#acqua e migrazioni
Explore tagged Tumblr posts
Text
Giornata mondiale dell’acqua e l’importanza dei ghiacciai: il cuore gelato che disseta il pianeta
Ogni anno, il 22 marzo, anche se alla luce dell’importanza che riveste per il nostro Pianeta dovrebbe essere celebrata tutto l’anno, il mondo celebra la Giornata mondiale dell’acqua, un’occasione per riflettere sull’accesso universale all’acqua potabile, sulla sua gestione sostenibile e sulla necessità urgente di proteggerne le fonti. Il tema scelto per il 2025 dalle Nazioni Unite è “Water for…
#22 marzo 2025#acqua come bene comune#acqua come diritto umano#acqua dolce#acqua e agricoltura#acqua e biodiversità#acqua e cambiamento climatico#acqua e conflitti#acqua e disuguaglianze#acqua e educazione ambientale#acqua e futuro#acqua e geopolitica#acqua e migrazioni#acqua e pace#acqua e salute#acqua e sostenibilità#acqua nei cambiamenti climatici#Acqua potabile#Alessandria today#Crisi Climatica#crisi idrica globale#fiumi da ghiacciaio#fiumi glaciali#gestione sostenibile dell’acqua#ghiacciai Alpi#ghiacciai e sicurezza alimentare#ghiacciai fonte di vita#ghiacciai Himalaya#Giornata Mondiale dell&039;Acqua#Google News
0 notes
Text
UNHCR e OIM chiedono una soluzione urgente per i rifugiati bloccati alle frontiere
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) esprimono profonda preoccupazione per l’incolumità e il benessere di centinaia di migranti, rifugiati e richiedenti asilo bloccati in condizioni disperate in Tunisia in seguito all’allontanamento verso aree remote e desolate a ridosso delle frontiere con la Libia e l’Algeria. Altri ancora sono stati spinti a fare ingresso oltre confine in Libia o Algeria. Rifugiati e migranti bloccati: l'appello di UNHCR e OIM Molte di queste persone erano state costrette a fuggire da Sfax in seguito ai recenti disordini in città, mentre altre erano state trasferite da vari centri urbani di tutto il Paese. Tra loro si registra la presenza di donne (alcune delle quali incinte) e minori. Sono bloccati nel deserto, esposti a temperature estreme e senza accesso a ripari, cibo o acqua. In attesa di trovare con urgenza soluzioni dignitose, è necessario assicurare loro al più presto aiuti umanitari di vitale importanza. Tragicamente, si hanno già notizie di persone che hanno perso la vita. UNHCR e OIM esprimono profondo dolore e cordoglio alle famiglie e alle comunità coinvolte. Questa tragedia deve terminare. In tali circostanze, salvare vite deve rappresentare la priorità e le persone bloccate devono essere messe in salvo. Cosa si sta facendo nel concreto? UNHCR e OIM esprimono il proprio apprezzamento per il lavoro svolto dalle Società di Mezzaluna Rossa di Tunisia e di Libia, impegnate ad assicurare aiuti umanitari a centinaia di persone nelle aree di frontiera. UNHCR e OIM sottolineano la necessità di mettere in atto operazioni di ricerca e soccorso per salvare le persone ancora bloccate su entrambi i lati del confine e chiedono di risolvere la situazione in tempi rapidi. A tal fine, è necessario identificare le persone che necessitano di protezione internazionale e assicurare loro l’opportunità di presentare domanda di asilo, e inviare i migranti vulnerabili, tra i quali vittime di tratta e minori non accompagnati, ai servizi competenti. I diritti umani di migranti, rifugiati e richiedenti asilo devono essere rispettati conformemente al diritto nazionale e a quello internazionale. Nel rispetto degli obblighi internazionali, è necessario inoltre assicurare l’accesso al territorio e la sicurezza delle persone in arrivo bisognose di protezione internazionale. Un appello importante UNHCR e OIM rivolgono un appello a tutti i Paesi coinvolti, affinché onorino i propri obblighi giuridici internazionali nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. UNHCR e OIM sono pronte a supportare le autorità per risolvere l’attuale situazione secondo modalità che garantiscano i principi e la dignità di tutte le persone, nonché per sviluppare un approccio sostenibile e completo alla gestione delle migrazioni e dell’asilo. Read the full article
0 notes
Text
L'attuale aumento dei prezzi non è provocato dalla mancanza dei prodotti ma da Poteri che se ne stanno approfittando per trarre vantaggio sfruttando la guerra in corso. Una guerra che è stata provocata e sta venendo alimentata con invio di armi. Ma gli incendi non si spengono con il fuoco. Lo ripeto fin dalla mia prima apparizione online avvenuta nel 2005. In verità ne parlo da ancora prima, fin da bimbo. A proposito chi fa soldi su quelle armi che vengono inviate? Non sono gratis. E chi sta guadagnando, facendo aumentare i prezzi quando il cibo c'è tutto? E chi specula sul blocco dei prodotti nei porti? La lista di cose ingiuste sarebbe molto più lunga. Ne parlo nelle fiabe da me narrate fin dal 7.2.2005 che dal 4.1.11 al 31.12.2016 avete da me direttamente ascoltato in milioni dalla televisione fin quando eminenze grigie hanno dato ordine di silenziarmi mediaticamente ed è stata poi per cancellata ogni traccia, per coincidenza proprio nel 2020, di quanto avessi trasmesso negli anni precedenti circa quella che sarebbe accaduto. Esisterebberoi Poteri sovranazionali molto egoisti che vivendo al sicuro in loro metropoli autosufficienti dove hanno cibo, acqua, lusso, avrebbero in futuro favorito segretamente una pandemia e poi fatto commettere errori per impedire di risolverla a costo di diffondere altre pandemie. E anche li avrebbero tratto vantaggio sempre imponendo cose che funzionano male ma che indebitano. Stessa cosa con la guerra. Potevano evitare il conflitto ma lo avrebbero provocato, sapendo di avere poi il controllo delle esportazioni di prodotti vitali così da giustificare una serie di crisi da loro pianificate fra cui l'aumento dei prezzi traendone vantaggio a danno di chi vogliono abbattere e indebitare, provocare migrazioni di massa, rivolte e nuovi conflitti. È un mostruoso teatrino globale dove attori e spettatori si fanno male sul serio mentre quei Poteri disonesti che lo gestiscono e tirano i fili delle vicende sempre da questi ultimi ideate, ci guadagnano in ogni aspetto. Ad esempio in Africa ci sono tanti governi le cui popolazioni mangiavano principalmente tramite il grano proveniente dalla Russia. A causa dei blocchi ordinati da certi poteri, quelle nazioni africane non stanno più ricevendo tonnellate di grano il che minaccia la sopravvivenza di 200 milioni di persone. Quasi quattro volte l'intera popolazione italiana. Per risolvere una tragedia che provocherebbe oltretutto aumento di migrazioni di massa disastrosa proprio verso Paesi Europei come l'Italia stessa, occorre fare arrivare quel grano. Si sappia inoltre che in futuro anche Americhe, Europa, Asia avranno problemi di mancanza di cibo reali provocati però da una reale mancanza di cibo scatenata da cambiamenti climatici che sempre quei Poteri, fra cui alcuni di quelli responsabili della speculazione, hanno impedito di evitare e ordinato di chiudere la bocca a persone come me, che dalla televisione, parlavo a milioni di persone di COSE SERIE. Ai Poteri che gestiscono il teatrino globale interessa distrarre la massa rendendola sempre più gretta, ignorante, litigiosa, superficiale, pigra, mediocre, vanesia perchè gente che vive in quel modo, che paga per sapere di gossip inventati su personaggi che sono famosi solo perchè imposti come tali in reality show altrettanto costruiti, sono psicologicamente manipolabili e non hanno idea di cosa gli sta per piombare sopra fra mancanza di cibo e blackout. Se fossi a capo del Governo italiano o di tutto il mondo, con l'appoggio della parte saggia e onesta dei popoli, compierei la scelta giusta ad esempio con lo sbloccare subito le esportazioni di grano in Africa e aiutare a riprendere a seminarlo.
Se si risolvono i problemi del nostro prossimo si risolveranno anche i propri. Vale per le singole persone quanto per le nazioni. Il futuro è cooperazione. Non rivalità.
Chi spinge alla rivalità è perché domina con la plurimillenaria strategia del Divide et Impera e del rendi la massa ignorante e mediocre, assuefatta alla illegalità e al fanatismo su qualsiasi cosa. Sbagliano coloro che danno ordine di diffamare chiunque ritengano di ostacolo riducendo tutto a gossip, addirittura la guerra senza capire cosa realmente significhi vivere in un mondo ad un passo dall'apocalisse climatica, alimentare, idrica, energetica e bellica.
Coincidenze?
Io non credo.
Scegliete SOLO il bene, la cooperazione, lo studio, le azioni verso una vera pace.
Un abbraccio 💖 x 7777
Adam Kadmon
Per i nuovi lettori.
I miei veri libri sono esclusivamente i seguenti che potete trovare anche in biblioteca.
Vi riporto link dove trovate copertina, trama e recensioni.
UNCENSORED (edizioni Priuli e Verlucca 2021)
MALAMUNDI (edizioni Priuli e Verlucca 2020)
APOCALYPSIS 616 (edizioni Priuli e Verlucca 2019)
BABYLON 777 (edizioni Priuli e Verlucca 2018)
LUX TENEBRAE (edizioni Priuli e Verlucca 2016)
ADAM KADMON
(Edizioni Priuli e Verlucca, novembre 2013)
ILLUMINATI (edizioni Piemme, febbraio 2013)
IL CUORE HA UN SOLO COLORE:
i pensieri e le riflessioni di Adam Kadmon, (autopubblicato, 2005)
Questo invece è il BLOG di cui parla il romanzo e che leggete fin dal 2005.
Grazie di esserci 🌈💖
Link originale del post 👇🏻
#pianeta#umanità#futuro#guerra#governo#governi#europa#europe#italia#mondo#cibo#carestia#cambiamento#climatico#potere#pochi
4 notes
·
View notes
Photo
Sfidano il deserto per una nuova vita, 4 bimbi morti di sete Ennesimo dramma dell’immigrazione in Africa dove 2 donne e 4 bimbi sono morti in maniera orribile, di sete e caldo, mentre tentavano di attraversare il deserto per arrivare in Tunisia e imbarcarsi verso la ricca Europa. Un dramma della disperazione di chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore e sfida anche il deserto in un clima torrido come quello di questa estate dove anche in Tunisia si sono raggiunte temperare record che non si vedevano da decenni. Le unità di sicurezza del governatorato di Tozeur, nel sud della Tunisia, hanno trovato i resti dei 4 bimbi e delle donne nel deserto del comune di Hazoua, vicino alla frontiera con l'Algeria. Lo ha confermato il governatore della provincia di Tozeur, Ayman al Bejaoui, secondo quanto riferisce l'emittente radiofonica tunisina "Mosaique Fm". Secondo il governatore locale, i migranti, tutti di origine subsahariana che probabilmente cercavano di arrivare lungo le coste nordafricane per imbarcarsi, sono morti a causa dell'alta temperatura e della sete dopo essere rimasti senza più scorte di acqua. La morte di migranti nel deserto purtroppo non è una novità ma in questi giorni in Tunisia si registrano temperature record di quasi 50 gradi che non si vedevano dalla fine degli anni ’90. Oltre a tanti naufragi che si assistono nel Mediterraneo, infatti, sono tantissimi quelli che non raggiungono nemmeno le coste nordafricane svanendo nel nulla nel deserto. Nelle stesse ore del ritrovamento dei cadaveri un nuovo naufragio di migranti nelle acque tunisine del Mediterraneo è stato segnalato dalla Guardia costiera di Tunisi che ha recuperato tra lunedì 9 e martedì 10 agosto i corpi di 29 persone annegate al largo delle coste situate tra le città di Mahdia e di Sfax, nel tentativo di emigrare verso le coste italiane. Secondo le autorità tunisine, tra le vittime vi sarebbero anche dei cittadini tunisini. Secondo il portale web dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), oltre mille persone sono morte nella rotta del Mediterraneo centrale dall'inizio del 2021. Antonio Palma
11 notes
·
View notes
Photo

World water day 2021: oggi è la giornata mondiale dell’acqua
Daniele Guidi - Marzo 22, 2021
World water day 2021: oggi è la giornata mondiale dell’acqua
Oggi 22 Ottobre 2021 si festaggia il #WorldWaterday, ovvero la giornata mondiale dell’acqua. L’obiettivo di questa giornata è quello di celebrare e allo stesso tempo accrescere la consapevolezza della crisi idrica globale, per sostenere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenenibili. Tra questi obiettivi infatti vi è la presenza di acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030, scleta sostenibile come quella di ridurre l’impatto ambientale.
Il consumo di acqua pro capite in Italia è di 245 litri al giorno e la dispersione del sistema idrico arriva al 40%. In altre parti del mondo, la siccità provoca guerre e grandi migrazioni
I dati rivelano che l’insicurezza idrica o l’accesso a una quantità e / o qualità adeguate è particolarmente carente nei paesi in via di sviluppo ed emergenti. E’ molto probabile quindi che l’insicurezza idrica diventi il principale fattore limitante per lo sviluppo sostenibile in queste regioni.
L’acqua infatti ha un valore maggiore del suo normale costo e tocca tanti settori diversi, dall’agricoltura alla salute, dall’ambiente alla cultura. Il compito quindi di ogni persona sul pianeta è salvaguardarla, siccome risorsa fondamentale a beneficio di tutti.
Senza una comprensione completa del vero valore multidimensionale dell’acqua, non saremo in grado di salvaguardare questa risorsa fondamentale a beneficio di tutti.
1 note
·
View note
Text
Medicane and migration

I medicane, che sta per mediterranean hurricane, sono le perturbazioni molto intense che si osservano nel Mediterraneo, molto simili agli uragani. In un clima sempre più caldo e con un mare più caldo le circolazioni cicloniche e le perturbazioni si intensificano sempre di più e con più vapore in atmosfera le precipitazioni sono più intense. A ciò aggiungiamo gli eventi che discenderanno direttamente dagli effetti del riscaldamento globale, cioè le migrazioni ambientali: se non affrontiamo i cambiamenti climatici e il riscaldamento che causa siccità in Nord Africa, si parlerà di milioni di persone che cercheranno di venire in Europa per trovare acqua e cibo.
#medicane#cambiamenti climatici#friday for future#ambiente#riscaldamento climatico#africa#migration#migrazioni#climate change#mediterranean hurricane#migrazioni ambientali
4 notes
·
View notes
Text
Io sono tempesta

Sono pioggia stanotte
mi senti come batto forte sulla tua testa
come premo stringente sul tuo ventre svuotato?
Credi di potermi fermare
credi davvero che il tono della tua voce possa essere una stupida paratia
Io scivolo via, oramai lontano da te
passo attraverso gli stipiti delle tue fragili ossa
Scendo giù nei sotterranei della tua mente ed invado
Sono uragano
sono alberi divelti come fuscelli
sono navi rovesciate, spazzate via come foglie
sono spiagge dorate divorate e case senza tetti che navigano
vite che galleggiano su strade che si fanno fiumi
che parlano di noi come morti.
Sono tempesta, e poi tuoni e poi fulmini
e gorghi che inghiottono ricordi
e pensieri assunti a regali, anelli d’oro, bracciali
fedi di legami dissolti, di promesse non mantenute,
amori passati finiti, abbandonati, come figli sulla strada
sfigurati di rughe e tristezze.
Ieri, oggi e domani, questo sono.
E tu non ne hai paura.
(testo: PatrizioT © - foto Tony Frissell)
-------------------------------------------------------------------------
La cronaca dell' Aqua "granda" - Venezia 1966

Il 4 novembre del 1966 è il giorno dell'Aqua granda, un'acqua così alta non si ricordava a memoria d'uomo. Venezia è quasi completamente sommersa dall'acqua del mare Adriatico in tempesta. Di seguito un testo denso e sofferto (che è anche lezione di scrittura) ormai introvabile scritto da Giulio Obici, redattore allora di Paese Sera, nel 1967. E nel 2019 siamo ancora qui, come nulla fosse stato.
Ore 18: una prova decisiva per la città
Alle 18, il calcolo delle ore trascorse sottacqua poteva dare un'intuizione dei danni e dei disagi già sofferti, e quello delle probabilità era paurosamente aperto: l'alta marea aveva invaso Venezia alle 22 del 3 novembre, elevandosi con un'impennata prepotente, e alle 5 del mattino successivo avrebbe dovuto, secondo le regole astronomiche, ritirarsi in buon ordine, magari per ritornare più tardi, cioè sei ore dopo. Alle 5, invece, la marea non ebbe che una tenue flessione, scoprendo appena qualche zolla d'asciutto: la laguna non era riuscita ad espellerla. Un primo allarme era scattato. Verso il mezzogiorno, in coincidenza con la nuova onda di marea, le acque, già gonfie, si gonfiarono ancora, recuperando il terreno perduto ed elevando ulteriormente la propria altezza in quello mai abbandonato. Saltavano i telefoni, spariva la luce elettrica e, in molte case, anche il gas: in quasi tutte le zone della città, pur se muniti di alti stivaloni, era impossibile transitare: qualche barca, sotto la pioggia e un caldo sciroccale, ramingava per calli e campi. Venezia, nel buio più completo, affrontava la sera, attendendo le ore 18 - che avrebbero dovuto segnare il secondo e ultimo deflusso di quel giorno - come si attende una prova decisiva. Il dramma in corso, che negli stessi attimi stava sconvolgendo per altre vie altre città e paesi, a Venezia poteva essere seguito e controllato sulle lancette dell'orologio, nella ricerca sottilmente angosciante della conferma che le regole e i tempi che governano la vita lagunare non erano stati del tutto sovvertiti. A Firenze - per spiegarci - il dramma non aveva né tempi né regole da infrangere: era un evento brutale, ingiusto, totalmente abnorme. A Venezia, per devastante che fosse, poteva essere mentalmente contenuto nello schema di un'ipotesi da secoli verificata, e così seguito con una terribile lucidità e con la consapevolezza di ogni minuto che scorreva e di ogni centimetro che le acque si guadagnavano nella loro crescita. Anche la gente che abita i pianterreni e che ormai aveva inutilmente accatastato mobile sopra mobile, non combatteva soltanto contro le acque, ma anche contro il tempo: se Venezia era Venezia, quella devastazione doveva pur cessare. Quasi a rendere più lucido, più percettibile, lo scorrere delle ore, la sommersione progrediva senza fragore di rotte, in un silenzio assoluto. Ingiusto e giusto, irregolare e regolare, il dramma soffocava la bestemmia e induceva alla speranza.
La prova fallisce
Calata la precoce notte di novembre, bloccate le luci, rotto ogni contatto con il mondo che non fosse quello delle radiole a transistor, che tuttavia non restituivano ai Veneziani un'immagine probabile della loro vicenda, si attese l'ultima prova a cui la città e la sua laguna erano chiamate. La prova fallì: ancora una volta la marea non fu espulsa. Anzi - invertendo ogni regola e sconvolgendo ogni tradizione - proprio nel momento in cui avrebbe dovuto calare, riprese a salire. A quel punto - erano le 18 - l'incolumità di Venezia parve vacillare. Stavolta la minaccia non sorvolava la città: vi si era installata e vi maturava; non veniva da fuori per poi seguire prevedibili migrazioni, ma muoveva dal di dentro, dal corpo stesso di Venezia, e per giunta aveva acquisito i caratteri di un fenomeno inarrestabile. Che cosa era successo? Nella generale paralisi, che fin dalla mattina aveva coinvolto anche i telefoni, lo stupore o la disperazione erano rincarate da una paurosa incognita: verso sera, tutti avvertirono che un equilibrio plurisecolare si era rotto, che la città e la laguna avevano smarrito un anello, chi sa quale, del loro delicato ingranaggio. Nessuno, tranne pochi e i pubblici istituti (che in quelle ore parevano essersi diluiti nella marea), sapeva ancora che là, sui litorali, il mare aveva compiuto un disastro che nemmeno la guerra era riuscita a seminare: le difese costiere, tra cui i murazzi, erano scoppiate.
I litorali cedono: il mare tracima in laguna
Scoppiate e rase al suolo. Mentre Venezia affogava nella laguna e in un'attesa lacerante, sul cordone litoraneo si fuggiva. Qui la regola non conosce né ritmi né tempi: è una precisa demarcazione tra laguna e mare. Quel giorno, questa demarcazione non esisteva più: le onde marine, alimentate da un forte scirocco, si congiungevano alle acque lagunari valicando la fascia costiera anche nei tratti più estesi. Non era mai successo. Il Cavallino, che è una penisola tutta orti vigneti e campi, giaceva sotto una coltre di acqua salsa agitata da violente e altissime onde: addio alle coltivazioni per chi sa quanti anni. Decimato il bestiame, macchine agricole spazzate via e non più ritrovate. Invocazioni - si raccontò poi - di gente terrorizzata: qualche fuga in barca là dove prima c'era terra. Il Cavallino, come barriera naturale, non esisteva più: e infatti, l'isola di Burano, che gli sta alle spalle, veniva percossa da ondate paurose, come se d'improvviso si fosse trovata in mare aperto: anche qui la mareggiata entrava nelle case, sparivano la luce e il telefono, le barche si perdevano alla deriva; per di più, saltava anche l'acquedotto. La laguna ha una sentinella, l'isola di S. Erasmo: collocato proprio in faccia alla bocca del porto di Lido, vigila sulle acque che il mare vi incanala e le frena. Quel giorno, l'isola (mille abitanti) era scomparsa sotto ondate alte fino a quattro metri: molte case si svuotarono dei mobili, trascinati via dalle acque. Più oltre, lungo il Lido, la mareggiata decimava le strutture balneari, squassando centinaia di cabine e strappando la sabbia alle spiagge: alcune falle si aprivano sul primo tratto dei murazzi. Ma per i murazzi il vero disastro accadeva più in là, dove il cordone litoraneo si assottiglia ed essi diventano l'unico diaframma che divide il mare dalla laguna. Eretti dalla Repubblica Veneta due secoli or sono, furono concepiti e battezzati come le mura di Venezia contro le insidie dell'Adriatico. Accovacciate ai loro piedi, si stendono due borgate di pescatori e ortolani, settemila persone: San Pietro in Volta e Pellestrina, che se oggi sono ancora là è un vero miracolo. Le mura di Venezia, il 4 novembre, si sono aperte in una decina di punti per un totale di ottanta metri e per altri seicento si sono slabbrate o lesionate o incrinate. Agli abitanti del luogo parve giunta la fine del mondo: fin che il telefono funzionò, invocarono aiuto da Venezia, poi fuggirono in barca alla volta del Lido. Quando Venezia raggiunse le due borgate con una motozattera e alcuni vapori metà della popolazione era già scappata via. A sera mentre il mare continuava a sbriciolare le colossali mura, Pellestrina era pressoché deserta.
Un capitolo ignorato dal centro storico
I Veneziani del centro storico, sequestrati dalla marea, ignorarono questo capitolo del 4 novembre fino all'alba del giorno dopo. E forse fu addirittura una fortuna: poteva anche accendersi la scintilla del panico, e allora la paura del mare sarebbe corsa più in fretta della corrente. Però a chi abita sul bacino di San Marco quelle onde che ingobbivano la laguna e finivano per infrangersi sotto le arcate del Palazzo Ducale, dovettero portare un lugubre presentimento. Un gondoliere ci disse più tardi: -Credevo che il mare fosse arrivato fin qua-. E un vecchio che abita un pianoterra della Giudecca dichiarò a un cronista: -Avevo la sensazione che il mare volesse riempirmi la casa -. La verità è che, se il vento non fosse caduto improvvisamente e la mareggiata avesse potuto continuare anche per poco nella sua opera di distruzione, il mare avrebbe dilagato e messo a dura prova il centro storico. Le fondamenta dei vecchi palazzi, delle vecchie case, per le quali è un pericolo anche lo sciacquio del moto ondoso provocato dai natanti, avrebbero resistito? Per fortuna il vento cadde in tempo perché la dimostrazione del 4 novembre non si spiegasse per intero.
Un rito funebre sulla città agonizzante
Quando, verso le 21, ormai contro ogni attesa, le acque cominciarono a scemare, più d'uno dovette credere al miracolo. Il ritorno così tardivo alla regola fu un altro colpo di scena, un altro repentino voltafaccia. Così come era montata, la marea se ne usciva dalla città, improvvisamente e con una violenza pari a quella del suo accesso. Aveva raggiunto l'inedita altezza di un metro e novantaquattro centimetri sopra il livello medio del mare, devastato tutti i negozi della città, invaso tutte le abitazioni a piano terra, danneggiato quasi tutte le imprese artigianali, strappato la nafta a centinaia di caldaie, inzuppato e deteriorato un numero incalcolabile di libri nelle biblioteche, distrutto merci nei magazzini, mobili nelle case, atti pubblici in molti uffici. In ventiquattr'ore di assoluto dominio, le acque avevano dato la loro terribile dimostrazione e adesso potevano ritirarsi, restituendo ai Veneziani un'altra Venezia, di cui un po' tutti - potendosi infine riversare nelle strade improvvisamente accessibili - sentirono il bisogno di riprendere possesso. Il 4 novembre si concluse con un'immagine iperbolica, eppure lucidamente esatta. Nel buio profondo, senza luna, in cui la città era immersa, più che vedere si intravedeva: ecco la sagoma di una barca in una calle, muri listati a lutto da un segno nero di nafta, materassi sedie mobili immondizie sparsi dovunque, colombi e topi morti a ogni angolo di calle, desolazione nelle case a pianoterra. E su questo uniforme e immobile fondale, ecco centinaia di fiammelle, che lo percorrevano senza illuminarlo. I Veneziani, al lume di candela, perlustravano i luoghi della devastazione: eppure sembrava proprio che celebrassero un collettivo, struggente rito funebre sulla loro città agonizzante
Giulio Obici, Paese Sera, 1967 ©
8 notes
·
View notes
Text
Ma tu sorridi!
.

.
E' estate. E' agosto.
Al tavolino, bevo un bicchiere
e penso...
Penso a come sarebbe confortante credere in Dio!
.
Ma tu, bambina
d'un tratto, sorridi!
D'improvviso, appare in te,
la bambina che ride.
.
Io bevo il tuo sguardo, il tuo viso
Nel bicchiere, la tua faccia è acqua,
acqua piena di bollicine, pizzica,
luccica, brilla, sale nel naso
nella testa zampilla.
.
E improvvisamente, credo.
Credo a ogni cosa...
All'estate, alle api
alle quattro stagioni, alla terra
che gira e trascina le nubi
Al passare del sole, all'alba,
al tramonto, al battere d'ali
dei passeri, al vento che chiama
la mia camicia a giocare
e le bandiere e le foglie
a tremolare di luce e stupore.
Credo al volare d'aerei.
Alle voci dentro i telefoni
Credo alla chimica, all'astronomia, alla fisica, credo agli atomi, agli ioni,
Ai protoni, all'acqua pesante, al ghiaccio secco, all'uranio arricchito, al moto perpetuo, al volo di Icaro.
Credo all'esistenza di stelle, pianeti galassie...
Credo al pulviscolo interstellare, alle macchie solari, al carbone, ai carburi al carbonio, all'idrogeno, all'azoto liquido.
A tutto quello che ho studiato e, più ancora, a ciò che non ho mai sfiorato.
Credo alle migrazioni di rondini
al loro orientarsi con le costellazioni
Credo alle formiche,
alle conche moreniche,
alle glaciazioni, alle meteoriti .
Potete raccontarmi la tettonica
a zolle, lo splendore sulfureo
del magma, l'odore del fulmine,
l'arca, il diluvio, il chiarore
argentato del plenilunio.
Credo al fiore che sboccia
sul pendio del vulcano.
Credo al suono del bosco
che cresce sotto la luna
o l'arcobaleno.
Al rumore di pioggia
nella foresta pluviale.
Credo alla goccia,
al tepore di terra,
al profumo del pane,
e a quello, di cemento bagnato
nel sole.
Credo nell'erba,
credo all'istante...
Credo a ciò che chiamano "qui",
a ciò che chiamano "ora" .
Credo di trovare un senso
in tutto ció che è astratto
e un senso, in tutto quello
che tocco. In quello, che dico di getto.
Credo ai miei occhi
alle fessure nelle pupille del gatto
alla sua anima nobile,
alla sua agile vita
di magro folletto.
.
Credo perfino d'esistere
dentro l'inganno del tempo.
Bevo, vedo, credo,
mi sento io
e vedo Dio...
in Te che sorridi...
.
Oddio. Credo infine
di sentirmi ...bene!
.
Il conto, cameriere!
.
Poi ci alziamo
ce ne andiamo
ridiamo...
Oggi,
che anche Dio
si dev'esser sbagliato col resto!
.

.
.
44 notes
·
View notes
Text
Popolazione mondiale può superare i 10 miliardi di persone
Quante persone può sopportare il pianeta Terra? Mentre la popolazione mondiale continua ad aumentare, le risorse diminuiscono e le preoccupazioni crescono. Il dibattito sull'effettiva capacità della Terra di sopportare l'umanità risale a centinaia di anni fa e una domanda rimane: quante persone sono troppe? Gli esseri umani sono i mammiferi più popolosi del pianeta. In un paio di mesi si stima che raggiungeremo la cifra sbalorditiva di 8 miliardi di abitanti. Ma non è necessario essere un genio per rendersi conto che questa crescita demografica significa che le risorse globali essenziali come acqua pulita, terra fertile, foreste e cibo stanno diventando sempre più scarse. Quindi fino a che punto il nostro pianeta sarà realisticamente in grado di resistere agli umani? Non è la prima volta che si pone questa domanda, hanno persino inventato il termine "capacità di carico", come analogia della quantità di carico che una nave potrebbe contenere, per definire la dimensione massima della popolazione che un ambiente può sostenere indefinitamente. Uno dei primi calcoli fu quello di Antoni van Leeuwenhoek, nel 1679. Lo scienziato e inventore del microscopio predisse che la Terra avrebbe potuto ospitare fino a 13,4 miliardi di persone. I limiti naturali includono la carenza di cibo e gli ambienti inospitali. Le scelte umane includono le interazioni tra economia e cultura, come il modo in cui produciamo e consumiamo beni, nonché i tassi di natalità, l'aspettativa di vita media e le migrazioni.

La popolazione mondiale raggiungerà il picco alla fine di questo secolo. Ma con l'avanzare della conoscenza del nostro pianeta e della sua interazione con la società, le stime cambiano costantemente. Secondo Joel E. Cohen, capo del Rockefeller University Populations Laboratory, i risultati vanno da un miliardo a più di mille miliardi di persone, poiché dipende dai cambiamenti ambientali, dall'etica, dalla politica e dai limiti naturali e umani. "La dispersione nelle stime di quante persone la Terra può supportare aumenta nel tempo", il che significa che c'è poco consenso su quanti Homo sapiens può supportare il nostro pianeta. Aumento della popolazione mondiale Circa 300.000 anni fa, la popolazione di Homo sapiens era piccola, tra le 100 e le 10.000 persone. All'inizio c'erano così poche persone che ci vollero circa 35.000 anni perché la popolazione umana raddoppiasse di dimensioni. Dopo l'invenzione dell'agricoltura, tra 15.000 e 10.000 anni fa, c'erano tra 1 e 10 milioni di individui. In quel momento la popolazione umana tardò 1.500 anni per raddoppiare. Nel XVI secolo, il tempo necessario al raddoppio della popolazione si ridusse a 300 anni. E all'inizio del XIX secolo ci sono voluti solo 130 anni. Dal 1930 al 1974 la popolazione della Terra è raddoppiata ancora, in soli 44 anni. Ma si prevede che la popolazione umana continuerà a crescere a questo ritmo o c'è un limite? Crescita infinita? La crescita della popolazione mondiale ha raggiunto il picco negli anni '60 e da allora è rallentata. Nel 1950, il tasso medio di natalità era di 5,05 figli per donna, secondo la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite. Nel 2020 era sceso a 2,44 bambini. Secondo Max Roser, direttore dell'Oxford Program Martin on Global Development nel Regno Unito, le persone consumano risorse in modo diverso e disuguale nel mondo. I paesi ad alto reddito, dove le donne hanno un maggiore accesso all'istruzione e alla pianificazione familiare, tendono ad avere tassi di natalità più bassi e famiglie più piccole rispetto ai paesi a basso e medio reddito. Un americano tipo della classe media consuma 3,3 volte il livello di sussistenza di cibo e quasi 250 volte il livello di sussistenza di acqua pulita. Quindi, se tutti sulla Terra vivessero come un americano della classe media, il pianeta potrebbe avere una capacità di carico di circa 2 miliardi di persone. Tuttavia, se le persone consumassero solo ciò di cui hanno veramente bisogno, la Terra potrebbe sostenere una cifra molto più alta. In questo momento, il consenso scientifico è che la popolazione mondiale raggiungerà il picco verso la fine di questo secolo. Inoltre, si prevede che la popolazione mondiale raggiungerà i 10,4 miliardi di persone negli anni 2080 e rimarrà stabile fino al 2100, secondo la Divisione della popolazione delle Nazioni Unite. Ma la realtà è che più i demografi guardano al futuro, più le loro previsioni diventano speculative e incerte. Read the full article
#mammiferi#miliardidipersone#mondo#pianeta#popolazione#popolazionemondiale#popolazioneumana#terra#uomo
0 notes
Note
Ci racconti una storia, ci mancano
Ero un po’ in dubbio se scrivere o meno questa cosa, ha un significato particolare per me. Ma mi rende troppo felice, e quando sono felice non riesco a tenerlo per me. Quindi beccatevi il mio ennesimo papiro, meno porno ma un sacco importante per me.
Il weekend di Pasqua l'ho passato a Roma a casa della famiglia di F, famiglia che ancora non conoscevo tutta. In realtà non era previsto, ma ultimamente ero arrivata al limite dello stress, quindi venerdì sera F mi ha detto di fare la valigia perché “te porto a vedè il mio regno”.Il venerdì sera stesso arriviamo a casa sua, dove ritrovo il fratello, che continua a chiamarmi ‘nana’, ‘folletta’ e robe del genere solo perché lui è un armadio, il padre, che mi si è inaspettatamente affezionato, e conosco per la prima volta i nonni. Sua nonna è una vecchina dolcissima, mi accoglie con baci, abbracci e complimenti, mentre il nonno è il mio mito personale. Non appena mi vede dice al nipote “bravo, bello de nonno, o sapevo che t’avevo cresciuto bene” e da lì inizio a capire da chi ha preso il mio ragazzo.Ovviamente, pure se sono le 11 di sera passate, la nonna ci lega praticamente sulle sedie e ci mette davanti un piatto enorme di pasta, perché “te sei troppo magra, tesoro mio, co ‘npaio de chiletti in più te faccio vedè come stai meglio” e di lì inizia a dirmi di come io abbia tutte le carte in regola per partecipare a Miss Italia, ignorando deliberatamente il fatto che io sia alta un metro e una banana.Ma a tavola quello che mi sorprende di più è il nonno. Io ero abituata a dei nonni molto più all’antica e ‘formali’, lui è praticamente il contrario. Adora il nipote, forse è il suo preferito, anche perché non lo vede molto spesso, e pure se cerca di nasconderlo si vede dai suoi occhi. Non credo d’aver mai visto tanto amore negli occhi di nessuno, e in verità un po’ mi sento in soggezione, non vorrei mai interferire in questo rapporto, ma come dicevo il nonno è un mito. E riesce a prendere in giro F più di chiunque al mondo, pur rimanendo il suo complice più grande.Durante il pasto F è il solito cucciolino e mi riempie di attenzioni: mi versa il vino, mi passa il pane, mi accarezza le mani, mi bacia le nocche un po’ random. Ad un certo punto gli chiedo un goccio d’acqua in silenzio, un po’ perché non voglio che la nonna si alzi per colpa mia, un po’ per non deludere il nonno che mi avrebbe riempito di vino. F si alza senza pensarci due volte e va in cucina. In tutto ciò noto lo sguardo del nonno fisso su di noi, sul nipote in particolare, che è un misto tra l’orgoglioso e lo stupito. Quando ci arriva la voce di F dalla cucina che mi chiede “amo come a voi? Frizzante o naturale?” il nonno scoppia a ridere scuotendo la testa, e il padre gli dice “te l’avevo detto, n’artro pianeta”. Praticamente ridono tutti, tranne la nonna che guarda la parte maschile della sua famiglia e dice loro con una classe che riconosco “a ‘mbecilli, ma li volete lassà in pace”.Io capisco sempre meno e per fortuna arriva F con la mia acqua. Guarda il nonno, si scambiano un’occhiata e sembra capire tutto. “Nun dì niente, te prego.” A quel punto ho la certezza che l’unica cretina a non aver capito niente sono io. Provo a chiedere al mio ragazzo, ma neanche mi guarda in faccia, quindi decido di chiedere alla sua copia con qualche anno in più. Mi giro verso il nonno e lo prego con gli occhi. Lui mi fissa con un ghigno e mi dice “te, signorina mia, te stai a merità na statua sull’Altare della Patria” e qui noto che F vuole uccidere la sua famiglia a partire dal fratello che gli sussurra qualcosa nell’orecchio.Chiedo chiarimenti al nonno e lui mi spiega che F un paio di anni fa quando ancora viveva a Roma aveva portato a casa una sua ragazza, l’unica prima di me che la sua famiglia abbia conosciuto, e che quando lei gli aveva chiesto di prenderle qualcosa in cucina lui le si era rivolto male perché diceva sempre “tre so i momenti sacri della vita mia: quando cago, quando magno e quando scopo e nessuno me deve rompe er cazzo”. Il nonno si era incazzato parecchio per quell’uscita, perché lui non fa mai alzare da tavola la moglie, per lui è una questione di principio e quindi gli aveva detto “quando troverai qualcuno che tratterai come io tratto tu nonna allora la porterai qua, fino ad allora nun voglio vedè nessuno”. A quanto pare è stata una brutta litigata, e a vederli ora non lo avrei mai detto.Fatto sta che quelle parole mi colpiscono allo stomaco. Sapevo ovviamente che andare a casa sua era un passo grande, ma ora capisco ancora meglio il significato che ha per F la mia presenza in casa sua. Non avrebbe potuto dirmi ‘ti amo’ in maniera più forte.A quel punto il livello di dolcezza nella stanza è enorme e sia F che il nonno proprio non la reggono. “Nonno, mo basta che sennò sta regazzina me se monta la testa e poi nun me molla più.” La mia risposta è un “ti piacerebbe, cretino” e poi, ispirata dal nonno, decido di farlo incazzare un po’. “In verità con me è dolcissimo” inizio a dire con fare sognante e canzonatorio, “mi porta la colazione, mi regala i fiori, mi apre le porte, è praticamente un principino.” L’unica ad avere uno sguardo orgoglioso è la nonna, che mi prende sul serio ed è fiera del suo ragazzo, tutti gli altri ridono. F mi guarda malissimo e con il braccio che ha sulla spalliera della mia sedia si avvicina al mio fianco e mi dà un pizzicotto. Salto dalla sedia e lo guardo a bocca aperta. Lui approfitta del mio essere allibita e, come un rapace, mi si fionda addosso e mi ruba un bacio sulle labbra. Al che inutile dire che si becca un mio pugno sul braccio accompagnato da un “me la paghi, infame”. Interviene il nonno che mi dice “signorì, ma gli puoi menà pure più forte, che tanto lui è già scemo”. Ho già detto che lo adoro?Cerco di aiutare la nonna a sparecchiare, ma lei quasi si offende e mi spedisce in salotto con gli altri, dove il nonno ha mandato via il papà perché doveva fumare una sigaretta in santa pace con il nipote. Provo a defilarmi per non essere di troppo, ma i due mi fermano. Il nonno offre una sigaretta anche a me spiegandomi la sua linea educativa per quanto riguarda i nipoti: “tanto o so che fumano come i dannati, meglio che o fanno davanti a me e non che se vanno a ‘nfrattà chissà dove”. Sempre più innamorata di quest’uomo, iniziamo a chiacchierare del più e del meno, più che altro un quarto grado molto soft nei miei confronti. Ad un certo punto arriviamo alla questione sistemazione per la notte. F mi aveva detto che alla nonna sarebbe venuto un infarto se avessimo dormito insieme e che probabilmente avrei avuto la mia camera e lui la sua. Nessuno dei due però aveva tenuto in conto la fighezza del nonno. “Allora, tu nonna tempo mezz’ora e nun se sveglia manco con le cannonate, ma te fai comunque piano che se se arza poi so cazzi tua. Secondo te non lo so che stanotte qua ce saranno e migrazioni? Domani mattina prima delle sette ognuno nel proprio letto e nun s’è fatto male nessuno.”Quella notte, quando F sgattaiola nel mio letto, non posso che rivolgere ringraziamenti silenziosi a quel sant’uomo, che ha tirato su il mio ragazzo nella migliore maniera possibile.
82 notes
·
View notes
Text
L’arrivo in massa di migliaia di migranti onduregni – a cui, lungo il cammino, se ne sono aggiunti molti altri provenienti da El Salvador e dal Guatemala – ha messo alla prova il sistema di accoglienza messicano e ha riportato l’attenzione sul tema della migrazione tra centro e nord America.
Da una parte, il presidente uscente Enrique Peña Nieto ha condannato il loro ingresso in forma “irregolare e violenta”, affermando che per loro non ci sarà alcuna forma di sostegno e promuovendo invece accordi con gli altri paesi del Centro America per finanziare forme di ritorno assistito nei rispettivi paesi d’origine.
Sulla scia delle sue dichiarazioni si allineano i commenti di carattere razzista e xenofobo che si possono trovare nei social network da parte di alcuni cittadini messicani che accusano i centroamericani di essere la vera causa della disoccupazione, della povertà e della crisi, economica e sociale, che la società messicana sta attraversando. Parole molto simili a quelle espresse da Donald Trump nei suoi ultimi tweet, così come in tutte le esternazioni da lui compiute negli ultimi anni nei confronti dei messicani che si trovano negli Stati Uniti. Sembra paradossale, se si pensa alle richieste di tutela nei confronti delle migliaia di migranti messicani presenti in suolo statunitense, ma purtroppo gli abusi e le violenze perpetrate sui migranti centroamericani sono una testimonianza chiara e tangibile di come odio, razzismo e xenofobia facciano parte del modo di gestire la questione migratoria da parte delle autorità messicane.
Fortunatamente l’altra faccia del Messico, quella solidale e ribelle, si è organizzata per accogliere al meglio le migliaia di migranti.
Gruppi di civili e membri di organizzazioni umanitarie hanno iniziato fin da subito una raccolta di cibo e altri beni di prima necessità per soddisfare al meglio le loro esigenze. Si cerca di dare priorità alle numerose donne e ai bambini, ma non è facile raggiungere tutti. Molti sono ancora bloccati lungo il ponte che collega il Guatemala con il Messico, a Tecún Umán, aggravando così una situazione già di per sé incerta e vulnerabile. Le temperature elevate, la scarsità di cibo e acqua, la stanchezza del lungo viaggio stanno mettendo dura prova la continuazione del cammino verso nord. A questo si aggiunge il timore di essere deportati qualora si scelga di cedere alle autorità messicane che richiedono di legalizzare la loro situazione migratoria, condizione – secondo le autorità stesse - necessaria per continuare. Oppure, cosa che può rivelarsi altrettanto pericolosa, è l’affidarsi ai cosiddetti “coyotes”, trafficanti di esseri umani, che si propongono come accompagnatori ma che molto spesso sono collusi con la criminalità organizzata.
Nonostante le avversità moltissimi migranti ormai hanno invaso le strade e le piazze delle città messicane. Al grido di «¡Los migrantes no somos criminales, somos trabajadores internacionales!» hanno raggiunto la città di Tapachula, a circa 50 km dal confine meridionale, e certamente non si fermeranno qui.
In vista di cosa accadrà nelle giornate di novembre, in cui si terrà il Forum Sociale delle Migrazioni a Città del Messico, è ormai evidente che non si possa più trattare la tematica migratoria con misure emergenziali e tanto meno continuare a sopportate le minacce e le ingerenze da parte del governo di Donald Trump. In una recente dichiarazione il presidente eletto Andrés Manuel López Obrador, il cui mandato entrerà in vigore il 1 dicembre, ha affermato di voler concedere dei permessi di lavoro a quei migranti centroamericani che vorranno lavorare in Messico.
Non è la prima carovana di migranti nata spontaneamente negli ultimi mesi. Basta ricordare quella dell’aprile scorso in cui centinaia di migranti centroamericani hanno attraversato il paese da sud a nord denunciando la loro condizione e chiedendo a gran voce di essere ascoltati. Una dimostrazione di autorganizzazione, coraggio e consapevolezza della forza che può nascere dalla moltitudine di corpi in movimento che speriamo possa accompagnare anche il viaggio di quest’ultima carovana.
Infine, proprio ieri è partita un’altra carovana di circa un migliaio di persone da Tegucigalpa ed è già arrivata in Guatemala e che rischia di produrre un vero e proprio esodo se la situazione in Honduras non si stabilizza e il presidente Juan Orlando Hernández non si dimette.
1 note
·
View note
Text
lo spazio siderale
Ultima frontiera lo spazio siderale affrontata con spettacolarità da un popolo conquistata in anonimato dai loro rivali per tutti a prezzo di innumerevoli fallimenti e quali atrocità animali e uomini sacrificati coinvolti per la conoscenza erano gli anni '50 e '60 quando la corsa si accese e non ero presente nemmeno nato dunque oggi desidero lanciarmi nel tentativo immaginare cosa abbiano generato le migrazioni percorrendo ogni volta le medesime tappe verso l'ignoto prima spurgo di disperati senza nulla da perdere peso della contemporaneità spesso feccia della società criminali o infami imbarcati privati del diritto di scegliere dove il libero arbitrio costretto in anguste bare di metallo inadeguato alla prestazione scagliato a caso fuori atmosfera nella speranza di incontri nuove esperienze per scrivere il futuro ogni esplosione tentativo fallito forse alcuni disperati superato l'involucro strati di atmosfera culla e sostegno godranno del privilegio di percorrere vie inimmaginabili sentieri girovaghi di civiltà ancestrali evolute nella comprensione dell'infinito non ostili ne bellicose o belligeranti sconvolte nello scoprire la natura nefasta intrisa di rabbia violenza e miseria di animi fragili rinchiusi e costretti da un frastuono non udibile che sommerge affoga uomo e spirito onda della ragnatela nega silenzi utili forse preziosi impossibile ascoltarne il lamento e soccorrere il dolore fiori sbocciano ancora e foglie danzano nel vento solare da sempre catalizzatore sguardi fissi smarriti che non ne comprendono l'eleganza e l'armonia gioia e tristezza espropriate dall'egoismo dell'animo inerte di fronte alle esigenze strategie discutibili impotenti all'insolenza servi nuovi schiavi imbarcati su navi venduti, riciclati anche il denaro si è smarrito , ma non lo rimpiangerò rimpiangerei la loro condanna forse rivalutabili in questo contesto innaturale sotto il tropico del capricorno più acqua e meno cupidigia ma come reti a strascico comunque vandaliche deturpano desideravamo esprimere l'intimo di noi stessi vera meraviglia di questa realtà frutto di condivisione e ricerca di un mondo perfetto di un tempo quieto di un quotidiano scorrere intrigante ed emozionato al fascino delle forme e delle espressioni di vita eleganti e auliche notevoli
0 notes
Text
Museo del mare: non solo San Benedetto del Tronto
San Benedetto del Tronto ospita un bellissimo Museo del Mare. Situato all'interno del mercato ittico, il polo museale raccoglie le testimonianze delle attività marittime non solo del mar Adriatico ma anche del Mediterraneo, dell'Egeo e dello Jonio. Quello della cittadina marchigiana non è l'unico museo del mare in Italia. Lungo lo stivale sono tante le realtà che raccontano il legame del nostro Paese con il mare. Oggi vi presentiamo il Museo del Mare Galata di Genova. Da San Benedetto del Tronto a Genova per il Museo del Mare Galata Il Museo Galata di Genova è il più grande museo marittimo del Mediterraneo, aperto nel 2004 anno in cui Genova è stata Capitale Europea della Cultura. La sua struttura, sita nel porto antico di Genova, ospita un'esposizione permanente organizzata su cinque livelli, 30 sale, 4300 pezzi esposti, 50 stazioni multimediali per un totale di 12.000 mq. Il Museo ospita anche mostre temporanee sempre legate al tema del mare. Le maggiori attrazioni del museo sono: - piano terra: nelle sale dedicate a Cristoforo Colombo sono conservati il suo ritratto e alcuni antichi documenti. Nell'armeria della Darsena è conservata una ricostruzione in dimensioni reali di una Galea del Seicento visitabile all'interno; - primo piano: questo piano si divide tra storia e fantasia. In una scena si rievoca l'arrivo dei forzieri d'argento a Genova, nelle sale attigue si possono ammirare le mappe realizzate dai cartografi più importanti del Cinque e Seicento. In questo piano c'è anche la sala dei mostri marini dove il mare fa rima con paura; - secondo piano: la tecnologia è la protagonista di questa sezione del museo dove si può vivere l'esperienza di una tempesta in 4D a bordo di una scialuppa. Allo stesso piano è ricostruito uno Yacht Club dell'Ottocento e un brigantino-goletta su cui si può salire a bordo. - terzo piano: mare significa anche migrazioni e in questa sezione del museo è ricostruita la storia delle migrazioni con testimonianze fotografie e filmati. A questo piano è situato anche un simulatore navale che darà l'idea di guidare una nave all'interno del porto di Genova. Open Air Museum L'edificio è sormontato da due terrazze dalle quali si può ammirare un panorama incantevole. Le terrazze Coeclerici e Mirador offrono, infatti, la bellissima veduta non solo sul porto di Genova ma anche sul centro storico della città. La visita al Museo continua anche all'esterno con l'Open Air Museum allestito sulle banchine del porto. Il percorso è scandito da grandi pannelli che attraverso foto d'epoca illustrano quelle che erano le attività cantieristiche e commerciali a partire dall'Ottocento. Quest'area del Museo ospita il sottomarino S 518 Nazario Sauro, visitabile in acqua. La realizzazione di quest'area del museo ha portato a una riqualificazione di tutto il territorio circostante. Sulla piattaforma restaurata da Renzo Piano è stato creato "Dialogo al buio", un percorso sensoriale e alla Darsena è nato un mercato ittico dove si vende ogni giorno pesce a chilometro 0. Cosa fare al Museo del Mare Galata Il Museo del Mare Galata è molto apprezzato sia dagli adulti che dai più piccoli. Accoglie famiglie, gruppi e scolaresche. Alcuni suoi spazi sono disponibili per organizzare piccole convention o anche eventi privati. In copertina foto di Domenico Farone da Pixabay Read the full article
0 notes
Photo

Orrore sulla barca alla deriva, scoperti i corpi di 40 persone morte di fame e di sete Una vera propria scena dell’orrore quella scoperta nelle scorse ore da una motovedetta della guardia costiera mauritana al largo delle coste dell'Africa nord occidentale. Su una imbarcazione che galleggiava alla deriva senza meta in mare e che sembrava vuota sono stati scoperti i corpi senza vita di 40 persone, morti per fame e sete, probabilmente dopo aver viaggiato per giorni e giorni sotto il sole, in balia delle correnti marine e senza più viveri e acqua. Oltre ai 40 cadaveri, a bordo sono stati recuperati, fortunatamente ancora vivi anche se in condizioni gravi, altre sette persone che sono state trasportate sulla costa e ricoverate. Secondo le autorità locali, i morti sarebbero migranti, per lo più senegalesi e maliani che si erano imbarcati dalle coste della zona col tentativo di raggiungere le isole Canarie, territorio spagnolo nell'oceano Atlantico al largo dell'Africa. Secondo quanto riferito a Efe da una fonte della sicurezza nella cittadina costiera di Nouadhibou, davanti alla quale è stata trovata la barca con i quaranta morti e i sette sopravvissuti, i superstiti della tragedia hanno spiegato di essersi messi in mare due settimane prima del ritrovamento, dopo aver lasciato le coste marocchine. La partenza dell’imbarcazione sarebbe avvenuta quindi molto più a nord. I sopravvissuti hanno spiegato che una volta in mare, però, il motore della barca si è rotto e l’imbarcazione è rimasta in balia delle onde senza cibo né acqua andando completamente fuori rotta fino a raggiungere le coste della Mauritania, molto più a sud, dove è stata scoperta la tragedia. Purtroppo si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di naufragi di barconi di migranti che avvengono in zona lungo la rotta raggiungere le Isole Canarie. Solo dall’inizio del mese sono stai stati già cinque i naufragi con vittime sulla stessa rotta atlantica, considerata la via più pericolosa per entrare in Spagna. L'anno scorso 170 persone sono morte lungo questa rotta, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Antonio Palma
8 notes
·
View notes
Photo

16.02.2021 *** Purtroppo dal 2050 in poi, se i governi e i miliardari non aiuteranno le popolazioni costruendo infrastrutture in grado di garantire cibo e acqua per tutti, nei decenni successivi le risorse alimentari si ridurranno fino al punto che dal 2100 potranno sfamarsi solo 2 miliardi di persone in un mondo popolato da 10 miliardi... Vi sarebbero guerre e migrazioni di massa. Vorrei fosse una fiaba ma la scienza ha iniziato a confermare che vi saranno carestie e siccità, morie di piante e bestiame se il genere umano non ridurra ad esempio l'inquinamento. Basta informarsi per verificarlo. Per questo anche quando ero in televisione consigliavo a milioni di ascoltatori di studiare e al contempo di prendere le distanze da guerrafondai e da qualsiasi forma di corruzione. Adam Kadmon (Commento in risposta ad una persona. Gli * ne censurano il nome) https://www.instagram.com/p/CLXZ48XHCGS/?igshid=1et0de1ont7jk
0 notes
Link
Studi internazionali hanno mostrato come gli aiuti nei settori di salute e istruzione possono convincere le persone che non vale la pena di cercare una vita migliore all’estero.
Ad oggi però, per ridurre i flussi migratori provenienti dall’Africa, i paesi dell’Unione europea hanno scelto di investire in maniera crescente nel controllo delle frontiere. Spesso questo avviene a scapito dei servizi essenziali: cibo e acqua, salute, istruzione di base. Elementi determinanti per combattere la povertà e le cause profonde delle migrazioni forzate.
La più rilevante criticità che la società civile europea ha denunciato negli ultimi mesi è la tendenza generale dell’uso progressivo degli aiuti dell’Unione europea a favore degli interessi nazionali per l’esternalizzazione delle frontiere. Come ha affermato la confederazione di ong Concord, negli ultimi anni la spesa per aiuti in materia di “conflitti, pace e sicurezza” – che in concreto consiste in finanziamenti alle forze dell’ordine in paesi africani spesso poco democratici – ha superato la crescita di tutte le altre tipologie di aiuto.
0 notes