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MonFest 2024: la seconda edizione celebra il dialogo tra fotografia, cinema, teatro e musica. Casale Monferrato diventa il cuore della cultura visiva dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”.
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”. Con 14 mostre dislocate in alcune delle sedi più iconiche della città, il festival si propone come punto di incontro tra fotografia e le arti performative – cinema, teatro e musica – celebrando la contaminazione…
#Alessandria today#Arte contemporanea#Carla Cerati#Casale Monferrato eventi#Castello del Monferrato#Claudio Abbado immagini#esposizioni artistiche#Esposizioni fotografiche#Eventi culturali Italia#festival arte#festival fotografia#festival fotografia biennale#festival internazionale fotografia#Fondazione Cassa di Risparmio di Torino#fotografia architettura#fotografia cinema#fotografia e arti#fotografia e storia#fotografia jazz#fotografia musica#fotografia Piemonte#fotografia spettacolo#fotografia teatro#Francesco Negri#Gabriele Croppi visioni#Google News#italianewsmedia.com#Marc Ferrez#MARIA VITTORIA BACKHAUS#Mariateresa Cerretelli
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#angolidiarteefantasia#arte e cultura#arte#arteecitta#art#arts#arti#arteefotografia#fotografiaearte#fotografia#fotoarte#artefotografica#angolidifantasia#fantasiaearte
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Tra le macerie.
Le macerie per quanto sontuose e antiche possano essere, rimangono sempre tali. Resti di qualcosa che non c’è più.
Però per qualcosa che va via c’è sempre qualcosa che nasce o RInasce.
Non è semplice far incontrare due arti vicine eppure distanti ma ci piace pensare che nel nostro caso ci sia sempre un filo invisibile che ci leghi.
Eccoci con una nuova collaborazione, tanto speciale quanto spontanea che vede @elyisetta alla fotografia e @devitalizart al disegno.
Anche in questo caso, la foto e il disegno sono nati separatamente ma si integrano alla perfezione, neanche li avessimo fatti volutamente.
Come quando ti incastri con qualcuno che anche se non è sangue tuo,
sembra essere nato e cresciuto per stare lì vicino a te.
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José Jiménez Aranda, La schiava in vendita, 1897
Una giovane schiava, completamente nuda, siede su un tappeto. Il cartello che porta al collo reca un'iscrizione greca ( Rosa, 18 anni, in vendita a 800 monete ) che la offre come merce in un mercato orientale. China castamente la testa per nascondere la sua vergogna. Dietro di lei sono visibili i piedi dei suoi possibili acquirenti che la circondano per osservare la sua nudità indifesa. Si tratta di uno dei dipinti più emblematici di Jiménez Aranda, nonché uno dei nudi femminili più interessanti della pittura spagnola del XIX secolo. Si tratta inoltre di un dipinto davvero unico nell'opera dell'artista sivigliano, che comprende una selezione sorprendentemente scarsa di nudi femminili e pochissime ambientazioni orientali, nonostante tali opere fossero diventate molto di moda alcuni decenni prima sul mercato internazionale.
La concezione di questo nudo rivela invece una visione pienamente naturalista del corpo femminile, con una definizione corporea che potrebbe essere collegata al largo utilizzo della fotografia in quel periodo come elemento di studio e analisi del corpo umano nell'ambito delle discipline artistiche. Qui Jiménez Aranda conferisce alla postura casta della giovane donna una sensualità suggestiva che scaturisce da un'interpretazione immediata e vibrante della sua nudità in chiave assolutamente naturalista.
L'artista giustifica questa splendida raffigurazione accademica di un nudo di donna collocandola in un ambiente orientale che ricorda le scene di schiavi e odalische diventate di moda in Francia grazie alle opere di grandi maestri della pittura orientalista come Jean-Léon Gérome (1824 -1904). L'enorme successo di quelle opere sul mercato internazionale qualche decennio prima consolidò un linguaggio pittorico che Jiménez Aranda utilizzò fino alla sua morte, sebbene lo reinterpretasse con una concezione nuova e pienamente naturalista nel trattamento del soggetto.
Colpisce molto la modernità dell'angolo di visione ripido verso il basso, che pone lo spettatore notevolmente più in alto rispetto alla giovane donna, suggerendo perfettamente il punto di vista dell'anello di uomini che hanno circondato lascivamente la giovane umiliata. Dipingendo solo i piedi, senza ampliare il campo visivo, si concentra sulla sensazione degradante e vergognosa prodotta dagli sguardi dei possibili acquirenti attorno alla schiava, conferendo così un grande effetto narrativo alla composizione.
José Jiménez Aranda è stato pittore e illustratore, nato a Siviglia il 7 febbraio 1837, morto ivi il 6 marzo 1903. Fu discepolo di Eduardo Cano nella Scuola di belle arti di detta città. Concorse fin da giovanissimo alle esposizioni di Madrid. Visse successivamente a Jerez de la Frontera, a Madrid e a Roma, dove fu protetto dal Fortuny. Ritornato in Spagna, vi rimase fino al 1881, quando si trasferì a Parigi, dove i suoi quadri di genere ebbero larghissimo successo. Nel 1893 fece ritorno nella città natale. Eseguì anche illustrazioni per opere di Cervantes, Zorrilla e Daudet.
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Alfa Castaldi
Progetto grafico/ Graphic design Claudio Dell'Olio assistito da Alessandro Marchesi
testi di Giuliana Scimé e Susan Bacheider, foto di Paolo Castaldi
Carla Sozzani Editore, Milano 2013, copia n.0313, 50 pagine, ISBN
9788879428507
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Stampato da NAVA Milano in occasione della mostra "Alfa Castaldi" Galleria Carla Sozzani Febbraio 2013
Fotografo curioso e completo, Alfa Castaldi nella sua carriera professionale ha esplorato vari generi e tutti con grande passione e competenza. La mostra alla Galleria Carla Sozzani è un’esauriente retrospettiva arricchita da una sezione di ritratti alla moglie, la giornalista Anna Piaggi.Ad Alfa Castaldi, brillante allievo dello storico dell’arte Roberto Longhi, risultano fatali i tavolini del bar Jamaica in quel di Brera. Rientrato a Milano all’inizio degli anni ’50 dopo gli studi a Firenze, prende a frequentare l’ambiente intellettuale ed artistico che ruota attorno all’Accademiadi Belle Arti, soffermandosi spesso nel locale che, ancor’oggi, è punto di ritrovo per artisti ed intellettuali. In quegli anni, nelle sale del Jamaica piene di fumo e modelle in cerca di ingaggio, il giovane Alfa conosce Cesare Peverelli, Gianni Dova e Piero Manzoni ma anche un gruppo di fotoreporter – Ugo Mulas, Mario Dondero e Carlo Bavagnoli: per inciso, quelli che si sarebbero poi rivelati i migliori della loro generazione – che si struggono per essere considerati artisti alla stessa stregua di pittori e scultori.
Stimolato da queste nuove conoscenze, Castaldi si avvicina alla fotografia ed inizia a fare sperimentazioni, indagando il mondo attraverso l’obiettivo. Tra gli anni ’50 e ’60 viaggia moltissimo, soprattutto all’estero, documentando stili e movimenti culturali; attingendo al ricordo dei viaggi nell’Italia del dopoguerra, ancora povera e rurale, nel 1980 realizza per Uomo Vogue il servizio Compagnia di Stile Popolare, passato alla storia del costume come un reportage antropologico sulle radici popolari dello stile maschile piuttosto che come mero servizio di moda.
15/04/24
#Alfa Castaldi#Anna Piaggi#photography exhibition catalogue#Galleria Carla Sozzani 2013#photography books#fashionbooksmilano
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Persona in cerca di amic* ☀️✨️
Ehi ciao!
Sono Benny (o Ben), she/they, ho 23 anni. Mi sono appena laureata all'Accademia di Belle Arti e tra poco inizierò un master riguardo i videogame e il mondo 3d.
Sono un'ottimista, amante della vita e delle esperienze, di qualsiasi tipo, dal viaggio in macchina improvvisato alla serata tranquilla a guardare film e chiacchierare. Tra l'ascoltare e il parlare preferisco decisamente il primo: adoro poter conoscere le persone attraverso i racconti delle loro esperienze di vita.
La mia chiacchierata ideale è stesi sul letto, sul pavimento o su un prato, a guardare il soffitto o il cielo e chiedersi il perché delle cose, parlare di sogni, delle esperienze passate e di quelle che ci piacerebbe vivere. Senza vergogna o giudizio. Uno spazio sicuro di condivisione.
Sto cercando persone con cui chiacchierare della vita, commentare serie tv insieme, viaggiare e sognare, scoprire nuovi interessi e passioni, riscoprire ogni giorno quanto, nonostante tutto, siamo fortunati ad essere vivi.
Mi ritrovo spesso (quasi sempre) sola. Mi sono accorta che le persone buone molto spesso vengono usate e poi dimenticate. Attraverso questo blog mi piacerebbe trovare qualcuno che almeno una volta si sia sentit* così. Nessuno è destinato a rimanere solo, combattiamo insieme la solitudine 🌻
Qui vi lascio un elenco delle cose a cui sono interessata, spero potremo avere qualche interesse in comune 😊:
Serie Tv: Heartstopper, Good Omens, Loki, One Piece, Arcane, The Dragon Prince, The Owl House, Jujutzu Kaisen, Attak on Titan (e molte altre. Accetto volentieri consigli su nuove serie da vedere).
Film: mi piacciono tutti i generi tranne l'Horror (mi fanno troppa paura 😂). Sono un'appassionata dei film d'animazione.
Libri: non leggo molto ma sono super disposta a leggere qualche libro insieme. Alcune mie letture correnti sono: La casa sul mare celeste, La canzone di Achille e Finché il caffè è caldo.
Videogiochi: Genshin Impact e Honkai Star Rail (ma spero di ampliare la mia lista al più presto).
Hobby: giardinaggio (amo le piante 🌱), disegno, fotografia, mondo 3d e animazione digitale, passeggiare immersa nella natura, viaggi.
Altri hobby a cui spero di avvicinarmi a breve: imparare a cucire e a usare l'uncinetto, dipingere sia su carta che su tessuti, imparare a scolpire con l'argilla e realizzare vasi e tazzine. Sono aperta ad imparare qualsiasi tipologia di arte 🎨
Se siete arrivat* fin qui vi ringrazio e se siete interessat* potete anche solo lasciarmi un 🩷, vi scrivo io 🥰
(Il mio main è @thinkingaboutminds, potete trovarmi anche lì)
#nuove amicizie#amicizia#italia#compagnia#searching for friends#looking for friends#italy#queer#queer friendship#queer friend groups#queerfriends#heartstopper#nature#natura#paesaggi#good omens#one piece#genshin impact#honkai star rail#the owl house#jujutsu kaisen#plants
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Blogi warte uwagi
Ojej, chyba za krótko tu siedzę, żeby dać pełnowymiarową listę takich blogów, ale postaram się jak mogę.
Luźne komiksy: @shencomix @jenny-jinya @loadingartist @sarahseeandersen
Mitologia: @sigeel @theia-mania-comics @medusaspeach @a-gnosis
Miracoulus: @buggachat @bigfatbreak @zoe-oneesama @lc-holy @danismilek @rosekasa @heartfulselkie @ceejles @edorazzi @anna-scribbles
Mlp: @colorful-horses @sunnys-side-upside-down @janegumball @my-quirk-is-fred @beluvbug @leavemebetosleep
Toh: @moringmark @lovemoroporo @turquoisespace35
Cudo arty: @junchiu @feefal @cracklewink
Własny fandom: @lackadaisycats @kfrances
Wszystko: @westywallowing @rubyleaf @landturtlealyce @kyacchan-comics @frostedpuffs @rocklain
Wiersze: @warzywoe36 @prettyy3
Cytaty: @nacpanaasoup @ogrody-ilangory @harmony-and-peace @e-uociec @niedoczytane
Fotografia: @jacobgraphy @polskiekoty
To chyba tyle na ten moment. Może reszta będzie miała jeszcze jakieś propozycje
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Hannah Höch
Hannah Höch è stata l’artista che ha dato voce e immagine alla critica sociale e femminista durante la Repubblica di Weimar.
Pioniera del fotomontaggio e della tecnica del collage, ha sperimentato stili e correnti artistiche diverse.
I suoi fotomontaggi, a differenza di quelli dei surrealisti, che mantenevano un aspetto reale, grazie alla continuità di scala o di colore, erano estremamente frammentari, per lo più di proporzioni e colori diversi, e minavano costantemente la percezione iniziale di chi li guardava, rappresentarono l’estetica della liberazione, della rivoluzione, della protesta.
Ha fatto parte del gruppo Dada di Berlino, sebbene spesso sia stata lasciata in secondo piano dalla critica e dalla ricostruzione storica del movimento.
La sua vasta produzione artistica si è dipanata dalla Prima Guerra Mondiale fino agli anni Settanta del Novecento.
Attraverso l’utilizzo di diverse tecniche, ha attraversato una varietà di temi, come il militarismo, l’industrializzazione e la tecnologia, le relazioni di genere, l’etnografia, decostruendo le immagini e gli stereotipi femminili ed esplorando le contraddittorie rappresentazioni della donna nuova diffuse nei mass media.
Hannah Hoch è il nome d’arte di Anna Therese Johanne Höch, nata il primo novembre 1889 a Gotha, in Germania. Cresciuta in una famiglia della media borghesia, l’amore per l’arte le era stato trasmesso dalla madre, pittrice per diletto. Dopo aver abbandonato gli studi per accudire la sorella minore e aver lavorato per un anno nell’ufficio di assicurazioni del padre, nel 1912, si è trasferita a Berlino per frequentare la scuola di arti applicate di Charlottenburg, dove ha studiato lavorazione del vetro e design artistico del libro, con una pausa forzata durante la guerra, quando si è impegnata con la Croce Rossa
Nel 1915 ha cominciato una relazione con l’artista Raoul Hausmann che l’aveva introdotta nell’ambiente culturale berlinese. Una storia d’amore turbolenta e conflittuale durata sette anni mentre l’uomo aveva moglie e figli. A lui, nel 1920, aveva dedicato “una breve storia caustica” intitolata Der Maler (Il pittore), in cui prendeva di mira il sessismo alla base del radicalismo dada e l’atteggiamento del compagno, da lei ritenuto ipocrita nei confronti dell’emancipazione femminile.
Mentre era iniziato il suo coinvolgimento col gruppo Dada, lavorava presso l’editore di riviste illustrate Ullstein come designer di modelli per tessuti ricamati e in pizzo, pubblicati in libri o riviste femminili di moda, utilizzando spesso come base ritagli di giornali. Le tecniche apprese da questa esperienza saranno utilizzate in diverse opere satiriche e politiche successive.
Agli inizi della sua carriera ha utilizzato la pittura, senza mai disdegnare la sperimentazione con vari materiali. Dal 1918 cominciarono a circolare i suoi primi fotomontaggi, la forma di espressione che l’ha resa famosa e che ha maggiormente connotato la sua carriera artistica.
L’inizio della sua partecipazione pubblica agli eventi dada è databile nel 1919, quando ha partecipato alla prima mostra collettiva nello studio del mercante d’arte ed editore Israel Ber Neumann, in cui ha esposto alcuni acquerelli astratti e nella serata di chiusura, ha suonato con coperchi di pentole un’antisinfonia composta da Golyscheff.
Dagli anni Venti, si è dedicata ai fotomontaggi che combinavano immagini di pubblicazioni popolari, tecniche di collage, pittura e fotografia. Un tripudio di immagini sovrapposte così diverse che, spesso, apparivano caotiche e impossibili da analizzare. Un’estetica perfetta per un’artista interessata al rumore senza senso della vita moderna.
Ha presentato nove opere alla prima Fiera Internazionale Dada del 1920.
Sebbene il movimento avesse un profilo anarchico e anti-conformista, era composto principalmente da uomini, e la figura di una donna costituiva un’eccezione al suo interno. Per questo motivo, ha proclamato a gran voce la propria emancipazione dalla figura maschile.
Mettendo in discussione l’idea di bellezza femminile, ha fatto emergere temi legati al genere e al ruolo della donna nella società, ponendo al centro del suo lavoro la costruzione dell’identità. I suoi montaggi offrono visioni caleidoscopiche della cultura tedesca tra le due guerre, da una prospettiva femminista e spiccatamente queer.
Ha evidenziato un mondo frammentato, sconvolto da guerre e crisi economiche.
La sua prima mostra personale si è tenuta nel 1929 a l’Aia, dove si era trasferita per stare vicino alla sua compagna, la scrittrice olandese Til Brugman.
Quando i nazisti salirono al potere all’inizio degli anni trenta, al contrario di molti colleghi, decise di non lasciare il paese, nonostante fosse invisa per la sua libertà sessuale e la provocazione delle sue opere. Il governo considerava il suo lavoro “degenerato” e il suo nome comparve fra gli artisti del Novembergruppe dichiarati “bolscevichi culturali”.
Quando venne cancellata la sua mostra, prevista a Dessau nel maggio 1932, perché i nazisti imposero la chiusura della sede Bauhaus in cui doveva svolgersi, decise di di trasferirsi fuori Berlino, come disse, per “sprofondare nell’oblio” viaggiando spesso col marito Heinz Kurt Matthies, sposato nel 1938 che l’aveva lasciata, qualche anno dopo, per mettersi con una sua amica.
Nella sua produzione dal 1933 al 1945 si affermarono i temi della natura e del paesaggio, mentre diventarono sempre meno presenti le figure umane, disegnate come sagome, maschere teatrali o apparizioni; l’intento era principalmente quello di poter trovare degli acquirenti e di evitare censure politiche, tuttavia, questa nuova prospettiva le aveva aperto la via verso nuove forme di sperimentazione, anche nei fotomontaggi.
Nel 1946 ha preso parte a un’esposizione sostenuta dagli artisti surrealisti a Berlino e promosso la mostra Fotomontaggio da Dada a oggi. Due anni dopo ha partecipato a una mostra al MoMA di New York. In questo periodo ha collaborato alla rivista antifascista di letteratura, arte e satira Ulenspiegel, dove pubblicava acquerelli e diversi fotomontaggi, fra cui Stivali delle sette leghe, del 1934.
Nel 1949, a Berlino, si è tenuta la sua prima personale del dopoguerra, dal titolo Hannah Höch und Dada, ma ha continuato a esporre, principalmente all’estero.
Dopo il lancio dello Sputnik, la prima capsula spaziale in orbita intorno alla terra, è iniziato il suo interesse per l’esplorazione spaziale, di cui ha scritto ampiamente nei suoi diari e, dieci anni dopo, ha realizzato un collage dedicato allo sbarco sulla luna, Dedicato agli uomini che conquistarono la luna, 1969, nel quale era assente la critica alla tecnologia che aveva caratterizzato la sua produzione degli anni venti.
Nel 1964, in onore del suo settantacinquesimo compleanno, si è svolta, alla Galerie Nierendorf di Berlino, un’ampia retrospettiva, seguita negli anni settanta da altre importanti mostre realizzate a Parigi, Berlino e New York.
Le sue opere sono state esposte anche alla famosa mostra Women Artists: 1550-1950 realizzata nel 1977 al Museo d’arte di Los Angeles.
Ha lasciato la terra il 31 maggio 1978 a Berlino all’età di 88 anni.
Hannah Höch ha messo l’accento sul complicato rapporto tra arte e politica, la sua ferrea volontà l’ha portata a emergere in un contesto che escludeva le donne e le loro voci, è una figura che merita di essere ricordata.
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Non ho bisogno di tinder e di dating,ma di trovare diversi maestri di vita che mi insegnino le loro vie della saggezza e mi rendano l'essere perfetto tipo allenamento di un film di arti marziali(una persona che mi insegni il dosaggio e l'uso dell'olio di rosmarino per i capelli,una per la fotografia e una per le camminate e i posti in montagna)
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Marc Camille Chaimowicz
L’opera di Marc Camille Chaimowicz si distingue a prescindere dalla pratica artistica: da oltre cinquant’anni, questo artista coniuga la scultura, la performance, l’installazione, l’architettura, la pittura, il video, la fotografia e il design con le arti della moda, del tessuto e dell’arredamento. A partire dagli anni ’70, si dedica all’allestimento del suo appartamento londinese per farne un’opera in situ. Rivendica allora il privato come spazio di costruzione del sé, rispetto a un ambiente percepito come alienante. Simile a un’oasi sognata, questa dimensione fittizia viene di volta in volta rivelata nelle sue mostre, condivisa con lo spettatore. Paraventi, mobili da toeletta, vasi e console dai toni pastello, il cui repertorio formale evoca frutti, fiori e parti del corpo, rimandano a un tabù sociale, mentre le arti applicate e gli interni domestici sono considerati minori o femminili.
Offuscando i confini tra arte e design, sollevando questioni legate all’identità e al genere, Marc Camille Chaimowicz trasforma l’intimità in uno spazio politico.
Nato dopo la Seconda guerra mondiale da padre polacco e madre francese, Marc Camille Chaimowicz si trasferisce da bambino nel Regno Unito. Studia a Ealing, Camberwell e alla Slade School of Art di Londra. In una nuova epoca artistica che si preoccupa di avvicinare l’arte alla vita spesso mediante le performance, l’esistenza di Marc Camille Chaimowicz si trasforma in una specie di grande laboratorio. L’artista vive infatti negli spazi espositivi, arreda le hall degli alberghi, decorandole con i propri oggetti, in cui serve il tè agli ospiti con tanto di sottofondo musicale. Abbandona la performance allorché questa viene identificata come pratica ufficiale dell’arte, troppo poco sovversiva. Allora, tra il 1975 e il 1979, allestisce il proprio appartamento in Approach Road. Carta da parati, tende e video di sé in azione: tutto è immaginato, disegnato, progettato su misura per trasformare questi interni in un luogo propizio alle fantasticherie. A partire dagli anni ’80, oggetti e mobili prendono posto nei musei all’interno di scenografie quasi teatrali. Da allora, le centinaia di mostre su questo artista internazionale organizzate a Londra, New York e Basilea ‒ solo per citarne alcune ‒ propongono una successione di interni.
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La sua storia è quella che rivela con meno facilità e spiega, forse, perché lavora nelle rifrazioni. È nato nella Parigi del dopoguerra, da padre polacco e madre francese. Non hanno mai parlato della guerra. “Non ne parliamo. Non l'abbiamo mai fatto", dice, come se i suoi genitori fossero vivi e tutte le regole familiari fossero ancora in vigore. Suo padre, che aveva una laurea in matematica, ottenne un lavoro all'Institut Curie di Parigi e in seguito fu coinvolto nella prima elettronica. Quando Chaimowicz, che ha due sorelle più giovani, aveva circa 8 anni, la famiglia si trasferì nel Regno Unito. "Vedi, i miei genitori erano molto ingenui", spiega con il suo sorriso astulo. “Avevo sentito che il sistema educativo inglese era molto buono. Non avevano sentito parlare del sistema di classe”.
Chaimowicz, che non parlava inglese, arrivò nel dopoguerra quando il sistema educativo britannico a due livelli lasciò gli alunni meno accademici al freddo. Armato, a 16 anni, con pochissime qualifiche, andò all'Ealing Art College, poi alla bohémien Camberwell School of Art, e fece una laurea post-laurea in pittura alla famosa Slade School of Fine Art. Quando arrivò, aveva bruciato tutti i suoi dipinti. Rispettava teorici e artisti concettuali come Victor Burgin e Gustav Metzger, ma non riusciva a identificarsi con nessuno di loro. Simpatico per le correnti emergenti nel femminismo, ha trovato quel mondo dell'arte intellettuale molto maschile. "La mia mente era attratta dall'ideologia di sinistra", ricorda. "Ma la pratica di sinistra ha prodotto un'arte che non potevo godere. Mancava di piacere, colore e sensualità. Tutte le cose che contano per me”. A Slade, la premessa classica che devi soffrire per la tua arte era pervasiva, ma Chaimowicz non ne aveva niente. “Le persone che stavo guardando non sembravano aver sofferto fino a quel punto. Fragonard sembrava divertirsi. Ho pensato: voglio essere come Fragonard!” Dopo la laurea, Chaimowicz è stato premiato con uno spazio studio a East London da Acme, un programma senza scopo di lucro che collabora con le scuole d'arte di Londra per concedere agli artisti in erba un posto sovvenzionato per creare, e si è offerto volontario in uno studio di design di tessuti a Lione. Man mano che il suo interesse per le arti applicate si evolveva, è emerso anche il suo senso del lavoro come evoluzione della sua vita. Bonnard e Vuillard erano una luce guida. “È stato un periodo molto ricco in termini di pratica. Penserei: voglio un po' di carta da parati, ma non c'è niente che mi piaccia e non posso davvero permettermelo comunque. Forse potrei fare la mia carta da parati”, dice. “Stavo dando la priorità al mio stile di vita, nella misura in cui c'erano lamentele su di me alla sede centrale. Altri artisti stavano camminando lungo la strada vedendomi al piano terra del mio studio con tende floreali, bevendo il tè con gli amici e socializzando, e dicevano: 'Questo ragazzo non sta lavorando! È fraudolento, sta sprecando spazio prezioso!' ” Da quella stessa trasgressione, Chaimowicz ha costruito una carriera.
(via Close Watch | Frieze) + Via + Via
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I think that's the right time to change my intro.
My name's Leonida, I'm an Italian trans man, I'm 26. I've been on tumblr since I was 15/16 years old, maybe younger, but I've never been fully a tumblr user (then and now). Since it is 2024 I want to improve my life and try to get better.
I opened this blog in agoust 2023 because the previous one didn't resemble me, I didn't like it etc
I choose "Summer on a solitary beach" 'cause it's my favourite song by Franco Battiato, an italian songwriter that I love very much.
If you ask me I'm doing nothing in my life.
I Studied at the "Accademia di Belle Arti di Brera" in Milan and graduated in 2022 in "Nuove Tecnologie dell'Arte" (New art technologies).
My life since graduation has been different, in Milan I had my friends, my life had a meaning there, I was a different person ( I lived in Milan from 2016 till february 2020). In February 2020 Covid hitted Italy very hard and I was forced to move back to Turin (Torino), my home town. Unfortunately for me Torino is a place that I don't really like, I spent terrible years here. I was bullied in school, had no friends, no social life, nothing. Moving back to Turin for me meant returning in that old dark places where I felt like nothing, I still feel down today and this city isn't helping.
I want this to change, I want to change all my life. I'm tired of feeling down.
I'm Trying.
Since graduation I started working on photography, I'm nowhere near mastering it, but It's a thing I really like to do and to improve on. I'm starting from here.
(I hadn't decided yet if I'm writing in English or Italian, I'm not very confident on my English)
This is my "personal" blog, I opened another blog only for my works: Leonida Brusasca.
other blog: https://leonidaportfolio.tumblr.com/
Instagram: https://www.instagram.com/leo.archive.null/
Penso che sia il momento giusto per cambiare la mia introduzione.
Mi chiamo Leonida, sono un ragazzo trans italiano, ho 26 anni. Sono su tumblr da quando avevo 15/16 anni, forse più giovane, ma non sono mai stato molto presente su Tumblr (allora e adesso).
Dato che è il 2024, voglio migliorare la mia vita e cercare di migliorarmi.
Ho aperto questo blog nell'agosto del 2023 perché il precedente non mi rappresentava, non mi piaceva ecc
Ho scelto "Summer on a solitary beach" perché è la mia canzone preferita di Franco Battiato, un cantautore italiano che amo moltissimo.
Se mi chiedi, non sto facendo nulla della mia vita.
Ho studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e mi sono laureato nel 2022 in "Nuove Tecnologie dell'Arte". La mia vita dopo la laurea è stata diversa, a Milano avevo i miei amici, lì la mia vita aveva un senso, ero una persona diversa (ho vissuto a Milano dal 2016 a febbraio 2020). Nel febbraio 2020 il Covid ha colpito duramente l’Italia e sono stato costretto a tornare a Torino, la mia città natale. Purtroppo per me Torino non mi piace molto, ho passato anni terribili qui. Sono stato vittima di bullismo a scuola, non avevo amici, nessuna vita sociale, niente. Tornare a Torino per me ha significato tornare in quei vecchi luoghi oscuri dove non mi sentivo nessuno, mi sento giù ancora oggi e questa città non mi aiuta.
Voglio che questo cambi, voglio cambiare tutta la mia vita. Sono stanco di sentirmi giù. Ci sto provando.
Da quando mi sono laureato ho iniziato a lavorare sulla fotografia, non sono ancora riuscito a padroneggiarla, ma è una cosa che mi piace davvero fare e in cui migliorare. Parto da qui.
(Non ho ancora deciso se scrivere in inglese o italiano, non ho molta confidenza con l'inglese)
Questo è il mio blog "personale", ho aperto un altro blog solo per i miei lavori: Leonida Brusasca.
Altro blog: https://leonidaportfolio.tumblr.com/
Instagram: https://www.instagram.com/leo.archive.null/
#italy#photographers on tumblr#queer#photography#torino#original photographers#documentary#documenting space#presentation#intro post#introduction#blog intro#trans men#transgender#Milan#art#artists on tumblr#lgbt italia#lgbtqia
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Il Bacio Sulla Bocca capolavoro del Maestro Ivano Fossati Lampo Viaggiat...
"Il Bacio Sulla Bocca" è una delle canzoni più famose di Ivano Fossati ed è stata molto apprezzata sia dai fan che dalla critica. È una ballata romantica con sonorità delicate e un testo intenso che parla dell'emozione e dell'intimità di un bacio. Dal punto di vista musicale, la canzone presenta un arrangiamento raffinato e curato, con strumenti come chitarre acustiche, tastiere e archi che contribuiscono a creare un'atmosfera suggestiva. La voce di Fossati è espressiva e coinvolgente, trasmettendo con grande intensità il messaggio emotivo della canzone. Dal punto di vista dei testi, "Il Bacio Sulla Bocca" è poetico e romantico. Le parole di Fossati evocano immagini e sensazioni legate all'amore e all'intimità, creando un'atmosfera intima e coinvolgente per l'ascoltatore. Complessivamente, "Il Bacio Sulla Bocca" è una canzone di grande bellezza e profondità, che mostra la maestria di Ivano Fossati come cantautore. È un brano che ha saputo conquistare il pubblico con la sua melodia accattivante e le sue liriche suggestive. Il bacio è un tema frequente nelle arti visive e ha ispirato numerosi artisti nel corso dei secoli. Rappresenta spesso un momento di intimità, passione, amore o desiderio, e la sua rappresentazione può variare a seconda dell'epoca, dello stile artistico e dell'interprete. Uno degli esempi più celebri di rappresentazione del bacio nelle arti visive è "Il bacio" di Gustav Klimt, un dipinto realizzato nel 1907-1908. In quest'opera, due figure avvolte in abiti decorati si abbracciano e si baciano appassionatamente, mentre sono circondate da un'atmosfera dorata e ornamentale. Il dipinto è considerato un'icona dell'Art Nouveau e trasmette un senso di sensualità e spiritualità. Altri artisti hanno interpretato il tema del bacio in modi diversi. Ad esempio, Auguste Rodin ha creato una scultura intitolata "Il bacio" nel 1889, che raffigura una coppia abbracciata e in un bacio appassionato. La scultura di Rodin cattura il movimento e l'intensità dell'atto del baciarsi in un modo tridimensionale. Oltre alle rappresentazioni figurative, il bacio è stato anche oggetto di interesse per i fotografi. Un esempio notevole è la fotografia di Alfred Eisenstaedt intitolata "Il bacio di Times Square", scattata il 14 agosto 1945. Questa immagine iconica mostra un marinaio che bacia una giovane infermiera nella folla di Times Square durante i festeggiamenti per la fine della Seconda Guerra Mondiale . La foto cattura un momento di gioia e di celebrazione collettiva. Il bacio come tema artistico può essere interpretato in molti modi diversi, a seconda delle intenzioni dell'artista e del contesto storico e culturale. Può rappresentare l'amore romantico, la passione, la lussuria, l'affetto, la tenerezza o anche il tradimento, a seconda del contesto e delle emozioni che l'artista desidera comunicare. Indipendentemente dalla forma artistica prescelta, il bacio rimane un argomento attraente e universale che continua a ispirare gli artisti contemporanei. #music #love #instagood #party #photooftheday #picoftheday #photography #photo #italy #night #instagram #like #friends #art #smile #summer #nature #fun #me #travel #style #dance #dj #happy #fashion #life #follow #musica #beautiful #live #arte #art #italy #italia #artist #photography #artwork #painting #instaart #instagood #travel #love #design #photooftheday #picoftheday #artecontemporanea #roma #architecture #sanmarino #artgallery #artlovers #photo #artistic #contemporaryart #sculpture #artsy #milano #modernart #artists #instaartist
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Addio a Gina Lollobrigida. Lo star del cinema italiano è scomparsa. È successo ieri, Mercoledì 18 gennaio. La diva italiana aveva 95 anni. Più ricordata come un modello e attrice - una vera bomba, molto sexy e seducente, Gina Lollobrigida era una donna di talenti incredibili che comprendeva tutte le arti - cinema, fotografia e scultore. Leggi il nuovo post su StudentessaMatta.com #studentessamatta #GinaLollobrigida #Lollo #ItalianCinema #ItalianFilmStar #attriceitaliana✨👑🎬🎥 https://www.instagram.com/p/CnljUALOFPe/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Mitopoiesis - Il Vecchio Solo
Un progetto realizzato insieme ai colleghi di Arti Visive e di Design, esposto al festival di fotografia contemporanea “Images Gibellina” dal 30.07 al 29.08 del 2021 che parla di un viaggio attraverso le storie, le leggende, i miti e i luoghi che disegnano i contorni della Sicilia: elementi fortemente connotanti da un punto di vista identitario, che mettono in relazione passato remoto e vissuto quotidiano. Tra le varie storie a cui io e i miei colleghi abbiamo dato maggiormente attenzione, una in particolare è stata la storia del “vecchio solo” ossia, un racconto tramandato dalle voci dei cittadini di Siracusa che narra la storia di un signore anziano, il quale dopo essere diventato vedovo senza neanche un figlio, restava tutto il giorno ai giardini di Ortigia e sul lungo mare Alfeo con l’insistente desiderio di diventare padre. Utilizzando lo strumento fotografico, si possono ricostruire delle scene, inscenando di poter fotografare l’ombra di quest’uomo che malinconicamente percorre le vie di Ortigia.
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Meno è meglio
Agli inizi del 1900 nacque in Germania la Bauhaus, una scuola d’arte basata sul modello collaborativo fra docenti e studenti, dove si insegnavano belle arti, fotografia, design industriale, architettura e urbanistica. I principi fondanti del Bauhaus erano essenzialità, estrema modernità, uguaglianza, attenzione al colore e alla forma.
All’architetto e designer tedesco Mies van der Rohe, uno dei massimi esponenti del Movimento Moderno, va il merito di aver reso celebre la frase Less is more che capovolge il paradigma diffuso all’epoca e indica che in realtà il miglior risultato, il di più, si ottiene nel caso in cui si produca un edificio – ma questo vale per qualunque tipo di prodotto - essenziale e perfetto nelle sue funzioni. Questo principio di sottrazione si diffuse alle altre arti per giungere sino a noi. Oggi i politici parlano di “nuova Bauhaus” per estenderlo alla cultura e alla mentalità delle persone così da costruire un mondo più in equilibrio.
Ecco allora che Less is more torna ad essere un principio guida di equilibrio. Non di eliminazione a tutti i costi, bensì di sottrazione di ciò che è inutile.
Propongo anch’io di applicare una nuova Bauhaus alle relazioni con gli animali non umani, esseri essenziali e perfetti nelle loro funzioni. Interagire con loro con meno controllo per avere più relazione.
Meno (niente) addestramento, più collaborazione.
Meno pretese, più osservazione.
Meno esercizi, più contaminazione.
Meno parole, più corporalità.
Meno risposte, più domande.
Meno razionalità, più animalità.
Meno retorica, più sostanza.
#animalità#rispetto#dignità#istruttore_cinofilo#zooantropologia#relazione#cani#facilitatrice_relazione#antispecismo#etica
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Il Déco in Italia
L’Eleganza della Modernità
a cura di Francesco Parisi
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2022, 304 pagine, 315 ill., 24 x 28 cm, Brossura con alette, ISBN 9788836653966
euro 36,00
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Il Déco in Italia, l’eleganza della modernità è il titolo della mostra inedita che il Forte di Bard ospita dal 2 dicembre 2022 al 10 aprile 2023. Il volume, muovendo dalla sezione italiana dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, evento epocale che si tenne a Parigi nel 1925 e da cui deriva il termine “Déco”, intende restituire, attraverso 230 opere circa, una fotografia di quanto si andava producendo in quegli anni non solo nelle arti decorative e nella grafica, ma anche in pittura, scultura e architettura. L’obiettivo è quello di scoprire il fil rouge del gusto déco italiano che, tramite le necessarie intersezioni di stili e temi guida – come la danza, la maschera e la spinta sintetica nell’analisi formale di animali esotici –, favorì quella ricerca orientata verso una maggiore struttura architettonica e geometrizzazione delle forme. Tra le opere illustrate, per citarne solo alcune, le sfavillanti ceramiche firmate da Gio Ponti per Richard Ginori e quelle celebri di Francesco Nonni, le delicate trasparenze buranesi di Vittorio Zecchin, gli straordinari dipinti di Aleardo Terzi e Umberto Brunelleschi, che segnano un versante più illustrativo della pittura di quegli anni, e i progetti di Armando Brasini e Piero Portaluppi. Spazio è dato anche a quel sottile legame che avvicinò il secondo Futurismo alla temperie déco, testimoniato dalla partecipazione all’Expo parigina di Giacomo Balla, Fortunato Depero ed Enrico Prampolini.
09/03/23
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