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#francesi a lisbona
papesatan · 1 year
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Verrà la luce - un omaggio a Walter Benjamin
Non posso far a meno di sventrarmi l’animo leggendo l’atroce storia di Walter Benjamin, spirito perdente perseguitato dalla sfiga in aeternum, roso da quel folletto dispettoso che pur ammattiva il Tasso. Re del fallimento quale sono, sento mie le sue acri sconfitte e prego per un finale migliore. Puntualmente respinto da Accademia e accademici, Benjamin aveva il dono funesto di viver sempre al momento sbagliato. Quando finalmente un pio editore gli proponeva un progetto o una rivista, ecco che questi dichiarava bancarotta prima d’avergli pagato il primo numero. Ma più tentava la vita, più il malefico coboldo s’accaniva sulle sue fragili spalle, ridendo dei suoi atroci scherni. Un giorno Benjamin trovò il coraggio di metter fine alle ipocrisie del suo matrimonio, lasciando la moglie Dora per darsi anima e sangue alla sua amante, la regista Asja Lacis, ma questa per tutta risposta lo liquidò malamente il giorno dopo (lui totalmente me). Come se non bastasse, fuggito a Parigi dalla Germania nazista, prese a pubblicare per l’Institute for Social Research di Adorno, ma questi infastidito da Benjamin, troppo indipendente, gli voltò le spalle, negandogli così ogni sostegno economico. Fuggito a Marsiglia, in attesa d'un visto d’emergenza per l’America, scoprì che la sua biblioteca parigina, i suoi amati preziosissimi libri, faticosamente collezionati nel corso degli anni, erano stati requisiti dalla Gestapo e probabilmente bruciati, pisciati, calpestati senza ritegno. Ottenuto il visto per l’America e il permesso d’espatrio per salpare da Lisbona, Benjamin s’incamminò allora verso il confine spagnolo, stringendo a sé una borsa nera con dentro il suo mondo, manoscritti e pensieri incompiuti. Tuttavia, giunti a Portbou, sui Pirenei, lo gnomo venefico decise di tendergli un ultimo diabolico agguato: il permesso delle autorità francesi era stato revocato, sicché i profughi sarebbero stati ricacciati indietro a rischiar la vita nella Francia nazista. Sentendosi ormai disperato e sconfitto, Benjamin s’ammazzò allora di veleno, svanendo da tutto e tutti in pochi istanti. Per tragica ironia, il permesso francese arrivò il giorno dopo, sicché i suoi compagni poterono proseguire il viaggio. Come scrisse Hannah Arendt, sua cara amica: “un giorno prima Benjamin sarebbe passato senza difficoltà, un giorno dopo a Marsiglia si sarebbe saputo che in quel momento non si poteva passare per la Spagna. Solo quel giorno era possibile la catastrofe”. Arrivata negli Stati Uniti sotto l’ala protettiva di Adorno, Hannah Arendt pensava che i manoscritti di Benjamin, stretti in viaggio con sé, sarebbero stati accolti degnamente da Adorno, ma questi invece ne trascurò la pubblicazione con pigra indifferenza. Alcuni amici di Benjamin pagarono l’affitto di un loculo a Portbou per cinque anni. Dopodiché la salma fu gettata in una fossa comune ad eterno oblio. La borsa nera in cui Benjamin custodiva carte e manoscritti venne ritrovata soli molti anni dopo, ma ormai al suo interno non c’era più nulla, tranne polvere e cieco silenzio. Spero d’esser riuscito a rendere col mio post un flebile omaggio alla sua vita, ma voi che vivete come me di penosi inciampi e travagliose frane, ricordatevi di non cedere mai alla paranoia, non lasciatevi abbattere dai tragici dispetti del vostro demonico folletto, c’è una luce più avanti dove non si vede, il cammino è lungo, arduo assai e costa sangue e patimento, ma voi non fermatevi, credete, verrà la luce.
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carmenvicinanza · 2 months
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Justine Triet
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Justine Triet, regista e sceneggiatrice, è tra le figure più interessanti e premiate del nuovo cinema francese.
Col suo film Anatomia di una caduta, ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, la Palma d’oro al Festival di Cannes, due Golden Globe, un Critics Choice Award e un Premio BAFTA.
Le sue sono piccole storie che si agitano dentro la Storia. Nei suoi film cortocircuitano finzione e realtà, pubblico e privato, video arte e performance.
Nata a Fécamp, in Normansia, il 17 luglio 1978, si è laureata all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, nel 2003.
Dopo la laurea, si è fatta presto notare con le sue prime opere che hanno partecipato a diversi concorsi cinematografici. Il cortometraggio Trasverse (2004) è stato selezionato ai Rencontres Internationales Paris/Berlin e L’amour est un chien de l’enfer (2006) è stato proiettato alla Biennale d’arte contemporanea di Lione. Entrambi i film affrontano aspetti legati all’attualità sociale e politica, concentrandosi sulla “coreografia” delle manifestazioni politiche e degli assembramenti pubblici.
Sur Place, del 2007, che ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Brive è stato inserito nelle collezioni del Centre Pompidou e del Museu Berardo di Lisbona. Girato da una finestra durante le proteste studentesche anti CPE a Parigi nel 2006, il suo sguardo è sul conflitto e sul ruolo dell’individuo all’interno di un gruppo, l’ambiguità e la visione stereotipata che i media rilanciano di questi eventi. La cittadinanza diventa protagonista pur restando una massa compatta e uniforme.
Nel 2009 ha diretto il cortometraggio-documentario Des ombres dans la maison, ambientato nella periferia di San Paolo, in Brasile, che racconta la storia del quindicenne Gustavo, della madre alcolista e dell’assistente sociale, pastore della chiesa evangelica, che deve deciderne o meno l’affidamento. Questo film rappresenta una svolta nel suo lavoro, perché pur confermando il suo interesse per i fenomeni di massa, come quelli che hanno al centro i predicatori, introduce una più marcata attenzione e un’intimità con i personaggi di cui narra la storia.
Vilaine fille, mauvais garçon, il suo primo cortometraggio di finzione ispirato nel titolo a una canzone di Serge Gainsbourg, è la storia di  due trentenni che la solitudine fa incontrare per caso a una festa, Thomas e Laetitia. Tra dramma e leggerezza, per loro è l’inizio di una notte “fuori orario” sulla strada della felicità. Il corto, nominato ai César nel 2012 ha vinto numerosi premi in vari festival francesi e internazionali, candidato all’Orso d’oro per il miglior cortometraggio, ha vinto il Prix UIP Berlin.
Il suo primo lungometraggio è stato La Bataille de Solférino del 2013, candidato ai César per la migliore opera prima, selezionato all’ACID di Cannes, Premio del Pubblico al Festival Paris Cinéma, considerato dai Cahiers du cinéma uno dei dieci film più belli dell’anno, è la storia di una giornalista che affronta la giornata delle elezioni vinte da François Hollande in Rue de Solferino, storica sede del Partito socialista francese. Girato in presa diretta tra i sostenitori che aspettano il risultato delle urne, il film si immerge nella realtà di un grande evento nazionale facendo rimbalzare la “guerra” politica con quella famigliare della protagonista che, per assicurare i servizi alla rete ha lasciato a casa le sue bambine, proprio il giorno in cui il padre separato vuole vederle. Un pezzo di metatelevisione e metacinema che fotografa angosce private e pubblici conflitti.
Anche Victoria, commedia sofisticata presentata in anteprima mondiale alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2016 è il ritratto di una donna complessa, contesa tra vita professionale e personale. Un film cinico e romantico sulla spirale emotiva di una donna che cade, sbaglia e si rialza, e sulle ossessioni della regista: le difficili relazioni tra i sessi, la solitudine, i figli, la giustizia, i soldi, il sesso.
Sempre a Cannes, in concorso, ha presentato Sibyl – Labirinti di donna nel 2019 a cui è seguito il pluripremiato Anatomia di una caduta del 2023, un legal drama che ha come protagonista una scrittrice sospettata della morte del marito in una remota località di montagna.
Un film appassionante, femminista, sfaccettato, intimista e pieno di colpi di scena. Un’opera di alto livello sull’ambiguità del reale. Un grande lavoro sull’infanzia rubata, violentata, sulla lotta estrema di un adolescente per riappropriarsi il più possibile di quanto stanno cercando di sottrargli. L’opera era stata anche candidata agli Oscar per la miglior regia.
Justine Triet non smette di sorprendere e di collezionare critiche positive per il suo sguardo che penetra nel profondo delle cose e delle persone, per la grandezza nel mostrare i diversi punti di vista. Un’artista che si dà tanto e che in ogni sua fatica riesce a sorprendere e incantare il pubblico.
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beppebort · 1 year
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Maria Clara di Gesù Bambino
(1843-1899)
BEATIFICAZIONE:
- 21 maggio 2011
- Papa Benedetto XVI
Celebrazione
RICORRENZA:
- 1 dicembre
Religiosa portoghese, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione; Una vita segnata dalla carità, un cuore sempre aperto all’accoglienza dei bisognosi, confidando saldamente nella Divina Provvidenza.
Guardate, quella è la mia gente! Che pena provo di non poterli soccorrere!"
Libânia do Carmo Galvão Meixa de Moura Telles e Albuquerque nacque il 15 giugno 1843 ad Amadora nei pressi di Lisbona, terza di sette figli di una famiglia aristocratica, e il 2 settembre nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Soccorso di Benefica fu battezzata con il nome di Libânia do Carmo.
Trascorse l’infanzia in un clima sereno e accogliente, caratterizzato dal ritmo della vita familiare e da una esperienza educativa chiaramente ispirata alla fede. Imparò così ad amare il Signore, la Beata Vergine e i Santi e ad aprirsi alla realtà del prossimo maggiormente segnato da afflizione e povertà. Anche lei, tuttavia, sarebbe stata ben presto visitata dalla sofferenza, poiché nel giro di poco tempo morirono alcuni familiari e anche i suoi genitori. Tali eventi incisero profondamente sul suo animo, rendendolo ancora più sensibile di fronte al mistero del dolore, ma nello stesso tempo contribuirono ad irrobustirne il carattere: fortezza e speranza brillarono sul suo volto, insieme alle lacrime per lutti così numerosi, gravi e inattesi.
Rimasta orfana, Libânia do Carmo a 14 anni fu accolta nell’Asilo Reale d’Ajuda in Lisbona, gestito dalle Suore francesi Figlie della Carità, dove, mentre ricevette una preparazione culturale e umana corrispondente al suo rango, ebbe l’opportunità di consolidare in modo sempre più consapevole la sua formazione spirituale.
Nel 1862, lasciato l’istituto religioso, fu ospitata nel Palazzo Valada come dama di compagnia e confidente della Marchesa. Libania, tuttavia, andava maturando la decisione di consacrarsi al Signore in un’esperienza di vita religiosa: avvertiva infatti come impellente la vocazione ad un’esistenza completamente dedicata alla preghiera e al servizio del prossimo. Perciò alcuni anni dopo si ritirò nel Convento di San Patrizio a Lisbona, presso le Terziarie Cappuccine di Nostra Signora della Concezione; qui successivamente vestì l’abito di terziaria francescana e assunse il nome di Maria Clara di Gesù Bambino.
Il suo orientamento vocazionale, però, dovette affrontare un primo ostacolo, costituito dalle leggi civili del Portogallo che in quel momento risentivano di un accentuato spirito antiecclesiale e proibivano ogni forma di vita religiosa. Di fronte a questa situazione il direttore spirituale della Fraternità fece ricorso ad una Congregazione francese, le Suore Francescane Ospedaliere e Maestre, ed inviò la Serva di Dio presso il loro Monastero di Calais in Francia. Qui la giovane venne ammessa al noviziato e in seguito professò i voti.
Rientrata in Portogallo, Suor Maria Clara di Gesù Bambino fu nominata superiora del Convento di San Patrizio e, con la prudente guida del direttore spirituale, si applicò ad una intensa riforma della comunità delle Cappuccine, al punto da dare origine ad una nuova Congregazione, quella delle Suore Ospedaliere Portoghesi, che, riconosciuta civilmente come associazione benefica, avrebbe poi ricevuto l’approvazione pontificia da parte del Beato Pio IX.
La Congregazione conobbe in breve tempo una rilevante fioritura di vocazioni e di opere e si diffuse anche al di fuori del paese lusitano, con una serie di case aperte in Angola, India, Guinea, Capo Verde, San Tomé, dovunque ci fosse richiesta di un aiuto a favore dei bisognosi. Non mancarono, tuttavia, anche ostacoli e difficoltà di ogni genere, che inevitabilmente comportarono tensioni e divergenze anche all’interno della Congregazione.
Nonostante le amarezze, la Serva di Dio non perse mai la serenità e anzi rafforzò la sua adesione alla divina volontà, unicamente dedita alla crescita spirituale delle Consorelle e alla realizzazione di opere apostoliche, che animò con la preghiera, con il consiglio e soprattutto con grande spirito di sacrificio. Nelle varie circostanze, Madre Maria Clara dimostrò equilibrio non comune, intelligenza pratica, saggia capacità di sintesi, sensibilità materna, generosità, fervore, sobrietà di vita.
La sua personalità, ricca di doti intellettuali e affettive, era totalmente consacrata al Signore e al servizio del suo regno. Il suo percorso spirituale si manifestava in modo particolare in un intimo atteggiamento di relazione sponsale con Gesù, il cui Cuore sacratissimo costituiva per lei il centro unificante dei pensieri e delle azioni; in un profondo legame con la sua croce, che ella condivise soffrendo in silenzio e pazienza; in una incrollabile fiducia nella Provvidenza, della quale si riteneva umile strumento; in un comportamento di piena disponibilità verso tutti, anche nei confronti dei suoi calunniatori e persecutori che lei, pur ferita dalle ingratitudini, aveva sempre amato e perdonato.
Ebbe a cuore in modo speciale i poveri e gli ammalati, a favore dei quali fondò la sua opera, impegnandosi a trasmettere alle religiose della sua Congregazione gli stessi valori che avevano costituito il pilastro portante della sua vita.
La salute risentì di tante fatiche fisiche e psicologiche: iniziarono a manifestarsi problemi polmonari e cerebrali, fino a che subentrò un infarto che la condusse alla tomba.
Un mese prima della morte indirizzò l’ultima circolare alle sue religiose, riportando tra l’altro quello che era stato il pensiero dominante del suo cammino interiore: «Nulla accade nel mondo senza il permesso di Dio».
Il 1 dicembre 1899, dopo aver ricevuto i sacramenti, si spense serenamente in Lisbona: era il primo venerdì del mese, giorno dedicato al Cuore divino dello Sposo. Le esequie furono partecipate da numerosi sacerdoti, religiose e laici di tutte le classi sociali, testimonianza di una fama di santità che già in vita aveva accompagnato la Serva di Dio.
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Fase ad eliminazione diretta delle coppe europee: si inizia a fare sul serio
Dopo 4 mesi di attesa le coppe europee ritornano e lo fanno attraverso l'inizio della fase ad eliminazione diretta. Champions, Europa e Conference League ricominciano da dove si erano interrotte con sfide dall'altissimo livello tecnico già a partire da stasera. Fase ad eliminazione diretta delle coppe europee: che gli ottavi di Champions League abbiano inizio Sedici squadre, otto partite, due al giorno per le prossime due settimane. Il menù degli ottavi di finale della Champions League 2022/2023 è ricco di match interessanti e da seguire. Lo spettacolo sarà assicurato e si inizia già stasera con due match: PSG - Bayern Monaco e Milan - Tottenham. Partiamo parlando del match che vedrà impegnati i rossoneri contro la squadra di Antonio Conte. I due club arrivano alla sfida europea in una situazione non facile visto che il Milan ha trovato solo venerdì scorso la sua seconda vittoria del 2023 dopo ben 4 sconfitte consecutive e con molti infortuni che stanno condizionando la squadra (su tutti il portiere Maignan) mentre il Tottenham, in lotta per un posto in Champions League, è uscito sonoramente sconfitta per 4 a 1 dal King Power Stadium contro il Leicester. I londinesi, inoltre, hanno salutato causa grave infortunio uno dei suoi uomini migliori ovvero Betancour. Arriviamo, ora, al secondo match della serata ma che dal punto di vista dello spettacolo è sicuramente il più atteso: Paris Saint Germain contro Bayern Monaco. Un remake della finale di Champions League del 2020 che vedrà Leo Messi affrontare la squadra che più di tutte in questi anni lo sta mettendo in difficoltà. Per i francesi questo è il vero banco di prova per cercare di vincere quella coppa dalle grandi orecchie che tanti soldi ha portato i parigini a spendere. Europa League: al via i fu "sedicesimi di finale" Una volta si chiamavano sedicesimi di finale ma ora si chiamano "playoff" e vedranno le squadre arrivate seconde nella fase a gruppi di Europa League affrontare le squadre arrivate terze nella fase a gironi di Champions League. Una serie di scontri che sembrano impari ma che in realtà potranno regalarci grandi sorprese. Quali sono le gare in programma? Ecco qui la lista completa dei match che in queste settimane infiammeranno i cuori dei tifosi: - Barcellona - Manchester United - Shaktar Donetsk - Rennes - Ajax - Union Berlino - Salisburgo - Roma - Juventus - Nantes - Sporting Lisbona - Midjylland - Bayer Leverkusen - Monaco - Sevilla - PSV Eindhoven La sorellina più piccola ma altrettanto affascinante: la Conference League Potrà anche avere squadre meno popolari o forti ma il suo fascino è indiscutibile. Al suo secondo anno di vita, la Conference League ha dato la possibilità a piccole squadre di poter provare la gioia di giocare una coppa europea. Eccoci, però, giunti al momento catartico ovvero gli spareggi. Anche in questo caso saranno le seconde della fase a gruppi le prime a scendere in campo e lo faranno contro le terze classificate della fase a gironi di Europa League. Ecco le gare in programma: - Qarabag - Gent - Trabzonospor - Basilea - Bodo Glimt - Lech Poznan - Braga - Fiorentina - Lazio - Cluj - AEK Larnaca - Dnipro - Sheriff - Partizan Belgrado - Ludogorets - Anderlecht Read the full article
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lillyslifestyle · 4 years
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Alla scoperta dei locali di Lisbona n.3
Continua la nostra scoperta dei locali di Lisbona, questo mese un mix tra Italia e Francia.
Continua la nostra caccia ai locali nuovi e meno nuovi della capitale portoghese. Oggi voglio proporvi altri quattro locali dove poter fare l’aperitivo e/o pranzare e cenare. Pronti a prender nota? Ecco i nuovi 4 di “Alla scoperta dei locali di Lisbona”.
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IN QUESTO NUMERO: A’PARANZA, LA PASTA FRESCA, AMMAZZA PINSA, CLUB DES CHÂTEAUX DE LISBONNE
L’appuntamento su Instagram era settimanalema…
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paoloxl · 5 years
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La mattina del 28 novembre le agenzie senza enfasi o approfondimenti battono la notizia di una operazione di polizia contro vari estremisti di destra, detta “Ombre Nere“. Poi nel corso della giornata emergono alcuni altri particolari: il blitz aveva avuto luogo da impulso della Digos di Enna e del Servizio per il Contrasto dell’estremismo e del terrorismo del Viminale, d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Ci sono state svariate perquisizioni con 19 indagati. Comunque l’operazione non ha interessato solo Enna ma anche Siracusa, Milano, Monza, Bergamo, Cremona, Genova, Imperia, Livorno, Messina Torino, Cuneo, Padova, Verona, Vicenza e Nuoro.
I principali quotidiani online, pur non fornendo grandi spazi alla notizia, informano che l’attività di indagine era cominciata un paio di anni fa e sussurrano la figura di un cosiddetto legionario, di origine calabrese, operante in Liguria: ma niente di più.
I giornali cartacei del 29 novembre danno vari particolari, soffermandosi su aspetti per così dire suggestivi come l’indagata Miss Hitler, una signora biondissima ossigenata nazistissima e violentemente antisemita caratterizzata da una enorme aquila con svastica tatuata su tutta la schiena.
Ma con le ore l’indagine si svela che si sta trattando non di una cosetta folklorica e invasata ma di una trama robusta e pericolosa.
In primis i simpatici camerati stavano fondando o avevano fondato una organizzazione nazifascista temibile con contatti coi loro camerati spagnoli, francesi e portoghesi (particolare importante questo, giacchè il paese lusitano, dai primi anni post rivoluzione dei garofani, appariva immune da presenze nazifasciste, laddove durante il lungo regime fascista lusitano l’Internazionale Nera era stata di casa a Lisbona).
Miss Hitler, al secolo Francesa Rizzi, quindi non solo personaggio folklorico, il 10 agosto 2019 rappresentava l’Italia a un convegno internazionale nazi; nel suo intervento aveva chiuso ovviamente con dichiarazioni roboanti antisemite. Al convegno di Lisbona oltre la Rizzi i relatori erano Mario Machado, Blagovest Asenov, Alba Lobera, Josele Sanchez, Mattias Deyda, Yvan Benedetti, tutti personaggi tristemente ben noti delle destre estreme europee.
In secondo luogo, il nome del legionario è stato reso finalmente noto, si tratta di Pasquale (alias Leo/Leone) Nucera, un nome inquietante. Nel corso del 1995 Nucera dichiarò che una settimana prima dell’ omicidio di Lodovico Ligato, nella villa di Reggio Calabria dell’ex presidente dell’ Ente Ferrovie si svolse una riunione, presenti politici e mafiosi locali; la dichiarazione avvenne in una deposizione resa nel carcere di Nizza. Nell’aprile 1995 sempre in quanto pentito di ndrangheta parlò di un enorme carico di esplosivo nelle stive della “Laura C” da mezzo secolo in fondo al mare, in Calabria, di cui le mafie da sempre si sarebbero servite. Successivamente Nucera già conoscitore degli ambienti dei mercenari italiani in Iraq, dichiarerà che era stata programmata una evasione cruentissima di Totò Riina, per il tramite di mercenari slavi e di pezzi degli apparati italiani. Quindi   Nucera è da annoverarsi tra i pentiti ed è pertanto sotto il controllo delle forze di polizia italiane. Eppure qualche mese orsono cercava di organizzare attentati dimostrativi: “Potremmo lanciare una molotov all’Anpi [in Lombardia]”. Lo diceva, essendo intercettato dalla Digos di Enna. Inoltre Nucera risulta tra le figure di riferimento del partito Forza Nuova, di cui a inizio 2018 era diventato vicecoordinatore nella provincia di Imperia. Infine secondo gli investigatori dell’operazione Ombre nere il Nucera avrebbe un ruolo da addestratore delle ‘milizie’ di chiara matrice filonazista, xenofoba e antisemita di cui si progettava la creazione.
Da ultimo la non tanto folklorica Miss Hitler ebbe poco tempo fa una soffiata dall’interno  della Polizia che si stava indagando su lei e i sui suoi camerati, la talpa è stata identificata in un assistente capo che era in servizio all’ufficio di gabinetto della questura Torino, si tratta di L.N., 54 anni, che è ora indagato per rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a un sistema informatico da parte di un pubblico ufficiale.
Definire il quadro inquietante è dir poco.
Claire Lacombe
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corallorosso · 5 years
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Tav, ora vi racconto come stanno davvero le cose di Fabio Balocco ...Fu allora, che, vedendo il progetto, mi accorsi che, così come era stata tracciata la linea con il pennarello, sarebbe stato spazzato via un convento di suore: chi aveva tirato quella linea non era mai stato in valle. Già allora, parlo dell’inizio del millennio, la Tav era qualcosa che si doveva fare. Perché faceva girare dei soldi. Solo ed esclusivamente per quello. Probabilmente non si saprà mai se sono corse, se stanno correndo, se correranno tangenti. Non è questo il punto. Il punto è la sudditanza di un potere politico alla lobby delle costruzioni che quel potere da sempre sostiene. Basterebbe questo per comprendere (non giustificare) questa grande opera, come buona parte della altre. Partendo da questo presupposto non è strano, anzi, che prima la linea sia stata giustificata con il traffico passeggeri. Poi, visto che la foglia di fico non teneva, ecco inventarsi la linea di trasporto merci e inventarsi altresì un corridoio Lisbona-Kiev per le merci tutto da realizzare, poi bene sbugiardato dal giornalista Luca Rastello nel suo Binario morto. Del resto, per contestare quella classe politica che ne esaltava la necessità, sarebbe bastato il fatto che da quando nacque la repubblica i vari governi hanno finanziato solo ed esclusivamente opere per il trasporto merci su strada. Quello su rotaia è diventato una cenerentola. Improvvisamente, con la Tav il traffico merci diventa essenziale, ma guarda un po’… Però, dato che neppure i numeri del traffico merci giustificano la linea, che anzi è addirittura sovradimensionata rispetto al traffico che potrebbe sostenere, ecco che ci si inventa addirittura un flusso di traffico mirabolante per i prossimi decenni, tale da poter motivare appunto la realizzazione dell’opera. La proiezione è ovviamente fasulla, lo ammetteranno poi gli stessi che i numeri se li inventarono. Ma non è finita qui. La Francia non ha mai previsto una tratta ad alta velocità per risalire la Maurienne, ed ecco allora i nostri politici convincere i francesi della necessità. E i francesi dire “va bene, ma i costi ve li accollate in buona parte voi”. Ed ecco fare opera di convincimento anche con l’Ue, che si decide ad inserire la tratta fra le opere infrastrutturali prioritarie. A chi oggi se la prende con i No Tav, tacciandoli di essere contro il progresso o addirittura terroristi, pongo una semplice domanda: cosa fareste voi se vi volessero realizzare una grande opera sotto casa e sapeste, numeri alla mano, che essa non serve a nulla? Pensateci. La nostra battaglia (posso dire “la nostra” perché divenne anche una mia battaglia) sembrava esattamente quella di Davide contro Golia, anche se il re era palesemente nudo. Contro non avevamo solo un intero arco costituzionale (allora, ricordo, Rifondazione Comunista e i Verdi contavano come il due di picche), ma anche tutti i mass media (con l’eccezione del Fatto e de il manifesto). Risultato: non riuscivi a far trapelare la verità e cioè l’inutilità dell’opera. Addirittura i media travisavano la realtà pur di convincere la gente che l’opera andava fatta. Ricordo un giornalista di un grande quotidiano che, quando di notte la polizia picchiò a Venaus i manifestanti inermi, adottò per il pezzo un titolo del tipo “La polizia attacca i manifestanti durante la notte” e gli fu modificato con “Scontro nella notte fra manifestanti e polizia”. Non credo che nella storia della repubblica un’opera sia stata pompata così tanto come la Tav, ma semplicemente perché è un’opera intorno a cui girano davvero tanti, ma tanti soldi. Pompata sia da quotidiani e sia da televisioni. Insomma, in questi anni ci è sembrato di vivere un incubo, credetemi. E quando il sistema (perché di sistema si tratta) passò dalle parole ai fatti, quando fu sgombrata con manganelli e idranti l’area della Maddalena (io ero lì a relazionare per questo giornale), ecco mettercisi anche la magistratura con un pool ad hoc per colpire i reati dei No Tav. Non quelli delle forze dell’ordine. E addirittura un “teorema Caselli”, secondo cui il movimento avrebbe avuto caratteristiche terroristiche (teoria poi smontata dalla Corte di Cassazione). Così il quadro era completo, eravamo circondati: potere economico, potere politico, mass media, magistratura, forze dell’ordine. Sembrava non esserci scampo. O meglio, uno spiraglio di luce lo vedevamo: era Beppe Grillo, prima, e il M5S da lui creato, dopo. Alla Maddalena quella notte al nostro fianco c’erano tutti loro, i Cinquestelle, compresa quella Chiara Appendino che poi sarebbe diventata sindaco di Torino. Loro alle manifestazioni c’erano sempre ed erano in tutta Italia l’unica forza politica che denunciava l’inutilità delle grandi opere e lo spreco di pubblico denaro, oltre alla gratuita (questa sì) distruzione di territorio ed ambiente, dalla Tav al Tap al Terzo Valico. Nei Cinquestelle noi credevamo, molti li conoscevamo personalmente, e quando andarono in parlamento all’opposizione continuarono coerentemente la loro battaglia. Ma poi venne l’abbraccio con la Lega, proprio il partito che più di tutti affonda le proprie radici nel cemento, proprio quello. Ed ecco allora, come logica conseguenza, un contratto di governo che non parla di consumo di suolo, non parla di abusivismo, dice sì al Terzo Valico, e dice addirittura nì, non più no, alla Tav. Ecco il sì al Tap, ecco il sì alla tratta Av Brescia-Padova, ecco l’Av Napoli-Bari. Magari, chissà e perché no, il Ponte sullo Stretto. Perché anche qui ci sono le penali, anche qui forse bisogna pagare. Già, perché il revirement dei Cinquestelle su tutte le grandi opere è che costa abbandonarle. In ultimo, il premier Conte con le sue dichiarazioni. Innanzitutto allora, dico io, potevano risparmiare soldi per le analisi costi-benefici: perché pagare fior di esperti per poi usare i loro studi per dopo… (lascio alla fantasia del lettore). E poi, santo dio, parlare di necessità di risparmiare in un paese in cui le grandi opere vengono realizzate secondo itinerari balzani (in Piemonte l’autostrada Asti-Cuneo), oppure vengono realizzate senza una reale utilità (Pedemontana veneta su tutte) pur di finanziare l’industria delle costruzioni, fa francamente sorridere. Inventatene un’altra di balla, che sia più credibile, per favore. Ma infine, anche ammesso e non concesso che in termini strettamente monetari gli abbandoni costino di più, i nostri politici, e qui mi rivolgo in particolare ai Cinquestelle, sanno che esistono i sistemi eco-sistemici? Che un consumo di suolo, un degrado dell’aria e dell’acqua hanno dei costi per la collettività? Sanno, molto più banalmente, che un ambiente sano viene prima di tutto, come del resto anche affermato dalla stessa Corte Costituzionale in più sentenze? Ma è tutto inutile. E per la Tav si andrà quindi al voto in Parlamento, con i Cinquestelle che faranno un po’ di manfrina, magari, già me lo immagino, tireranno fuori le bandiere No Tav. Una sceneggiata, e poi tutto continuerà esattamente come prima. Gli eletti (non nel senso di “superiori”, per la carità) continueranno a fare i loro giochetti in parlamento al servizio delle lobby. Fuori si continuerà a bucare montagne, a estinguere sorgenti, a costruire abusivamente, a privatizzare beni comuni, a consumare suolo, a tagliare foreste, ad avvelenare il terreno, l’acqua e l’aria, a morire di cancro. “Il migliore dei mondi possibili”.
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tempi-moderni · 6 years
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IL TRENO DI SPADE
di Marco Travaglio
Quando c’era da decidere sul gasdotto Tap, i 5Stelle erano contro e la Lega era pro: Conte fece il presidente del Consiglio e, in base all’analisi giuridica sui costi-benefici, decise che ormai i rischi di pagare i risarcimenti previsti dal trattato internazionale erano troppo alti. E decise il sì, per la gioia di Salvini e la figuraccia di Di Maio, Di Battista&C. che avevano promesso l’opposto. I 5Stelle, per disciplina di governo, ingoiarono il rospo e tutti i pesci in faccia made in Salento.
Ora la scena si ripete sul Tav: M5S contro e Lega pro. E Conte rifà il presidente del Consiglio, analisi costi-benefici economica e giuridica alla mano: convoca i due litiganti con i rispettivi tecnici (Di Maio e Toninelli si portano il prof. Ramella, che ha steso l’analisi con Ponti e altri tre colleghi; Salvini si porta Siri, 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta) e ascolta le eventuali obiezioni, finora sempre millantate ma mai messe nero su bianco dalla Lega, alle 80 pagine dei tecnici governativi.
Poi decide: se questi verranno smentiti con dati attendibili, il Tav si farà; se no, non si farà e i bandi del costruttore italo-francese Telt andranno bloccati. Anche perché l’analisi del governo quantifica il mega-spreco di denaro pubblico (2,5 miliardi italiani, più 4,5-5,5 francesi ed europei) e chi non lo scongiura ne risponde patrimonialmente alla Corte dei conti per danno erariale.
A quel punto la Lega ha due sole opzioni: o si uniforma alle decisioni del suo premier per disciplina di governo, come i 5Stelle sul Tap, e accetta l’idea che un governo di coalizione non può restare paralizzato su ogni cosa dai veti incrociati, dunque ora cede un partner e ora cede l’altro; oppure sfiducia il suo premier e apre la crisi di governo.
Così si capisce se Salvini è sincero, quando dice di voler governare per cinque anni e rifiuta le avance di B., oppure mente anche su quello.
Quando firmò con Di Maio il Contratto, in cui il M5S aveva preteso di inserire l’impegno a “ridiscutere integralmente” il Tav, sapeva benissimo che quello per i suoi partner era un punto dirimente al pari dell’Anticorruzione e del Reddito di cittadinanza, come per lui il Dl Sicurezza e il Dl Legittima difesa. Quindi il redde rationem di oggi non è una sorpresa dell’ultima ora: è uno snodo prevedibile, anzi scontato, che tutti dovevano mettere in conto, specie dopo il voto pilotato degli iscritti M5S sul processo Diciotti. Con l’aggiunta della devastante analisi costi-benefici del governo e della mozione parlamentare approvata da 5Stelle e Lega il 19 febbraio che impegna l’esecutivo a “ridiscutere integralmente” il Tav.
Se sul Tav cadrà il governo, sarà perché l’ha voluto Salvini: e non per difendere l’opera, che non serve a nessuno, men che meno a lui, ma per scopi ben più inconfessabili, che è bene far emergere quanto prima.
Così com’è stato un bene che emergesse il tradimento degli intellettuali e dei media, che sul buco del Tav hanno dato il peggio di sé, a rimorchio dei loro mandanti politico-affaristici, a colpi di fake news, ipocrisie, imposture e doppiopesismi.
Le collezioni dell’Espresso pullulano di inchieste ferocissime sull’inutilità dell’opera, da quella di Tommaso Cerno nel 2013 (“I No Tav sono un intero popolo”, “Tre generazioni appese al destino di un treno da 300 km l’ora. Nonni, figli e nipoti in guerra contro un mostro d’acciaio… La Val Susa ha tutta l’aria di un’italica striscia di Gaza…”) a quella di Giovanni Tizian nel 2016 (“Tav, e intanto si spreca. Le talpe continuano stancamente a scavare. Ma nessuno crede più a un modello di ‘grande opera’ superato dai fatti. E dal buon senso”).
Poi più nulla. Report di Milena Gabanelli, nel 2011, mandò un inviato in Val Susa a dimostrare l’inutilità del Tav per mancanza di merci: “Lo pagheranno – concluse Milena – i nostri figli disoccupati”. Poi, silenzio anche alla Rai.
Repubblica pubblicava le inchieste di Luca Rastello sulla grande bufala del Corridoio 5 Lisbona-Kiev (poi raccolte nel saggio Binario morto) e i commenti di Adriano Sofri sul “Partito Preso, cioè quello che dice ‘ormai non si può più tornare indietro’ e non spiega mai perché. Il Partito dell’Ormai. Il Tav è una nuova religione rivelata, fondata su un mistero sacro, calato dall’alto, quindi indimostrabile ma indiscutibile: il dogma dell’Immacolata Costruzione”. Ora Repubblica tifa Tav senza se e senza ma.
Sempre nel 2012 ben 360 professori universitari e professionisti firmarono sul Sole 24 Ore l’appello di Marco Ponti e Sergio Ulgiati al governo Monti perché, dopo il no alle Olimpiadi di Roma 2020, fosse altrettanto coraggioso cancellando lo spreco ben più cospicuo del Tav, citando studi del Politecnico di Milano e di Oxford (“La peggiore infrastruttura è sempre quella che viene costruita”: studio delle previsioni sballate su 260 mega-infrastrutture trasportistiche in ben 20 nazioni).
Poi, salvo rare eccezioni, tutti zitti. Nel 2013 persino Renzi, nel libro Oltre la rottamazione, definiva il Tav “investimento fuori scala e fuori tempo… iniziativa inutile… soldi impiegati male” e invitava lo Stato a “uscire dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e concentrarsi sulla manutenzione delle scuole e delle strade”, anche per “creare posti di lavoro più stabili”. Ora è Sì Tav.
Nel 2017, su lavoce.info, Carlo Cottarelli firmò un altro appello di Ponti con 41 professori del Politecnico di Milano contro il Tav perché “analisi indipendenti… mostrano flussi di traffico, attuali e prospettici, così modesti da poter escludere che sia opportuno realizzarla nella forma prevista”. Ora firma addirittura pseudo-analisi pro Tav.
Nel 1927 Julien Benda scrisse un pamphlet sul Tradimento dei chierici, cioè degli intellettuali. Non aveva ancora visto all’opera i nostri chierichetti e i nostri sacrestani.
Marco Travaglio FQ 7 marzo
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eltanguerowsm · 4 years
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PRIMEIRA LIGA, 17ª GIORNATA
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PORTOGALLO | articolo di Mikalic - 16 marzo 2021 Tre vittorie interne, un pareggio e un successo esterno nella 17ª giornata di Primeira Liga 32. Ancora da spartire i posti in Champions ed Europa League. Il Beira Mar blinda il primo posto. In bilico anche la coda della classifica nonostante le due squadre bot: il Benfica continua a giocare contro se stesso.
* * * IL RESOCONTO Nella gara più importante della stagione, il Beira Mar impatta con il Boavista 3-3 all'Estadio Municipal e blinda il primo posto in classifica: sarebbe il nono titolo consecutivo per i gialloneri di Roby Manson, dominatori incontrastati della Primeira Liga ormai da diversi anni, e ora in attesa dell'ultimo facile test contro l'União de Leiria bot per staccare il traguardo verso il secondo scudetto dell'era Manson. La partita la decidono Karembeu, Verne e Ubogu. I francesi sono stati la spina dorsale del club auri-negros durante tutta la stagione, così come le prestazioni del giovanissimo nigeriano Ubogu, cresciuto molto nell'ultimo periodo. Sfuma invece il sogno sorpasso per il Boavista, che certifica comunque l'ottimo lavoro svolto da Raptus durante quest'ultimo anno in terra lusitana. I gol bianconeri sono di Dunga, De Albreuin e Da Assuncao. LA SORPRESA Forse non è proprio una sorpresa, visto che il Porto ci ha tristemente abituati ad essere un pò masochista. Eppure la squadra di Alex arrivava a questa giornata con i favori del pronostico. Ma dopo l'ultimo tonfo con il Boavista, è arrivato anche il passo falso contro il Nacional, che ha sorpreso i dragoni tra le mura amiche del Dragão vincendo 4-2. Lo Sporting Lisbona ha ringraziato, ha fatto il suo contro il povero Benfica (4-0) e ha messo la freccia in classifica. Ora il Porto è quarto e deve sperare in una nuova combinazione favorevole all’ultima giornata per non rischiare di perdere tutto ciò che di buono aveva costruito fin'ora. CLASSIFICA Manca soltanto una giornata al termine e la classifica è ancora mutabile: fissa soltato la prima posizione. Il Beira Mar, in virtù della facile trasferta contro l'União bot, è virtualmente campione. Il Boavista ha il suo destino in mano nella gara contro il Braga, che nasconde però qualche piccola insidia. Sporting Lisbona terzo e Porto quarto: l’ultima giornata metterà di fronte Mikalic contro Alex per decidere il destino europeo di entrambi i club. Stessa sorte per il Nacional, quinto, che affronterà il Gil Vicente attualmente sesto. Nonostante il disastroso cammino sotto la gestione Iacovone, il Benfica dovrebbe riuscire nell'impresa di salvarsi grazie al turno favorevole: sfiderà il fanalino di coda Martimo, bot. 37 pt Beira Mar, 35 pt Boavista, 34 pt Sporting Lisbona, 32 pt Porto, 31 pt Nacional, 29 pt Gil Vicente, 24 pt Braga, 6 pt Benfica, 5 pt União de Leiria, 3 pt Maritimo. __________
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e-i-k-a · 5 years
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Se capitate a Porto non potete assolutamente ripartire senza che le vostre papille gustative abbiano fatto un viaggio a braccetto della piccola francese, meglio conosciuta come francesinha. Il nome già di per sé è abbastanza invogliante, ed in realtà potete mangiare la piccola francese in qualsiasi ristorante della città, e se a prima vista vi sembra un semplice panino vi sbagliate! Se fosse un semplice panino, potreste morderlo, ed, invece, la francesinha è talmente ripiena di ogni ben di dio che dovrete usare necessariamente coltello e forchetta. Si tratta di un mega-panino, che pare sia stato partorito dall’estro culinario di un emigrato portoghese di ritorno in patria dalla vicina Francia. Alcuni la fanno derivare dal Croque messieur francese, ma in quel caso di tratta di un semplice toast con prosciutto e formaggio! La francesinha di Porto, invece, prevede due robuste fette di pane ed un ripieno che corrisponde ad un intero banco macelleria, vale a dire: salame, una fettina di vitella, salsiccia, chouriço (varietà locale della salsiccia di maiale salata in salamoia) e wurstel! E come se non bastasse ci aggiungono il formaggio fuso e la annegano in una salsa alla birra, che spesso è possibile trovare anche in versione piccante con il piri piri, sorta di peperoncino. Nei ristoranti di Porto, se il vostro stomaco regge, è anche possibile richiedere la cosiddetta francesinha speciale che prevede sulla sommità del panino un bell’uovo fritto, il tutto accompagnato da una montagna di patatine, anche loro rigorosamente fritte e ovviamente francesi! Nonostante il notevole ripieno, il prezzo della francesinha è davvero contenuto, potete mangiarla per 5/7 euro o poco più, dipende ovviamente dal tipo di ristorante o snack bar che scegliete. Dopo averla mangiata, rimpiangerete le digestive salite di Lisbona che a Porto sono decisamente meno ripide!! 
Anche questo é un piatto tipico di qui... Ho provato vari posti e non tutti mi sono piaciuti... Ma e comunqui bella sostanziosa... E’ da provare almeno una volta nella vita
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samdelpapa · 4 years
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FACCETTA NERA, LUIGI RIZZO E L' ANTIFASCISMO IMPERANS... Qualche giorno fa a Capo Verde mi stavo imbarcando dall’aeroporto dell’Isola di Sal. Visto che ero italiano, un capoverdiano nero dal sorriso bianco splendente ci ha tenuto a dirmi che quell’aeroporto era stato costruito da Mussolini. Lo realizzò in sei mesi, fu inaugurato alla vigilia di Natale del 1939 con un ponte aereo italiano di velivoli Savoia-Marchetti dell’Ala Littoria, poi della compagnia Linee Aeree Transcontinentali italiane. L’Italia superò le ostilità dei francesi e dei tedeschi che non volevano questa primazia italiana. Inizialmente vi furono aerei postali che partivano da Roma, collegavano Siviglia e Lisbona a Capo Verde e proseguivano per Rio de Janeiro e Recife. Se ne occupò il figlio di Mussolini, Bruno, che fu il più giovane pilota militare italiano a 17 anni e cadde in volo in guerra. A lui Mussolini dedicò un libro famoso, Parlo con Bruno. L’aeroporto e la linea aerea dovevano servire agli emigrati italiani in sud-America ma poi servì ai capoverdiani per emigrare, per scambi commerciali e turismo. Ma nell’isola africana, a differenza che da noi, è possibile ricordare le opere di Mussolini senza incorrere nel reato di apologia del fascismo e di razzismo. Appena tornato in Italia mi ha investito la dose quotidiana d’allarme per il fascismo al potere. Imperversavano in tv Sandro Veronesi, Nanni Moretti, Roberto Saviano, Fabio Fazio, la solita compagnia di giro, che lanciavano l’sos antifascista in tema di decreto sicurezza e migranti. I paradossi della vita: un negro ricordava Mussolini come una specie di benefattore, anzi di babbo natale, visto che il regalo a Capo Verde arrivò a Natale, mentre in Italia un altro Capo Verde, il leghista Salvini, passa per fascista e persecutore dei migranti. Veronesi, in preda a un delirio antifascista, tromboneggiava sotto lo sguardo ammirato di Lilli Gruber, dicendo: ha cominciato coi sinti, riferendosi forse alle ruspe contro le case abusive dei Casamonica, ora elimina i migranti, tra poco eliminerà i paralitici… E ripeteva: il fascismo è tornato. Un film di fantascienza. Poi vai al Teatro dell’Opera e ti ritrovi che pure Rigoletto era antifascista: il regista Daniele Abbado abusa di Verdi, ambienta la sua opera del 1851 ai tempi di Salò e ci somministra la solita menata politically correct, forzando il passato, l’arte, la musica nelle ossessioni d’oggi. E i marchettari sui giornali fanno la ola. Vai al cinema e per non sorbirti la stessa minestra vai a vedere l’anteprima di un film dedicato a un eroe della prima guerra mondiale, Luigi Rizzo, dannunziano a Fiume. Ma il film, Il destino degli uomini, vira sulla seconda guerra mondiale, in cui Rizzo non c’entra; ma serve a imbastire la solita menata sui nazisti e a ventilare un Rizzo antifascista, lui processato dopo la guerra per gli onori ricevuti dal regime fascista… A questo punto ti sfiora la tentazione di riprendere il volo e tornare all’Isola di Sal, che è l’Isola del Sale e non la contrazione di Salò. Per fortuna la tv non rispecchia il paese ma è la sua caricatura surreale. E gli intellettuali de sinistra non esprimono il pensiero degli italiani ma la grottesca messinscena dei loro incubi personali e delle loro paranoie settarie. Non siamo affatto entusiasti del governo in carica e abbiamo tante perplessità sulle sue prime mosse. Ma ci basta sentire questi sermoni rosso-acido, queste chiamate alle armi d’intellettuali e politici, per rivalutare Salvini &C. Ripensando all’africano che ricordava Mussolini, mi tornavano le parole beffarde di una canzone fascista: “Faccetta nera, ti porteremo a Roma, liberata. Dal sole nostro tu sarai baciata, sarai in camicia nera pure te. Faccetta nera, sarai romana…” Vuoi vedere che è stato il Duce a invitare i migranti da noi? MV, Il Tempo 5 dicembre 2018
Ezio De Polonaris
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Correa e Vrsaljko positivi al coronavirus, l’Atletico Madrid parte per Lisbona
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Due giocatori dell'Atletico Madrid, Correa e Vrsaljko sono risultati positivi al coronavirus. Brutta tegola soprattutto in vista delle final eight di Champions League a Lisbona. La terra lusitana è stata, però, palcoscenico del primo quarto di finale tra Atalanta e PSG. Il sogno dei neroazzurri di Gasperini si infrange a 5 minuti subendo a mortifera rimonta dei francesi. Correa e Vrsaljko positivi al Coronavirus Sono Angel Correa e Sime Vrsaljko i due giocatori dell'Atletico Madrid positivi al coronavirus. A renderlo noto è direttamente l'Atltico Madrid dopo che la notizia della doppia positività si era diffusa nelle scorse giornate. Nel caso dell'ex terzino di Sassuolo e Inter, secondo lo staff medico dell'Atletico, ci sarebbe già la presenza di anticorpi (IgG) da diversi mesi. Risultati negativi i test per tutti gli alri membri della squadra e dello staff, la squadra guidata da Simeone è partita per la final eight di Lisbona alla conquista della Champions League dove ha affronato il Lipsia. Il sogno della Dea si infrange all'ombra delle Torre Eiffel "Così fa male, "Non in quest modo", "Ci siamo stati così vicini". Pensieri, frasi, sensazioni dei bergamaschi dopo il quarto di finale contro il PSG. Read the full article
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pangeanews · 5 years
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300 anni dopo, ecco la verità su Robinson Crusoe, l’uomo che preferì la vita selvaggia ai piaceri occidentali. Un racconto di Gianluca Barbera
Le notizie sono due. La prima è nota. Il libro che inaugura un genere letterario, il primo romanzo moderno, “La vita e le strane e sorprendenti avventure di Robinson Crusoe”, scritto dall’affarista, imprenditore fallito, politicante, ex galeotto, spia, giornalista, saggista Daniel Defoe – insomma, uno che per scrivere la vita vi si è impaniato – è pubblico nel 1719, trecento anni fa. Applausi. La seconda è legata alla prima. Gianluca Barbera ha fatto risorgere lo spirito originario del romanzo, che è quello, appunto, di narrare “la vita” e un ciclo di “strane e sorprendenti avventure”. Il suo “Magellano” (Castelvecchi, 2018), libro dal sorprendente successo e pedana per altre avventatezze romanzesche (il mese prossimo è prevista l’uscita di “Marco Polo”, sempre per Castelvecchi), è stato tradotto in Portogallo come “Magalhães” dal gruppo editoriale più importante di laggiù, “Presença”. Per capirci, in questi giorni il romanzo di Barbera è presentato come la più ghiotta novità insieme alla ristampa dei libri di Harry Potter – e sta vendendo benissimo, col rischio di fare di Barbera uno degli autori italiani più noti a Lisbona e dintorni – e il nostro scrittore condivide l’onore di stare in un club di autori che conta Giorgio Agamben e Henning Mankell, Umberto Eco e Bret Easton Ellis, Neil Gaiman, Harper Lee, Doris Lessing, Claude Lévi-Strauss, C.S. Lewis, Paolo Sorrentino e Saint-Exupéry, per dirne solo alcuni. Se uniamo i due eventi, vien fuori un racconto, “L’isola di Robinson”, in cui Barbera racconta la vera storia – trafugata da Defoe – di Robinson Crusoe. Eccolo nella versione originale.
***
Lo ammetto, sono sempre stato un poco di buono, un attaccabrighe. Privo di un’educazione com’ero, a quattordici anni finii davanti al consiglio ecclesiastico per essermi presentato alla funzione domenicale ubriaco. A sedici presi a bastonate mio padre e mio fratello maggiore, accorso in suo aiuto. Un anno dopo lasciai Lower Largo, sulla costa orientale scozzese, e raggiunsi Kinsale, in Irlanda, per trovare un ingaggio su un bastimento diretto verso i mari del Sud. Non un mercantile, ma una nave che praticava la guerra di corsa. Avendo esperienza di mare, non fu difficile trovare chi mi arruolasse come marinaio. Salpammo il 17 settembre 1703. Il comandante era il famoso William Dampier. Per la verità non viaggiavo sul St. George ma ero stato destinato alla Cinque Ports, alle dipendenze del capitano Thomas Stradling, che aveva l’ordine di seguire l’ammiraglia come un’ombra. Recavamo a bordo lettere di corsa del Lord Grand’Ammiraglio che ci autorizzavano a dare l’assalto alle navi spagnole e francesi.
Non mi dilungherò sulla traversata atlantica, che si svolse senza episodi degni di essere raccontati. Vi basti sapere che, raggiunte le coste patagoniche, ebbe inizio la caccia ai galeoni spagnoli. Ma in almeno un paio di circostanze non fummo fortunati. A febbraio, dopo aver doppiato Capo Horn, sostenemmo uno scontro in mare aperto con il St. Joseph, un vascello francese ben armato, e avemmo la peggio. Qualche settimana dopo, leccate le ferite, piombammo di notte sulla città mineraria di Santa María, nel territorio un tempo chiamato Castilla de Oro. Ma non riuscimmo a impossessarci di un solo grammo d’oro. Il presidio militare spagnolo doveva essere stato allertato dal St. Joseph perché i loro cannoni erano pronti a riceverci. Lasciammo sul campo sei uomini e dovemmo battere in ritirata. Finalmente ad aprile riuscimmo a catturare una nave mercantile spagnola, la Asunción. Ma il bottino fu misero. Fui incaricato di procedere alla spartizione ma oltre a vino, brandy, zucchero e farina, non vi era altro nelle stive.
Tra Dampier e quell’imbecille di Stradling scoppiò una lite. Visto il magro bottino il primo voleva lasciar ripartire la Asunción, mentre il secondo non era di quell’avviso. Per poco non vennero alle mani. Stradling, aveva solo ventun anni, un brutto carattere e nessuna pratica di comando. Sapeva farsi obbedire solo con le maniere forti, sprovvisto com’era di autorevolezza. Non si può dire che la vita a bordo fosse confortevole. Dormivamo su pagliericci ammuffiti e il cibo era spesso guasto e carente. L’igiene un disastro. Topi e scarafaggi dappertutto. Ma dopotutto era la vita che mi ero scelto. Mille volte meglio che seguire le orme di mio padre, fedele alla sua povertà.
*
I primi tempi presi la dissenteria, ma non è nulla se pensate che a molti toccava di peggio: tifo, colera, scorbuto. Per allontanare quelle terribili piaghe a maggio ci separammo dal St. George e dirigemmo verso il Pacifico. A settembre calammo l’ancora in una rada presso l’isola di Más a Tierra, la maggiore del minuscolo arcipelago di Juan Fernández, a centoventi leghe dalla costa. Speravamo di procacciarci cibi freschi e acqua sorgiva. Vi restammo un mese cacciando capre selvatiche, pescando gamberi, raccogliendo rape e approvvigionandoci di acqua fresca.
Quando il capitano manifestò l’intenzione di riprendere il mare gli feci presente che la Cinque Ports imbarcava acqua e avrebbe avuto bisogno di riparazioni. Era già un miracolo essere arrivati fin lì. Non mi diede ascolto. Non perdevo occasione per ripetergli quel ritornello e lui ogni volta mi rideva in faccia. Cercai di portare dalla mia gli altri membri dell’equipaggio e, quando dichiarai che avrei preferito restare sull’isola piuttosto che affrontare il mare in quelle condizioni, egli scoppiò in una sinistra risata.
“Vuoi restare? Ti accontento subito. Signor Cole, fate preparare la scialuppa, fornite quest’uomo del necessario per la sopravvivenza e conducetelo a riva. Poi fate ritorno all’istante. Leveremo l’ancora entro un’ora”.
Compresi che non avrei trovato un solo alleato in tutta la nave e che stavo per essere abbandonato su un’isola deserta. Mi prese il terrore e – ancora me ne vergogno – mi buttai ai suoi piedi e lo supplicai di tenermi a bordo con sé, magari in catene, pronto a sbarcarmi nel primo porto. Ma sul suo volto era comparso un ghigno che non lasciava scampo.
Mentre gli uomini remavano, dalla scialuppa non smettevo di rivolgere le mie preghiere a quell’odioso Stradling, che mi fissava tronfio dal pavese della nave. Fui deposto a forza sulla spiaggia e lì abbandonato con a mala pena il necessario per riuscire a cavarmela per qualche giorno: un moschetto, una pistola, una quantità vergognosamente scarsa di polvere da sparo, qualche strumento di navigazione, arnesi da falegnameria, un’accetta, una pentola, un piatto da cucina, del tabacco, una forma di cacio, una fiaschetta di rum, una bibbia, un materasso e alcuni vestiti.
Mentre il galeone si allontanava sentii un groppo in gola e qualche lacrima mi rigò le gote.
*
I primi giorni fui preso dallo sconforto. Non osavo addentrarmi nell’isola, da cui provenivano, specie di notte, strani gridi di animali. Caddi in una così profonda melanconia da accarezzare l’idea di togliermi la vita. Mi cibavo di pesce crudo – aragoste, gamberi, granchi –, dormivo sulla spiaggia sotto una tenda di frasche, o talvolta in un’angusta caverna, che però con la marea si allagava. Spesso mi svegliavo investito da un vento di burrasca che sconquassava la tenda quasi spazzandola via. Quando era bel tempo mi concedevo lunghe nuotate, benché temessi la presenza di pescicani, e mi rosolavo al sole. Cominciai a leggere la Bibbia e con sorpresa mi accorsi che quella lettura mi era di conforto.
Una mattina fui svegliato da un baccano d’inferno. Uscii dalla tenda e vidi centinaia di elefanti marini che occupavano la spiaggia. Se provavo ad avvicinarmi, quelle bestiacce, forti del loro numero, si facevano minacciose. Come appresi in seguito, era la stagione degli accoppiamenti, per questo erano approdate sulla spiaggia tanto numerose.
Trascorsi la mattinata meditando sul da farsi. Finalmente presi una decisione. Imbracciai il fucile, mi misi a tracolla una fiaschetta d’acqua e m’incamminai verso l’interno dell’isola.
Superate alcune colline boscose avvistai una valletta piena di capre che brucavano, la attraversai e in un paio d’ore raggiunsi una della cime più alte e adatte a impiantarvi un campo. Vi trasferii tutta la mia roba. Nei giorni seguenti eressi due capanne con il legno degli alberi di pimento. Dai cerchi di alcuni barili abbandonati sul litorale da precedenti sbarchi ricavai un coltello. Da quel momento le cose migliorarono. L’isola era popolata di carpe selvatiche e, una volta terminata la polvere da sparo, divenni abile nell’inseguirle e catturarle. Mi cibavo di carne, latte, cavoli conditi col pepe e rape. Le capre si rivelarono particolarmente utili: con esse non solo mi sfamavo ma, scuoiandole con il coltello e usando un chiodo a mo’ di ago, fabbricai una giubba e un copricapo di pelliccia. Il fatto che mio padre fosse conciatore risvegliò in me un piccolo patrimonio di conoscenze acquisite che non sapevo di possedere. Le mie calzature si erano fatte inservibili ma dopo un paio di mesi di quella vita sulle piante dei piedi si erano formati calli così duri che potevo correre scalzo senza difficoltà.
Dall’alto del monte su cui mi ero stabilito potevo dominare con lo sguardo l’intera isola e il mare circostante, in modo da avvistare all’istante una vela, se si fosse avvicinata alla costa. Ero sicuro che presto qualcuno si sarebbe fatto vivo. Per il resto cacciavo, mi nutrivo, dormivo, mi masturbavo e trascorrevo il tempo a leggere la Bibbia, a riflettere su me stesso, sull’esistenza; cosa che non avevo mai fatto prima. Talora pregavo, cantavo inni, per sentirmi vivo e conservare quel barlume di umanità che tendeva col tempo ad affievolirsi.
*
Una volta, dopo aver inseguito una capra tra le rocce, mi lanciai su di essa. Ma appena la ebbi agguantata quella scalciò al punto che avvinghiati l’uno all’altra precipitammo da un dirupo. Il fatto di atterrare sul suo corpo attutì la caduta, senza la qual cosa mi sarei senz’altro rotto l’osso del collo. Perdetti i sensi e mi riebbi che era notte. Tornai alla capanna orientandomi a fatica nell’oscurità, ma per fortuna vi era luna piena. Le cose non sarebbero andate così male se durante il sonno non fossi stato tormentato dai topi che entravano nella capanna affamati al punto da mordermi. Per settimane non seppi come difendermi, a parte coprirmi il più possibile, specie il volto. Ma, quando scoprii l’esistenza nell’isola di gatti selvatici, mi venne l’idea di provare ad addomesticarli. Una volta che li ebbi attorno fu impossibile ai topi avvicinarsi e i miei tormenti ebbero fine.
Le settimane passavano, segnavo i giorni sul tronco di un albero. Nessuna vela all’orizzonte. Ma non ero più depresso; un’inattesa serenità si era impossessata di me. Tanto che, quando una mattina vidi all’orizzonte un veliero, esultai in modo contenuto. Veniva avanti puntando verso l’approdo meridionale dell’isola. Corsi in quella direzione ma quando giunsi in vista del litorale la delusione fu grande. Batteva bandiera spagnola! Se mi avessero scoperto mi avrebbero catturato, probabilmente torturato, di certo imprigionato. Mi tenni perciò nascosto in attesa che se ne andassero, cosa che avvenne la mattina seguente.
Due mesi dopo ecco un altro veliero all’orizzonte. Sbarcò nello stesso punto, ma anch’esso era spagnolo. Questa volta però qualcosa li mise sull’avviso. Dovevano essersi accorti da vari segnali che qualcuno viveva nell’isola e si misero sulle mie tracce. Mi nascosi su un albero dalla folta chioma e attesi che rinunciassero. Attraverso i rami ogni tanto ne intravedevo alcuni: si erano sparpagliati per l’isola e parevano decisi a non mollare. A un certo punto sentii delle voci conversare in spagnolo proprio sotto l’albero su cui mi ero arrampicato. Uno di loro si mise a orinare contro il tronco mentre gli altri due ridevano e scagliavano maledizioni all’indirizzo del sottoscritto. Trattenni il fiato più che potevo. Finalmente si allontanarono e due ore dopo la nave riprese il largo.
Mi ero abituato ormai a quella vita, e a furia di leggere la Bibbia non solo ero diventato ferrato in questioni teologiche ma sentivo che anche la mia proprietà di linguaggio e i miei pensieri ne avevano beneficiato. Avevo preso l’abitudine di parlare a voce alta, imbastendo veri e propri ragionamenti con tanto di contradditorio.
*
I mesi passarono, e poi gli anni, e alla fine persi il conto del tempo. Quando un pomeriggio avvistai una vela, come seppi in seguito erano trascorsi quattro anni e quattro mesi da che ero stato abbandonato sull’isola. Era il 2 febbraio 1709. E questa volta si trattava di un veliero inglese. A pilotarlo nientemeno che Dampier e a comandarlo un corsaro di nome Woodes Rogers. Iniziai a fare segnali col fumo e presto scorsi una scialuppa staccarsi dalla nave. Mi fiondai sulla riva, e per l’agitazione corsi loro incontro fino a che l’acqua non mi salì al torace. Quelli della scialuppa, capitanata da un tale di nome Thomas Dover, fecero una faccia sbigottiva vedendomi. Sulle prime non capii. Avevo del tutto scordato come dovessi apparire così conciato, vestito di pelli di capra, a piedi scalzi e la barba fin sul petto.
Le prime parole che rivolsi loro furono così inappropriate che dovettero credere di avere a che fare con un mentecatto. Non ricordo esattamente cosa farfugliai ma so quello che intesero, poiché per giorni i marinai del Duke – così si chiamava la nave – non fecero che divertirsi alle mie spalle chiamandomi “re dell’isola” e “signore degli uccelli e dei pesci”. La solitudine mi aveva allontanato dal modo di ragionare comune, perciò stentavo a esprimermi in maniera comprensibile. Per fortuna il capitano Rogers si rivelò paziente. Ogni sera mi invitava alla sua tavola, disposto a concedermi tutto il tempo di cui avevo bisogno per recuperare modi civili e riordinare le idee. Si disse felice di avermi salvato e promise di ricondurmi in patria quanto prima. Per prendersi gioco di me imbastì una piccola cerimonia durante la quale mi nominò governatore dell’isola. Fu da lui che seppi che la Cinque Ports, come previsto, aveva fatto naufragio poco dopo aver lasciato l’isola e che erano tutti morti meno quel farabutto di Stradling e una mezza dozzina di uomini. Ma la fortuna li aveva abbandonati quasi subito, dal momento che erano finiti in mano spagnola e, condotti a Lima in catene, sarebbero marciti in una prigione.
Il capitano mi fece sapere che, immagazzinate le provviste, saremmo ripartiti entro una settimana. I marinai avevano bisogno di riposare e nutrirsi di cibi freschi. Mostrai loro come catturare le capre selvatiche e il capitano, vedendomi tanto pronto di mente e agile nell’inseguirle, fu così sorpreso che sul diario di bordo – come mi riferì lui stesso – scrisse: “Ho potuto constare personalmente che la solitudine e l’isolamento dal mondo  non sono poi uno stato di vita così insopportabile, come la maggior parte degli uomini immagina, specialmente quando le persone vi ci sono chiamate o gettate dentro in maniera inevitabile, come è accaduto al signor Alexander Selkirk”.
Li aiutai a procurarsi il cibo a l’acqua di cui avevano bisogno. Poi, secondo quanto stabilito, levammo le ancore. Ma non puntammo subito verso l’Inghilterra. Trascorremmo alcuni mesi a piratare al largo delle terre magellaniche spingendoci sempre più a nord.
*
Ero entrato a far parte degli effettivi del Duke col grado di secondo ufficiale. A Guayaquil, guidai una spedizione lungo il fiume Guayas per dare la caccia a dei nobili castigliani che derubammo di tutto ciò che nascondevano nei vestiti: soprattutto gioielli e oro. Catturammo due galeoni spagnoli di grossa stazza e li spogliammo di ogni ricchezza. Per restituirli alla Corona di Spagna pretendemmo un cospicuo riscatto. Fu in quel periodo che, tra una razzia e l’altra, compii il mio primo giro intorno al mondo doppiando il Capo di Buona Speranza e riguadagnando le coste inglesi il primo ottobre 1711, nei pressi dei Downs. In un paio d’anni agli ordini di Rogers mi ero arricchito a sufficienza per vivere a lungo di rendita. Dopo otto anni di lontananza, rimisi piede a Lower Largo, anche se solo per poche settimane. Nessuno mi riconosceva più. Mio padre era morto, mio fratello emigrato chissà dove. Sul finire dell’anno mi trasferii a Bristol. Qui incontrai una giovane lattaia di nome Sophia, che convinsi a seguirmi a Londra. Ma tra noi non funzionò. Mi stabilii a Plymouth, dove sposai la ricca vedova di un locandiere, una certa Frances Candis. Non proprio una bellezza, ma pur sempre un porto sicuro. Potevo dirmi sistemato; eppure non ci misi molto ad accorgermi che la vecchia vita mi mancava. Trascorrevo parte delle giornate al pub, a ubriacarmi. A marzo del 1713 ricevetti la visita di un giornalista di “The Englishman”, settimanale londinese tra i più popolari, disposto a pagarmi lautamente per un’intervista. Si chiamava Richard Steele e aveva letto la mia storia tra le pagine del memoriale che il capitano Woodes Rogers, mio salvatore, si era affrettato a redigere una volta appeso il sestante al chiodo. Mi resi conto che ero diventato una celebrità e che la mia storia valeva oro. Cominciai perciò a farmi pagare da chiunque volesse ascoltarla. Tutto sembrava filare per il verso giusto, ma la verità è che le cose con la mia mogliettina andavano di male in peggio. Un giorno, mezzo ubriaco, malmenai un maestro d’ascia che sospettavo di aver avuto una tresca con Frances. Per evitare la prigione mi rifugiai a Lower Largo, dove rimasi nascosto per un paio di mesi. Passata la buriana, feci ritorno a Londra, ma mia moglie rifiutò di riprendermi con sé e ottenne il divorzio. Quando qualche anno dopo ebbi occasione di incontrare nuovamente Mr Steele, mi riconobbe a stento. Non ero più la persona allegra e saggia che gli ero parso un tempo: così mi disse. A malincuore, riconobbi che aveva ragione. Il ritorno alla civiltà e pochi anni di matrimonio erano stati sufficienti a produrre quel mutamento. Mi raccontò che a Londra ero una celebrità e che un certo Daniel Defoe aveva appena pubblicato un romanzo ispirato alla mia vicenda che stava spopolando.
“Dovreste reclamare una parte dei guadagni” disse, tirando dalla sua pipa.
“Lo credo anch’io” feci, annuendo.
Un attimo dopo aggiunse: “Sa, hanno composto una canzoncina su di lei. La vuole sentire?”.
“Perché no” risposi, anche se in realtà non me ne importava un accidente.
Così egli prese a canticchiare, con voce baritonale: “Io sono il monarca di quanto contemplo. / Nessuno contesta questo diritto. / Intorno a me dal centro del mare / io sono il signore degli uccelli e dei pesci”.
“Anche per questa dovrebbero corrispondermi la mia parte” osservai con un sorrisetto, quando ebbe finito.
“Come dice?” fece lui.
“Niente” mormorai. Poi aggiunsi, con voce pacata: “Senta, tutte queste cose dovrebbero lusingarmi… ma invece sa cosa penso?”.
Mi sputò una nuvola di fumo in faccia e annuì lievemente, con un sorriso a fior di labbra.
“Sappia che ora valgo ottocento sterline – a tanto ammonta il mio patrimonio – ma non sarò mai più felice come sono stato quando non valevo un soldo”.
“Mi permetta di dubitarne” fece lui, divertito. “Si disprezza sempre ciò che si possiede quando si ha la pancia piena”.
Mi limitai a sorridergli. Si sbagliava di grosso. Avrei voluto vedere la sua faccia quando un anno dopo ripresi il mare imbarcandomi su una nave da guerra diretta in Africa occidentale, questa volta a caccia di pirati. Ero passato, come se nulla fosse, dall’altra parte della barricata. E non sarebbe stata l’ultima giravolta, se la morte non si fosse messa di mezzo.
Gianluca Barbera
*In copertina: Robinson Crusoe nell’interpretazione pittorica dell’illustratore ceco Adolf Born
L'articolo 300 anni dopo, ecco la verità su Robinson Crusoe, l’uomo che preferì la vita selvaggia ai piaceri occidentali. Un racconto di Gianluca Barbera proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2GDY6la
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lillyslifestyle · 4 years
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il bar à vin di lisbona dove le ostriche e i formaggi accompagnano i vini
Il bar à vin di lisbona dove le ostriche e i formaggi accompagnano i vini francesi
E se vi dicessi che a Lisbona potete trascorrere un pomeriggio alla francese? E se vi dicessi che 9 produttori di vini francesi si sono uniti ed hanno aperto un wine bar, o per meglio dire, un bar à vin a Lisbona? Oggi voglio portarvi con me alla scoperta del Club des Châteaux de Lisbonne.
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Come sapete cerco sempre di aggiornarmi sulle novità di Lisbona sopratutto quando si parla di locali.…
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paoloxl · 5 years
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AGENZIA AGI , MARTEDÌ 03 DICEMBRE 2019 12.23.32
Eversione destra: nuove perquisizioni e sequestro di armi (2) =
Eversione destra: nuove perquisizioni e sequestro di armi (2) = (AGI) – Enna, 3 dic. – Decisiva la collaborazione avviata con le Autorità francesi. La Procura Distrettuale di Caltanissetta infatti ha richiesto per il tramite del giudice di collegamento francese attestato presso l’Ambasciata un ordine europeo di indagine (oei) per l’esecuzione di perquisizioni, accolto nel pomeriggio del 28 novwembre scorso. La mattina successiva, ufficiali di polizia giudiziaria del Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno – UCIGOS nonche’ della Digos di Genova ed Enna si sono incontrati con poliziotti francesi per eseguire i provvedimenti nella localita’ di Saint Dalmaz de Tende al fine di ricercare armi da sparo, documentazione ovvero materiale comunque utile per la prosecuzione delle indagini. Le attivita’ sono state estese ad immobili, pertinenze nonche’ terreni nella certa disponibilita’ dell’indagato “Leon”. Al termine delle operazioni, le autorita’ di polizia francesi hanno consegnato tutto il materiale sequestrato agli uomini delle Digos e dell’Antiterrorismo. Gli investigatori della Polizia di Stato si sono focalizzati anche su altri elementi: la tenuta di Nucera in provincia di Imperia, in localita’ Dolceacqua, era protetta da un sistema di videosorveglianza; telecamere erano installate anche nell’abitazione in Francia, a Tenda, in avenue de France; al momento del fermo, nel portafogli dell’indagato e’ stata rinvenuta e sequestrata una tessera falsificata recante in intestazione “Police” guardien de la pax, rilasciato dal ministere de l’interieur direction general de la police nationale n. 2105606″, intestata a Nucera. Nel dettaglio, le armi sequestrate sono un fucile semiautomatico Franchi calibro 12; un fucile cecoslovacco sovrapposto; un fucile Winchester; un fucile Beretta sovrapposto calibro 12; un fucile semiautomatico marca St. Etienne; una carabina calibro 7 Avolit-Compact corredata da sistema di puntamento ottico; un fucile monocolpo retrocarica privo di marca; un fucile moschetto 91 Carcano calibro 6,5; un fucile a ripetizione manuale tipo moschetto; canne sovrapposte di produzione cecoslovacca; una pistola semiautomatica Beretta calibro 9 corto con due caricatori; 4 revolver; un caricatore per una pistola semiautomatica calibro 7,65. (AGI)Red 031223 DIC 19 NNNN
 
Questo è il tenore di una agenzia di stampa di ieri che pone ulteriori pesanti punti interrogativi sul Nucera, il “protagonista” dell’operazione di polizia Ombre Nere: si tratta di una vasta e ramificata rete nazista in Italia e non solo.
1)      Da quanto tempo Nucera non gode più dello status di protezione di pentito ovvero è da considerarsi per la giustizia italiana ancora un pentito? Se è ancora un pentito come è possibile che le forze dell’ordine non si sono avvedute di nulla? Ovvero, se ha perso lo status di pentito per una qualche ragione di non credibilità, l’iter della giustizia contro i falsi pentiti è andato avanti e non veniva sottoposto a controlli stringenti?
2)      Pasquale, Leon, Leo, Leone, Pascal disponeva di un tesserino della police national francese, è effettivamente falso? Oppure i legami come ex membro della Legione straniera con persone di destra delle forze dell’ordine francesi hanno fatto avere al Nucera un tesserino vero? D’altronde come ex soldato della Legione straniera aveva diritto legalmente a un nome falso ed inoltre i legami tra il Nucera e dei poliziotti di destra italiani sono stati acclarati.
3)      Il deposito trovato di armi in Francia era sotto una egida nazista binazionale italo francese o no?
4)      All’adunata nazifascista di Lisbona dove presenziò una scatenata Miss Hitler, della rete nazista del Nucera, il 10 agosto 2019 era uno dei conductator dell’iniziativa il fascista francese Yvan Benedetti, tarzan di numerose organizzazioni di estrema destra francese Nouvelle Droite, FN, Parti Nationalist francais, Oeuvre francaise, messa fuori legge a seguito dell’omicidio del ragazzo antifa Clement Meric a Parigi e degli strani contatti di alcuni ambienti de l’Armée coi fascisti. Negli ultimi mese Benedetti era tra gli estremisti di destra che cercavano di infiltrarsi nei Gilet gialli. Ciò detto le polizie francesi non sapevano cosa fosse la rete nazista di Nucera in Francia con le sue connessioni?
5)      Insomma chi protegge Nucera?
Claire Lacombe
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purpleavenuecupcake · 7 years
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L'Armata Napoli pronta ad abbattere il Nizza di Balotelli
Il Napoli "pesca" il Nizza di Mario Balotelli. Se lo troverà di fronte, ai play-off che daranno accesso alla fase a gironi della Champions League 2017/18. L'andata si giocherà al San Paolo il 16 agosto, il ritorno in Francia il 22 agosto. Entrambe le gare avranno inizio alle 20:45. Sarebbe potuto andare meglio il sorteggio di Nyon. Il Napoli, pur essendo testa di serie,ha pescato l'avversario più ostico tra quelli a disposizione, insieme forse ai tedeschi dell'Hoffenheim, rivelazione della scorsa Bundesliga al pari del Nizza in Ligue 1. I tedeschi se la vedranno invece con il Liverpool, nell'altro big match dei preliminari. Il Nizza di Balotelli al turno precedente ha eliminato l'Ajax, finalista della scorsa Europa League. Questo il messaggio con cui su Twitter il Napoli commenta l'accoppiamento del playoff di Champions League contro la formazione francese: "Napoli-Nizza sfida dura ma e' sempre un piacere incontrare @FinallyMario". Lucien Favre, tecnico del NIZZA, commenta cosi' l'accoppiamento con il Napoli: "Chiaramente avrei preferito un'altra squadra, ma il sorteggio e' cosi' e non si puo' fare nulla". Per Jean-Pierre Rivere, presidente del club francese nel quale milita Mario Balotelli "sara' difficile, ma non esistono sorteggi semplici. La cosa molto positiva e' che il match di ritorno si giochera' a casa nostra, all'Allianz Riviera, in un bell'ambiente. Il Napoli - prosegue - e' un grande club e sara' un avversario complicato. Come l'Ajax, sono match di altissimo livello. Ora non ci resta che lavorare per superare quest'ostacolo". Assodato che il sorteggio non sia stato il massimo, il Napoli parte comunque da grande favorito nelle scommesse sul play off di Champions League. I bookmaker vedono azzurro per la doppia sfida che vale la fase a gironi. Napoli avanti nelle quote sulla partita d’andata, a metà agosto al San Paolo, che sono nettamente sbilanciate verso i padroni di casa, favoriti a 1,55 sul tabellone Microgame. Si punta a 3,80 sul pareggio, il colpo di Balotelli e soci - come riporta Agipronews - sale fino a 6,50. Ancora più giù la quota del Napoli nelle scommesse sul passaggio del turno: azzurri a 1,35, i francesi sono invece piazzati a 3,00. Questo il quadro completo dei play-off di Champions League (andata 15-16 agosto, ritorno 22/23 agosto): andata 15/8 - ritorno 23/8 Qarabag (Aze) - FC Copenaghen (Den) Apoel (Cyp) - Slavia Praga (Cze) Young Boys (Sui) - Cska Mosca (Rus) Hoffenheim (Ger) - Liverpool (Eng) Sporting Lisbona (Por) - Steaua Bucarest (Rou) andata 15/8 - ritorno 23/8 Olympiacos (Gre) - Rijeka (Cro) Celtic (Sco) - FC Astana (Kaz) Hapoel Beer Sheva (Isr) - Maribor (Slo) Istanbul Basaksehir (Tur) - Siviglia (Esp) NAPOLI (ITA) - Nizza (Fra) GB Foto: skysport.it   Click to Post
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