#forza ragazzi forza
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io ieri sera crollata manco ho visto la partita ma hanno vinto di nuovo 3 set a 0 💙💙💙
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cuthechicane · 2 months ago
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mercedes just completely wasted one of lewis' better qualis of the year
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themhac · 3 months ago
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io sto facendo finta che conte che vuole lumaku non sia una cosa vera perché altrimenti devo urlare e basta
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antibayern · 5 months ago
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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Ti auguro di superare quel dolore che ti fa svegliare presto la mattina e addormentare tardi la sera.
Quello che mentre gli altri parlano di cose belle, tu abbassi la testa e un po' sorridi, ma dentro vorresti scappare.
Ti auguro di superare quel dolore lì, perché è quando lo superi che ricominci davvero.
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buscandoelparaiso · 5 months ago
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Cit. "Ragazzi istruzioni per l'uso"
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lesbicastagna · 2 years ago
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so many authors are unable to write actually erotic scenes because they're too obsessed with maintaining strict male/female role and dichotomies when not only they don't exist but are also just fundamentally boring as hell
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biking-around-the-world · 7 months ago
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anche oggi basta stati uniti il mondo non ha più bisogno degli stati uniti
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mchiti · 1 year ago
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formulanni · 6 months ago
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GRAZIE RAGAZZI GRAZIE FORZA! FORZA FERRARI!
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Tags: @st-leclerc @rubywingsracing
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wejustvibing · 10 months ago
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grazie ragazzi forza ferrari
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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colonna-durruti · 8 months ago
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ASCANIO CELESTINI
UNIVERSITÀ E POLIZIA
David Parenzo viene contestato alla Sapienza. Deve parlare su invito dell’estrema destra di Azione Universitaria, ma gli studenti interrompono l’iniziativa.
Una settimana dopo si ripete il blocco per Maurizio Molinari a Napoli.
Il motivo è lo stesso per entrambi.
Gli studenti sostengono che i due giornalisti sono tra i più rigidi sostenitori delle violenze che Israele sta compiendo in Palestina.
È vero?
Non è vero?
Questa è l’opinione degli studenti e cercano di farla valere.
In queste ultime ore si contano almeno 20 atenei italiani in lotta contro la cooperazione scientifica con Israele e con i produttori di armi.
E gli studenti?
Scrive Rai News:
«La polizia è in assetto antisommossa. I ragazzi sventolano la bandiera della Palestina e ribadiscono le motivazioni della loro azione al megafono. 'Vogliamo semplicemente parlare con la nostra rettrice', la loro richiesta».
La ministra Bernini
invece di chiamare la rettrice
e pregarla di confrontarsi,
chiama il capo della polizia
per ripristinare l’ordine.
Come si fa a parlare di “violenza” se gli studenti prendono la parola togliendola a due giornalisti che sono presenti quotidianamente su tutti i mezzi di comunicazione esistenti?
Sono stati realmente censurati?
Come si fa a parlare di “violenza” se gli studenti bloccano un ingresso con le braccia alzate o fanno un corteo chiedendo il confronto con l’università che frequentano e nella quale si stanno formando?
Non è violenza,
ma forza.
Usano la propria forza nel proprio contesto. Così come gli operai che bloccano la catena di montaggio o i contadini che smettono di trebbiare. Dov’è la violenza?
Quale altro strumento di lotta hanno se non quello della contestazione?
Dovrebbero twittare e riassumere il loro dissenso in 280 caratteri?
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cutulisci · 1 year ago
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“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.
All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.
Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.
A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”
- La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il #12agosto 1944.
560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
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