#forza magnetica
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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Recensione La calamita dell’animadi Nikollë Loka. A cura di Alessandria today
La calamita dell’anima di Nikollë Loka è un viaggio intimo e potente nelle profondità del sentimento umano, dove passione e attesa si incontrano tra metafore di natura e immaginazione.
La calamita dell’anima di Nikollë Loka è un viaggio intimo e potente nelle profondità del sentimento umano, dove passione e attesa si incontrano tra metafore di natura e immaginazione. La poesia è pervasa da una dolce melanconia, in cui l’autore rappresenta l’amore e il desiderio come forze magnetiche che si attraggono e respingono in un ciclo infinito. L’immagine di un’onda dell’anima che si…
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segaligno · 4 months ago
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Non ci credo che non esista una ragazza come la voglio io. Non ci credo che non esista una ragazza che, semplicemente, voglia completamente sottomettersi a me.
Non ci credo che non esista una creatura, forgiata dagli stessi sogni che accarezzano le mie notti, che attenda, con trepidazione e dolce abbandono, di perdersi tra le mie braccia. Non posso accettare che non esista un'anima che, con un sospiro, sia pronta a donarsi senza riserve, a farsi plasmare dal mio desiderio, a divenire specchio dei miei pensieri, riflesso della mia volontà.
Non riesco a immaginare un mondo privo di quella bellezza rara, disposta a piegarsi, a offrirsi come terra fertile per il seme della mia passione. Cerco colei che non tema di cedere alla forza magnetica del mio sguardo, che con sussurri ardenti invochi la dolce catena di un legame che supera ogni comprensione.
No, non posso credere che il destino non abbia disegnato un sentiero che conduca a quella fanciulla dallo spirito selvaggio, eppure docile, pronta a riversare su di me la pienezza del suo essere, in un'estasi di appartenenza totale. Lei, che sarà l'incarnazione del mio desiderio più profondo, la risposta a quell'inquietudine che solo la resa più completa e assoluta può placare.
Voglio credere che esista, nascosta tra le ombre del tempo, pronta a emergere come un'eco lontana che si fa presente, una melodia segreta che solo io posso udire. Lei, che sarà mia, senza remore, senza esitazioni, in un connubio di corpi e anime che si fondono in un unico respiro, un unico battito, un unico destino.
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valentina-lauricella · 3 months ago
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[…]  in questo primo mattino avevo un tal desiderio di starti insieme che proprio mi pareva di essere innamorato. È strano, poi ci si vede e ognuno fa la sua vita con indifferenza dell'altro. Uno da solo pensa: stare insieme, parlare adagio, camminando, di cose insolite perché non si osano dire sempre, costruirsi colle parole un'ora di paradiso saggio, colla vicinanza della persona corporale dell'altro, sentirsi proprio salire addosso una gioia sottile, come da una forza magnetica che si scambi. Ci si vede e tutto questo scompare. È un bel destino. (C. Pavese)
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René Magritte, L'art de la conversation.
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yomersapiens · 6 months ago
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Sempre ansieme
Quando l'ansia prende il sopravvento l'unica cosa che riesco a fare è sparire, diventare una goccia di umano in un fiume di umani. Perdere ogni riferimento della persona che sono quando c'è luce, non esisto, la folla è la carne, sono uno di quei pesciolini che si fa forza insieme a mille altri pesciolini in un banco di miei simili indifferenti. Non voglio essere notato, il che è strano dato che ho dedicato la mia intera esistenza all'essere notato ma quando l'ansia sale e si mette al timone a comandare vince la corrente e andiamo dove capita. Sono finito ad una mostra di arte transmediale contemporanea e stavo messo così male che ho pure capito le opere. Cioè ho parlato con l'artista e gli ho posto delle domande e lui ha detto "Hai proprio compreso il mio lavoro non serve che io ti risponda" e io ho pensato che cazzo di paraculo dai, siamo tutti bravi a fare così. Però davvero i suoi video strani di esseri tridimensionali generati al computer mi hanno fatto sentire meglio. Ne avevo bisogno. I bar attorno alla galleria d'arte erano pieni di altri pesciolini e nessuno mi ha degnato di una parola se non l'artista che probabilmente sperava di vendermi una sua opera. L'ansia mi ha fatto fare un altro paio di migliaia di passi inaspettati e i piedi iniziano a fare male. Qualche settimana fa ero dentro al tubo della risonanza magnetica e io odio fare la risonanza magnetica perché penso sempre che troveranno qualcosa di nuovo nel mio cervello e che non saranno i resti di altrettante lampadine frantumate al suolo in un cimitero di idee geniali mancate, ma qualcosa di grave. O di nuovo. Odio le novità, basta una novità e vado in ansia. Mentre ero nel tubo e con gli occhi fissavo le mie dita e le facevo giocare ho pensato che se esiste una vita dopo la morte ecco, io spero non sia così. Spero che morire non voglia dire rendersi conto di essere in uno spazio piccolissimo e incapace di muoversi. Immagino di venire seppellito e di sentire ancora quello che accade attorno a me, qualcuno piange, qualcun altro mi rinfaccia i soldi che gli devo, poi prendono i chiodi, fissano la bara, mi calano nella fossa e poco alla volta, infarinatura di terra dopo infarinatura, resto lì, mente e anima attive, nel buio del nulla, finché i vermi non decidono di ricondizionarmi e immettermi nel mercato del concime. Nel bus ascoltavo i discorsi degli altri e immaginavo chi sarebbe andato a casa con chi, ho formato coppie casuali solo per non costringerli alla solitudine nelle mura domestiche. Ho pensato al male che ti ho fatto. In stanza mi aspetta la larva umanoide informe come sempre, questa volta però ha parlato, ha emesso un suono simile a un lamento, "Allora?" ha detto e una colata di bava gli è scesa dalla bocca priva di labbra. Ha aperto un locale a luci rosse sotto casa, qua a Vienna la prostituzione è legale, ha un nome impronunciabile e mi sono chiesto se posso fare come quando vado a mangiare il gelato ma non posso chiedere più di una pallina (due palline qua sfiorano i cinque euro) "Che mi puoi fare assaggiare cannella e granella di zolfo?" stessa cosa con le lavoratrici del locale a luci rosse "Posso assaggiare quella che sembra avere meno autostima?". Io non ho esperienza di locali a luci rosse, solo una volta ho assistito a uno spogliarello e mi sono addormentato davanti alla povera addetta ai lavori di smantellamento lingerie. Ero molto ubriaco, non era colpa sua. Sarei curioso di entrare e chiedere come funziona, è tipo prendere o lasciare o uno può scegliere? Ecco io sceglierei di finire annullato anche lì, perché l'ansia vince sempre e voglio diventare carta da parati, una di quelle figure appena abbozzate negli sfondi dei quadri impressionisti che non capisci se è un albero o un palo della luce o un uomo pieno di ansia.
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raccontidialiantis · 5 days ago
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Ciò che ho amato di lei
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La trovai qualche anno fa, senza neppure cercarla. In panetteria. Come capita con tutte le cose veramente importanti delle nostre vite: scelgono loro dove trovarti e quando, perché semplicemente ti devono arrivare. Fu, la nostra, una storia qualsiasi. Tra due anime a caso su sette miliardi. In questo emisfero terrestre, nello stesso quartiere. Si sviluppò da subito una fortissima e magnetica attrazione, tra noi. Ne apprezzavo la discrezione e i sorrisi imbarazzati, sottintesi.
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I modi controllati e assolutamente raffinati. Pian piano, l’aiutai a liberare in lei la sua versione più istintuale, soffocata e ingabbiata. Dai pregiudizi e dal bisogno di essere accettata dai suoi genitori, dai suoi modelli di vita. A Lucia ho insegnato che non deve nulla a nessuno, tranne che forse alla sua vera natura e ai suoi desideri. Che tutte le voglie sono lecite, sacrosante e vanno soddisfatte, a meno che non siano dannose per qualcuno.
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E quindi giù domande:
-e allora l’amore? Se poi improvvisamente amo qualcun altro e poi tu soffri?
-fallo: lasciami. Capirò.
-ma che dici, scemo… e la lealtà, la coerenza, il rispetto…
-tutte cazzate messe su carta da chi non ha mai amato. L’amore è l’unica variabile caleidoscopica, imprevedibile e spietata nelle nostre vite. Nessuno che se ne sia mai lamentato, però…
-la gratitudine?
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-certo: la gratitudine deve essere ovvia, ma non può trasformarsi in una invisibile ma pesante catena che ti condizioni nelle scelte, nei gusti; qualcosa che ti impedisca di vivere da donna libera, che ti faccia sentire vincolata a chi ti ha fatto del bene. Aiutare, fare del bene significano infatti semplicemente rendere libero qualcuno; nel corpo e nella mente. Solo questo. Altrimenti non è fare del bene: è mettere delle ipoteche sul cuore e sulla vita di quella persona. Pretendendo poi di riscuotere di continuo dei dividendi. Potremmo chiamarlo strozzinaggio dell’anima, direi. Ecco, si! Quindi, anche se si tratta di forzare la tua natura gentile, alla fine se proprio devi, per tagliare i legami tossici della mente sentiti pure libera di alzare il dito medio a chi ti ha ingabbiata nella sua rete di follia mentale. Credendo magari di farlo “per il tuo bene” e addirittura in buona fede.
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Mi ascoltava e beveva le mie parole. “Un uomo è già mezzo innamorato di una donna che lo ascolti.” Certo: è proprio vero, giuro. E io quindi l’amavo ogni giorno di più. Crebbe anche sessualmente. Moltissimo. Sapeva fare cose che neanche una contorsionista innamorata... Lasciai il mio monolocale e mi trasferii da lei, nel suo appartamento più grande del mio, per vivere insieme. Iniziai a sentirmi sempre meno il maestro e ogni giorno di più l’allievo.
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Era divenuta esperta nella stimolazione erotica: visiva e sensoriale in genere. Mi insegnava cose incredibili. Mi faceva godere da matti. Si dice che ogni uomo cerchi solo una donna bella e che voglia fare tanto sesso, fino a quando… non la trova! Comunque, posso dire che ci siamo amati senza barriere, limiti, pregiudizi o gelosie. Non volevo che lei.
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Non cercavo che il suo corpo. Non amavo altre cose che non fossero il suo odore, le sue forme. Il suo seno poi era per me una vera fissazione. Lucia lo sapeva e ogni tanto, a tradimento e con la scusa di dover prendere qualcosa, mi sfiorava coi capezzoli turgidi il petto, il viso o la schiena. Questo dava regolarmente inizio a una mia incontenibile eccitazione. Non c’era pomeriggio in cui non finissimo a letto per amarci prima di cena. Anche quando avevamo avuto di che discutere. Anzi: quello dava più sapore all’amore.
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Quella donna era un raro compendio di grazia, bellezza, forza e infine fiera, conscia sottomissione. La donna perfetta. Per me che sono pieno di difetti, fisse e debolezze atroci che mi mangiano da dentro. Durò fino a quando due anni fa per l’università non venne a vivere con noi Elena, sua sorella minore. Fui stoico: resistetti fino a che mi fu possibile. Ma quella ragazza era attraente nell'anima, oltre che nel corpo; mi prese il cuore da subito e pian piano me lo accartocciò.
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Con un semplice sguardo mi passava da parte a parte. E lo sapeva, la piccola maliziosa. Mi fece a pezzi i ventricoli, dopo avermeli virtualmente leccati a lungo. Ogni tanto, se eravamo soli, si scopriva il seno, poi apriva la bocca e cacciava tutta la lingua fuori, nella posizione di ricevimento del seme per dieci secondi. E mi guardava fisso negli occhi. Oppure mi faceva vedere le sue grazie in trasparenza. Una dolce tortura. Restavo senza fiato e lei si divertiva. 'Ma io scherzavo', diceva. Per me lei invece costituiva un'inversione dei poli dell’asse terrestre.
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Elena era fidanzata, al paesello. In città perciò si sentiva più libera. In breve, divenni segretamente cotto di lei. Be’, tra noi in ogni caso ci fu solo un bacio; languido e dolcissimo. Me lo diede lei a tradimento, in un pomeriggio in cui probabilmente sentiva un po’ più di trasporto verso di me. Io non riuscii a fare nulla per impedirlo. Non che l’avrei voluto, devo dire. Poi sorrise e come se avesse semplicemente bevuto un bicchier d’acqua se ne andò al cinema con gli amici. Io rimasi con un incendio nella mente e nell’anima. S’era prodotta una crepa, nel cemento armato che sino a quel momento mi univa a Lucia, la mia donna.
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Cercavo di nasconderla. Maldestramente. Lei però se ne accorse immediatamente. Le confessai che amavo quella giovane Venere, che quella cerbiatta incosciente mi teneva in pugno senza forse neanche immaginare che uragano aveva scatenato in me. Un amore improbabile, disperato e impossibile. Destinato a squagliarsi, alla fine: te lo giuro! Ma lei niente.
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Mi si negò da subito. Iniziò a darsi piacere da sola, per farmi morire di passione. Lo faceva piangendo, nel nostro letto. La sentivo, gemeva ma non mi consentiva neanche di toccarla. Per me era una vera tortura guardarla spogliarsi, averla vicina ogni sera più bella della precedente, calda e non poterla neppure sfiorare. Sentivo il suo odore trovare le mie narici e arrivare al centro esatto del mio desiderio.
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Sentivo l’aroma meraviglioso della sua pelle di seta e dormendo spesso me la sognavo. Soffrimmo entrambi da cani. Il calvario durò solo sei giorni e poi tra me e la sorella infine Lucia non ebbe esitazioni: scelse quest’ultima. Mi buttò fuori senza tanti complimenti. Pur non avendo io fatto nulla di concreto. L’amore esce fuori dai tuoi pori.
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Se ne accorgono tutti. Più è impossibile, scorretto e proibito, più ti cresce dentro. I limiti, le imposizioni e i divieti sono proprio ciò che lo fa lievitare maggiormente. Amare è il vero pane quotidiano degli esseri umani. A volte è un pane amaro ed è protetto da una spessa vetrina di convenzioni. O da un chiaro “non ti voglio più.” E allora sono guai.
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RDA
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be-appy-71 · 7 months ago
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Siamo chiusi in questa stanza da tempo, ma ancora il desiderio non si è placato
Ci guardiamo negli occhi dove ancora si legge la passione, la voglia travolgente di essere ancora uno nell'altra.
I nostri corpi si parlano, una forza magnetica ci attrae, resistere sembra impossibile, ma la ragione, la maledetta ragione ci riporta a terra.
E' giunto il momento dei saluti.
Dobbiamo tornare alle nostre vite fino al prossimo incontro, speciale come sempre
Nessuna promessa, nessun impegno, solo voglia di stare insieme.
Viviamo di sorprese ogni volta.
Ti lascio andare con un bacio e un abbraccio. Tengo con me il profumo della tua pelle che non mi abbandona mai.
Non scorderò mai questo giorno, ciò che abbiamo sentito, dove abbiamo volato insieme.
Mi guardi e...
<Piccola, non so quando...>
Ti accarezzo le labbra e...
<Ssssh, non dire nulla. Quando? Quando potrai...mi troverai...sempre. Ancora un ultimo saluto, poi ti lascio andare>.. ♠️🔥
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #266 - Dead Can Dance, Aion, 1990
La copertina del disco di oggi, della serie di lavori che riprendono capolavori del Rinascimento, è un particolare de Il Trittico Del Giardino Delle Delizie di  Hieronymus Bosch, dipinto probabilmente tra il 1490 e il 1510 dal maestro nederlandese, conservato oggi al Museo Del Prado di Madrid. Il particolare è della sezione centrale, sulla Vita nel Giardino. A sceglierlo per quello che è il loro disco capolavoro sono stati un gruppo australiano, i Dead Can Dance. Si formano a Melbourne alla fine degli anni ‘70, e si ispirano alla new wave britannica di quei giorni e alle sonorità post-punk. Sono in quattro all’inizio: Paul Erikson al basso, Lisa Gerrard alla voce, Simon Monroe alla chitarra e alla batteria e Brendan Perry alla voce e alla seconda chitarra. Pubblicano un singolo, nell’agosto del 1981, The Fatal Impact, che esce in una compilation di una rivista specializzata, Fast Forward. Visto il successo scarso, decidono di andare a Londra. Passano mesi duri, fino a quando nel 1983 un loro demo arriva alla  4AD Records, un’etichetta indipendente  fondata nel 1979 da Ivo Watts-Russell e Peter Kent e che sarà fucina di talenti e del più sofisticato goth rock di quel periodo, avendo scoperto e prodotto  Bauhaus, Cocteau Twins, Modern English, Pixies, Throwing Muses, e i leggendari This Mortal Coil, una sorta di supergruppo con molti dei musicisti delle band dell’etichetta che pubblicherà tre dischi magnifici. I Dead Can Dance sostituiscono Monroe con Peter Ulrich e nel 1984 pubblicano Dead Can Dance: in copertina, una maschera rituale della Nuova Guinea con il nome in caratteri greci del nome della band, una musica che se parte dall’elettronica new wave si espande e diventa rarefatta, acquisendo dettagli e costruzioni che diventeranno iconici, soprattutto grazie alla voce magnetica di Lisa Gerrard. Partecipano al progetto This Mortal Coil, poi nel 1985 il primo disco notevole, Spleen And Ideal, in cui introducono archi, fiati, armonie che si rifanno alla musica gotica, contenuti mistici che troppo velocemente diventano “new age”, e da qui inizia un piccolo seguito di culto per la band, che è diventata ormai un duo Gerrard\Perry, compagni anche nella vita. Si trasferiscono in Irlanda, e lì compongono il primo capolavoro: The Serpent’s Egg (1988) è ancora più etereo e sognante, e un brano, The Host Of Seraphim, verrà usato a più riprese in documentari, trailer, altri brani addirittura campionati (The Chemical Brothers che usano un sample di Song Of Sophia per la loro Song To The Siren, nel loro disco Exit Planet Dust del 1995). Succede però che i due si separino come coppia, con la Gerrard che rimane in Irlanda e inizia a studiare le lingue slave, Perry che va in Spagna. Ma il loro binomio artistico continua, e le esperienze personali sono alla base del disco di oggi, il loro capolavoro. Lo intitolano Aion, una parola greca che vuol dire “forza vitale”, e nella mitologia greca è il tempo infinito, del susseguirsi delle ere, ma anche il tempo vitale e il destino a differenza di Chronos che è il Dio del tempo degli eventi, delle ritualità. Composto da 12 brani spettacolari, ha decine di influenze. Solo due brani sono in inglese, Black Sun e Fortune Presents Gifts Not According To The Book, il cui testo è una traduzione di alcune liriche del poeta spagnolo barocco del diciassettesimo secolo Luis de Góngora. Si aggiungono melodie medioevali e rinascimentali, strumenti antichi come la ghironda o la viola da gamba, sono capaci di creare una musica che sembra un gioco di aria e acqua nella breve ma stupenda The Garden Of Zephirus, polifonie vocali nella toccante Wilderness, i ritmi da mercato arabo della conclusiva Radharc, la ripresa di un Saltarello, una melodia tipica del Centro Italia Rinascimentale, ma su tutto domina la voce, da brividi, della Gerrard, che con naturalezza canta una glossolalia fatta di parole greche, latine, arabe, bulgare, gaeliche che sembrano una misteriosa nuova lingua nella spettacolare apertura del disco, The Arrival And The Reunion, accompagnata dal soprano maschile David Navarro Sust. Alcuni strumentali sono eccezionali e rimandano al tempo del dipinto di copertina, come Mephisto e la stupenda As The Bell Rings The Maypole Spins (il Maypole Spin è molto simile All’Intreccio delle tradizioni folkoristiche nostrale legate al Carnevale, e consiste nell’intrecciare serie di nastri colorati, seguendo un ballo ritmico, ad un palo). Ma il colpo da maestro è la ripresa di una canzone tradizionale mediterranea, The Song Of The Sybil, conosciuta soprattutto nel sud della Spagna come El Canto De La Sibilla e ad Alghero: canzone di genere apocalittico che la tradizione fa risalire addirittura a Eusebio da Cesarea, che scrisse, secondo Sant’Agostino, una Iudicii Signum, che il teologo da Ippona tradusse dal greco al latino nella sua Città Di Dio. I Dead Can Dance ne riprendono la versione in catalano, che è uno dei momenti clou delle celebrazioni della natività in molte zone della Spagna: qui la Gerrad sfoggia tutta la natura dolorosa del canto, in una prova vocale da brividi e indimenticabile. Il disco è acclamato dalla critica e rimane uno dei picchi di creatività di una band che toccherà il massimo successo con Into The Labyrinth (1993), che venderà 500 mila copie, record per un disco della 4AD. Rimangono un ascolto necessario, per la delicatezza delle scelte e la magia della loro musica, da assaporare con il tempo necessario per un viaggio spazio temporale, almeno ad occhi chiusi.
P.S. La rubrica salta la domenica prossima, e riprende martedi 21 per ritornare domenica 26, con due titoli per finire la serie di dischi con le copertina rinascimentali.
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theladyorlando · 10 months ago
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A Poem is a Temple
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Una poesia è un tempio. Una cosa così semplice che sembra scontata, a leggerla. È tale l'evidenza che quasi non ci credo, diceva un'altra poeta. Quella del tempio, però, si chiama Mary Oliver. E quando ho letto queste sue parole, sono rimasta come sconvolta dalla loro impossibile ovvietà. Veramente lo diceva anche Wordsworth che il sonetto è una cella, e che il suo poema sarebbe dovuto essere una cattedrale, una cattedrale gotica. Il solito sublime egoista. Ma riportata alle proporzioni di noi comuni mortali, è questo in fondo che è la poesia: è un luogo, no? Tu ci puoi proprio entrare dentro, ha un ingresso, delle pareti, delle finestre, un soffitto, un'uscita. Tornarci quante volte vuoi, se ne hai voglia e coraggio. E a volte ci torni anche se non vuoi, anche senza il coraggio, quello ti prende, oppure tu ci lasci qualcosa dentro che non puoi più riavere indietro a meno che non ci rientri, di nuovo. Allo stesso modo penso che esistano i luoghi della poesia: quelli intorno ai quali Keats costruiva a tavolino i suoi romances, quelli del suo "ridateci Robin Hood e i poeti antichi": la grotta, la selva, il fondale marino, il castello. Esistono ancora, ci sono per strada, io li ho visti.
Quando torno a casa ci sono alcuni luoghi sulla strada che mi tirano, mi si incastrano addosso, e mi parlano, mi parlano giù, più giù di tutto: the back of my mind. Appena girato l'angolo, proprio dietro alla scuola, percorro il fianco di una collinetta che è completamente ricoperta di alberi molto alti, le robinie che sono ancora verdi, e sono una foresta. Costeggiata nel verso opposto quella collinetta porta al centro analisi dove mio padre ha scoperto poco più di un anno fa fin dove arrivava la sua peste, e dove oggi sono andata a ritirare il referto di una risonanza magnetica cervicale di mia madre. Con il referto in mano e davanti a tutti in quell'ingresso io ero in una stanza da sola, le sue pareti si sono sollevate intorno a me in quel preciso istante per farmici tremare dentro. Ed è assurdo a pensarci: dopo tutto quello che ho visto nel giro di un anno, come posso avere ancora paura di leggere un referto? non ero io quella del super potere? quella che non ha piu paura del brutto?
È che quando il brutto ti colpisce così, senza intelligenza, mi dico, tu rispondi per forza senza intelligenza. Io ho ancora paura della morte perché la morte ha ancora così tanto da togliermi, anche se è davvero andata vicino a togliermi tutto: un pezzo di vita grandissimo, così grande che a volte devo controllare bene che me ne sia rimasta davvero un po', che lei me ne abbia davvero lasciata una buona fetta. E in effetti non riesco a pensare a un essere umano più vivo di mio padre. Il gesto era sempre quello di alzarsi dal tavolo e controllare con le mani se le chiavi fossero già appese ai pantaloni, ai suoi fianchi: stava per uscire. C'aveva così tanta voja de vive, mi ha detto il giorno in cui gli ho raccontato che Guglielmo, il mio direttore di coro, era morto. E lui ci assomigliava tanto a Guglielmo, anche in quello. Mio padre aveva così tante cose da fare, me lo ha detto finché è riuscito a parlare (c'ho 'n sacco de cose da fa) che per me lui era -fuori di retorica- la vita, e sembrava sempre come un bambino, felicemente inquieto. E allora, in fondo, intuisco forse perché tutti i suoi amici più cari, quelli che ci hanno accompagnati in questi mesi di calvario, ora sono come improvvisamente spariti: anche loro sono terrorizzati dalla morte, perché quella non ha intelligenza. O forse sì? Non è forse per questo che se ne stanno tutti rintanati nel loro angoletto, nella loro stanza, la loro angusta cella? Perché hanno capito, come ho capito anche io, che non è vero che il brutto manca di intelligenza, eh no: è piuttosto vero il contrario, invece. La morte è furba, perché se non lo fosse non sarebbe mica riuscita a prendersi così male uno come mio padre -uno come mio padre- che c'aveva un sacco de cose da fa, cose belle, ma belle veramente, e lo ha fatto con perversione poi, lo ha fatto con indecenza, lo ha fatto con cattiveria. Lo ha fatto male, insomma. Se la morte può prendersi così male mio padre, allora è davvero capace di qualsiasi cosa, tutti lo sappiamo, e così tutti siamo rimasti sbigottiti, senza parole, ciascuno rintanato nella sua cella. Abbiamo ancora paura.
Durante quest'anno senza intelligenza ho scoperto che io sto imparando qualcosa, dopotutto, e cioè sto imparando a guardare gli alberi. Per la prima volta in vita mia io mi godo il loro ciclo annuale, che invece non aveva mai destato in me il benché minimo interesse prima d'ora. Quest'anno io mi sono persa dietro a tanti di quegli alberi bellissimi, li ho visti fiorire mentre mio padre quasi moriva a febbraio, li ho visti perdere i petali quando è tornato a casa a fine marzo, ho sentito le fioriture più tardive con l'arrivo dell'estate, mi sono riempita del profumo dei tigli e dei ligustri quando eravamo quasi agli sgoccioli, e ora saluto con malcelato compiacimento le foglie che loro buttano a terra perché davvero io non vedo l'ora di ricominciare. Gli alberi sono dei luoghi: così li ho visitati durante quest'anno. C'è un albero però che io amo sopra tutti gli altri, ed è la Robinia. Per via di questo mio amore, voglio darle la maiuscola. La Robinia è semplicemente perfetta: è una bellezza infestante, la sua, contagiosa, perché dove c'è una Robinia è bello, fosse pure dietro a un mercato rionale, davanti ai palazzi occupati del mio quartiere, o accanto a un cassonetto in piena fioritura. È scura, è sinuosa, è nodosa, davvero non ti annoia mai scoprire il prossimo tronco che vedrai, e le sue foglie sono di un verde impareggiabile, non so proprio se riesco a dirlo: sono monete, piccole monete verdi, e sembrano sempre come appena innaffiate tanto sono intense nel loro colore. La Robinia sembra sempre umida, tronco e foglie, sempre come lavata, sempre pulita. Ha qualcosa di orientale, un bonsai che ha perso le sue giuste proporzioni, o che forse ha finalmente trovato quelle che più le convengono. Eppure leggo che un tempo viveva solo negli Appalachi, finché nel 1600 un tale Jean Robin, farmacista ed erborista del re di Francia, ha voluto piantarla nel centro di Parigi e lì ancora sta, la prima Robinia, la madre di tutte quelle che mi si incastrano addosso quando torno da scuola: la tiene su il cemento, dentro al suo tronco e anche fuori, ma lì sta. L'orgoglio di Jean Robin, l'Eunuco delle Esperidi, quello che era così geloso dei suoi bulbi e delle sue piante esotiche da non volerci nessuno a ficcanasare in mezzo, e perciò il suo orto lo aveva messo sopra un'isola, in mezzo alla città. Io invece penso che l'Eunuco oggi sarebbe orgoglioso della sua Robinia sinuosa che ha guadato il fiume ed è arrivata fin davanti ai miei palazzi occupati: la mia città è occupata stabilmente dalla Robinia. E allora la incontro pure su quella collina dietro l'angolo di scuola, e poi un po' più avanti in un piccolo boschetto di giovani arbusti: "a little copse". Lo diceva Keats di Chaucer, che leggere il suo padre tra i poeti era come entrare in un piccolo bosco: ecco un altro luogo della poesia. E così anche io quando passo davanti a quelle giovani Robinie (saplings) ho voglia di fermare la macchina e di mettermi a camminare nel boschetto, come una pazza, accarezzare tutte le monete verdi e umide, guardare ogni arbusto come si guarda un fiore, e a bassa voce, proprio come una pazza, dire un nome lì dentro, lì dove nessuno mi sente, anche se io sento ancora le macchine che mi passano a pochi metri: pronunciarlo come se il nome da solo fosse un discorso, tutte le mie parole segrete per le Robinie sono un nome: una piccola stanza, una minuscola poesia. La Robinia, che è un albero deciduo e perde le foglie in inverno, occupa la mia mente in maniera stabile e io la guardo, per la prima volta nella vita mi godo il suo ciclo dell'anno, la vivo nei mesi, e mi chiedo come è mai possibile che a un certo punto le monete ingialliscano con il freddo, mi dico che è una follia pensare che l'albero alla fine si spoglierà: questo non può succedere, non alla Robinia. E così ci torno ogni giorno, nella stanza, e la guardo, ho voglia di fermare la macchina e scendere -come una pazza- a farle una foto ogni giorno, a dirle una parola, a pronunciarle un nome solamente.
City Trees
The trees along this city street,
Save for the traffic and the trains,
Would make a sound as thin and sweet
As trees in country lanes.
And people standing in their shade
Out of a shower, undoubtedly
Would hear such music as is made
Upon a country tree.
Oh, little leaves that are so dumb
Against the shrieking city air,
I watch you when the wind has come,—
I know what sound is there.
Edna St. Vincent Millay
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Jane Birkin
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Jane Birkin, attrice, cantante e regista, è stata una delle figure più amate e iconiche della musica e del cinema.
Talento e presenza magnetica sullo schermo l’hanno resa una delle artiste più apprezzate di ogni tempo.
Ispiratrice di moda e stile, porta il suo nome la borsa più desiderata al mondo la “Birkin bag” di Hermès, creata apposta per lei nel 1984.
Una carriera eclettica, la passione per le arti e il suo impegno per diverse cause umanitarie l’hanno resa una personalità indimenticabile.
Nata il 14 dicembre 1946 a Londra, in Inghilterra, era la secondogenita del maggiore David Birkin (comandante della Royal Navy) e dell’attrice e cantante Judy Campbell, famosa per le sue interpretazioni nei musical di Noël Coward.
La sua carriera di attrice è iniziata a teatro, a 17 anni.
A 19 anni ha sposato il compositore John Barry, l’autore delle musiche dei film di James Bond, dalla cui unione è nata la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967.
A cinema ha esordito nel 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, ma è stato l’anno successivo, con Blow-Up di Michelangelo Antonioni che ha raggiunto la celebrità.
Nel 1968, sul set del film francese Slogan, ha conosciuto il cantante e musicista Serge Gainsbourg, con cui è nato un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li rese una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell’epoca.
Alla fine del 1968, incisero insieme il loro primo album, intitolato Jane Birkin – Serge Gainsbourg, anticipato dal celebre singolo Je t’aime… moi non plus, che fece scandalo per il testo esplicito che alterna parole d’amore alla descrizione di un rapporto sessuale. Vietato e censurato in diversi paesi, tra cui l’Italia, ha venduto oltre cinque milioni di copie in tutto il mondo.
Nel 1971 nacque la figlia, l’attrice Charlotte Gainsbourg.
Durante gli anni settanta, Jean Birkin ha inciso diversi album, scritti prevalentemente dal marito. Parallelamente proseguiva la sua carriera di attrice, ha recitato nei film La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli, Una donna come me, Assassinio sul Nilo. È stata anche diretta da Gainsbourg nel controverso Je t’aime moi non plus (1976), in cui ha recitato nuda per buona parte del film.
Nel 1980 si sono separati come coppia ma hanno continuato a collaborare a progetti musicali fino a quando lui è stato in vita.
La relazione col regista francese Jacques Doillon ha inaugurato una nuova fase della sua carriera, ha abbandonato l’immagine sexy e trasgressiva, per dare spazio alla sua personalità di donna più consapevole della propria forza e versatilità. Nel 1982 ha avuto una terza figlia, Lou Doillon, modella, cantante e attrice.
Ha recitato in oltre settanta film��e stabilito un importante sodalizio professionale con la regista Agnès Varda, che nel 1988 le ha dedicato il film Jane B. par Agnès V.
È stata candidata due volte ai premi César, il principale riconoscimento cinematografico francese, nel 1984 e nel 1986.
Ha sempre alternato la carriera di attrice a quella di  cantante, Baby Alone in Babylone del 1983, scritto da Gainsbourg, le è valso il Disco d’oro in Francia. Nel 1987, ha iniziato un’attività di recital nei teatri. Nel 1990 è uscito Amour des feintes, l’ultimo album scritto per lei da Serge Gainsbourg. Dopo la morte di lui, avvenuta l’anno dopo, gli ha reso omaggio con Versions Jane, una raccolta di sue canzoni riarrangiate con vari musicisti ospiti, tra i quali Goran Bregović e Les Négresses Vertes. Ha continuato a onorare la memoria del suo pigmalione in eventi e recital teatrali. Nel 1998 À la légère è stato il suo primo album che non conteneva alcun brano dell’ex compagno.
Al cinema, La bella scontrosa di Jacques Rivette, le era valsa una candidatura come miglior attrice non protagonista ai Premi Cèsar del 1992.
Negli anni successivi ha continuato a incidere diversi album di successo in Francia, collaborando spesso con altri artisti come Paolo Conte, Manu Chao, Bryan Ferry, Caetano Veloso, Yann Tiersen e a esibirsi dal vivo in concerti e spettacoli teatrali.
Nel 2007 ha diretto il film autobiografico Boxes.
In seguito a una malattia cronica, si è ritirata dalle scene, chiudendo la sua carriera cinematografica con Quai d’Orsay di Bertrand Tavernier, nel 2013.
Molto attiva anche in ambito sociale e umanitario, da ambasciatrice di Amnesty International, è stata in Bosnia, in Cecenia, ha cantato in Cisgiordania e a Ramallah, e si è impegnata a favore delle vittime del conflitto in Ruanda. È stata fra le duecento persone firmatarie dell’appello contro il riscaldamento globale pubblicato nel 2018 in prima pagina dal quotidiano Le Monde.
Nel 2016 è stata omaggiata al Festival del Cinema di Locarno con un tributo alla carriera.
Nel 2021 la figlia Charlotte le ha dedicato il semi-documentario Jane by Charlotte.
Si è spenta nella sua casa di Parigi, il 16 luglio 2023, aveva 76 anni.
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alexslavelove · 2 years ago
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Per la mente non c’è  scampo... Quando due anime si stanno unendo azionano una forza magnetica che attira i corpi...Le guerre tra la mente ed il cuore sono quelle più combattute dai tempi dei tempi…(e che l'amore trionfi!  )
#VittorioCiani #MasterSoul #bdsm #appartenenza #dominazione #sottomissione #erortismo #amoreterno #amoreadistanza #amoreinfinito #amore #poesia #aforismi3297
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jamessixx · 1 year ago
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Lucifer Morningstar mood. ✨ Nel mondo intrigante delle serie TV, pochi personaggi brillano con la stessa intensità di Lucifer Morningstar. Quest'incarnazione della tentazione, tratta direttamente dalle pagine della mitologia, ha conquistato il pubblico con la sua personalità magnetica e il suo stile senza tempo.
Nella serie televisiva "Lucifer," trasmessa con il fuoco del peccato su schermi di tutto il mondo, Morningstar emerge come un anti-eroe affascinante e imprevedibile. Interpretato con maestria dall'attore Tom Ellis, il diavolo abbandona il suo trono infernale per unirsi al mondo terreno a Los Angeles. Intrappolato tra le sue origini oscure e il desiderio di redenzione, Lucifer oscilla tra il bene e il male in un balletto emozionante di colpi di scena e rivelazioni sorprendenti.
Nessun angolo buio della psiche umana è immune al suo sguardo penetrante. Con un umorismo tagliente come una lama e un fascino irresistibile, Lucifer Morningstar affascina spettatori di ogni genere. Le trame avvincenti si intrecciano con misteri sovrannaturali e drammi personali, creando una sinfonia di emozioni e azione che tiene incollati gli spettatori ai loro schermi.
Ma c'è di più: il personaggio di Lucifer Morningstar risveglia anche domande filosofiche e morali. L'eterna lotta tra il libero arbitrio e il destino, il bene e il male, trova una voce potente in questa serie. Chi è veramente responsabile delle nostre scelte? Possiamo davvero sfuggire al nostro passato? Queste domande e altre si mescolano con la trama, aggiungendo profondità e complessità a un racconto già straordinario.
Quindi, che tu sia un appassionato di mitologia, un amante dei thriller sovrannaturali o semplicemente in cerca di una storia coinvolgente, Lucifer Morningstar è pronto a portarti in un mondo di oscuro fascino e illuminante riflessione. Preparati a immergerti in una storia che incendia l'anima e solletica la mente, dove il diavolo stesso potrebbe rivelarsi una guida inaspettata attraverso i meandri della condizione umana. Benvenuti nell'incanto avvolgente di "Lucifer."
Nelle profondità incandescenti dell'inferno, un nome risuona con un'aura di mistero e potere: Lucifer Morningstar. Questo enigmatico sovrano degli abissi oscilla tra il lusso sfarzoso del suo regno infernale e le strade cupe di Los Angeles, dove si dilettava nella sua inusuale seconda carriera come consulente investigativo.
Con un'incredibile amalgama di fascino e sfacciataggine, Lucifer Morningstar incarna il classico ribelle con un tocco di saggezza divina. La sua originale interpretazione diabolica si intreccia con una curiosa affinità per l'umanità, spingendolo a cercare verità e giustizia insieme alla sua complice Detective Chloe Decker. Mentre si gettano nel vortice delle indagini, la chimica travolgente tra loro diventa una forza trainante, aggiungendo un tocco irresistibile a ogni scena.
In ogni episodio, l'enigma di Lucifer Morningstar si svela progressivamente, rivelando i segreti di un passato immortale e la sua relazione complicata con il suo padre divino. Questo affascinante arcangelo caduto è tanto un provocatore quanto un confidente, costringendo gli spettatori ad ammirare la sua complessità e ad abbracciare il suo lato oscuro.
Immergiti in un mondo di ambiguità morale, svelamenti sorprendenti e battute taglienti mentre segui le avventure di Lucifer Morningstar. Che tu sia affascinato dal suo magnetismo oscuro, affamato di indagini avvincenti o semplicemente attratto dall'inarrestabile energia dell'arcangelo decaduto, c'è un motivo per cui il nome "Lucifer Morningstar" risuona come un richiamo irresistibile nell'universo dell'intrattenimento. Unisciti a noi mentre esploriamo le profondità ardenti di questa serie che incanta e avvince, portando la luce nelle zone più oscure.
Post: https://www.tumblr.com/jamessixx/725851271419052032/thunder-sixx-e-la-storia-dellillustrazione
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dudewayspecialfarewell · 2 years ago
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Essere bollito vivo x la scienza. E io la lascio fare
Sei mesi fa ho iniziato a farmi la pipì addosso mentre andavo in giro, di media, una volta a settimana. Da quando ho preso la macchina è subentrata anche la cacca ( una volta a settimana, in macchina o nel giardino di casa) e successivamente ho iniziato a perdere forza nelle mie poderose gambozze ( ma non massa muscolare).
Ora, io ho sempre saputo che la seconda operazione aveva in qualche modo danneggiato nervi e midollo, a causa del fatto che sono uscito da li senza muovere un braccio, ma ehi. La vita è una.
I medici in questi giorni hanno fatto tutti gli esami possibili per spiegare questa cosa ( tranne una ecografia o analisi della muscolatura della vescica che anche se crepo in qualche modo averne una) e un solo test è rimasto. La risonanza magnetica.
Questa è fondamentale per vedere in un colpo solo il midollo e capire dove siano i problemi.
Io ho un metallo che permette la risonanza magnetica, ma siccome ne ho 3 kili ( per la precisione 2.85 kg) che è tipo 10 volte la quantità consigliata dentro un umano da mettere dentro. ( cioè si consiglia di mettere dentro la macchina come massimo un essere umano con 1\10 di quella quantità di titanio).
Eccomi quindi, alle porte del 29 anni pensavo che in fondo, non scopare, e dover scendere a patti con un lavoro pesante fosse il fondo, e invece mi trovo in una discussione tra due primari che mi vogliono infilare dentro in gigantesco magnete che può farmi schizzare le viti dentro una macchina grande grande.
L'ironia di tutto questo è che la gente crede davvero che io sia in pericolo quando pedalo fino a Corridonia, o scalo le montagne e invece è proprio dentro un ospedale che uomini pacifici in camice bianco cercano di curarmi, facendo test che potrebbero cuocermi vivo o spappolarmi il midollo.
C'è come una strenua forza nell'universo che sembra volermi tenere in vita e allo stesso tempo giocare con la mia esistenza in maniera assurda. Oggi mi soo sorbito 45 min di argomentazione sull'essere dover messo a tutti i costi dentro quella macchina, anche fosse congelato per dare del tempo per studiarmi.
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susieporta · 2 years ago
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MEM מ - INCONSCIO - ADDOME
L'addome, dal punto di vista psicologico e spirituale, è il luogo che contiene tutte le informazioni circa il passato ancestrale.
E' il luogo ove le memorie affondano nel limbo dimenticato.
E' il centro di energia magnetica del corpo-anima, la risposta silenziosa all'elettricità della testa.
Qui sono contenute la forza sessuale, l'energia generativa dell'individuo, il segreto dell'eternità.
Alla radice della colonna vertebrale giace una piccola centrale atomica, il "potere del serpente" che, se attivato nel giusto modo, può fornire energia necessaria al funzionamento del tutto l'essere umano.
In essa si prepara la fusione alchemica "dell'osso della resurrezione", Luz, il germe del corpo diamante, indistruttibile, che servirà come navicella spaziale alla consapevolezza...
Durante il canto meditativo, la lettera Mem produce una risonanza interiore molto profonda, liberando la mente del desiderio di governare sopra ogni cosa, guidando l'attenzione verso i processi silenziosi che avvengono all'interno del corpo.
Tramite la discesa della consapevolezza in quelle stanze interiori possiamo scoprire il nostro vero volto e mutarlo, rettificando quei tratti che ci erano ignoti e che ci facevano sprecare così tanta energia.
-Nadav Hadar Crivelli, Introduzione alla Cabalà
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nosferatummarzia-v · 5 days ago
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Equipaggiamento
Il costume della Gatta Nera contiene micro-servomeccanismi che aumentano la sua forza al di sopra dei normali limiti umani. Indossa orecchini che interagiscono con i centri di equilibrio del suo cervello per garantirle una maggiore agilità. Le lenti della sua maschera le permettono di vedere al buio in varie gamme dello spettro elettromagnetico, come gli infrarossi e l'ultravioletto. I guanti del suo costume contengono microfilamenti d'acciaio, che formano artigli retrattili sulla punta delle dita quando flette le dita (attivando un'ondata magnetica che condensa i filamenti in artigli polarizzati) che le consentono di strappare la maggior parte delle superfici e scalare facilmente i muri. Usando questo equipaggiamento, la Gatta Nera è stata in grado di sconfiggere nemici con abilità sovrumane.
La Gatta Nera ha un rampino in miniatura nascosto nella "pelliccia" di ogni guanto, progettato da suo padre Walter Hardy, che le consente di oscillare dagli edifici in un modo simile a Spider-Man, anche se non così veloce. Può anche usare il cavo di questo dispositivo come fune tesa, dispositivo per scalare il muro, linea oscillante o come arma in combattimento.
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alemicheli76 · 8 months ago
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"L’oblio nei tuoi occhi" di Paola Sbarbada Ferrari, Gilgamesh Edizioni. A cura di Barbara Anderson
Vi siete mai persi in uno sguardo? Avete mai sentito quel trasporto ammaliatore, forte, intenso che vi attrae come una forza magnetica invisibile? La storia di cui parleremo oggi è una storia fatta di sguardi, di quegli sguardi che scambiamo a volte per caso, con le persone che abbiamo accanto, con quelle che casualmente incontriamo, alcune volte ci soffermiamo per un attimo a contemplarne la…
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scienza-magia · 8 months ago
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IronLev, la levitazione ferromagnetica passiva Italiana
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Sulla tratta Adria-Mestre il primo test mondiale di trasporto a levitazione magnetica. Al LetExpo2024 di Verona, IronLev, azienda hi-tech di Treviso, ha presentato il mezzo che si adatta a un tracciato ferroviario esistente. Di un treno a levitazione magnetica se ne sente parlare già da qualche anno. Tutto ha avuto inizio con la solita “sparata” di Elon Musk resa open source nel 2013 fondando Hyperloop One con un team di oltre 800 ingegneri e l'intenzione di rivoluzionare il trasporto ad alta velocità di merci e passeggeri. La promessa era quella di viaggiare in capsule all'interno di tubi a bassa pressione, percorrendo in sicurezza in pochi minuti tratte che oggi richiedono ore di viaggio. A dire il vero, l’idea di far viaggiare i convogli in capsule pressurizzate risale a oltre un secolo fa, ma il treno a levitazione magnetica era sempre rimasto, a causa degli alti costi di realizzazione delle infrastrutture e delle oggettive difficoltà di progettazione, un sogno fantascientifico. E tale rimarrà anche per Elon Musk visto che la Hyperloop One, la società principale che ha perseguito l’idea originale del vulcanico imprenditore, dopo aver annunciato fantasmagorie, ha chiuso i battenti il 22 dicembre 2023, senza che questo decreti comunque la fine della tecnologia Hyperloop.
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Non si esaurisce infatti con Musk l'avventura del trasporto a levitazione magnetica che continua a correre, con propositi meno avveniristici, su binari più praticabili. Una delle iniziative è quella che ha portato allo sviluppo da parte dell'omonima azienda hi-tech di Treviso di IronLev, una tecnologia che a differenza di quella Hyperloop non richiede l'uso di tubi per capsule ad alta velocità e raggiungerebbe comunque i 500 km/h. Il test sulla tratta Adria-Mestre Oggi, a LetExpo2024, la Fiera del Trasporto e della Logistica sostenibili promossa da Alis a Verona, è stato presentato il primo test al mondo a levitazione ferromagnetica passiva compiuto sulla tratta Adria-Mestre in collaborazione con la Regione Veneto. Il test ha dimostrato, per la prima volta in assoluto, la possibilità di applicare la levitazione magnetica su linee ferroviarie già in uso, con notevoli vantaggi in termini di efficienza, oltre che di riduzione del rumore e delle vibrazioni grazie all’assenza di attrito, confermati dalle misurazioni effettuate. In particolare, durante il test, il prototipo del peso di una tonnellata ha percorso con successo il tracciato di riferimento a una velocità autolimitata di 70 km/h, senza la necessità di apportare modifiche al binario di prova, lungo 2 km, o di integrarlo con elementi accessori, interagendo direttamente con le tradizionali rotaie ferroviarie.
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Uno dei principali vantaggi del sistema IronLev sarebbe infatti la sua efficienza energetica, non richiedendo alimentazione elettrica per i magneti, non utilizzando carburanti e non generando attrito sui binari. Grazie alla levitazione ferromagnetica passiva, è infatti possibile spostare carichi pesanti con una forza minima e l'energia richiesta serve soltanto a mettere in movimento il vagone (per un vagone da 10 tonnellate è necessaria la stessa forza utilizzata per sollevare un peso di soli 10 kg). Inoltre, la tecnologia permette diverse modalità di spinta e frenata con recupero dell'energia, che possono essere applicate sia ai convogli che alle rotazioni. Per esempio, motori di spinta e frenata possono essere installati sui convogli o si possono utilizzare ruote laterali motorizzate senza aumentare l'attrito del carico. Cos'è la levitazione magnetica La tecnologia del trasporto guidato a levitazione magnetica si basa sull'uso di forze elettromagnetiche per la mobilità del vettore, sfruttando il principio di base del magnetismo. Nei sistemi ferroviari, per esempio, vengono utilizzati elettromagneti o bobine superconduttori per generare un campo magnetico che spinge il treno nella direzione del moto. Questi sistemi offrono prestazioni di velocità elevate con un impatto ambientale ridotto rispetto ai sistemi ferroviari tradizionali su ruota. Le tecnologie moderne includono tre principali sistemi: il Sistema Maglev, che utilizza magneti superconduttori per far librare il convoglio sopra un binario e viaggiare a oltre 600 km/h; il Sistema Hyperloop, che spinge la capsula a velocità fino a 1.200 - 1.220 km/h in tubi a bassa pressione; e il Sistema IronLev, che utilizza un carrello a levitazione magnetica su vie ferroviarie già esistenti fino a 500 km/h. In sintesi, Maglev si basa su magneti superconduttori, Hyperloop utilizza tubi a bassa pressione, mentre IronLev adatta la levitazione magnetica nella versione ferromagnetica passiva su infrastrutture ferroviarie esistenti, offrendo soluzioni diverse per il trasporto ad alta velocità mentre l’assenza di rumore di rotolamento e di vibrazioni rendono la tecnologia vantaggiosa anche nelle applicazioni di trasporto urbano. Come funziona e quali sono le applicazioni di IronLev L’architettura di IronLev si basa su una particolare configurazione dei magneti inseriti all’interno di pattini a formare una sorta di U rovesciata, così da avvolgere il binario senza toccarlo, e in grado di generare una soluzione autoportante, senza cioè il bisogno di immettere elettricità nel sistema. Soluzione importante per la sicurezza in quanto, abbracciando completamente il binario, i pattini prevengono anche la possibilità che il vagone possa deragliare. Un sistema che pare vantaggioso anche dal punto di vista ambientale: il campo magnetico generato, infatti, risulterebbe essere interamente contenuto nei pochi centimetri di spazio tra il pattino e il binario senza perciò generare alcuna interferenza all’esterno, nel rispetto dell'ambiente e della salute dei passeggeri. Progettata per ripensare il trasporto ferroviario, la tecnologia IronLev ha tra le sue possibili applicazioni - oltre al trasporto urbano per metro e tram - l’intrattenimento (impianti di risalita, monorotaie, roller coaster), l’automazione industriale, ma anche l'utilizzo nei parcheggi automatici e per gli ascensori, o nel settore dell’architettura e dei serramenti. Al momento l'integrazione dei deviatoi del binario rappresenta un punto cruciale per la completezza del sistema e diverse soluzioni sono ancora in fase di valutazione per rendere il sistema applicabile anche su scala urbana. Nel frattempo, un ulteriore passo prevede lo sviluppo di un carrello motorizzato per arrivare prossimamente a un test di un veicolo completo, con pesi fino a 20 tonnellate e una velocità di 200 km/h. Read the full article
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