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Giornata Mondiale del Diabete: Sensibilizzazione, Prevenzione e Solidarietà Globale. Recensione a cura di Alessandria today
Il 14 novembre si celebra la Giornata Mondiale del Diabete per promuovere consapevolezza, informazione e supporto per chi vive con questa patologia cronica.
Il 14 novembre si celebra la Giornata Mondiale del Diabete per promuovere consapevolezza, informazione e supporto per chi vive con questa patologia cronica. La Giornata Mondiale del Diabete, che si celebra ogni anno il 14 novembre, rappresenta un’importante occasione di sensibilizzazione a livello globale. Questa giornata, istituita dall’International Diabetes Federation (IDF) e…
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Il comune di Campobasso partecipa al “Progetto Cuore” dell'Istituto Superiore di Sanità
Il comune di Campobasso partecipa al “Progetto Cuore” dell'Istituto Superiore di Sanità. L'Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute sono da anni impegnati nella sorveglianza, prevenzione e contrasto delle malattie non trasmissibili, nonché nella ricerca delle cause che le determinano, anche attraverso la conduzione di indagini volte a descrivere lo stato di salute della popolazione adulta in Italia. Nel 2023 è stata avviata una nuova indagine che si propone di valutare la distribuzione dei fattori di rischio delle malattie non trasmissibili e la prevalenza di alcune condizioni a rischio (come ipertensione arteriosa, obesità, ipercolesterolemia, diabete, ecc), favorendo l’individuazione degli ambiti in cui è necessario realizzare strategie di prevenzione, diagnosi ed assistenza. L'indagine si svolge in diverse regioni italiane. Nell'ambito della Regione Molise, il Comune di Campobasso è stato scelto per partecipare a questa nuova indagine di popolazione. A partire da gennaio 2024, uomini e donne di età compresa fra i 35 e i 74 anni, selezionati casualmente tra i residenti del Comune di Campobasso, riceveranno l'invito a partecipare all'indagine mediante lettera postale. Le persone che prendono parte all'indagine vengono sottoposte, gratuitamente, ad esami (misurazione pressione, peso, altezza, prelievo di sangue, analisi urine) e alla raccolta di informazioni sugli stili di vita attraverso questionari presso il Presidio Ospedaliero A. Cardarelli di Campobasso. L'indagine è coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità e promossa dal Ministero della Salute. «L’iniziativa – ha dichiarato la sindaca Paola Felice - riveste una grande importanza ai fini della prevenzione e della ricerca, invito pertanto i cittadini selezionati ad aderire, onde contribuire a conoscere, prevenire e sconfiggere patologie incisive e rischiose per la propria salute, con positive ricadute sulla qualità della vita e sulla salute pubblica. Ringrazio l'Istituto Superiore di Sanità, che ha voluto inserire il Comune di Campobasso tra quelli interessati dall'indagine, l'ASReM - Azienda Sanitaria Regionale del Molise e l'UNIMOL – Università degli Studi del Molise per il contributo all'organizzazione ed esecuzione dello screening di popolazione a livello locale».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Obesità: i progressi sulla malattia del 2023
L'obesità è una malattia. Secondo gli studiosi non dobbiamo più considerarla come la semplice conseguenza di comportamenti sbagliati, ma come una malattia multifattoriale e sistemica. Cosa significa? Significa che la sua origine non sta solo in uno stile di vita inadeguato ma anche, per esempio, nella genetica e che può avere gravi conseguenze su diversi organi e apparati del nostro organismo. Il 2023 ha rappresentato un anno importante per la lotta al contrasto dell'obesità. Attraverso le nostre pagine abbiamo cercato di tenerci sempre al passo aggiornando sui nuovi studi e continuiamo a farlo ricordando che ci troviamo di fronte a un'emergenza mondiale. Si calcola che entro il 2035, metà della popolazione mondiale, non solo nelle società industrializzate, sarà obesa o in sovrappeso. Obesità: malattia che può rubare fino a sei anni di vita L'obesità può rubare fino a 6 anni di vita. E' una delle evidenze emerse durante l’84° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), in corso a Roma fino al 17 dicembre. I chili in eccesso, hanno sottolineato gli studi presentati, sono il viatico di malattie cardiovascolari causa di un'aspettativa di vita più breve. In Italia sono 400.000 le persone che presentano obesità e scompenso cardiaco. Si calcola che l'80% dei pazienti con scompenso cardiaco sia anche obeso. La combinazione delle due patologie desta allarme poiché nell'85% dei casi può portare a eventi cardiovascolari gravi e ridurre l'aspettativa di vita di 6 anni. Numeri che possono facilmente aumentare se si considera che nel nostro Paese ci sono 6 milioni di persone obese e 1 milione di pazienti con insufficienza cardiaca. ICM o girovita? Se siamo arrivati a questi numeri, sottolineano i cardiologi della SIC, è anche perché finora abbiamo adottato un metodo di misurazione dell'obesità non utilissimo. Per diagnosticare sovrappeso e obesità, distinta, quest'ultima, in lieve, moderata e grave, si è soliti considerato l'ICM, l'indice di massa corporea. L'ICM è un parametro biometrico che mette in relazione il peso di una persona con la sua altezza. Nella valutazione dell'obesità, però, non è importante solo calcolare la quantità del grasso corporeo ma anche la sua distribuzione. Gli studiosi, infatti, hanno evidenziato un rischio maggiore per la salute nel grasso viscerale. Dunque, non cerchiamo la risposta esclusivamente dalla bilancia ma soprattutto nel metro. I medici indicano che il girovita ottimale, in linea generale, deve essere minore di 88 cm nelle donne e 102 negli uomini. Nello specifico, per garantire una buona salute cardiovascolare, deve risultare meno della metà dell'altezza. Il semaglutide Il 2023 è stato un anno di svolta per il trattamento dell'obesità e di tutte le malattie a essa collegate grazie alla semaglutide. La semaglutide è una molecola appartenente alla categoria degli agonisti del recettore del GLP-1. La sua somministrazione consente un controllo costante della glicemia. Utilizzato per curare il diabete di tipo 2, si è rivelato molto utile nel trattamento dell'obesità. Riducendo la quantità di grasso corporeo, si riducono automaticamente le possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari. Secondo la rivista scientifica Science è stata la scoperta dell'anno. In copertina foto di Gesina da Pixabay Read the full article
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Taobuk 2023 a Taormina
Dal 15 al 19 giugno 2023 si terrà la XIII edizione di Taobuk Festival SeeSicily, ideato e diretto da Antonella Ferrara e il tema portante quest'anno è Le libertà. La kermesse, che si svolgerà nei luoghi più significativi di Taormina, ospiterà scrittori, intellettuali, scienziati e artisti provenienti da 30 paesi, chiamati a esplorare, in 200 eventi, la libertà da molteplici punti di vista e discipline, dando vita a un osservatorio mirato a privilegiare le dinamiche del presente e le prospettive sul futuro. Il festival, che celebra la letteratura in relazione con le altre arti e le scienze, anche quest'anno assegnerà i Taobuk Award e i premi per la Letteratura 2023 saranno conferiti alla francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022, l’iraniana Azar Nafisi e la statunitense Joyce Carol Oates, tre figure femminili, affini nella difesa della libertà personale e dei diritti civili. Il Taobuk Award Scienza 2023 è stato assegnato allo scrittore e saggista David Quammen che al Festival rifletterà su salute e libertà e sulla divulgazione scientifica. La scienza è ispiratrice del Taobuk Da Vinci Award, conferito a personalità che si sono distinte in particolare nel campo medico-scientifico, vinto per il 2023 dal giapponese Shinya Yamanaka, Nobel 2012 per la Medicina, l'americano Gregg Leonard Semenza, Nobel 2019 per la Medicina e la Fisiologia, l'israeliano Tal Dvir, esperto in biotecnologie e Camillo Ricordi, specialista mondiale nel campo dei trapianti per la cura del diabete. La consegna dei Taobuk Award 2023 è prevista per sabato 17 giugno, nel corso dell'ormai tradizionale Taobuk Gala che il festival organizza al Teatro Antico di Taormina. Durante la serata-evento condotta da Antonella Ferrara e Massimiliano Ossini, trasmessa il 24 giugno su Rai Uno e, per la prima volta, su Rai Italia, sarà premiato anche il cinema italiano con il regista Marco Bellocchio, la montatrice Francesca Calvelli e l'attrice Valeria Golino, oltre all’artista Giuseppe Penone, la cantautrice e scrittrice siciliana Levante e Giulia Staccioli, coreografa e fondatrice della compagnia di danza Kataklò, protagonista di un momento di spettacolo durante la serata, e il violinista e compositore tedesco David Garrett che si esibirà insieme all’Orchestra Sinfonica del Teatro Massimo Bellini di Catania diretta dal Maestro Gianna Fratta. Il Festival si apre con la poetessa cilena Carmen Yáñez, il fotografo Daniel Mordzinski e il produttore cinematografico Massimo Vigliar che ricorderanno lo scrittore Luis Sepúlveda, il primo assegnatario del Taobuk Award nel 2004 e Daniel Pennac, per la prima volta al Festival, presenterà Capolinea Malaussène, capitolo conclusivo del famoso ciclo. Nella sezione del Festival dedicata a Scienza e libertà, Taobuk festeggia i 100 anni dalla fondazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche con diverse iniziative curate dal giornalista Massimo Sideri. L'omaggio allo scrittore Italo Calvino, nel centenario della sua nascita, avrà come protagonisti Maria Chiara Carrozza e l’architetto dello spazio Valentina Sumini in un dialogo sulle città del futuro, o città invisibili. Al futuro delle nostre società e delle Università in relazione alla profonda evoluzione culturale, geopolitica e tecnologica in atto nel pianeta è dedicato il terzo Convegno internazionale di studi dell'Università degli studi di Messina che vedrà la partecipazione di scienziati di altissimo livello. Per la sezione dedicata alle arti visive, TaoBuk quest'anno collabora con il Museo MAXXI di Roma nell'allestimento della mostra personale di Isabella Ducrot, La bella Terra, che sarà inaugurata il 16 giugno dal direttore del MAXXI Alessandro Giuli, ed è aperta fino al 27 agosto. Il 15 giugno sarà inaugurata Le Grand Bleu all'Ex Chiesa del Carmine, la mostra di Velasco Vitali ispirata dall'omonimo film di Luc Besson. Read the full article
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Ogni anno oltre 400.000 mila persone nel mondo sono uccise dal cibo (fonte OMS). E parliamo solo delle vittime “a breve termine”, stroncate in pochi giorni da intossicazioni alimentari. Perché quelle uccise dagli “effetti a lungo termine” dell’alimentazione sono ogni anno almeno 10 milioni (fonte Lancet, Fondazione Veronesi) tra disturbi cardiovascolari, diabete, alcuni tumori, ecc. —— Eppure nessuno si sognerebbe mai di smettere di mangiare per quel rischio di beccare un alimento contaminato. Perché abbiamo chiara in mente l’alternativa: ovvero la certezza di morire di fame. Così scegliamo l’opzione con meno probabilità di eventi avversi: mangiare. ———— Anche le cinture di sicurezza uccidono. Il 20 novembre 2018 in Campania a un poliziotto la cintura di sicurezza ha reciso la carotide, uccidendolo. E pochi mesi prima l’ex sindaco di San Vito dei Normanni, persona meravigliosa e che avevo il privilegio di aver conosciuto, è morto nella sua auto in fiamme incastrato dalla cintura di sicurezza. ———— Eppure nessuno si sognerebbe mai per questi rari e singoli episodi, di non mettere più la cintura. Perché abbiamo chiaro in mente che morire senza cintura è molto, molto più probabile che morire per la cintura. ————— E lo stesso potremmo dire di qualsiasi attività umana: uscire di casa potrebbe uccidere, restare in casa potrebbe, fare la doccia, andare in auto, fare un tuffo, giocare a calcetto e così via. Prendere tanti farmaci che abbiamo in casa (vedi effetti indesiderati dell’aspirina, giusto per citare il più diffuso) potrebbe uccidere. Eppure ogni giorno, senza nemmeno saperlo, scegliamo qualcosa di raramente rischioso - ma rischioso - non solo per sopravvivere, ma anche solo per non annoiarci. —————— E i vaccini anti-Covid? A oggi l’AIFA ha ricevuto 498 segnalazioni di decessi post-vaccino in Italia in 8 mesi. Sono appunto segnalazioni. Sono cioè decessi avvenuti dopo il vaccino, non necessariamente per il vaccino, che i medici o i famigliari hanno voluto segnalare. E l’AIFA li registra. Poi si vedrà se saranno morti da vaccino o meno. Intanto registra. E basti pensare che tra questi 498 sono incluse persino persone morte a 104 anni o 133 giorni dopo la somministrazione per capire che l’AIFA registra proprio tutto. ——————— Per l’Aifa di questi 498 decessi solo 7 sembrano correlabili al vaccino. Ma noi non ci stiamo, e decidiamo che sono tutti morti di vaccino. Tutti. Anche la signora di 104 anni. Sono tanti? Sono pochi? ——————— Visti così anche uno solo è tanto. Uno solo è troppo. Ma è come se stessimo considerando i danni del cibo senza contare i danni del non nutrirsi. O i danni della cintura di sicurezza senza contare i danni del non indossarla. Eppure sul vaccino a milioni cadono in questo inganno diffuso da spregiudicati complottisti in cerca di fama e denaro, o da giornalisti in cerca di click o di copie. ————————— Se quelle 498 persone sono davvero state uccise dal vaccino, significa che il vaccino - nella peggiore delle ipotesi - causa 0,75 decessi ogni 100.000 somministrazioni. Il Covid, da cui il vaccino protegge (così come la cintura di sicurezza protegge dagli incidenti) ne ha fino a oggi uccise 2.900 di persone ogni 100.000 infetti. ————————— Scegliere di prendere il Covid che ha un rischio pari a 2.900, per paura del vaccino che ha un rischio di 0,75 (nella nostra ipotesi che tutti, ma proprio tutti i segnalati sono morti di vaccino) è esattamente come correre in auto senza cintura per il timore di rimanere uccisi dalla cintura. Lo fareste a vostro figlio? Emilio Mola
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Verifichiamo se davvero il «modello Italia» sia «imitato in tutto il mondo». Jogging, uscite coi figli e uso degli spazi pubblici negli altri paesi.
In questi giorni di emergenza coronavirus, molti organi d’informazione, uomini politici ed «esperti» italiani ci ripetono che «in tutto il mondo l’Italia è un esempio», che tutti i governi – chi prima e chi poi – ci stanno seguendo sulla strada del lockdown con chiusura di scuole, fabbriche, uffici, luoghi pubblici e norme severe di distanziamento sociale.
Ogni volta che un paese entra nella grande famiglia dei «chiusi per Covid-19», parte una specie di ola, di applauso mediatico, a dargli il benvenuto dalla parte giusta del fronte. «Anche la Russia chiude bar e ristoranti!», «Coprifuoco in Ungheria», evviva!
Al contrario, i paesi non-all(in)eati vengono additati come folli, indifferenti alla salute dei cittadini, e ci si prepara a recitare un «noi ve l’avevamo detto», per quando finalmente si renderanno conto di avere sbagliato tutto.
A noi sembra che questa sete di conferme internazionali dimostri in realtà una certa insicurezza, o quantomeno il bisogno di mezzo gaudio nel mal comune.
In realtà, le situazioni dei vari paesi non sono davvero paragonabili, perché sono diversi i sistemi sanitari, le risorse, la demografia, le fonti giuridiche, i territori e i numeri del contagio.
Tuttavia, crediamo sia interessante verificare più da vicino se davvero il «modello Italia» sia stato «imitato in tutto il mondo» e quali siano le principali differenze, specie rispetto alle attività all’aria aperta, alle uscite con i figli e all’utilizzo degli spazi pubblici.
Questo perché certe regole non dipendono tanto – o non solo – dai livelli di contagio o dalle abitudini di un paese, quanto piuttosto da una diversa interpretazione di ciò che è salubre e ciò che non lo è in presenza del virus Sars-Cov2.
Ecco una carrellata, senza pretese di scientificità ma utile a farsi un’idea.
■ Cominciamo dalla Germania, dove le misure di contenimento sono scattate il 16 marzo.
Nel presentarle, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che:
«Frequentare gli spazi pubblici è permesso da soli, o in compagnia di un’altra persona soltanto, oppure insieme ai propri conviventi. Andare al lavoro, fare la spesa per beni di prima necessità, curarsi, partecipare a esami e incontri essenziali, assistere gli altri e fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente [selbstverständlich] sempre possibile» purché ci si mantenga a un metro e mezzo di distanza.
Restano aperti i mercati settimanali.
Non ci sono autocertificazioni o documenti da presentare quando si esce.
■ In Francia le misure di contenimento del contagio sono entrate in vigore dal 17 marzo e per almeno 15 giorni.
Di tutti i paesi che abbiamo preso in esame, la Francia è l’unico dove ci siamo imbattuti in un documento simile all’autocertificazione italiana. Il modulo però non è mai cambiato, è lo stesso dall’inizio dell’emergenza. [Correzione: è cambiato una volta, il 25 marzo scorso, come spiegato nei commenti qui sotto.]
Le uscite da casa sono permesse per i soliti bisogni necessari, per il lavoro, oltreché per passeggiate e attività fisica, purché da soli o in compagnia del proprio nucleo familiare, per un’ora al giorno, in un raggio di un chilometro, cioè un’area di 3,14 km quadrati e un perimetro di 6,28 km.
Se trasgredisci le regole, rischi 135 euro di multa. In caso di recidiva (2 violazioni in 15 giorni), diventano 1500. 3 volte in un mese diventa infrazione penale, con 6 mesi di carcere e 3750 euro di multa.
■ Il Coronavirus Act è una legge del Regno Unito dal 23 marzo e resterà in vigore almeno per tre settimane.
È vietato incontrarsi in luoghi pubblici in più di due persone, a meno che non si sia conviventi. Ai funerali possono assistere i parenti più prossimi.
Bisogna stare a casa, se non per: acquisti necessari; motivi di cura o di lavoro; una forma di esercizio fisico al giorno – corsa, bici, passeggiata – da soli o con i propri conviventi;
Bisogna sempre mantenere due metri di distanza dai non-conviventi e limitare il più possibile il tempo passato fuori.
Se non rispetti queste regole, la polizia può farti rientrare a casa; disperdere un assembramento; arrestarti se non segui le indicazioni e opponi resistenza. Può multarti per 60 sterline, ridotte a 30 se paghi entro 14 giorni. Ogni volta che sei recidivo, la multa raddoppia.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Svezia il governo sta prendendo misure relative all’economia e alla gestione della salute. Il Primo Ministro ha parlato alla nazione il 22 marzo. Non ci sono però leggi o decreti che regolino il distanziamento sociale.
Chi non sta bene o presenta sintomi, è invitato a restare a casa e a non recarsi a scuola o sul posto di lavoro.
Vengono dati consigli specifici agli over 70, come stare a casa, evitare i mezzi pubblici, ecc.
Scuole superiori e università sono invitate a implementare la didattica on-line.
Per quanto riguarda le attività fisiche, ecco cosa dice l’Agenzia di Sanità Pubblica di Svezia (Folkhälsomyndigheten) nella sua pagina di FAQ sul Covid-19:
«Esercizio fisico e pratica sportiva sono benefici per la salute pubblica, queste attività devono continuare. Non vi è necessità di annullare allenamenti, partite e tornei locali, palestre e centri sportivi possono restare aperti. Tuttavia, queste attività devono essere regolate per ridurre al minimo il rischio di contagio, seguendo le indicazioni per gli eventi con meno di 500 persone [testo in svedese].»
■ Dal 17 marzo in Belgio sono state rinforzate le misure di contenimento, con la raccomandazione di non uscire se non per andare al lavoro, in banca, alle poste, nei negozi di alimentari, dal medico, dal benzinaio e per aiutare persone bisognose.
L’esercizio all’aperto è permesso e raccomandato, insieme ai propri conviventi o al massimo con un’altra persona. Le uscite con la famiglia sono permesse.
■ In Olanda misure restrittive sono entrate in vigore dal 23 marzo.
I funerali, i matrimoni, le riunioni religiose o politiche sono permesse, con al massimo 30 persone e purché i partecipanti mantengano una distanza di 1,5 metri. Sono vietate riunioni in luoghi pubblici con più di tre persone non conviventi.
Passeggiate e attività all’aperto sono consentite. Parchi, giardini e spiagge restano aperti purché possano garantire gli standard igienici previsti e le persone possano mantenere un metro e mezzo di distanza tra loro.
I bambini di meno di 12 anni possono giocare insieme, purché sotto la supervisione di adulti che stiano ad almeno un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri.
■ Nello Stato Spagnolo dal 14 marzo c’è lo «stato di allarme, eccezione o assedio» su tutto il territorio.
Ci sono provvedimenti diversi per ciascuna comunità autonoma.
Il Real Decreto 463/2020 del 14 marzo dichiara che si può uscire per acquistare alimenti e farmaci, per motivi di cura, lavoro, assistenza ad anziani, minori, disabili e vulnerabili, per cause di forza maggiore, situazioni di necessità e qualunque altra attività di natura simile. Tutte queste attività devono svolgersi individualmente, salvo che si accompagnino minori, anziani, o per altre cause ben motivate.
Le trasgressioni sono punite ai sensi della Legge Organica 4/1981 sullo «stato di allarme, d’eccezione o di assedio». Per i casi meno gravi, multe da 100 a 600 euro.
Il governo nazionale ha specificato che le attività all’aperto e dei bambini al parco sono proibite. Si può portare il cane a pisciare.
Per quanto riguarda i divieti, dunque, la situazione spagnola è la più vicina a quella italiana. Con la differenza che là non ci sono documenti o autocertificazioni da portare con sé. [Aggiornamento: la Generalitat de Catalunya richiede un’autocertificazione.]
■ A Malta sono state annunciate oggi, 27 marzo, restrizioni per ultrasessantenni, donne incinte e persone con particolari patologie, come il diabete. Non sono consentiti assembramenti oltre le 5 persone. Chi ha sintomi di Covid-19 deve lasciare il lavoro e stare in quarantena retribuita.
Da nessuna parte abbiamo trovato riferimenti a divieti di passeggiare o fare attività fisica, né a un’autocertificazione.
■ Negli Stati Uniti d’America ogni stato membro ha preso provvedimenti normativi diversi.
L’ordine del governatore della California è di stare a casa, fatta eccezione per i lavoratori di 16 settori-chiave dell’economia.
Tuttavia, sul sito del governo statale è spiegato chiaramente che si può fare attività all’aperto, purché si resti a due metri di distanza da chi non è un proprio convivente.
Sempre mantenendo la distanza di due metri si può portare fuori il cane, passeggiare, correre, andare in bicicletta e frequentare i parchi nazionali.
In Illinois sono chiusi i playground per bambini, ma si può comunque fare attività all’aperto di qualunque tipo, purché a distanza di due metri dai non-conviventi.
In Louisiana, è consentito l’esercizio fisico e si può uscire per andare a trovare un parente o frequentare un luogo di culto. Sono consentiti gli incontri e le riunioni con meno di dieci persone.
Lo stato di New York ha limitato le attività esterne a quelle che permettono di mantenere la distanza di due metri e di evitare assembramenti. Ci sono regole specifiche per gli anziani e i soggetti a rischio, i quali comunque possono uscire per fare attività all’aperto, purché solitarie.
Il sito del Dipartimento per la Conservazione dell’Ambiente invita esplicitamente a visitare i parchi nazionali per mantenere il proprio benessere psicofisico. Gli ingressi a pagamento sono stati sospesi, per evitare code in entrata.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Canada a livello nazionale, ci sono solo una serie di consigli e suggerimenti per le comunità locali, e solo relativi agli assembramenti. Nessuna restrizione alla circolazione degli individui.
Ad esempio, in Alberta, l’isolamento in casa è previsto solo per chi arriva dall’estero (14 gg) e per chi ha sintomi (10 gg).
Il distanziamento sociale è richiesto, ma non obbligatorio.
Si possono tenere riunioni fino a 50 persone, purché si svolgano in luoghi adatti sotto l’aspetto dell’igiene e non vi siano partecipanti giunti dall’estero, medici o personale sanitario strategico, ultrasessantenni o soggetti a rischio.
La regola non vale per i supermercati e simili. Sono chiusi molti luoghi pubblici. Ristoranti e caffè devono ridurre la loro capacità del 50% e non superare le 50 persone nel locale.
■ Anche in India, paese per il quale si parla del «più grande lockdown del mondo» e del quale abbiamo visto solo bastonate inferte da poliziotti a malcapitati passanti, lo stato federale rimanda alle decisioni dei vari membri dell’Unione. Ad esempo, in Maharashtra, la regione di Mumbai:
Il trasporto pubblico è sospeso; sono consentite riunioni pubbliche solo se non superano le 5 persone; sono aperti solo i negozi che offrono servizi essenziali; I luoghi di culto sono chiusi; i cantieri edili anche; Si deve restare a casa, salvo uscire per le attività permesse e mantenendo la distanza. Nessuno verrà legalmente perseguito «per aver infranto in buona fede queste restrizioni».
In generale, nei vari stati, non c’è una casistica elaborata per definire quando si possa uscire e quando no. È permesso per le attività essenziali, purché si mantenga la distanza di un metro, senza creare assembramenti di più di 5 persone.
Non sono necessarie autocertificazioni né documenti specifici.
⁂
Al termine di questa rapida carrellata, alcune impressioni:
Al momento non pare che il «modello Italia» stia spopolando nel mondo, come invece sembrerebbe leggendo i nostri giornali e guardando la nostra tv. Lo sta seguendo, a grandi linee, soltanto la Spagna, dove però non sono stati introdotti documenti specifici da esibire all’autorità. Niente autocertificazione.
Quest’ultima, tra i paesi presi in esame, ce l’ha solo la Francia, dove però c’è molto più margine per passeggiate e attività all’aperto, anche insieme alla famiglia.
Il divieto di passeggiata e jogging come è stato imposto in Italia non si riscontra quasi da nessuna parte. Del resto, ricordiamolo: la stessa OMS dice che passeggiare e muoversi all’aperto aiuta a combattere l’epidemia. Men che meno sembra diffuso lo stigma di stato per chiunque prenda una boccata d’aria.
Ovviamente, la situazione è fluida, e quei paesi col tempo potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione dell’Italia.
Resta il fatto che, sebbene da settimane i nostri cronisti e opinionisti dicano che «tutti ci imitano», allo stato attuale non è affatto così.
E noi, ripetiamo, ci siamo concentrati solo su alcuni aspetti: attività all’aria aperta, uscite con i figli (da noi non previste in alcun modo), utilizzo degli spazi pubblici. È plausibile che lo stesso possa dirsi per gli altri aspetti del presunto «Modello Italia», come le tipologie di fabbriche chiuse o i sostegni per chi non lavora.
Serviranno, insomma, altre carrellate.
Wu Ming
da https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/modello-italia-coronavirus/
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Soluzione GRATIS per fare Ginnastica in modo efficace al parco
“Il movimento e l’utilizzo, quotidiano e regolare, dei nostri muscoli fanno parte della nostra vita, tanto che sin da quando il bambino è nell’utero, l’attività fisica della madre ha influenza positiva sul proprio figlio.
Proprio per questo motivo, non praticare attività fisica e condurre uno stile di vita sedentario, può portare ad alterazioni e disfunzioni metaboliche, dell’apparato cardio-circolatorio e dell’apparato muscolo-scheletrico. Questa sindrome è detta “ipocinetica”.
Contrariamente, praticare attività fisica ci aiuta a conservare il tono muscolare, a mantenere un apparato cardio-circolatorio più efficiente e un giusto equilibrio metabolico, riducendo il pericolo di malattie come la sindrome metabolica, l’osteoporosi, il diabete, il rischio di eventi cardiovascolari, oltre ad abbassare la pressione e a migliorare la funzione respiratoria. L’esercizio moderato ha un’azione positiva anche a livello cognitivo: previene l’insorgenza dell’Alzheimer, migliora la qualità della memoria e libera endorfine con un’azione anti ansia e antidepressiva, tanto che chi pratica sport regolarmente spesso sviluppa una sorta di dipendenza positiva dallo sport.
Quindi, dal punto di vista medico, l’attività fisica è indispensabile per condurre uno stile di vita sano.
E ormai la sedentarietà, così come l’obesità, devono essere considerate malattie. Da curare con “farmaci” diversi da quelli che normalmente consideriamo farmaci. In questi casi le cure sono l’attività fisica e la corretta alimentazione. E come i farmaci andrebbero prescritte nei dosaggi e nella posologia.” tratto liberamente da ---> http://www.cronachediscienza.it/
Ultimamente nei comuni di tutta Italia sono comparsi degli strumenti che ci consento di fare attività fisica nei parchi. Un cosa molto interessante che ci da la “speranza” che una volta tanto la prevenzione faccia breccia nelle nostre abitudini quotidiane.
Come esperto di movimento non posso altro che consigliare di provare questo tipo di situazione per due motivi:
NON COSTA NIENTE! E’ GRATIS! SI RESPIRA ALL’APERTO E NON AL CHIUSO NELLE PALESTRE
Tutto il resto è noia, come diceva il mitico F. Califano. Basta provare e metterci un po di impegno. ;-)
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La differenza genetica alla base della diversa risposta ai virus
40.000 anni di incertezza genetica degli italiani. La predisposizione verso malattie differenti dipende da fattori genetici sviluppati dalle popolazioni che, col tempo, hanno occupato il nord e il sud della Penisola. La diversità genetica degli italiani è molto elevata: siamo la popolazione europea con la maggiore ricchezza genetica d'Europa. Una simile eterogeneità la si trova solo se si confrontano le popolazioni dell'Europa meridionale con quelle che vivono nelle regioni continentali più interne. Questa differenziazione iniziò e si fece via via più significativa a partire dalla fine del periodo di massima espansione dell'ultima glaciazione, circa 19.000 anni fa: questo, in estrema sintesi, è uno dei risultati più sorprendenti di uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Bologna e pubblicato su BMC Biology Nessuna ricerca sul nostro patrimonio genetico si era mai spinta così indietro nel tempo. Questo lavoro ha anche permesso di "vedere" alcune possibili associazioni tra le differenze genetiche all'interno delle popolazioni italiane e l'apparente predisposizione a problematiche correlate alla salute, per esempio, dai tumori della pelle, al diabete, all'obesità - e fino alla durata della vita. Per Marco Sazzini, del laboratorio di antropologia molecolare dell'Alma Mater di Bologna, «lo studio dell'evoluzione genetica degli italiani in un periodo di tempo così lungo ci aiuta a comprendere le caratteristiche biologiche della popolazione italiana attuale e le cause profonde che contribuiscono a influenzarne la salute e la predisposizione a determinate patologie».
L'Uomo Vitruviano e l'elica del DNA: la biodiversità genetica degli italiani. | Alexator / Shutterstock Lo studio. Per lo studio è stato sequenziato il genoma di 40 persone, scelte in modo da rappresentare al meglio la biodiversità della popolazione della Penisola: l'analisi dei genomi ha messo in luce oltre 17 milioni di varianti genetiche. I risultati sono stati confrontati con quelli di studi condotti su circa 600 resti umani rinvenuti in Italia, appartenenti a individui che vissero tra il Paleolitico superiore (circa 40.000 anni fa) e l'Età del Bronzo (circa 4.000 anni fa). Ciò ha permesso di identificare tracce lasciate nel patrimonio genetico italiano da eventi avvenuti in momenti chiave con l'inizio della fine dell'ultima glaciazione, circa 19.000 anni fa. Mai ci si era spinti così indietro nel tempo con questo tipo di ricerca: al più si era arrivati a circa 7.000 anni or sono. Il nuovo studio mostra in modo chiaro che gli adattamenti biologici all'ambiente e le migrazioni, che hanno contribuito a porre le basi della straordinaria eterogeneità genetica degli italiani, sono molto più antichi di quanto finora ipotizzato. La nostra Storia. I ricercatori hanno ricostruito la storia evolutiva di due gruppi posti agli estremi della variabilità genetica della popolazione italiana: un gruppo originario delle regioni del sud, l'altro delle regioni del centro-nord. «Le popolazioni antenate di questi due gruppi hanno mantenuto andamenti demografici pressoché sovrapponibili a partire da oltre 30.000 anni fa e per la restante parte del Paleolitico superiore», spiega Stefania Sarno (Alma Mater, Bologna): «una differenziazione significativa della loro genetica si può però osservare già dal periodo tardoglaciale». L'ipotesi è che con l'aumento delle temperature e la conseguente diminuzione dei ghiacciai presenti nell'Italia settentrionale, alcuni gruppi sopravvissuti alla glaciazione in "aree rifugio" dell'Italia centrale si siano spostati sempre più verso nord, isolandosi progressivamente dalle popolazioni dell'Italia centro-meridionale. Il genoma delle popolazioni del nord Italia mostra tracce di queste migrazioni.
Mappa genetica dell'Italia Le popolazioni del nord hanno un'affinità genetica maggiore con resti umani associati ad antiche culture europee, e una maggiore presenza di "contributi" ancora più antichi, per esempio impronte genetiche tipiche dei cacciatori-raccoglitori dell'Europa dell'est, che si suppone abbiano caratterizzato tutte le popolazioni europee tra 36.000 e 26.000 anni fa. I gruppi che hanno ripopolato l'Italia settentrionale hanno continuato per millenni a sopportare brusche variazioni climatiche e pressioni ambientali simili a quelle dell'ultimo massimo glaciale: sono circostanze che hanno portato all'evoluzione di adattamenti biologici specifici. Per esempio, un metabolismo adatto a una dieta altamente calorica e ricca di grassi animali, indispensabile per sopravvivere in un clima rigido. «In quelle popolazioni», aggiunge Paolo Garagnani (Alma Mater, Bologna), «abbiamo individuato modificazioni a carico di reti di geni che regolano la secrezione di insulina, la produzione di calore corporeo e il metabolismo del tessuto adiposo. Questi adattamenti potrebbero rappresentare oggi preziosi fattori protettivi nei confronti dello sviluppo di patologie come il diabete e l'obesità.» Le popolazioni del sud non mostrano, nel DNA, le tracce legate a migrazioni post-glaciali: non si sono mantenute, probabilmente a causa del notevole rimodellamento del loro patrimonio genetico dovuto ad eventi più recenti. A testimoniarlo è la maggiore affinità genetica con reperti neolitici dell'Anatolia e del Medio Oriente e con reperti dell'Età del Bronzo rinvenuti nel Caucaso meridionale. Nei genomi degli individui originari del sud lo studio ha identificato modificazioni a carico di geni che codificano proteine presenti sulle mucose dell'apparato respiratorio e gastro-intestinale (le mucine), il cui compito è impedire l'ingresso dei patogeni nei tessuti. «Questi adattamenti potrebbero essersi evoluti per contrastare antichi microorganismi», afferma Paolo Abondio, uno dei co-autori dello studio: «varianti di alcuni di questi geni sono state associate a una minore suscettibilità alla nefropatia di Berger, una patologia infiammatoria che colpisce i reni e che si presenta con un'incidenza minore nel sud Italia rispetto al nord.» E sono evidenti anche modificazioni dei geni che regolano la produzione di melanina, il pigmento responsabile della colorazione della pelle, evolute con ogni probabilità in risposta alle condizioni ambientali tipiche delle regioni mediterranee, e che potrebbero contribuire alla minore predisposizione ai tumori della pelle. Read the full article
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I soggetti con malattie cardiovascolari pregresse e fattori di rischio cardiovascolare possono avere un rischio più alto di ammalarsi di COVID-19 oltre che una prognosi peggiore. Inoltre, sebbene nella maggior parte dei casi i sintomi da COVID-19 siano prevalentemente respiratori, ci sono report dai quali emergono quadri di insufficienza cardiaca acuta, aritmie, ipotensione, tachicardia e un alto numero di eventi concomitanti soprattutto nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Per supportare i sanitari nel trattamento di questi pazienti, è stato creato il nuovo portale ‘COVID e Cuore’, su iniziativa dell’IRCCS Multimedica con il contributo non condizionato di Daiichi Sankyo Italia.
Roma, 14 aprile 2020 – Secondo quanto emerge dalla letteratura scientifica finora disponibile, i soggetti con malattie cardiovascolari pregresse e fattori di rischio cardiovascolare possano avere un rischio più alto di ammalarsi di Covid-19oltre che una prognosi peggiore. Data l’eccezionalità e la rapida evoluzione dei fenomeni connessi alla pandemia causata dal SARS-CoV-2, la condivisione tempestiva e continua di informazioni ed esperienze cliniche provenienti da ospedali di diverse parti del mondo risulta fondamentale per gestire al meglio questo tipo di pazienti. Per accelerare tale condivisione e allineare tutti gli operatori sanitari in cardiologia, nasce il nuovo portale ‘COVID e Cuore’, un’iniziativa dell’IRCCS Multimedica di Milano, realizzata con il contributo non condizionato di Daiichi Sankyo Italia.
Il portale sarà attivo per 6 mesi, con accesso riservato ai medici, e raccoglierà e si aggiornerà con la letteratura scientifica riguardante il rapporto tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari. “Le esigenze ospedaliere nella gestione di pazienti con Covid-19 stanno richiedendo, per gli operatori sanitari in cardiologia, l’acquisizione di competenze da altre discipline nonché la modulazione dei protocolli organizzativi e di gestione delle patologie e degli interventi cardiologici. - Ha spiegato Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica di Milano, e coordinatore del comitato scientifico del progetto COVID-19 e Cuore. - Questo strumento di condivisione nasce con l’obiettivo di mettere a fuoco gli elementi utili a comprendere il rapporto tra Coronavirus e le problematiche cardiovascolari connesse, contribuendo così a costituire una guida per assicurare la gestione più efficace e sicura per i pazienti e per il personale sanitario durante questa pandemia.”
Covid 19 e apparato cardiovascolare. Sebbene nella maggior parte dei casi i sintomi da COVID-19 siano prevalentemente respiratori, ci sono report dai quali emergono quadri di insufficienza cardiaca acuta, aritmie, ipotensione, tachicardia e un alto numero di eventi concomitanti soprattutto nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. (1) Inoltre, una metanalisi di 6 studi includenti 1527 pazienti con SARS-CoV-2 ha riportato una prevalenza di ipertensione, malattie cardio- e cerebrovascolari e diabete rispettivamente del 17.1%, 16.4% e 9.7%.(2)
I pazienti che hanno richiesto ricovero in terapia intensiva erano più frequentemente affetti da queste comorbidità rispetto a coloro che non hanno richiesto ricovero in terapia intensiva. In un’ampia analisi condotta in Cina, è stata anche osservata una letalità più elevata in pazienti con malattie cardiovascolari (10.5%), diabete (7.3%) e ipertensione arteriosa (6.0%), rispetto a quanto osservato nella popolazione generale degli affetti da COVID-19 (2.3%).(3) Alcuni dati iniziali sulla popolazione italiana sembrano confermare l’aumentato rischio di letalità in soggetti con queste comorbidità.(4)
Questi e altri dati sono disponibili sul portale con la relativa bibliografia costantemente aggiornata e una sezione repository che raccoglie i commenti relativi ai più recenti articoli scientifici pubblicati nella letteratura internazionale. “Sono già emersi, ad esempio, alcuni elementi che spingono alla riflessione su alcune terapie farmacologiche utilizzate ampiamente nel trattamento delle malattie cardiovascolari, il cui impatto sulla patologia COVID-19 è ancora da definire compiutamente (ad esempio, ACE-Inibitori e sartani), o che potrebbero avere effetti e interazioni con terapie applicate a pazienti affetti da COVID-19 (esempio, beta-bloccanti), o ancora terapie proposte per COVID-19 con possibili ripercussioni cardiache (es: aritimie gravi da colchicina). Questa iniziativa, quindi vuole avere il ruolo di uno strumento snello, ed in continuo aggiornamento per i medici interessati a queste problematiche”, ha commentato Giuseppe Ambrosio, Direttore della Cardiologia dell’Università di Perugia e membro del Comitato di Coordinamento Scientifico di COVID-Cuore.
Le altre sezioni del portale. Oltre alla letteratura scientifica, il sito contiene anche una sezione webinar, con funzioni avanzate per la condivisione e votazione in tempo reale, uno spazio per sottoporre al comitato scientifico le proprie esperienze cliniche sul tema, e una sezione ‘domande e risposte’, attraverso le quali si mettono in evidenza gli aspetti principali dei rapporti tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari nella gestione del paziente con storia di malattie cardiovascolare a rischio di COVID-19 oppure del paziente con storia cardiovascolare che sviluppa questa nuova malattia, sia per quanto riguarda gli aspetti diagnostici che le interazioni farmacologiche; infine si mettono in rilievo aspetti organizzativi di tipo ambulatoriale e ospedaliero volti alla protezione del personale sanitario e dei pazienti.
L’indagine Delphi. Un altro aspetto interessante del progetto, è l’utilizzo dell’indagine “Delphi”, uno dei metodi più noti ed usati per guidare la formazione di un’opinione condivisa da un panel di esperti indipendenti, in mancanza di evidenze forti o linee guida strutturate, al fine di supportare le scelte al letto del paziente. Il raggiungimento di tale opinione condivisa richiede un metodo strutturato in più fasi, per raccogliere informazioni dal patrimonio conoscitivo di ciascun esperto in materia ed elaborare infine una conclusione operativa.
Il progetto “Covid e cuore” dispone di un comitato scientifico autorevole, coordinato da Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica, Milano, Giuseppe Ambrosio, Direttore Dipartimento di Medicina, Università di Perugia, IRCCS MultiMedica, Milano, Serafina Valente, Segretario Generale ANMCO, Direttore Cardiologia, AOU Le Scotte, Siena. La Faculty comprende specialisti in Cardiologia, Medicina Interna, Pneumologia, Infettivologia, Epidemiologia, Farmacologia, Immunologia, Gatroenterologia, Rianimazione, Medicina d’urgenza e altri settori.
Fonte: https://bit.ly/34xHE0a
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Daiichi Sankyo Elisa Porchetti Valeria Carbone Basile Tel.+39 0685255-202 Tel: +39 339 1704748 [email protected] [email protected]
Daiichi Sankyo Daiichi Sankyo è un Gruppo attivamente impegnato nello sviluppo e diffusione di terapie farmaceutiche innovative con la mission di migliorare a livello globale gli standard di cura e colmare i diversi bisogni ancora non soddisfatti dei pazienti, facendo leva su una ricerca scientifica e una tecnologia di prima classe. Con più di 100 anni di esperienza scientifica e una presenza in più di 20 Paesi, Daiichi Sankyo e i suoi 15.000 dipendenti in tutto il mondo, contano su una ricca eredità di innovazione e una robusta linea di farmaci promettenti per aiutare le persone. Oltre a mantenere il suo solido portafoglio di farmaci per il trattamento delle malattie cardiovascolari, e con la Vision del Gruppo al 2025 di diventare una “Global Pharma Innovator con vantaggi competitivi in area oncologica”, Daiichi Sankyo è impegnata nella creazione di nuove terapie per l’oncologia e in altre aree di ricerca incentrate su malattie rare e disordini immunitari. Per maggiori informazioni visita il sito www.daiichi-sankyo.it
1) Istituto superiore sanità. Epicentro. 2) Li B, Yang J, Zhao F et al. Prevalence and impact of cardiovascular metabolic diseases on COVID-19 in China. Clin Res Cardiol 2020 3) Wu Z, McGoogan JM. Characteristics of and Important Lessons From the Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Outbreak in China: Summary of a Report of 72314 Cases From the Chinese Center for Disease Control and Prevention. JAMA 2020 4) Porcheddu R, Serra C, Kelvin D, Kelvin N, Rubino S. Similarity in Case Fatality Rates (CFR) of COVID-19/SARS-COV-2 in Italy and China. J Infect Dev Ctries 2020;14:125-128
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Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), principalmente malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie croniche e diabete, rappresentano l’epidemia più grave del terzo millennio. Sono responsabili di quasi il 70% della mortalità globale e di oltre il 90% di quella del nostro Paese e di tutti i Paesi ad economia avanzata. Una vera e propria epidemia che ha gravi ripercussioni sulla qualità di vita della popolazione e un impatto socio-economico importante. La prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili si fonda sull’adozione di stili di vita salutari, un’alimentazione più equilibrata, l’eliminazione dell’abitudine al fumo di tabacco, un’attività fisica regolare e la promozione di un ecosistema libero dall’inquinamento. Interventi coordinati e integrati sui principali fattori di rischio sono prioritari e indispensabili per migliorare la salute, la qualità della vita e il benessere del singolo e della società.
Oggi alle terme viene tenuta in forte considerazione la necessità di rispondere alle esigenze di prevenzione e di gestione delle patologie croniche e degenerative che, come già sottolineato dal Ministro Lorenzin, devono essere valutate in maniera appropriata e precoce perché gli interventi di prevenzione in ambito termale siano efficaci anche nel ridurre l’impatto delle riacutizzazioni e delle complicanze.
Il Servizio Sanitario Nazionale, con il decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 2017, garantisce per molte e rilevanti patologie l’erogazione delle cure termali con finalità preventiva oltre che curativa e riabilitativa, tenendo conto delle consistenti evidenze scientifiche e del significativo risparmio in ambito sanitario.
Fin dal 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce alle cure termali un ruolo importante come presidio di salute e di prevenzione per molte malattie cronico-degenerative. Di fatto, da molto tempo le terme in Europa fanno già parte di quella rete di strutture idonee ad un ruolo significativo nella cura integrata di molte patologie croniche in tutte le fasce di età. Da evidenziare che i trattamenti termali, per svariate patologie muscoloscheletriche, reumatiche, respiratorie, della pelle e altre malattie sono inclusi nei LEA del Servizio Sanitario Nazionale.
Terme di Sirmione è in linea con la dichiarazione del Ministro della Salute e sta specializzando e sviluppando la propria attività e offerta in questa direzione. I programmi di prevenzione, fra loro integrati, e i check up di Terme di Sirmione hanno la finalità di contrastare i 4 grandi fattori di rischio (ipertensione, fumo, alcol, sovrappeso). A tal fine sono stati introdotti nuovi servizi e ambiti di competenza che si integrano con le rinomate specializzazioni di Terme di Sirmione in Otorinolaringologia, Broncopneumologia e Reumatologia: Dermatologia Clinica ed Estetica, Ginecologia e Uroginecologia, Servizio Nutrizionale, Riabilitazione, Osteopatia e Servizio Vascolare.
Le moderne strategie terapeutiche prevedono l’impiego di interventi diagnostico–terapeutici precoci, integrati e multidisciplinari, nell’ambito di programmi coerenti focalizzati sulla prevenzione e sugli stili di vita per tutte le fasce d’età: Bambini sani, Salute dei giovani adulti, Salute degli anziani e Salute della Donna.
Sottolinea Alberto Ugazio, Direttore Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: “Nel recente passato milioni di bambini morivano ogni anno di malattie infettive e le strategie di prevenzione, igiene personale e ambientale, vaccinazioni, si focalizzavano su queste. Il problema di oggi è rappresentato dalle malattie croniche non trasmissibili prevenibili con l’adozione di salutari stili di vita, difficoltosi però da adottare in età adulta. E’ quindi sempre più evidente che l’approccio ottimale è l’adozione di stili di vita salutari quanto più precocemente possibile, quindi fin dai primi anni di vita. Gli studi condotti in questi ultimi vent’anni dimostrano in modo ormai solido che le influenze dell’ambiente durante le prime fasi della vita – dal concepimento fino approssimativamente al secondo anno (“i primi 1000 giorni”) – condizionano il rischio biologico di andare incontro a malattie non trasmissibili molto più tardi nel corso della vita. La Pediatria, che ha svolto negli ultimi cent’anni un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie infettive, nel crollo della mortalità infantile e nello straordinario incremento dell’aspettativa di vita, deve oggi affrontare una nuova sfida: prevenire in età pediatrica l’epidemia delle MCNT che coinvolge prevalentemente l’adulto e l’anziano.”
Le malattie cardiovascolari contribuiscono in modo determinante alla cosiddetta epidemia di malattie croniche non trasmissibili, e rappresentano la prima causa di morbilità e mortalità in tutto il mondo. In Europa esse sono responsabili di eventi fatali in più del 40% dei casi negli uomini e in più del 50% nelle donne. Sottolinea Enrico Agabiti Rosei, Professore di medicina Interna dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore del Centro per la Prevenzione e la Cura dell’Ipertensione Arteriosa e dei fattori di Rischio Cardiovascolare dell’Università degli Studi di Brescia: “La World Heart Federation ha lanciato una campagna per ridurre del 25% la mortalità per malattie cardiovascolari entro il 2025 (“25 by 25 Global Target”) ed ha stabilito alcuni obiettivi prioritari per raggiungere questo scopo: riduzione del 10% dell’uso di alcolici e della sedentarietà, riduzione del 30% dell’assunzione di sale e del consumo di tabacco, riduzione del 25% dei casi di ipertensione, nessun aumento dell’incidenza di obesità e diabete. Purtroppo, un enorme problema è rappresentato dalla scarsa aderenza alle indicazioni per un corretto stile di vita e alla terapia farmacologica prescritta. I fattori di rischio tradizionali conosciuti non esauriscono tutte le cause di malattie cardiovascolari. Infatti, si sono aggiunte nuove cause e maccanismi fisiopatologici, ancora oggi da definire completamente, che tuttavia devono essere considerati per un approccio completo ed efficace. Sarà importante approfondire il ruolo delle malattie infiammatorie sistemiche, di nuove terapie come i farmaci anticancro, dell’inquinamento atmosferico e dei fattori psicosociali.”
Sottonlinea Carlo Sturani, Direttore Scientifico Sanitario di Terme di Sirmione e Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio: “La ricorrente e sempre più grave emergenza smog favorisce lo sviluppo di malattie croniche dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio determinando frequenti e gravi riacutizzazioni dei sintomi in chi già ne è affetto. La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è tra i principali responsabili della mortalità e nel 2030 diverrà la terza causa di morte a livello mondiale. In Italia è la causa del 50% circa delle morti per malattie respiratorie. Un aiuto contro queste patologie può arrivare dalle cure termali con acque sulfuree. Lo confermano le evidenze di decine di studi clinici pubblicati su autorevoli riviste scientifiche che hanno dimostrato l’efficacia delle cure termali non solo per malattie otorinolaringoiatriche quali laringofaringite, rinosinusite e otite cronica ma anche per bronchiti croniche e gravi come la BPCO associata ad un’aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone a particelle nocive o gas. I benefici delle cure termali per le vie respiratorie si fondano su molteplici meccanismi d’azione. Le cure termali inalatorie con acque sulfuree svolgono un’azione mucolitica, antiossidante ed antinfiammatoria molto importante per migliorare i sintomi, diminuire la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni e contribuire a contrastare la progressione del danno broncopolmonare indotto dal fumo e dall’inquinamento. In questo contesto, il Progetto Respiro formulato da Terme di Sirmione consiste nell’eseguire visite specializzate e test appropriati per rimuovere o ridurre i fattori di rischio (prevenzione primaria), e per prevenire le conseguenze delle malattie respiratorie croniche con diagnosi e interventi precoci e appropriati (prevenzione secondaria). Programmi e Check up appropriati per fumatori (anche passivi), russatori, persone in sovrappeso e per coloro che hanno tosse frequente, catarro, malattie che coinvolgono bronchi e polmoni. L’idrogeno solforato che caratterizza le acque sulfuree come quelle di Sirmione, diminuisce lo stato infiammatorio in generale: non solo nella BPCO, ma anche in situazioni caratterizzate da infiammazione ad andamento cronico e ripetitivo in altri organi come la pelle, in particolare nei casi di psoriasi e dermatite atopica. Osteoporosi, arteriosclerosi e ipertensione, Alzheimer e Parkinson sono oggi le nuove frontiere della ricerca sui benefici delle acque termali sulfuree: su questo versante gruppi di ricerca italiani e stranieri hanno dimostrato negli ultimi 10 anni che i solfuri contenuti nell’acqua termale sono in grado di ritardare la progressione di queste patologie grazie alle azioni antinfiammatoria, antiossidante e trofica. I risultati della recente Consensus Conference Italiana sulla riabilitazione in ambito termale presentati nel 2017 dal Ministero della Salute confermano il ruolo della riabilitazione in ambito termale in termini di qualità di vita dei pazienti con patologie muscolo-scheletriche e di riduzione delle liste d’attesa e della spesa sanitaria.”
Sono numerose le evidenze scientifiche che dimostrano in modo crescente l’efficacia della medicina termale e dell’uso delle sue acque, in particolare di quelle sulfuree in cui si evidenzia il ruolo dell’idrogeno solforato, H2S come gas trasmettitore nella prevenzione dei processi infiammatori cronici.
Come sottolinea Giuseppe Cirino, Professore ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II, tra i primi 100 ricercatori italiani nel mondo e tra i primi 10 ricercatori in Italia nella disciplina farmacologia: “L’idrogeno solforato riveste un ruolo importante nell’omeostasi di diversi sistemi del nostro organismo come quello nervoso, respiratorio e cardiocircolatorio. In questi ultimi 10 anni sono stati condotti studi e si sono accumulati dati sperimentali che hanno dimostrato il coinvolgimento di H2S nella modulazione del tono della pressione sanguigna, delle funzioni cardiache della nocizezione, e nella regolazione della risposta infiammatoria polmonare e nella funzione erettile.”
La terapia termale è riconosciuta come efficace e appropriata per molte patologie croniche o recidivanti dai cittadini “pazienti” e dai medici di famiglia che constatano una riduzione delle riacutizzazioni, dell’impiego di farmaci e ospedalizzazione che si mantiene nel tempo con una vera e propria azione di prevenzione per tutte le fasce di età. La medicina termale oggi si sta strutturando come Medicina del Benessere e della Salute destinata a supportare la consapevolezza dell’essere in buona salute, ponendo attenzione agli stili di vita, alle cure da dedicare al proprio fisico, alla nutrizione e alla gestione dell’attività fisica.
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La prevenzione nel terzo millennio. Il ruolo delle terme. Se ne parla in un Convegno all’Acquaviva di Desenzano del Garda Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), principalmente malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie croniche e diabete, rappresentano l’epidemia più grave del terzo millennio.
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Anche a Trieste l'Italian Health Examination Survey
Anche a Trieste l'Italian Health Examination Survey. Trieste, l'Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute sono da anni impegnati nella sorveglianza, prevenzione e contrasto delle malattie non trasmissibili, nonché nella ricerca delle cause che le determinano, anche attraverso la conduzione di indagini volte a descrivere lo stato di salute della popolazione adulta in Italia. Nel 2023 è stata avviata una nuova indagine che si propone di valutare la distribuzione dei fattori di rischio delle malattie non trasmissibili e la prevalenza di alcune condizioni a rischio (come ipertensione arteriosa, obesità, ipercolesterolemia, diabete, ecc), favorendo l'individuazione degli ambiti in cui è necessario realizzare strategie di prevenzione, diagnosi ed assistenza. L'indagine si svolge in diverse regioni italiane. Nell'ambito della Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste è stato prescelto per partecipare a questa nuova indagine. A partire da gennaio 2024, uomini e donne di età compresa fra i 35 e i 74 anni, selezionati casualmente tra i residenti del Comune di Trieste, riceveranno l'invito a partecipare all'indagine mediante lettera postale. Le persone che prendono parte all'indagine vengono sottoposte, gratuitamente, ad esami (misurazione pressione, peso, altezza, esecuzione elettrocardiogramma, prelievo di sangue, analisi urine) e alla raccolta di informazioni sugli stili di vita attraverso questionari presso l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. L'indagine è coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità e promossa dal Ministero della Salute. L'iniziativa – ha dichiarato il Sindaco Roberto Dipiazza - riveste una grande importanza ai fini della prevenzione e della ricerca, invito pertanto i cittadini selezionati ad aderire, onde contribuire a conoscere, prevenire e sconfiggere patologie incisive e rischiose per la propria salute, con positive ricadute sulla qualità della vita e sulla salute pubblica. Ringrazio l'Istituto Superiore di Sanità, che ha voluto inserire il Comune di Trieste tra quelli interessati dall'indagine e l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina per il contributo all'organizzazione ed esecuzione dello screening di popolazione a livello locale".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Documentoo di ricerca Un semplice algoritmo di terapia domiciliare per prevenire
ricovero per pazienti COVID-19: una retrospettiva
studio osservazionale di coorte abbinata
Fredy Sutera, Elena Consolarob, Stefania Pedronib, Chiara Moronib, Elena
Pasto b , Maria Vittoria Paganinib, Grazia Pravettonic, Umberto Cantarellid,
Nadia Rubise, Norberto Pericoe,1,*, Annalisa Pernae,
Tobia Peracchi, Piero Ruggentia,e,1 , Giuseppe
Remuzzie,1 a Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) Papa Giovanni XXIII, Bergamo, Italia
b ATS Insubria, Varese, Italia c Ospedale Circolo di Busto
Arsizio, Varese, Italia
d ASL Teramo, Teramo,
Italia e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Bergamo, Italia
INFORMAZIONI SULL'ARTICOLO
Storia dell'articolo: Ricevuto il 30 marzo 2021 Rivisto il 7 maggio 2021 Accettato
17 maggio 2021 Disponibile online xxx
A B S T R A C T Contesto: algoritmi di trattamento domiciliare efficaci
implementato sulla base di un razionale fisiopatologico e farmacologico
per accelerare il recupero e prevenire il ricovero in ospedale dei pazienti con
la malattia da coronavirus precoce del 2019 (COVID-19) avrebbe gravi
implicazioni per i pazienti e il sistema sanitario. Metodi: questo studio accademico di coorte abbinato
confrontato gli esiti di 90 pazienti consenzienti consecutivi con lieve
COVID-19 curati a casa dai loro medici di famiglia tra ottobre
2020 e gennaio 2021 nel Nord e Centro Italia, secondo
l'algoritmo di raccomandazione proposto, con risultati per 90 anni,
pazienti abbinati per sesso e comorbilità che hanno ricevuto altri
regimi terapeutici. L'esito primario era il tempo per la risoluzione di
sintomi principali. Gli esiti secondari includevano la prevenzione di
ricovero. Le analisi erano per intenzione di trattamento. Risultati: tutti i pazienti hanno raggiunto una remissione completa. Il tempo mediano [IQR] alla risoluzione dei sintomi principali è stato di 18
[14À23] giorni nella coorte "programma consigliato" e 14 [7À30]
giorni nella coorte di "controllo" abbinata (p = 0¢033). Altri sintomi
persisteva in una percentuale più bassa di pazienti nel “raccomandato”
rispetto alla coorte di “controllo” (23¢3% contro 73¢3%, rispettivamente,
p<0¢0001) e per un periodo più breve (p = 0¢0107). Due pazienti in
la coorte “raccomandata” è stata ricoverata rispetto a 13 (14¢4%)
controlli (p = 0¢0103). L'algoritmo di prevenzione ha ridotto i giorni
e costi cumulativi di ospedalizzazione di >90%. Interpretazione:
L'implementazione di un algoritmo di trattamento domiciliare precoce non è riuscita
accelerare il recupero dai principali sintomi di COVID-19, ma ridotto
il rischio di ospedalizzazione e i relativi costi di trattamento. dato che
disegno dello studio, sarebbero necessarie ulteriori ricerche per consolidare
le raccomandazioni terapeutiche proposte. Finanziamento: Fondazione Cav.Lav. Carlo Pesenti
© 2021 Gli autori. Pubblicato da Elsevier Ltd. This
è un articolo ad accesso libero sotto la licenza CC BY-NC-ND
(http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/)
Parole chiave: COVID-19
SARS-CoV-2 Algoritmo di terapia domiciliare semplice Coorte abbinata
studio osservazionale Medici di famiglia
I primi sintomi a casa
1. Introduzione La malattia recentemente riconosciuta COVID-19 è causata da
la Sindrome Respiratoria Acuta Grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2),
che si è rapidamente diffuso a livello globale alla fine del 2019, raggiungendo la pandemia
proporzioni [1]. Lo spettro clinico dell'infezione da SARS-CoV-2 è
infezione asintomatica ampia e comprendente, lieve respirazione superiore
malattia del tratto e sintomi extrapolmonari lievi e grave virale
polmonite con insufficienza respiratoria e persino morte [2,3]. dato che
numero di morti globale in aumento associato alla pandemia [1], nel,
l'anno scorso abbiamo assistito a una corsa alla ricerca di farmaci/biologici
trattamenti per salvare la vita dei ricoverati, gravemente malati
pazienti, nonché per sviluppare vaccini [4,5]. A questa fine,
studi clinici randomizzati sono stati eseguiti o sono in corso per
testare farmaci sperimentali candidati e farmaci riproposti [6,7]. Tuttavia, per limitare il numero di ricoveri e decessi dovuti
a malattie gravi, evitando così di spingere gli ospedali ai loro limiti
e riducendo notevolmente il tremendo
* Autore corrispondente presso: Norberto Perico MD,
Istituto di Ricerche Farmacologiche IRCCS, Centro di Ricerche
Cliniche per Malattie Rare Aldo e Cele Dacc o, Via GB Camozzi 3,
24020 Ranica, Bergamo, Italia. Indirizzo e-mail: [email protected] (N. Perico). 1 Contribuito in egual modo. https://doi.org/10.1016/j.eclinm.2021.100941
2589-5370/© 2021 Gli autori. Pubblicato da Elsevier
Ltd. Questo è un articolo ad accesso libero sotto la licenza CC BY-NC-ND
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Si prega di citare questo articolo come: F. Suter et al., A
semplice algoritmo di terapia domiciliare per prevenire il ricovero in ospedale per
Pazienti COVID-19: una retrospettiva EClinicalMedicina 000 (2021) 100941
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costi di trattamento per gli operatori sanitari [8], è,
è fondamentale puntare anche sui medici di base e sui primi
sintomi lievi nei pazienti COVID-19 a casa. Come con altre infezioni virali acute, presto
l'inizio del trattamento per COVID-19 potrebbe migliorare clinica
risultati [9]. Per COVID-19, la maggior parte dei medici di base ha
inizialmente trattavano i loro pazienti secondo il loro giudizio, con
vari regimi di trattamento che ritengono siano più appropriati basati
sulla loro esperienza/competenza. Di recente abbiamo pubblicato una nota su come
stavamo trattando i pazienti a casa in base alla fisiopatologia
sottolineando i sintomi lievi/moderati all'inizio della malattia
e la proposta di farmaci semplici che teoricamente si adattano meglio
questi meccanismi. Così il razionale farmacologico dell'approccio,
e le prove cliniche disponibili di efficacia, certamente principalmente
nei pazienti COVID-19 ospedalizzati per ciascuna delle classi raccomandate
di farmaci, sono stati forniti [10]. Questo è costituito da antinfiammatori
agenti, in particolare la cicloossigenasi-2 relativamente selettiva (COX-2)
inibitori [11], somministrati precocemente nel corso della malattia al
fin dall'inizio della sintomatologia, anche prima del
tampone nasofaringeo, un approccio che ha lo scopo di limitare
eccessive risposte infiammatorie dell'ospite all'infezione virale [10]. Altri hanno discusso lo stesso problema per i corticosteroidi [12] e
menzionato anche il rischio di infezioni secondarie e altro
complicazioni. Inoltre, i pazienti COVID-19 sono esposti al rischio
di eventi tromboembolici e la profilassi anticoagulante è
consigliato, salvo controindicazioni, sia per i ricoverati
[13,14] o gestiti a domicilio [14] che sono allettati o con ridotta
mobilità. Tuttavia, non sono stati condotti studi clinici randomizzati
eseguita finora in pazienti COVID-19 per confrontare l'efficacia
di diversi regimi mirati ai primi sintomi a casa. comparativo
analisi di coorti di pazienti nella pratica clinica quotidiana con
aggiustamento per possibili pregiudizi confondenti può offrire una buona
alternativa agli studi clinici randomizzati per valutare la
efficacia di nuove terapie [15,16]. Quindi, abbiamo usato questo
approccio in uno studio osservazionale retrospettivo di coorte abbinato a
confrontare i risultati di una coorte di pazienti COVID-19 trattati a
domiciliare dai propri medici di famiglia secondo un paradigma terapeutico
sulla base delle raccomandazioni proposte [10] con i risultati di a
coorte di pazienti simili trattati con altre terapie
regimi. 2. Metodi 2.1. Disegno dello studio e partecipanti
Questo studio osservazionale retrospettivo includeva due
coorti abbinate di pazienti COVID-19. La coorte del "programma consigliato" includeva 90
pazienti curati a domicilio dai medici di famiglia secondo
ha pubblicato proposte di raccomandazioni [10,17] tra ottobre 2020 e
Gennaio 2021. Ha coinvolto i medici di famiglia del Bergamo,
Province di Varese e Teramo che avevano seguito la proposta
raccomandazioni ed hanno espresso il loro interesse a partecipare a
lo studio con il coinvolgimento dei loro pazienti. Hanno applicato il
algoritmo di trattamento raccomandato (vedi Materiale Supplementare) al
insorgenza o entro pochi giorni dalla comparsa dei sintomi. Il
ai medici è stato chiesto di compilare un questionario online dopo
raccolta del modulo di consenso firmato dai pazienti. A questa fine,
i pazienti hanno ricevuto informazioni dettagliate dai loro medici sulla
obiettivi e disegno dello studio. Il questionario includeva
informazioni sugli esiti dei sintomi/malattia COVID-19 che erano
rilevanti per affrontare gli obiettivi primari, secondari e di sicurezza di
lo studio osservazionale. Il coordinatore dello studio, l'Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, promotore del progetto
attraverso i media istituzionali on line. Adulti maschi e femmine (18
anni), con sintomi precoci e lievi di COVID-19, che ha iniziato il
trattamento consigliato senza attendere i risultati di a
tampone nasofaringeo, se presente, erano idonei a partecipare. Soggetti
che ha richiesto il ricovero immediato in ospedale a causa di gravi
Sintomi COVID-19 all'esordio, secondo il medico di famiglia
valutazione, sono stati esclusi. Novanta pazienti COVID-19 abbinati per età, sesso,
malattie concomitanti (ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari
malattie, obesità, malattie renali croniche) e sintomi all'esordio
malattia, che era stata arruolata nello “Studio dei fattori genetici”
Che influenzano la suscettibilità e la gravità di
COVID-1900 (lo studio ORIGIN) e trattati
a casa dai medici di famiglia con regimi farmacologici che non lo erano
necessariamente guidato da quelli proposti nelle raccomandazioni, servito
come controlli. Anche in questa coorte, individui che avevano bisogno immediato
ricovero secondo la valutazione del medico di famiglia
a causa di gravi sintomi di malattia all'esordio, non sono stati inclusi. ORIGIN è un ampio studio condotto dall'Istituto di Ricerche
Farmacologiche Mario Negri IRCCS con l'obiettivo generale di esplorare
se le variazioni nella firma genetica interindividuale nella
popolazione di pazienti COVID-19 residente in provincia di Bergamo
potrebbe spiegare le diverse risposte osservate al virus SARS-CoV-2
infezione e quindi diverse caratteristiche cliniche della malattia
(ClinicalTrials. gov; NCT04799834). ORIGIN raccoglie, tra l'altro
tipi di Ricerca nel contesto
Prove prima di questo studio
Abbiamo cercato PubMed e la Cochrane Library per
articoli sottoposti a revisione paritaria pubblicati in qualsiasi lingua fino al 19 marzo,
2021, utilizzando i termini di ricerca "2019-nCoV" o "SARS-CoV-200 o "COVID-1900 e "inizio"
o “ambulatorio” o “trattamento” o “domiciliare”. La nostra ricerca non è andata a buon fine
identificare eventuali studi clinici randomizzati o studi osservazionali
che ha valutato l'efficacia dei regimi di trattamento mirati
sintomi precoci e lievi di COVID-19 in ambito ambulatoriale. Valore aggiunto di questo studio
In questo completamente accademico, osservazionale
studio di coorte abbinata, abbiamo scoperto che il trattamento domiciliare precoce di 90
pazienti consecutivi con COVID-19 lieve dai loro medici di famiglia
secondo l'algoritmo di raccomandazione proposto, progettato in base
su un razionale fisiopatologico e farmacologico, ha richiesto pochi
più giorni per ottenere la risoluzione dei sintomi principali tra cui febbre,
dispnea, dolore muscoloscheletrico, cefalea e tosse rispetto a 90
pazienti abbinati per età, sesso e comorbilità che hanno ricevuto altri
regimi terapeutici (outcome primario). Tuttavia, è
degno di nota che il trattamento domiciliare dei pazienti COVID-19 secondo
all'algoritmo di raccomandazione proposto ha ridotto significativamente il
rischio di ricovero rispetto agli altri trattamenti nel
coorte di "controllo". Implicazioni di tutte le prove disponibili
La constatazione che l'attuazione della proposta
semplice algoritmo di trattamento durante la fase iniziale, lieve di
Il COVID-19 ha il potenziale per prevenire la progressione della malattia,
limitando potenzialmente la necessità di ricovero ospedaliero, potrebbe avere
importanti implicazioni per i pazienti e gli operatori sanitari. Tuttavia,
dati i limiti dello studio alla luce del suo disegno,
sarebbero necessarie ulteriori ricerche per consolidare la proposta
algoritmo di raccomandazione del trattamento per i pazienti COVID-19 a casa. In effetti, il tempo di ricovero era un risultato secondario del
lo studio e la possibilità di un ritrovamento casuale non possono essere definitivi
escluso. Pertanto, la riduzione osservata dei ricoveri dei pazienti
dovrebbe essere considerata come un'ipotesi generatrice di risultati che potrebbero
fornire uno sfondo per uno studio prospettico principalmente finalizzato a
testare l'effetto del trattamento su questo risultato. Si prega di citare questo articolo come: F. Suter et al., A
semplice algoritmo di terapia domiciliare per prevenire il ricovero in ospedale per
Pazienti COVID-19: una retrospettiva 2F.Suter et al. /EClinicalMedicina 00 (2021)
100941 informazioni, tutte le informazioni cliniche previste per
l'analisi della coorte del "programma consigliato". Finora oltre 5000
soggetti consenzienti hanno aderito allo studio ORIGIN. Lo studio COVER è stato approvato dal
Comitato Etico Centralizzato per tutte le sperimentazioni COVID-19 in Italia
con sede presso l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro
Spallanzani, Roma (Parere n° 263, 31 gennaio 2021) e immatricolata
su ClinicalTrials.gov (NCT04794998). Tutti i partecipanti COVER
fornito il consenso informato scritto alla partecipazione al
studia. 2.2. Risultati e definizioni
L'esito primario era il tempo (in giorni) da
iniziare i trattamenti consigliati proposti o altri trattamenti terapeutici
regimi alla risoluzione dei sintomi principali (tempo per completare
remissione). La "remissione completa" è stata definita come recupero completo
dai sintomi principali, ovvero assenza di febbre, dispnea e/o SpO2 >94%, tosse, rinite, dolore (mialgia, artralgia,
dolore toracico, mal di testa, mal di gola), vertigini, nausea, vomito o
diarrea, né sindrome sicca né occhi rossi. Gli esiti secondari includevano: 1) Tasso di pazienti
peggioramento con dispnea grave che richiede l'ospedalizzazione nei due
coorti di trattamento. 2) Giorni tra l'insorgenza dei sintomi e il
inizio della terapia antinfiammatoria nelle due coorti di trattamento. 3)
Conformità con l'algoritmo nella coorte che adotta la proposta
raccomandazioni terapeutiche, definite come aderenza alle raccomandazioni
programma, dose giornaliera di farmaci e durata del trattamento. 4) Tasso di
remissione completa, come sopra definita, nelle due coorti di trattamento. 5) Tasso di remissione con persistenza di sintomi molto lievi nel
due coorti. Questo è stato chiamato "remissione parziale" e definito come
recupero dai principali sintomi di COVID-19, ma persistenza dei sintomi
quali anosmia, ageusia/disgeusia, mancanza di appetito, affaticamento. Nel
inoltre, tempo di persistenza di questi sintomi (<30 giorni, o 30
a 60, o >60 giorni dopo la "remissione completa") è stata valutata. Abbiamo predefinito potenziali fattori confondenti di base, come,
come età, sesso e malattie concomitanti che potenzialmente migliorano la
rischio di malattia grave da COVID-19 [18-20]. Inoltre, eventi avversi gravi (SAE) e non gravi
sono stati valutati gli eventi (AE) correlati ai trattamenti somministrati. La gravità/non gravità degli eventi osservati e la loro causa
i rapporti con i trattamenti sono stati determinati dal medico di famiglia
a carico dei pazienti. 2.3. Dimensione del campione e analisi statistica
Visti i risultati di uno studio pubblicato di recente
[21] e considerando le caratteristiche del nostro paziente COVID-19
popolazione, abbiamo ipotizzato che la nostra coorte di "controllo" potesse avere un tempo più lungo
tempo per la risoluzione dei sintomi (tempo per completare la remissione),
dovrebbe essere pari a 20 giorni (SD: 10 giorni) e che nel
'programma consigliato' sarebbe ridotto a 15 giorni. Con le ipotesi di cui sopra, una dimensione del campione di 86 per gru
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MACERATA – Anche quest’anno il Comune di Macerata ha deciso di aderire all’iniziativa dell’Associazione Nastro Viola in vista della Giornata Mondiale per la lotta al Tumore al Pancreas e per l’occasione lo Sferisterio, simbolo della città, verrà illuminato di viola. Nella serata di giovedì 21 novembre, diverse città italiane vedranno illuminati di viola palazzi, monumenti, edifici, piazze e luoghi simbolici e rappresentativi al fine di creare consapevolezza sulle neoplasie e richiedere alle istituzioni di impegnarsi a promuovere informazioni e campagne di prevenzione.
La campagna di sensibilizzazione nasce con l’obiettivo di portare l’attenzione pubblica su una patologia che in Italia, ogni anno, colpisce oltre 13mila persone. Un vero e proprio “killer silezioso”, la cui diagnosi precoce è resa difficile in quanto i sintomi maggiormente riconducibili a questa malattia appaiono solo in stato avanzato.
I campanelli di allarme maggiormente frequenti sono costituiti da ricorrenti disturbi dell’apparato digerente, improvviso calo di peso, persistenti dolori addominali che si irradiano alla schiena, urine scure, feci di colore chiaro, nausea, vomito, comparsa improvvisa di diabete, prurito e ittero (colorazione giallastra della cute e della parte bianca dell’occhio).
Come ogni anno, l’intero mese di novembre sarà dedicato alla sensibilizzazione sul tumore al pancreas e in diverse località italiane sono previsti eventi e iniziative finalizzate alla divulgazione di informazioni su questa patologia.
Per maggiori info: www.nastroviola.org
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Festival della Dieta Mediterranea -IV Edizione
Il prossimo 14 e 15 settembre si svolgerà ad Aiello Calabro la quarta edizione del festival della dieta mediterranea. Evento culturale unico in Calabria , che quest’anno ha ottenuto il Patrocinio Gratuito del ministero della Salute, oltre che della Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Università Magna Grecia di Catanzaro ed Università della Calabria. Al convegno parteciperanno Professori Universitari, ricercatori, medici e biologi nutrizionisti provenienti da tutta Italia, che si confronteranno sul modello alimentare della dieta mediterranea e sulla nutrizione intesa come medicina preventiva. Il convegno sarà introdotto dal Dott Saverio Bruni, biologo nutrizionista e responsabile scientifico del festival della Dieta Mediterranea. Il convegno, moderato dal dott. Giancarlo Filipelli Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica del P.O. di Paola, si aprirà con l’intervento del Prof. Carlo La Vecchia , ordinario di Epidemiologia dell’Università di Milano che parlerà di dieta mediterranea e cancro. Seguirà l’intervento del Dott. Salomone che parlerà di micronutrizione ad alto impatto, ed infine il Prof. Ludovico Abenavoli associato di gastroenterologia presso Unicz che parlerà di nutraceutica del terzo millennio. Non mancheranno i saluti istituzionali del Sindaco di Aiello Calabro dott. Franco Iacucci, del consigliere Luca Lepore, del Prof. Luigi Morrone Associato e Coordinatore del Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Unical , del’ENPAB, ABNC, ABI e ALT. Il convegno sarà concluso dalla Dott.ssa Maione mentre la tavola rotonda sarà coordinata dal Dott Basta. Il 14, oltre al convegno, ci saranno nella serata spettacoli teatrali, gruppi folk, degustazioni olii e vini, pane prodotto con grani antichi, taralli tradizionali aiellesi, cooking show , laboratori sensoriali ed esposizione dei prodotti tipici calabresi da aziende del territorio, grazie anche alla collaborazione con Coldiretti. Sarà presente un’area food a cura dello Chef Salvadei, del Dott. Galata e dell’Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina, per coadiuvare l’aspetto salutistico delle pietanze con il gusto ed i sapori dei piatti presentati. Giorno 15, invece , nel primo pomeriggio sarà organizzata la giornata della salute e della prevenzione. Parteciperanno diverse associazioni che operano nel campo della prevenzione come la LILT (lega italiana per la lotta contro i tumori) sezione provincia di Cosenza che farà screening sul melanoma e cancro al seno, l’associazione Diabetologi Italiani che farà screening sul diabete, l’ Amplifon con screening uditivi, l’ ALT Associazione Lotta Tumori Cosenza con informazione sulla prevenzione del tumore ed infine Associazione Biologi Nutrizionisti Calabresi per la prevenzione dell’obesità e sovrappeso.
http://www.eventiincalabria.it/eventi/festival-della-dieta-mediterranea-iv-edizione/
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Terminata la prima fase dell'indagine sullo stato di salute della popolazione della Fraschetta
La “Fraschetta” è un’area vasta costituita da diversi Sobborghi e Frazioni alcuni più vicini o addirittura confinanti con siti industriali. In particolare, tale situazione è riferibile ai Quartieri del Sobborgo alessandrino di Spinetta Marengo che confinano con il cosiddetto “Polo Chimico”. Ma anche altri Sobborghi dell’area della Fraschetta sono stati in passato esposti a inquinanti ambientali di varia natura: inquinamenti di aria, acqua e suolo, principalmente dovuti ad attività antropiche e ad insediamenti industriali. «Per tale motivo — ricorda l’Assessore all’Ambiente e Salute di Alessandria — già nel passato furono svolte dall’Amministrazione Comunale di Alessandria indagini e valutazioni sullo stato di salute della popolazione residente. Tali indagini ebbero il limite di essere episodiche, nate sull'onda emotiva di un evento esterno (incidente, indagine giudiziaria, finanziamento “una tantum”)». «La nostra Amministrazione — sottolinea ancora l’Assessore — ha deciso di riprendere organicamente tali attività conducendole sistematicamente e soprattutto “senza soluzione di continuità”, con funzione di “Osservatorio e Studio ambientale e sanitario”». Il programma di indagine “sul rischio ambientale e sanitario mediante valutazione dello stato di salute della popolazione” nell’area della Fraschetta veniva ufficialmente presentato l’8 luglio 2015 e prendeva avvio nei primi mesi del 2016. Condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale di ARPA Piemonte e dal Coordinamento del Piano Locale di Prevenzione (PLP)-Funzioni Aziendali di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della ASL AL, la ricerca si è anche declinata riconsiderando e studiando indagini epidemiologiche condotte da ARPA Piemonte, per conto della Procura, sulle popolazioni residenti nelle adiacenze del Polo Chimico e sui lavoratori del Polo Chimico stesso. I Soggetti istituzionali sopra menzionati hanno incentrato la prima fase del proprio lavoro di indagine approfondendo, quale focus primario, la valutazione dello stato di salute dei residenti di tutta la Fraschetta attraverso l’analisi epidemiologica dell’andamento nel tempo della mortalità e morbosità locale, per cause di malattia, dal 1996 al 2014. A tale ambito tematico della ricerca si è aggiunto anche uno studio condotto sui lavoratori della Solvay Specialty Polymers Italy spa e, in particolare, riguardante gli effetti di lavorazioni risalenti a 15-20 anni addietro: studio specificamene condotto dall’Unità di Epidemiologia occupazionale dell’ASLTO3. La prima fase del programma di indagine si è articolata, in particolare, secondo i seguenti filoni tematici e con il coinvolgimento diretto dei seguenti specifici Soggetti istituzionali: - ricoveri ospedalieri: ARPA Piemonte (dr. Ennio Cadum) - mortalità: ASL AL (dr. Claudio Rabagliati) - studio occupazionale: ASL TO3, unità di Epidemiologia occupazionale (dr.ssa Antonella Bena) - inquadramento complessivo: ASL Regione Piemonte (dr. Vittorio Demicheli) - inquadramento ambientale: ARPA AL (dr. Alberto Maffiotti) Con la conferenza stampa odierna presso la Sala Giunta del Palazzo Comunale di Alessandria vengono dunque presentati i risultati di questa prima fase dell’indagine scientifica. Ospiti invitati — oltre all’Assessore Comunale all’Ambiente e Salute di Alessandria — il dr. Vittorio Demicheli (Direttore del Settore Assistenza Sanitaria e Socio-sanitaria Territoriale – Direzione Regionale Sanità - Regione Piemonte), il dr. Ennio Cadum (Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale - ARPA Piemonte), il dr. Alberto Maffiotti (Direttore del Dipartimento Territoriale del Piemonte Sud-Est - ARPA Piemonte) e il dr. Claudio Rabagliati (Coordinatore Aziendale del Piano Locale di Prevenzione ASL-AL e Responsabile delle Funzioni Aziendali di Epidemiologia - ASL-AL). Risultati dell’indagine epidemiologica - Fase1 Da parte del Coordinamento PLP-Funzioni Aziendali di Epidemiologia dell’ASL AL è stato realizzato lo studio epidemiologico di mortalità nel periodo 1996-2014, analizzato nel suo insieme e in sotto-periodi quinquennali (1996-2000, 2001-2005, 2006-2010, 2011-2014). La ricerca ha compreso: - raccolta e analisi dei dati locali di decesso (tratti dalle banche dati regionali e dall’archivio di mortalità del SISP ASL AL - sede di Alessandria); - elaborazione dei tassi standardizzati di mortalità e loro significatività statistica, confrontati con i valori medi di Provincia di Alessandria e Regione Piemonte; - valutazione degli andamenti temporali degli eventi e valutazione epidemiologica dei risultati. Il suddetto studio ha posto in evidenza su tutta la popolazione (maschi + femmine) una mortalità superiore, significativa — rispetto alle medie regionali e/o provinciali — per le seguenti patologie (sono descritte le variazioni percentuali rispetto ai territori di confronto e il corrispondente numero totale degli eventi registrati nei 19 anni del periodo 1996-2014): - primo gruppo di cause, in eccesso statisticamente significativo, numericamente più consistente: - stati morbosi maldefiniti (+236,6% vs. Regione e +126,2% vs. Provincia; n. 202 eventi di cui n. 78 tra i maschi e n. 124 tra le femmine); tale attribuzione di causa di morte è conseguente a carenza di codifiche causali specifiche e/o a riferimento a cause generiche (mal definite) nella stesura della scheda di morte; - tumore del rene (+55,5% vs. regione e +62,8% vs. provincia; n. 33 eventi di cui n. 16 tra i maschi e n. 17 tra le femmine); secondo gruppo di cause, in eccesso statisticamente significativo, la cui numerosità in molti casi risulta essere estremamente ridotta: - melanoma (+75,2% vs. Regione e +85,3% vs. Provincia; n. 17 eventi di cui n. 11 tra i maschi e n. 6 tra le femmine); - tumori dell’ovaio (+71,3% vs. Provincia; n. 18 eventi tra le femmine); - malattie reumatiche croniche (+74,0% vs. Regione e +61,7% vs. Provincia; n. 21 eventi di cui n. 7 tra i maschi e n. 14 tra le femmine); - asma (+73,4% vs. Regione e +45,6% vs. Provincia; n. 10 eventi di cui n. 7 tra i maschi e n. 3 tra le femmine). Il Dipartimento di Epidemiologia e Salute Ambientale dell’ARPA Piemonte ha condotto, in sincronia con lo studio sulla mortalità dell’ASL, uno studio sui ricoveri ospedalieri — anch’esso per sotto-periodi e sull’intero periodo — che non ha messo in luce patologie in eccesso con indicazione di esposizione pregressa a determinanti ambientali (sull’intera area in studio). Le uniche cause che rispondono al requisito di possibile causa ambientale nota, dato un eccesso di rischio coerente in entrambi i sessi, sono state: - i mesoteliomi (legati ad esposizione pregressa ad amianto); - il diabete mellito (riportato in eccesso in vari studi condotti in siti contaminati, compreso lo studio “Sentieri”), con minore livello di evidenza; malattie della pelle. Gli eccessi significativi riscontrati per malattie della pelle, tumore del polmone, morbo di Parkinson e cirrosi epatica, solo negli uomini, sono indicativi di esposizioni voluttuarie tipiche del sesso maschile (tumore del polmone, legato all’abitudine tabagica, e cirrosi epatica, legata nel Nord Italia a consumo di alcool) o da predisposizione ereditaria (Morbo di Parkinson). Nello stesso studio è stato peraltro segnalato un eccesso di ricoveri per malattie infettive (sia negli uomini sia nelle donne) nel periodo più recente (2011-2013), probabilmente legato ad una caduta delle coperture vaccinali nell’area. Nello studio di mortalità sulla coorte dei lavoratori della Solvay Specialty Polymers Italy spa — riferibile ad esposizioni di un periodo precedente — è stato invece riscontrato un eccesso per tumori del polmone, linfomi non Hodgkin e mesoteliomi. Tale eccesso è per lo più da porre, per l’eziologia e le correlazioni conosciute, con esposizioni pregresse a cromo ed amianto. La Fase 2 del programma di indagine A questa indagine iniziale — che ha messo in luce pochi eccessi di rischio sull’intera area, ma evidenze di rischio nella zona adiacente il Polo Chimico — si farà seguire un’indagine ancora più approfondita sull’area mediante: - una ricerca aggiornata agli ultimi anni disponibili e circoscritta ai residenti in zona “a ridosso” del Polo chimico (entro l’area di ricaduta delle emissioni industriali, cioè entro un raggio di 2-3 Km); - uno studio di correlazione tra patologie e distribuzione degli inquinanti, sulla base dei dati dei modelli di ricaduta degli inquinanti del Polo chimico, confermati da rilievi sperimentali, acquisiti in continuo da una centralina ARPA funzionante dal 2016 in uno dei punti di maggior ricaduta. L’attività riceverà finanziamenti previsti nel Bilancio previsionale 2017-2019 del Comune di Alessandria e avrà una durata di circa 18 mesi. In merito alla odierna conferenza stampa, l’Assessore Comunale all’Ambiente e Salute sottolinea che «non vi è dubbio di come i sobborghi di Alessandria della zona denominata Fraschetta siano stati e siano tuttora soggetti a stress ambientale di varia natura: inquinamenti di aria, acqua e suolo che risultano principalmente dovuti agli insediamenti industriali dell’area». «Per questo — dichiara ancora l’Assessore — è importante continuare ad approfondire il tema del rapporto “Ambiente e Fraschetta” e gli obiettivi che si sono assegnati alla seconda fase dell’indagine, maggiormente specifica, potranno ancora meglio mettere in luce se eventuali eccessi riscontrabili possono o meno essere riconducibili ad emissioni pregresse od attuali derivanti dagli impianti del Polo Chimico». http://dlvr.it/Nj4WdL
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Chieti: una passeggiata curativa per la Giornata Mondiale del Diabete, domenica 26 novembre
Chieti: una passeggiata curativa per la Giornata Mondiale del Diabete, domenica 26 novembre. Una passeggiata tra le vie della città per promuovere stili di vita più salutari e la prevenzione del diabete, quella che si svolgerà domenica 26 novembre, con partenza alle 9.45 da piazza Garibaldi, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete. L'evento, a cura della diabetologa Anita Minnucci, a referente sul territorio dell'associazione Medici Diabetologi della Federazione delle Società Diabetologiche Italiane e patrocinato dal Comune di Chieti, si svolgerà con la collaborazione del team infermieristico. Percorso: Partenza da piazza Garibaldi, piazza Matteotti, via Cesare De Lollis, piazza San Giustino, Corso Marrucino, Tempietti Romani, Museo Archeologico La Civitella, Villa Comunale, arrivo in Piazza San Giustino Ogni anno si celebra la Giornata Mondiale del Diabete in ricordo della nascita del professor Banting che nel 1921 scopri l'insulina cambiando il corso della storia delle persone affette da diabete. Quest'anno il tema scelto dall'International Diabetes Federation (IDF), è "Potenziare la salute globale", che evidenzia in maniera chiara l'importanza degli "Stili di Vita Sani". "Siamo lieti di promuovere questo evento perché è una misura concreta di prevenzione – così il sindaco Diego Ferrara l'assessore alla Sanità Fabio Stella e la consigliera Gabriella Ianiro a capo della Commissione consiliare Sanità - . L'obiettivo è sensibilizzare l'opinione pubblica sul diabete, perché sempre più persone sono interessati dalla malattia che si sta diffondendo con numeri importanti anche in Abruzzo, per promuoverne la prevenzione con l'adozione di stili di vita salutari, attraverso l'organizzazione di eventi, iniziative formative, attività educative e sessioni di screening, conferenze e attività che interesseranno sia le persone con diabete sia la popolazione generale. Continua il nostro impegno nei confronti della cittadinanza a sostegno di iniziative che incentivano la consapevolezza dell'importanza della salute fisica e mentale e del benessere, intesi non come mera assenza di malattia, all'insegna della promozione di stili di vita salutari in ambito alimentare e motorio, indispensabili nella prevenzione e cura delle malattie croniche. Importante è arrivare a una diagnosi precoce e abbinare alle cure uno stile di vita sano, basato su attività fisica e alimentazione rigorosa, misure che migliorano la vita e consentono di controllare la malattia". "Il Diabete è una malattia molto... Comune e di grande rilievo sociale sia per quanto riguarda la prevalenza che per quanto riguarda le sue complicanze – illustra la dottoressa Anita Minnucci, referente sul territorio dei Medici Diabetologi della Federazione delle Società Diabetologiche Italiane - . Ad oggi nel mondo si stimano oltre 530 milioni di adulti con diabete, numero destinato ad aumentare a 640 milioni nel 2030. In Europa la malattia interessa circa 60 milioni di adulti e In Italia le persone con diabete sono circa 4 milioni, ma si stima che un ulteriore milione abbia la malattia senza che essa sia mai stata diagnosticata. Nella nostra Regione, la prevalenza della malattia >6% più alta rispetto alla media nazionale, secondo dati ISTAT del 2020, su 1.293.941 abitanti circa 80.000 persone sono affette da diabete. La provincia di Chieti, su una popolazione di 378.840, presenta circa 25.000 persone con diabete. La grande diffusione del diabete determina quindi la necessità di porre sempre maggiore attenzione alle tematiche della prevenzione primaria e secondaria (diagnosi precoce) e la necessità di migliorare le conoscenze e la consapevolezza delle persone per arginare l'epidemia di diabete nel mondo. La prevenzione primaria del diabete di tipo 2 si identifica con la promozione di stili di vita sani, finalizzati anche alla prevenzione dell'eccesso ponderale. Uno stile di vita sano e attivo contribuisce sia a prevenire i casi di diabete di tipo 2 sia a ritardare e ridurre le complicanze che ne derivano. Un'attività fisica aerobica di moderata intensità e della durata di almeno 20-30 minuti al giorno e un calo di peso del 5-10% riducono del 60% l'incidenza del diabete. Così come una dieta ricca di fibre, con alimenti a basso indice glicemico, ridotto consumo di carni rosse e bevande zuccherate è protettiva nel rischio di sviluppare la malattia diabetica di tipo 2: gli stili di vita rappresentano pertanto strumenti preventivi particolarmente efficaci per arrestare o rallentare l'epidemia diabete".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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