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"In Trappola": In Edicola il Nuovo Libro sulle Trappole del Linguaggio Sessista nelle Nuove Generazioni
Il libro di Chiara Di Cristofaro, Simona Rossitto e Livia Zancaner esplora come gli stereotipi sessisti influenzano il linguaggio dei giovani, con la prefazione di Anna Foglietta e le illustrazioni di Anarkikka
Il libro di Chiara Di Cristofaro, Simona Rossitto e Livia Zancaner esplora come gli stereotipi sessisti influenzano il linguaggio dei giovani, con la prefazione di Anna Foglietta e le illustrazioni di Anarkikka Milano, 14 novembre 2024 – È disponibile da oggi in edicola e libreria, in allegato al Sole 24 Ore, il nuovo libro In Trappola. Giovani, parole e linguaggio. Come liberarsi da stereotipi…
#Alessandria today#Alley Oop#Anarkikka#Anna Foglietta#attivismo sociale#BookCity Milano#Chiara Di Cristofaro#comunicazione non discriminatoria#consapevolezza sociale#cultura giovanile#diversity Sole 24 Ore#editoria italiana#educazione alla parità#educazione giovanile#educazione media#educazione sessista#Educazione sessuale#Emancipazione femminile#empowerment giovani#femminismo e giovani#formazione alla parità#Generazione z#giovani e sessismo#Google News#In Trappola libro#inclusione scolastica#Inclusione sociale#italianewsmedia.com#linguaggio inclusivo#linguaggio sessista
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Lo Stato islamico non è l’unico a lavorare sui bambini. I governi musulmani sono i primi a radicalizzare i più piccoli, proprio come fa una fetta dell’islam occidentale dedita all’hate speech (incitamento all’odio). Il problema è più grande di quel che fu l'Isis. Le nuove generazioni mussulmane sono stanche dell’odio, chissà? forse? Magari...Ma certo è che se gli europei modaioli, gender, fluidi, lgtqb, social addicted, poser ecc ecc, manifestano in Casa Europa pro islam per sdoganarli mentre in quelle terre sarebbero lapidati o impiccati non credo si riesca ad intercettare le esigenze di cambiamento dei giovani mussulami che vorrebbero abbandonare il terrore della radicalizzazione. Quelli che le abitano quelle terre, al contrario dei "islamisti de noantri made in italí", fugono dal terrore, e poi complici quattro coglioni europei le vorrebbero impiantare dove si trasferiscono! Ossimori o piani ben congeniati? E noi che facciamo? Competiamo per loro. Nel 2050 in Europa ci saranno tanti musulmani quanti sono i cristiani: che tipo di islam volete nelle vostre città?Quelli che tagliano la testa, quelli che vietano alle bimbe la scuola e la lettura, quelli che prendono mogli di 8 anni o quelli che lapidano? La risposta non è confortante, almeno fin quando l’Occidente sosterrà Hamas o Riad o Theran o lo Yemen o i gli emuli come la Malesia, che è di fatto un’aspirante Arabia Saudita. Ci sono ahimè anche donne che incredibilmente rivendicano l’ortodossia coranica in nome del femminismo islamico, quello che con il burkha ti ci seppellisce. Posto che non capisco come uccidere degli innocenti possa avvicinare a Dio, è vero: queste donne esistono. Sono naïve, pensano di andare a lavorare in un ospedale a Raqqa e si ritrovano schiave, ridotte a macchine per fare figli.
A tutti questi anticonformisti che si lagnano in Italia, ma perchè non prendete un biglietto e andate a indossare i vostri vestiti colorati, le vostre sessuolità open mind, la libertà di pensiero e le droghe, gli alcolici a gogo in terre Coraniche?
#liberopensiero #robertonicolettiballatibonaffini #israel🇮🇱 #noislam #italia #kefiah
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Marc Camille Chaimowicz
L’opera di Marc Camille Chaimowicz si distingue a prescindere dalla pratica artistica: da oltre cinquant’anni, questo artista coniuga la scultura, la performance, l’installazione, l’architettura, la pittura, il video, la fotografia e il design con le arti della moda, del tessuto e dell’arredamento. A partire dagli anni ’70, si dedica all’allestimento del suo appartamento londinese per farne un’opera in situ. Rivendica allora il privato come spazio di costruzione del sé, rispetto a un ambiente percepito come alienante. Simile a un’oasi sognata, questa dimensione fittizia viene di volta in volta rivelata nelle sue mostre, condivisa con lo spettatore. Paraventi, mobili da toeletta, vasi e console dai toni pastello, il cui repertorio formale evoca frutti, fiori e parti del corpo, rimandano a un tabù sociale, mentre le arti applicate e gli interni domestici sono considerati minori o femminili.
Offuscando i confini tra arte e design, sollevando questioni legate all’identità e al genere, Marc Camille Chaimowicz trasforma l’intimità in uno spazio politico.
Nato dopo la Seconda guerra mondiale da padre polacco e madre francese, Marc Camille Chaimowicz si trasferisce da bambino nel Regno Unito. Studia a Ealing, Camberwell e alla Slade School of Art di Londra. In una nuova epoca artistica che si preoccupa di avvicinare l’arte alla vita spesso mediante le performance, l’esistenza di Marc Camille Chaimowicz si trasforma in una specie di grande laboratorio. L’artista vive infatti negli spazi espositivi, arreda le hall degli alberghi, decorandole con i propri oggetti, in cui serve il tè agli ospiti con tanto di sottofondo musicale. Abbandona la performance allorché questa viene identificata come pratica ufficiale dell’arte, troppo poco sovversiva. Allora, tra il 1975 e il 1979, allestisce il proprio appartamento in Approach Road. Carta da parati, tende e video di sé in azione: tutto è immaginato, disegnato, progettato su misura per trasformare questi interni in un luogo propizio alle fantasticherie. A partire dagli anni ’80, oggetti e mobili prendono posto nei musei all’interno di scenografie quasi teatrali. Da allora, le centinaia di mostre su questo artista internazionale organizzate a Londra, New York e Basilea ‒ solo per citarne alcune ‒ propongono una successione di interni.
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La sua storia è quella che rivela con meno facilità e spiega, forse, perché lavora nelle rifrazioni. È nato nella Parigi del dopoguerra, da padre polacco e madre francese. Non hanno mai parlato della guerra. “Non ne parliamo. Non l'abbiamo mai fatto", dice, come se i suoi genitori fossero vivi e tutte le regole familiari fossero ancora in vigore. Suo padre, che aveva una laurea in matematica, ottenne un lavoro all'Institut Curie di Parigi e in seguito fu coinvolto nella prima elettronica. Quando Chaimowicz, che ha due sorelle più giovani, aveva circa 8 anni, la famiglia si trasferì nel Regno Unito. "Vedi, i miei genitori erano molto ingenui", spiega con il suo sorriso astulo. “Avevo sentito che il sistema educativo inglese era molto buono. Non avevano sentito parlare del sistema di classe”.
Chaimowicz, che non parlava inglese, arrivò nel dopoguerra quando il sistema educativo britannico a due livelli lasciò gli alunni meno accademici al freddo. Armato, a 16 anni, con pochissime qualifiche, andò all'Ealing Art College, poi alla bohémien Camberwell School of Art, e fece una laurea post-laurea in pittura alla famosa Slade School of Fine Art. Quando arrivò, aveva bruciato tutti i suoi dipinti. Rispettava teorici e artisti concettuali come Victor Burgin e Gustav Metzger, ma non riusciva a identificarsi con nessuno di loro. Simpatico per le correnti emergenti nel femminismo, ha trovato quel mondo dell'arte intellettuale molto maschile. "La mia mente era attratta dall'ideologia di sinistra", ricorda. "Ma la pratica di sinistra ha prodotto un'arte che non potevo godere. Mancava di piacere, colore e sensualità. Tutte le cose che contano per me”. A Slade, la premessa classica che devi soffrire per la tua arte era pervasiva, ma Chaimowicz non ne aveva niente. “Le persone che stavo guardando non sembravano aver sofferto fino a quel punto. Fragonard sembrava divertirsi. Ho pensato: voglio essere come Fragonard!” Dopo la laurea, Chaimowicz è stato premiato con uno spazio studio a East London da Acme, un programma senza scopo di lucro che collabora con le scuole d'arte di Londra per concedere agli artisti in erba un posto sovvenzionato per creare, e si è offerto volontario in uno studio di design di tessuti a Lione. Man mano che il suo interesse per le arti applicate si evolveva, è emerso anche il suo senso del lavoro come evoluzione della sua vita. Bonnard e Vuillard erano una luce guida. “È stato un periodo molto ricco in termini di pratica. Penserei: voglio un po' di carta da parati, ma non c'è niente che mi piaccia e non posso davvero permettermelo comunque. Forse potrei fare la mia carta da parati”, dice. “Stavo dando la priorità al mio stile di vita, nella misura in cui c'erano lamentele su di me alla sede centrale. Altri artisti stavano camminando lungo la strada vedendomi al piano terra del mio studio con tende floreali, bevendo il tè con gli amici e socializzando, e dicevano: 'Questo ragazzo non sta lavorando! È fraudolento, sta sprecando spazio prezioso!' ” Da quella stessa trasgressione, Chaimowicz ha costruito una carriera.
(via Close Watch | Frieze) + Via + Via
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Questa sera sono andata di nuovo a fare un'esplorazione in libreria per cercare regali. Mi segno il link all'altro post che avevo fatto tempo fa per averlo comodo per le prossime occasioni. Questa volta stavo cercando qualcosa per un ragazzo di seconda media, un target relativamente inedito per me, anche perché mi ricordo cosa leggevo io, ma non ho abbastanza confidenza con lui da sapere se è roba che potrebbe apprezzare (e non so nemmeno se ci siano ancora in circolazione i miei titoli preferiti... ecco, ora che ci penso devo controllare se le raccolte di racconti della super junior mondadori siano ancora pubblicate e in che veste grafica, c'era serie di "storie di giovani ..." che mi piaceva un sacco e tipo quella degli alieni era a cura di Asimov e un paio di storie mi fanno ancora emozionare se ci penso *_*)
Intanto stasera volevo sfogliare un libro di cui avevo sentito parlare per mio papà e con l'occasione ho fatto una prima raccolta di titoli interessanti, poi vedremo.
Ho trovato questo "Noi inarrestabili" di Yuval Noah Harari che è una strana versione della storia dell'umanità e delle sue interazioni col mondo, con un filo conduttore del tipo qual è il nostro superpotere, ha anche delle belle illustrazioni ed è fitto di testo ma mi pare molto scorrevole e vorrei leggerne qualche altra pagina per capire meglio il taglio. Quello di Michela Murgia l'avevo già visto e mi era piaciuto, mi sa che lo volevo regalare anche a una mia amica e non ricordo se poi l'ho fatto per davvero, ma prima o poi lo prenderò sicuramente. Di libri come Lost in translation invece ne ho già regalati e ne ho pure io e mi piacciono un sacco, e sarebbe forse anche particolarmente adatto, considerato che il destinatario ha già vissuto in tre paesi con tre lingue diverse.
Questi sulla lotta alla mafia e sulla vita di Gino Strada me li segno qui, ma sono troppo impegnativi per questa occasione, così come altri sulla Resistenza, i migranti e la storia delle battaglie sociali e del femminismo che per fortuna ormai riempiono scaffali interi. Mi piacerebbe un giorno essere nella condizione di regalarli, ma ancora non ci sono le premesse.
Questi due romanzi me li sono salvati a promemoria degli autori: La figlia della luna di Margaret Mahy l'ho letto un sacco di volte (è uno degli ex Gaia Mondadori, una delle mie collane preferite da ragazzina) e vorrei vedere se ci sono altre opere della stessa autrice, invece quello di Gaiman non l'avevo mai sentito e vorrei provare a trovarlo in inglese, magari per l'anno prossimo.
Per il mio giovane destinatario ho pensato anche alla serie di pseudo-diari di Keri Smith, che mi guardano sempre dallo scaffale e che non ho ancora avuto l'occasione di regalare a nessuno >_< anche se ogni Natale mi cade l'occhio perché sono bellissimi secondo me. Forse il più interessante per cominciare è anche il più comodo da portare, la versione pocket del diario da distruggere, però anche quello degli sbagli mi piace molto - così come quello del museo - insomma, ho letteralmente l'imbarazzo della scelta u_u
Per le mie nipotine invece per una delle prossime volte mi sono segnata questi, che sono dei fumetti, dato che un vero e proprio fumetto loro l'hanno sperimentato poche volte e sarebbe anche ora di cominciare seriamente, dico io *_*
A proposito di fumetti, personalmente ho lasciato un pezzo di cuore davanti ai ricettari di ramen e dumpling a fumetti, sono bellissimi *_* il ricettario ispirato a LOTR potrebbe essere interessante pure lui, ma non ho avuto tempo di sfogliarlo (e purtroppo credo non ci sia nessun fumetto >_<)
E per finire, la Storia dell'editoria è il libro che ho preso per mio papà, ne avevo sentito parlare in un podcast e mi pare molto scorrevole e perfetto per lui. "Educare controvento" di Lorenzoni lo vorrei leggere io, così come quello di Munroe, che è una specie di esercizio mentale di quelli che mi tengono sveglia la notte ma nel senso buono, tipo le lunghe discussioni di approfondimento qui sul tumblr su roba assurda. Gli ultimi due li ho salvati proprio pensando chi qui sul tumblr è appassionato di flora e fauna come me (anzi anche di più, direi, a giudicare da alcuni post): il librone sui vermi è tutt'altro che breve, è un bel malloppo rosa fitto di informazioni, mentre il Bestiario selvatico stava nel reparto delle robe dei musicisti e della musica per via dell'autore, Massimo Zamboni, e ha delle belle illustrazioni realizzate da Stefano Schiaparelli raccolte tutte insieme alla fine.
E insomma, più ne vedo e più ne vorrei e la scelta è davvero difficile! Mi sa che dovrò fare almeno un altro giro u_u
(Ma a chi la racconto, starò come minimo qualche altra dozzina di ore a girare tra gli scaffali XD)
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“ESSERE NATA DONNA È LA MIA TERRIBILE TRAGEDIA”
Sylvia Plath, 27 ottobre 1932 – 11 febbraio 1963
"Prima di donare il mio corpo, devo donare i miei pensieri, la mia mente, i miei sogni. E tu non volevi nessuna di queste cose."
“Anche le donne hanno delle voglie.
Perché devono essere relegate
al ruolo di depositarie di emozioni,
custodì dei bambini, nutrici dell'anima,
del corpo e dell'orgoglio dell'uomo?
Essere nata donna è la mia
terribile tragedia”
(da "Diari")
Il 27 ottobre 1932 nasceva a Boston Sylvia Plath, considerata la maggiore poetessa americana del Novecento. Morì suicida a Londra, un mese dopo aver pubblicato il romanzo autobiografico La campana di vetro.
Portavoce universale della contraddizione di essere donna e poeta, della difficoltà di conciliare l’essere madre e moglie con una propria autonomia intellettuale, Sylvia Plath è entrata nella storia della letteratura come una delle prime grandi autrici in grado di esprimere che cosa abbia significato essere relegata in secondo piano per colpa del proprio sesso.
La sua opera, il suo pensiero sulle donne e il loro ruolo nella società rimangono attuali ancora oggi.
Una giovane donna punto di riferimento per il femminismo della seconda ondata, amatissima da tante giovani donne di oggi.
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A me la Ferragni è sembrata troppo rivoluzionaria per le menti vecchie e troppo banale per le menti giovani per cui il femminismo è ben altro, non so se ha senso.
Se il suo obbiettivo era quello di aprire gli occhi a persone grandi di età che guardano il Festival, come potrebbero essere i miei genitori o i miei nonni, è rimasta ai loro occhi “quella che si fa le foto allo specchio”, se invece il suo target eravamo noi è sembrato tutto un tentativo banale e superficiale di parlare di qualcosa che magari sente molto dentro ma non è in grado di trattare. Rimane comunque che, che lo abbia fatto per visibilità o meno, i soldi che dona all’associazione contro la violenza sulle donne servono davvero e scegliere di dare visibilità a loro comunque male non fa
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Nitti: Talebani, nuovo colpo alle donne afghane
Talebani, istruzione vietata alle donne afghane. Il Responsabile Comunicazione di Forza Italia Arezzo Edoardo Fabbri Nitti: "L'ultima speranza spezzata: l'istruzione negata alle donne in Afghanistan" La recente decisione dei talebani di chiudere le scuole professionali per donne è un colpo devastante non solo all'istruzione, ma anche alla sanità pubblica di un paese già in ginocchio. Le immagini che circolano sui social network, di giovani donne in lacrime, raccontano una storia di disperazione e di speranze infrante. È una tragedia che si consuma in silenzio, senza che un documento ufficiale venga rilasciato, lasciando spazio solo all'amarezza e alla rabbia. L'Afghanistan vive quella che le Nazioni Unite hanno definito un "apartheid di genere", una segregazione che non solo limita le donne nella loro crescita personale, ma le priva di diritti fondamentali come l'istruzione e l'accesso alle cure mediche. Questa chiusura degli istituti di formazione sanitaria per le donne non è solo un atto di oscurantismo, ma un deliberato sabotaggio della salute pubblica. In un contesto dove già manca il personale medico, questa mossa dei talebani non fa che aggravare una situazione che era già critica. Le donne, che possono essere visitate solo da altre donne, ora non avranno più chi possa curarle. È una spirale discendente di diritti negati, che ci porta a riflettere su un punto cruciale: mentre in Occidente alcuni si battono per questioni che spesso appaiono come capricci di una società opulenta, nel mondo reale, tragico e crudo, le donne afghane perdono l'ultima possibilità di emancipazione e cura. È qui che il nostro impegno deve rivolgersi, come ricorda un'intervista a Malala Yousafzai su "The Guardian", dove sottolineava che "dobbiamo lottare per il diritto all'istruzione di tutte le ragazze, non solo per quelle nei nostri paesi". In Afghanistan le donne vedono cancellati i diritti più basilari. Forza Italia deve e vuole essere un faro di liberalismo, non solo in Italia ma anche nel mondo. È nostro compito, come forza politica, non solo denunciare, ma anche promuovere azioni concrete per il sostegno di queste donne. Il femminismo autentico, quello che non si perde in battaglie di facciata, è qui; è nella lotta per dare voce e futuro a chi viene sistematicamente silenziato. Forse, come sosteneva giustamente la scrittrice Ayaan Hirsi Ali, "Il femminismo non può essere un lusso per chi è privilegiato. Se non aiuta le donne più oppresse, è un fallimento." È tempo che guardiamo oltre i confini del nostro giardino, verso quei luoghi dove le donne combattono per la sopravvivenza stessa dei loro diritti. Questo è il vero campo di battaglia del femminismo, un campo dove il nemico non è un'ideologia, ma l'ignoranza e l'oppressione. Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Janelle Monáe
Janelle Monáe è cantautrice, attrice, produttrice, attivista e modella. Canta, recita, scrive, si espone, ha fatto del suo corpo e del suo talento un vessillo di libertà e fierezza.
Con otto candidature ai Grammy Award, ha vinto numerosi premi per il suo impegno artistico e sociale.
In prima linea per rivendicare i diritti delle donne, delle persone Lgbtq+ e razzializzate, ha messo la sua arte al servizio dei diritti umani.
Il suo nome completo Janelle Monáe Robinson ed è nata a Kansas City, il 1º dicembre 1985 in una famiglia della working class. Da piccola cantava nel coro della chiesta battista e a soli dodici anni già scriveva copioni per compagnie teatrali locali. Grazie a una borsa di studio, ha frequentato, unica ragazza nera della sua classe, l’American Musical and Dramatic Academy di New York, che ha lasciato per trasferirsi ad Atlanta, in una casa condivisa con altre cinque ragazze, lavorando come impiegata per mantenersi agli studi, mentre coltivava il sogno di scrivere musical e esordire a Broadway.
Mentre girava nei college per promuovere le sue prime canzoni, ha incontrato i cantautori Chuck Lightning e Nate Wonder con cui ha fondato la Wondaland Arts Society, etichetta underground nata per supportare giovani talenti in cerca di una libera dimora. Una casa in cui poter sviluppare suoni e visioni senza alcun freno, abbandonando le aspettative sull’arte, la razza, il genere, la cultura e la gravità.
Dopo diverse collaborazioni, nel 2007, ha pubblicato il suo primo lavoro solista, l’EP Metropolis: Suite I (The Chase) poi incorporato nel suo primo disco The ArchAndroid del 2010, concept album ambientato nel 2719 in cui Cindi Mayweather, il suo alter ego androide, figura messianica nel mondo di Metropolis, paladina di un movimento per sconfiggere il pregiudizio, guidando la gente alla ribellione e alla ricerca della libertà.
Del 2013 è The Electric Lady, promosso dal singolo Q.U.E.E.N. (Queer, Untouchables, Emigrants, Excommunicated, Negroid), che ha vinto un MTV Video Music Awards, un NAACP Image Award e un Soul Train Music Award.
Nel 2018, quando ha pubblicato il terzo progetto solista, Dirty Computer, ha dichiarato: “Voglio che le ragazze, i ragazzi, le persone non binarie, etero, gay, queer che hanno difficoltà a gestire la loro sessualità, che si sentono ostracizzate o vittime di bullismo solo per il fatto di essere se stesse, sappiano che le vedo e le sostengo.”
Nel 2023, è uscito il quarto album in studio The Age of Pleasure.
Il 14 aprile 2014 è stata premiata con l’Harvard College Women’s Center Award for Achievement in Arts and Media per i suoi contributi artistici e sostegno al femminismo e ha ricevuto il titolo di Woman of the Year al Celebration of Black Women gala dell’Università di Harvard.
Da attrice ha recitato in film pluripremiati che raccontano le battaglie, il coraggio e l’esempio di donne nere come Il Diritto di Contare e Harriet. È comparsa in diverse serie televisive, ha prestato la sua voce a personaggi d’animazione e cantato in numerose colonne sonore.
Nel 2020 è stata nel cast del film The Glorias: A Life on the Road sulla storia dell’attivista femminista Gloria Steinem e ha aperto la 92ª edizione dei Premi Oscar con una canzone di Billy Porter che ha evidenziato i molti film candidati e quelli snobbati dall’Accademia.
Nel 2022 ha pubblicato il suo primo libro, The Memory Librarian: And Other Stories of Dirty Computer.
Nel 2023 i Critics’ Choice Awards l’hanno premiata con il #SeeHer Award per aver onorato personaggi interpretati autenticamente che sfuggono agli stereotipi, si spingono oltre i limiti e si battono per l’uguaglianza di genere.
Col suo stile che mescola un funky energico e progressioni soul, la capacità di mantenere il palco, la scelta oculata dei suoi personaggi cinematografici, l’attivismo e magnetismo, ha incantato il mondo, a partire da celebrità come Michelle e Barack Obama che, dopo una storica performance alla Casa Bianca, l’hanno voluta in uno show che hanno prodotto.
Janelle Monáe Robinson è una potenza in grado di sfruttare la sua visibilità per apportare un enorme contributo al femminismo intersezionale.
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Dopo aver visto l'ennesima pubblicità su un villaggio nel nulla dove noi uomini potremmo ricongiungerci con la nostra mascolinità mangiando carne, andando in palestra e urlando seminudi intorno al fuoco, non ho potuto fare altro che rendermi conto che la mascolinità ormai si è ridotta a essere un meme. Nel frattempo ci sono state le elezioni americane 2024 e si è notato uno spostamento a destra degli elettori uomini giovani e uno spostamento a sinistra delle elettrici donne giovani, perché questo spostamento? Perché i miei coetanei stanno diventando più conservatori e le mie coetanee più progressiste?
La risposta che mi sono dato è che il femminismo ha attaccato per anni, e a ragione, la società producendo una serie di critiche e di proposte che oggi hanno raggiunto un livello tale da essere una delle grandi lenti sistemiche con cui è possibile analizzare il mondo, dunque chi oggi cerca di ignorare o sminuire il pensiero femminista è semplicemente una persona ignorante. Ma a queste proposte e a queste critiche noi uomini etero non siamo stati in grado di fornire un contro altare: o ci si siamo in chiusi un cieco vittimismo oppure ci siamo accodati al femminismo. Quest' ultima posizione comprensibile, ma io sono convinto che invece di accodarsi sia necessario sviluppare un equivalente del femminismo ma la maschile. Dunque qualcosa che si in grado di criticare e proporre una nuova idea di mascolinità e di ruolo dell'uomo nella società che però arrivi dagli uomini.
Tutto questo per dire che oggi gli uomini sentono la necessità di attaccarsi a una visione della mascolinità primitiva, violenta e reazionaria perché pochi uomini hanno cercato di ascoltare, accettare e criticare il femminismo senza vittimismo.
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Gli Arcade Boyz e Le Bambole di Pezza raccontano femminismo e underground, su YouTube
Qualche giorno fa gli Arcade Boyz hanno ospitato sul loro canale YouTube da quasi 600.000 iscritti le Bambole di Pezze, storica punk band tutta al femminile. Insieme, hanno trattato argomenti complessi come il femminismo intersezionale, la presenza femminile nel mondo discografico e musicale, il patriarcato e anche di cultura woke.
Il video, davvero interessante, è disponibile per tutti - https://bit.ly/4fthcZt - e racconta come in Rifiuto Radicale, il video Podcast degli Arcade Boyz, non si limitino a parlare di musica hip hop e temi leggeri. Fada e Barlow e le Bambole di Pezza in questa intervista, infatti, raccontano la scena musicale underground, tra punk e rock, e citano, tra i tanti, l'episodio della ragazza iraniana che si è spogliata all'Università. E pur come questo terribile episodio sia spesso utilizzato a sproposito per raccontare l'altrettanto terribile complessa di Gaza e lo scontro israelo-palestinese. Le Bambole di Pezza, che andranno in tour nella primavera 2025, hanno poi tra le altre cose raccontato quanto sia ancora oggi viva la cultura del live nella scena underground. E' una scena di cui si parla pochissimo, ma che esiste, eccome.
Riassumendo, come scrivono gli Arcade Boys sul loro canale YouTube, "potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". E a volte, Fada e Barlow toccano temi davvero importanti.
Arcade Boyz su YouTube: Cultura e Femminismo con Le Bambole di Pezza
Chi sono gli Arcade Boyz?
Gli Arcade Boyz nascono su YouTube come intrattenitori nel 2016. Di se stessi dicono: "passiamo ore a discutere di musica e attualità , ci diverte scoprire nuovi artisti e a dare il nostro verdetto, su cosa pensiamo dell'industria musicale e la società di oggi. Non saremo mai politically correct o falsamente entusiasti solo perché è 'di moda'. Potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". Dagli esordi della strada ai numeri sempre in crescita di oggi, su YouTube e non solo (oggi solo questo canale hanno oltre 560.000 iscritti, mentre su Instagram i follower sono oltre 145.000), Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz, giorno dopo giorno crescono e maturano. E con loro, crescono i loro contenuti, perfetti non solo per i teen ager ma tutti coloro che vogliono capire le passioni dei giovani. Tra videogame, musica, problemi e tendenze, sui loro canali si parla di tutto l'universo di ragazze e ragazzi.
https://www.instagram.com/arcadeboyzofficial/
Chi sono le Bambole di Pezza?
A settembre '24 è uscito il loro singolo "Siamo cresciuti male", un singolo realizzato con J-Ax, voce ed anima degli Articolo 31... Nel 2023 pubblicano il loro nuovo disco 'DIRTY', che in poco tempo raggiunge il milione di streaming su Spotify. Nel 2024 pubblicano i singoli 'Stuntman' e 'ZenZero'per confermare che le Bambole di Pezza, storica punk band italiana, il presente brilla, anche grazie ad un tour che arriverà in tutta Italia nella primavera 2025. Le Bambole di Pezza sono una band Rock milanese con una formazione esclusivamente al femminile. Maliziose, intriganti, originali, dolci, rumorose, grintose, incazzate e fuori di testa. La band è sempre stata impegnata su tematiche legate al tema gender equality, contro il sessismo e la violenza, e per le pari opportunità.
https://www.instagram.com/bamboledipezza_band/
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Gli Arcade Boyz e Le Bambole di Pezza raccontano femminismo e underground, su YouTube
Qualche giorno fa gli Arcade Boyz hanno ospitato sul loro canale YouTube da quasi 600.000 iscritti le Bambole di Pezze, storica punk band tutta al femminile. Insieme, hanno trattato argomenti complessi come il femminismo intersezionale, la presenza femminile nel mondo discografico e musicale, il patriarcato e anche di cultura woke.
Il video, davvero interessante, è disponibile per tutti - https://bit.ly/4fthcZt - e racconta come in Rifiuto Radicale, il video Podcast degli Arcade Boyz, non si limitino a parlare di musica hip hop e temi leggeri. Fada e Barlow e le Bambole di Pezza in questa intervista, infatti, raccontano la scena musicale underground, tra punk e rock, e citano, tra i tanti, l'episodio della ragazza iraniana che si è spogliata all'Università. E pur come questo terribile episodio sia spesso utilizzato a sproposito per raccontare l'altrettanto terribile complessa di Gaza e lo scontro israelo-palestinese. Le Bambole di Pezza, che andranno in tour nella primavera 2025, hanno poi tra le altre cose raccontato quanto sia ancora oggi viva la cultura del live nella scena underground. E' una scena di cui si parla pochissimo, ma che esiste, eccome.
Riassumendo, come scrivono gli Arcade Boys sul loro canale YouTube, "potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". E a volte, Fada e Barlow toccano temi davvero importanti.
Arcade Boyz su YouTube: Cultura e Femminismo con Le Bambole di Pezza
Chi sono gli Arcade Boyz?
Gli Arcade Boyz nascono su YouTube come intrattenitori nel 2016. Di se stessi dicono: "passiamo ore a discutere di musica e attualità , ci diverte scoprire nuovi artisti e a dare il nostro verdetto, su cosa pensiamo dell'industria musicale e la società di oggi. Non saremo mai politically correct o falsamente entusiasti solo perché è 'di moda'. Potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". Dagli esordi della strada ai numeri sempre in crescita di oggi, su YouTube e non solo (oggi solo questo canale hanno oltre 560.000 iscritti, mentre su Instagram i follower sono oltre 145.000), Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz, giorno dopo giorno crescono e maturano. E con loro, crescono i loro contenuti, perfetti non solo per i teen ager ma tutti coloro che vogliono capire le passioni dei giovani. Tra videogame, musica, problemi e tendenze, sui loro canali si parla di tutto l'universo di ragazze e ragazzi.
https://www.instagram.com/arcadeboyzofficial/
Chi sono le Bambole di Pezza?
A settembre '24 è uscito il loro singolo "Siamo cresciuti male", un singolo realizzato con J-Ax, voce ed anima degli Articolo 31... Nel 2023 pubblicano il loro nuovo disco 'DIRTY', che in poco tempo raggiunge il milione di streaming su Spotify. Nel 2024 pubblicano i singoli 'Stuntman' e 'ZenZero'per confermare che le Bambole di Pezza, storica punk band italiana, il presente brilla, anche grazie ad un tour che arriverà in tutta Italia nella primavera 2025. Le Bambole di Pezza sono una band Rock milanese con una formazione esclusivamente al femminile. Maliziose, intriganti, originali, dolci, rumorose, grintose, incazzate e fuori di testa. La band è sempre stata impegnata su tematiche legate al tema gender equality, contro il sessismo e la violenza, e per le pari opportunità.
https://www.instagram.com/bamboledipezza_band/
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Gli Arcade Boyz e Le Bambole di Pezza raccontano femminismo e underground, su YouTube
Qualche giorno fa gli Arcade Boyz hanno ospitato sul loro canale YouTube da quasi 600.000 iscritti le Bambole di Pezze, storica punk band tutta al femminile. Insieme, hanno trattato argomenti complessi come il femminismo intersezionale, la presenza femminile nel mondo discografico e musicale, il patriarcato e anche di cultura woke.
Il video, davvero interessante, è disponibile per tutti - https://bit.ly/4fthcZt - e racconta come in Rifiuto Radicale, il video Podcast degli Arcade Boyz, non si limitino a parlare di musica hip hop e temi leggeri. Fada e Barlow e le Bambole di Pezza in questa intervista, infatti, raccontano la scena musicale underground, tra punk e rock, e citano, tra i tanti, l'episodio della ragazza iraniana che si è spogliata all'Università. E pur come questo terribile episodio sia spesso utilizzato a sproposito per raccontare l'altrettanto terribile complessa di Gaza e lo scontro israelo-palestinese. Le Bambole di Pezza, che andranno in tour nella primavera 2025, hanno poi tra le altre cose raccontato quanto sia ancora oggi viva la cultura del live nella scena underground. E' una scena di cui si parla pochissimo, ma che esiste, eccome.
Riassumendo, come scrivono gli Arcade Boys sul loro canale YouTube, "potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". E a volte, Fada e Barlow toccano temi davvero importanti.
Arcade Boyz su YouTube: Cultura e Femminismo con Le Bambole di Pezza
Chi sono gli Arcade Boyz?
Gli Arcade Boyz nascono su YouTube come intrattenitori nel 2016. Di se stessi dicono: "passiamo ore a discutere di musica e attualità , ci diverte scoprire nuovi artisti e a dare il nostro verdetto, su cosa pensiamo dell'industria musicale e la società di oggi. Non saremo mai politically correct o falsamente entusiasti solo perché è 'di moda'. Potremmo sembrare cattivi, ma siamo solo molto, molto sinceri". Dagli esordi della strada ai numeri sempre in crescita di oggi, su YouTube e non solo (oggi solo questo canale hanno oltre 560.000 iscritti, mentre su Instagram i follower sono oltre 145.000), Fada e Barlow, ovvero gli Arcade Boyz, giorno dopo giorno crescono e maturano. E con loro, crescono i loro contenuti, perfetti non solo per i teen ager ma tutti coloro che vogliono capire le passioni dei giovani. Tra videogame, musica, problemi e tendenze, sui loro canali si parla di tutto l'universo di ragazze e ragazzi.
https://www.instagram.com/arcadeboyzofficial/
Chi sono le Bambole di Pezza?
A settembre '24 è uscito il loro singolo "Siamo cresciuti male", un singolo realizzato con J-Ax, voce ed anima degli Articolo 31... Nel 2023 pubblicano il loro nuovo disco 'DIRTY', che in poco tempo raggiunge il milione di streaming su Spotify. Nel 2024 pubblicano i singoli 'Stuntman' e 'ZenZero'per confermare che le Bambole di Pezza, storica punk band italiana, il presente brilla, anche grazie ad un tour che arriverà in tutta Italia nella primavera 2025. Le Bambole di Pezza sono una band Rock milanese con una formazione esclusivamente al femminile. Maliziose, intriganti, originali, dolci, rumorose, grintose, incazzate e fuori di testa. La band è sempre stata impegnata su tematiche legate al tema gender equality, contro il sessismo e la violenza, e per le pari opportunità.
https://www.instagram.com/bamboledipezza_band/
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Si svolgerà venerdì 24 novembre 2023 alle ore 18.00 presso la Biblioteca Comunale “Al Tempo Ritrovato” di Sacrofano (RM) nell’ambito degli eventi connessi alla Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne l’incontro Si dice donna, con Loredana Cornero Lopez, esperta di comunicazione e autrice del libro 1977, quando il femminismo entrò in TV (Harpo, 2017). All’incontro, che verrà moderato da Alessandra Spinelli (giornalista di «Il Messaggero»), parteciperà anche Tiziana Bartolini (direttrice della rivista «Noi Donne») La Biblioteca Comunale “Al Tempo Ritrovato” di Sacrofano dedica tre giornate (venerdì 24 novembre, ore 18.00; sabato 25, ore 18.00; domenica 26, ore 11.00) a tutte le donne vittime di femminicidio. «Ci sono sempre più uomini, sia giovani che adulti, incapaci di accettare che le donne abbiano una loro autonomia, siano e vogliano essere libere di scegliere, nella vita privata e in quella professionale. Il patriarcato è finito, la società evolve, la parità di genere non è ancora completata, ma si sta affermando ogni giorno di più. Di fronte a tutto questo, certi maschi non sanno accogliere, ascoltare, apprezzare e far diventare le differenze tra uomo e donna ricchezza di contenuti e scambio di conoscenza dell’altro che aiuta tutti noi a crescere. Incapaci di accettare l’abbandono, il rifiuto, la risposta contraria, certi maschi ammazzano. Infieriscono con la violenza. Rendono mute per sempre quelle voci. In nome spesso di un amore che nulla ha di amore ma è brama di possesso, controllo, sopraffazione o anche solo incapacità di mettersi in discussione e accettare la sconfitta. Siamo tutte a rischio, noi donne, in questo delicato - e per certi versi brutale - periodo storico. Madri, figlie, sorelle, amiche. Tutte in bilico. È tempo di riflettere, di cercare rimedi pratici e interiori, di realizzare sin dalle scuole programmi di educazione e formazione alle relazioni, diffondere con orgoglio la cultura del rispetto e di farci coraggio coinvolgendo anche e soprattutto tutti gli uomini che hanno imparato ed essere nostri fratelli. Con questo intento, con il desiderio che la nostra comunità sappia stringersi insieme per evolvere verso percorsi di crescita sani e condivisi, invito tutti a partecipare, il prossimo fine settimana, agli eventi che abbiamo organizzato in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per Giulia e per tutte le altre donne che purtroppo l’hanno preceduta in questo orrendo destino» (Patrizia Nicolini, Sindaco di Sacrofano) «Non com’eravamo ma come vorremmo essere: 1977, quando il femminismo entrò in tv è un libro con la storia della prima e unica trasmissione televisiva in un’epoca di tv in bianco e nero e a soli due canali. Si intitolava Si dice donna, andò in onda dal 1977 al 1981, creando un precedente mai ripetuto». Il Movimento delle donne e l’informazione nell’anno della rivolta. È il 1977 quando Massimo Fichera, socialista e direttore di Rai2, accetta la sfida di produrre un programma che, per la prima volta nella storia della televisione, affronti la cosiddetta “questione femminile”. Il femminismo, che in quegli anni riempie le piazze, approda così anche sul piccolo schermo, arrivando senza mediazioni delle case degli italiani. Nasce Si dice donna. Un gruppo di donne provenienti da esperienze differenti: giornaliste di «Noi donne» e di «Effe», storiche del femminismo, responsabili di associazioni, creatrici di riviste di filosofia delle donne, dirigenti dell’Udi (Unione Donne Italiane)) – l’associazione femminista di promozione politica, sociale e culturale fondata nel 1945, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale - giovani donne che in seguito saranno chiamate a ricoprire importanti ruoli istituzionali, culturali e politici si riunisce attorno al progetto di Tilde Capomazza. Una reazione di donne unita dalla comune, attiva partecipazione al movimento femminista. Un’esperienza breve (nel 1981, dopo soli quattro
anni, il programma verrà cancellato dai palinsesti) e contrastata, ma nello stesso tempo un’avventura culturale e politica del tutto originale e di grande risonanza i cui esiti investirono milioni di telespettatori/telespettatrici. Una trasmissione televisiva in cui si proponeva un’immagine femminile articolata, ricca di testimonianze e di differenti modelli di riferimento. Quella delle donne è stata chiamata «la più importante rivoluzione del Novecento». E di tale rivoluzione Si dice donna è stata testimone e protagonista 1977, quando il femminismo entrò in TV di Loredana Cornero Lopez, pubblicato da Harpo (Roma) nella collana “Diario minimo”, è disponibile in libreria e online da maggio 2017. L’incontro Si dice donna si svolgerà presso la Biblioteca Comunale “Al Tempo Ritrovato” di Sacrofano in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne venerdì 24 novembre 2023. Gli altri due appuntamenti Sabato 25 novembre, ore 18.00: La cattiva educazione Reading dal libro Ferite a morte di Serena Dandini; Incontro con Enrica Tedeschi (antropologa), con il contributo scritto del Prof. Franco Ferrarotti(sociologo); modera Monica Maggi (giornalista) Domenica 26 novembre, ore 11.00: Proiezione del cortometraggio Testa o Croce di Francesco Greco (scritto e diretto da F. Greco; prodotto da LP Produzioni e Massimo Marcelli; con la collaborazione dell’associazione “La Voce dell’Essere”) Con il regista interverranno Lorella Porrini (giornalista), Massimo Marcelli (produttore), Simona Barone (psicologa), Monica Federico (presidente dell’associazione “La Voce dell’Essere”); e tutto il cast artistico e tecnico del corto
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𝗜𝗹 "𝗺𝗮𝗹𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲"
Il "malessere", nell'accezione inizialmente napoletana ma ora comune ai/alle giovani d'Italia, è un tipico ragazzo bello, dannato, geloso, possessivo, controllante, manipolatorio, che gestisce la relazione sentimentale in modo tossico e spesso violento. Molto probabilmente è coinvolto in attività illecite ed è molto ambito sentimentalmente.
In pratica una sorta di James Dean da cui è difficile staccarsi, ma molto più patriarcale e manesco con le donne.
Ma cosa significa in gergo "amare un malessere"?
Non significa che vi piace stare male, ma che vi piace un ragazzo che dà di matto se sa che avete parlato con un suo frà o che siete uscite senza avvertirlo o che se sa che siete state fidanzate anni fa con un vostro compagno di scuola fa nero lui e probabilmente vi farà passare una brutta serata.
POV: sei nella strada della violenza di genere e no, non c'è niente di figo o da ridere.
Purtroppo quando sei dentro questa dinamica è difficile che tu ti renda conto da sola e, come ogni droga, è difficile uscirne solo con le proprie forze.
Chiedi aiuto alle persone che tengono veramente a te. Sperimenta il benessere, non ne resterai delusa.
Andrea Moi
Dott. Andrea Moi - Consulenza e supporto psicologico
www.andreamoi.it
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Anni '70: un decennio di storia tra rivoluzioni e cambiamenti
La storia ci insegna che gli anni '70 sono stati un'epoca di grande fermento e cambiamento: cambiamenti da rivoluzioni sociali, progressi tecnologici e sfide geopolitiche. Questo decennio ha segnato una svolta significativa nella storia del mondo, lasciando un'impronta indelebile sulla cultura, la politica e la società. Anni '70: la storia tra rivoluzione culturale e controcultura Gli anni '70 sono stati un periodo di intensa rivoluzione culturale, con la diffusione di movimenti come l'hippie e il punk, che sfidavano le convenzioni sociali e promuovevano l'amore, la pace e l'espressione individuale. La musica è stata uno strumento potente di cambiamento, con icone come i Beatles, i Rolling Stones e Bob Dylan che hanno ispirato una generazione di giovani a lottare per i loro ideali. Gli anni '70 hanno continuato a vedere il proliferare dei movimenti per i diritti civili e l'emancipazione. La lotta per l'uguaglianza razziale e di genere ha guadagnato terreno, con momenti chiave come la marcia per i diritti civili di Montgomery, Alabama, nel 1970, e l'approvazione del titolo IX negli Stati Uniti, che proibiva la discriminazione sessuale nell' istruzione pubblica. Questo periodo è stato segnato da una crisi energetica globale che ha colpito duramente l'economia e la società. La guerra del petrolio del 1973 ha provocato una brusca impennata dei prezzi del petrolio, causando una recessione economica e una scarsità di carburante. Questo ha portato l'attenzione su questioni ambientali e sostenibilità, dando avvio a un crescente movimento ambientalista. La Guerra Fredda e la Corsa agli Armamenti Il decennio fu caratterizzato da una continua tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica nella Guerra Fredda. La corsa agli armamenti nucleari ha alimentato la paura di una possibile guerra nucleare. Tuttavia, ha visto anche alcuni sforzi diplomatici significativi, come gli accordi di limitazione delle armi strategiche (SALT) del 1972, per ridurre il rischio di conflitti su larga scala. L'avvento dei computer personali ha inaugurato la rivoluzione digitale, aprendo nuove possibilità nel mondo della tecnologia e dell'informatica. L'invenzione dei primi telefoni cellulari e l'avanzamento delle comunicazioni via satellite hanno trasformato il modo in cui le persone comunicavano e interagivano a livello globale. Gli anni '70 sono stati l'apice della disco music, un genere musicale che ha contagiato il mondo con ritmi contagiosi e balli sfrenati. I locali notturni, come lo Studio 54 a New York, divennero i luoghi simbolo di una cultura della festa e dell'eccentricità. La fine degli anni '70: crisi e ottimismo Verso la fine degli anni '70, molte nazioni hanno incontrato crisi economiche, come l'indipendenza e la disoccupazione. Tuttavia, in mezzo alle difficoltà, l'ottimismo per un futuro migliore e il desiderio di cambiamento sociale hanno ispirato movimenti come il punk rock e il femminismo di terza ondata. Gli anni '70 sono stati un decennio eclettico e dinamico, caratterizzato da profonde trasformazioni culturali, sociali, politiche ed economiche. La musica, l'arte, la politica e la tecnologia hanno fatto da catalizzatori per il cambiamento e l'evoluzione della società. Gli insegnamenti e gli eventi di questo periodo storico hanno plasmato il nostro presente e lasciato un'eredità che ci spinge a guardare al futuro con spirito di innovazione e speranza per un mondo migliore. In copertina foto di Albrecht Fietz da Pixabay Read the full article
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Si dice e a ragione, che per comprendere il presente bisogna guardare al passato, è corretto, ma io credo che l'approccio sia completamente sbagliato.
Se il passato si ripete è perchè noi non abbiamo capito come affrontare e imparare ciò che è accaduto, tutto accade di nuovo, ma in modo più complesso perchè nel frattempo si aggiungono cose, se non altro si aggiunge maggiore consapevolezza, quindi è possibile semplificare, ma è molto più probabile complicare perchè tutto il sistema diventa sempre più complesso, non solo un elemento o due, ma il tutto. Quindi il presente non si affronta come il passato, perchè il passato non si ripete, si complica.
Allora se noi come essere viventi intensi come organismi biologici stiamo evolvendoci e con evoluzione non si intende un miglioramento, ma una complicazione, per adattamento alla complicazione del sistema in sè, questo spiega come mai hanno trovato delle tracce di plastica nel nostro sangue e come mai tra poco inizieremo a vedere inserzioni pubblicitarie anche di notte nei sogni e perchè ci saranno sempre meno persone intolleranti al latte e per questo avremo un metaverso e per questo uccidere è sbagliato e per questo rivendicare i diritti delle minoranze senza dar loro voce, bensì supponendo di sapere per loro cosa per loro sia meglio, è quasi alla stregua di un crimine.
Tutto è più complicato di come lo è stato e meno di quanto lo sarà perchè man mano che si va avanti nella linea temporale (scusate il paradosso) più si aggiungono cose, sia in senso biologico, per forza, sia in senso culturale e di pensiero.
Dare ancora il nome di fascismo ad un'espressione evidentemente più complicata del fascismo è pericoloso.
Definire femminismo qualcosa che adesso va ben oltre la semplice questione di sesso, è riduttivo e polarizzante e la polarizzazione è decisamente fuori controllo e anche fuori moda a mio avviso.
Attivare un'azione speciale in Ucraina per denazificare il territorio è che Putin deve morire, anche se va contro ciò che sto affermando.
Dare una definizione ad un meccanismo o ad un'espressione umana credendo di conoscerla sulla base di ciò che è accaduto in passato vuol dire semplificare la complessità verso cui ogni cosa tende, bisogna comprendere che non si va verso qualcosa di migliore o peggiore, si va verso il diverso, in ogni era e in ogni luogo.
È vero, mi direte, sì, ma per esempio adesso si sta meglio perchè prima si moriva da giovani (relativamente), chiaro, ma adesso abbiamo una sovrabbondanza di anziani, molto anziani, malati, non autosufficienti, che vengono tenuti in vita a costo di qualsiasi cosa e prendono pensioni e usano welfare e i giovani non trovano lavoro e nonostante ciò devono provvedere al sostentamento della frangia di popolazione che non può più sostenersi da sola, questo prima accadeva? Beh no, non in questo modo così complesso e sfaccettato, è giusto? Sì, tutto è giusto, se nulla fosse giusto il passato non avrebbe motivo di essere stato. Col senno di poi tutto è giusto, altrimenti non è valsa la pena di niente.
Il mio sembrerebbe un discorso fatalista, ma non lo è, è di comprensione e accettazione di quello che testimoniamo come individui, per non fare resistenza, ma ammorbidire il viaggio di tutti verso il nuovo e più complesso futuro.
Non capirò mai gli NFT, ormai il mio cervello dopo l'avvento dell'euro, internet, la pandemia, gli smartphone, i viaggi lowcost, la pizza con l'ananas e il quarto matrix non ha lo spazio e la forza per imparare altre cose, ma questo non vuol dire che io non abbia capito che è quella la direzione.
Fare resistenza non ha senso, ribadire il passato non ha senso, definire le cose non ha senso, avevano ragione i filosofi greci su molte cose, ma come dice quel meme, pure io sarei stata brava se al mondo fossimo stati io tu e tua zia ecco.
Vogliate perdonare la riflessione scritta, ce l'ho in testa da settimane e non avevo modo di metterla giù perchè non capisco bene nemmeno io il senso di dio, solo che sinceramente prendersela gli uni con gli altri mi sembra così una perdita di tempo. Se avete riflessioni fatele pure, il post è in evoluzione perchè è così, tutto è in evoluzione.
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