#ferdinando bruni
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#l'uomo vogue#oliviero toscani#valditaro#teatro dell'elfo#1983#80s#gabriele salvatores#ferdinando bruni#elio de capitani
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Ritorno all'infanzia dell'Isola che non c'è: Peter Pank guida 3 adulti alla ricerca di bambini perduti e fate dispettose
Tgcom24 In viaggio verso l’Isola che non c’è Nel loro spettacolo, che come sottotitolo ha “Tutta la verità su Peter Pan”, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia imbastiscono un viaggio verso “l’Isola che non c’è” a partire non dall’eterno bambino che nel nostro immaginario ha le sembianze del folletto vestito di verde dagli occhi birichini, ma da tra adulti che tornano piccini. Gli attori…
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Carla Bruni by Ferdinando Scianna, 1992
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Carla Bruni by Ferdinando Scianna, in St.Petersburg,Russia, for Vogue Germany 1992. Part 3.
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Carla Bruni by Ferdinando Scianna St.Petersburg, 1992
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Supermodel Carla Bruni in Saint Petersburg, Russia. Fashion Story by Ferdinando Scianna, 1992
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Verso Tebe. Variazioni su Edipo
Verso Tebe. Variazioni su Edipo
All’Elfo di Milano uno spettacolo sul mito greco dalla messinscena interessante. Ma dalla sostanza poco coinvolgente. (more…)
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#Edoardo Barbone#Ferdinando Bruni#Francesco Frongia#Mauro LamantiaMannias l#Recensione Verso Tebe. Variazioni su Edipo#Sofocle
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La Vie en Pose: Carla Bruni by Ferdinando Scianna, St.Petersburg, 1992
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CARLA BRUNI IN ST PETERSBURG BY FERDINANDO SCIANNA, 1992
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#l'uomo vogue#francois lamy#flying bridge#jeans machine#1976#70s#fiammetta#ida marinelli#alberto cancemi#ferdinando bruni#cristina crippa#elio de capitani
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“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”
Con le parole di Bertolt Brecht apriamo questo blog che, in occasione del giorno della memoria (Milano lo celebra con molte manifestazioni, spettacoli, mostre e testimonianze, sotto il titolo Milano è memoria. Senza memoria non c’è futuro), intende celebrare il grande drammaturgo e poeta tedesco e il suo impegno contro il nazismo.
Al Teatro dell’Elfo si rappresenta, fino all’11 febbraio, Mr Pùntila e il suo servo Matti, di cui Ferdinando Bruni (fondatore, insieme a Gabriele Salvatores, del Teatro Elfo Puccini) è traduttore, regista e attore. La pièce (1940), basata sul tema del doppio, che abbiamo già affrontato in diversi blog, racconta di un ricco possidente, normalmente di carattere tirannico e crudele, che sotto i fumi dell’alcol si trasforma in uno spirito mite e fraterno. Una variante farsesca de Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde, con tracce di Luci della città (da cui lo scrittore tedesco pare abbia tratto ispirazione), una metafora della società capitalistica, una feroce satira contro ogni tirannide. Le tematiche sono quelle consuete dell’autore: la dualità, come, per esempio, ne L’anima buona del Sezuan, la critica alla società e all’economia capitalistica (Santa Giovanna dei Macelli), la stigmatizzazione di ogni tipo di totalitarismo, come in La resistibile ascesa di Arturo Ui, il cui protagonista è chiaramente ispirato alla figura di Hitler.
Ecco uno dei suoi più famosi aforismi, vero apologo sull’egoismo umano, che ci ricorda gli ignavi della Divina Commedia, che durante la vita non hanno mai sprecato lacrime, sudore e sangue per nessuno e per nessuna causa, e all’inferno ’nvidiosi son d’ogne altra sorte:
youtube
L’apice dell’impegno antimilitarista dello scrittore di Augusta sarà raggiunto dalle Poesie di Svendborg (1939), ma vogliamo ricordare anche una poesia di Montale dalla raccolta Bufera, dal titolo Primavera hitleriana. Nonostante la presunta dichiarazione di neutralità da parte dell’autore in quella poesia-manifesto tratta da Ossi di seppia, Non chiederci la parola, che si conclude con gli emblematici versi Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, espressione della volontà di disimpegno del poeta, in Primavera hitleriana, scritta nel 1938, in occasione della visita di Hitler a Firenze, Montale sembra voler prendere decisa posizione contro l’indifferenza che diventa complicità e connivenza della popolazione di fronte al dramma che si sta vivendo e al presagio della guerra. Hitler è definito messo infernale, i bottegai, in un gesto di supino servilismo, chiudono i negozi per partecipare all’evento, alcuni mostravano già nelle vetrine cannoni e giocattoli di guerra: a questo punto più nessuno è incolpevole, nessuno può negare la propria responsabilità. Non dimentichiamo che Montale fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti.
Sul tema dell’olocausto vi consigliamo un libro di recente pubblicazione (2016), Io non mi chiamo Miriam di Majgull Axelsson, un thriller originale e coinvolgente. Miriam è il nome che la protagonista, una ragazzina rom, ha assunto da un cadavere, per avere un’opportunità di sopravvivenza, anche se questa significava il lager. “In occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, essa sente l’esigenza di dire la verità. Io non mi chiamo Miriam parla ai nostri giorni di crescente sospetto verso l’'altro' interrogandosi sull’identità – etnica, culturale, ma soprattutto personale – e riuscendo a trasmettere la paura e la forza di una persona sola al mondo, costretta nel lager come per il resto della vita a tacere, fingere e stare all’erta, a soppesare ogni sguardo senza mai potersi fidare di nessuno, a soffocare i ricordi, i rimorsi, il dolore per gli affetti perduti.”
Vi proponiamo ancora un classico, Il silenzio del mare di Vercors, che dimostra come gli aguzzini non sempre siano dei mostri, ma è la guerra che li trasforma e li costringe ad essere diversi da come sono, magari anche contro la loro stessa volontà. In questo breve e godibilissimo romanzo (da cui è stato tratto uno splendido film del 1949) il protagonista, un ufficiale tedesco affascinante, educato e colto (particolarmente versato proprio nella cultura francese), si innamora della nipote del padrone di casa, costretto ad ospitarlo in un paesino della Francia occupata. La giovane non lo ricambierà neppure con uno sguardo, ma la dinamica dei rapporti che si creano tra queste quattro mura è descritta con grande passione e sensibilità. L’edizione Einaudi contiene la pregevole traduzione di Natalia Ginzburg.
Un’ultima suggestione: il recentissimo film di Simon Curtis, voluto dagli stessi produttori di Philomena, Woman in Gold, con Helen Mirren. La pellicola, tratta da una storia vera, racconta la vicenda di un’ebrea fuggita da Vienna proprio alla vigilia dell’arrivo dei nazisti, che saccheggiarono la sua casa trafugando un quadro di Klimt. Cinquant’anni dopo la donna intraprenderà un’azione legale per poter tornare in possesso del prezioso quadro, che dà il titolo al film.
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Carla Bruni by Ferdinando Scianna, 1992
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Carla Bruni by Ferdinando Scianna, in St.Petersburg,Russia, for Vogue Germany 1992. Part 2.
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Gli Arcadi di Terra d'Otranto (5/x): Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo
di Armando Polito
Va detto preliminarmente che dal punto di vista toponomastico l’attuale Manduria costituisce un caso curioso. Essa è Manduria in Tito Livio1 (I secolo a. C.-I secolo d. C.) e in Plinio2 (I secolo d. C.), Manduris nella Tabula Peutingeriana3, Μανδύριον (leggi Mandiùrion) in Stefano Bizantino4 (V-VI secolo d. C.), ancora Manduris nell’Anonimo Ravennate5 (VII secolo d. C.) e Amandrinum in Guidone6 (XII secolo d. C.). Distrutta dai Saraceni, fu rifondata nell’XI secolo con il nome di Casalnuovo. Tale nome conservò fino al 1789, quando con decreto di Ferdinando I di Borbone riassunse l’antico nome. Ecco perché nei cataloghi degli Arcadi si legge di Casalnuovo.
Il nome pastorale del Ferrari, che era entrato in Arcadia il 20 aprile 16927, era Filarete Nuntino. Filarete è voce composta dal greco φἱλος (leggi filos)=amico e da ἀρετἡ (leggi aretè)=valore. Per quanto riguarda Nuntino, invece, ha tutta l’aria di essere una forma aggettivale, ma non riesco ad individuare la voce primitiva.
Il Ferrari era figlio di Francesco Antonio e di Vittoria Bruni, sorella del celebre Antonio8 . Per la biografia rinvio a Notizie storiche degli Arcadi morti, De’ Rossi, Roma, tomo I, pp. 59-62 (in cui si indica il 1692 come data del suo ingresso nell’Arcadia) e al testo del Concina che più avanti citerò.
A lui Domenico De Angelis (nome pastorale Arato Alalcomenio) dedicò la Vita di Antonio Caraccio di Nardò detto Lacone Cromizio in Le vite degli Arcadi illustri, Antonio de’ Rossi,Roma, 1708, parte I, pp. 141-168. Per rendersi conto del suo prestigio è sufficiente dare una rapida scorsa ad un testo che è una sorta di relazione sui suoi funerali, del quale riproduco di seguito il frontespizio.
Non potevo da questo volume non riprodurre, traducendoli, alcuni documenti in latino.
(Iscrizioni elaborate dai padri dell’ordine dei Predicatori ad ornamento dell’apparato funebre. Davanti alla facciata del tempio. Per il fratello Tommaso Maria Ferrari, illustrissimo cardinale di Santa Romana Chiesa, maestro sapientissimo dell’ordine dei Predicatori, ascritto alla famiglia di questo sacro convento, vengono allestiti in questo tempio i trofei, non i funerali. Non parole di lutto, ma di plauso. Chiunque sia tu che entri, risparmia le lacrime, abbandonati all’ossequio: certamente la dottrina e la pietà immortale di un grande eroe a fatica devono essere celebrate dal pianto, a fatica possono essere eguagliate dalle lodi)
(Ai quattro lati del cenotafio. I Al cardinale Tomaso Maria Ferrari del titolo di S. Clemente sul monte Celio, tre volte mirabile per sapienza, avvedutezza, prudenza, tre volte famoso per carità, modestia, scrupolo religioso, Napoli resa famosa, Bologna edotta, Roma abbellita al tre volte massimo, la casa dedicata al divino spirito a quello che un tempo fu suo alunno celebra, adorna, dedica le esequie, il tempio, gli animi)
(II Al fratello Tommaso Maria Ferrari, uomo ugualmente illustrissimo e sapientissimo, nato a Manduria nella Iapigia, per aver onorato l’ordine dei Predicatori e il Collegio Apostolico con somma virtù e mirabile dottrina, per aver unito felicemente lo splendore insigne della dignità con l’umiltà insigne dell’animo, la città di Napoli, l’ordine dei Predicatori, la chiesa dedicata al divino spirito, onorata dai meriti e dalle virtù di tanto grande uomo, celebrano il rito funebre con animo grato, com’è giusto)
(III Ahimè, crudele furore della morte! Essa che ancora con impeto eccessivamente frettoloso con un sol colpo ha sottratto l’eminentissimo fratello Tommaso Maria Ferrari, ha privato la città del dottore, la religione del decoro, le terre della luce. Ma state lontano, gemiti, lontano lamenti funebri: la morte non ha rapito queste dignità che non con un solo titolo l’eternità da tempo ha rivendicato a sé)
(IV A Tommaso Maria Ferrari, accolto dall’ordine dei Predicatori nel senato dei padri porporati per la sapienza unita alla mansuetudine, per la dignità alla modestia, per la povertà alla generosità, tutte con felice e straordinario legame, la religione cattolica, la chiesa romana, onorate dall’impegno, dalla fatica, dalle virtù di tanto grande uomo, posero per gratitudine in questo tempio questa testimonianza di lode ad immortale memoria dell’eroe di recente perduto)
(Emblemi ricavati dallo stemma gentilizio del cardinale Ferrari, collocati sulle parti più alte della piramide mortuaria. I Simbolo: un galero rosso insegna della dignità cardinalizia. Motto: Ha conservato la virtù per il decoro. II Simbolo: Tre stelle. Motto: Non con impari luce. III Simbolo: Tre monti. Motto: Alquanto emergente dall’ombra. IV Simbolo: Un compasso. Motto: Col peso e con la misura)
Per lo stemma vedi più avanti il primo dei cinque ritratti riprodotti.
Del Ferrari non resta alcuna pubblicazione, ad eccezione di Testamento fatto dalla chiara memoria dell’eccellentissimo, e reverendissimo signor cardinale frà Tommaso Maria Ferrari del titolo di S. Clemente dell’Ordine de’ Predicatori, consegnato, et aperto per gl’atti del sig. Francesco Antonio Paolini notaro capitolino nel dì 20 Agosto 1716., in cui rese l’anima à Dio, Conti, Roma, 1716.
Un catalogo delle opere manoscritte, tutte di argomento teologico, è in Daniele Concina, De vita ac rebus gestis P. Thomae Mariae Ferrarii Ord. Praed S. R. E. Cardinalis tit. S. Clementis libri tres, Eredi di Giovanni Lorenzo Barbiellini, Roma, 1755, pp. 107-109.
La sua firma è in calce ad una lettera del 18 dicembre 1700 (nell’immagine che segue tratta da http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3AIT-PI112_MG.91.44-45&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU) diretta a Guido Grandi da Cremona, camaldolese, accademico della Crusca e lettore di matematica nell’Università di Pisa, socio della colonia camaldolese dell’Arcadia col nome pastorale di Dubeno Erimanzio.
Molto Rev(erend)o P(ad)re
Per rendermi V(ostra) P(ersona) più grata la notizia, che mi porta d’esser giunta in cotesta Città ad esercitarsi nella lettura destinatale da S(ua) A(ltezza)9 ha voluto accompagnarla con parzialissimi annunzii di bene p(e)le vicine s(an)te feste. Io resto molto tenuto alla P(ersona) V(ostra) che coll’unione di q(uan)ti uffici m’habbia confermato la sua bontà, il suo affetto; e mi allegro insieme vivam(en)te seco del campo, che se l’apre di palesare la propria virtù in un luogo reso celebre dal valore di tanti soggetti. Dell’elezzione poi di V(ostra) S(ignoria) hà essa motivo ben giusto di godere quanto fà; già che l’ottime parti, che sempre più s’ammirano nella s(an)ta sua ripromettono alla chiesa, ed al mondo ogni mag(gio)re bene. Mi raccomando alle orazioni sue, e resto con pregarle da Dio veri contenti. Roma 18 dec(emb)re 1700 Di V(ostra) P(ersona) Affez(ionatissi)mo F(errari) Tom(mas)o M(ari)a Car(dinale) [di] S(an) Clem(en)te.
In basso a sinistra: P(er) D(on) Guido Grandi Pisa
Del Ferrari non ho reperito scritto alcuno inserito in qualche raccolta10, mentre, per quanto riguarda la documentazione iconografica, riproduco di seguito ben cinque suoi ritratti. Il primo è una stampa custodita nel British Museum a Londra (https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details/collection_image_gallery.aspx?assetId=1613192980&objectId=3733761&partId=1).
In alto a sinistra lo stemma del papa Innocenzo XII, in alto a destra quello del Ferrari (vedi sopra l’ultima iscrizione tratta dal volume celebrativo dei funerali). Al centro Presb(iter) (Presbitero; il Ferrari fu cardinale presbitero col titolo di S. Clemente). Nella didascalia si legge: Fr(ater) Thomas Maria Ferrari Ordin(is) Predicatorum, Sac(ri) Palatij Apost(olici) Magister. Manduriensis. Creatus S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) Cardinalis die 12 Decembris 1695 (Fratello Tommaso Maria Ferrari dell’ordine dei Predicatori, maestro del Sacro Palazzo Apostolico. Di Manduria. Creato cardinale di Sacra Romana Chiesa il giorno12 dicembre 1695).
Nel margine inferiore, fuori campo, il nome dell’editore: Io(hannes) Iacobus de Rubeis Formis Romae ad Templum Pacis cum Privilegio S(ummi) P(ontificis) (per i tipi di Giovanni Iacopo de Rossi a Roma presso il Tempio della Pace con privilegio del Sommo Pontefice). Mancano, dunque, i nomi del disegnatore/pittore e dell’incisore.
Meno anonimo è, invece, il ritratto presente in un volume (di seguito il frontespizio) dal titolo Effigies nomina et cognomina SD.N. Innocentii P.P. XI. et RR. DD. S.R.E. Cardd. nunc viventium custodito nella Biblioteca centrale di Lovanio (http://depot.lias.be/delivery/DeliveryManagerServlet?dps_pid=IE4793452).
In basso a sinistra: Cyrus Ferrus del(ineavit) (Ciro Ferro/Ferri lo disegnò); al centro: Aedit(um) a Io(hanne) Iacobo de Rubeis Romae ad Templum Pacis cum privil(egio) S(ummi) pont(ificis) (Pubblicato da Giovanni Iacopo de Rossi a Roma presso il Tempio della Pace con privilegio del Sommo Pontefice); a destra g(érard) Audran sculp(sit) Ro(mae) (Gérard Audran l’ha inciso).
L’editore, dunque, è lo stesso del ritratto precedente, cioé Giovanni Iacopo de Rossi (1627-1691); in più conosciamo il nome del disegnatore (Ciro Ferri, 1634-1689) e quello dell’incisore (Gérard Audran, 1640-1703).
Il volume è datato nella relativa scheda al 1676. Credo che si tratti di un errore, giacché l’opera si presenta come una raccolta di ritratti, il primo dei quali è quello di Innocenzo XII (papa dal 1691), il secondo di Clemente XI (papa dal 1700); seguono i ritratti di cardinali, il primo dei quali è quello di Emmanuel Théodose de la Tour d’Auvergne (creato cardinale nel 1669) e l’ultimo di Vincenzo Grimani (creato nel 1697). L’errore dev’essere stato indotto proprio dal frontespizio e in particolare dal nome di Innocenzo XI, che fu papa dal 1676. Tale frontespizio, dunque, sicuramente non anteriore al 1676 (e non posteriore al 1691, anno di morte dell’editore) venne utilizzato anche per le raccolte pubblicate successivamente dai suoi eredi. Lo dimostra chiaramente proprio il ritratto del Ferrari.
Riecheggia strutturalmente il precedente. La didascalia appare meno dettagliata: FR(ATER) THOMAS MARIA S(ANCTAE) R(OMANAE) E(CCLESIAE) PRESBYTER CARDINALIS FERRARI ORD(INIS) PRAEDICATORUM MANDURIENSIS CREATUS DIE XII DECEMBRIS MDCXCV (Fratello Tommaso Maria Ferrari cardinale presbitero di Santa Romana Chiesa dell’ordine dei Predicatori di Manduria creato il giorno 12 dicembre 1695). Obiit anno1716 (Morì nell’anno 1716) è un’aggiunta fatta dalla mano se non di un vandalo almeno di qualcuno poco rispettoso dell’integrità del documento originale).
In basso a sinistra: L. David Pinxit (L. David l’ha disegnato) e a destra Benedictus Fariat Scul(psit) (Benedetto Fariat l’ha inciso). Sappiamo così che il disegnatore fu Ludovico Antonio David (1648-dopo il 1709), pittore nato a Lugano, e l’incisore il francese Benoît Farjat (1646 – 1724).
Fuori campo: Dominicus de Rubeis Haeres Io(hannis) Iacobi de Rubeis formis Romae ad Templum S(anctae) M(ariae) de Pace cum priv(ilegio) S(ummi) P(ontificis) et Super(iorum) perm(issu) (Domenico de Rossi erede con i tipi di Giovanni Iacopo de Rossi presso il tempio di Santa Maria della Pace con privilegio del Sommo Pontefice e col permesso dei Superiori).
La pubblicazione di questo ritratto, perciò, dev’essere successiva al 1691, data di morte di Giovanni Iacopo, di cui Domenico era figlio ed erede.
Il terzo è in Giacinto Gimma, Elogi accademici della società degli Spensierati di Rossano, A spese di Carlo Troise stampatore accademico della medesima società, Napoli, 1703, p. 269.
THOMAS MARIA FERRARI S(ANCTAE) R(OMANAE) E(CCLESIAE) CARDINALIS ACADEMICUS INCURIOSUS
(Tommaso Maria Ferrari cardinale di Santa Romana Chiesa accademico incurioso)
L’accademia degli Spensierati era stata fondata da Giacinto Gimma (Bari, 1668-Bari, 1735) a Rossano nel 1695 e successivamente assunse il nome di Accademia degli Incuriosi. Il Gimma fu anche socio dell’Arcadia col nome pastorale di Liredo Messoleo.
A p. 281 il Gimma riporta tre testi encomiastici del Ferrari elaborati da accademici Incuriosi, i primi due da Simone Viglini, l’ultimo da Padovano Guasco.
Il primo è un anagramma puro, una prova di abilità secondo un gusto, si direbbe enigmistico, in voga in quel tempo. Di seguito la traduzione dei due testi: Tommaso Maria Ferrari dell’ordine dei predicatori/Qui, a Roma, presso le prime funzioni della vita pubblica rara dottrina per gli dei, sale della terra.
Il secondo è un epigramma in distici elegiaci. Traduzione (con correzione della punteggiatura originale): Perché per te il cognome Ferrari , quando l’aurea virtù e la sorte ti diedero grandi doni, mentre la porpora ti circonda e il tirio galero ti adorna, o rara gloria del nostro suolo? Qual è dunque il motivo? Lo dirò: certamente così chiamato per nulla insuperbito oltrepasserai i limiti, il che è tutto il bene di te.
L’ultimo è un distico elegiaco. Traduzione: Sarai detto Ferrari dal ferro. Ma i nomi sbagliano. Ti dia il nome la calamita, mentre a te attrai i cuori.
Il quarto ritratto è in Vincenzo Maria Coronelli, Ordinum religiosorum in ecclesia militanti catalogus, eorumque indumenta iconibus expressa …, s. n., Venezia, 1707.
Nella cornice dell’ovale: F(RATER) THOMAS MARIA S(ANCTAE) R(OMANAE) E(CCLESIAE) PRESBYTER CARDINALIS FERRARI, ORDINIS PRAEDICATORUM MANDURIENSIS, CREATUS XII DECEMBRIS MDCXCV (Fratello Tommaso Maria Ferrari cardinale presbitero di santa romana chiesa, dell’ordine dei predicatori, di Manduria, creato il 12 di dicembre 1695).
In basso a destra il nome dell’incisore: Ant(onius) Luciani Scul(psit). Antonio Luciani fu attivo fra la fine del XVII secolo e gli inizi del successivo. Fu autore di numerosi ritratti di personaggi importanti e di antiporte di pubblicazioni di pregio, fra cui una raccolta di componimenti di poetesse dell’Arcadia, della quale riproduco di seguito il frontespizio.
Teleste Ciparissiano è il nome pastorale di Giovanni Battista Recanati, nobile veneziano.
Ed ecco l’antiporta del Luciani.
In basso: Antonius Balestra invenit (Antonio Balestra disegnò) e A(ntonius) Luciani sculpsit (Antonio Luciani incise). Antonio Balestra (1666-1740), nativo di Verona, operò prima a Roma e poi a Venezia.
Il quinto ritratto, di anonimo, è in Domenico Martuscelli (a cura di) Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, Gervasi, Napoli, 1828, tomo XIV. La biografia del Ferrari è di Giambattista Lezzi (vissuto nel XVIII secolo, originario di Casarano, fu primo bibliotecario della Biblioteca arcivescovile Annibale De Leo di Brindisi, designato dallo stesso fondatore).
(CONTINUA)
Per la prima parte (Premessa)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/
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1 Ab Urbe condita, XXVII, 15,4: Q. Fabius consul in Sallentinis Manduriam vi cepit (il console Quinto Fabio prese con la forza Manduria in Salento).
2 Naturalis historia, II, 103: In Sallentino iuxta oppidum Manduriam … (Nel territorio salentino presso la città di Manduria …).
3 Copia risalente al XII-XIII secolo di una carta topografica romana del IV secolo d.C.
4 Ἐθνικά, al lemma Μανδύριον: πόλις Ἰαπυγίας. Ὁ πολίτης Μανδυρίνος (città della Iapigia. Il cittadino è detto mandyrino).
5 Cosmographia, IV, 31 e V, 1.
6 Geographia, 72.
7 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 340.
8 Vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2016/08/30/antonio-bruni-1593-1635-manduria-suo-campione-vendite/.
9 Nel 1700 Guido Grandi ormai è già in grado di competere con i maggiori matematici viventi e per questo il Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici gli assegna la cattedra di filosofia straordinaria nell’Università di Pisa (diventerà ordinaria nel 1706).
10 Non così per atti ufficiali da lui emessi dal 1688 al 1714:
http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ARMLE043362&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU&fulltext=1
http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ARMLE043412&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU&fulltext=1
http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ARMLE043384&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU&fulltext=1
http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ARMLE043542&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU&fulltext=1
http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ARMLE043524&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU&fulltext=1
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