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Daliah Lavi in Il Demonio aka The Demon (1963)
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Vicenza: La Milanesiana al Teatro Olimpico con il concerto per Battiato con Cristicchi e Amara
Vicenza: La Milanesiana al Teatro Olimpico con il concerto per Battiato con Cristicchi e Amara. "La Milanesiana", ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, arriva il 15 luglio alle 21 al Teatro Olimpico di Vicenza con l’appuntamento “Torneremo ancora - Concerto mistico per Battiato”, in cui Simone Cristicchi e Amara affrontano con grazia e rispetto il repertorio mistico di Franco Battiato, facendosi portatori dei messaggi spirituali che hanno reso immortale la sua opera. Sarà un’occasione speciale per riscoprire una grande eredità in una nuova veste arrangiata dal Maestro Valter Sivilotti. Pochi sono gli artisti come Franco Battiato, capaci con le loro opere di “cucire” terra e cielo, raggiungendo la rara armonia in grado di risvegliare e accarezzare l’anima. Ha lasciato un patrimonio inestimabile, in cui alla forma canzone si sposa una profonda tensione spirituale: dalla preghiera universale "L’ombra della Luce" alla struggente "La cura", passando per "E ti vengo a cercare" fino a "Torneremo ancora", il suo ultimo brano inciso e non a caso il titolo scelto per il concerto. Sul palco insieme a Simone Cristicchi e Amara ci saranno i solisti della Accademia Naonis di Pordenone: Lucia Clonfero (violino), Igor Dario (viola), Alan Dario (violoncello), U.T. Gandhi (percussioni), Franca Drioli (soprano). Lo spettacolo inizierà dopo il prologo di Francesca Masiero e l'introduzione di Elisabetta Sgarbi. "La Milanesiana" in collaborazione con il Comune di Vicenza, porta in città, sempre al Teatro Olimpico, anche un secondo evento. Ute Lemper, cantante e attrice di cui quest'anno si festeggia l'anniversario, ripercorrerà 45 anni di successi insieme al pianista Vana Gierig e al contrabbassista Giuseppe Bassi il 16 luglio alle 21. Letture e dialogo sono affidati a Mircea Cărtărescu e Bruno Mazzoni. Un festival di respiro internazionale che promuove il dialogo tra le arti e tesse relazioni tra letteratura, musica, cinema, scienza, arte, filosofia, teatro, diritto, economia, sport, fumetto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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IL DEMONIO (THE DEMON, 1963) – Episode 152 – Decades Of Horror: The Classic Era
“Blood of Christ. Demon. A curse upon this man. A curse that he will never forget me. Blood of my body. Until the grave. A curse that he will never forget me.” That doesn’t sound like a love spell. Join this episode’s Grue-Crew – Chad Hunt, Daphne Monary-Ernsdorff, Doc Rotten, and Jeff Mohr – as they learn about the folk horror of Southern Italy in Il Demonio (1963).
Decades of Horror: The Classic Era Episode 152 – Il Demonio (1963)
Join the Crew on the Gruesome Magazine YouTube channel! Subscribe today! And click the alert to get notified of new content! https://youtube.com/gruesomemagazine
ANNOUNCEMENT Decades of Horror The Classic Era is partnering with THE CLASSIC SCI-FI MOVIE CHANNEL, THE CLASSIC HORROR MOVIE CHANNEL, and WICKED HORROR TV CHANNEL Which all now include video episodes of The Classic Era! Available on Roku, AppleTV, Amazon FireTV, AndroidTV, Online Website. Across All OTT platforms, as well as mobile, tablet, and desktop. https://classicscifichannel.com/; https://classichorrorchannel.com/; https://wickedhorrortv.com/
Purificata is a young peasant woman in a small Italian villa obsessed with Antonio, a newly married man. Puri’s sickly fixation on Antonio leads her to practice witchcraft in an attempt to direct him to her, but instead, she becomes the subject of a witch-hunt when she appears to be possessed.
Director: Brunello Rondi
Writers: Brunello Rondi, Ugo Guerra, Luciano Martino
Produced by: Luciano Martino, Ugo Guerra, Federico Magnaghi
Cinematographer: Carlo Bellero
Music: Piero Piccioni
2nd Assistant Director: Sergio Martino
Selected Cast:
Daliah Lavi as Purificata “Puri”
Frank Wolff as Antonio
Anna María Aveta as Sister Angela
Dario Dolci as Father Don Tommaso
Franca Mazzoni as The Mother Superior
María Teresa Orsini as Nun
Rossana Rovere as Antonio’s Wife
Giovanni Cristofanelli as Padre Tommaso (uncredited)
Nicola Tagliacozzo as Zio Giuseppe (uncredited)
If you thought “folk horror” began in the 70s, then Jeff and Grue-Crew have some excellent news for you! Check out this early entry into superstitions and curses with Il Demonio (1963). Is it possession? Is it witchcraft? Could be either, could be both! Regardless, the film is a must-watch for horror aficionados for the exquisite black and white cinematography and remarkable performance from its lead, Daliah Lavi, alone. If you’re like Doc, the gorgeous early Sixties Italian countryside is enough. Regardless, you’ll want to check out this discussion into an overlooked classic.
At the time of this writing, Il Demonio is available to stream from Shudder, Screambox, and Tubi. Il Demonio is also available on physical media in All the Haunts be Ours: A Compendium of Folk Horror, a stunning Blu-ray collection from Severin that includes 20 feature films plus over 15 hours of special features.
Gruesome Magazine’s Decades of Horror: The Classic Era records a new episode every two weeks. Up next in their very flexible schedule, as chosen by Doc, is I Was a Teenage Werewolf (1957). Wait! Is that the one starring Little Joe? Or is it Pa Ingalls? Or a probationary angel?
Please let them know how they’re doing! They want to hear from you – the coolest, grooviest fans: leave them a message or leave a comment on the Gruesome Magazine YouTube channel, the site, or email the Decades of Horror: The Classic Era podcast hosts at [email protected]
To each of you from each of them, “Thank you so much for watching and listening!”
Check out this episode!
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retrospettiva balestrini: lunedì 23 settembre all’upter (centro di poesia e scritture contemporanee) facebook.com/events/2793501607347162 Il Centro di Poesia e Scritture Contemporanee dell'Upter - Università Popolare di Roma dedica una giornata commemorativa a Nanni Balestrini, grande poeta intellettuale e attivista del Novecento scomparso lo scorso maggio.
#Andrea Cortellessa#centro di poesia e scritture contemporanee#Elisa Davoglio#Franca Rovigatti#Giulio Marzaioli#Guido Mazzoni#lettura#letture#Lidia Riviello#Marco Giovenale#Maria Grazia Calandrone#Maria Teresa Carbone#Massimiliano Manganelli#Michele Zaffarano#Nanni Balestrini#poesia#reading#Sara Ventroni#Tommaso Ottonieri#Upter#Valerio Massaroni#Vincenzo Ostuni
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OPEN TODAY 12-7 PM. NEW IN THE BOOKSHOP: FURNITURE DESIGN AND TECHNOLOGY ITALY 82 (1982) Very scarce and uncatalogued Italian furniture survey catalogue published in 1987 to accompany a major exhibition showcasing an extensive group of Italy's leading furniture and industrial designers and manufacturers of the 1970's-1980's, held at Sydney Town Hall and Centennial Hall in Melbourne in late 1982. Entire catalogue is made up of photographic profile spreads of manufactures and the designers they represent, with logo, profile (in English), furniture specs. Black and white with blue spot printing throughout. Features the work of: : De Pas-D’Urbino-Lomazzi, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, Pio Manzù, A. Mazzoni, Paolo Nava, Giovanni Offredi, Giancarlo Peretti, Gio Ponti, Gigi Sabadin, Carlo Santi, Richard Sapper, Afra Scarpa, Tobia Scarpa, Giotto Stoppino, Kazuhide Takahama, Werther Toffoloni, Carlo Urbinati, Marco Zanuso, Lodovico Acerbis, Franco Aibini, Tito Agnoli, Alessandro Becchi, Ammannati & Vitelli, Mario Bellini, Osvaldo Borsani, Giulio Cappellini, Anna Castelli Ferrieri, Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni, Giorgio Cattelan, Pierluigi Cerri, Studio Tecnico, Antonio Citterio, Gianfranco Frattini, Bruno Gecchelin, Eugenio Geri, Ernesto Gismondi, Franca Helg, Artemide, B & B italia, BBB, Cassina, Tecno, Castelli, Flos, Kartell, Zanotta, and many more. Published by Instituto Nazionale and designed/printed in Italy. One copy in the bookshop today and via our new website. #worldfoodbooks #1982 #kazuhidetakahama #alessandrobecchi #pbacci #amazzoni #castelli #giancarlopiretti (at WORLD FOOD BOOKS)
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di NICOLA R. PORRO ♦
Deciso a spezzare le catene della vecchia politica, il Sessantotto combatté (e vinse) la propria battaglia sul terreno della cultura. Specularmente, la cultura tornò a rappresentare un territorio privilegiato della politica. Non mancarono tuttavia fra le fila progressiste voci fuori dal coro e in qualche caso sprezzantemente critiche. Pier Paolo Pasolini scagliò parole di pietra contro il movimento – memorabili i versi dedicati ai fatti di Valle Giulia -, accusandolo di favorire in forme camaleontiche la perpetuazione dell’egemonia borghese (si veda in proposito il bell’articolo di Francesco Chianese (www.lindiependente.it/il-controverso-sessantotto-di-pier-paolo-pasolini/2 maggio 2018).
Se possibile ancora pi�� urticante fu la posizione di Jacques Lacan, che in piena Maggio francese gridò, in un’aula gremita di militanti: “Come rivoluzionari, voi siete dei pazzi che chiedono un nuovo padrone e lo avrete”. Anche ai suoi occhi il movimento di protesta non faceva che dare forma drammaturgica a una riedizione pseudo-libertaria del sistema capitalistico. In alternativa, proponeva una rivisitazione rivoluzionaria della psicoanalisi. Sosteneva che solo esplorando senza pregiudizi i territori in cui si produce il desiderio se ne sarebbe scoperta la natura intrinsecamente politica. Comprendendo così dove risiedano davvero la potenza e la violenza del sistema dominante. Lo stesso Foucault, che nel 1966 con Le parole e le cose aveva indagato la sfera del linguaggio per risalire ai meccanismi della dominazione, intratterrà un rapporto controverso con il Sessantotto, che accusava di economicismo e moralismo. Incapace di ripensare la nozione di potere, avrebbe rimosso l’assoggettamento esercitato sui corpi dei sottoposti (biopolitica) da parte del capitalismo. Venuto meno il centro ordinatore che l’assolutismo monarchico aveva identificato nel corpo del sovrano, la sua microfisica del potere si sarebbe tradotta in un onnipervasivo sistema di disciplinamento. È stata la modernità – spiegava a conferma della sua tesi – a inventare le cosiddette istituzioni totali: prigioni, manicomi, caserme, scuole sono i luoghi privilegiati dell’assoggettamento.
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La provocazione di Foucault colpiva al cuore la scolastica marxista ed entrava piuttosto in risonanza critica con i contributi dell’interazionismo simbolico americano: già nel 1961 Erving Goffman aveva pubblicato il suo Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell’esclusione e della violenza, che sarà tradotto in Italia da Franca Ongaro Basaglia e ispirerà in buona misura il movimento per la riforma delle istituzioni psichiatriche.
Michel Foucault, come l’italiano Gianni Vattimo, approderà addirittura a un’inattesa riabilitazione del pensiero di Nietzsche. Il volere “liberato” (volontà di potenza), la ribellione del soggetto, l’onnipotenza creativa del Super-Uomo contro le catene di un potere “microfisico” insinuante, sottile e sotterraneo entravano sorprendentemente, e non senza polemiche, nei repertori della contestazione. Quale rivoluzione, quale mobilitazione della piazza, quale spietata critica delle strutture sociali – domandavano i fautori della liberazione del soggetto – si sarebbe opposta con successo al dominio che imprigiona le menti? L’attesa palingenesi non avrebbe soffocato, invece del capitalismo, quel pensiero nomade e creativo che trasferiva al soggetto la responsabilità della rottura rivoluzionaria? Alla paventata istituzionalizzazione del marxismo economicista e della psicoanalisi, depurata della sua latente dimensione eversiva, anche Deleuze e Guattari avrebbero presto opposto con l’Anti Edipo la liberazione del soggetto e l’eccitazione del desiderio come sole possibilità di riappropriazione della Storia da parte degli individui.
Queste provocazioni coglievano una dimensione rimossa del Movimento. È con il Sessantotto, infatti, che fanno irruzione nei territori della politica tematiche che le erano state quasi del tutto estranee: le relazioni di genere, i rapporti fra le generazioni, la legittimazione dell’autorità, gli stili di vita e di consumo. E con esse si inaugurò a più ampio raggio una riflessione indisciplinata e corale, infinitamente più suggestiva e originale dell’esegesi marxiana che aveva dominato i primi anni del movimento. Nell’agenda del pensiero politico si insediarono il corpo, la sessualità, il disagio, la morale individuale, i costumi, la psiche e la soggettività. Senza possedere la teatralità e la creatività immaginifica del Maggio francese, il Sessantotto italiano – a dispetto del sarcasmo dei benpensanti e malgrado le inquietudini di Pasolini – costrinse il Paese a fare i conti con se stesso e le proprie contraddizioni. L’Italia del miracolo economico era entrata di forza nella società dei consumi rimanendo nel profondo bigotta, conformista e autoritaria. Una ventata di anarchia – nel senso etimologico del venir meno di un’autorità ordinativa legittimata dalla tradizione e dal consenso – attraversò la vita pubblica in quegli anni tormentati e febbrili.
Quello che Habermas avrebbe chiamato un nuovo agire politico trovò eco nella ricerca sociale. In area anglo-sassone Cristopher Lasch indagò l’emergente cultura del narcisismo mentre Roland Inglehart cominciò a esplorare l’individualismo di massa e la rivoluzione silenziosa del post-materialismo. Analisi non sempre condivisibili e sicuramente datate, ma che ci permettono di cogliere meglio, a posteriori, il dopo del Sessantotto e di decifrarne la controversa parabola politica. Deleuze e Guattari avrebbero sottoposto l’etica dell’ascesi intramondana, del controllo e del sacrificio – analizzata un secolo prima da Max Weber – a una spietata autopsia. Si diffuse l’idea blasfema che una società potesse funzionare meglio se liberata dalla corazza del controllo. Venne riabilitata la “critica della tolleranza repressiva” avanzata da Marcuse agli albori del movimento e sprezzantemente liquidata dalle vestali del marxismo ortodosso. Fece la sua comparsa la questione trascurata del tempo libero (“liberato”), per definizione meno soggetto alla dittatura dell’ordine sociale. I costumi, i linguaggi, i gusti, le mode si facevano inclini alla provocazione e alla sperimentazione espressiva. Deleuze e Guattari – pensatori francesissimi e perciò incapaci di resistere alla tentazione di épater les bourgeois – si limitarono alla fin fine a constatare come la sfera repressa del desiderio, eccitata dal ciclo di protesta ma incapace di generare di per sé alcuna alternativa di sistema, avesse già dilatato e ridisegnato proprio il perimetro della politica.
Nei due decenni che fecero seguito al progressivo esaurimento del ciclo di protesta si assisterà a un fenomeno in apparenza paradossale. Mentre era stato il pensiero radicale (non solo quello ispirato al marxismo) a rivoluzionare e dilatare la sfera del “politico”, sarà una nuova destra a beneficiarne sul terreno del consenso elettorale. Leader di estrazione non politica, come l’ex attore cinematografico Reagan o il magnate dell’intrattenimento Berlusconi, avrebbero dato forma scintillante a fantasie coltivate sul formato di Hollywood e della pubblicità commerciale. Ai sogni del Sessantotto, trasformati nell’incubo dei conservatori, si opposero tecniche di marketing che mescolavano jingle e sport spettacolo, battute ad effetto ed esibizione di tette, promesse roboanti e qualche edificante fesseria. Il movimento in ritirata aveva però avuto, nella sua diversità e complessità, una dimensione planetaria e generato l’illusione di una rivoluzione possibile – il cui epicentro era individuato da alcuni nella Cina maoista – che ritroviamo graficizzata nella mappa della “rivolta globale” tracciata da Maurizio Vicariello.
Venti anni dopo saranno i nuovi populismi, gli imprenditori della paura ispirati al sovranismo xenofobo o le banche della rabbia nutrite di sentimenti antipolitici, ad appropriarsi dei desideri repressi o inconfessati del “popolo” per conquistare il potere politico. Ciò non autorizza però in alcun modo a rappresentare Reagan o Berlusconi o i demagoghi del populismo 2.0 dei successivi decenni come gli eredi, seppure illegittimi, del ciclo di protesta di cinquant’anni fa. Il Sessantotto era stato ideologicamente libertario ma anche esigente sul piano dei valori e della coerenza fra etica rivoluzionaria e condotte private. Filosofi come Žižek e Perniola o studiosi come Magrelli e Mazzoni hanno evidenziato bene come, al contrario, siano stati i leader conservatori dei decenni successivi a intercettare umori culturali che esaltavano l’egoismo sociale e il primato del soggetto in chiave individualistica: mercanti nel tempio che avrebbero attinto al vaso di Pandora scoperchiato dal Sessantotto. Una dinamica intuita dalla sociologia critica ma che il pensiero progressista non avrebbe saputo tradurre in un’efficace azione di contrasto.
In Italia il vento della rivolta aveva coinvolto settori di ceto medio (prevalentemente urbano) non politicamente radicali ma sensibili a domande di modernizzazione e di democratizzazione che troveranno espressione nella stagione referendaria degli anni Settanta (divorzio, aborto, espansione dei diritti civili). Fra i protagonisti della silenziosa trasformazione molti erano refrattari al richiamo delle grandi ideologie, elettoralmente mobili ma stanchi dell’opprimente conformismo dell’Italia postbellica, traghettata nella società industriale da un ceto politico confessionale. In Italia, come già negli Usa dell’”edonismo reaganiano”, i diversi sottosistemi culturali si sarebbero differenziati nelle urne, trasferendo però anch’essi alla sfera privata una domanda di liberazione, magari depoliticizzata e persino anarcoide. Studiosi e artisti come Aron, Lasch e Pasolini colsero in tempo reale il fenomeno che andava affiorando. Houellebecq (Le particelle elementari, Bompiani, Milano 1999) e Boltanski-Chiapello (Il nuovo spirito del capitalismo, Mimesis, Sesto S. Giovanni 2015) lo avrebbero ricostruito lucidamente a distanza di trent’anni.
Albert Hirschmann aveva del resto intuito già agli albori degli anni Ottanta che la ricerca della felicità sociale avrebbe lasciato il posto alla democrazia del frivolo, al trionfo dell’individualità, all’aspirazione alla felicità privata. La filosofia del pensiero debole e l’emergente ideologia del privato entrarono in sinergia. Il Sessantotto in ritirata aveva già da un decennio ceduto il passo all’apologia dell’effimero. Basta scorrere i titoli dei best seller del tempo: Maffesoli pubblica «L’ombra di Dioniso» nel 1981, «L’insostenibile leggerezza dell’Essere» di Kundera è del 1982, «Il pensiero debole» di Vattimo del 1983, nel 1989 Lipovetsky anticiperà con «L’impero dell’Effimero» il tema della ipermodernità. È anche il periodo in cui viene riscoperta e ripubblicata «L’estetica del brutto» di Rosenkranz (1853), mentre inizia quella circumnavigazione del continente dell’effimero ricostruita a trent’anni di distanza da Bonito Oliva («L’ideologia del traditore», 2012).
Con pragmatica lucidità i leader del “desiderio conservatore” avevano insomma capito che non era alle porte alcuna rivoluzione proletaria e che nessuna onda di piena avrebbe travolto l’ordine borghese. Silvio Berlusconi, il miliardario gaudente dalla faccia di bronzo, incarnò alla perfezione lo spirito del tempo. All’ideologia si sostituiva la narrazione, all’opinione pubblica l’audience. Il consenso elettorale avrebbe espresso soprattutto inconfessabili desideri di emulazione.
Il format televisivo della discesa in campo, politicamente reazionario ma antropologicamente libertario, annunciava a un’audience affamata di illusioni il paradiso per tutti e a misura di ciascuno. Quello che Paul Virilio definirà nel 1994 il primo colpo di Stato mediatico della postmodernità rappresentò l’epilogo paradossale (non la conseguenza) della rivoluzione del desiderio innescata dal declino del ciclo di protesta. Fatte le debite distinzioni, anche gli episodi di terrorismo che scandirono la stagione compresa fra la fine dei Settanta e gli inizi degli Ottanta possono essere interpretati a posteriori come effetto inintenzionale indotto dal sentimento della sconfitta o addirittura della disperazione dei vinti. Né la deriva terroristica di piccole fazioni fanatizzate né la restaurazione politica in salsa berlusconiana – che anticipava a suo modo la stagione dei nuovi populismi dei decenni successivi – possono tuttavia essere ascritte al ciclo di protesta che aveva preso forma nel Sessantotto. È ovviamente legittimo inserire entrambe in un contesto storico ricco di fermenti, tensioni e contraddizioni. È invece del tutto fuori luogo istituire relazioni dirette e improprie fra i diversi fenomeni. Dopo gli anni di piombo si affermò piuttosto, per usare le parole di Foucault, un nuovo regime della sorveglianza affidato a una mescolanza di trash e spot, esibizionismo televisivo e pulsioni restauratrici, relativismo dei valori e culto dell’immagine, controllo e seduzione. Governerà l’Italia con alterne fortuna per più di un decennio. Senza cambiarla, se non in peggio.
NICOLA R. PORRO
RIMESSE LATERALI – QUANDO NELLA POLITICA IRRUPPE IL DESIDERIO (2/2) di NICOLA R. PORRO ♦ Deciso a spezzare le catene della vecchia politica, il Sessantotto combatté (e vinse) la propria battaglia sul terreno della cultura.
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JESI, 20 settembre 2018 – Paolo Mariani, imprenditore jesino (foto in primo piano, a sinistra, con l’assessore Luca Butini), è il nuovo presidente della Fondazione Federico II Hohenstaufen. Succede a Fabio Costantini che aveva ricoperto l’incarico per sette anni.
Eletto il 12 luglio, il nuovo presidente – che ricoprirà il mandato per tre anni, past president Lions Club – si è presentato ufficialmente, il 14 settembre scorso, nella splendida sede dell’Ime, l’Istituto Marchigiano di Enogastronomia, in via Federico Conti.
Assente, per motivi di salute, al passaggio del testimone, Fabio Costantini ha comunque inviato un messaggio augurale nel quale ha sottolineato come «la Fondazione, negli ultimi anni, ha fortemente esteso i propri interessi divenendo, senza falsa modestia, un punto di riferimento del Mondo federiciano ed un vanto per la Città di Jesi. Al nuovo Presidente, jesino doc, spetterà il compito, tra l’altro, di legare in modo più stretto la Fondazione alla Città ed al Territorio. Numerose sono le iniziative avviate e da promuovere che non dubito il dottor Mariani, forte anche della sua esperienza imprenditoriale, riuscirà a portare a compimento».
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La serata è stata condotta da Franca Tacconi, direttrice del Centro Studi Federiciani e vice presidente della Fondazione, con la quale si sono alternati il vice sindaco e assessore alla cultura, Luca Butini, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Alfio Bassotti, il direttore dell’Ime, Alberto Mazzoni, Gennaro Pieralisi, cultore della figura imperiale.
Paolo Mariani nel suo breve discorso di investitura si è chiesto perché la scelta sia caduta su di lui spiegando come sia stato «palpabile in ciascuno dei “pezzi da novanta” che hanno preso la parola, l’amore per la nostra Jesi e la determinazione di non perdere mai la consapevolezza delle proprie radici, nello sforzo di spendere il proprio bagaglio di esperienza e capacità per far emergere ogni potenzialità che la città possiede, nella finalità di aumentare il benessere di tutti. Questo è il compito che spetta a chi è chiamato a guidare realtà come la Fondazione, che in questo 2018 compie trent’anni. A ciò si aggiunge la mia configurazione professionale di imprenditore legato al territorio, idonea ad affrontare le difficili sfide che il secolo attuale presenta per la cultura. E tutti siamo chiamati, soprattutto voi soci ed estimatori, voi rappresentanti delle tante realtà in cui la cultura si esprime, a fare squadra, ciascuno nella propria specificità».
«Trent’anni non trascorrono invano. La Fondazione ha acquisito una rete di rapporti e portato al suo interno i maggiori esperti che si occupano di Medioevo in campo nazionale e internazionale e non solo. Il suo Comitato scientifico ha il compito di monitorare gli argomenti da approfondire e svilupparli mettendoli a disposizione. Al pari della ricerca bibliografica. Ma non solo. Un articolo del nostro statuto, il 3 lettera c) ci abilita a innescare iniziative che abbiano una ricaduta in termini economico turistici. E questo è stato realizzato in più di un occasione. Un compito non facile per cui sono a chiedere l’aiuto di tutti».
Una visita all’Ime, guidata dallo stesso direttore Mazzoni, è stata il naturale proseguimento della serata.
(p.n.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
JESI / PAOLO MARIANI NUOVO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FEDERICO II HOHENSTAUFEN JESI, 20 settembre 2018 - Paolo Mariani, imprenditore jesino (foto in primo piano, a sinistra, con l'assessore Luca Butini…
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ASCOLI PICENO – Un vero e proprio “blitz” solidale quello messo a segno da un gruppo di sindaci della provincia di Pavia che hanno devoluto 27mila euro per la ricostruzione post terremoto, finanziando due progetti di altrettante aziende agricole del Piceno. A darne notizia è la Coldiretti Ascoli Fermo, che ha coordinato l’iniziativa.
I primi cittadini dei Comuni di Gerenzago, Daniele Mandrini, con il consigliere Franca Larotonda, di Corteolona e Genzone, Angelo Della Valle, e di Badia Pavese, Ginetta Granata (in rappresentanza anche dei colleghi di Chignolo Po, Cura Carpignano, Linarolo, Miradolo Terme, onticelli Pavese,Santa Cristina e Bissone, Villanterio, Vistarino,Filighera, Spessa e Torre Negri) hanno incontrato il direttore della Coldiretti, Alessandro Visotti, che li ha portati in visita ai territori colpiti dal sisma, per potergli permettere di rendersi conto della situazione in cui si trovano le imprese terremotate, alle prese con le difficoltà del post sisma.
“Uno straordinario concreto gesto di vicinanza alle nostre aziende agricole – spiegano il presidente di Coldiretti Ascoli Fermo, Paolo Mazzoni e il direttore Alessandro Visotti -. Con la chiusura della fase dell’emergenza e l’apertura di quella della ricostruzione, sostenere la ripresa attraverso il finanziamento di progetti è la migliore testimonianza del fatto che l’Italia è fermamente convinta che il futuro di queste zone è legato alla capacità di rilanciare un settore, come quello agricolo, che significa cibo e turismo”. Il gesto dei Comuni pavesi è solo l’ultimo di una straordinaria mobilitazione che nei mesi scorsi ha visto la consegna di mangiatoie, tonnellate di mangimi e fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi.
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oggi, venerdì 24 maggio, a roma, università la sapienza: festival polisemie polisemie.it/festival/ facebook.com/events/353554375282933/
#Alessandra Trevisan#Alessandro Burbank#Cardiopoetica#Costantino Turchi#festival#Franca Mancinelli#Franco Buffoni#Gabriella Sica#gianluca garrapa#Giorgio Ghiotti#Giovanna Cristina Vivinetto#Giulia Greco#Giulia Martini#Guido Mazzoni#Iuri Lombardi#La Sapienza#Lorenzo Bastida#Lorenzo Foltran#Lorenzo Marinucci#Marco Giovenale#Michele Joshua Maggini#Nanni Balestini#Nico De Giosa#poesia#Polisemie#Rivista Polisemie#Sacha Piersanti#Silvia Salvagnini#Silvia Tripodi#Stefano Bottero
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24 maggio, roma, università la sapienza: festival polisemie polisemie.it/festival/
#Alessandra Trevisan#Alessandro Burbank#Cardiopoetica#Costantino Turchi#festival#Franca Mancinelli#Franco Buffoni#Gabriella Sica#gianluca garrapa#Giorgio Ghiotti#Giovanna Cristina Vivinetto#Giulia Greco#Giulia Martini#Guido Mazzoni#Iuri Lombardi#La Sapienza#Lorenzo Bastida#Lorenzo Foltran#Lorenzo Marinucci#Marco Giovenale#Michele Joshua Maggini#Nanni Balestini#Nico De Giosa#poesia#Polisemie#Rivista Polisemie#Sacha Piersanti#Silvia Salvagnini#Silvia Tripodi#Stefano Bottero
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OPEN TODAY 12-7 PM. NEW IN THE BOOKSHOP: FURNITURE DESIGN AND TECHNOLOGY ITALY 82 (1982) Very scarce and uncatalogued Italian furniture survey catalogue published in 1987 to accompany a major exhibition showcasing an extensive group of Italy's leading furniture and industrial designers and manufacturers of the 1970's-1980's, held at Sydney Town Hall and Centennial Hall in Melbourne in late 1982. Entire catalogue is made up of photographic profile spreads of manufactures and the designers they represent, with logo, profile (in English), furniture specs. Black and white with blue spot printing throughout. Features the work of: : De Pas-D’Urbino-Lomazzi, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, Pio Manzù, A. Mazzoni, Paolo Nava, Giovanni Offredi, Giancarlo Peretti, Gio Ponti, Gigi Sabadin, Carlo Santi, Richard Sapper, Afra Scarpa, Tobia Scarpa, Giotto Stoppino, Kazuhide Takahama, Werther Toffoloni, Carlo Urbinati, Marco Zanuso, Lodovico Acerbis, Franco Aibini, Tito Agnoli, Alessandro Becchi, Ammannati & Vitelli, Mario Bellini, Osvaldo Borsani, Giulio Cappellini, Anna Castelli Ferrieri, Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni, Giorgio Cattelan, Pierluigi Cerri, Studio Tecnico, Antonio Citterio, Gianfranco Frattini, Bruno Gecchelin, Eugenio Geri, Ernesto Gismondi, Franca Helg, Artemide, B & B italia, BBB, Cassina, Tecno, Castelli, Flos, Kartell, Zanotta, and many more. Published by Instituto Nazionale and designed/printed in Italy. One copy in the bookshop today and via our new website. #worldfoodbooks #1982 #giorgiocattelan #kartell #carlourbinati (at WORLD FOOD BOOKS)
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OPEN TODAY 12-7 PM. NEW IN THE BOOKSHOP: FURNITURE DESIGN AND TECHNOLOGY ITALY 82 (1982) Very scarce and uncatalogued Italian furniture survey catalogue published in 1987 to accompany a major exhibition showcasing an extensive group of Italy's leading furniture and industrial designers and manufacturers of the 1970's-1980's, held at Sydney Town Hall and Centennial Hall in Melbourne in late 1982. Entire catalogue is made up of photographic profile spreads of manufactures and the designers they represent, with logo, profile (in English), furniture specs. Black and white with blue spot printing throughout. Features the work of: : De Pas-D’Urbino-Lomazzi, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, Pio Manzù, A. Mazzoni, Paolo Nava, Giovanni Offredi, Giancarlo Peretti, Gio Ponti, Gigi Sabadin, Carlo Santi, Richard Sapper, Afra Scarpa, Tobia Scarpa, Giotto Stoppino, Kazuhide Takahama, Werther Toffoloni, Carlo Urbinati, Marco Zanuso, Lodovico Acerbis, Franco Aibini, Tito Agnoli, Alessandro Becchi, Ammannati & Vitelli, Mario Bellini, Osvaldo Borsani, Giulio Cappellini, Anna Castelli Ferrieri, Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni, Giorgio Cattelan, Pierluigi Cerri, Studio Tecnico, Antonio Citterio, Gianfranco Frattini, Bruno Gecchelin, Eugenio Geri, Ernesto Gismondi, Franca Helg, Artemide, B & B italia, BBB, Cassina, Tecno, Castelli, Flos, Kartell, Zanotta, and many more. Published by Instituto Nazionale and designed/printed in Italy. One copy in the bookshop today and via our new website. #worldfoodbooks #1982 #gigisabadin #acerbis #angelomangiarotti (at WORLD FOOD BOOKS)
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