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Berlinguer, la grande rinuncia
Giulio Calella
11 Novembre 2024
Il film di Andrea Segre sul segretario comunista cede alla nostalgia e cerca di rappresentare il compromesso storico come una grande ambizione. Mentre l’eredità di quegli anni andrebbe interrogata in modo radicale
«Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona» cantava Giorgio Gaber all’indomani dello scioglimento del Pci nel 1991, elencando con ironia, e autoironia, i tic e le contraddizioni di chi per decenni in Italia si è definito «comunista».
Guardando Berlinguer. La grande ambizione, il film di Andrea Segre interpretato dallo strepitoso Elio Germano, si ha l’impressione che più di trent’anni dopo lo scioglimento del Pci, e a quarant’anni dalla morte del segretario comunista, non si riesca ancora a procedere più in là di quella rivendicazione. E che questa sia rimasta nella testa non solo dei suoi legittimi eredi (oggi maggioritariamente nel Partito democratico), ma anche di chi – come Segre e Germano – ha un’esperienza politica e una produzione culturale ben più di sinistra. «Berlinguer era una brava persona», un assunto che sembra poterne giustificare ogni scelta politica, anche quelle che hanno influenzato l’involuzione successiva della sinistra italiana.
La grande nostalgia
La beatificazione sembra il destino del segretario comunista fin dal giorno del suo enorme funerale, mostrato con le immagini d’archivio in coda al film. Andrea Segre ed Elio Germano però, in ogni presentazione della pellicola, sottolineano che il loro intento non è santificare Berlinguer ma mostrare l’attualità politica del suo messaggio.
La volontà di non cedere a un’eccessiva retorica sul personaggio è in effetti evidente, portata avanti anche a costo di fare un film meno coinvolgente di quel che avrebbe potuto essere. Gli sceneggiatori e gli attori hanno fatto una rigorosa ricerca storica, attenendosi in gran parte a discorsi e dialoghi effettivamente avvenuti e documentati, alternando anche le scene di finzione con immagini di archivio. Del resto Andrea Segre è soprattutto un bravissimo autore di documentari, e anche La grande ambizione, pur essendo fiction, procede in modo quasi documentaristico.
Va anche riconosciuto al film di Segre il coraggio di affrontare proprio gli anni in cui Berlinguer ha teorizzato e provato a praticare il «compromesso storico» con la Democrazia cristiana. Si concentra su cinque anni della sua vita, quelli che vanno dal colpo di Stato in Cile del 1973 al sequestro di Aldo Moro del 1978, senza indugiare nel racconto della sua formazione politica giovanile in Sardegna, e senza nemmeno citare gli ultimi anni della sua vita politica quando, dopo il fallimento del compromesso storico, si ritrova nel 1980 davanti ai cancelli della Fiat a fianco degli operai in sciopero per 35 giorni, o quando pone la «questione morale» alla politica italiana diventando il nemico politico numero uno di Bettino Craxi e del Partito socialista italiano. Eventi, questi ultimi, che hanno reso Berlinguer davvero amato, ma che a guardar bene ne definiscono meno la cifra e soprattutto l’eredità politica.
Il film però comunica senza dubbio una grande nostalgia. La nostalgia per un tempo che Segre e Germano non hanno mai vissuto, visto che nel 1984, quando Berlinguer morì, erano due bambini di 8 e 4 anni.
Che il sentimento nostalgico possa essere utile alla ricostruzione politica della sinistra, e non solo un esercizio consolatorio, è discutibile. È però comprensibile lo sguardo malinconico verso un tempo di grandi passioni politiche, di milioni di persone in piazza e alle Feste dell’Unità, di dirigenti con una solida formazione culturale e dei vincoli sociali incomparabili all’attuale teatrino della politica-spettacolo sganciata da qualsiasi spazio di partecipazione della società.
Il problema è che, con questa carica di nostalgia, la pellicola non riesce a sfuggire alla santificazione. Fin dalla scelta del titolo: presentare il compromesso storico come una «grande ambizione».
La grande rinuncia
«Secondo me se Andrea Segre ed Elio Germano avessero avuto vent’anni nel 1973, avrebbero odiato il compromesso storico», ha esordito in mondo provocatorio Nanni Moretti alla presentazione romana del film al Nuovo Sacher.
Il film inizia con le immagini del colpo di Stato orchestrato da Henry Kissinger in Cile con cui viene spazzato via il governo socialdemocratico di Salvador Allende che, dopo aver vinto le elezioni, stava portando avanti concrete riforme sociali. Da quel momento Berlinguer esplicita una strategia che era in realtà in elaborazione già da qualche anno: non solo non è possibile nessuna rivoluzione socialista in Italia, ma non è nemmeno pensabile nessuna alternativa politica di governo.
Nonostante le attese generate dall’enorme crescita elettorale del partito e dalle conquiste dei movimenti sociali nell’onda lunga post-Sessantotto, la via democratica al socialismo che propone Berlinguer è a dir poco tortuosa e contraddittoria: non si può governare nemmeno se una coalizione delle sinistre dovesse raggiungere il 51% dei consensi perché si rischierebbe un colpo di Stato orchestrato dagli Stati uniti e reso possibile in Italia da una potenziale alleanza tra la destra democristiana e i neofascisti. E per evitarlo bisogna accettare proprio l’ombrello statunitense della Nato e sostenere un governo guidato proprio dal massimo esponente della destra democristiana: Giulio Andreotti.
Nel film, pur di far apparire Enrico Berlinguer senza macchie, si finisce per sminuirlo nelle poche scene che non potevano essere documentate storicamente: quelle degli incontri riservati con Moro e lo stesso Andreotti. In questi colloqui Berlinguer appare un ingenuo, convinto che la sua linea sia l’unica possibile per mantenere un regime democratico in Italia, ma sostanzialmente preso in giro dai ben più scafati dirigenti democristiani che non concedono nulla in cambio della «non sfiducia» del Pci che permette al Governo Andreotti di stare in piedi. Nulla se non l’inutile presidenza della Camera a Pietro Ingrao.
Ma anche di fronte alla composizione dei ministri e alle concrete politiche di quel governo (che tra l’altro blocca il meccanismo della Scala mobile per adeguare i salari all’inflazione, abolisce ben 7 festività e aumenta l’Iva) Berlinguer persevera nella linea del compromesso. Bisogna rinunciare non solo al socialismo, non solo all’alternativa politica tramite democratiche elezioni, non solo alla difesa degli interessi di lavoratrici e lavoratori ma persino all’opposizione alla peggiore destra democristiana che flirta coi neofascisti. Tutto pur di salvare la democrazia.
A guardar bene è una rinuncia che poi diventerà una ricorrenza per la sinistra dei successivi cinquant’anni.
La grande delusione
A questa rinuncia seguì una grande delusione. Non solo nel movimento studentesco che scoppiò nel 1977 o nella sinistra extraparlamentare. Gran parte del mondo operaio e comunista fu completamente disorientato da questa linea, come mostrò proprio nel 1977 il capolavoro cinematografico di Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene, film spesso citato ma in realtà poco visto e soprattutto poco compreso.
Dopo la vittoria nel referendum sul divorzio nel 1974 e la crescita alle elezioni amministrative del 1975, non era più un tabù sognare il sorpasso sulla Dc nelle elezioni politiche del 1976. Il sorpasso poi per poco non ci fu, ma il Pci raggiunse il suo massimo storico in voti assoluti: 12 milioni e 600 mila. Anche il contesto europeo era promettente: nel 1974 c’è la rivoluzione dei garofani in Portogallo, nel 1975 finisce il franchismo in Spagna, nel Regno Unito governano i laburisti, in Germania sono al governo i socialdemocratici, in Francia cresce il cartello elettorale che tiene insieme socialisti e comunisti e che qualche anno dopo eleggerà presidente François Mitterand. La scelta di escludere a priori qualsiasi possibilità di governo di coalizione delle sinistre – che a prescindere dalle possibilità di riuscita avrebbe dato una prospettiva politica ai dieci anni di movimenti del nostro paese – produsse una delusione molto diffusa. Specie quando il Pci finì per sostenere il governo Andreotti. Tanto che nelle successive elezioni politiche del 1979 il Pci perse un milione e cinquecentomila voti, e non tornò mai più ai livelli di consenso del ‘76 (tranne la fiammata alle europee del 1984 segnate drammaticamente proprio dalla morte di Berlinguer).
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Willow (2024): una serie che fa tornare a credere nella magia
Willow, la serie: digressioni spassose, aperture epiche, effetto nostalgia, inclusività e un personaggio mitico. Tornato soprattutto per noi. Protagonisti Ruby Cruz, Erin Kellyman e il leggendario Warwick Davis. Otto episodi usciti a cadenza settimanale su Disney+, per chi ha avuto fortuna nel vederli perché ora sono più presenti sulla piattaforma.
Tempi oscuri, ansie generali, oppressione, stanchezza. Rabbia. Una dimensione contemporanea decisamente complessa che potrebbe coincidere con l'incipit di una serie dalla forte potenza visiva e, ovviamente, dal fortissimo sapore nostalgico. "In un'epoca di terrore, nacque una bambina destinata a cambiare il mondo". Da qui, il veloce recap di ciò che è accaduto oltre trent'anni fa, non prima che la serie in questione venga introdotta dal logo iconico della LucasFilm. Nel 1988, infatti, George Lucas e Bob Dolman, affidarono il loro script a Ron Howard, che costruì, appunto, Willow, divenuto un cult assoluto, dopo la canonica iniziale incomprensione. All'epoca il fantasy era avvolto da una certa leggerezza, le fan base non erano contemplate e i retaggi tolkeniani erano materia ristretta.
Locandina di Willow
Oggi il mondo è sottosopra, le certezze vengono meno e guai a ridurre il fantasy a mera materia per bambini. Tant'è, subito è apparso strano (e sorprendente) l'annuncio della Disney: sviluppare una serie sequel di Willow. Adesso, che lo show è divenuto realtà, comprendiamo meglio quanto oggi la serialità sia il mezzo perfetto per espandere, tramandare, rinnovare le pellicole della nostra memoria. E Willow, traslato nel coraggio leggendario di Warwick Davis, è a tutti gli effetti la dimostrazione che anche il fantasy può essere un genere leggero, in grado di parlare verticalmente a tutti. "Nessuno sceglie la propria vita", dice la sovrana Sorsha (di nuovo interpretata da Joanne Whalley), riferendosi alle aspettative della giovane Dove (Ellie Bamber), in una delle prime scende del pilot. Appare dunque chiaro quanto il retaggio del cult Anni Ottanta (all'epoca già molto inclusivo) sia mutato in qualcosa di contemporaneo, in cui c'è una netta differenza tra il dentro e il fuori il castello di Tir Asleen.
Un fantasy on-the-road
Willow: Warwick Davis in una scena
Sviluppata da Jonathan Kasdan e Wendy Mericle (Ron Howard figura come produttore esecutivo), e divisa in otto episodi, la serie tv di Willow, tra influenze vintage e duelli di cappa e di spada, è dunque il sogno che torna ad accendersi, capace di scavare il nostro strambo ma confortevole bisogno di magia. Del resto, è l'immaginazione che legava la pellicola del 1988, di cui la serie, come detto, è diretto seguito. Una narrazione in cui gli archetipi del genere sono rimessi al centro dell'attenzione, a cominciare dal click che scatenerà gli eventi. I cattivi di turno? Ovviamente le forze del male, che irrompono a Tir Asleen rapendo uno dei figli di Sorsha, il prince Airk (Dempsey Bryk). Per salvarlo, sua sorella Kit (Ruby Cruz), al fianco dell'amica Jade (Erin Kellyman), intraprendono un viaggio tra i regni per salvarlo. Ma non saranno sole, e il viaggio - Willow potrebbe considerarsi quasi un fantasy on-the-road - viene condiviso da una sgangherata banda di coraggiosi personaggi (Ellie Bamber, Tony Revolori, Amar Chada-Patel). Ciononostante, l'unico che può aiutarli è il leggendario Willow, l'ultimo stregone rimasto.
Una scena della serie Willow
Willow è tornato. Per noi
Willow: Warwick Davis in una scena
Tra aperture musicali e aperture visive (le location naturali, alcune già viste nel film di Howard, sono un plus assoluto), spassose deviazioni e richiami attuali - "Conto su di te come se fossi un cavaliere", dice Sorsha a Jade, mostrando la chiave egualitaria del prodotto -, Willow gioca con il fattore nostalgia e con l'epica di genere (che a sua volta lascia terreno ai dialoghi), allungando lo sguardo sui tanti punti di vista della storia. Anche perché la serie deve necessariamente correre su due binari. Da una parte i fan della pellicola diretta da Ron Howard, dall'altra le nuove generazioni che si ritroveranno, insieme a Willow e alla compagnia, a lottare contro le Forze del Male.
Willow: un'immagine della serie
C'è bisogno di unione, di condivisione e di amore, suggerisce lo script, fortemente inseguito da Jon Kasdan fin dai tempi del sottovalutato Solo: A Star Wars Story, nel quale recitavano Warwick Davis ed Erin Kellyman. "Ho fatto un sogno, e in cuor mio lo sapevo. È quello che accadrà se non cambiamo le cose. È giunto il tempo. Il nemico è ancora lì fuori", confida il mago Willow a Sorsha in uno dei molti slanci nelle due prime puntate; uno slancio che non possiamo non affiancare alla nostra realtà, così sfilacciata e imprevedibile. Per questo, il ritorno dello stregone Willow coincide con la marcata necessità di ritrovare una strada da percorrere. Una strada che ci porti finalmente lontano dall'oscurità. E magari più vicino ai concetti di sogno, di bontà e di fervida immaginazione. "Oltre i confini del mondo, dentro l'ignoto". Allora, in una digressione dalle sfumature commoventi, sembra lampante: Willow è tornato per noi, perché non smettessimo di credere nella magia.
Conclusioni
Una vera gioia rivedere un film cult attraverso il linguaggio seriale. Concludo la recensione di Willow, la Serie, concentrandomi tanto sull'effetto nostalgia quanto sulle innovazione visivi e narrative, che rendono il prodotto moderno e contemporaneo. Rivedere Warwick Davis è una gioia, ma il plus è Erin Kellyman, giovane e promettente attrice britannica.
Perché ci piace👍🏻
Le vibrazioni nostalgiche.
L'idea che il sequel di un film cult possa divenire una serie.
Il cast, a cominciare da Erin Kellyman.
La musica.
Le location, in gran parte naturali.
Cosa non va👎🏻
Il rilascio settimanale, forse un'arma a doppio taglio.
Disney+ che ha rimosso la serie dalla piattaforma, prima dandola per cancellata poi solo in pausa, una pausa che però sembra tanto una vera e propria cancellazione. Sta di fatto che non ha dato la possibilità al prodotto di poter raggiungere nel tempo i più, ciò che a conti fatti è successe al film alla sua uscita non apprezzato appieno e poi trasformatosi in un cult.
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La Giustizia.
"Riscrivere e rigenerare i codici di accudimento"
Che Febbraio fosse uno spartiacque tra il Prima e il Dopo, già lo sapevamo.
Ma che fosse così chirurgico nel proiettare le scene del nostro Passato rivisitate in chiave "moderna", questo ci ha sorpresi.
Il nostalgico film muto in bianco e nero, con la pellicola oramai consumata e danneggiata, viene ora riproposto in versione restaurata a colori.
Questo passaggio ci permette di osservare con maggior chiarezza le tinte e i dettagli di quell'antico racconto dell'infanzia, spesso travisato o confuso a livello di memoria, di ricordo, di interpretazione. Ma sempre molto vivo e presente a livello emozionale.
Non è la solita ricaduta nella disfunzione del Passato.
Non è la consueta scena innescata dall'automatismo.
E' la rivisitazione in chiave moderna della Pellicola originale.
E' la possibilità simbolica di sostituire i personaggi. Di rappresentarli "funzionali". Di renderli adempienti ai loro ruoli naturali di accudimento e di protezione, di amore e di fermezza.
La "buona Madre e il buon Padre" interiorizzati, stanno ristrutturando il nostro sistema ferito, offrendo al bambino che siamo stati, ciò che ci è mancato.
E' un passaggio memorabile.
Per tutto il genere umano.
"Riscrivere e rigenerare i codici di accudimento" è un'opportunità mai sperimentata prima, in nessuna epoca.
Partendo dalla riconnessione con i bisogni primari, via via si liberano delle nuove forze, delle nuove energie, dei nuovi obiettivi, delle nuove opportunità di amore.
I nostri nuovi "genitori interiori" stanno generando progresso, autonomia, integrità, presenza, radicamento.
Senza ali, non si vola.
Senza amore, non si fiorisce.
Senza nutrimento e contatto, non si cresce.
Febbraio ci accompagna verso la fine di uno schema sofferto, cristallizzato, che apparentemente sembrava inscalfibile: il disamore.
Lo fa così. Con naturalezza. Una spinta dietro l'altra.
Radicando ulteriormente il tanto rincorso "diritto all'Esistenza".
Il Corpo comprende che deve collaborare. La Mente, confusa, lo lascia fare.
I codici del Passato proiettano l'ultimo film. L'ultima scena.
La osserviamo con profonda commozione.
Accogliendo le immagini più dolorose con immenso senso di riconoscenza.
Sta finalmente emergendo la Verità di chi siamo.
La Gratitudine è immensa.
Per il regista. Per gli attori del film. Per i luoghi del Passato. Per essersi tutti prodigati e prestati a farci vivere l'esperienza della privazione, così da innescare il riconoscimento di chi veramente siamo, della nostra Essenza.
Manca poco.
Siamo quasi pronti.
Quando tutto sembra non cambiare mai, ecco che la Trasformazione ci esplode tra le mani.
Buon mercoledì. Febbraio è breve. Ma intenso.
Lasciamoci accompagnare. Ci porterà lontano dal Passato. E mai così vicini al nostro Destino.
Mirtilla Esmeralda
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Ero sul set, aspettavo di andare in scena. Bevi una birra dietro l'altra, ti assopisci sulla sedia rotta, inclinato, con una mano che tocca quasi terra, poi mi chiedi il numero di telefono, mi fai uno squillo "come vuoi essere salvato?"...la domanda è surreale...se proprio mi chiedi come, fai: nomecognometuttattaccatoetuttoominuscolo. La risposta è perfettamnente reale, a dispetto dell'alcol. Mi snoccioli attività passate e presenti da fare invidia, davvero, eri bello, un piccolo Bowie del nord est. Fa freddo ma fino a che il sole non scende non si soffre, poi è tutta un'altra storia. Anche il cinema visto da dentro è tutta un'altra storia. Avrei voluto essere dietro alla macchina da presa, avrei voluto recitare benissimo per rendere la vita facile a tutti. Non so come ci possano stare tante persone in una stanza e non sapevo che il regista non "porti" la macchina da presa...ma porca l'oca...è proprio vero che è come una catena di montaggio...avrei voluto essere la ragazza con la macchina da presa, non ho capito cosa facesse l'altra ragazza, quella con il monitor sempre a scrivere appunti sul tablet, seria seria, mai una distrazione. Ho visto occhi dolcissimi, bambini scostumati, una donna da sogno ma vicina a me. Ho conosciuto un attore professionista, un bambino timido e molto deciso, sono stata controllata, accudita, trattata bene, richiamata, assecondata. Questa cosa che il regista non porti la macchina da presa mi ha sconvolta. Però...ad un certo punto, durante una pausa l'ho visto guardare nei campi, nostalgico, imbarazzato, vedendo un film che si stava girando da solo: c'erano dei bambini in tuta e una bimba con la felpa rossa. Bellissimi. Verissimi. Penso che un regista dovrebbe "portare" la macchina da presa e stare alla giusta distanza pronto per ogni cosa.
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Olá gente, essa é minha primeira postagem escrita aqui no meu blog e estou ansiosa para mostrar todas das tantas coisas que tenho feito, eu falo assim porque é muitaaaaaa mesmo.
Estou preparando um tempinho para eu começar a postar meu trabalho que faço desde pequena, desde pequena? nossa! é muito mesmo, sinceramente não parei pra pensar o quanto de coisa que fiz nesse tempo, pois eu estou com 19 anos e comecei isso desde os meus 9 anos, acho que devo desabafar um pouco só pra conhecerem um pouco sobre mim.
( my story )
Um tempo eu me perdi dentro de mim mesma, perdi uma coisa que sempre esteve em mim, que é o desenho, eu sempre via isso como um hobby ou algo pra colocar coisas minha no papel, em um tempo eu me decai e cansei de tudo por problemas meus e familiares, isso me fez parar, estacionar sem saber quando eu voltaria... meu único consolo foi Deus mesmo e eu não nego isso de forma alguma, se estou viva é por causa dele, Cam ajuda da minha família e de amigos eu consegui sair de um nada e uma solidão causada por decepção, mas depois disso eu tentei muita coisa nesse período como: "o que eu vou fazer na minha vidaaaa?!" Haha eu realmente me vi nesse período assustador de não saber o que você faria a seguir, eu muito mais pois eu fazia várias e várias coisas que não conseguia escolher o que eu deveria escolher para trabalhar e o que eu mais gostava, eu queria algo que me desse prazer de estar fazendo e alegria mesmo sabendo que não seria só isso mas eu queria saber o que eu deveria fazer. acho que depois de um despertar em um mundo de quadrinhos de Sonic e reeassistir todos os filmes nostalgicos que eu sempre repetia por amar cada cena e o qual incrível e confortável era aquilo pra mim eu decidi rever meus desenhos e percebi o quanto eu gostava de desenhar e colocar todos os meus sentimentos nisso... era aquilo que eu estava procurando e encontrei decidindo recomeçar do zero tudo o que fazia... Não foi uma das melhores coisas no começo, mas no mesmo ano melhorei e recuperei habilidades como também melhorei muito no desenho que eu queria ter melhorado muito antes.
( minha primeira personagem)
Uma das minhas personagens que trabalho e amo, também por ter sido parte tirada de mim para ser tudo o que eu quisesse é a Shary, minha personagem de consolo onde sempre eu desenhava e colocava várias roupas que gostava e imaginava do que ela era capaz de fazer. percebi que eu sempre fazia isso pois ela era tudo que eu queria e o que talvez eu não podia ser, então pensei isso comigo: " ela pode ser o que quiser, ela pode ser tudo, assim como eu faço tudo que gosto e talvez até o que eu não não saberia mas sei fazer. Ela terá muitas habilidades, pois eu queria poder ter várias habilidades e saber fazer tudo para fazer e ajudar as pessoas e minha família, tudo que eu sei ainda é muito pouco e por isso queria ter mais então ela terá esse mais. ela poder ser o que quiser, ela será o que eu talvez não conseguiria ser, ela será tudo pois ela pode, porque eu posso ajudar e fazer ela ser".
Uma das personagens que é muito especial pra mim com certeza essa é a Shary. desde pequena ela tem esse nome e não ouso tirar ela da minha história, assim como eu nunca deixaria de falar de Deus e o quanto ele me ajudou, sou sempre grata a ele.
Isso é meu começo e eu quero postar mais coisas, talvez não mais escritas já que eu falo muito hehe. É que tenho muita coisa pra falar mesmo que ninguém possa ver agora, mas acho legal desabafar e falar sobre isso quando estou começando algo.
Eu pretendo fazer e entregar o melhor de mim nos meus desenhos.
Isso é tudo, talvez eu não fale mais sobre mim aqui e sim fale mais sobre meus desenhos ou poste coisas aleatórias que faço por aqui.
Tchau tchau 😽
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Deadpool & Wolverine ha lo smalto dei tempi migliori della Marvel nel film più nostalgico
http://www.afnews.info segnala: “Benvenuto nell’universo cinematografico Marvel!” dice a un certo punto Deadpool a Wolverine e poi aggiunge: “siamo alla canna del gas”. È probabile che quando questa battuta è stata scritta, nel 2022, avesse un significato un po’ diverso rispetto a quello che ha sentendola oggi. L’universo condiviso dei film Marvel non è mai riuscito davvero a riprendersi dalla…
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Ziara - Il singolo “Filo”
Il brano della cantautrice sui principali stores digitali e dal 22 maggio nelle radio
“Filo” è il singolo dell’eclettica e poliedrica artista e cantautrice Ziara, pubblicato nel febbraio 2024 sui principali stores digitali e finalmente anche nelle radio italiane dal 22 maggio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti attuali, di tendenza, che evidenziano la personalità di Ziara, figlia di una maturità artistica raggiunta a pieni voti. Melodie vincenti che entrano in testa sin dal primo ascolto e destinate a rimanerci su cui scivola l’interpretazione vocale dell’artista, sentita e autentica, che dona al tutto un forte impatto emotivo. “Filo” viene da una ricerca interiore, viene dalla ricerca di trovare un amore sano, lontano dalle violenze, dagli attacchi fisici e da quelli verbali. Assolutamente da non perdere l’innovativo videoclip colmo di pathos scritto e diretto da Sergio Ferilli, Luk Films e dalla stessa Ziara.
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“L'Amore può farti crescere, può migliorarti o può farti perdere tutta te stessa... questa canzone è un conduttore, un passaggio, una trasformazione, una visione libera di un nodo che si scioglie. Un brano dedicato alla NON violenza, dedicato solo alla voglia di rialzarsi, sempre e comunque.” Ziara
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Ziara, cantautrice italiana dalle spiccate doti canore influenzate da sfumature timbriche scure su una dinamica estensione vocale che caratterizzano uno stile indipendente ed in continua ricerca sperimentale. La passione per le tendenze del Dark pop internazionale contaminate con la cultura rap contemporanea spagnola ispirano il suo panorama musicale, generando una produzione vivace e dissacrante in cui rimane comunque evidente l’influenza della tradizione Pop italiana. Dopo un'esperienza professionale decennale, calcando i palchi e la scena musicale delle Isole Canarie, supera i provini e partecipa al programma televisivo “The Voice" Spagna (“La Voz-España”) nell'anno 2020, vivendo una delle esperienze più costruttive ed emozionanti della sua crescita artistica. Esordisce in Italia, in produzione indipendente, con il suo primo brano “Com'è il mare” ad aprile 2023, pezzo caratterizzato da un intimo significato autobiografico ed uno stile pulito e nostalgico. Seguono nello stesso anno i tre singoli: “Agua de tu Alma” (luglio 2023), “Ay Nena” (agosto 2023), “Paranoia” (dicembre 2023). Nel novembre 2023 notata ed apprezzata da un popolare canale media di IG, viene convocata per comporne il Jingle ufficiale “Prima volta di” destinato a guadagnare 53k di views in poche settimane. Nel febbraio 2024 esce il singolo “Filo” che inaugura il suo nuovo progetto.
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Dopo tredici anni i canadesi Desire, (aka Megan Louise e Johnny Jewel) danno alla luce il secondo album, Escape. La moda incessante di continuare a rispolverare il synthpop e le sonorità 80s continua incredibilmente a dare i propri frutti. Tante sfumature si sono sommate arricchendo questo genere, dalla synthwave a Molly Nillson, dal fantomatico film Drive fino a The Weeknd; perfino Taylor Swift e il suo entourage hanno composto due album su questa falsariga. C’è però da dire che solo alcuni artisti riescono ad estrapolare quello che è sempre stato presente, a livello storico, in questo genere: il latex, la componente oscura e sessuale, l’attaccamento a un certo tipo di dancefloor e i Desire, come tutto il roster dell'Italians do it Better Records rientrano esattamente in queste particolarità. Il genio di Johnny Jewel, producendo e promuovendo pochi album ogni anno ha contribuito a far rimanere questo genere nel suo spazio, accanto a Twin Peaks, accanto ad un certo immaginario dark-cult fatto di suoni stranianti, da pulsazioni da corse in macchina a mezzanotte.
Escape dipinge sempre un immaginario leather-gothic dove si balla e si parla in una darkroom. Ci sono brani paradisiaci ("Haenim") come altri incredibilmente iconici e scaldacuore ("Escape", "Love is a Crime") che non fanno altro che farci aumentare la voglia di rimettere su i Chromatics o i College. Altri invece sono incredibilmente calati in un mondo oscuro fatto corpi che strisciano fra loro ballando verso il raggiungimento di un orgasmo comune ("Black Latex", "Telling me Lies", "Ghosts"). Malinconico synthpop dalle melodie catchy, a volte volontariamente strappalacrime, da violento pathos di un cinema degli eccessi. Colonna sonora di un nostalgico film che – noi cultori – amiamo guardare e riguardare all’infinito coccolati da ogni cliché.
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La moda delle sale giochi arcade
Le sale giochi arcade, con i loro cabinati pieni di luci e suoni, hanno segnato l'infanzia di intere generazioni negli anni '70 e '80. Ebbene, negli ultimi anni, queste icone del passato stanno vivendo una nuova giovinezza, grazie a un ritorno di moda che le vede protagoniste di eventi, locali e persino musei dedicati. Nostalgia e voglia di vintage Il fascino delle sale giochi arcade risiede in gran parte nella nostalgia per un'epoca in cui il divertimento era più semplice e immediato. I videogiochi di quel periodo, seppur con una grafica rudimentale rispetto agli standard odierni, erano in grado di appassionare e coinvolgere i giocatori come nessun altro mezzo. Inoltre, c'è un fascino vintage legato agli stessi cabinati, con i loro joystick colorati, i pulsanti pulsanti e gli schermi a tubo catodico che emanano una luce calda e accogliente. Questi elementi evocano ricordi di pomeriggi passati a sfidare gli amici a Space Invaders o Pac-Man, creando un'atmosfera di convivialità e spensieratezza che difficilmente si ritrova nei videogiochi odierni. Più che un semplice gioco Le sale giochi arcade non erano solo un luogo per giocare, ma rappresentavano veri e propri luoghi di socializzazione dove ragazzi di tutte le età si ritrovavano per divertirsi insieme. La competizione sui punteggi, le sfide tra amici e la collaborazione nelle partite multiplayer creavano un senso di cameratismo e di appartenenza che andava oltre il semplice gioco. Un'esperienza immersiva A differenza dei videogiochi odierni che si giocano spesso in solitudine davanti a uno schermo, le sale giochi arcade offrono un'esperienza immersiva che coinvolge tutti i sensi. Le luci, i suoni, le vibrazioni dei joystick e l'odore caratteristico dei locali contribuiscono a creare un'atmosfera unica che trasporta i giocatori in mondi fantastici e avventurosi. Un fenomeno in crescita Il ritorno di moda delle sale giochi arcade non è solo un fenomeno nostalgico, ma rappresenta anche un nuovo modo di concepire il divertimento. In un'epoca dominata dai videogiochi online e dai social network, queste offrono un'alternativa più sociale e coinvolgente, un'occasione per staccare dalla routine e vivere un'esperienza di gioco autentica e condivisa. Non solo sale giochi La moda delle sale giochi arcade ha avuto un impatto anche su altri settori, come la moda e il design. Capi di abbigliamento e complementi d'arredo ispirati ai videogiochi e alle sale giochi arcade sono sempre più popolari, soprattutto tra i giovani. Inoltre, la musica di quei videogiochi viene spesso utilizzata in contesti moderni, come pubblicità e film, contribuendo a diffondere ancora di più la cultura arcade. Foto di Perlinator da Pixabay Read the full article
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Marina Abramović in mostra a Londra: «Sono stufa del sistema. Gli artisti dovrebbero avere libertà di espressione»
Prima donna a esporre nelle gallerie principali della Royal Academy of Arts, Marina Abramović corre veloce tra film, un marchio di benessere spirituale e due libri in uscita. Eppure, quando cucina, dimentica il timer
DI AMEL MUKHTAR 27 ottobre 2023
Marina Abramović e la sua mostra a Londra, una delle più esaustive
All’improvviso, a metà del flusso di pensieri, Marina Abramović ha un sussulto e balza in piedi. Per un attimo, pensiamo che l’impavida artista concettuale stia avendo una rivelazione. «Il pollo!», esclama. Mentre lei corre in cucina, lo schermo mostra le pareti bianche della sua casa a nord di New York, con le grandi finestre affacciate sul verde. Poi, Abramović riappare. «Completamente bruciato», annuncia avvilita. «Avevo programmato di mangiare pollo e insalata. Mi resta solo l’insalata».
Spirits of Maritime Crossing, 2023 (still from video)Image courtesy Bangkok Art Biennale Foundation
Non solo installazioni: 7 Deaths of Maria Callas all’English National Opera
A sua parziale giustificazione, va detto che Abramović ha molte cose a cui pensare in questo momento. Alla fine di settembre ha inaugurato la sua storica retrospettiva nelle Main Galleries della Royal Academy of Arts di Londra – è la prima donna a tenervi una mostra personale nei 255 anni di storia dell’istituzione – mentre a novembre porterà all’English National Opera lo spettacolo 7 Deaths of Maria Callas. Il cortometraggio The Spirits of Maritime Crossing, scritto e realizzato da Apinan Poshyananda con lei come protagonista, è stato presentato al St. Moritz Art Film Festival. Ci sono poi le performance che, sempre a Londra, sta curando per il Southbank Centre insieme a 12 studenti del suo Marina Abramović Institute e, ancora, i due libri che ha pubblicato (Marina Abramovic: A Visual Biography e Marina Abramovic: Nomadic Journey and Spirit of Places). Senza dimenticare i suoi prodotti di benessere spirituale, chiamati Longevity Method, il cui lancio è imminente. Come fa la 76enne artista serba a gestire tutto questo? La risposta è preceduta da una risata gutturale: «Non ho un marito rompiscatole che mi aspetta a casa», spiega. «Non ho nemmeno dei figli. Ho solo il lavoro. Ho iniziato a fare arte a 12 anni, e da allora ho lavorato e basta».
Un frame del video The Current, 2017Courtesy of the Marina Abramović Archives
New York - Londra, via mare
Non si ferma nemmeno quando rischia la vita. «Qualche mese fa, ho subito una brutta operazione al ginocchio», racconta. «Mi ha causato un’embolia». Il medico le aveva proibito di volare per almeno sette mesi, una limitazione inaccettabile per lei: «Sono una persona che prende un aereo ogni tre giorni!». Così, ha trovato una soluzione alternativa per raggiungere Londra: è arrivata da New York a bordo della nave Queen Mary, un viaggio di sette giorni. «È stato fantastico», ricorda con entusiasmo. «Nessuna restrizione riguardo ai bagagli e un opuscolo di 20 pagine sulle attività disponibili a bordo: giochi di ruolo in stile Agatha Christie, stand-up comedy... Tutte cose nuove per me».
Four Crosses: The Evil (positive), 2019.Courtesy of the Marina Abramović Archives
La retrospettiva: 50 anni di carriera
La retrospettiva londinese include opere fondamentali realizzate nei suoi oltre 50 anni di carriera, tra cui video, sculture, fotografie, ma anche riproposizioni delle sue performance artistiche da parte di giovani creativi, oltre a un nuovo lavoro. Ma non tutto è come vorrebbe: «C’è un’installazione che si intitola Luminosity in cui l’artista deve sedersi nuda su un sellino di bicicletta fissato a una parete, una performance molto difficile. Ai miei tempi, ero in grado di resistere per sei ore. Adesso, il tempo massimo consentito è di trenta minuti, così i performer devono fare i turni». E aggiunge con un sospiro nostalgico: «Ah, gli artisti performativi degli anni 70! Nessuna delle loro opere sarebbe possibile oggi. Sono davvero stufa del sistema. Gli artisti dovrebbero avere libertà di espressione, ma ce l’hanno tolta». Ricorda che, per preparare la sua celebre mostra del 2010 The Artist Is Present, aveva dovuto allenarsi «come un astronauta» per un anno intero. «Voleva dire non mangiare né bere durante il giorno, ma solo la notte, perché non potevo muovermi nel corso della performance», spiega. «Ho dovuto cambiare completamente il mio metabolismo».
The Hero, 2001Courtesy of the Marina Abramović Archives. © Marina Abramović
Gli eredi della Abramović e il superamento dei limiti
Tuttavia, al Marina Abramović Institute, c’è una nuova generazione che sta imparando i suoi metodi di superamento dei limiti, ripetendo all’infinito le medesime azioni: aprire e chiudere una porta il più lentamente possibile nell’arco di tre ore o contare chicchi di riso per sei... «Quando lo fai più e più volte, a un certo punto la porta non è più una porta: è come se la tua mente si aprisse e l’universo ti si rivelasse. È un’esperienza che ti trasforma completamente». Il suo approccio integra varie pratiche apprese dalle comunità con cui è entrata in contatto nel corso dei suoi viaggi, dai monaci tibetani agli aborigeni dell’Australia, fino agli sciamani del Brasile. «È necessario aprire la mente perché il tuo lavoro dia dei frutti».
Nude with Skeleton, 2005.Courtesy of the Marina Abramović Archives. © Marina Abramović
«Non ho nessuna intenzione di andarmene»
Di questi “frutti”, al momento, è tappezzata tutta Londra. «È una pressione enorme», confessa. «Per due secoli e mezzo nessuna donna ha tenuto una personale negli spazi espositivi principali della Royal Academy of Arts. Sì, Tracey Emin ha esposto alla RA, ma in una location più piccola, e credo sia stata un’ingiustizia, perché questa grande artista britannica avrebbe meritato maggiore visibilità». L’indignazione evapora in un attimo, lasciando il posto al suo vivace senso dell’umorismo: «Beh, è anche vero che sono più vecchia di lei», ammette. «Forse vogliono dedicarmi una mostra prima che io muoia. Ecco perché è toccato a me». In tal caso, si tratterebbe di una premura ingiustificata: «Non ho nessuna intenzione di andarmene», precisa. «Almeno fino a quando non avrò 103 o 104 anni».
Balkan Baroque, June 1997Courtesy of the Marina Abramović Archives. © Marina Abramovi
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Parece que vamos ter mais um evento nostalgico no Disney+. Segundo o The Hollywood Reporter, James Wan e Gary Dauberman, responsáveis por Annabelle, tomarão as rédeas da nova série live-action de Os Gárgulas.
Os Gárgulas tem sido um assunto desde 2010, quando a Disney, mesmo sem usar o nome da animação, tentou desenvolver um filme sobre gárgulas na era moderna no mesmo período em que lançou O Aprendiz de Feiticeiro, filme de Jon Turteltaub estrelado por Jay Baruchel.
Em 2018, Jordan Peele mostrou interesse em desenvolver um filme baseado no desenho, mas nada foi concretizado.
Para quem não conhece, Os Gárgulas foi uma série animada da Disney que durou três temporadas, transmitidas de 1994 a 1997. A série foi criada por Greg Weisman e apresentava um clã de criaturas guerreiras chamadas de Gárgulas, que se transformavam em pedra durante o dia. A animação foi uma adaptação em quadrinhos pela Marvel em 1995 que durou apenas 11 edições.
Os Gárgulas ainda não tem previsão de lançamento.
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Maratona film anni 80' a tema estivo!
Maratona cinematografica di fine estate
L'Estate sta finendo, cantavano i RIGHEIRA, e agosto è già finito purtroppo, ma questo non significa che non possiamo mantenere un vibe vacanziero anche a settembre magari grazie a una piccola rassegna di film che ci mantengano nel mood spaggia, mare, sole e amore.
Per questo vi propongo una piccola maratona cinematografica anni ottanta, 7 film in 7 serate, che vi possa aiutare a conservare uno spirito vacanziero anche dopo la fine dele ferie e il rientro al lavoro.
Se come me siete nostalgici dei film anni 80' credo conoscerete già i film che intendo proporvi, se invece siete troppo giovani per avere vissuto quegli anni è una buona occasione per conoscere dei film veramente piacevoli e divertenti che forse non avete mai visto.
Ecco la mia proposta per una maratona di sette film in una settimana tutti ambientati in spiaggia, al mare, in estate:
- UN MERCOLEDI' DA LEONI
Dove vederlo: disponibile su PrimeVideo, Appletv, Now e Sky.
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: Tre amici, tre famosi surfisti californiani, ma soprattutto tra ragazzi amanti del mare. Protagonisti sono tre campioni del surf. Il teatro delle loro imprese sono le alte onde del mare californiano. I tre hanno problemi sentimentali e di vita, poi arriva il Vietnam e uno di loro viene richiamato ed è costretto a partire per la guerra. Dopo alcuni anni si ritrovano insieme su una spiaggia per la loro ultima esibizione, che è trionfale.
La mia opinione: film cult degli anni 80'. nostalgico, e pieno di significati. Non è solo un'ode al surf e a uno stile di vita, tratta anche i temi dell'amicizia, dei popri sogni e aspirazioni, della guerra, uno slife of life a tutti gli effetti.
- LE RAGAZZE DELLA TERRA SONO FACILI
Dove vederlo: disponibile su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=wG2BUmSq0QI
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: Un'astronave aliena, proveniente dal pianeta Jhazzala, in viaggio nello spazio da anni luce, si schianta nella piscina di una ragazza. Lei, Valerie, manicure in piena crisi sentimentale, superato lo spavento non sa come fare a svuotare la piscina senza che gli strani visitatori vengano scoperti. Alla fine riesce a renderli più presentabili sottoponendoli alle cure dell'istituto di estetica nel quale lavora. Il risultato è sorprendente poichè gli ospiti, dopo il trattamento, cioè a pelo rasato, sono identici agli umani e in più bellissimi, tre bellissimi ragazzi che ora vogliono divertirsi con le ragazze umane, scatenando un sacco di malintesi poichè non conosco nulla degli usi e custumi del nostro pianeta. In più Valerie finisce con l'innamorasi ricambiata del loro capo. Ma svuotata la piscina gli alieni dovranno ripartire...
La mia opinione: a parte che qui potrete vedere recitare giovanissimi degli attori parecchio famosi come Jim Carrey, Gena Dvis e Jeff Goldblum, il film in sè è sì leggero, ma veramente carino a mio avviso.
- WEEK END CON IL MORTO
Dove vederlo: disponibile su Youtube e Prime Video
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: Due ragazzi che lavorano in una grossa compagnia di assicurazioni, scoprono che il loro capoufficio, Bernie, sta truffando la società e vengono invitati nella sua casa al mare dallo stesso "superiore" che intende farli eliminare da un sicario. Ma in realtà quello che viene trovato morto dai due è lui, e questi per non venire sospettati di omicidio decidono di fingere che Bernie sia vivo, scarrozzando ovunque il suo cadavere abilmente camuffato come fosse solo sbrozo. Naturalmente da questo nasceranno mille equivoci e ga varie. Molte ambientate sulla spiaggia.
La mia opinione: piccolo cult di nicchia, insieme a Il giallo del bidone giallo, questi due gialli anni 80' farciti di humor tinto leggermente di nero a tratti, sono comunque sia scanzonati che ben scritti, la trama non è affatto banale, anzi, molto ben costruita.
- MIRACOLO A SANTA MONICA
Dove vederlo: disponibile forse su Youtube o altri canali online, è un pò di difficile reperibilità lo ammetto, ma volendo si trova
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: un ragazzo un po' sfigato che vive sulla spiaggia in California trova un giorno una bottiglia nella sabbia e sfregandola scopre che contiene un genio che si manifesta come una ragazza biondina e carina che dovrà esaudire tre suoi desideri. Lui vuole solo diventare più figo e conquistare la ragazza dietro cui sbava da anni, per lui prima inavvicinabile. Mentre il genio vuole essere liberato dalla lampada. I due stringono un patto, diventano maici e il genio addirittura si innamora del mortale, che però sembra ccecato dalla fama acquisita...
La mia opinione: questo film è veramente finito nel dimenticatoio, ed è forse il più....effimero, veramente leggero, del gruppo...ma mi ricorda tanto il telefilm Vita da strega ed è ambientato tutto in spiaggia, perciò ho voluto inserirlo in questa maratona anche oer ricodarlo o per farlo conoscere a chi non lo ha mai visto.
- SHAG L'ULTIMA FOLLIA
Dove vederlo: disponibile forse su Youtube o altri canali online, è un pò di difficile reperibilità lo ammetto, ma volendo si trova
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: Siamo a Myrtle Beach, Sud Carolina, intorno al 1963, dove alcune ragazze stanno per fare il loro debutto in società. Una di loro è sul punto di sposarsi e con le amiche decide di fare gli ultimi bagordi. Sarà un fine settimana movimentato...
La trama: questo è un piccolo gioiellino da riscoprire. Carino, ben fatto, con una bella trama, una bella storia, stile Un mercoledì da leoni, ma al femminile e per nulla volgare.
- POINT BREAK
Dove vederlo: Primevideo, Apple tv, Rakuten ecc
Dvd: https://amzn.to/3ErFfXS
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Trama: C'è una banda che spadroneggia nelle rapine in banca. Si tratta degli "ex presidenti", quattro malviventi che indossano le maschere di Carter, Reagan, Nixon e Johnson. L'FBI gli ha dato la caccia senza esito anche perché non si è voluto dare credito alla teoria dell'agente Angelo Pappas il quale ritiene che si tratti di surfisti che in questo modo si finanziano le escursioni. Quando alla sezione di Los Angeles giunge il giovane agente Johnny Utah l'indagine si rimette in moto. Utah dà credito alla teoria del collega e si fa allenare per il surf dall'esperta Tyler che lo introduce nell'ambiente. Ha così modo di conoscere Bodhi, surfista esperto in attesa dell'onda perfetta, che è anche il capo della banda. Mentre Utah e Pappas continuano l'indagine e le rapine si succedono tra il poliziotto e il rapinatore si crea un legame. Fino al giorno in cui Bodhi scopre che Utah è un poliziotto.
La mia opinione: che c'è da ggiungere al aftto che vi recitano Keanu Reeves e Patrick Swayze? Nulla. Film strafamoso, adrenalinico. Da vedere.
- LAGUNA BLU
Dove vederlo: Youtube, Amazonprime, Chili, Appletv
Dvd: https://amzn.to/47YqI3l
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
Trama: Due ragazzini naufragano in un'isola del Pacifico. Riescono a sopravvivere, crescono. Lui comincia a sentire qualcosa per lei, lei per lui. Anche privi d'educazione sessuale, riusciranno a dare risposta agli interrogativi. Avranno anche un figlio. Poi una nave riesce a trovarli e il ritorno alla civiltà sarà molto difficile, come l'infrangersi di un lungo sogno.
La mia opinione: altro film cult degli anni 80' da vedere. risente un po' dell'età,e la trama è quello che è, ma all'epoca fu un enorme successo.
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Scarpe ritorno al futuro, ed è subito immaginazione
Le scarpe sono un accessorio fondamentale nel nostro quotidiano, ma cosa succederebbe se potessimo indossare un paio di scarpe che ci trasportano direttamente nel futuro? Le "scarpe ritorno al futuro" hanno catturato l'immaginazione di milioni di persone in tutto il mondo, ispirate dal celebre film di fantascienza. In questo articolo esploreremo l'evoluzione delle scarpe di ritorno al futuro e l'impatto che hanno avuto sull'industria calzaturiera.
L'origine delle scarpe di ritorno al futuro
Le scarpe di ritorno al futuro sono state rese famose dal film "Ritorno al futuro II" del 1989, in cui il protagonista Marty McFly indossa un paio di scarpe futuristiche che si allacciano automaticamente. Questa visione futuristica ha catturato l'immaginazione del pubblico e ha alimentato la voglia di vedere tali innovazioni diventare realtà. Negli ultimi anni, alcuni produttori di calzature hanno deciso di rendere omaggio al film e hanno iniziato a creare versioni reali delle scarpe di ritorno al futuro. Uno dei marchi più noti in questo settore è Nike, che ha lanciato le famose "Nike Mag" nel 2016. Queste scarpe presentano un sistema di allacciatura automatica, proprio come nel film, offrendo un'esperienza futuristica ai consumatori. Queste calzature, sono il risultato di avanzate tecnologie integrate nel settore calzaturiero. Il sistema di allacciatura automatica sfrutta sensori e motori incorporati nella scarpa stessa, consentendo di stringere e allacciare le scarpe con un semplice tocco. Questa tecnologia offre un livello di comfort e praticità senza precedenti, oltre a rappresentare un vero e proprio simbolo di innovazione nel mondo delle calzature.
L'impatto delle scarpe di ritorno al futuro sull'industria calzaturiera
Le scarpe di ritorno al futuro hanno avuto un impatto significativo sull'industria calzaturiera, sia dal punto di vista tecnologico che di marketing. Da un lato, hanno spinto i produttori a investire in nuove tecnologie per offrire esperienze futuristiche ai consumatori. D'altro canto, l'introduzione nel mercato di quester calzature, ha dimostrato che il richiamo della nostalgia e dell'innovazione può essere una strategia di marketing vincente, attirando l'attenzione del pubblico e generando interesse per nuovi prodotti. E siamo solo all'inizio di ciò che potremmo vedere nel settore calzaturiero. L'evoluzione delle tecnologie come l'intelligenza artificiale, i materiali intelligenti e la realtà aumenta promettono di aprire nuove possibilità nel design e nelle funzionalità delle scarpe. Possiamo immaginare un futuro in cui le scarpe non solo si allacciano automaticamente, ma si adattano alla forma e alle esigenze del piede di ogni individuo, offrendo un livello di comfort personalizzato. Potrebbero essere dotate di sensori che monitorano la postura e la distribuzione del peso, contribuendo a migliorare la salute e il benessere del portatore. Inoltre, le scarpe di ritorno al futuro potrebbero diventare sempre più connesse al mondo digitale. Potrebbero essere integrate con dispositivi wearable o applicazioni mobili, consentendo ai consumatori di monitorare e registrare le proprie attività fisiche, i livelli di performance e di ricevere consigli personalizzati. Questo avrebbe un impatto positivo sulla salute e sull'esperienza di allenamento degli utenti.
Conclusione
Le scarpe di ritorno al futuro hanno dimostrato che l'innovazione nel settore calzaturiero può spingere i confini della tecnologia e del design. Sono diventate un simbolo di progresso e di possibilità nel mondo delle calzature. Oltre a offrire funzionalità avanzate, queste scarpe rappresentano anche un elemento di fascino e di richiamo nostalgico per i fan del film. Guardando al futuro, possiamo aspettarci ulteriori progressi nella tecnologia delle scarpe, con nuove funzionalità e design che soddisferanno le esigenze dei consumatori sempre più esigenti. Il design innovativo di queste scarpe è solo l'inizio di un'era in cui il futuro e la moda si fondono, aprendo nuove prospettive per l'industria calzaturiera. Sia che si tratti di sperimentare nuove tecnologie o di creare collaborazioni con altri settori, l'obiettivo è quello di creare scarpe che siano non solo funzionali, ma anche in grado di trasmettere un senso di innovazione e di stile. Le scarpe di ritorno al futuro ci hanno mostrato che il futuro delle calzature è qui, e ci aspettiamo ancora grandi sorprese da parte dei designer e dei produttori di calzature che stanno plasmando il mondo delle scarpe di domani. Read the full article
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