dritte contro l’élite, che dalla giovane viene definita come responsabile: “La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso”. Attaccare le élite politiche, sostiene Costa, significa abbandonarsi alla retorica populista contro il sistema e non prendere in considerazione il fatto che i paesi in via di sviluppo sono anch’essi responsabili dell’aumento di C02, e che la classe politica si è fatta promotrice negli anni di numerosi interventi ambientali “non voluti” dalla maggior parte della popolazione. Questa critica, però, manca completamente il punto dell’istanza di Thunberg: sono i politici a dover attuare il cambiamento, obbligando l’industria a operare nel rispetto dell’ambiente. La responsabilità della drammatica situazione climatica non può ricadere sul singolo cittadino, che può premurarsi di fare raccolta differenziata e abolire i sacchetti, ma sarà comunque senza speranza di vincere la battaglia ambientalista, senza interventi sistematici.
Quando le discariche si riempiono di elettrodomestici forzosamente obsoleti che con tutto l’impegno del mondo il singolo acquirente non può aggiustare per mancanza di ricambi; quando l’industria della fast fashion non viene penalizzata quando sfrutta i lavoratori e non rispetta norme ambientali; quando le multinazionali possono infrangere i protocolli ecologici e lavorativi e inquinare nei paesi in via di sviluppo, l’azione individuale non può essere risolutiva. La critica di Costa manca il punto perché deresponsabilizza i colossi industriali occidentali che sono tra i responsabili dell’inquinamento anche nei paesi in via di sviluppo; non coglie, inoltre, il fondamentale messaggio di Greta Thunberg, che ci ricorda che occorrono cambiamenti strutturali e globali per contrastare il cambiamento climatico, che il capitalismo ha instaurato un’economia insostenibile per il pianeta, e che il minimo che i governi di tutto il mondo possono fare è imporre delle limitazioni sulle emissioni di CO2 e conseguentemente su tutta la cultura del profitto a ogni costo. Ribaltare le carte in tavola ed attribuire la responsabilità al consumatore singolo è un modo per sollevare le responsabilità di industriali e governi occidentali: ma l’intervento di questi ultimi è indispensabile per fermare il crollo ambientale.
Forse il fatto che un’attivista donna non-neurotipica di 16 anni abbia la forza e l’energia per rendere questa conversazione globale è il problema che tormenta i suoi sedicenti critici, che si rifugiano nel cyber bullismo abilista e sessista per mancanza di argomenti migliori.
UPDATE: gli insulti a Greta vanno aggiornati, purtroppo. C’è una Maria Giovanna Maglie che nel corso della trasmissione “Un giorno da pecora” su Radio” ha detto “se non fosse malata la metterei sotto con l’auto”. Gentile, vero?
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El escritor publica una colección de ensayos en los que asegura que la crisis climática es inevitable y en los que critica las dinámicas de los verdes"Necesitamos asumir que los cambios que necesitamos generar conllevarán vivir de una forma más austera. Y no creo que estemos dispuestos a hacerlo"
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Le auto elettriche dovrebbero caricare le loro batterie solo con energia elettrica prodotta da solare ed eolico.
Altrimenti è una presa per i fondelli.
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