Sigurd e la sua promessa
Mentre cammino lungo le strade di Parigi, Rue de Sant'Honore, ho indosso il mio solito maglione di lana grigio, la gonna lunga verde e le scarpe da ginnastica rosa fucsia, l'abbinamento di tutto l'insieme è un pugno nell'occhio, ma io mi sento a mio agio cosi, mi metto quello che mi capita al mattino, mi piace stare comoda, da quando ho concluso il mio Master su uno dei miei autori preferiti Gabriel Garcia Marquez e Cronaca di una morte annunciata, ho preso la vita con più filosofia, o meglio vivo tutti i giorni della mia vita intensamente, i miei ricordi passano attraverso la mia memoria come un lampo, riesco a fermare i pensieri e godere di quell'istante, anche la luce del sole ha un significato, il sole mentre filtra attraverso la finestra di camera mia, il colore caldo del miele, tutto aiuta alla mia memoria a non dimenticare. Continuo a camminare, ogni tanto il mio sguardo si sofferma su qualche vetrina e il riflesso della mia immagine mi fa sorridere, sono snella, un metro e settanta circa per cinquantacinque kilogrami, tutte le mattine gia alle sette e trenta del mattino sono in piscina, nuoto per un ora e mezza, lo stile che preferisco è lo stile libero, la sensazione di allungamento, con il corpo sfioro la superficie dell'acqua, la tecnica è fondamentale, allungo ogni parte del mio corpo la sincronia determina un piacere unico, cosi tutti i giorni della settimana, anche la domenica, a volte però il settimo giorno lo salto, continuo a guardare la mia immagine riflessa su questa vetrina, è quella di una Galleria d'Arte, Opera Gallery, le opere esposte per lo più sono di arte contemporanea, la qualità degli artisti è veramente scarsa, ma d'impatto, le dimensioni contano in questo caso, credo che il Gallerista commissioni appositamente opere di dimensioni notevoli, i colori contano fino ad un certo punto, è solo un gioco di incastri, mi accorgo che mentre osservo il quadro, ci vedo la mia faccia, ho i capelli raccolti, una fascia con un fiocco in testa, il mascara e la faccia pulita, un filo di rossetto, mi avvicino alla porta e decido di entrare, non c'è nessuno alla scrivania rimango ad aspettare che arrivi qualcuno, all'improvviso vedo arrivare una ragazza bellissima, capelli biondi, snella, pantaloni stretti a sigaretta, i miei ricordi tornano indietro quando ero io ad indossarli quei pantaloni, il mio primo esame quello di Storia, le immagini passano attraverso la mia memoria, adesso è cambiato tutto quanto, torno in me, è lei che mi guarda e sorride, mi dice: posso esserle utile in qualche modo? sono io a guardarla attentamente, la vedo tremare, mi rilasso e le dico: sto cercando lavoro, come curatrice d'arte, so anche catalogare opere d'arte, per un breve periodo ho fatto anche l'addetta alla vendita, ho una Laurea in Lingue e Letterature Straniere, come prima lingua lo spagnolo e un Master su un autore colombiano Gabriel Garcia Marquez, sono in grado di riconoscere i falsi d'autore, mio padre è un antiquario, e fin dai cinque anni ho imparato a riconoscere le opere degli autori per lo piu parliamo di arte moderna, Chagall, Vincent Van Gogh e tanti altri,mentre parlo è lei a guardarmi, le tremano le labbra, mi dice con infinita dolcezza: ce l'hai un cv o un bigliettino da visita, io la guardo e tiro fuori dalla mia tasca un foglietto, ci scrivo sopra il mio nome e cognome, Sophia Van Helsen Garcia Llanos e il mio numero di cellulare. Lei prende in mano il foglietto, si avvicina alla scrivania e tira fuori un biglietto da visita sopra c'è scritto il nome di un Gallerista francese probabilmente di origini ebraiche Gylles Dyan Zalasar, ma da entrambi i cognomi deduco che le origini siano anche spagnole. Continua a guardarmi e mi dice: è il Gallerista, ti chiedo cortesemente di inviargli una lettera di presentazione indicando la tua volontà di lavorare per la Galleria e le tue esperienze di lavoro, io stessa ti fisso un appuntamento per questo pomeriggio alle quattro, devi presentarti con un Curriculum Vitae, l'abbigliamento non ha importanza, ti chiedo soltanto di non mettere il verde è un colore che odia per
il momento. Sono io contenta, la guardo e la ringrazio, esco fuori dalla Galleria sperando di trovare un lavoro, i soldi cominciano a terminare, vado dritta a casa, e mentre lo faccio penso alla gentilezza di quella ragazza, deve lavorare tanto si vede è perfetta, io d'altrocanto preferisco usare il mio cervello e avere tempo per fare sport, ascoltare musica e quando posso viaggiare, sarò qui alle quattro del pomeriggio senza gonna verde. Continuo a camminare, dalla borsa tiro fuori il tabacco e comincio a prepararmi la prima sigaretta, cerco di riordinare i miei pensieri, l'ordine che devo dare alle mie esperienze di lavoro, dargli la giusta carica, ripenso a quando per la prima volta sono stata messa di fronte a un quadro e riconoscere se fosse l'originale oppure no, a quel tempo avevo quindici anni, sono rimasta di fronte al capolavoro tutta una mattina, nessuno avrebbe potuto mai immaginare la mia tensione, non potevo certo sbagliare, si trattava di un Paul Gauguin, realizzato durante la sua giovinezza, le varie considerazioni, alla fine conclusi che il quadro fosse un originale,dal colore e dalla stesura, possiamo dirla cosi dal texture, è come toccare un cashmere e la lana, papà era rimasto soddisfatto, mi rispose di si, che era cosi, era un originale, il quadro apparteneva ad un carissimo amico, per portarlo, lo aveva tolto dalla cornice, il valore di tale opera inestimabile, pagato all'asta piu di venti milioni, una cifra assurda anche per me. Mentre penso a tutto questo fumo la mia sigaretta, la testa comincia a farmi male, ma sono contenta, comincio a pensare a cosa mettere sotto il maglione, penso semplicemente ad un paio di jeans aderenti, le ginocchia rotte, cosi mi sembrerà di essere un po più agressive, mi piace questo inglesismo, probabilmente a qualcosa ci tengo a fare bella figura e avere il lavoro, i soldi oramai non mi bastano più, le cure che devo fare costano, ci tengo alla mia salute, direi che il mio sistema nervoso è sempre a dura prova, potrei dire che Holderling ogni tanto prende il sopravento su di me, è a quel punto che decido di correre ai ripari, quando le lacrime cominciano a scendere ininterrotte, il pensiero di lui, il dolore che tale pensiero suscita su di me, la malattia e la perdita, l'essere arrivata in ritardo, il suo corpo inerme, il corpo disintegrato, le piaghe, il sangue oramai essicato, un ultimo sospiro per dirti soltanto di amarti, quella lunga promessa insieme finchè morte non ci separi, nel bene e nel male, in salute e in malattia, Holderling è sempre li, è in quei momenti, prima di entrare come in una crisi epilettica, che inizia la terapia, alcuni giorni prima, mi ritiro in completa solitudine, le iniezioni di eroina o meglio è un derivato, aiutano a calmare il dolore, anientano i miei pensieri, è un preparato che parte dal Pakistan, un vecchio anziano prepara la pasta, agregando spezie di vario genere, io devo soltanto saperla dosare, posso utilizzarla per tutta la vita, le dosi sono sempre minori, accompagnati da lunghi bagni in acqua calda, mandorle bruciate, incenso e una lunga preghiera, scandisce le mie giornate cosi per almeno dieci giorni, devo solo trovare il posto, una stanza, una vasca da bagno, ho quasi girato il mondo, l'ultima volta sono stata a sud della Francia, un piccolo Chalet, la stanza totalmente in legno, il bagno era accompagnato da una vasca da bagno confortevole, le mie giornate cominciavano alle sei del mattino con una lunga passeggiata in mezzo ai boschi almeno quattro ore cosi, per poi rientrare a casa una lunga doccia, le iniezioni sempre pronte sulla mia scrivania, l'infermiera mi ha spiegato come inniettarmi, piu fori su tutta la superficie del mio corpo, in modo che l'effetto sia omogeneo, nella vasca da bagno acqua calda, mandorle bruciate, olio di rose, la musica è ben accetta ma non necessaria, quella prediletta è quella classica, oramai conosco il mio sistema nervoso e riesco a prevvedere i periodi di crisi, sono davanti a casa, apro la porta, mi tolgo le scarpe, vado in cucina e comincio a prepararmi qualcosa da mangiare, la prima
cosa che prendo è un pezzo di formaggio accompagnato da un gambo di sedano, adoro la verdura, soprattutto cruda, il sapore del sedano, ho ancora del vino, mi verso un bicchiere, e penso al gallerista e a quello che gli dirò, o meglio alle domande che lui mi farà, e a cosa sarò in grado di rispondere, al solo pensiero sorrido, il punto è che avrò il lavoro. Appoggio il bicchiere di vino e vado in camera mia, l'appartamento lo divido con altre tre studentesse, frequentano ancora i corsi, sono piu giovani di me, sveglie, lavorano tanto, hanno degli orari massacranti, lavorano in un locale notturno fino alle sei del mattino e di giorno frequentano i corsi, cosi per tre volte a settimana, guadagnano bene, non so quale sia la resa sullo studio, non glielo mai chiesto, sono troppo stanche per rispondere.
Continuo a guardare il mio armadio scarno, e ci trovo dentro i miei jeans preferiti, li indosso, li sento scorrere lungo il mio corpo, fit, sono come si dice in forma, la piscina ha i suoi effetti positivi, tonifica il mio corpo e mi rilassa completamente. Manca meno di un ora all'appuntamento, con calma mi preparo, il maglione lo tengo, dal cassetto tiro fuori l'annello di nonna, mi ha sempre portato fortuna, e gli orecchini di mamma, gli unici che abbia mai avuto nella sua vita, mamma è nata senza niente, senza neanche il diritto di vivere, partorita e cresciuta con la zia, di giorno elemosinava lungo le strade, ha imparato a leggere le carte, abile nel rubare, in borsa sempre un rasoio affilato, una sera mentre rientrava a casa, assiste a un pestaggio tra quello che diventerà il suo futuro marito e un criminale, lo stava quasi per uccidere a pugni quando è lei che gli urla: hey bastardo, lascialo stare, non vedi che sanguina, è il criminale che si gira, gli dice: puttana, vattene a casa, è mamma che a quelle parole tira fuori il rasoio e con una ferocia inaudita lo aggredisce, gli taglia il volto, è velocissima riesce a mozzargli un dito, lo guarda e gli dice: questo ti basta! il criminale, comincia a tremare gli occhi di mamma sono insanguinati, se ne va, è mamma che si avvicina a lui, lo bacia in fronte e comincia a ripulirlo, terrorizzata lo guarda e gli chiede: come sta? è lui che gli risponde di stare bene è il suo angelo, con calma mamma lo solleva e decide di portarlo in ospedale, una volta arrivati è l'infermiere che gli dice che è fuori pericolo, si riprenderà anche se la ferita è abbastanza profonda. Dopo quella sera, sono sempre rimasti in contatto fin quando papà non l'ha sposata esattamente dopo una settimana, senza dover pensare a niente, colpo di fulmine o meglio come dico io, il rasoio lo ha saputo usare bene, una ferocia devastante, sono sempre rimasti insieme, come si dice nel bene e nel male, mamma lo ama alla follia, ucciderebbe per papà, di lui sa tutto, non le si può nascondere niente, papà gli ha insegnato a leggere e a scrivere, mamma ha imparato in fretta, ha preso anche la patente, adesso lavora con lui, lo aiuta a tagliare i diamanti, è bravissima; l'ultima volta che l'ho vista mi ha lasciato un paio di orecchini, gli unici i suoi, li ha fatti lei, ha personalmente tagliato il diamante in tanti piccoli pezzi e successivamente li ha incastrati all'interno di una struttura, quella di un rosone gotico ma le dimensioni notevolmente minori, sono splendidi. Li metto di rado, non voglio perderli, sono quasi pronta per andare all'appuntamento, mi rilasso e penso soltanto al lavoro, cosi come apro la porta mi ritrovo Rosita la gallina, mi vede e sorride, mi dice: spero tu stia andando ad un appuntamento amoroso, sai ti ho sentita l'altra sera, la pugnetta time, a quelle parole sono scoppiata a ridere, le rispondo: no, è per lavoro, ma non ti preoccupare, tra un po arriva l'uomo, Rosita si gira e mi dice: l'ultimo stallone era veramente uno schianto, avete fatto sesso tutta la notte fino allo sfinimento, io e Gilda la tigre siamo rimaste sveglie, mentre mi dice tutto questo la guardo allucinata, le dico: Rosita, ci vediamo dopo devo andare, un bacione, domani sera arriva lo stallone, te lo presento si chiama Sigurd, sono sicura che ti piacerà, Rosita mi sorride e chiude la porta di casa. Sono piu rilassata e vado tranquilla verso la Galleria, come arrivo, ho in mano il mio Curriculum Vitae e una lettera di presentazione, preferisco consegnargliela a mano, la ragazza bionda è alla scrivania è molto contenta di vedermi, ha visto che non ho più la gonna verde, mi sorride e mi accompagna nello studio del Gallerista, cosi come apre la porta me lo ritrovo di fronte un uomo sulla sessantina, capelli bianchi, una cicatrice sulla guancia destra, un taglio cucito male. Mi avvicino al tavolo, e mi siedo, sul tavolo ci appoggio il mio CV e la lettera di presentazione, è lui che comincia a parlare, si presenta: sono Gylles Dyan Zalasar, Rosemarie mi ha parlato di te, è la mia assistente, aspettavo la lettera di
presentazione, io lo guardo e gli dico: questa è la lettera di presentazione, se ha delle domande da farmi sono qui. E' Gylles che sorride e mi dice: sicuramente ti farò delle domande, la prima di queste è: quanti anni hai? io gli rispondo: ne ho ventisei di anni, è lui che strabuzza gli occhi e mi guarda: a quanti anni hai cominciato a lavorare? dai cinque anni in su, sono parecchi fino ad ora ancora un paio di anni e potrei avere la pensione, ho cominciato a studiare i quadri dai cinque anni, papà è un antiquario mi ha sempre costruito i puzzle, quadri di autori moderni, di rado quelli antichi, la tecnica da lui prediletta è l'olio, riconoscere la pennellata, la stesura del colore, la tonalità del colore, passavo ore intere a cercare di ricostruire i puzzle, la parte piu difficile è arrivata quando come soggetto avevo gli oceani, oppure i campi di grano, ogni sfumatura di colore, l'incastro successivo, sono passati dieci anni prima di poter andare a colpo sicuro, gli amichetti giocavano a nascondino, mentre io passavo ore intere di fronte ai quadri, gli esercizi sono stati sempre estenuanti, mi ha sempre detto, se un giorno rimarrai senza lavoro, perchè la tua laurea non ti servirà a niente, imparerai a riconoscere i quadri e questi ti daranno da mangiare, un piatto di minestra non si nega a nessuno. Gylles sorride e legge la mia lettera di presentazione e poi mi dice: cosa pensi delle mie opere? sono io a rispondere: sono opere d'impatto, volutamente volute cosi, credo ci sia una volontà di marketing nel realizzarle di queste dimensioni, non esiste uno studio particolare della prospettiva, i colori sono buttati sulla tela, senza una regola ben precisa, sono opere interessanti, il prezzo viene stabilito da lei e non dal mercato giusto? è Gylles che mi guarda attento, lo sai cosa mi ha detto Rosemarie di te, che vali poco più di niente, e che la tua preparazione è alquanto scarsa, ti sei presentata sciatta e con una gonna verde, che vedo non porti piu, è proprio cosi sono io a stabilire il prezzo e non il mercato, decido io del destino di ogni artista, le forme, i colori, mentre lo dice trema, quello che mi manca pero è la: Tematica, spesso mi capita di essere ripetitivo, mi accorgo che spesso gli artisti, hanno un unico comun denominatore e dipingono sempre la stessa cosa anche se la scelta è sempre vincente, la mia proposta è la seguente: Ti assumo fin d'ora, da questo pomeriggio, contratto per due anni, il tuo lavoro consisterà nel cambiare ogni due mesi la tematica, ricerca di mercato, sono sicuro che la tua conoscenza dell'Arte Moderna sia ben più ampia della mia, ti darò i nomi degli artisti e quello che hanno fatto fino ad ora, sono cinque per la precisione, tre di loro sono emergenti gli altri due sono ben piazzati, lavorare con gli emergenti sarà un pò dura, le loro idee sono geniali ma non mi vanno mai bene, c'è sempre qualcosa che stona. Sono io a guardarlo sbalordita, quello che fa lui, è spezzargli le ali, tra un paio di anni non saranno più in grado di pensare o ragionare, è un meccanismo diabolico, dove è sempre lui a dirgli cosa fare, si abitueranno al suo modo di fare, anche perchè il segreto alla fine della fiera è il denaro, il guadagno, lo guardo e sorrido, gli dico: si accetto il lavoro, mi servono i soldi, Gylles è soddisfatto, chiama al telefono Rosemarie e le dice di preparare il contratto per due anni, aspetto quei cinque minuti, Rosemarie è un razzo ben preparata, come entra è paonazza in volto, mi dice: per cortesia firma qui, sono io a guardarla disgustata, Rosemarie trema e mi dice: ti porto una copia del contratto e tutte le informazioni sugli artisti, benevenuta nello staff. Rimango ferma sulla sedia, aspetto che arrivi con la copia del contratto, come rientra, ha in mano un plicco di fogli, li appoggia sul tavolo, sono io a prenderli in mano la ringrazio e torno sui fogli, sono due fogli per ciascun artista, le info scritte dettagliamente, credo che Rosemarie non abbia tempo neanche per respirare, il suo lavoro è preciso e dettagliato, non ci sono errori, in ogni caso sono disgustata
dal suo atteggiamento, potrei descriverla io con due parole: puttana squallida, ma preferisco stare zitta.
Sono contenta di esssere stata assunta, mi alzo in piedi e ringrazio Gylles, lui è emozionato e mi dice: ho già preparato personalmente il tuo ufficio puoi cominciare a lavorare fin d'ora, noi chiudiamo alle sette di sera, hai due ore e mezza di lavoro da fare, ti voglio qui, ogni mattina alle sei del mattino fino alle dieci, cosi da lunedi a venerdi e poi il fine settimana, sabato e domenica, dalle due del pomeriggio alle dieci di sera, io comincio a tremare, non avevo considerato questo aspetto di Gylles non perde tempo e sa quello che vuole, sfruttare me per due anni e succhiarmi il sangue, spero soltanto di uscirne viva ma soprattutto con il cervello sano. Sorrido e gli dico: certo comincio subito avrei soltanto bisogno di fumarmi una sigaretta, è Gylles che scoppia a ridere e mi dice: tutte quelle che vuoi, troverai nel tuo ufficio anche delle diapositive, ti chiedo di guardarle tutte adesso che hai due ore di tempo e dirmi poi quello che pensi, domani è sabato, e sarai qui alle due del pomeriggio. Io tranquilla mi accendo la sigaretta, comincio a fumare, non gli dà fastidio l'odore del fumo, mi allunga una tavoletta di cioccolato cubano, prendo in mano il tutto e vado nel mio ufficio, che è la porta dietro alle sue spalle, per arrivarci devo per forza passare attraverso il suo di ufficio. Come lo apro, è bellissimo, neanche la stanza che mi aveva dato papà era cosi spaziosa, però a livello di libri e testi quello di papà è ben più fornito, credo di avere qualcosa in più a casa. Gylles mi saluta e mi dice: buon lavoro Sophia, mi aspetto grandi cose da te. Io mi giro e lo ringrazio ancora, mi metto immediatamente al lavoro, prendo in mano le diapositive e comincio a guardarle senza perdere tempo, di ognuna di loro, prendo appunti, molte di quelle immagini sono orribili, ma preferisco non esprimermi o meglio trovare dei sinonimi, come: opere poco vendibili, oppure tematica obsoleta, mi fermo qui. Arrivano le sette di sera, e io sono pronta consegno la mia relazione a Gylles, lui la guarda ed è soddisfatto, io esco dal ufficio, mi avvicino a Rosemarie e la saluto, lei ricambia il saluto ha il viso stanco e sciupato, di quelle che lavorano tanto, tipo quelle sessanta ore ma anche settanta a settimana, cosa che io non ho mai fatto in vita mia, per fortuna neanche quando dovevo riconoscere i quadri, ho sempre preferito la concentrazione, e avere del tempo per me. Gylles mi ha capita, infatti il mio lavoro consiste nel concentare il tutto, e avere poi i risultati, devo soltanto stare attenta a non urtare la sua sensibilità. Mentre rientro a casa, passo dal supermercato e compro una bottiglia di vino rosso, del pollo allo spiedo, carciofi e una vaschetta di gelato al cioccolato e vaniglia, ci aggiungo anche delle pastine al cioccolato. Arrivo a casa e trovo Rosita la gallina contentissima di vedermi, mi chiede: beh come è andata? cosa ci racconti? io rispondo allegramente: ragazze, questa sera si festeggia ho un lavoro inerente a quello che ho studiato, o meglio agli insegnamenti di mio padre, lavoro in una Galleria d'Arte, Opera Gallery, in Rue de Sant'Honore, Rosita esplode di allegria e mi salta addosso dalla gioia, sa dei miei viaggi e delle mie cure, per quello è sempre sull'attenti, mi dice: beh, questa sera festeggi con noi e domani sera con lo stallone, Sigurd, a proposito quanti anni ha, l'ultimo mi pareva un po giovincello, la guardo e le dico: Sigurd ne ha ventiquattro di anni, è sempre giovane. Rosita, comincia a mangiare il pollo allo spiedo, e beve vino più di uno scaricatore di porto, riesce a bere anche due bottiglie di seguito senza fare una piega, è eccittata per domani, lo stallone la intrippa, piuttosto che il mio lavoro, continua a mangiare di gusto, mentre io cerco di afferrare qualche ala smunta di pollo, poi mi dice: vado a prendere anche la pizza, ti va la diavola, io le dico di si. Rosita vola via. Io resto in cucina con Gilda la tigre, continuiamo a mangiare quello che Rosita ha divorato, Gilda si complimenta con me, e mi promette di non rimanere sveglia domani sera quando ci sarà Sigurd, io rido
e dico non ci sono problemi, a proposito Gilda mi servirebbe il tuo vocabolario quello di greco, me lo puoi prestare, Gilda mi dice di si, ma a cosa ti serve? quello che hai tu non ti basta? io le dico che ci sono delle parti mancanti, Gilda mi dice: te lo presto, ma stai attenta è un regalo di Papà, direttamente dalla grecia e rilegato da mio nonno, insomma non è un vocabolario bensi una Bibbia della lingua greca.
Si apre la porta ed entra Rosita con la pizza alla diavola fumante, scoppiamo a ridere tutte e tre, e cominciamo a mangiare. La serata si conclude con un film alla francese, uno degli autori preferiti Francois Truffaut I 400 colpi, rimaniamo tutte e tre sul divano e la mega coperta, Elisabetta la porcella arriva la prossima settimana. Ci addormentiamo tutte e tre sul divano, la pizza da una parte e le birre. Sabato mattina è già arrivato, è quasi mezzogiorno, salto dal divano e vado dritta in bagno a lavarmi, devo prepararmi e arrivare almeno con dieci minuti d'anticipo. Schizzo in bagno, apro il rubinetto dell'acqua calda, e comincio con la doccia, scoppio a ridere pensando a Rosemarie, cercherò di evitarla il più possibile, credo abbia le idee ben chiare, so lavorare e non mi faccio mettere i piedi in testa, ventunno anni di esperienza sono tanti. Esco fuori dalla doccia e comincio ad asciugarmi i capelli, la fascia in testa, la mia frangetta è perfetta, rossetto e mascara, opto per i miei soliti jeans, t-shirt e maglione largo, scarpe da ginnastica verdi e fucsia, cappotto nero a pois bianco, nella borsa metto dentro il vocabolario di greco, la mia raccolta di foto sui dettagli di alcune opere d'arte moderne, sono pezzi d'antiquariato, ritagli di giornale, di riviste che non si trovano più. Esco fuori di casa giusta in tempo, saluto le ragazze che sono ancora sul divano assonate e dico: questa sera ci troviamo alle dieci e trenta: pizza, pollo e vino per voi mentre io mi tengo Sigurd. Ci salutiamo e comincio a correre, devo prendere l'autobus, tra le altre cose lo vedo arrivare, allungo il passo di corsa e lo prendo per un pelo. Come arrivo al lavoro, mancano quei quindici minuti, rallento il passo e mi avvicino fiera alla Galleria, dentro ci trovo Rosemarie seduta al suo tavolo, mi guarda e mi dice che oggi non c'è Gylles e queste sono le direttive di lavoro, è una cartella ci trovo dentro un foglio con la tabellina di marcia, resto a bocca aperta, è Gylles che mi sta dicendo come devo impostare il mio lavoro e ad essere onesta non mi piace per niente. Rosemarie è stanca e si vede, lei finirà di lavorare alle sette di sera, alza lo sguardo e mi dice che devo chiudere io la Galleria, a quelle parole mi si gela il sangue, è il mio secondo giorno di lavoro, le dico: certo come devo fare, Rosemarie si alza e mi dice: è molto semplice alle dieci di questa sera devi soltanto spegnere le luci chiamare Gylles e collocare il cellulare davanti a questo microfono, è una parola in sequenza che cambia ogni sera e la conosce soltanto Gylles, il tutto si chiuderà in automatico è la sua di voce. Sono un po perplessa, prendo la cartella e vado nel mio ufficio, come entro trovo un sacco di fogli sparsi qua e la sulla sua di scrivania, sono immagini di quadri di arte contemporanea ma non solo anche moderna, sicuramente la qualità è molto bassa, infatti non mi sono sbagliata, le opere sono comuni, non c'è alcuna ricerca o selezione, è come avere la coca cola, è sempre lo stesso identico prodotto vincente, quello che conta è la composizione. Dò un altra occhiata e poi vado sicura nel mio ufficio, la tabellina di marcia è severa, devo considerare i cinque artisti in particolare gli emergenti e mettere in rilievo le loro caratteristiche, tre caratteristiche positive e tre negative, ho tempo fino a questa sera per fare un analisi di marketing, spero soltanto di uscirne viva, le sue richieste sono precise, il mio lavoro lo so fare, cercherò di essere il più obiettiva possibile. Ho deciso di nominare gli artisti semplicemente con un numero, uno, due e tre,per rendere il tutto più veloce. Il primo realizza opere di dimensioni notevoli, i colori per lo piu puri, il rosso, giallo e blu. Le pennellate sono dirette, il colore non viene neppure diluito, ma dato direttamente sulla tela, le forme geometriche sono banali, sono delle forme concentriche, e per lo piu striature di colore. L'artista numero due, sembrerebbe piu interessante, qui i colori vengono utilizzati tutti quanti, primari e complementari il voto che gli potrei dare da zero a dieci
un tre scarso, sono abituata a dire quello che penso, credo nell'impegno, ma dover fare un esame quattordici volte per poi passarlo con un diciotto, e soprattutto dover investire cosi su qualcuno, credo non vada bene, è meglio investire su qualcuno che passa l'esame per la seconda volta senza aver studiato, o studiato poco, o meglio attentamente, gli artisti di Gylles sono una vera delusione, il terzo artista è quello che mi piace piu di tutti, colori a caso, senza logica, almeno è ordinato, ogni quadro è nominato, e in basso a destra c'è la firma, devo lavorare parecchio oggi, fino alle dieci di sera, quello che vuole è la tematica, io devo pensare a una tematica costruita a pennello per ognuno di loro. Tiro fuori dalla borsa il mio cellulare, vado su youtube, mi serve soltanto per ascoltare musica, quella che mi interessa di piu è quella degli anni ottanta, parto con Cinderella un gruppo mitico il cantante è Tom Keifer, è la sua voce unica, comincio con il numero uno, e sono gia le tre del pomeriggio, le dimensioni dei quadri sempre notevoli, le lasciamo cosi, quello che voglio cercare di fare è aggiustare il colore, il colore andrà dato su tutta la superficie della tela, deciderà l'artista il colore e come distribuirlo, il concetto è: "spazio pieno", l'artista numero due, i colori li utilizza tutti quanti e lo lasciamo cosi, la sua tematica:"Le varianti di ogni colore" si sceglie un colore e lo si sviluppa in tutte le sue varianti, il terzo ed ultimo artista, l'ordine è necessario, lo si vede, cerchiamo di radunare i colori ed inserirli all'interno di una tela, la sua tematica: "Ordine dei colori a caso", per ognuno di loro ho anche selezionato una gamma di colori da sviluppare, ma non solo anche delle forme geometriche interessanti. Il periodo che ritengo piu opportuno è quello Gotico, i colori, le forme, le strutture esagerate, sono quasi le dieci di sera mancano venti minuti, decido di rilassarmi per cinque minuti, mi guardo intorno e mi rendo conto che il suo lavoro da un punto di vista artistico è alquanto squallido, una dose massicia di marketing e proliferazione di artisti probabilmente in gamba ma non troppo, butto tutto dentro nella borsa, comincio a spegnere le luci, e mi avvicino alla porta per la chiusura tra le altre cose non ho neanche salutato la collega Rosemarie, spento tutto, chiamo Gilles, lui mi dice di avvicinarmi all'ingresso ed avvicinare il cellulare al microfono, come appoggio il cellulare al microfono, come per magia si accendono nuovamente le luci e poi si spegne tutto in un lampo. Resto a bocca aperta e me ne vado soddisfatta del mio lavoro, questa sera ci sarà Sigurd a casa e faccio in fretta, voglio passare al supermercato per acquistare una bottiglia di vino rosso e del pollo allo spiedo sono sicura che le altre hanno gia preparato tutto e aspettano me ma soprattutto lui, curiose come non mai, il supermercato sta per chiudere e mi lancio dentro in un lampo, sono elettrizzata e contenta, credo che la collega rimarrà sorpresa del mio lavoro, ci tengo a fare bella figura, sono sempre molto concentrata in quello che faccio, afferro al volo una confezione di pane, maionese, il vino l'ho già scelto, mi manca solo il pollo credo che sia rimasta ancora qualche confezione al banco della macelleria, mi avvicino e ne sono rimaste tre, ne prendo due per sicurezza, vado alla cassa e pago, preferisco camminare farò prima che aspettare e prendere il bus, ho ancora i capelli raccolti, e la fascia in testa alla Gloria Estefan, se siete dei grandi intenditori di musica non potete non amare la Gloria, la copertina di uno dei suoi album è semplicemente stupenda, fascia in testa, camicia bianca, e gonna da ballerina, La conga è una delle mie canzoni preferite, assieme a tante altre. Sono quasi arrivata, allungo il passo, non vedo l'ora di rivedere Sigurd, sarà almeno un anno che non lo vedo. Sono davanti alla porta, sento gia Rosita la gallina urlare e Gilda la tigre incazzata come sempre, perchè qualcuno ha usato le sue cose senza chiederle il permesso. Entro in casa, le saluto e gli dico: ragazze, tra
un po arriva il principe, si girano e mi guardano e cominciano a ridere, Rosita mi guarda e mi prende le borse della spesa, e mi dice Sigurd è già arrivato è al piano di sopra, è stanco morto, ha fatto piu di due giorni di viaggio, mi sa che il tuo principe è messo male, quando ho aperto la porta era piu morto che vivo, ha lasciato le sue cose qui, le guardo e gli dico: vado al piano di sopra se volete potete cominciare a mangiare, mi raccomando lasciate qualcosa anche per noi, Rosita mi dice, noi cominciamo a mangiare poi ci guardiamo un film sul divano, se volete vi potete aggiungere. Sono io che mi tolgo le scarpe e vado su, come apro la porta, me lo ritrovo sul letto completamente nudo, mi avvicino con calma, comincio a spogliarmi, il mio corpo filiforme davanti a lui scompare, mi distendo di fianco a lui e comincio a baciarlo con dolcezza, adoro sfiorargli la schiena con le punta delle dita, le sue labbra sulle mie, è Sigurd che si muove si gira su un fianco, è felice di vedermi, divarica leggermente le gambe, se lo sfiora, con entrambe le braccia mi solleva e mi appoggia su di lui, sento la penetrazione, appoggio le mie mani sul suo petto, e comincio a muovermi lentamente, io e Sigurd lo abbiamo sempre fatto senza, un unico destino, un unico desiderio, mi sfiora dolcemente la schiena, ce l'ho completamente tattuata, il red dragon la copre del tutto, ci sono voluti cinque anni per finirlo, il tattuatore un antiquario, mio padre ha passato giorni interi a lavorare la mia schiena, le punte dell'ago sottilissime, ha ripulito ogni singola goccia di sangue, non c'è alcuna sbavatura, gli occhi del dragone sono quelli di mio padre, scaltro, ti ci puoi perdere dentro quello sguardo, Sigurd non smette mai di sfiorare ogni singolo centimetro di quel tattoo. Sono su di lui e mi muovo lentamente, sento la sua erezione farsi sempre piu intensa, è lui a venire sempre dentro di me, il suo sperma caldo, intenso, sono sempre io a godere, mi piace masturbarmi mentre sono su di lui, si eccita sempre mentre mi vede che mi tocco e godo, la sensazione è sempre unica, l'orgasmo ha il colore del miele, la pace dei sensi, si sente in un attimo, mi distendo su di lui, le sue dita sulla mia schiena, lo sento respirare, da quanto tempo che non ci si vede?Sigurd, mi bacia dolcemente, sei sempre tu nei miei pensieri, ci ho messo due giorni per arrivare, sono io che voglio sempre averti, nei miei pensieri e tra le mie braccia, sei il mio desiderio costante, mentre mi dice tutto questo sono io a tremare, Sigurd è il mio ragazzo adesso in questo momento, lo guardo per un attimo, è lui che mi dice: sei soltanto tu cosi Sophia, l'unico modo per fermarti è sposarti, quella lunga promessa che non vorrai mai fare, quel dire, si lo voglio, a quelle parole comincio a ridere, lo bacio ancora dolcemente, ti dirò si lo voglio, soltanto sotto una lunga pioggia tropicale a Recife, è Sigurd che mi prende tra le sue braccia, Sophia non cambierai mai, quelle parole potresti dirmele anche adesso, ma di mezzo ci sono sempre i tuoi problemi e la tua capacità di non riuscire a superare gli ostacoli, la tua malattia, è a me che importa di te, ti ammazzi per stare in piedi, la tua decenza interiore, il tuo equilibrio, se solo sapessi condividere con l'altro, ricordati che il tempo passa e non sarai sempre l'IRA, sono io a guardarlo con dolcezza, rimarrò sempre cosi, se decido di sposarti mi prometti di amarmi, Sigurd mi sorride e mi dice: si prometto di amarti sempre, sposami domani e mi bacia, aspetta la mia risposta, io gli sfioro le labbra e gli dico: ti sposo domani con la promessa del tuo amore, mi addormento sul suo corpo, chiudo gli occhi e il mio respiro diventa calmo ed intenso, amo Sigurd e la sua sicurezza, quel cominciare la mia giornata in modo diverso, la mia vita, la mia malattia con lui.
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