#foto unghie
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Questa giornata è partita un po' così, tra la testa che girava come al solito e la poca voglia di studiare, ma che dire: ho studiato tutte le pagine che mi ero fissata per oggi già questa mattina, per pranzo pasta all'amatriciana, che sebbene fosse un sugo pronto non era male, ed ora ho sistemato le unghie dopo la fine disastrosa dell'ultima volta che sono stata dall'estetista e sono uscita che praticamente sembrava che mi avesse fatto le unghie un gatto isterico. Ora sono una piccola bambina felice con le unghiette a posto e meno pensieri.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko / 25.04.23)
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Buon Halloween 🎃
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#me#reportage fotografico#halloween#buon halloween#buon Samhain#Samhain#zucca#zucchetta#trucco#ombretto#unghie#smalto#festa#party#halloween party#dolcetto#dolce#salato#pizzette#patatine#pipistrello#arancione#nero#viola#fantasma
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Addicted
Le tapparelle chiuse. La stanza buia che tutta in una volta si illumina di rosso mettendo a tutti gli oggetti un velo di proibito. Sul letto. Sul tavolo con la bottiglia di vino sopra. Su di te seduto sulla sedia accanto al tavolo. Su di me in piedi di fronte a te. Anche sulla musica che si infila e si intreccia tra di noi. Mi guardi. La tua camicia di lino è aperta. Si vede come si alza e si abbassa il tuo petto quando respiri. Sempre più forte. Hai fatto un sorso dalla bottiglia. Stai passando le dita sulla tua pelle scoperta. Dal petto verso la pancia e poi sopra i pantaloni. Torni sul petto. Lo accarezzi..lo graffi. Hai voglia. Il tuo sguardo mi sta toccando..mi sta facendo a pezzi. Ti sei alzato tenendo ancora la bottiglia in mano. Adesso il tuo viso a 2 centimetri dal mio e la tua mano sta sul mio collo. Mi baci. Ti bacio. Mi lecchi le labbra. E poi mi guardi di nuovo. Passi la tua mano sulla mia guancia e mi dai uno schiaffo. Mi sta bene. Ti sorrido. Il tuo sguardo diventa serio e la mano va dietro la mia testa. Mi raccogli i capelli e tiri la mia testa indietro. Sussuri "Apri la bocca". Lo faccio tirando la lingua fuori. Sputi sopra e poi mi versi il vino in bocca.
- Bevi!
Cerco di bere ma stai versando troppo velocemente e il vino comincia a scolare ovunque su di me. Sulle braccia..sul seno..sulla pancia..sulle gambe. Ti fermi e mi baci bevendo il vino dalla mia bocca. Lasci i miei capelli e mi stringi vicino a te. Il mio seno bagnato schiacciato al tuo petto. Mi graffi la schiena con le unghie. Mi baci il collo..lo lecchi scendendo verso le braccia e le dita. Sanno di vino. Gli prendi in bocca e succhi. Mi guardi negli occhi. E in questo momento non si capisce chi sottomette chi. Salendo passi la tua lingua sulla mia pancia. Ti fermi sul seno. Lo schiafeggi e lo succhi subito dopo. Passi le unghie sopra e sui capezzoli bagnati. Mi lasci i segni addosso.
Non so il perché ma ti fermi e ti allontani. Sparisci nel buio. Sento solo il rumore. Stai cercando qualcosa. Resto ferma e aspetto. So che non devo muovermi da qui. Torni con polaroid in mano. Scatti una foto ai segni che mi hai lasciato sulla pelle. La sventoli e la metti nella tasca dei pantaloni aspettando che sviluppi. Passi le dita sul mio viso e sulle labbra. Gli prendo in bocca e gli succhio. Ti guardo. Tiri fuori le dita e gli metti nella tua bocca succhiandoli. Senti il sapore della mia saliva. Stai attaccato alla mia faccia. Gemi. Sai quanto mi eccita sentirti gemere. Passi le dita bagnate sul mio petto strizzando un po i miei capezzoli facendomi aprire la bocca di nuovo. Le dita scendono ancora...verso linguine..mi toccano leggermente. Senti come mi fa bagnare tutto questo.
Ti togli la cintura dai pantaloni con i miei occhi puntati sulle tue mani. E mentre giochi con i miei capezzoli appena colpiti con la mano avvicini il tuo orecchio alla mia bocca.
- Dimmi dove vuoi essere colpita
Non riesco a non gemere perché le tue dita sopra miei capezzoli mi fanno impazzire e ti rispondo:
- Sul culo
Vai dietro di me e scatti un'altra foto da questa prospettiva. Mi dici di stare ferma e passi la cinta su tutta la mia schiena. Mi fa vivere i brividi. Ti allontani e mi dai un colpo sul culo, e subito un altro veloce. Mi lasci i segni. Ti pieghi e passi la tua lingua sopra. Lo accarezzi per calmare il dolore. Ti alzi e dai altri due colpi..anche sulle cosce. È difficile stare ferma. Ma lo so che ti piace. Ti piace vedermi lottare per mantenere il controllo. Vieni di nuovo davanti a me. Mi baci. Sto cercando i tuoi baci perché mi danno la tregua. Scendi a baciare tutto il mio corpo. Sul collo e di nuovo sul petto, lungo le braccia, giù sulla pancia e sulle cosce.
- Posso toccarti?
- No! Prima devo finire di assaggiare tutto il tuo corpo.
Dalle cosce ti sposti verso il ginocchio e il polpaccio, e poi sui piedi. Lecchi tutto. Ti metti in gioco davanti a me e prendi il mio piede portando le dita sulle tue labbra succhiandoli uno per volta. Mi eccita molto vederti così.
Questo racconto è stato scritto in collaborazione e con l'influenza di una persona che non ci sta più su Tumblr. Però volevo pubblicare lo stesso 🖤
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Ricordo questo luogo.
Ricordo giorni di profonda malinconia , in cui noi due ci parlavamo a stento. Non sapevo tu fossi con la mente altrove e telefonassi a un’altra informandola dei nostri spostamenti .
Ricordo che mangiavamo in silenzio , che non mi hai mai preso le mani , abbracciata, stretta a te. Eppure eravamo vicini da tanti anni .
Non sono più guarita da questo trauma. Non credo più agli uomini, non riesco più a vederne la bellezza o sensualità perché anche se non lo sapevo, per stanchezza , per tanti problemi di quel periodo in cui i miei genitori stavano morendo , mi ero appoggiata in una storia senza essere più la sexy o attraente donna che avresti voluto anche se riguardando le foto ero sempre con lo smalto alle unghie e truccata .
Forse alcuni non appartengono mai a nessuno e non sono mai accanto a nessuno, questa la mia unica conclusione.
A volte però riascolto la tua voce, rivedo le tue mani e le tue gambe, mi dico che tanto tempo con te mi ha dato un senso, protezione. Anche se spesso erano i miei monologhi a mandare avanti periodi di silenzio punitivo che ancora mi fanno male .
Tu mi hai cambiata , presa, portata via. Tu sei quel pazzo uomo che mi mancherà sempre e che sempre terrò lontano , anche quando vorrei venire sotto casa tua per guardare se hai piante sul balcone , donne in casa .
Tutto è cambiato eppure il tempo interiore è immobile e il nostro tempo nessuno lo avrà più.
Quello scorcio di poesia è stato mio, e sempre mi apparterrà
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List 5 things that make you happy, then put this in the askbox for the last 10 people who liked or reblogged something from you! Get to know your mutuals and followers 💗
I know it's been ages but ecco qua:
1 - DARK, questa serie mi ha uccisa più volte, Jonas nel ♡
2 - il fatto di essere riuscita a vedere Brividi live con Alessandro e Riccardo a San Siro (anche qui morta e risorta some times)
🚲💎🤍🖤🌃
3 - le mie unghie, io frivola e superficiale magari ma sono state una cosa importante da quando avevo 8 anni (e non so nemmeno perché sinceramente mi sia appassionata dato che in casa mia nessuno se ne interessa). Segue carrellata di foto con unghie alquanto orribili dalle medie ad oggi:
Madonna a riguardarle mi rendo conto di quanto fossero corte le prime mentre io me le immaginavo lunghissime. E ovviamente Ariana Grande anche qui.
4 - la mia famiglia ❤️
5 - i miei amici (perché sinceramente se mi guardo da fuori a volte non capisco come io possa essere simpatica a qualcuno, pur avendo i miei momenti sono una persona super chiusa a primo impatto)
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Sui social ci sono molte ragazzine che postano loro foto davanti allo specchio,col cellulare in mano,la bocca a cuore,unghie finte lunghe come artigli,mezze nude,in pose provocanti. Sembrano fatte tutte con lo stampino. Anni passati di lotte femministe contro la cultura maschilista e la donna oggetto e i risultati sono questi. Ragazze come bambole gonfiabili che mettono in mostra tutto tranne il cervello!
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ho capito che mi piacciono le cose antiche, il dark academia, i candelabri, le tende, il tramonto, le agende dove disegnare, le vecchie lettere, i calamai, le vecchie cartoline, le unghie lunghe, le luci calde, i colori scuri e caldi come il marrone, i silenzi, il vento, l'aria fresca, il mare, la schiuma di mare, il suono degli evidenziatori, i malloppi delle fotocopie, la gente che studia, la gente che sogna, quelle persone che sanno cosa vogliono fare, quelle persone semplici e particolari nel loro modo, quelle persone che hanno qualcosa da offrirmi in fatto di idee, di parole, di pensieri, di sguardi, visioni. mi piace il profumo sulla bandana, lasciare tutti i trucchi sul tavolo, fare pasticci, camminare e arrivare a mete lontane, guardarmi indietro per capire quanta strada ho percorso, le urla dei bambini in gita, i turisti che fanno le foto, le mamme che sorridono, fare le cose da sola, imparare da chi stimo, ammirare chi stimo, ambire a chi stimo. mi piace la solitudine ma anche stare in compagnia, mi piace essere strana e un po' pazza e mi piace sospirare mentre sono seduta e alzo la testa per guardarmi intorno. mi piace lasciare un po' il cellulare e osservare cosa succede, la gente che passa, i suoni e i rumori del posto, notare i dettagli di certi muretti, certe cose che sono un po' nascoste. mi piace avere segreti e fare le cose in segreto, mi piace andare a cercare i regali per le mie amiche e mi piace fare le liste di tutte le cose che mi piacciono.
delle volte penso di essere un po' così, un po' colà, mi giudico come mi giudicano altri e faccio il loro gioco. mi frego da sola e mi tolgo la libertà da sola. certe volte come questa mi stanco di mettermi il bavaglio, e mi stanco di volermi male. allora stranamente prendo forza e ripenso a tutto quello che mi piace.
le cose che mi piacciono mi fanno felice e mi fanno godere di questa vita e mi fanno amare questo mondo.
P.S non ho una media buonissima a scuola ma mi piace anche studiare, mi piace imparare, mi piace pensare e ragionare per questo mi piace latino e mi piace greco e mi piace prendere il dizionario per cercare i termini e mi piace fare l'analisi e mi piace poco a poco capire la versione.
mi piace farla tutta e il giorno dopo alzare la mano per rispondere, mi piace correggerla e capire cosa migliorare, dove pensare in un altro modo. mi piace correggermi e cercare di migliorarmi.
non mi piace essere triste e insoddisfatta di me stessa, non mi piace non riuscire a fare le cose che mi piacciono e non mi piace non dare il meglio di me, non mi piace deludere le persone che stimo e non mi piace rischiare sempre i debiti. non mi piace avere paura e non mi piace avere l'ansia. non mi piace essere debole e non mi piace non riuscire a parlare, non mi piace non rispondere, non mi piace non difendermi, non mi piace stare zitta e non mi piace fare finta e non mi piace
non mi piacciono tante cose che non dico mai. non mi piace non dirle. non mi piace chinare il capo. non mi piace essere triste e non mi piace avere paura di dire cosa non mi piace.
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"Ferdydurke".
"Il fatto stesso che la ragazza avesse una camera tutta sua e dormisse in un angolo del soggiorno era già di per sè fonte di fascinose ed inebrianti suggestioni. Suggeriva la provvisorietà caratteristica del nostro secolo, il nomadismo delle liceali e un certo quel carpe diem che, per vie segrete, si collegava alla natura facile, modellata sull'automobile, della gioventù contemporanea. Faceva pensare a una ragazza che si addormenta all'istante, appena posata la testolina (occhietti non si poteva più dire, ma testolina ancora sì) sul guanciale, il che a sua volta faceva pensare all'intensità, al ritmo frenetico della sua vita odierna. (...) In realtà la liceale non dormiva in privato ma in pubblico, non possedeva una vita notturna privata, e questa dura assenza di privacy l'appartentava all'Europa, all'America, a Hitler, Mussolini, Stalin, ai campi di lavoro, agli accampamenti militari, agli alberghi, alla stazione ferroviaria, creava uno spazio sconfinato escludendo la possibilità di un angolino privato. Le lenzuola, nascoste nel divano letto, avevano un carattere accessorio, erano un'appendice del sonno e nulla più. Del tavolino da toilette non c'era traccia. La liceale si guardava in uno specchio a parete. Niente specchietto a mano. Accanto al divano letto un piccolo tavolino nero, da studentessa liceale, con libri e quaderni. Sui quaderni una limetta da unghie, sul davanzale della finestra un temperino, una stilografica a buon mercato, una mela, un programma di manifestazioni sportive, una foto di Fred Astaire e Ginger Rogers, un pacchetto di sigarette, uno spazzolino da denti, una scarpa da tennis con dentro un fiore, un garofano buttato lì a caso. Nient'altro. Che modestia, e che forza! Mi soffermai in silenzio sul garofano. Non potei impedirmi di ammirare la liceale. Che artista! Con quel fiore nella scarpa prendeva due piccioni con una fava: da un lato insaporiva l'amore con lo sport, dall'altro condiva lo sport con l'amore! Mica aveva buttato il fiore in una scarpa qualunque: aveva scelto apposta una scarpa da tennis intrisa di sudore, ben sapendo che solo il sudore sportivo non danneggia i fiori. Associando il sudore sportivo al fiore suscitava simpatia per il suo sudore in generale, gli aggiungeva un non so che di fiorito e di sportivo. Che maestra! Mentre le ragazze all'antica, ingenue, banalotte coltivavano azalee in vaso, lei i fiori li buttava nelle scarpe, nelle scarpe da tennis! E magari, brutta carogna, l'aveva anche fatto così, senza pensarci, per puro caso!"
"Ferdydurke", Witold Gombrowicz, 1937.
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36. Quale oggetto ti potrebbe rappresentare?
Più di uno direi.
Sicuramente non il cellulare, nonostante la mia età. Non sono per niente dipendente dal cellulare, mi serve solo per chiamare e non avendo social, non mi interessano neanche le foto.
Ho Tumblr, ma solo per compagnia ogni tanto quando mi annoio, ma nulla di più.
Pubblico qualche foto, scrivo a volte, e rebloggo a caso.
Quindi direi assolutamente i miei colori e fogli, amando disegnare, anche se non sono chissà quale grande artista, ma è un passatempo che mi tiene impegnata qualche ora e mi fa bene, alla mente.
Altro oggetto che potrebbe rappresentarmi è sicuramente lo smalto che ho quasi sempre indosso.
(Non amo né la moda né il trucco, non sono fissata, ma per le unghie ho una sorta di malattia) 🤣
Un altro oggetto che mi può rappresentare è sicuramente un bracciale in argento 925, che seppur io non sia per bigiotteria più di tanto, ho un bracciale regalatomi da mia mamma per il mio compleanno di qualche anno fa, con inciso in un ciondolo "Mia figlia la mia gioia." e questo non lo ho mai tolto da quel giorno che mi è stato regalato.
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Nessuno si accorge di tante donne che ogni giorno, con le loro unghie ricoperte dallo smalto semipermanente chiedono attenzione?
Donne con gonne troppo corte che non sono indecenza ma desiderio di essere guardate, donne coi capelli colorati in maniera assurda per richiamare l'ultimo raggio di sole, donne sicure nella loro insicurezza che aspettano telefonate,e dicono all'amica "ma certo tornerà, ti voleva, oppure è stato meglio così", donne che hanno un disperato bisogno d'amore di un vero amore, uno di quelli che hanno inculcato loro alla nascita e sembra così scomodo ora che questo amore non si rivela.
Donne strizzate nei loro abiti e su tacchi faticosi, donne con il mascara liquido che spesso cola di nascosto, donne che sorridono in tante foto poi corrette per togliere quel segno di espressione dove la vita ha fatto un solco e vi sono depositate tutte le emozioni, donne che leggono affamate le parole che mancano e si inventano uomini che le ameranno, certo, senza scappare nel silenzio, affrontando i loro occhi, donne dagli occhi grandi o cerchiati, donne con troppi ruoli e stanche, donne arrese che si fingono guerriere, donne, donne dei nostri tempi, un selfie e via, un bacio e via, una pillola per credere che la vita è ancora bella come quando leggevano i fotoromanzi e alla fine c'era il bacio e le meches perfette della modella, e la scritta Fine che voleva dire che tutto finiva bene nella vita, che non sarebbe naufragata, nel cuore, tutta questa solitudine.
Tatiana Andena
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Se non date ragione a me, date ragione a lui eh: Mevoli non demorde e poche ore dopo dà ai suoi follower la ricetta dell’uomo debole, pubblicando due foto di altrettanti autori di femminicidio: “Guardateli, guardateli bene in faccia: i volti puliti, le sopracciglia curate, le spalline strette nelle loro camicette su misura, i braccini sottili, le manine intonse. Sono i figli della mascolinità tossica? Non crediamo proprio, questi sono i vostri uomini rieducati, decostruiti, femminilizzati. Questi qua, pavidi e remissivi, probabilmente non hanno nemmeno mai partecipato ad una scazzottata. Ed è esattamente di questi ometti che dovete avere paura: gelosi, insicuri, invidiosi, spaventati, egocentrici, possessivi, isterici, incapaci di affrontare i problemi.
In una parola, deboli. Da questi qua non troverete protezione, perché non ne sono in grado e perché sono in eterna competizione col genere femminile. Da questi qua non troverete un alleato, ma un limite alla vostra crescita. In questi qua non troverete le caratteristiche di un uomo, ma tutti i difetti di una complessa e femminilizzata personalità debole e remissiva. Questi qua, purtroppo, sono capaci di ammazzarvi per gelosia, possessione o invidia. Questi sono il prodotto marcio di una società che combatte il maschio forte, il patriarcato è una storiella che vi raccontano quelle orribili streghe sovrappeso coi capelli viola nei loro deliranti proclami. Combattete il maschio debole con le unghie e con i denti, combattete il femminismo col cervello”.
Da "Repubblica"
Il maschio malato non può che essere una femmina. Questa è la misoginia.
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Mi sono svegliata infelice. Sì, hai capito bene: infelice, mica stanca, mica stressata, mica insoddisfatta. Infelice. Sto cercando la strada per trovarti, non so quanto attivamente, ma nel dubbio alleno le mani a toccarti senza ferirti, ad afferrarti senza catturarti e a toglierti il respiro senza soffocarti. Questa mattina mi hai detto che posso farcela, che non sono mio padre e che negli occhi non ho neanche un accenno della sua ombra.
Mi sento sola. Anche se canto in macchina, anche se rido forte, anche se ho foto di qualcuno nudo sparse nei messaggi.
Mi sento sola e a te avrei potuto dirlo. Avrei dovuto dirti quanto ero sola mentre eravamo in due. Forse avrei dovuto dirti che ero ancora più sola quando eravamo in tre. Invece quando ti ho incontrato qualche sera fa sono rimasta frastornata dal fatto che parliamo della pioggia battente di un giugno insolito come se non avessimo mai condiviso lo stesso zaino molto prima che lo stesso letto.
Chissà che amore pensava di meritare. Vorrei metterlo seduto qui, davanti a me, e chiedergli se un elenco esaustivo di tutte le volte che ha sentito di meritare di più, esista davvero. Vorrei sapere se un amore migliore è stato il motivo che l’ha spinto fuori da quella porta. Chissà invece se, sentendosi vittima, non si è mai riconosciuto colpevole dei suoi tentativi falliti. Chissà se ci legano più gli occhi o questa incapacità di legarci.
Mi ferisce non essere stata la tua ancora di salvezza molto più di quanto mi dispiaccia che tu te ne vada. Mi ferisce non aver saputo tenerti in piedi quando ti sentivi scivolare, mi ferisce non aver saputo ricucire gli strappi causati da questo continuo andare, mi ferisce che tu non abbia sentito le mie mani sufficientemente salde per conservare i tuoi malumori. In realtà mi ferisce essere stata niente, quel niente gigante ci ha diviso senza che ci muovessimo da queste due stanze attigue.
Perché non mi basta? Mi manca andare a casa con te molto più di quanto possa mancarmi l’alba. Siamo già stati qui, dove niente mi scalfisce e mi riempio la bocca di frasi distratte. Con gli occhi disfatti non distinguo la pioggia dallo sporco che incrosta i vetri.
Ho paura di svegliarmi una mattina e di realizzare di essere stata lui tutto questo tempo. Mi dici “se qui non puoi amare, allora non restare”, ma io credo di non potermi amare né qui né altrove. Sono un paio di anni che macero nella convinzione che devo solo imparare a riposare quando sento l’aria mancare. A riposare, mica ad andare via. In questo momento, però, non riesco ad affermare con totale sicurezza che la mia voglia di mollare dipenda dalla stanchezza e non già da quell’infelicità che mi attanaglia. Pensa quante parole complicate ho dovuto scomodare per dirti che non so che cazzo fare. Guardo lo stesso cielo, dalla stessa finestra, con gli occhi brutti di chi cerca la fine. I problemi, quindi, sono veri o sfilano davanti ai miei occhi intenti solo a scovarli? Vorrei un bugiardino per queste quattro mura e un bicchiere di speranze per placare l’arsura di questa insoddisfazione.
Mi circonda un grande mal di testa, mi domando se la sua indifferenza è la risposta alla teoria dell’universo o se forse merito il silenzio per non aver saputo dare altro. Mi torturo le unghie pensando che forse dovrei scriverle, senza cadere nel balletto del disturbo. La sento lontana, mi sento stretta. Consumo quattro metri quadri di ufficio chiedendomi quale risposta dare ad una domanda scontata. Mi sento lontana, vorrei averla stretta.
Onnisciente, vorrei dirgli che mi hanno chiamato in modi peggiori. È quello che penso di meritare? Un paio di risposte vuote e qualche frammento di oggi è l’unica cosa che ho da offrire. Ho gli occhi stanchi e un’incapacità di amare che mi imbavaglia. Sento di non arrivare mai, di muovermi in modo frenetico, questo sì, ma di arrivare mai. Niente funziona, né dentro né fuori. Hai lasciato un mezzo disegno su una colonna bianca, mica hai lasciato me. Non è che non piaci, tu non esisti proprio. A volte mi sorride, anche quando mi giudica, mica mi ferisce.
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@ Memorie di una vagina
Quando avevo 20 anni Morgan mi piaceva un casino.
Non che lo abbia mai propriamente amato, il mio unico vero amore del panorama italiano è sempre stato quel signore di Manuel Agnelli. Però mi piacevano i pezzi dei Bluvertigo e pure i suoi. Mi piacevano gli arrangiamenti che faceva dei classici della musica italiana. Mi piacevano gli stralci delle prime edizioni di X Factor in cui era giudice. Mi piaceva il suo eloquio forbito da tizio che ha fatto il classico. Mi piacevano i suoi spiegoni.
Mi piacevano anche le interviste che faceva con Daria Bignardi, in cui parlava, e suonava, e si raccontava, mettendosi a nudo, non per puro esibizionismo, ma per scelta. Perché l’imperfezione può essere una scelta, perché l’auto-miglioramento può essere un comandamento da rifiutare in un mondo che ti dice che puoi fare tutto ed essere tutto anche se non è vero.
Perché si può essere outsider, si può fare fatica, si può anche fallire, concludere poco, non fare un disco da chissà quanto, non trovare una collocazione, né la giusta ispirazione. Si possono avere dipendenze da cui non si guarisce, e custodire ferite che non si rimarginano, che spesso ne chiamano altre, e altre ancora peggiori, e tutto questo esiste, magari non luccica, ma è parte della vita. O almeno, questo era ciò che io vedevo nella sua parabola.
Ero, in modo sciocco e certamente puerile, affezionata alla sua fragilità, ai suoi denti da tabagista, gialli come i miei; alle foto che lo ritraevano giovane, truccato, con le unghie pittate in un’epoca di machismo; mi piaceva che fosse ribelle, imprevedibile, sempre un po’ strafatto come i poeti maledetti francesi, rock in quel senso autodistruttivo in cui molti artisti si sono dissolti in passato.
Oggi, dopo anni di liti pubbliche, sproloqui smodati, comportamenti misogini, sbrocchi omofobi, bullismi sanremesi, cause giudiziarie, simpatie discutibili, amicizie improbabili, tentativi stentati di tornare in sé, ma chi è poi questo sé verrebbe da chiedere, ebbene oggi leggo i fatti riportati da Lucarelli. Leggo gli screenshot dei suoi messaggi. E mi arrendo.
Provo solidarietà, per Angelica Schiatti che ha subito questa persecuzione (immaginate, immaginate le conseguenze psicologiche di certi messaggi).
Provo rabbia, per un sistema che lascia passare 4 anni dalla prima denuncia e intanto nulla di fatto, a parte ripetuti tentativi di indurre la vittima a trovare un accordo col suo stalker! Però, mi raccomando, a novembre dipingiamoci un baffo rosso sulla guancia, mentre contiamo il numero delle vittime sull’abaco impossibile della violenza di genere.
Provo delusione, per l’artista che ho apprezzato, per l’ignoranza che ha dimostrato, per la stupidità.
Provo disprezzo, per le connivenze sistemiche e istituzionali di cui questa violenza campa e prospera. Provo disgusto, per un uomo adulto, un uomo colto, uno che ha vissuto, uno che ama l’arte, la musica, la letteratura, e poi è capace di una tale miseria. Nel 2024. A cosa serve la cultura, se non ci salva dalla brutalità?
Infine, mi chiedo quanto ci si possa odiare, per fare di sé questa maschera grottesca. Quanto male si può invecchiare? Quanto in basso si può cadere? Quanto privi di amor proprio bisogna essere, per diventare questo genere di persona? Quando esattamente si decide di abdicare alla bellezza, di rinunciare alla civiltà? C’è un momento preciso o è un lento processo degenerativo?
Che gran peccato, ridursi così, Marco Castoldi, in arte Morgan. Non so se era questo ciò che desideravi per te. Non so cosa tu abbia mai desiderato per te. Non lo so. Non ti conosco. Per fortuna, mi tocca dire. Oggi mettiamo un punto. Definitivo. Di non ritorno.
Che gran peccato. Che cazzo di schifo.
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ogni volta che cerco di farmi una foto carina ma ho in corpo due americani and I'm new to the single game + le mie unghie corte e i biglietti del treno nella cover ingiallita del telefono🤢
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comunque oggi, andando ad iscrivermi a pilates con la mia amica, mi sono sentita come probabilmente si sentono gli scarafaggi quando vengono visti da persone impressionabili.
la mia amica è bellissima, non sto scherzando, non ho mai visto una ragazza più bella in vita mia, nessuna attrice o cantante riesce a farmi dire che lei sia meno bella di loro.
se mandasse foto sue a chi si occupa di assumere modelle, la prenderebbero immediatamente, anche se forse il fatto che a stento arrivi al metro e cinquanta potrebbe essere la sua unica pecca.
è magra, capelli setosi e lunghi, pelle perfetta senza impurità, ma ancor più perfetto è il viso.
prima la invidiavo da morire.
adesso invece la ammiro.
in ogni caso, mi sono sentita uno scarafaggio di canto a lei mentre ci iscrivevamo, perché il ragazzo alla reception ha dedicato tutta la sua attenzione a lei e a me quasi stava scordando di darmi il braccialetto per accedere in palestra.
stessa cosa anche l'istruttore di pilates, che le ha dedicato la sua piena attenzione e subito le ha preso il numero per aggiungerla sul gruppo whatsapp per gli allenamenti, si è messo a parlare con lei degli esercizi, e io intanto ho visto che l'ha aggiunta al gruppo e ha chiuso le app... stava letteralmente così concentrato su di lei che si era scordato di chiedere anche il mio numero, per il gruppo, e ho dovuto interrompere io la conversazione.
sia quello alla reception che l'istruttore mi hanno rivolto una sola breve occhiata iniziale prima di spostare al 100% il focus su di lei.
"pretty privilege" esiste eccome, altroché.
ed io mi sono sentita una merda, perché non stavo vestita strana, avevo i capelli freschi di parrucchiere ed ero anche leggermente truccata al naturale, quindi non c'era un reale motivo per cui avessero potuto reputarmi sporca o altro in confronto a lei.
a quanto pare, per avere gente più attenta a te devi essere più bella, più magra e più chiacchierona.
menomale che almeno una di queste cose la posso risolvere sul serio, quanto all'essere più bella posso semplicemente prepararmi meglio e di più (quando serve intendo, come faccio già), mentre al chiacchiericcio non credo di poterci fare qualcosa, perché non sono molto estroversa.
fatto sta che non mi sono mai sentita così di merda, mai le differenze tra me e lei sono state così evidenti prima, ma oggi pare volessero sbattermelo in faccia a tutti i costi.
non siamo uguali, non lo saremo mai, ma non posso farmene una colpa.
ho già chi mi ama e mi reputa perfetta, non ho bisogno di apprezzamenti da estranei, non è ciò che voglio dire.
ma il fare una distinzione così palesemente e prepotentemente marcata su come trattarmi perché non sono un 10/10 come lei mi ha lasciata un po' così, è stato strano e ingiusto onestamente.
non sono magra, ma sono alta, gambe lunghe, pelle quasi senza imperfezioni, capelli che ora amo e mi donano, so truccarmi benissimo, ho stile, un paio di tatuaggi disegnati direttamente da me... non mi manca nulla, che cazzo.
non ho un nasino all'insù, ma è letteralmente un naso normalissimo il mio, piccino e sistemato; ho le lentiggini, gli occhi verdi che anche mi piacciono molto nonostante la forma "hooded" non mi faccia impazzire; le guancia rosa, gli zigomi alti, le labbra sono rosee e grandezza nella media se non un po' carnose.
vado dall'estetista ogni mese per curarmi le mani e le unghie, ogni due settimane vado a farmi le sopracciglia, faccio il laser total body per rimuovere quel poco di peluria che mi cresce addosso e passo sempre la lametta per essere lucida e liscia, uso creme su creme e prodotti su prodotti per la pelle, il viso, i capelli, e in generale tengo molto all'igiene del corpo e dentale, quindi penso che il mio profumo e il mio bagnoschiuma a vaniglia facciano il loro ingresso prima della mia apparizione.
mi curo tantissimo, faccio di tutto per essere sempre bella sia ai miei occhi che a quelli degli altri.
a quanto pare questa ragazza mi oscura troppo, che ne so... fatto sta che a me non manca niente, perché perfino il mio fisico è stupendo se non guardo ai chili che devo ancora perdere.
è vero, parlo sempre una merda del mio corpo, ma cazzo va riconosciuto che faccio molto per farlo stare bene nonostante non mi soddisfi ancora.
un giorno mi ringrazierà invece di donarmi brontolii e mal di stomaco.
suppongo che fino a quel giorno dovrò sentirmi come uno scarafaggio di tanto in tanto, che dire...
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