#francesi a lisbona
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Verrà la luce - un omaggio a Walter Benjamin
Non posso far a meno di sventrarmi l’animo leggendo l’atroce storia di Walter Benjamin, spirito perdente perseguitato dalla sfiga in aeternum, roso da quel folletto dispettoso che pur ammattiva il Tasso. Re del fallimento quale sono, sento mie le sue acri sconfitte e prego per un finale migliore. Puntualmente respinto da Accademia e accademici, Benjamin aveva il dono funesto di viver sempre al momento sbagliato. Quando finalmente un pio editore gli proponeva un progetto o una rivista, ecco che questi dichiarava bancarotta prima d’avergli pagato il primo numero. Ma più tentava la vita, più il malefico coboldo s’accaniva sulle sue fragili spalle, ridendo dei suoi atroci scherni. Un giorno Benjamin trovò il coraggio di metter fine alle ipocrisie del suo matrimonio, lasciando la moglie Dora per darsi anima e sangue alla sua amante, la regista Asja Lacis, ma questa per tutta risposta lo liquidò malamente il giorno dopo (lui totalmente me). Come se non bastasse, fuggito a Parigi dalla Germania nazista, prese a pubblicare per l’Institute for Social Research di Adorno, ma questi infastidito da Benjamin, troppo indipendente, gli voltò le spalle, negandogli così ogni sostegno economico. Fuggito a Marsiglia, in attesa d'un visto d’emergenza per l’America, scoprì che la sua biblioteca parigina, i suoi amati preziosissimi libri, faticosamente collezionati nel corso degli anni, erano stati requisiti dalla Gestapo e probabilmente bruciati, pisciati, calpestati senza ritegno. Ottenuto il visto per l’America e il permesso d’espatrio per salpare da Lisbona, Benjamin s’incamminò allora verso il confine spagnolo, stringendo a sé una borsa nera con dentro il suo mondo, manoscritti e pensieri incompiuti. Tuttavia, giunti a Portbou, sui Pirenei, lo gnomo venefico decise di tendergli un ultimo diabolico agguato: il permesso delle autorità francesi era stato revocato, sicché i profughi sarebbero stati ricacciati indietro a rischiar la vita nella Francia nazista. Sentendosi ormai disperato e sconfitto, Benjamin s’ammazzò allora di veleno, svanendo da tutto e tutti in pochi istanti. Per tragica ironia, il permesso francese arrivò il giorno dopo, sicché i suoi compagni poterono proseguire il viaggio. Come scrisse Hannah Arendt, sua cara amica: “un giorno prima Benjamin sarebbe passato senza difficoltà, un giorno dopo a Marsiglia si sarebbe saputo che in quel momento non si poteva passare per la Spagna. Solo quel giorno era possibile la catastrofe”. Arrivata negli Stati Uniti sotto l’ala protettiva di Adorno, Hannah Arendt pensava che i manoscritti di Benjamin, stretti in viaggio con sé, sarebbero stati accolti degnamente da Adorno, ma questi invece ne trascurò la pubblicazione con pigra indifferenza. Alcuni amici di Benjamin pagarono l’affitto di un loculo a Portbou per cinque anni. Dopodiché la salma fu gettata in una fossa comune ad eterno oblio. La borsa nera in cui Benjamin custodiva carte e manoscritti venne ritrovata soli molti anni dopo, ma ormai al suo interno non c’era più nulla, tranne polvere e cieco silenzio. Spero d’esser riuscito a rendere col mio post un flebile omaggio alla sua vita, ma voi che vivete come me di penosi inciampi e travagliose frane, ricordatevi di non cedere mai alla paranoia, non lasciatevi abbattere dai tragici dispetti del vostro demonico folletto, c’è una luce più avanti dove non si vede, il cammino è lungo, arduo assai e costa sangue e patimento, ma voi non fermatevi, credete, verrà la luce.
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Una certa attenzione all’Aginter Presse fu data dal giudice Giovanni Tamburino
Giannettini, la cui figura emerse durante le indagini relative alla strage di piazza Fontana, raccontò di aver conosciuto Guillou a Lisbona nel 1964 grazie alla mediazione del capitano dell’Organisation de l’Armée Secrète Jean-René Souetre, provando una volta di più i legami intercorsi tra i terroristi francesi e l’estrema destra italiana.La vicenda dell’Aginter Presse terminò nel 1974, quando la…
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Una certa attenzione all’Aginter Presse fu data dal giudice Giovanni Tamburino
Giannettini, la cui figura emerse durante le indagini relative alla strage di piazza Fontana, raccontò di aver conosciuto Guillou a Lisbona nel 1964 grazie alla mediazione del capitano dell’Organisation de l’Armée Secrète Jean-René Souetre, provando una volta di più i legami intercorsi tra i terroristi francesi e l’estrema destra italiana.La vicenda dell’Aginter Presse terminò nel 1974, quando la…
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Giannettini, la cui figura emerse durante le indagini relative alla strage di piazza Fontana, raccontò di aver conosciuto Guillou a Lisbona nel 1964 grazie alla mediazione del capitano dell’Organisation de l’Armée Secrète Jean-René Souetre, provando una volta di più i legami intercorsi tra i terroristi francesi e l’estrema destra italiana.La vicenda dell’Aginter Presse terminò nel 1974, quando la…
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Justine Triet
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Justine Triet, regista e sceneggiatrice, è tra le figure più interessanti e premiate del nuovo cinema francese.
Col suo film Anatomia di una caduta, ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, la Palma d’oro al Festival di Cannes, due Golden Globe, un Critics Choice Award e un Premio BAFTA.
Le sue sono piccole storie che si agitano dentro la Storia. Nei suoi film cortocircuitano finzione e realtà, pubblico e privato, video arte e performance.
Nata a Fécamp, in Normansia, il 17 luglio 1978, si è laureata all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, nel 2003.
Dopo la laurea, si è fatta presto notare con le sue prime opere che hanno partecipato a diversi concorsi cinematografici. Il cortometraggio Trasverse (2004) è stato selezionato ai Rencontres Internationales Paris/Berlin e L’amour est un chien de l’enfer (2006) è stato proiettato alla Biennale d’arte contemporanea di Lione. Entrambi i film affrontano aspetti legati all’attualità sociale e politica, concentrandosi sulla “coreografia” delle manifestazioni politiche e degli assembramenti pubblici.
Sur Place, del 2007, che ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Brive è stato inserito nelle collezioni del Centre Pompidou e del Museu Berardo di Lisbona. Girato da una finestra durante le proteste studentesche anti CPE a Parigi nel 2006, il suo sguardo è sul conflitto e sul ruolo dell’individuo all’interno di un gruppo, l’ambiguità e la visione stereotipata che i media rilanciano di questi eventi. La cittadinanza diventa protagonista pur restando una massa compatta e uniforme.
Nel 2009 ha diretto il cortometraggio-documentario Des ombres dans la maison, ambientato nella periferia di San Paolo, in Brasile, che racconta la storia del quindicenne Gustavo, della madre alcolista e dell’assistente sociale, pastore della chiesa evangelica, che deve deciderne o meno l’affidamento. Questo film rappresenta una svolta nel suo lavoro, perché pur confermando il suo interesse per i fenomeni di massa, come quelli che hanno al centro i predicatori, introduce una più marcata attenzione e un’intimità con i personaggi di cui narra la storia.
Vilaine fille, mauvais garçon, il suo primo cortometraggio di finzione ispirato nel titolo a una canzone di Serge Gainsbourg, è la storia di due trentenni che la solitudine fa incontrare per caso a una festa, Thomas e Laetitia. Tra dramma e leggerezza, per loro è l’inizio di una notte “fuori orario” sulla strada della felicità. Il corto, nominato ai César nel 2012 ha vinto numerosi premi in vari festival francesi e internazionali, candidato all’Orso d’oro per il miglior cortometraggio, ha vinto il Prix UIP Berlin.
Il suo primo lungometraggio è stato La Bataille de Solférino del 2013, candidato ai César per la migliore opera prima, selezionato all’ACID di Cannes, Premio del Pubblico al Festival Paris Cinéma, considerato dai Cahiers du cinéma uno dei dieci film più belli dell’anno, è la storia di una giornalista che affronta la giornata delle elezioni vinte da François Hollande in Rue de Solferino, storica sede del Partito socialista francese. Girato in presa diretta tra i sostenitori che aspettano il risultato delle urne, il film si immerge nella realtà di un grande evento nazionale facendo rimbalzare la “guerra” politica con quella famigliare della protagonista che, per assicurare i servizi alla rete ha lasciato a casa le sue bambine, proprio il giorno in cui il padre separato vuole vederle. Un pezzo di metatelevisione e metacinema che fotografa angosce private e pubblici conflitti.
Anche Victoria, commedia sofisticata presentata in anteprima mondiale alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2016 è il ritratto di una donna complessa, contesa tra vita professionale e personale. Un film cinico e romantico sulla spirale emotiva di una donna che cade, sbaglia e si rialza, e sulle ossessioni della regista: le difficili relazioni tra i sessi, la solitudine, i figli, la giustizia, i soldi, il sesso.
Sempre a Cannes, in concorso, ha presentato Sibyl – Labirinti di donna nel 2019 a cui è seguito il pluripremiato Anatomia di una caduta del 2023, un legal drama che ha come protagonista una scrittrice sospettata della morte del marito in una remota località di montagna.
Un film appassionante, femminista, sfaccettato, intimista e pieno di colpi di scena. Un’opera di alto livello sull’ambiguità del reale. Un grande lavoro sull’infanzia rubata, violentata, sulla lotta estrema di un adolescente per riappropriarsi il più possibile di quanto stanno cercando di sottrargli. L’opera era stata anche candidata agli Oscar per la miglior regia.
Justine Triet non smette di sorprendere e di collezionare critiche positive per il suo sguardo che penetra nel profondo delle cose e delle persone, per la grandezza nel mostrare i diversi punti di vista. Un’artista che si dà tanto e che in ogni sua fatica riesce a sorprendere e incantare il pubblico.
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Maria Clara di Gesù Bambino
(1843-1899)
BEATIFICAZIONE:
- 21 maggio 2011
- Papa Benedetto XVI
Celebrazione
RICORRENZA:
- 1 dicembre
Religiosa portoghese, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione; Una vita segnata dalla carità, un cuore sempre aperto all’accoglienza dei bisognosi, confidando saldamente nella Divina Provvidenza.
Guardate, quella è la mia gente! Che pena provo di non poterli soccorrere!"
Libânia do Carmo Galvão Meixa de Moura Telles e Albuquerque nacque il 15 giugno 1843 ad Amadora nei pressi di Lisbona, terza di sette figli di una famiglia aristocratica, e il 2 settembre nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Soccorso di Benefica fu battezzata con il nome di Libânia do Carmo.
Trascorse l’infanzia in un clima sereno e accogliente, caratterizzato dal ritmo della vita familiare e da una esperienza educativa chiaramente ispirata alla fede. Imparò così ad amare il Signore, la Beata Vergine e i Santi e ad aprirsi alla realtà del prossimo maggiormente segnato da afflizione e povertà. Anche lei, tuttavia, sarebbe stata ben presto visitata dalla sofferenza, poiché nel giro di poco tempo morirono alcuni familiari e anche i suoi genitori. Tali eventi incisero profondamente sul suo animo, rendendolo ancora più sensibile di fronte al mistero del dolore, ma nello stesso tempo contribuirono ad irrobustirne il carattere: fortezza e speranza brillarono sul suo volto, insieme alle lacrime per lutti così numerosi, gravi e inattesi.
Rimasta orfana, Libânia do Carmo a 14 anni fu accolta nell’Asilo Reale d’Ajuda in Lisbona, gestito dalle Suore francesi Figlie della Carità, dove, mentre ricevette una preparazione culturale e umana corrispondente al suo rango, ebbe l’opportunità di consolidare in modo sempre più consapevole la sua formazione spirituale.
Nel 1862, lasciato l’istituto religioso, fu ospitata nel Palazzo Valada come dama di compagnia e confidente della Marchesa. Libania, tuttavia, andava maturando la decisione di consacrarsi al Signore in un’esperienza di vita religiosa: avvertiva infatti come impellente la vocazione ad un’esistenza completamente dedicata alla preghiera e al servizio del prossimo. Perciò alcuni anni dopo si ritirò nel Convento di San Patrizio a Lisbona, presso le Terziarie Cappuccine di Nostra Signora della Concezione; qui successivamente vestì l’abito di terziaria francescana e assunse il nome di Maria Clara di Gesù Bambino.
Il suo orientamento vocazionale, però, dovette affrontare un primo ostacolo, costituito dalle leggi civili del Portogallo che in quel momento risentivano di un accentuato spirito antiecclesiale e proibivano ogni forma di vita religiosa. Di fronte a questa situazione il direttore spirituale della Fraternità fece ricorso ad una Congregazione francese, le Suore Francescane Ospedaliere e Maestre, ed inviò la Serva di Dio presso il loro Monastero di Calais in Francia. Qui la giovane venne ammessa al noviziato e in seguito professò i voti.
Rientrata in Portogallo, Suor Maria Clara di Gesù Bambino fu nominata superiora del Convento di San Patrizio e, con la prudente guida del direttore spirituale, si applicò ad una intensa riforma della comunità delle Cappuccine, al punto da dare origine ad una nuova Congregazione, quella delle Suore Ospedaliere Portoghesi, che, riconosciuta civilmente come associazione benefica, avrebbe poi ricevuto l’approvazione pontificia da parte del Beato Pio IX.
La Congregazione conobbe in breve tempo una rilevante fioritura di vocazioni e di opere e si diffuse anche al di fuori del paese lusitano, con una serie di case aperte in Angola, India, Guinea, Capo Verde, San Tomé, dovunque ci fosse richiesta di un aiuto a favore dei bisognosi. Non mancarono, tuttavia, anche ostacoli e difficoltà di ogni genere, che inevitabilmente comportarono tensioni e divergenze anche all’interno della Congregazione.
Nonostante le amarezze, la Serva di Dio non perse mai la serenità e anzi rafforzò la sua adesione alla divina volontà, unicamente dedita alla crescita spirituale delle Consorelle e alla realizzazione di opere apostoliche, che animò con la preghiera, con il consiglio e soprattutto con grande spirito di sacrificio. Nelle varie circostanze, Madre Maria Clara dimostrò equilibrio non comune, intelligenza pratica, saggia capacità di sintesi, sensibilità materna, generosità, fervore, sobrietà di vita.
La sua personalità, ricca di doti intellettuali e affettive, era totalmente consacrata al Signore e al servizio del suo regno. Il suo percorso spirituale si manifestava in modo particolare in un intimo atteggiamento di relazione sponsale con Gesù, il cui Cuore sacratissimo costituiva per lei il centro unificante dei pensieri e delle azioni; in un profondo legame con la sua croce, che ella condivise soffrendo in silenzio e pazienza; in una incrollabile fiducia nella Provvidenza, della quale si riteneva umile strumento; in un comportamento di piena disponibilità verso tutti, anche nei confronti dei suoi calunniatori e persecutori che lei, pur ferita dalle ingratitudini, aveva sempre amato e perdonato.
Ebbe a cuore in modo speciale i poveri e gli ammalati, a favore dei quali fondò la sua opera, impegnandosi a trasmettere alle religiose della sua Congregazione gli stessi valori che avevano costituito il pilastro portante della sua vita.
La salute risentì di tante fatiche fisiche e psicologiche: iniziarono a manifestarsi problemi polmonari e cerebrali, fino a che subentrò un infarto che la condusse alla tomba.
Un mese prima della morte indirizzò l’ultima circolare alle sue religiose, riportando tra l’altro quello che era stato il pensiero dominante del suo cammino interiore: «Nulla accade nel mondo senza il permesso di Dio».
Il 1 dicembre 1899, dopo aver ricevuto i sacramenti, si spense serenamente in Lisbona: era il primo venerdì del mese, giorno dedicato al Cuore divino dello Sposo. Le esequie furono partecipate da numerosi sacerdoti, religiose e laici di tutte le classi sociali, testimonianza di una fama di santità che già in vita aveva accompagnato la Serva di Dio.
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Alla scoperta dei locali di Lisbona n.3
Continua la nostra scoperta dei locali di Lisbona, questo mese un mix tra Italia e Francia.
Continua la nostra caccia ai locali nuovi e meno nuovi della capitale portoghese. Oggi voglio proporvi altri quattro locali dove poter fare l’aperitivo e/o pranzare e cenare. Pronti a prender nota? Ecco i nuovi 4 di “Alla scoperta dei locali di Lisbona”.
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IN QUESTO NUMERO: A’PARANZA, LA PASTA FRESCA, AMMAZZA PINSA, CLUB DES CHÂTEAUX DE LISBONNE
L’appuntamento su Instagram era settimanalema…
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La mattina del 28 novembre le agenzie senza enfasi o approfondimenti battono la notizia di una operazione di polizia contro vari estremisti di destra, detta “Ombre Nere“. Poi nel corso della giornata emergono alcuni altri particolari: il blitz aveva avuto luogo da impulso della Digos di Enna e del Servizio per il Contrasto dell’estremismo e del terrorismo del Viminale, d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Ci sono state svariate perquisizioni con 19 indagati. Comunque l’operazione non ha interessato solo Enna ma anche Siracusa, Milano, Monza, Bergamo, Cremona, Genova, Imperia, Livorno, Messina Torino, Cuneo, Padova, Verona, Vicenza e Nuoro.
I principali quotidiani online, pur non fornendo grandi spazi alla notizia, informano che l’attività di indagine era cominciata un paio di anni fa e sussurrano la figura di un cosiddetto legionario, di origine calabrese, operante in Liguria: ma niente di più.
I giornali cartacei del 29 novembre danno vari particolari, soffermandosi su aspetti per così dire suggestivi come l’indagata Miss Hitler, una signora biondissima ossigenata nazistissima e violentemente antisemita caratterizzata da una enorme aquila con svastica tatuata su tutta la schiena.
Ma con le ore l’indagine si svela che si sta trattando non di una cosetta folklorica e invasata ma di una trama robusta e pericolosa.
In primis i simpatici camerati stavano fondando o avevano fondato una organizzazione nazifascista temibile con contatti coi loro camerati spagnoli, francesi e portoghesi (particolare importante questo, giacchè il paese lusitano, dai primi anni post rivoluzione dei garofani, appariva immune da presenze nazifasciste, laddove durante il lungo regime fascista lusitano l’Internazionale Nera era stata di casa a Lisbona).
Miss Hitler, al secolo Francesa Rizzi, quindi non solo personaggio folklorico, il 10 agosto 2019 rappresentava l’Italia a un convegno internazionale nazi; nel suo intervento aveva chiuso ovviamente con dichiarazioni roboanti antisemite. Al convegno di Lisbona oltre la Rizzi i relatori erano Mario Machado, Blagovest Asenov, Alba Lobera, Josele Sanchez, Mattias Deyda, Yvan Benedetti, tutti personaggi tristemente ben noti delle destre estreme europee.
In secondo luogo, il nome del legionario è stato reso finalmente noto, si tratta di Pasquale (alias Leo/Leone) Nucera, un nome inquietante. Nel corso del 1995 Nucera dichiarò che una settimana prima dell’ omicidio di Lodovico Ligato, nella villa di Reggio Calabria dell’ex presidente dell’ Ente Ferrovie si svolse una riunione, presenti politici e mafiosi locali; la dichiarazione avvenne in una deposizione resa nel carcere di Nizza. Nell’aprile 1995 sempre in quanto pentito di ndrangheta parlò di un enorme carico di esplosivo nelle stive della “Laura C” da mezzo secolo in fondo al mare, in Calabria, di cui le mafie da sempre si sarebbero servite. Successivamente Nucera già conoscitore degli ambienti dei mercenari italiani in Iraq, dichiarerà che era stata programmata una evasione cruentissima di Totò Riina, per il tramite di mercenari slavi e di pezzi degli apparati italiani. Quindi Nucera è da annoverarsi tra i pentiti ed è pertanto sotto il controllo delle forze di polizia italiane. Eppure qualche mese orsono cercava di organizzare attentati dimostrativi: “Potremmo lanciare una molotov all’Anpi [in Lombardia]”. Lo diceva, essendo intercettato dalla Digos di Enna. Inoltre Nucera risulta tra le figure di riferimento del partito Forza Nuova, di cui a inizio 2018 era diventato vicecoordinatore nella provincia di Imperia. Infine secondo gli investigatori dell’operazione Ombre nere il Nucera avrebbe un ruolo da addestratore delle ‘milizie’ di chiara matrice filonazista, xenofoba e antisemita di cui si progettava la creazione.
Da ultimo la non tanto folklorica Miss Hitler ebbe poco tempo fa una soffiata dall’interno della Polizia che si stava indagando su lei e i sui suoi camerati, la talpa è stata identificata in un assistente capo che era in servizio all’ufficio di gabinetto della questura Torino, si tratta di L.N., 54 anni, che è ora indagato per rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a un sistema informatico da parte di un pubblico ufficiale.
Definire il quadro inquietante è dir poco.
Claire Lacombe
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Tav, ora vi racconto come stanno davvero le cose di Fabio Balocco ...Fu allora, che, vedendo il progetto, mi accorsi che, così come era stata tracciata la linea con il pennarello, sarebbe stato spazzato via un convento di suore: chi aveva tirato quella linea non era mai stato in valle. Già allora, parlo dell’inizio del millennio, la Tav era qualcosa che si doveva fare. Perché faceva girare dei soldi. Solo ed esclusivamente per quello. Probabilmente non si saprà mai se sono corse, se stanno correndo, se correranno tangenti. Non è questo il punto. Il punto è la sudditanza di un potere politico alla lobby delle costruzioni che quel potere da sempre sostiene. Basterebbe questo per comprendere (non giustificare) questa grande opera, come buona parte della altre. Partendo da questo presupposto non è strano, anzi, che prima la linea sia stata giustificata con il traffico passeggeri. Poi, visto che la foglia di fico non teneva, ecco inventarsi la linea di trasporto merci e inventarsi altresì un corridoio Lisbona-Kiev per le merci tutto da realizzare, poi bene sbugiardato dal giornalista Luca Rastello nel suo Binario morto. Del resto, per contestare quella classe politica che ne esaltava la necessità, sarebbe bastato il fatto che da quando nacque la repubblica i vari governi hanno finanziato solo ed esclusivamente opere per il trasporto merci su strada. Quello su rotaia è diventato una cenerentola. Improvvisamente, con la Tav il traffico merci diventa essenziale, ma guarda un po’… Però, dato che neppure i numeri del traffico merci giustificano la linea, che anzi è addirittura sovradimensionata rispetto al traffico che potrebbe sostenere, ecco che ci si inventa addirittura un flusso di traffico mirabolante per i prossimi decenni, tale da poter motivare appunto la realizzazione dell’opera. La proiezione è ovviamente fasulla, lo ammetteranno poi gli stessi che i numeri se li inventarono. Ma non è finita qui. La Francia non ha mai previsto una tratta ad alta velocità per risalire la Maurienne, ed ecco allora i nostri politici convincere i francesi della necessità. E i francesi dire “va bene, ma i costi ve li accollate in buona parte voi”. Ed ecco fare opera di convincimento anche con l’Ue, che si decide ad inserire la tratta fra le opere infrastrutturali prioritarie. A chi oggi se la prende con i No Tav, tacciandoli di essere contro il progresso o addirittura terroristi, pongo una semplice domanda: cosa fareste voi se vi volessero realizzare una grande opera sotto casa e sapeste, numeri alla mano, che essa non serve a nulla? Pensateci. La nostra battaglia (posso dire “la nostra” perché divenne anche una mia battaglia) sembrava esattamente quella di Davide contro Golia, anche se il re era palesemente nudo. Contro non avevamo solo un intero arco costituzionale (allora, ricordo, Rifondazione Comunista e i Verdi contavano come il due di picche), ma anche tutti i mass media (con l’eccezione del Fatto e de il manifesto). Risultato: non riuscivi a far trapelare la verità e cioè l’inutilità dell’opera. Addirittura i media travisavano la realtà pur di convincere la gente che l’opera andava fatta. Ricordo un giornalista di un grande quotidiano che, quando di notte la polizia picchiò a Venaus i manifestanti inermi, adottò per il pezzo un titolo del tipo “La polizia attacca i manifestanti durante la notte” e gli fu modificato con “Scontro nella notte fra manifestanti e polizia”. Non credo che nella storia della repubblica un’opera sia stata pompata così tanto come la Tav, ma semplicemente perché è un’opera intorno a cui girano davvero tanti, ma tanti soldi. Pompata sia da quotidiani e sia da televisioni. Insomma, in questi anni ci è sembrato di vivere un incubo, credetemi. E quando il sistema (perché di sistema si tratta) passò dalle parole ai fatti, quando fu sgombrata con manganelli e idranti l’area della Maddalena (io ero lì a relazionare per questo giornale), ecco mettercisi anche la magistratura con un pool ad hoc per colpire i reati dei No Tav. Non quelli delle forze dell’ordine. E addirittura un “teorema Caselli”, secondo cui il movimento avrebbe avuto caratteristiche terroristiche (teoria poi smontata dalla Corte di Cassazione). Così il quadro era completo, eravamo circondati: potere economico, potere politico, mass media, magistratura, forze dell’ordine. Sembrava non esserci scampo. O meglio, uno spiraglio di luce lo vedevamo: era Beppe Grillo, prima, e il M5S da lui creato, dopo. Alla Maddalena quella notte al nostro fianco c’erano tutti loro, i Cinquestelle, compresa quella Chiara Appendino che poi sarebbe diventata sindaco di Torino. Loro alle manifestazioni c’erano sempre ed erano in tutta Italia l’unica forza politica che denunciava l’inutilità delle grandi opere e lo spreco di pubblico denaro, oltre alla gratuita (questa sì) distruzione di territorio ed ambiente, dalla Tav al Tap al Terzo Valico. Nei Cinquestelle noi credevamo, molti li conoscevamo personalmente, e quando andarono in parlamento all’opposizione continuarono coerentemente la loro battaglia. Ma poi venne l’abbraccio con la Lega, proprio il partito che più di tutti affonda le proprie radici nel cemento, proprio quello. Ed ecco allora, come logica conseguenza, un contratto di governo che non parla di consumo di suolo, non parla di abusivismo, dice sì al Terzo Valico, e dice addirittura nì, non più no, alla Tav. Ecco il sì al Tap, ecco il sì alla tratta Av Brescia-Padova, ecco l’Av Napoli-Bari. Magari, chissà e perché no, il Ponte sullo Stretto. Perché anche qui ci sono le penali, anche qui forse bisogna pagare. Già, perché il revirement dei Cinquestelle su tutte le grandi opere è che costa abbandonarle. In ultimo, il premier Conte con le sue dichiarazioni. Innanzitutto allora, dico io, potevano risparmiare soldi per le analisi costi-benefici: perché pagare fior di esperti per poi usare i loro studi per dopo… (lascio alla fantasia del lettore). E poi, santo dio, parlare di necessità di risparmiare in un paese in cui le grandi opere vengono realizzate secondo itinerari balzani (in Piemonte l’autostrada Asti-Cuneo), oppure vengono realizzate senza una reale utilità (Pedemontana veneta su tutte) pur di finanziare l’industria delle costruzioni, fa francamente sorridere. Inventatene un’altra di balla, che sia più credibile, per favore. Ma infine, anche ammesso e non concesso che in termini strettamente monetari gli abbandoni costino di più, i nostri politici, e qui mi rivolgo in particolare ai Cinquestelle, sanno che esistono i sistemi eco-sistemici? Che un consumo di suolo, un degrado dell’aria e dell’acqua hanno dei costi per la collettività? Sanno, molto più banalmente, che un ambiente sano viene prima di tutto, come del resto anche affermato dalla stessa Corte Costituzionale in più sentenze? Ma è tutto inutile. E per la Tav si andrà quindi al voto in Parlamento, con i Cinquestelle che faranno un po’ di manfrina, magari, già me lo immagino, tireranno fuori le bandiere No Tav. Una sceneggiata, e poi tutto continuerà esattamente come prima. Gli eletti (non nel senso di “superiori”, per la carità) continueranno a fare i loro giochetti in parlamento al servizio delle lobby. Fuori si continuerà a bucare montagne, a estinguere sorgenti, a costruire abusivamente, a privatizzare beni comuni, a consumare suolo, a tagliare foreste, ad avvelenare il terreno, l’acqua e l’aria, a morire di cancro. “Il migliore dei mondi possibili”.
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IL TRENO DI SPADE
di Marco Travaglio
Quando c’era da decidere sul gasdotto Tap, i 5Stelle erano contro e la Lega era pro: Conte fece il presidente del Consiglio e, in base all’analisi giuridica sui costi-benefici, decise che ormai i rischi di pagare i risarcimenti previsti dal trattato internazionale erano troppo alti. E decise il sì, per la gioia di Salvini e la figuraccia di Di Maio, Di Battista&C. che avevano promesso l’opposto. I 5Stelle, per disciplina di governo, ingoiarono il rospo e tutti i pesci in faccia made in Salento.
Ora la scena si ripete sul Tav: M5S contro e Lega pro. E Conte rifà il presidente del Consiglio, analisi costi-benefici economica e giuridica alla mano: convoca i due litiganti con i rispettivi tecnici (Di Maio e Toninelli si portano il prof. Ramella, che ha steso l’analisi con Ponti e altri tre colleghi; Salvini si porta Siri, 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta) e ascolta le eventuali obiezioni, finora sempre millantate ma mai messe nero su bianco dalla Lega, alle 80 pagine dei tecnici governativi.
Poi decide: se questi verranno smentiti con dati attendibili, il Tav si farà; se no, non si farà e i bandi del costruttore italo-francese Telt andranno bloccati. Anche perché l’analisi del governo quantifica il mega-spreco di denaro pubblico (2,5 miliardi italiani, più 4,5-5,5 francesi ed europei) e chi non lo scongiura ne risponde patrimonialmente alla Corte dei conti per danno erariale.
A quel punto la Lega ha due sole opzioni: o si uniforma alle decisioni del suo premier per disciplina di governo, come i 5Stelle sul Tap, e accetta l’idea che un governo di coalizione non può restare paralizzato su ogni cosa dai veti incrociati, dunque ora cede un partner e ora cede l’altro; oppure sfiducia il suo premier e apre la crisi di governo.
Così si capisce se Salvini è sincero, quando dice di voler governare per cinque anni e rifiuta le avance di B., oppure mente anche su quello.
Quando firmò con Di Maio il Contratto, in cui il M5S aveva preteso di inserire l’impegno a “ridiscutere integralmente” il Tav, sapeva benissimo che quello per i suoi partner era un punto dirimente al pari dell’Anticorruzione e del Reddito di cittadinanza, come per lui il Dl Sicurezza e il Dl Legittima difesa. Quindi il redde rationem di oggi non è una sorpresa dell’ultima ora: è uno snodo prevedibile, anzi scontato, che tutti dovevano mettere in conto, specie dopo il voto pilotato degli iscritti M5S sul processo Diciotti. Con l’aggiunta della devastante analisi costi-benefici del governo e della mozione parlamentare approvata da 5Stelle e Lega il 19 febbraio che impegna l’esecutivo a “ridiscutere integralmente” il Tav.
Se sul Tav cadrà il governo, sarà perché l’ha voluto Salvini: e non per difendere l’opera, che non serve a nessuno, men che meno a lui, ma per scopi ben più inconfessabili, che è bene far emergere quanto prima.
Così com’è stato un bene che emergesse il tradimento degli intellettuali e dei media, che sul buco del Tav hanno dato il peggio di sé, a rimorchio dei loro mandanti politico-affaristici, a colpi di fake news, ipocrisie, imposture e doppiopesismi.
Le collezioni dell’Espresso pullulano di inchieste ferocissime sull’inutilità dell’opera, da quella di Tommaso Cerno nel 2013 (“I No Tav sono un intero popolo”, “Tre generazioni appese al destino di un treno da 300 km l’ora. Nonni, figli e nipoti in guerra contro un mostro d’acciaio… La Val Susa ha tutta l’aria di un’italica striscia di Gaza…”) a quella di Giovanni Tizian nel 2016 (“Tav, e intanto si spreca. Le talpe continuano stancamente a scavare. Ma nessuno crede più a un modello di ‘grande opera’ superato dai fatti. E dal buon senso”).
Poi più nulla. Report di Milena Gabanelli, nel 2011, mandò un inviato in Val Susa a dimostrare l’inutilità del Tav per mancanza di merci: “Lo pagheranno – concluse Milena – i nostri figli disoccupati”. Poi, silenzio anche alla Rai.
Repubblica pubblicava le inchieste di Luca Rastello sulla grande bufala del Corridoio 5 Lisbona-Kiev (poi raccolte nel saggio Binario morto) e i commenti di Adriano Sofri sul “Partito Preso, cioè quello che dice ‘ormai non si può più tornare indietro’ e non spiega mai perché. Il Partito dell’Ormai. Il Tav è una nuova religione rivelata, fondata su un mistero sacro, calato dall’alto, quindi indimostrabile ma indiscutibile: il dogma dell’Immacolata Costruzione”. Ora Repubblica tifa Tav senza se e senza ma.
Sempre nel 2012 ben 360 professori universitari e professionisti firmarono sul Sole 24 Ore l’appello di Marco Ponti e Sergio Ulgiati al governo Monti perché, dopo il no alle Olimpiadi di Roma 2020, fosse altrettanto coraggioso cancellando lo spreco ben più cospicuo del Tav, citando studi del Politecnico di Milano e di Oxford (“La peggiore infrastruttura è sempre quella che viene costruita”: studio delle previsioni sballate su 260 mega-infrastrutture trasportistiche in ben 20 nazioni).
Poi, salvo rare eccezioni, tutti zitti. Nel 2013 persino Renzi, nel libro Oltre la rottamazione, definiva il Tav “investimento fuori scala e fuori tempo… iniziativa inutile… soldi impiegati male” e invitava lo Stato a “uscire dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e concentrarsi sulla manutenzione delle scuole e delle strade”, anche per “creare posti di lavoro più stabili”. Ora è Sì Tav.
Nel 2017, su lavoce.info, Carlo Cottarelli firmò un altro appello di Ponti con 41 professori del Politecnico di Milano contro il Tav perché “analisi indipendenti… mostrano flussi di traffico, attuali e prospettici, così modesti da poter escludere che sia opportuno realizzarla nella forma prevista”. Ora firma addirittura pseudo-analisi pro Tav.
Nel 1927 Julien Benda scrisse un pamphlet sul Tradimento dei chierici, cioè degli intellettuali. Non aveva ancora visto all’opera i nostri chierichetti e i nostri sacrestani.
Marco Travaglio FQ 7 marzo
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Fase ad eliminazione diretta delle coppe europee: si inizia a fare sul serio
Dopo 4 mesi di attesa le coppe europee ritornano e lo fanno attraverso l'inizio della fase ad eliminazione diretta. Champions, Europa e Conference League ricominciano da dove si erano interrotte con sfide dall'altissimo livello tecnico già a partire da stasera. Fase ad eliminazione diretta delle coppe europee: che gli ottavi di Champions League abbiano inizio Sedici squadre, otto partite, due al giorno per le prossime due settimane. Il menù degli ottavi di finale della Champions League 2022/2023 è ricco di match interessanti e da seguire. Lo spettacolo sarà assicurato e si inizia già stasera con due match: PSG - Bayern Monaco e Milan - Tottenham. Partiamo parlando del match che vedrà impegnati i rossoneri contro la squadra di Antonio Conte. I due club arrivano alla sfida europea in una situazione non facile visto che il Milan ha trovato solo venerdì scorso la sua seconda vittoria del 2023 dopo ben 4 sconfitte consecutive e con molti infortuni che stanno condizionando la squadra (su tutti il portiere Maignan) mentre il Tottenham, in lotta per un posto in Champions League, è uscito sonoramente sconfitta per 4 a 1 dal King Power Stadium contro il Leicester. I londinesi, inoltre, hanno salutato causa grave infortunio uno dei suoi uomini migliori ovvero Betancour. Arriviamo, ora, al secondo match della serata ma che dal punto di vista dello spettacolo è sicuramente il più atteso: Paris Saint Germain contro Bayern Monaco. Un remake della finale di Champions League del 2020 che vedrà Leo Messi affrontare la squadra che più di tutte in questi anni lo sta mettendo in difficoltà. Per i francesi questo è il vero banco di prova per cercare di vincere quella coppa dalle grandi orecchie che tanti soldi ha portato i parigini a spendere. Europa League: al via i fu "sedicesimi di finale" Una volta si chiamavano sedicesimi di finale ma ora si chiamano "playoff" e vedranno le squadre arrivate seconde nella fase a gruppi di Europa League affrontare le squadre arrivate terze nella fase a gironi di Champions League. Una serie di scontri che sembrano impari ma che in realtà potranno regalarci grandi sorprese. Quali sono le gare in programma? Ecco qui la lista completa dei match che in queste settimane infiammeranno i cuori dei tifosi: - Barcellona - Manchester United - Shaktar Donetsk - Rennes - Ajax - Union Berlino - Salisburgo - Roma - Juventus - Nantes - Sporting Lisbona - Midjylland - Bayer Leverkusen - Monaco - Sevilla - PSV Eindhoven La sorellina più piccola ma altrettanto affascinante: la Conference League Potrà anche avere squadre meno popolari o forti ma il suo fascino è indiscutibile. Al suo secondo anno di vita, la Conference League ha dato la possibilità a piccole squadre di poter provare la gioia di giocare una coppa europea. Eccoci, però, giunti al momento catartico ovvero gli spareggi. Anche in questo caso saranno le seconde della fase a gruppi le prime a scendere in campo e lo faranno contro le terze classificate della fase a gironi di Europa League. Ecco le gare in programma: - Qarabag - Gent - Trabzonospor - Basilea - Bodo Glimt - Lech Poznan - Braga - Fiorentina - Lazio - Cluj - AEK Larnaca - Dnipro - Sheriff - Partizan Belgrado - Ludogorets - Anderlecht Read the full article
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PRIMEIRA LIGA, 17ª GIORNATA
PORTOGALLO | articolo di Mikalic - 16 marzo 2021 Tre vittorie interne, un pareggio e un successo esterno nella 17ª giornata di Primeira Liga 32. Ancora da spartire i posti in Champions ed Europa League. Il Beira Mar blinda il primo posto. In bilico anche la coda della classifica nonostante le due squadre bot: il Benfica continua a giocare contro se stesso.
* * * IL RESOCONTO Nella gara più importante della stagione, il Beira Mar impatta con il Boavista 3-3 all'Estadio Municipal e blinda il primo posto in classifica: sarebbe il nono titolo consecutivo per i gialloneri di Roby Manson, dominatori incontrastati della Primeira Liga ormai da diversi anni, e ora in attesa dell'ultimo facile test contro l'União de Leiria bot per staccare il traguardo verso il secondo scudetto dell'era Manson. La partita la decidono Karembeu, Verne e Ubogu. I francesi sono stati la spina dorsale del club auri-negros durante tutta la stagione, così come le prestazioni del giovanissimo nigeriano Ubogu, cresciuto molto nell'ultimo periodo. Sfuma invece il sogno sorpasso per il Boavista, che certifica comunque l'ottimo lavoro svolto da Raptus durante quest'ultimo anno in terra lusitana. I gol bianconeri sono di Dunga, De Albreuin e Da Assuncao. LA SORPRESA Forse non è proprio una sorpresa, visto che il Porto ci ha tristemente abituati ad essere un pò masochista. Eppure la squadra di Alex arrivava a questa giornata con i favori del pronostico. Ma dopo l'ultimo tonfo con il Boavista, è arrivato anche il passo falso contro il Nacional, che ha sorpreso i dragoni tra le mura amiche del Dragão vincendo 4-2. Lo Sporting Lisbona ha ringraziato, ha fatto il suo contro il povero Benfica (4-0) e ha messo la freccia in classifica. Ora il Porto è quarto e deve sperare in una nuova combinazione favorevole all’ultima giornata per non rischiare di perdere tutto ciò che di buono aveva costruito fin'ora. CLASSIFICA Manca soltanto una giornata al termine e la classifica è ancora mutabile: fissa soltato la prima posizione. Il Beira Mar, in virtù della facile trasferta contro l'União bot, è virtualmente campione. Il Boavista ha il suo destino in mano nella gara contro il Braga, che nasconde però qualche piccola insidia. Sporting Lisbona terzo e Porto quarto: l’ultima giornata metterà di fronte Mikalic contro Alex per decidere il destino europeo di entrambi i club. Stessa sorte per il Nacional, quinto, che affronterà il Gil Vicente attualmente sesto. Nonostante il disastroso cammino sotto la gestione Iacovone, il Benfica dovrebbe riuscire nell'impresa di salvarsi grazie al turno favorevole: sfiderà il fanalino di coda Martimo, bot. 37 pt Beira Mar, 35 pt Boavista, 34 pt Sporting Lisbona, 32 pt Porto, 31 pt Nacional, 29 pt Gil Vicente, 24 pt Braga, 6 pt Benfica, 5 pt União de Leiria, 3 pt Maritimo. __________
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Se capitate a Porto non potete assolutamente ripartire senza che le vostre papille gustative abbiano fatto un viaggio a braccetto della piccola francese, meglio conosciuta come francesinha. Il nome già di per sé è abbastanza invogliante, ed in realtà potete mangiare la piccola francese in qualsiasi ristorante della città, e se a prima vista vi sembra un semplice panino vi sbagliate! Se fosse un semplice panino, potreste morderlo, ed, invece, la francesinha è talmente ripiena di ogni ben di dio che dovrete usare necessariamente coltello e forchetta. Si tratta di un mega-panino, che pare sia stato partorito dall’estro culinario di un emigrato portoghese di ritorno in patria dalla vicina Francia. Alcuni la fanno derivare dal Croque messieur francese, ma in quel caso di tratta di un semplice toast con prosciutto e formaggio! La francesinha di Porto, invece, prevede due robuste fette di pane ed un ripieno che corrisponde ad un intero banco macelleria, vale a dire: salame, una fettina di vitella, salsiccia, chouriço (varietà locale della salsiccia di maiale salata in salamoia) e wurstel! E come se non bastasse ci aggiungono il formaggio fuso e la annegano in una salsa alla birra, che spesso è possibile trovare anche in versione piccante con il piri piri, sorta di peperoncino. Nei ristoranti di Porto, se il vostro stomaco regge, è anche possibile richiedere la cosiddetta francesinha speciale che prevede sulla sommità del panino un bell’uovo fritto, il tutto accompagnato da una montagna di patatine, anche loro rigorosamente fritte e ovviamente francesi! Nonostante il notevole ripieno, il prezzo della francesinha è davvero contenuto, potete mangiarla per 5/7 euro o poco più, dipende ovviamente dal tipo di ristorante o snack bar che scegliete. Dopo averla mangiata, rimpiangerete le digestive salite di Lisbona che a Porto sono decisamente meno ripide!!
Anche questo é un piatto tipico di qui... Ho provato vari posti e non tutti mi sono piaciuti... Ma e comunqui bella sostanziosa... E’ da provare almeno una volta nella vita
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Investing.com – Il dollaro rimane in calo contro le altre principali valute questo mercoledì, in attesa della decisione di politica monetaria della Federal Reserve che sarà comunicata nel corso della giornata.
Il cambio EUR/USD è in salita dello 0,20% a 1,0625.
La Fed concluderà oggi alle 2:00PM ET (18:00GMT) i due giorni di vertice sulla politica monetaria e ci si aspetta che la banca centrale USA alzi il range dei tassi di un quarto di punto, portandoli tra lo 0,75% e l’1%.
Gli investitori seguiranno le prossime dichiarazioni alla ricerca di indicazioni sul futuro andamento dei tassi nel corso dell’anno. I funzionari della Fed hanno previsto tre aumenti per il 2017, ma potrebbero portarli a quattro, visti i segnali positivi lanciati di recente dal mercato del lavoro e dall’inflazione.
Gli investitori sono concentrati anche sulle elezioni olandesi di oggi, che saranno seguite con particolare attenzione per avere indicazioni sulla diffusione del populismo in Europa, specialmente in vista delle elezioni francesi del mese prossimo.
I sondaggi mostrano che il Partito della Libertà del nazionalista olandese di destra Geert Wilders, che vuole far uscire i Paesi Bassi dall’Unione Europea e fermare l’immigrazione dai paesi musulmani, sta perdendo punti a favore dell’opposizione.
La sterlina riguadagna terreno, con il cambio GBP/USD in salita dello 0,40% a 1,2199.
L’Ufficio Nazionale di Statistica britannico ha dichiarato che il tasso di disoccupazione è sceso al 4,7% nel trimestre terminato a gennaio, il minimo dal 1975. Le aspettative erano di una lettura invariata al 4,8%.
Il numero delle richieste di disoccupazione è sceso di un dato destagionalizzato di 11.300 unità febbraio,contro le aspettative di un calo di 5.000.
Intanto, l’indice della retribuzione media, esclusi i bonus}}, è salito solo del 2,3% su base annua, dopo l’incremento del 2,6% del mese precedente.
Lunedì il Parlamento ha autorizzato il Primo Ministro Theresa May all’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che darà il via al processo di uscita della Gran Bretagna dall’UE.
Il dollaro è in calo contro lo yen, con il cambio USD/JPY in calo dello 0,10% a 114,64, mentre il cambio USD/CHF è in calo dello 0,14% a 1,0088.
Il dollaro australiano e quello neozelandese sono in salita, con la coppia AUD/USD su dello 0,30% a 0,7583 ed il cambio NZD/USD che sale dello 0,32% a 0,6941.
Intanto, il cambio USD/CAD scende dello 0,16% a 1,3459.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,18% a 101,44.
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