#faccio pena lo so :)
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help girl help n’altra crisi is coming help girl help
#help#lil rant#non penso di presentarmi all’esame domani#is that THAT bad?#è il mio primo anno e non nascondo che l’ho gestita MALISSIMO#ma ora non ha senso presentarmi#perderò un tentativo#ma ne ho ancora due comunque…#non sono stupida questo lo so (if I can have a little audacity)#se riuscissi a concentrarmi e ad impegnarmi asfalterei tutti (se solo riuscissi ecco)#il mio problema è la concentrazione#anche se prima ero un master della disciplina#poi ho finito il liceo e ora faccio così pena. ma così pena.#non penso sia la fine del mondo se non mi presento#l’unica cosa è che è già successo lunedì#però che devo fare: ho sbagliato. ho sbagliato tutto. e non posso cambiare il passato#che questo palo in testa mi risvegli or i don’t know what will.#mi sento così scema e inutile girl#manco lo studente so fare#che pena madonnaaaa#personal#text post
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siccome sto vivendo un periodo di vera crisi per la mia mania di controllo ecc se vi va questo è il mio vinted: https://www.vinted.it/member/80051825 non ce la faccio più a vederlo così pieno.
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Mi manchi lo stesso. Anche se non riesco a dirtelo, anche se faccio finta che non mi tocchi più. Anche se le nostre vite non si sfiorano più e tu ridi con qualcuno che non sono io. Anche se so che non è giusto, mi manchi lo stesso come non mi è mai mancato niente, come se tu fossi sempre l'unica cosa per cui vale la pena combattere.
#love#love quotes#love letters#aforismi#frasi#frasi belle#frasi bellissime#frasi dolci#frasi tumblr#frasi vere#frasi vita#frasi canzoni#frasi tristi#frasi italiane#frasi amore#frasi e citazioni#frasi pensieri#le migliori frasi#poesiadistrada#poesia#pensieri#citazione tumblr#citazioni#amore tumblr#amore a distanza#amore#ti amo#malinconia#tumbrl#writers on tumblr
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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Non la leggerà nessuno...è troppo lunga
Noi siamo nel nostro corpo e anche fuori. Non c’è nessuno che raccoglie il sudore con cui abbiamo aperto la portiera di una macchina in un pomeriggio estivo, non c’è nessuno che conserva lo sguardo con cui abbiamo guardato un cane in un’alba invernale. La nostra vita non ha un dio che la segue e neppure un dio che la precede. Si svolge in disordine, nel disordine delle altre creature. Da qualche parte c’è un albero che potrebbe rimproverarci di avergli staccato una foglia in un momento di distrazione. Non ricordiamo il nome di un vecchio che davanti a una fontana riempiva una bottiglia d’acqua. Non c’è un deposito per queste scene.
Ora ho il cuore come un pulcino e la punta si solleva, si apre, come se potessi nutrirlo di qualcosa. Posso solo scrivere, caro mio cuore, non posso darti altro a quest’ora. Sono le due di notte, non posso chiamare nessuno. Qui non ho neppure la connessione, non posso connettermi con qualche nottambulo in rete. Domani mattina, se vuoi, possiamo andare in un paese. Facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Io guardo e tu se vuoi mi fai paura, mi fai credere che ti stai spaccando, lo hai fatto tante volte. La morte passa per il cuore. O forse sei tu caro mio cuore a passare per la morte e io ti seguo mentre fingo di fare la mia vita, io sto con te, cerco di proteggerti perché sei tu che mi fai camminare, sei tu che ti gonfi nell’amarezza e ti fai timido nella gioia. Ora io potrei dormire, lasciarti solo in questa stanza. Non so cosa fai di notte quando non ci sono, quando mi giro nel letto per finire un sogno. Io e te insieme non abbiamo risolto niente, non ci siamo dati nessuna felicità, l’abbiamo sempre evitata. Io e te quando stiamo con gli altri siamo a disagio, perché parliamo tra di noi e non con loro. Ora tu sei diventato una ripida salita e vorresti che io salissi fino in cima. A volte ti fai lago con un mulinello in mezzo. E mi ricordo di quando stavi appoggiato al centro di una ragnatela. In macchina, quando prendevo un fosso, temevo che potessi cadere, come se nel corpo ci fosse il vuoto, come se avessi solo te caro mio cuore nel mio corpo. Per farti spazio me ne sono uscito pure io dal mio corpo, non so quando è accaduto. E non ho lasciato entrare niente, è un cinema senza sedie il mio corpo, una chiesa senza banchi. Sei di nuovo deluso questa sera, lo so, tu ti fai sempre deludere. La realtà non è il tuo posto, non so se il tuo disagio dipende da come marcia il mondo, penso che sia per altro, e non lo sappiamo né tu né io cosa sia.
Ora mi fai male o sono io che ti faccio male. Io so che non sei un muscolo ma una bestia. Chi vede in me una bestia è perché sta vedendo te. Io quando scrivo cerco di farti vedere, mi piace esporti ma non ci riesco. Come si fa a dire quello che sento adesso sulla tua punta, un misto di amaro e debolezza, una crepa e un coltello, tu sei una voragine con me dentro. Ma ogni cuore ha un peso, ogni cuore si strofina a un muro, ogni cuore ha un buio alle sue spalle che nessuno illuminerà mai. I cuori sono come i paesi, non ce ne sono due uguali. Comunque dovremmo farcela ad arrivare fino a domani e può darsi anche che ci sia il sole. Lo so che il sole ti piace e ti fa stare tranquillo. Non saremo felici, stanne certo, ci sarà sempre qualcuno che proverà a incentivare la nostra pena, a sminuire la gioia appena accenna a prendere corpo. Non sono paranoico, credimi, è che forse io e te non stiamo bene insieme, sappiamo solo spiarci, siamo troppo gelosi uno dell’altro. Ora non so più che dirti, che dire. Non ti so dare una soluzione, un luogo, una vita che ci possa esaudire. Posso darti la mia impazienza come tu mi dai la tua. So che fino a quando moriremo sarà sempre così, non avremo pace. E va bene, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto, chi voleva saperlo lo ha saputo...
Franco Arminio (Lettera al mio cuore)
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Love di https://www.tumblr.com/singinthegardns
Mi manchi lo stesso. Anche se non riesco a dirtelo, anche se faccio finta che non mi tocchi più. Anche se le nostre vite non si sfiorano più e tu ridi con qualcuno che non sono io. Anche se so che non è giusto, mi manchi lo stesso come non mi è mai mancato niente, come se tu fossi sempre l'unica cosa per cui vale la pena combattere.
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nelle ultime settimane ho realizzato di star vivendo intensamente da un bel po', di nuovo, un ciclo nuovo di interessi, e quella che ero prima, anche se lo sono stata solo per un poco, ancora, mi sembra lontanissima (lo è). quando ne divento consapevole, ormai sempre più all'inizio, poi sto male. mi fa stare male non riuscire a dedicarmi alle cose nella giusta misura e a lungo termine, riuscire a fare troppo solo di una sola cosa mentre tutto il resto non esiste più. a volte penso questa cosa mi sarebbe piaciuta quando ero quella lì, oggi non mi va, in questo periodo non mi va, in questi mesi non mi interessa. non mi sento mai me stessa perché una mia persona unitaria non esiste, non mi sembra di appartenere mai a niente né che niente mi appartenga. se proprio devo accettare di vivere a fasi vorrei poter esprimere il desiderio di vivere fasi più brevi, per non avere il tempo di costruirmi (o immaginare di costruirmi) una personalità intorno alla cosa del momento. all'inizio, quando ancora non riconoscevo il pattern, favorivo il cambiamento, che si impone sempre prepotente più all'interno che fuori; adesso non lo faccio più, so che è tempo sprecato, che mi passerà, e io faccio resistenza e passo gli anni a farmi mancare persone che sono stata, a sentirmi nessuno e non volermi definire, perché non voglio cambiare, perché a volte mi affeziono e mi piaccio e perché comunque non ne vale la pena se fra sei mesi devo rifare tutto da capo
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Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se potessi tornare studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento.
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi.
Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No.
Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia.
Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni.
Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi.
Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla.
Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri?
Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno?
Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità.
Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni.
E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi?
E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi.
Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato.
Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.
- Alessandro D'Avenia
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La mia mente vaga da sola e va in luoghi così lontani e isolati che nessun altro riuscirebbe a ritrovare la strada.La mia mente potrebbe viaggiare per migliaia di chilometri in pochi secondi, solo per tornare indietro con più domande sulla morte, sull’amore e sul significato dell’esistenza.Ho una mente che non riesco a raggiungere, un uragano di emozioni avvolto in un unico, enorme groviglio dentro la mia testa, che cerca di farmi impazzire. Ho una mente che non può davvero essere domata.
Resto a letto per giorni. Qualche ora dopo, potrei ritrovarmi su un tetto e urlare per l’intensa euforia che mi riempie le vene, con una magia che il mio corpo trova incomprensibile ma a cui si adatta lo stesso. Sono un’altalena terrorizzata, che un momento prima vola tra le stelle e quello dopo cade giù con tutta la sua forza. Ho così tanto amore da dare, eppure sono incapace di farlo. Dentro di me ci sono due mostri che combattono per un primo posto dove al vincitore non spetta altro che dolore.
Quando sono sovraeccitata, sono la regina del mondo. Me ne vado in giro con una sicurezza che nessuno può compromettere. Sono una vincente, sono imbattibile, posso fare qualsiasi cosa. Posso fare in modo che inizi a piovere. Posso far sì che smetta. Posso cambiare il modo in cui vedete il mondo e provo pena per chi non lo guarda attraverso i miei occhi. Mi dispiace per quelle povere anime che non riescono a trovare la luce alla fine del tunnel. Sono entusiasta, sono amorevole. Voglio vedervi felici, non voglio mai vedervi piangere. Voglio che dimentichiate le ferite che il mondo vi ha riservato, e che vediate tutta la bellezza che contiene. Sono in cima al mondo e niente e nessuno può toccarmi.
Poi crollo. Voi non siete voi e io non sono io. E il mondo sta per finire. Questa vita è la nostra punizione. È quello che ci spetta per aver pensato di meritare felicità e amore. Spegnete le luci e andatevene perché non c’è speranza e io morirò da sola. Se mi vedete piangere, fate finta che non stia accadendo perché niente di quello che direte cambierà il fatto che sono disperata e pronta a morire. Non potete salvare me, non potete salvare voi stessi. No, non uscirò stasera, andate senza di me ragazzi. Mi spiace che non riusciate a sentirmi presente. Mi dispiace di essere sempre così triste. Chiedo scusa se riesco a parlare solo di perdita. Scusate, perché non so più come parlare. Perché siete ancora qui? Andate, correte! Via! Non meritate una persona come me nella vostra vita, perché sono fatta di dolore e dovreste davvero andare, adesso. Non riesco a controllare ciò che faccio, le mie mani non mi appartengono. Non so dove sto andando.
Non è momentaneo. Non è una fase. Non è la parte in cui piombate da me per dirmi che le cose andranno meglio, perché non è quello che ho bisogno di sentire. Quello di cui ho bisogno, ma di cui non parlerò mai, è sapere se resterete o ve ne andrete. Se riuscirete a sopportare qualcuno che cambia continuamente personalità, come nel gioco dei mimi. Se un giorno vi sveglierete e deciderete che è troppo, che non potete gestirla.
Sono cose che non dirò mai perché sono troppo orgogliosa e perché non piangerò quando un giorno deciderete di allontanarvi da tutto questo. Farà male, ma non lo saprete mai. Mi squarcerà in due, ma vi mostrerò soltanto che non siete mai stati importanti per me. Non ci proverò, non supplicherò. Mi richiuderò la porta alle spalle nel momento in cui vi sentirò titubare, perché la vita mi ha già dato abbastanza lezioni su come essere sola.
Perciò, mi dispiace se pensate che io sia fredda, distante. Mi dispiace che parliate incessantemente della mia folle capacità di essere totalmente autonoma, a volte. Mi dispiace se, ogni tanto, vi sembro egoista o minacciosa. Posso soltanto mettere nero su bianco quello che sento. Se state leggendo, allora dovreste sapere che vi amo, nel miglior modo in cui posso farlo. L’unico modo in cui posso farlo.
(via huffpost)
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Ti volevo dire che qui c’hai sempre due braccia che t’aspettano, che non faccio niente, non mi faccio sentire, ho accettato silenziosamente le tue scelte, non ho smosso il mondo non l’ho fatto. E non chiedermi perché, non te lo saprei dire. Ti volevo dire che anche se non ti cerco, se non ti scrivo, se non ti chiamo, ti penso.
Ti volevo dire che a volte mi viene da prendere quel telefono e scriverti, e perdonami se non ho il coraggio di farlo, ti volevo dire che a volte vorrei lottare, ma non so se ci sia qualcosa per cui lottare, ti vorrei convincere che ne vale la pena, che potresti buttare tutto all'aria, ricominciare, e potresti non pentirtene.
cit.
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*Will raggiunge il Parco Rosewater, incontra una donna di nome Kelly, che assomiglia un pò a sua moglie Sarah, ma vestita in modo provocante e dotata di un carattere più aperto. Durante i loro spostamenti, sembra conoscere alcune cose che solo il protagonista e sua moglie potevano sapere, e si comporta in maniera molto seducente verso Will. Kelly accompagna l'eroe e lo aiuta a raggiungere un altro dei loro posti speciali, l'Hotel Lakeview. Will entra nel Pete's Bowl-O-Rama dove incontra Walter mentre parla con la bambina, che fugge appena vede Kelly. Dopo Walter rivela che il nome della bimba è Laura. Fuori Kelly dice a Will di aver visto Laura e cominciano a inseguirla. Arrivano così all'Ospedale Brookhaven, dove Kelly si sente male e si mette a riposare in una delle stanze dell'ospedale.
Will incontra Angela, svela il motivo della presenza di Angela e Walter a Silent Hill. Un articolo di giornale narra che Angela ha ucciso il padre, che abusava di lei con il consenso della madre.
Walter invece è stato preso in giro per anni dai suoi compagni per via del suo carattere. Ha ucciso il cane di un giocatore di football e poi ha sparato nella gamba al padrone. Appare chiaro che, al suo arrivo a Silent Hill, è impazzito vedendo che tutti si prendevano gioco di lui, e ha deciso di uccidere chiunque avesse incontrato. Inizialmente cerca di spiegare a Will perché abbia ucciso tutte quelle persone, ma poi si rivolta anche contro di lui, ma viene ucciso. Will prova vergogna ad aver ucciso Walter, e dopo ciò, Walter inizia a farsi domande sugli eventi che lo hanno portato in quella città e poi ad un tratto Sarah sparisce a causa di Lucyfer Morningstar e Will preoccupandosi per sua moglie trova una lettera:
"Nei miei sogni agitati,
vedo quella città.
Silent Hill.
Mi avevi promesso che un giorno
mi avresti riportato lì.
Ma non l'hai mai fatto.
Beh, ora sono lì da sola…
Nel nostro 'posto speciale
E ti aspetto…
Aspetto che tu
mi venga a trovare.
Ma non vieni mai.
E così aspetto, avvolta nel mio
bozzolo di dolore e solitudine.
So di aver commesso una cosa
terribile. Una cosa che
non mi perdonerai mai.
Vorrei poter cambiare
le cose, ma non posso.
Mi sento così patetica e brutta
mentre sono stesa qui, ad aspettarti...
Ogni giorno fisso le crepe
nel soffitto e tutto ciò a cui penso
è quanto sia ingiusto tutto ciò...
Oggi è venuto il medico.
Mi ha detto che posso tornare
a casa per un breve periodo.
Non è che sto migliorando.
E' che forse questa potrebbe
essere la mia ultima possibilità...
Sai cosa intendo...
Nonostante ciò, sono felice di tornare
a casa. Mi sei mancato tantissimo.
Ma ho paura, Will.
Ho paura che tu in realtà
non voglia che torni a casa.
Ogni volta che vieni a trovarmi,
So quanto è difficile per te...
Non so se tu mi
odi o ti faccio pena...
O forse ti disgusto solamente...
Questo mi dispiace.
Quando ho scoperto che
stavo per morire, non volevo
accettarlo in alcun modo.
Ero sempre arrabbiata e
me la prendevo con le persone che amavo di più.
Soprattutto con te, Will.
Ecco perché capisco
Se mi odi veramente.
Ma voglio che tu
sappia questo, Will.
Ti amerò per sempre.
Anche se la nostra vita insieme deve
finire in questo modo, non la cambierei
per nessuna cosa al mondo. Abbiamo
trascorso dei meravigliosi anni insieme.
Beh, questa lettera è durata
fin troppo, quindi ora ti saluto.
Ho detto all'infermiera di dartela
dopo che me ne sarò andata.
Ciò significa che quando la
leggerai, sarò già morta.
Non posso chiederti di ricordarmi,
ma non potrei sopportare che tu
ti dimenticassi di me.
Questi ultimi anni in cui
mi sono ammalata... Mi dispiace così tanto
per quello che ho fatto a te, che ho fatto a noi...
Mi hai dato così tanto e
io non sono stata capace di ricambiare
neanche una piccola cosa.
E' per questo che voglio che
tu continui a vivere la tua vita adesso.
Fa quello che è meglio per te, Will
Will...
Mi hai resa felice."
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Ho l'algo-ritmo nel sangue
Non riesco ad accettare il fatto che oramai l'algoritmo mi conosca meglio degli amici di una vita. Ricevo un sacco di video, reels, stories, quelle robe che ci si manda per generare un sorriso e a me non generano da sorridere anzi mi viene da dubitare dell'intelligenza delle persone che me li mandano. Ma come è possibile. Dovresti conoscere i miei gusti. Abbiamo condiviso serate, giornate, annate. Questo secondo te dovrebbe farmi ridere? Non so come interagire in questi casi. Si aspettano una risposta? Forse devo mandare una risposta. Ringrazio? O forse vogliono che mi metta a ridere digitando ahahaha ma io non voglio mentire anche se si tratta solamente di ripetere due innocue lettere per un pochino ahahahah. Non posso far capire quanto tutto questo mi faccia cagare, ché già lo sanno quanto me la tiro ma ho fatto credere di essere migliorato. Devo sembrare normale. Dimostrare apprezzamento ma vorrei pure smettessero ma poi se smettono chi cacchio mi caga? Il mio telefono vibra pochissimo e quando lo fa mi sorprendo e penso stia tirando gli ultimi. Sto bene con i video accuratamente selezionati nel corso di anni di passivo utilizzo di social. Ho educato l'algoritmo. Ora lui è dalla mia parte ma non posso uscire a bere una birra con l'algoritmo, almeno non ancora, magari con il prossimo aggiornamento sarà possibile. Posso uscire con i miei amici ma ora so che hanno gusti di merda e non apro manco più quello che mi mandano perché poi metti che il mio algoritmo pensa che i miei gusti stiano cambiando e decide di adattarsi di conseguenza e mi manda video di stand up comedians italiani. Ho molta paura. I comici italiani mi spaventano. "Ti mando un video di un comico che quando lo ascolto mi ricorda un casino te e il tuo stile di scrittura" cioè davvero secondo te faccio così pena? Eh ok, me la metto da parte. Cioè ci sta sono un morto di fame del resto, comprendo il tuo volermi dare il colpo di grazia. Ho deciso di usare delle emoji. Dovrei averle installate da qualche parte nel telefono. Mando la scimmia con le mani in faccia, quella funziona sempre perché non sai bene come interpretarla.
Ho provato a mandare altrettanti video di risposta, per far vedere che comunque faccio anche io parte di questo universo, però lo faccio senza nessuna voglia, mando cose a caso che nemmeno guardo perché tanto sono sicuro che dall'altra parte non saranno guardate. Ecco forse è questo il segreto. Ci si manda video che nemmeno si guardano solo per ricordarci della reciproca esistenza. Ma a questo punto non erano meglio gli squilli? O non sarebbe meglio ignorarsi e andare avanti. Ho eliminato molte persone dalla mia vita andando semplicemente avanti, ogni tanto le sogno ancora ma sono sogni di relativa importanza. Ecco questa è davvero una buona qualità che ho perfezionato nel tempo: eliminare e andare avanti senza serbare rancore. Mi spiace, certo, ma tutto è diventato simile alla mia infinita collezione di videogiochi. Alcuni li ho aperti e provati, altri li ho finiti, molti li ho accantonati. Me ne dimentico, lascio che prendano polvere, vado avanti con il prossimo. (Ho molta paura di espormi ancora più del necessario specialmente con te perché tu mi spaventi quasi più dei comici italiani contemporanei e non voglio essere costretto ad eliminare e andare avanti da te).
Quando scrivo mi chiudo e ho evitato di scrivere perché volevo essere aperto alle novità ma se le novità sono video di merda mandati da amici mentre magari stanno cagando anche no. L'algoritmo non deve mai andare in bagno. L'algoritmo vuole solo nutrirti mentre stai steso sul divano ad aspettare il video della durata massima di 15 secondi perfetto, prima di mandartene un altro subito dopo altrettanto giusto. Vorrei che l'algoritmo mi aiutasse anche con i rapporti umani e vorrei che tutti i rapporti umani avessero durata massima di 15 secondi, come me a letto.
Ero ad un'inaugurazione e c'era una ragazza incinta, le ho detto "Sai cosa sarebbe divertente? Se io ora andassi a svuotare la bottiglia di birra che sto bevendo e la riempissi con acqua e te la portassi e tu andassi in giro a bere facendo credere a tutti che ti stai allegramente sbronzando mentre sei incinta, non pensi sarebbe troppo divertente? Magari poi dici pure che è solo la terza e che ci stai andando piano, poi arrivo io e ti chiedo una sigaretta e tu me ne offri una e poi mi chiedi se ho droga e se possiamo andare in bagno a farne uso, come? Non lo trovi divertente? Che palle." Mi sono sentito come uno dei video che mi mandano i miei amici. Incompreso. C'è un intero cimitero di video non divertenti che vengono ignorati da qualche parte nei meandri oscuri del web.
Devo andare avanti con il mio libro ma devo sentirmi pronto. Mi è stato suggerito di leggerne un altro prima di tornare a lavorare sul mio. L'ho fatto ma ovviamente mi sono lamentato dicendo che non sarebbe servito a nulla perché IO so tutto e invece manco per il cazzo, avevano ragione. È bello quando ci azzeccano con le cose e ti consigliano un libro e il libro non solo è bello ma è pure utile e fa proprio al caso tuo. Durante le prime pagine di lettura me la tiravo come al solito "Figurati se sto libro mi piace, ma come si permettono, io so cosa voglio e cosa è giusto" ma già dopo poco era chiaro che non sapevo proprio nulla e il mio atteggiamento da coglione me lo dovevo mettere su da qualche parte. Forse è un bonus che ho sbloccato dopo aver ricevuto un milione di video sbagliati mandati da amici: numero 1 libro bello in omaggio.
Vogliono vedere la mani che si muovono. Sentirti sbagliare nella pronuncia. Fingere che non ti vengano le parole. Devi dargli l'Italia perché sono entrati nel locale per questo motivo. Entrano gruppi di persone e vogliono il caffè e glielo preparo. Il cappuccino è ancora uno schifo e talvolta ne faccio di così brutti che chiedo scusa. Dovrebbe essere naturale per me fare un cappuccino sono italiano che diamine, eppure no, non funziona, la schiuma non si monta e il latte resta piatto. Ma del resto posso dire che è così che lo beviamo noi italiani il cappuccino, che ne sanno i viennesi, io dico che questo è "il metodo originale superiore" e loro mi tirano soldi e scrosciano gli applausi. Entrano per l'italiano con il grembiule, come una scimmia nella sua gabbia in uno zoo decisamente razzista. Vogliono i cannoli e tutto quello che puoi raccontare riguardo la storia dei cannoli ma io non so niente dei cannoli così mi invento storie casuali e tutti ridono e si soffermavano sul movimento delle mani. Copio le battute dei comici italiani, a qualcosa sono serviti quei video orribili. Ricevo un sacco di mance che investo in cene da solo mentre parlo con cameriere a cui faccio pena. "Sei al primo appuntamento con un ragazzo, ti farebbe più schifo se lui si vomitasse o se si cagasse addosso? Non capisco perché il vomito sia più accettato della merda, anche tu la pensi così. Sì certo, capisco, vai pure, ci sono altri tavoli da servire" ma io lo vedo che il locale è vuoto e anche questa volta non vengo compreso.
Il dermatologo mi guarda i nei. Oramai trovarli è sempre più difficile con tutti i tatuaggi che mi sono fatto ma vedo che lui si diverte e anzi, forse sono come una copia della Settimana Enigmistica con la pancia per lui. "Sta facendo sport ultimamente?" e io sento che mi prende per il culo, se c'è una cosa che si capisce subito quando mi si guarda completamente nudo è che io non faccio sport. "Dottore siamo seri suvvia" gli dico sperando in un po' di clemenza. "Glielo chiedo perché queste macchie sono un fungo che spunta quando si suda molto, le prescrivo una pomata, deve applicarla una volta al giorno qua dietro la schiena, è un po' difficile da raggiungere come posto, ha qualcuno che la può aiutare nel farlo?" e lì mi sono sentito molto solo. No. Non ho nessuno che mi può spalmare la crema dietro la schiena. Ho quasi quarantanni e nessuno che mi spalma la crema. Ho un gatto ma figurati se lui lo farebbe. Ho molte piante. Ho moltissimi videogiochi. Ma sono solo. Ho amici che mi mandano video sbagliati e che stanno tutti lontani, dentro le loro chat nei rispettivi social. Ho l'algoritmo che mi conosce bene ma che non ha mani, non esce a bere con me. "In effetti no dottore, non ho nessuno a casa che mi può aiutare. Però posso venire qua, magari una delle sue assistenti potrebbe assistere me. Potrei pagarla, sto lavorando qualche ora in un bar siciliano, ricevo molte mance muovendo le mani come si addice a un italiano, potrei pagare volendo!" dico sperando di impietosirlo. Mi dice di tornare a settembre e di trovare una compagna nel frattempo.
Farò come gli orsi, spalmo la crema sulla corteccia di un albero e poi mi ci strofino sopra con la parte posteriore del corpo. Mi noteranno, "Aiuto!!! C'è un uomo seminudo che si strofina sugli alberi come un orso!!!" e qualche cacciatore sentirà le urla e accorrerà imbracciando il fucile ed esclamerà "È l'orso più glabro e pieno di tatuaggi e disgustoso che ho mai visto! Meglio porre fine alle sue sofferenze!" e non mi sparerà, perché sarà un cacciatore non violento, semplicemente avviserà i miei amici di smettere di mandarmi video di merda e piuttosto di venire a spalmarmi la crema dietro la schiena. Grazie amico cacciatore. Lui mi guarderà, sorridendo, e si toglierà il cappello e finalmente lo riconoscerò. "Non sono un cacciatore qualunque, sono l'aggiornamento dell'algoritmo che tanto desideravi. Rivestiti che andiamo a bere una birra, offro io".
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Settembre* e cambiamenti, le due cose che ho sempre fatto fatica ad affrontare.
Quella di ora non è la solita routine, non sono i soliti respiri, la solita vita. È un po' come l'orario provvisorio a scuola, te lo ritrovi ma non sai quando cambia. E quando cambia ti fa schifo comunque e vorresti fosse diverso, ci metti un po' a tirarne fuori il meglio.
(Fa caldo e freddo ma voi avete già il piumone?)
Irma, la mia prima bici bolognese, ci ha abbandonato, ruggine e san pietrini hanno spezzato il manubrio..Benvenuta Bulma!
C. non fa altro che studiare cose vecchie e ne inizia veloce già di nuove. L'ansia è sempre tanta e a volte ci servirebbe più ossigeno, ma da Ottobre potrebbe essere tutto finito e finalmente lei potrebbe frequentare un'università che le piace davvero. Siamo dovuti tornare in Lombardia per due giorni..aiuto.
Vorrei solo vederla felice e fare tante giravolte, sono stati mesi difficili, grigi e incompresi.
La tesi è bellissima e io sono tanto fiero di lei!
P.s. ripetendo storia per l'esame con lei ora so l'epoca Giolitti molto bene, credo..
Ospitiamo a tempo indeterminato E., una sua amica storica che cerca casa per iniziare la magistrale qui a Bolo mentre finisce gli ultimi dettagli per la laurea. Stiamo strettini e stressatini in 3 in casa, ma sembra di essere in una sitcom e troviamo il modo di sdrammatizzare sempre.
Vediamo serie TV: "The Bear" e "OMITB".
Io a lavoro sto praticamente cambiando tutto, collegh3, servizi, orari, luoghi. Per coprire le ore faccio tutti i giovedì, venerdì e sabato notte..Inizio a sentire i 30 anni e mi fa male il ginocchio. 15 mila passi a serata oh..
(Cercate "Nottambula" su Instagram).
Rastignano è lontana ma ci arrivo in meno tempo che a Barca, c'è molto silenzio per le strade, beat* loro la notte.
Da Novembre dovrei lavorare con orari differenti e più stabili, sempre salvo casini dell'ultimo momento by Comune di Bologna.
A me e a C. rode tanto non riuscire a fare più vita sociale se non la solita passeggiata per la spesa o per mangiare qualcosa al volo, ci stiamo perdendo un po' di serate carine del weekend, Bologna va tanto veloce, come sempre. Ti riacciufferemo, occhio a te!
Siamo un po' dei fantasmi con amic3 e ci dispiace, prevedo seratine giochi da tavolo in casa e uscitine indie.
(Dobbiamo ancora fare la "serata proiettore", film da consigliare per serata trash tra amiki?)
Sto suonando e cantando un po' di più anche grazie a G., qualche ginseng di troppo mi farà schizzare il cuore, ma ne vale la pena per la musica. Da novembre spero di mollare il lavoro di notte, spararmi qualche jam in settimana e aiutarlo di più con la band, sento che sta andando meglio.
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Settembre è sempre stato così, "provvisorio".
Con l'asterisco.
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quando il gruppo si riunisce al completo, un venerdì sera va più o meno così. ci ritroviamo al solito bar, gestito da una tipa che ormai ci vuole e le vogliamo bene, ci chiede sempre come va e nota ogni volta un dettaglio "Hai cambiato tinta blu!" "Hai tagliato i capelli!". iniziamo chi con degli spritz chi con della birra, siamo sempre felici di vederci e più o meno la prima mezz'ora passa con frasi come Oooh ma quant'era che non ci vedevamo!!, abbracci e teste sulle spalle che intervallano i discorsi. siamo un gruppo di laureat e laureand in filosofia - attorno ai quali ruotano partner e amic di qualcun di noi - piuttosto sfigaty, non di quelli vestiti bene con una prospettiva di futuro: gente di provincia con un profondo odio di classe transfemminista che attende la lotta armata, a parte me e A. tutti depressi, e senza paura nei confronti delle scomodità perché tanto - cito - "Si fa tutto". qualcuno ha 28 anni e sta ancora scrivendo la tesi, qualcuno ha iniziato il dottorato, qualcuno viene sfruttato per 500€ al mese. quando arriva il momento di passare dallo spritz al negroni, C. racconta un'insolita esperienza sessuale che non ha gradito, facendo nascere confronti infiniti tra J. e M. che devono sviscerare i dettagli della cosa. Verso l'una qualcuna tira fuori le parole crociate e il gruppo si divide tra chi cerca di indovinare le definizioni e chi continua a parlare di chissà cosa - io provo a giostrarmi tra le due fallendo in entrambe. qualcuno va a fumare e fa avanti e indietro, quando rientra fa finta di nulla ma a fine serata si scopre che in quelle intime pause sigaretta a due o a tre si confessano segreti. C. è ubriaco - quando beve gli prende qualcosa che chiama "vena pansessuale", smette di essere etero e mi propone di fare sesso. in effetti in quel tavolo gli incroci negli anni sono stati parecchi ma tra noi due mai, non ci avrei mai pensato però e mi pare un po' strano che me lo dica così, poi mi rendo conto che non so neanche quanti negroni abbia bevuto quindi ha senso: gli dico che gli voglio bene ma magari un'altra sera. M. confessa a J. di essere innamorato di C. e quando il pettegolo me lo racconta la prima cosa che diciamo è Cazzo ecco perché sta così male! ci mettiamo settant'anni a prendere la via di casa, C. prova a picchiarsi usando le nostre mani mentre A. è l'unica che ride sguaiatamente alle cose che dico mentre cerco di trascinarli via. ci salutiamo pregando M. di ricordarsi di far mangiare C. domani, perché si dimentica di farlo ogni giorno e se non fosse per lui si potrebbero contare sulle dita di una mano le volte in cui mangia in una settimana. C. reggendosi a mala pena in piedi prima di salutarmi mi dice Adesso ti darò un bacio ok? io rispondo NO non farlo grazie, ti voglio bene segui L. e vai a casa, e mi chiedo Ma perché cazzo gli è presa così stasera. saluto gli altri e J. viene via nella mia stessa direzione, M. convinto di smascherare chissà quale segreto mi chiede Ma quindi tornate a casa insieme stasera??!! e io per l'ennesima volta gli devo ripetere che J. sta andando a dormire dalla ragazza che abita vicino a me, aggiungendo che ormai sono passati anni da quando scopavamo. alle interminabili ore 3:00 finalmente le nostre strade si dividono e io faccio l'ultimo pezzo di strada con J. che più che un amico per me è un braccio o un rene. oggi l'ho visto per la prima volta con la sua ragazza in un momento di tenerezza e mi sono sembrati innamorati, è bello vedere le persone che amo felici. ed è bello anche essergli accanto quando mi dicono che stanno male. da fuori forse sembriamo uno sgangherato gruppo di strambi maniaci, ma l'ambiguità ci piace anche quando non accade niente, la chiacchieriamo più di quanto non la pratichiamo davvero, e quella che più ci riesce è l'ambiguità emotiva - col cazzo che l'amore romantico è più importante dell'amicizia che abbiamo. ci prendiamo cura l'uno dell'altra: con una birra, con medicine, con la febbre la depressione la povertà la tesi i problemi d'amore, ci siamo.
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Come scivola il tempo, leggero e impalpabile sotto le nostre scarpe, ruvido nel ventre e aspro nella memoria. Sopra il filo argentato una fitta costellazione di incerti futuri, e quale sia il mio ancora non so, non riesco a percepirlo. Mi sfugge quel che sento, sto bene, sì ma quanto? E come? E poi, ne vale la pena, se è così, o potrebbe essere altrimenti? Il fatto è che si abitua spesso e velocemente a ciò che ti fa sentire vivo: la fame, una ferita, la velocità, l'esigenza verso un corpo, il potere e la scommessa. Scommettiamo che riesco ad avvicinarmi tanto al cuore di un uomo da potergli leggere negli occhi quel che ha scritto nel destino? Io ho trovato me. C'ero io, là in fondo e credevo fossi lontana abbastanza, solo quel poco di anni che a una vita umana spetta, in paragone al Mondo e alla Specie... quasi il nulla cosmico, ma c'ero io.
Gli sfoghi sono il rimedio indispensabile agli accumuli. Evviva gli sfogli autentici! Quelli liberatori, quelli genuini, spontanei e sinceri! Quelli intrappolati nello ioide che lacrima emozioni represse! Quelli utili e necessari. Quelli diversi da questo, che è, purtroppo, evidentemente evitabile e controverso se relazionato alla dimensione del caos in cui grufolo senza mordere un accidenti. Non sono in vena di scrivere e non so perché lo stia facendo. Ogni qualvolta sento il bisogno di sfogarmi, in senso letterario intendo, voglio cominciare con qualcosa di autentico, ma non lo è mai. Questo perché uno sfogo, inizialmente, non è mai autentico. È sempre filtrato e deve cominciare con la buccia che man mano si svilisce e la polpa vede luce e origina in sé stessa l'esemplare natura conferitale, sublime presa di coscienza dell'utilità e della proficua sostanza intrinseca in ognuno. Lo sfogo è un urlo, dedicato a chi è lontano. Lo sfogo non è sempre rivolto ad altri, spesso è dentro di noi, ed è per questo che, se devo sfogarmi, mi chiudo in me stessa e faccio la solitaria. Gioco le carte a mio piacere, scelgo di vivere a modo mio, senza mai far del male agli altri. Faccio la solitaria perché non credo nella coppia, nei terzetti, nel gruppo e nella squadra. Credo in quel che penso e vivo in quel che faccio.
Sono quel che sono e ritengo giusto seguire il mio pensiero, ora al culmine dell'egocentrismo. Mi tengo in disparte, mi avventuro dentro i rovi districati della passione, scivolando sulla vita come lente caravelle.
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Sono fatta di sere d’estate, di sorrisi, di sole e di amore. Ho la testa tra le nuvole e gli occhi pieni di stelle. Conservo il mio cuore da bambina, custodisco i miei sogni. Mi dicono che sono forte ma nessuno sa quante lacrime mi asciugo da sola nel silenzio della notte. Quante volte sono caduta e mi sono rialzata. Quante volte ho dovuto ricominciare e mi sono curata le ferite da sola. E lo so che fa male mettere il cuore in ogni cosa che faccio ma non so essere diversa da così e il cuore ce lo metto sempre. Perché chi è sensibile sente tutto, sente il doppio. E anche se è faticoso ne vale la pena. Vale sempre la pena amare.
Chiara Trabalza
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