#esperienze londinesi
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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Kingly Street: Un Angolo Incantato nel Cuore di Londra. Alla scoperta di Kingly Street, una delle strade più affascinanti di Londra, tra colori vivaci, negozi esclusivi e charme inconfondibile
Nel cuore di Londra, a pochi passi dalla famosa Carnaby Street, si trova Kingly Street, un luogo che incarna il perfetto equilibrio tra la vivacità contemporanea e il fascino storico
Nel cuore di Londra, a pochi passi dalla famosa Carnaby Street, si trova Kingly Street, un luogo che incarna il perfetto equilibrio tra la vivacità contemporanea e il fascino storico. Questa strada del quartiere di Westminster è un microcosmo della cultura londinese, con un mix di boutique eleganti, ristoranti innovativi e architettura che racconta storie di tempi passati. La bellezza senza…
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londranotizie24 · 6 months ago
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Match Point, c'è tempo fino al 15 giugno per iscriversi al concorso
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Di Pietro Nigro C'è tempo fino alle 23:59 del 15 giugno per candidare i propri racconti a Match Point, il primo concorso letterario italiano in Regno Unito organizzato da Il Circolo e Londra Scrive. Match Point, c'è tempo fino al 15 giugno per iscriversi al concorso Mancano poche settimane alla scadenza per presentare il proprio racconto alla terza edizione di Match Point, concorso letterario annuale promosso dall’Italian Cultural Association Il Circolo, presieduta da Simona Spreafico, in collaborazione con la scuola di scrittura Londra Scrive, e con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Londra. Ricordiamo che si tratta del primo (e unico) concorso per racconti scritti in lingua italiana a cui possono partecipare autrici e autori residenti nel Regno Unito. Tema di quest’anno è Futuro o no? una domanda importante, in bilico fra attualità, sguardo in avanti e impulso narrativo. Ad ispirare i lavori in concorso sono i dubbi, le perplessità e le curiosità sul futuro di tutti noi, partendo dalla visuale dell’ultima generazione: che futuro avremo, quali le prospettive? Ma soprattutto: è ancora possibile oggi credere nel futuro, le crisi attuali a livello mondiale che tipo di scenario possono restituire alle prossime generazioni? Un’idea che non riguarda solo il pianeta bensì anche il nostro quotidiano, fatto dalle scelte che compiamo nella vita di ogni giorno e che inevitabilmente condizionano le singole esistenze di ciascuno di noi. I racconti presentati dovranno quindi essere improntati ad una variegata possibilità di visioni sul futuro dell’umanità, tra tecnologie che avanzano, nuovi modelli possibili di società civili e di direzioni da prendere per cercare di realizzare il futuro che vogliamo partendo dal presente che stiamo già vivendo. Per partecipare al concorso è necessario avere un indirizzo nel Regno Unito ed essere maggiorenni. I racconti non dovranno superare i 20mila caratteri e andranno caricati sul sito de Il Circolo al seguente indirizzo: http://matchpoint.ilcircolo.org.uk. La scadenza per partecipare è il 15 giugno 2024. I racconti vincitori riceveranno riconoscimenti in denaro offerti da Il Circolo: £1,000 per il racconto vincitore e due premi di £500 per il secondo e terzo classificato. I tre racconti vincitori riceveranno inoltre la possibilità di un editing professionale e saranno presentati per la pubblicazione su una delle riviste letterarie partner del concorso (i tre racconti premiati nella precedente edizione 2023 sono stati pubblicati sulla rivista letteraria online Cattedrale – Osservatorio sul racconto). Coloro che hanno già partecipato nelle scorse edizioni possono partecipare anche quest'anno, perché, come afferma Simona Spreafico, presidente de Il Circolo, “è bello mettersi in gioco e avere l'opportunità di vedere il proprio racconto pubblicato dopo un editing offerto dai giurati, oltre al premio in denaro”. La premiazione si terrà il prossimo 17 Ottobre nel corso della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, presso l’Istituto di Cultura Italiana a Londra. Come negli anni precedenti, la giuria è composta da professionisti italiani, in molti casi italo-londinesi, della scrittura e dell’editoria: Olga Campofreda (scrittrice), Isabella d’Amico (comunicazione letteraria), Daniele Derossi (scrittore), Marco Mancassola (scrittore), Luisella Mazza (scrittrice), Paolo Nelli (scrittore), Giovanna Salvia (editor), Caterina Soffici (scrittrice). Come la stessa Spreafico ha sottolineato: “Il successo di Match Point ci rende orgogliosi. Come nelle migliori idee, abbiamo individuato un bisogno inespresso e lo abbiamo soddisfatto. Gli italiani e gli italofoni nel Regno Unito hanno voglia di raccontare, di scrivere, di far conoscere le loro esperienze e Match Point offre a tutti l’occasione di farlo in un concorso serio, con una giuria qualificata e un grande interesse di pubblico.” I promotori di Match Point Il Circolo Italian Cultural Association (Il Circolo) è un ente di beneficenza registrato nel Regno Unito con sede a Londra, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura italiana. Organizza eventi di raccolta fondi durante tutto l'anno per finanziare i propri progetti o progetti selezionati di altri enti. Londra Scrive, partner principale del concorso, è la scuola di scrittura creativa in italiano creata da Marco Mancassola a Londra, originariamente in collaborazione con Italian Bookshop. Ha esordito nel 2017 e da allora propone corsi e seminari sui temi della scrittura narrativa. E’ proprio Mancassola a spiegare: "‘Futuro’ è una parola in crisi a livello storico, politico, sociale. Ma non può esserlo a livello narrativo. Immaginare ciò che verrà, ciò che saremo, tutto ciò che facciamo oggi e che potrà avere una conseguenza in seguito: questa è la materia prima per chiunque voglia scrivere storie; il futuro è una categoria  narrativa”. Tutte le informazioni su Match Point e il form per partecipare sono all’indirizzo: https://www.ilcircolo.org.uk/matchpoint/. ... Continua a leggere su
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano: presso la Triennale la mostra "Home Sweet Home"
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Milano: presso la Triennale la mostra "Home Sweet Home". In occasione del suo centenario, Triennale Milano presenta dal 12 maggio al 10 settembre 2023 la mostra Home Sweet Home, a cura di Nina Bassoli, curatrice per architettura, rigenerazione urbana e città di Triennale, con progetto di allestimento di Captcha Architecture. L’esposizione, che parte dalla storia dell’istituzione e delle sue Esposizioni Internazionali per arrivare alla contemporaneità, intende riflettere sull’idea di casa e di abitare, da sempre argomenti privilegiati della ricerca di Triennale. Dalla trasformazione dei ruoli di genere all’evoluzione del rapporto con la natura all’interno dello spazio domestico, fino alla crescente influenza della tecnologia sul modo di abitare, aumentata dopo due anni di pandemia Covid-19: questi sono alcuni dei temi centrali dell’esposizione, che intende mettere in luce alcuni grandi cambiamenti che negli ultimi cento anni hanno caratterizzato la sfera della casa. La mostra si articola in dieci ambienti totali site-specific, con le installazioni progettate da alcuni tra i più interessanti studi di architettura, gruppi e centri di ricerca internazionali, come i londinesi Assemble Studio, la paesaggista francese Céline Baumann, la designer Matilde Cassani, il Canadian Center for Architecture (CCA), il gruppo di ricerca DOGMA, lo studio di architettura catalano MAIO, il collettivo Sex and the City e con i lavori dell’architetta siciliana Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, e quelli di due studi vincitori del Pritzker Prize, come Lacaton & Vassal Architectes e Diller Scofidio + Renfro. Questi ambienti site-specific dialogano con cinque sezioni storiche tematiche, che nascono come delle incursioni negli archivi storici di Triennale. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, dichiara: “In occasione del suo centenario, Triennale Milano propone una riflessione su un tema, oggi più che mai – in un’incerta epoca post pandemica e segnata dagli spettri della guerra – di stringente attualità. ‘Una mostra di mostre sulla casa’, nelle parole della curatrice Nina Bassoli, ma anche una mostra su Triennale, sulla sua storia, sul suo futuro e sul ruolo centrale della nostra istituzione nel dibattito architettonico italiano e internazionale. Affrontare temi quali casa e lavoro, maschile e femminile, produzione e riproduzione, spazio pubblico e spazio privato è diventato imprescindibile per una seria e attenta riflessione sulla progettazione dell’ambiente domestico, che non può non partire da un’attenzione costante all’accessibilità delle informazioni e all’inclusività.” Nina Bassoli, curatrice della mostra, afferma: “Intima e universale al tempo stesso, la casa è stata l’oggetto di indagine più sensibile ai cambiamenti culturali, politici e sociali, che, fin dalle prime Esposizioni Internazionali, passando per le sperimentazioni delle case nel Parco degli anni Trenta, l’ottimismo modernista della ricostruzione, il boom economico, le esperienze postmoderne, decostruttiviste e infine il pluralismo contemporaneo, si sono materializzati in sperimentazioni audaci in grado di veicolare nuovi linguaggi, nuove aspirazioni etiche e nuovi programmi per l’architettura. Oggi, l’opera di architette, architetti e gruppi di ricerca contemporanei fa emergere con forza una nuova sensibilità, dove il lavoro di cura è da intendere come azione fondante dell’abitare, ovvero del processo di costruzione dello spazio e dell’architettura.” La mostra Home Sweet Home non intende procedere lungo percorsi strettamente disciplinari ma vuole delineare un campo in cui l’architettura sia in grado di parlare a tutti, mettendo al centro dell’indagine la necessità di ristabilire una relazione diretta e coerente tra i nostri bisogni più autentici e gli spazi da progettare. Le opere in mostra evidenziano le profonde trasformazioni del ruolo dell’architettura nella società contemporanea e presentano i risultati di una ricerca tipologica, ma anche sociologica, scientifica, storica, artistica, politica e, al contempo, una sperimentazione sui linguaggi non solo architettonici ma anche comunicativi ed espositivi. In discontinuità con il passato, però, è senz’altro un’inedita presenza di progettiste donne, che questa volta sono in grande maggioranza – quasi la totalità – e una nuova sensibilità verso i valori della cura e dell’ambiente. Il progetto di allestimento, realizzato da Captcha Architecture, riprende frammenti di allestimenti di mostre passate per rimetterli in campo in una nuova veste. I dispositivi di supporto per le sezioni storiche sono così degli assemblaggi iperstatici composti da gambe provenienti da vari tavoli espositivi conservati nei magazzini di Triennale, e riadattati con la cura che si riserva a un oggetto amato che non si vuole buttare nonostante abbia perso la sua efficacia funzionale. Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni storiche tematiche, che riuniscono oggetti e materiali storici presi dagli archivi di Triennale e ripercorrono i cento anni della storia dell’istituzione, dal 1923 al 2023. Casa ludens, a cura di Gaia Piccarolo, è dedicata ai temi del relax e della cura di corpo e anima; La natura è di casa, a cura di Annalisa Metta, indaga il rapporto tra natura e spazio domestico; Abaco di finestre, a cura di Maite García Sanchis, esplora il tema della finestra come dispositivo di mediazione ambientale e di controllo; L’angelo del focolare, curata dal gruppo di ricerca Sex & the City (Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro), rilegge i ruoli di genere tradizionalmente legati alla sfera domestica; Cucinare all’italiana 1923-2023, a cura di Imma Forino, guarda alle trasformazioni che hanno interessato lo spazio della cucina in relazione ai mutamenti sociali. I dieci ambienti site-specific, di grande impatto e caratterizzati da tematiche e linguaggi autonomi, si inseriscono in questo percorso e rappresenteranno delle vere e proprie mostre nella mostra. Il tema della cura e della stigmatizzazione di genere a esso legata viene affrontato dell’emergente gruppo di ricerca Sex & the City con un’installazione sarcasticamente intitolata Caro, bastava chiedere. Lo studio MAIO propone un prototipo di cucina urbana, Urban K-Type, frutto di una profonda ricerca sul ruolo politico della cucina come luogo di emarginazione, di condivisione o, infine, di possibile emancipazione. In L’architettura della longhouse, DOGMA propone una riflessione tipologica che descrive come la separazione tra spazi per la vita e per il lavoro, tra sfera pubblica, privata e rituale, sia una costruzione recente e per niente scontata. In Assemble Loves Food, Assemble Studio inscena una tavolata con venti coperti, luogo della condivisione quotidiana del lavoro e del pranzo del collettivo, rivendicando il valore pragmatico, ma anche urbanistico e politico del progettare, del vivere e del costruire insieme. Il parlamento delle piante d’appartamento, un’installazione interspecie della paesaggista Céline Baumann, indaga il ruolo della natura all’interno delle mura domestiche e il senso della cura reciproca. La gabbia degli orsi. Un diorama per esseri umani è un’opera quasi teatrale di Matilde Cassani che si interroga su come lo spazio aperto possa essere addomesticato. Infine, il Canadian Center for Architecture propone Una sezione di “A Section of Now”, un estratto della mostra allestita recentemente a Montréal, che invita a riflettere su come l’architettura possa supportare i rapidi, radicali cambiamenti della nostra società, e la relativa instabilità di nozioni come famiglia, longevità, proprietà, lavoro, tecnologia. Lifespan è un’installazione spiazzante di disegni e dettagli realizzati da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, che concepisce ogni progetto come una meticolosa opera di restauro e reinvenzione di una condizione preesistente. La mostra si chiude con Trasformare, non demolire, incentrato sulle trasformazioni dei Grands ensemble francesi a opera di Lacaton & Vassal: un manifesto ecologico e politico della cura per una nuova vita oltre la demolizione. Sarà inoltre riallestita Inside-out: la finestra sul giardino, opera concepita nel 1986 nell’ambito della 17ª Esposizione Internazionale da Diller + Scofidio per Il progetto domestico, e restaurata filologicamente dal Dipartimento di Conservazione e Restauro di Triennale Milano in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino e con la supervisione dello studio Diller Scofidio + Renfro. La mostra sarà accompagnata da un catalogo, un volume unico in italiano e in inglese edito da Electa, che riunisce saggi, approfondimenti e contributi organizzati in tre sezioni tematiche. Gli autori dei testi del catalogo sono: Florencia Andreola, Assemble Studio, Nina Bassoli, Céline Baumann, Stefano Boeri, Giovanna Borasi, CCA Canadian Centre for Architecture, Matilde Cassani, Diller + Scofidio, DOGMA, Davide T. Ferrando, Imma Forino, Maite García Sanchis, Roberto Gigliotti, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Dolores Hayden, Lacaton & Vassal, Margherita Marri, Captcha Architecture, Annalisa Metta, Azzurra Muzzonigro, Pierluigi Nicolin, Gaia Piccarolo, Alessandra Ponte, Anna Puigjaner, MAIO, Sex & the City, George Teyssot.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pangeanews · 4 years ago
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Dov’eri quando hanno assassinato Kennedy? Il monumentale televisore Phonola, un dettato a scuola, la fatidica lettera K e un incontro, a Londra, molti anni dopo, che santifica Marshall McLuhan
Prendete un pezzetto di storia e cominciate a sfregarlo sulla pietra dura della vostra memoria e vedrete che l’attrito fra un passato più o meno lontano e le vostre esperienze finirà per sprigionare autentiche scintille di storia e microstoria, schegge di varia natura che vanno un po’ da tutte le parti, uno strano intreccio tra un grande fatto che ha segnato la storia di tutti e una serie di piccoli fatti che hanno segnato la vostra storia personale.
Il 22 novembre 1963 qualunque americano in età matura ricorda dove era e cosa stava facendo al momento dell’annuncio che il presidente Kennedy era stato ucciso, un luogo comune che vale anche per chi aveva solo sette anni e stava finendo di cenare in una vecchia casa del centro di Milano.
«Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando», il mio ricordo di quella sera comincia da una voce, autentica icona sonora della prima generazione televisiva, che pronunciava queste parole in una tempesta di erre arrotate e da una serie di immagini sfocate in bianco e nero che scorrevano nel monumentale televisore Phonola troneggiante nella sala da pranzo. Mi resi subito conto che sarebbe stata una serata memorabile per lo stupore sui volti dei miei famigliari e in modo particolare del nonno che dopo pochi minuti sentenziò: «Non si saprà mai chi è stato», frase quanto mai profetica, e poi per l’inconsueta visita di un vicino di casa sprovvisto di televisore. Eravamo agli inizi degli anni Sessanta e la televisione aveva ancora il ruolo di cantastorie moderno con il potere di radunare la gente intorno a sé.
Intanto la poderosa macchina della società dell’informazione si era messa in moto e non l’avrebbe fermata più nessuno: l’arresto di Lee Oswald, il deposito dei libri della Texas School con la fatidica finestra al sesto piano, il fucile arma del delitto, l’uccisione in diretta di Oswald, la commissione Warren, il leggendario filmato di Zapruder con le scene dell’attentato, il tailleur rosa confetto di Jacqueline, l’agente che salta sulla macchina in corsa del presidente, la collinetta con la staccionata da cui forse sono partiti i colpi, il complotto della mafia, la cospirazione della Cia, dei castristi e degli anticastristi, un diluvio irrefrenabile di tesi, sospetti, prove, controprove, testimoni e inchieste che nel corso degli anni ci avrebbe inondato di informazioni su tutto e su tutti per non spiegarci assolutamente niente. A distanza di oltre cinquant’anni l’unica cosa che possiamo dire è che ci saremmo accontentati di due sole notizie: chi ha ucciso Kennedy e perché. Di tutto il resto ne avremmo fatto volentieri a meno.
L’assassinio di Kennedy è stato il primo clamoroso esempio di quella overdose informativa, o pseudoinformativa, nella quale diventa impossibile selezionare e individuare ciò che è veramente utile e indispensabile per arrivare alla conoscenza. Il neurobiologo francese Jean-Pierre Changeaux ha chiarito nel suo libro L’uomo di verità che “apprendere” significa soprattutto “eliminare”, spiegando come l’acquisizione del linguaggio nei primi mesi di vita avvenga non per accumulazione di dati, ma al contrario per una restrizione progressiva dell’immenso mare sonoro che arriva alle orecchie del neonato. Per fortuna da bambini riusciamo a sfuggire al frastuono ossessivo di voci, parole e suoni che serve solo a confondere le idee e così siamo in grado di cogliere delle immagini, delle impressioni allo stato puro e per questo quanto mai preziose. Un tesoro che ci portiamo dietro per sempre, indipendentemente dalla nostra volontà, una sorta di imprinting personale, fatto di luci, odori, rumori, emozioni. Poi crescendo la percezione delle cose cambia, la personalità ormai si è formata con tutte le incrostazioni e le sovrastrutture che inibiscono la capacità di cogliere quei dettagli e quelle sfumature che spesso sono decisivi. Tutto finisce per essere visto attraverso il filtro di quello a cui crediamo o a cui vogliamo credere, abbiamo delle opinioni o degli interessi da difendere e la magia si è persa.
Quella sera del 22 novembre 1963 tutto questo io non lo potevo sapere e poi a sette anni uno ha anche il sacrosanto diritto di pensare ad altro e di addormentarsi sereno, senza immaginare che la propria spensieratezza ha le ore contate. Già, perché a causa dell’assassinio di Kennedy ho passato i miei guai. Non quella sera ma il mattino dopo quando a scuola la maestra ebbe la bella idea di fare un dettato prendendo spunto dalla notizia del giorno. Tutto sembrava andare come sempre, con l’insegnante che camminava tra i banchi e dettava scandendo bene le parole fino a quando pronunciò «John Fitzgerald Kennedy» e a quel punto io mi bloccai davanti all’ostacolo insormontabile di una lettera dell’alfabeto mai incontrata prima, una novità assoluta e inaspettata: la lettera kappa, maiuscola per complicare ancora di più le cose. Un agguato in piena regola. Nonostante l’esempio della maestra alla lavagna io non riuscivo proprio a scrivere quella lettera del tutto nuova per me, e ci vollero parecchi tentativi più svariate cancellature, una vera onta per il mio immacolato quaderno, per arrivare a mettere giù uno sgorbio che alla lontana, molto alla lontana, e con un bel po’ di fantasia, poteva ricordare una kappa maiuscola. Un bruttissimo quarto d’ora, il primo della mia vita, che non ho mai dimenticato e che mi ha lasciato in eredità un’istintiva diffidenza per le novità inaspettate che ti piombano tra capo e collo. Last but not least la consapevolezza che questo è uno sporco mondaccio e la vita qualcosa di maledettamente complicato.
Parecchi anni dopo senza volere mi ritrovai a incespicare di nuovo nella morte di Kennedy, ma per fortuna in circostanze molto più piacevoli rispetto a quella terrificante mattinata a scuola. E poi ero a Londra e non a Milano. Dopo una lunga, faticosa e in buona parte inutile visita al British Museum, i grandi musei sono un altro bell’esempio di eccesso informativo che alla fine lascia molto poco, per sfuggire a uno di quei meravigliosi diluvi estivi londinesi mi rifugiai in compagnia di una simpatica amica americana nel piccolo caffè gestito da italiani al centro di Russell Square. Tra uno scroscio di pioggia e l’altro non so come ma il discorso cadde su John Kennedy e a quel punto Jasmine mi lasciò di stucco tirando fuori i suoi ricordi di quel 22 novembre 1963: una bambina di sette anni in una casa di Los Angeles davanti a un vecchio televisore in bianco e nero, la voce di Walter Cronkite che annuncia «President Kennedy is dead», lo stupore sul volto dei famigliari e dell’anziana nonna in particolare, con tanto di vicini privi di televisore che arrivano per sentire le notizie. Da restare a bocca aperta. Un conto è leggere di McLuhan e del suo villaggio globale sui libri, un’altra cosa e ritrovarselo lì, servito e confezionato, tra cappuccini e dolcetti immangiabili in un caffè di Londra. E non finisce qui perché Jasmine ricordava benissimo anche il giorno successivo a scuola con la maestra, il dettato sull’omicidio del presidente e le sue difficoltà a scrivere esattamente “Fitzgerald”, il lungo secondo nome di Kennedy.
Provate a sovrapporre le due scene, quella di Milano e quella di Los Angeles, e le situazioni combaceranno perfettamente: potete divertirvi a sostituire la scuola americana a quella italiana e ritroverete l’identica situazione, con gli stessi piccoli-grandi imbarazzi dei bambini destinati a restare indelebili nella loro memoria per poi riaffiorare a tanti anni di distanza e ritrovarsi faccia a faccia in un piccolo caffè di Londra; ritornate silenziosi in quelle due case, togliete lo sguardo dai televisori, guardatevi bene in giro e se osservate con attenzione vi accorgerete che l’atmosfera, le reazioni e anche le facce delle due famigliole sono esattamente le stesse. A parte una diversa pigmentazione della pelle s’intende, ma escludo che il buon McLuhan fosse un razzista, quindi aveva proprio ragione lui.
Silvano Calzini
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beautyscenario · 5 years ago
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PR, artista, DJ, ideatrice di ‘Punks Wear Prada‘, storica e iconica serata milanese, Natasha Slater é uno dei personaggi più noti ed influenti di Milano, nonché un vulcano di idee. L’ultimo progetto? Girl Power, un succo pensato per le mamme in carriera, come lei, e per tutte le donne sempre di corsa…
  Come nasce l’idea di Girl POWER?  Girl Power è nato quasi per gioco: chiacchierando durante una Dinner Conservations con Sandra Nassima (CEO e Founder di Depuravita, il brand italiano di juicing e clean beauty. Ci siamo dette: ma di cosa ha bisogno una donna che va in ufficio, accompagna i figli a scuola, organizza la casa, fa la spesa, viaggia per lavoro? Di una carica! E così l’idea di un prodotto innovativo, un elisir energizzante dal colore rosa da tenere sempre in borsetta, ideale per sostenere tutte le donne attive e indipendenti nelle sfide di tutti i giorni.
Ci parli di GIRL POWER? Girl Power è un succo che combina le proprietà antiossidanti e il sapore ben bilanciato tra dolce e acidulo dei frutti di bosco con il guaranà, per una maggiore concentrazione mentale e una minore percezione della fatica. Il tutto reso remineralizzante, rigenerante e idratante grazie all’acqua di cocco. Un mix ben equilibrato per un succo speciale che racchiude l’essenza dell’avventura di essere donna: tonificante, stimolante ed energizzante. Il succo è disponibile negli store online di Depuravita e di Cortilia mentre lo si può trovare nei seguenti punti vendita a Milano presso il Centro Botanico, To Market, Avo Brothers e Poke House e a Torino presso Corte 30.
Sei anche la founder di Dinner Conversation, cosa ti ha spinto a creare questi incontri periodici di empowerment al femminile? Dopo esperienze nella moda e nella musica come DJ, avevo deciso di cambiare totalmente la mia vita, di focalizzarmi su qualcosa di veramente importante ma che riguardasse tutti noi da vicino. L’idea è stata quella di creare una piattaforma utile per condividere esperienze di business e di vita personale. Il tema forte è quello dell’equality: le donne, anche in ruoli manageriali, sono ancora pagate di meno, ci sono settori con leadership solo maschili. Voglio dare il via a un dialogo tra donne già affermate. Ecco perché ho coinvolto marchi con un punto di vista “femminista”, come Piaget, dove tutti i ruoli apicali sono ricoperti da donne. E poi ho cercato di creare gruppi con una buona quota di straniere perché Milano è ancora troppo chiusa con chi parla solo inglese. Mi piacciono le donne forti, che si reinventano, che non hanno paura. Sono una mamma single, un’imprenditrice, ho dovuto lavorare tanto su di me per avere la vita che ho.
Qual è il tuo motto? “Make it happen”: credo che le cose che ci capitano e la vita che viviamo non sia destino, siamo noi che creiamo ogni giorno il nostro destino con le scelte che prendiamo e l’energia che versiamo.
PR, DJ, artista, quale sarà il tuo prossimo progetto? Da poco ho aperto una filiale di Natasha Slater Studio a Londra, per espandere il business dell’agenzia e fornire alla nostra clientela italiana un supporto sul mercato inglese, a chi non ha mai approcciato la città oppure a chi ha bisogno semplicemente di visibilità. Mi piacerebbe che Londra fosse presto la location per una delle mie prossime Dinner Conversations, un progetto a cui tengo molto e che continuo a portare avanti con tenacia e passione.
Hai un’icona a cui ti ispiri?  Jane Fonda, Angela Davis, Stevie Nicks (cantante di Fleetwood Mac) Oprah Winfrey e Michelle Obama.
Sei nata e cresciuta a Londra, c’è una qualità che le donne inglesi hanno, ma che non hanno le italiane, e viceversa? Io non mi sento inglese ma londinese, credo che trascorrendo la maggior parte del mia vita a Londra la città mi abbia in qualche modo modellato. Noi londinesi siamo molto internazionali perché ogni giorno viviamo a contatto con milioni di persone di diversi background culturali, religiosi e etnici – siamo anche più “streetwise” perché siamo abituati a vivere in una grande città dove tante cose accadono velocemente, anche il tempo è imprevedibile quindi ti devi abituare ed adattare ai continui cambiamenti. La vita londinese può essere a volte molto dura e anche cruda ma ti fa vivere vicino a un pozzo di creatività perché non tutte le cose belle nascono belle.
Un prodotto beauty feticcio. Uso sempre Shiseido Bio Performance e detergo il viso con Grown Alchemist Facial Wash, questo rende la mia pelle sempre molto pulita e idratata. Nella mia borsetta invece non può mancare mai ovviamente il Girl Power!
Natasha Slater: vi presento Girl Power, il succo per donne attive e indipendenti PR, artista, DJ, ideatrice di ‘Punks Wear Prada‘, storica e iconica serata milanese, Natasha Slater é uno dei personaggi più noti ed influenti di Milano, nonché un vulcano di idee.
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Parte a Napoli la X edizione della conferenza internazionale Shipping and the Law: “The Shock of the New”
Armatori, istituzioni, esperti di finanza a Napoli per guardare alle grandi sfide del commercio marittimo Parte a Napoli la X edizione della conferenza internazionale Shipping and the Law: “The Shock of the New” . I vertici delle organizzazioni mondiali, europee ed italiane degli armatori si incontreranno domani 9 ottobre e dopodomani 10 ottobre a Napoli, presso la storica Sala dei Baroni del ‘Maschio Angioino’ per discutere degli scenari futuri dell’industria marittima. Tra i numerosi partecipanti interverranno i vertici delle associazioni armatoriali: il presidente Esben Poulsson e il vicepresidente Emanuele Grimaldi della International Chamber of Shipping (ICS) , l'assise mondiale degli armatori; il president elect della European Community Shipowners Associations (ECSA) ed esponente del gruppo Stena Claes Berglund, il tedesco Thomas Rehder e il già presidente degli armatori greci ed europei John Lyras; il presidente di Confitarma Mario Mattioli e quello del Gruppo Giovani Armatori Giacomo Gavarone. "The shock of the new" è infatti il titolo scelto per il decennale di Shipping and the Law da Francesco S. Lauro, Avvocato marittimista e ideatore della manifestazione:   “Le questioni di cui si discuterà in questa due giorni - sottolinea Lauro - sono numerose e di grande impatto. Dall’evoluzione degli equilibri e degli assetti politici alle nuove barriere protezionistiche che caratterizzano gli scenari internazionali. Dallo sviluppo sempre più rapido delle scienze e delle tecnologie alla introduzione di nuove normative volte a difendere l’ambiente, limitare le emissioni e lottare contro i cambiamenti climatici. Tutti si sentono in prima linea e a Napoli potranno scambiarsi idee, esperienze e soluzioni”. ✵✵✵ I LAVORI DELLA CONFERENZA Mercoledì 9 ottobre I lavori si apriranno mercoledì 9 ottobre e, dopo l’introduzione di Francesco S. Lauro “Innovating in a Time of Flux” e i saluti istituzionali del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, seguirà una relazione di scenario a cura del vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, che tratterà degli equilibri geopolitici internazionali “evoluzione o rivoluzione?”. Successivamente il presidente ICS Esben Poulsson entrerà nel dettaglio dello scenario tecnologico che ci aspetta con un intervento sulla quarta rivoluzione della propulsione ( “The Shock of the New: The 4th Propulsion Tevolution” ). Lo sguardo sarà poi riportato sul settore prima in Europa con l'intervento di Clas Berglund, presidente eletto dell'associazione europea degli armatori, che terrà una relazione sul nuovo panorama politico globale e i suoi effetti sullo shipping e sui commerci ( “New Global Political Landscape Effects on Shipping and Trade from an EU Perspective” ), poi toccherà all'orizzonte italiano con l'intervento del presidente di Confitarma Mario Mattioli, che analizzerà lo shock del nuovo secondo le prospettive dell'associazione di categoria. Ma uno sguardo al futuro arriva in particolare dai giovani armatori, rappresentati da Giacomo Gavarone, il cui intervento chiuderà la prima sessione.  Nella sessione “THe Shock of the New in Ship Finance” verranno analizzati invece gli aspetti finanziari con il rappresentante del Ministero degli Esteri, Global Head Italian Infrastructure , Vincenzo Ercole Salazar Sarsfield, gli armatori Giuseppe Bottiglieri e Peppino D’Amato, il past president di Confitarma Nicola Coccia e il CEO di Venice Shipping and Logistics Fabrizio Vettosi, in una tavola rotonda moderata dall’economista Arturo Capasso. Il pomeriggio di mercoledì 9 l’analisi si amplierà e si cercherà di rispondere alla domanda: “What will it be?”, su come saranno il mondo e lo shipping nel 2030 (e oltre). La sessione vedrà le relazioni introduttive del politologo prof. Roberto D’Alimonte, che tratterà le sfide che attendono nei prossimi anni le democrazie liberali, il futurologo della Oxford University Hamish McRae, che parlerà di come potrebbe essere l’economia mondiale nel 2030 e il chief commercial officer marine RINA Paolo Moretti, che descriverà quelle che si prevedono essere le nuove tecnologie nel 2030 ( “The Shock of the New: Shipping 4.0”).  Nella tavola rotonda interverranno: il presidente Esben Poulsson e il vice presidente dell’ International Chamber of Shipping Emanuele Grimaldi, il president elect dell’ European Community Shipowners Associations (ECSA) Claes Berglund (Stena), i past president ECSA John Lyras e Thomas Rehder, il presidente di Confitarma Mario Mattioli e il capo del think tank dell’ex ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita sceicco Yamani, Leonidas P. Drollas.  Interverranno anche: il managing director di The Standard Club UK James Bean; l’armatrice Mariella Bottiglieri; il presidente e CEO di PL Ferrari & Co. Federico Deodato; il CEO di CR Group Mauro Iguera; Lorenzo Matacena, member of board directors Caronte & Tourist SpA e Leendert Muller, managing director Multraship Towage & Salvage. La sessione sarà moderata da Francesco S. Lauro e dal giornalista finance editor di LLoyd’s List David Osler. Giovedì 10 ottobre “The Shock of the New: Maritime infrastructure fit for the future”: la seconda giornata di lavori si aprirà con una riflessione sul futuro delle infrastrutture portuali, con interventi di Francesco di Majo, presidente dell'Autorità di Sistema del Tirreno centro-settentrionale, di Pietro Spirito, presidente dell'Autorità del Tirreno Centrale  e di Umberto Masucci, presidente della F2i Holding Portuale.  La sessione finale, “The shock of the new, legal responses: AI, future fuels, Brexit and others” esaminerà le evoluzioni legali del settore ma anche i problemi connessi alla svolta imminente del Sulphur Cap, il limite alle emissioni di zolfo varate dall' International Maritime Organization e che le navi dovranno rispettare da gennaio 2020. L’argomento sarà introdotto da un keynote speech del prof. Mans Jacobsson, storico direttore degli International Oil Pollution Compensation (IOPC) Funds , che tratterà il tema delle sfide legali poste dalle navi senza equipaggi. La tavola rotonda, presieduta da Clive Aston, past president dell’associazione degli arbitri londinesi LMAA e da Jonathan Lux, mediatore, arbitro e barrister, vedrà i contributi di James Leabeater QC di Barrister 4 Pump Court, che introdurrà l’argomento legato alle sfide legali derivanti dalla Brexit e di Tiejha Smyth, deputy director (FD&D) di North of England P&I Association, che affronterà il tema delle nuove sfide derivanti dal nuovo Sulphur Cap, e gli interventi di: Giorgio Berlingieri, presidente dell’Associazione Italiana di Diritto Marittimo; di Bruno Castellini, partner di Jones Day; di Mark Clough QC, dello Studio Legale Lauro; di David McInnes, partner di BDM Law; di Robert Mayer di SMIT e di David Pitlarge, partner di Hill Dickinson LLP. Read the full article
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svediroma · 6 years ago
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Le partite che ho visto allo “Stadio Olimpico”
Alcune settimane fa, ho scritto delle cose belle, che ho fatto e vissuto nella grande città di Roma. Oggi vorrei raccontarvi delle esperienze, che avevo nel “Colosseo” dei giocatori: lo “Stadio Olimpico”. Roma 4:0 Siena (28.04.2013) L’avventura a Roma è quasi finita. Ma questo non è stato il primo incontro fra la città Roma e me. Più di cinque anni fa, in 2013, sono stato la prima volta nella “città eterna”. Molto agitato sono andato con mio padre allo “Stadio Olimpico”. Là, abbiamo vissuto la prima volta lo spirito dello stadio dei romani. Fortunatamente abbiamo visto tanti gol ed anche uno dei miei giocatori preferiti, Pablo Osvaldo, ha fatto due gol. Roma ha vinto 4:0 contro Siena.
Roma 3:0 Chelsea (31.10.2017) Il 29 Ottobre la mia famiglia ed io abbiamo partito da Salisburgo, per andare a Roma. Due settimane prima, ho deciso di partecipare al progetto. Un giorno, prima ho incontrate le ragazze della mia casa, sono andato la seconda volta allo “Stadio Olimpico” con mio padre. Avevamo la possibilità di vedere una partita del “Champions League” Roma contro Chelsea. Senza riflettere abbiamo prenotato preventivamente i biglietti per la curva sud e dovevamo stare in piedi tutto il tempo, ma questa situazione solo ha migliorato l’umore grande. Anche questa volta “i lupi” hanno vinto, 3:0 contro i “Blues”.
Roma 2:1 Lazio (18.11.2017) 19 giorni dopo la vittoria contro i londinesi sono entrato la terza volta nello stadio di calcio di Roma, con la ragazza portoghese Claudia. E’ stato una bella sorpresa per Claudia, che anche il giocatore portoghese, un vecchio compagno di gioco di Cristiano Ronaldo, Nani, poteva giocare. Roma contro Lazio, questa combinazione promette sempre una partita focosa. Fortunatamente siamo stati a Roma e non a Salisburgo, perché in Austria c’era già neve in questo periodo, invece in Italia bastava un maglione. La partita è stata molto emotiva, ma ha finito senza violenza o grandi difficoltà. Anche questo l’incontro Roma ha vinto 2:1. Sembra, che porta fortuna per i lupi.
Lazio 4:2 Salisburgo (05.04.2018) / Salisburgo 4:1 Lazio (12.04.2018) Nell’anno 2017 Lazio e Salisburgo si sono qualificati per il “Europa League”. Con leggerezza tutte due squadre hanno vinto i gruppi loro. In primavera 2018 Lazio e Salisburgo hanno continuato con vincere e hanno superati il sedicesimi di finale, ed ottavi di finale. Poi è venuto il giorno del sorteggio del quarto di finale. Sono seduto davanti alla televisione ed io e Marco, un amico di Lazio con chi ho parlato ogni giorno di calcio, abbiamo sperato che le nostre squadre si affrontano. Fortunatamente il sorteggio ha deciso che Lazio gioca contro Salisburgo. Alcuni giorni dopo, Marco, alcuni laziali ed io, siamo andati allo “Stadio Olimpico” per vedere la partita. Purtroppo Lazio ha vinto questa partita 4:2. Una settimana dopo, alcuni volontari, utenti dell’associazione ed io, siamo andati a Foligno. Il 12 Aprile siamo andati in un ristorante per cenare con uno grande schermo per vedere la partita di ritorno a Salisburgo. Marco ed alcuni laziali dovevano vedere come Lazio ha perso 4:1 contro i “Red Bulls” e sono stati eliminati dell’ “Europa League”. Una serata perfetta per me, anche se mi dispiaceva per Marco e Michele.
Roma 0:0 Juventus (13.05.2018) Durante il maggio, fortunatamente potevo comprare un biglietto per la partita Roma contro Juventus. Non vedevo l’ora di vedere la partita, perché Juventus è una delle squadre più forte nel mondo. Ho visto tanti giocatori, che ammiro da tanti anni. Purtroppo la partita ha finito 0:0, ma dopotutto una grande giornata. Lo Stadio Olimpico è uno dei miei posti preferiti a Roma. I giocatori forti e l’umore grandioso allo stadio sono da vedere. Spero, che vedrò durante l’ultimo mese una o due altre partite.
- Laurent
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novelpublication · 7 years ago
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In the Reading Room of Hell
curated by Novel
24 February - 12 May 2018 Preview: 24.2.2018 h 18 Con una performance di Claire Potter A plus A Gallery Calle Malipiero 3073, San Marco, Venezia novelnovelnovel.org | aplusa.it
Lavori di: Eileen Agar, Jean-Marie Appriou, Ben Clement, Alastair Mackinven, Agnes Moraux, Julian Nguyen, Henrik Olesen, Claire Potter, Patrick Procktor, Luis Roque, Simon Thompson e Elaine Cameron Weir e altri.  
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La mostra è organizzata in collaborazione con Novel, una piattaforma curatoriale itinerante fondata dagli editori e curatori londinesi Alun Rowlands e Matt Williams. Novel riunisce artisti che scrivono testi e poesie che oscillano tra finzione e critica.
Ogni iterazione di Novel include una cacofonia di voci, condizione primaria della scrittura, che cerca di rompere i metodi abituali della rappresentazione e della produzione di soggettività per manifestarsi nell’allestimento di mostre, letture e proiezioni.
Il diario collettivo, in questo contesto, è un apparato per catturare la conoscenza, che teoria, cinema, politica e narrazione aggiornano, rinegoziando quegli inizi incompiuti o quei progetti incompleti che potrebbero offrire una sceneggiatura alternativa. Continui contributi, nuove indicazioni e spunti porteranno sicuramente a molteplici sviluppi futuri di questo progetto, la cui unica pretesa resta comunque quella di essere una documentazione accurata.
Le performance di Novel si concentrano attorno al momento in cui la documentazione stampata, piuttosto che il testo, è riportata in vita, e l’apertura, all’atto della pubblicazione, diventa uno sforzo autocritico sociale.
La mostra nella galleria A plus A di Venezia diventerà un posto di lettura, con opere d'arte correlate ad alcuni filmati che accresceranno la finzione dello scenario. Essa sarà la sintesi di molteplici esperienze e di ansie che richiedono nuove forme di narrativa critica.
Questo scenario richiede un protagonista attivo, un polistrumentista in grado di fondere le fonti con destrezza. La narrazione non è inventata, si basa su tutto ciò che possiamo imparare o usare; uno spazio in cui tutte le fonti della conoscenza sono valide.
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We would like to thank all the artists for their participation and the following for their kind support: Aurora Fonda and Sandro Pignotti; Cabinet Gallery, The Redfearn Gallery, (both London); Jan Kaps, Cologne; Mendes Wood DM, São Paulo; Reena Spaulings, New York; SCHLOSS, Oslo; Neue Alte Bruecke, Frankfurt; Hannah Hoffman Gallery, Los Angeles; dépendance, Brussels
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thenightreview · 7 years ago
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Un gin e una poesia - 09 ottobre 2017
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I presidenti populisti utilizzano spesso l'odio come una tattica politica. La polarizzazione dell'elettorato come strumento di creazione del consenso. Sul New York Times
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Assad è lì per restare. Nessuno pensa più davvero che il presidente della Siria possa essere rimosso, per come si sono messe le cose: ma resterà presidente di cosa, dopo quasi sette anni di guerra? Su Il Post
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Il complottismo è diventato il modo più logico per spiegare come va il mondo. Il pensiero mainstream dominato dalle fake news: il flusso di informazioni ordinario è divenuto quello di cui sospettare mentre la teoria del complotto diventa il modo più logico con cui spiegare le cose. Vanni Santoni su Il Foglio
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Chi è Rupi Kaur, l’autrice del libro più venduto in America nel 2017. Nel 2017 Milk and honey ha venduto più di tutti i primi 10 libri di poesia messi insieme. Il suo nuovo libro, The Sun and Her Flowers è appena uscito negli Usa. Anna Momigliano su Rivista Studio
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Ecco come la moda del gin ha quasi distrutto la Londra del XVIII secolo. Londra, 1730: circa 7000 negozi di gin stavano trasformando i londinesi in alcolisti degenerati, i cui atti di violenza e devastazione sociale sono paragonabili a quelli dell’epidemia di crack negli Stati Uniti degli anni '80. Harry Sword su VICE
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I 3 articoli più letti della nostra Newsletter #NRweekend
La cosa più preziosa che abbiamo non è il tempo, bensì l'attenzione per le esperienze che viviamo. E la tecnologia è una forma di continua distrazione. Una riflessione di Zat Rana su Quartz
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"Le nostre menti possono essere deviate". Alcuni dissidenti della Silicon Valley, ex lavoratori di aziende come Google, Twitter e Facebook, sostengono che siamo davanti ad una corsa per accaparrarsi l'attenzione delle mente umana. Sono pazzi oppure rischiamo davvero di finire in una distopia? Paul Lewis sul Guardian
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Il segreto del matrimonio è non sposarsi mai. E questo non significa non credere nell'istituzione del matrimonio, bensì capire che una firma non cambia il modo in cui si ama il partner. Quando non c'è la legge a legare una coppia, bisogna scegliersi ogni giorno. Gabrielle Zevin sul New York Times
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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James Smith & Sons: Un Tuffo nella Tradizione Londinese Dal 1830
Scopri la storia e il fascino senza tempo di James Smith & Sons, la celebre bottega di ombrelli nel cuore di Londra.
Scopri la storia e il fascino senza tempo di James Smith & Sons, la celebre bottega di ombrelli nel cuore di Londra. Londra, capitale del Regno Unito, è una città che intreccia modernità e tradizione in ogni angolo. Tra i suoi tesori nascosti, uno spicca per autenticità e storia: la bottega di James Smith & Sons, specializzata in ombrelli e bastoni da passeggio, un punto di riferimento per gli…
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londranotizie24 · 6 months ago
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Match Point, c'è tempo fino a metà giugno per presentare i racconti
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Di Pietro Nigro C'è tempo fino al 15 giugno 2024 per candidare il proprio racconto a Match Point, il concorso letterario promosso da Il Circolo e da Londra Scrive per autori residenti in Regno Unito. Match Point, c'è tempo fino a metà giugno per presentare i racconti Mancano poche settimane alla scadenza per presentare il proprio racconto alla terza edizione di Match Point, concorso letterario annuale promosso dall’Italian Cultural Association Il Circolo, presieduta da Simona Spreafico, in collaborazione con la scuola di scrittura Londra Scrive, e con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Londra. Ricordiamo che si tratta del primo (e unico) concorso per racconti scritti in lingua italiana a cui possono partecipare autrici e autori residenti nel Regno Unito. Tema di quest’anno è Futuro o no? una domanda importante, in bilico fra attualità, sguardo in avanti e impulso narrativo. Ad ispirare i lavori in concorso sono i dubbi, le perplessità e le curiosità sul futuro di tutti noi, partendo dalla visuale dell’ultima generazione: che futuro avremo, quali le prospettive? Ma soprattutto: è ancora possibile oggi credere nel futuro, le crisi attuali a livello mondiale che tipo di scenario possono restituire alle prossime generazioni? Un’idea che non riguarda solo il pianeta bensì anche il nostro quotidiano, fatto dalle scelte che compiamo nella vita di ogni giorno e che inevitabilmente condizionano le singole esistenze di ciascuno di noi. I racconti presentati dovranno quindi essere improntati ad una variegata possibilità di visioni sul futuro dell’umanità, tra tecnologie che avanzano, nuovi modelli possibili di società civili e di direzioni da prendere per cercare di realizzare il futuro che vogliamo partendo dal presente che stiamo già vivendo. Per partecipare al concorso è necessario avere un indirizzo nel Regno Unito ed essere maggiorenni. I racconti non dovranno superare i 20mila caratteri e andranno caricati sul sito de Il Circolo al seguente indirizzo: http://matchpoint.ilcircolo.org.uk. La scadenza per partecipare è il 15 giugno 2024. I racconti vincitori riceveranno riconoscimenti in denaro offerti da Il Circolo: £1,000 per il racconto vincitore e due premi di £500 per il secondo e terzo classificato. I tre racconti vincitori riceveranno inoltre la possibilità di un editing professionale e saranno presentati per la pubblicazione su una delle riviste letterarie partner del concorso (i tre racconti premiati nella precedente edizione 2023 sono stati pubblicati sulla rivista letteraria online Cattedrale – Osservatorio sul racconto). Coloro che hanno già partecipato nelle scorse edizioni possono partecipare anche quest'anno, perché, come afferma Simona Spreafico, presidente de Il Circolo, “è bello mettersi in gioco e avere l'opportunità di vedere il proprio racconto pubblicato dopo un editing offerto dai giurati, oltre al premio in denaro". La premiazione si terrà il prossimo 17 Ottobre nel corso della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, presso l’Istituto di Cultura Italiana a Londra. Come negli anni precedenti, la giuria è composta da professionisti italiani, in molti casi italo-londinesi, della scrittura e dell’editoria: Olga Campofreda (scrittrice), Isabella d’Amico (comunicazione letteraria), Daniele Derossi (scrittore), Marco Mancassola (scrittore), Luisella Mazza (scrittrice), Paolo Nelli (scrittore), Giovanna Salvia (editor), Caterina Soffici (scrittrice). Come la stessa Spreafico ha sottolineato: “Il successo di Match Point ci rende orgogliosi. Come nelle migliori idee, abbiamo individuato un bisogno inespresso e lo abbiamo soddisfatto. Gli italiani e gli italofoni nel Regno Unito hanno voglia di raccontare, di scrivere, di far conoscere le loro esperienze e Match Point offre a tutti l’occasione di farlo in un concorso serio, con una giuria qualificata e un grande interesse di pubblico". I promotori del concorso Match Point Il Circolo Italian Cultural Association (Il Circolo) è un ente di beneficenza registrato nel Regno Unito con sede a Londra, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura italiana. Organizza eventi di raccolta fondi durante tutto l'anno per finanziare i propri progetti o progetti selezionati di altri enti. Londra Scrive, partner principale del concorso, è la scuola di scrittura creativa in italiano creata da Marco Mancassola a Londra, originariamente in collaborazione con Italian Bookshop. Ha esordito nel 2017 e da allora propone corsi e seminari sui temi della scrittura narrativa. E’ proprio Mancassola a spiegare: "Futuro è una parola in crisi a livello storico, politico, sociale. Ma non può esserlo a livello narrativo. Immaginare ciò che verrà, ciò che saremo, tutto ciò che facciamo oggi e che potrà avere una conseguenza in seguito: questa è la materia prima per chiunque voglia scrivere storie; il futuro è una categoria  narrativa”. Tutte le informazioni su Match Point e il form per partecipare sono all’indirizzo: https://www.ilcircolo.org.uk/matchpoint/. ... Continua a leggere su
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tarditardi · 8 years ago
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SPRING ATTITUDE FESTIVAL 2017 al Maxi di Roma dal 25 al 27 maggio, con tanti artisti d’avanguardia elettronica
BONZAI - CHASSOL - CLAP CLAP - DRINK TO ME - ELEPHANTIDES - FOREST SWORDS - GQOM OH FEAT. NAN KOLÈ & MAFIA BOYZ - GRISCHA LICHTENBERGER - HUERCO S. - IISO -  JENNY HVAL - JON HOPKINS - LADY LESHURR - MAX COOPER - MOSCOMAN - MUTECH -  NATHAN FAKE - NITE JEWEL - POWELL - RADIAN - SAILOR & I - ROMARE - STUDIOAIRA - SUUNS - TOMMY GENESIS - YUSSEF KAMAAL - WRONGONYOU
Il più raffinato e innovativo sound contemporaneo unito all’arte digitale, schegge di elettronica che incontrano il pop d’avanguardia, il folk a braccetto con il rap. La primavera di Roma fiorisce di suoni contaminati e sperimentali, nel nome della ricerca internazionale e della qualità artistica. Questa la cifra stilistica dell’VIII edizione di Spring Attitude - Festival internazionale di musica elettronica e cultura contemporanea - che torna nella Capitale dal 25 al 27 maggio forte delle 12.000 presenza dello scorso anno.
Due le location d’eccezione: il prestigioso MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo firmato da Zaha Hadid, confermato per il terzo anno consecutivo, e il Guido Reni District, prezioso recupero di archeologia industriale e ora spazio votato all’arte e alla creatività.
Un festival che parla di “Primavera” e in primavera si svolge, che parte dall’elettronica e dalla club culture per condurre a un “altrove” dagli esiti inediti ed entusiasmanti con un occhio di riguardo alle nuove forme di arte digitale grazie a SPRING +ON, che incanterà il pubblico con live performance, installazioni interattive ed esperienze percettive di suoni, visioni, spazio. Senza rinunciare alle ormai consuete attività formative dedicate agli adulti, realizzate grazie alla consolidata collaborazione con RUFA – Rome University of Fine Arts, main partner culturale e istituzionale, e per i più piccoli in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale e Studio Lord Z.
Spring Attitude 2017 è come il suo simbolo, realizzato ad hoc dallo Studio Lord Z di Roma: “An adventure into the mysterious and psychedelic world of the Still Life”, un viaggio tra forme non svelate provenienti da ogni parte del globo, in apparente contrapposizione ma in effettiva integrazione e ispirazione. Tre giorni dedicati all’esplorazione culturale e creativa, tra nuove realtà e i più solidi protagonisti del panorama internazionale, per una raffinata esperienza artistica e multimediale che da sempre connota il festival.
Anche in questa edizione targata 2017 Spring Attitude porta a Roma icone della scena elettronica contemporanea internazionale. Dall’Inghilterra atterrano infatti Jon Hopkins, uomo di fiducia di Brian Eno e ingegnere del suono per i Coldplay, oggi uno dei producer più celebrati dell’ultimo decennio; e Nathan Fake, fra i più acclamati artisti della scena mondiale, che a Roma presenta il suo ultimo e osannato album Providence. Con loro anche Max Cooper, guida spirituale di un viaggio audio video che svela una musica dalla pelle cibernetica ma dal cuore umano.
Tra i main partner, arriva quest’anno a Spring Attitude Jägermeister che firma il main stage, Nastro Azzurro, e si rafforza il legame con Red Bull Music Academy, dopo le fruttuose collaborazioni delle precedenti edizioni, con un intero palco dedicato all’esplorazione delle infinite traiettorie generate dalla cultura hip hop, dai suoni old school fino ad arrivare al jazz funk e alle nuove tendenze afro.
Fra i protagonisti del RBMA stage, particolare attesa desta il ritorno al Festival di Romare, che nell’edizione 2015 aveva infiammato il pubblico della Capitale con un incredibile set. Altro prezioso ritorno Clap Clap!, importante occasione per ascoltare live il nuovo bellissimo album A thousand skyes, appena uscito e già disco di culto.
Sempre sul palco Red Bull, ma questa volta per la prima volta al Festival, arriva in collaborazione con La Francia in scena il genio della nuova scena musicale francese Christophe Chassol, originario della Martinica, e sacerdote della musica tridimensionale. Il jazz-funk più cosmico è il tratto distintivo del duo Yussef Kamaal, partito dai sobborghi londinesi per diventare con “Black Focus”, il primo disco uscito questo inverno, uno dei gioielli della Brownswood di Gilles Peterson.
Nata in Canada ma adottata da Altanta è Tommy Genesis: tra le varie attività è modella e visual artist, ma soprattutto “fetish rapper” (come lei stessa si autodefinisce) per il suo approccio dissacrante nell’affrontare temi legati a sesso, perversioni e religione.
Dalla California arriva Nite Jewel, con l’ombra del suo synth-pop anni ’80 più nobile e raffinato; i sudafricani GQOM OH feat. Nan Kolè & Mafia Boyz; dall’Inghilterra la regina del rap inglese Lady Leshurr e Forest Swords, che ha rastrellato recensioni entusiastiche da testate come Pitchfork, FACT, The Guardian e che il 5 maggio esce con il nuovo disco Compassion; da Dublino la giovanissima Bonzai.
Kansas City, Missouri, piena bible-belt: non è certo un luogo che ha familiarità con la club culture ma è proprio da lì che arriva Huerco S.; mentre originario di Tel Aviv ma di stanza a Berlino è Moscoman, capace di unire in un sound originale techno, house e new wave con i ritmi del Medio Oriente.
A portare bandiera italiana ci pensano i Drink to me, band capitanata dal piemontese Cosmo, reduce da un tour di sold out in tutta Italia; e Wrongonyou, alias Marco Zitelli, romano, classe 1990. Rivelazione della scena indipendente italiana, ha già diviso il palco con artisti del calibro di Radiohead e Sonic Youth.
Con loro il progetto IISO firmato dai comaschi Luca Tommasoni e Roberto Tagliabue: vera e propria “musica per immagini” che unisce pop, elettronica e scienza del suono, il tutto incastonato in strutture compositive precise e geometriche. Si esibiranno in un cubo semitrasparente ricreato da proiezioni in 3d.  Sempre made in Italy e firmato da Sergio Tentella e Daniele Sciolla, il progetto Elephantides. Nato dall’idea di accomunare sonorità elettroniche e acustiche utilizzando sintetizzatori, batteria e oggetti non necessariamente di origine musicale, sono un duo alla costante ricerca di un mondo sonoro che possa accomunare queste realtà, grazie alla loro esperienze nei conservatori, nei club e nei centri Jazz.
Tra i più eleganti digital artist, a bordo di Spring Attitude anche Giuseppe Guariniello, meglio conosciuto con il nome d’arte Mutech. Presenta “Sound of the Spheres”: un ambiente immersivo dove suono e luce alterano la percezione di chi accede.
Dalla Scandinavia arriva lo svedese Sailor &I. e la norvegese Jenny Hval: classe 1980, ha conquistato la stampa internazionale con il suo ultimo lavoro “Blood Bitch”, uscito a settembre. Tra i migliori album del 2016 per il The Indipendent e The Guardian, tra i 20 migliori album per gli americani di Pitchfork, siamo di fronte a un gioiello di avanguardia elettronica e folk sperimentale, per un intenso concept album nel segno del sangue.
Una line up a cui si aggiungono l’inglese Powell, gli austriaci Radian (Howe Gelb tra i tanti compagni illustri) e i canadesi Suuns, progetto nato nel 2007 a Montreal per sperimentare gli incroci fra indie rock sperimentale ed electro.
Per la sezione SPRING +ON, il progetto interdisciplinare diretto da Caterina Tomeo che ruota attorno ai temi della cultura contemporanea, con particolare attenzione per le differenze generazionali legate ai nuovi linguaggi, il 25 maggio al MAXXI arriva Grisha Lichtenberger, sound e installation artist della famosa etichetta tedesca Raster – Noton con una live media performance in cui presenta il nuovo album Spielraum | Allgegenwart | Strahlung. Sempre nel giardino del Museo sarà presentata l’installazione interattiva MODUL.IOR, un cangiante gioco dove l’utente diventa vettore tra proporzioni auree,distribuzioni atomiche e indici di rifrazione, firmata dal gruppo romano AIRA!, che ha curato i visual del Festival fin dalla prima edizione e quest’anno si presenta con un progetto dedicato.
Grande novità di quest’anno, inoltre, il focus sul lavoro degli studenti di RUFA – Rome University of Fine Arts, i cui progetti dedicati alla ricerca sperimentale avanzata saranno presentati nello spazio espositivo RUFA SPACE presso il Pastificio Cerere a San Lorenzo dal 25 al 27 maggio.
La “Sezione Educazione”, diretta da Caterina Tomeo e avviata nel 2016 grazie alla collaborazione con RUFA, torna con quattro workshop che avranno luogo presso Pastificio Cerere di San Lorenzo e Fondazione Mondo Digitale. L’intento è promuovere la conoscenza dell’arte visiva e la sua relazione con i nuovi media, attraverso percorsi educativi per diversi tipi di pubblico. Per gli adulti (creativi, studenti, makers designer) il laboratorio del 20 maggio “Walking from Scores” a cura di Elena Biserna e il Workshop “GIF DA PANICO” del 24 maggio a cura del collettivo milanese Alterazioni Video. Per i più piccoli (6-13 anni) il workshop “Sound Art Through Robotic” del 24 maggio a cura di Fondazione Mondo Digitale, nuovo partner dell’attività formativa del festival e il 27 maggio "KIDZ & LORDZ"  a cura di STUDIO LORD Z.
Una line up con cui Spring Attitude si conferma anche nel 2017 come uno dei più importanti eventi internazionali dedicati alla musica elettronica e al pop d‘avanguardia. Una realtà solida che nel corso delle varie edizioni ha ospitato - tra i tanti - artisti del calibro degli Air, Apparat, Four Tet, Disclosure, Siriusmo, Modeselektor.
All’eccellenza della proposta musicale si aggiunge quest’anno anche l’eccellenza del gusto grazie alla partnership con Romeo Chef&Baker, il progetto culinario firmato dalla chef stellata Cristina Bowerman.
SPRING+ON e grande musica anche all’anteprima del festival il 20 maggio all’Ex Dogana di Roma (quartiere San Lorenzo, a partire dalle 23.00) con il tedesco Danilo Plessow aka Motor City Drum Ensemble e le affascinanti sperimentazioni visive dei Nonotak Studio, duo formato dall’illustratrice Noemi Schipfer e l’architetto Takami Nakamoto che si esibiranno nella light and sound performance “Shiro”. A chiudere la preview, i dj-set di Abstraxion e Chrissy, il live elettro-pop di Yombe, iLinx e i padroni di casa S/A Soundsystem.
PROGRAMMA COMPLETO
25 Maggio - MAXXI
Radian (Austria)
Grischa Lichtenberger (Germania)
Huerco S. (USA)
Jenny Hval (Norvegia)
Max Cooper (Regno Unito)
Moscoman (nato in Israele - vive in Germania)
StudioAira presents MODUL.IOR (Italia)
Mutech performs Sound of the Spheres (Italia)
26 Maggio - Guido Reni District
Jon Hopkins (Regno Unito)
Nathan Fake (Regno Unito)
Suuns (Canada)
IISO (Italia)
Powell (Regno Unito)
Bonzai (Irlanda)
Forest Swords (Regno Unito)
Tommy Genesis (Usa)
Nite Jewel (Usa)
Lady Leshurr (Regno Unito)
27 Maggio - Guido Reni District
Drink To Me (Italia)
Wrongonyou (Italia)
Sailor & I (Svezia)
Chassol (Francia)
Clap Clap (Italia)
GQOM OH feat. Nan Kolè & Mafia Boyz (Sudafrica)
Romare (Regno Unito)
Yussef Kamaal (Regno Unito)
Elephantides (Italia)
PROGRAMMA WORKSHOP (TUTTI GLI EVENTI SONO GRATUITI)
20 MAGGIO
"WALKING FROM SCORES" A CURA DI ELENA BISERNA (necessaria la prenotazione)
Presso RUFA Space - Pastificio Cerere (Via degli Ausoni, 7) dalle ore 18 alle 22
24 MAGGIO
"SOUND ART THROUGH ROBOTIC" (DEDICATO AI BAMBINI) A CURA DI VALENTINO CATRICALÀ E FIAMMETTA CASTAGNI (necessaria la prenotazione)
Presso FONDAZIONE MONDO DIGITALE (Via del Quadraro, 102) dalle ore 9 alle ore 12
"GIF DA PANICO" A CURA DI ALTERAZIONI VIDEO
presso RUFA Space - Pastificio Cerere (Via degli Ausoni, 7) dalle ore 18 alle 22
27 MAGGIO
"KIDZ & LORDZ" (DEDICATO AI BAMBINI) A CURA DI STUDIO LORD Z
Si terrà durante l'evento pomeridiano di Spring Attitude Festival e non richiede una pre-iscrizione.
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londranotizie24 · 8 months ago
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beautyscenario · 6 years ago
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Un kit di tre fragranze, da indossare singolarmente, o da sovrapporre, per dare vita ad una creazione unica, firmato Experimental Perfume Club, nuova mecca londinese per appassionati di profumi
Per i londinesi appassionati di profumi Experimental Perfume Club é diventato un luogo cool dove regalarsi qualcosa di speciale; che sia una fragranza su misura, o semplicemente approfondire la conoscenza di questo mondo affascinante grazie a dei workshop, per apprendere le basi della profumeria giocando con una selezione di ingredienti.  La creatrice di questo nuovo concept é Emannuelle Moeglin, profumiera con studi alla prestigiosa ISIPCA e una decade di esperienza come naso, fino a quando ha deciso di dedicarsi al mondo bespoke e contemporaneamente alla diffusione della cultura del profumo. Qualche mese fa Madam Moeglin ha lanciato la prima collezione firmata Experimental Perfume Club dal nome Layers, in vendita in esclusiva da Liberty a Londra e Bon Marche a Parigi. Tre profumi, come le tre classi che costituiscono la piramide olfattiva: testa, cuore e fondo, da indossare singolarmente o sovrapporre per dar vita ad una nuova fragranza, a cui presto si aggiungerà la seconda collezione che aumenterà così le possibilità di combinazioni per creare un profumo davvero unico. Per scoprire meglio tutto il mondo di Experimental Perfume Club abbiamo intervistato la sua creatrice…
Primo ricordo olfattivo. Ne ho diversi ma uno dei più eclatanti è quando ho iniziato il mio primo tirocinio a 18 anni da Givaudan, come assistente profumiere durante il periodo estivo. Il laboratorio era nei locali di produzione di Givaudan ad Argenteuil, nella periferia di Parigi, e l’odore era così intenso. E’ stato un periodo fantastico caratterizzato da un pò di mal di testa per via  di tutti gli odori travolgenti!
Perché hai deciso di diventare naso? Qualcuno della tua famiglia lavora nel settore? Ho avuto un’idea chiara di cosa volevo fare sin da piccola. Sono stata fortunata però ad incontrare qualcuno del settore che aveva studiato all’Isipca (la scuola di profumi dove ho studiato anche io) quando ero un adolescente. Attraverso i suoi contatti mi ha aiutato ad avere le mie prime esperienze lavorative nel settore, quando avevo 18 anni, che mi hanno conquistato! Incontrare questa persona mi ha fatto capire che avrei potuto realizzare ciò che mi appassionava fin da bambina trasformandolo in un lavoro, sono stata davvero molto fortunata!
Qual è la materia prima che ami di più nel mondo della profumeria? E che contributo dona questa materia prima a una fragranza? Di solito tendo a cambiare, anche se un materiale a cui sono particolarmente affezionata al momento è l’incenso, sia nelle sue forme di olio essenziale che in quelle di resina. L’incenso è un ingrediente complesso che rientra in diversi territori olfattivi: legnoso, speziato e balsamico. Ha un impatto sia sulle note di testa  (la forma di olio essenziale) e dona una calda profondità persistente e balsamica ad una fragranza senza essere dolce. Ho usato l’olio essenziale di incenso sia nel bergamotto / incenso che nel legno di sandalo / muschio nella mia prima collezione: Layers collection.
Di solito la maggior parte dei profumieri inzia creando fragranze per altri marchi per poi lanciare la propria linea. Tu invece sei partita invece dalla divulgazione della cultura dei profumi. Perché? Come è nata l’idea di creare Experimental Perfume Club? Per molti anni ho lavorato nell’industria delle fragranze e sono rimasta colpita  dall’enorme divario tra l’assoluta conoscenza “nerd” dei professionisti del settore (profumieri e valutatori di profumi) e la quasi inesistente conoscenza del grande pubblico in materia di fragranze. In tutti questi anni ho pensato che fosse un peccato che così tanti grandi talenti avrebbero passato anni a sviluppare fragranze di cui i consumatori non hanno quasi idea. Ecco come è nato Experimental Perfume Club. Volevo trasmettere le conoscenze che ho appreso mentre facevo parte dell’industria e la mia esperienza nello sviluppo di fragranze e rendere l’arte della profumeria un pò meno oscura e accessibile.
Puoi raccontarci alcuni aneddoti accaduti durante i workshop di Experimental Perfume Club? Incontro molte persone ai laboratori, solo quest’anno siamo arrivati a circa 2000 visitatori. Raramente riesco a conoscere il background di queste persone e il motivo per cui arrivano, il che è un peccato, a meno che non tornino e diventino visitatori abituali di Experimental Perfume Club. Un giorno ho ospitato ad un workshop una coppia adorabile, sono rimasti dopo il workshop per una chiacchierata, e ho scoperto che uno dei due era la figlia del profumiere Christopher Sheldrake, che è un po un’icona nell’industria, il naso dietro alcune fragranze di Chanel e Serge Lutens. Sono un grande fan delle fragranze di Serge Lutens quindi è stato un’onore che sua figlia adorasse i nostri laboratori. Si é espressa molto positivamente su quello che aveva imparato e creato quel giorno e questo la faceva sentire più vicina a suo padre e capire un pò meglio il suo lavoro.
Qual è la domanda che ti fanno più spesso durante i laboratori? Una delle domande più gettonate è l’influenza che la pelle di una persona ha su un profumo. Molte persone hanno la convinzione assoluta che una fragranza possa diventare completamente diversa da una pelle all’altra. Questo è ovviamente vero in parte, a causa del pH della pelle di ogni individuo e di altri fattori. Molte persone non capiscono però che la loro fragranza orientale rimarrà generalmente una fragranza orientale e non cambierà completamente da una persona all’altra. Ci sono molte più ragioni per cui una fragranza può essere percepita in modo diverso su persone diverse.
Ci parli di Layers By Experimental Perfume Club? Layers è nato dopo quasi due anni di workshop. Quando ho avviato Experimental Perfume Club non immaginavo che sarebbe diventato quello che è diventato, e non avevo pianificato di lanciare un marchio a quei tempi. Ma mentre ci evolvevamo il laboratorio diventava sempre più uno spazio specializzato in fragranze su misura uniche. Quindi ha avuto senso sviluppare una collezione che permette di creare una fragranza unica, non da un kit di profumeria, ma da una collezione di nicchia! Mi ci è voluto più di un anno per sviluppare Layers; dall’ideazione iniziale, alla creazione delle fragranze al packaging. Attualmente sto lavorando alla seconda collezione che lanceremo la prossima primavera. Con la seconda collezione aumenterà la possibilità di creare un profumo unico grazie alle possibilità di mescolare le due collezioni.
Che profumo indossi oggi? Puoi descriverlo con aggettivi e dirci il nome? Raramente indosso fragranze. Quando lavori con i profumi hai bisogno che la tua quotidianità sia meno profumata possibile, e lasci la pelle libera per provare le fragranze che stai sviluppando. A volte capita di indossare un nuovo profumo che ho trovato interessante per capire la sua struttura. Per il semplice piacere, a volte porto delle fragranze Hermès, dalla collezione Hermessence e Jardins, mi piace la loro fresca semplicità. E adoro  Fleur d’oranger del marchio marocchino Madini, che è una fragranza soliflora di fiori d’arancio. Niente di complicato, e mai profumi travolgenti.
Un kit di tre fragranze, da indossare singolarmente, o da sovrapporre, per dare vita ad una creazione unica, firmato Experimental Perfume Club, nuova mecca londinese per appassionati di profumi Un kit di tre fragranze, da indossare singolarmente, o da sovrapporre, per dare vita ad una creazione unica, firmato Experimental Perfume Club, nuova mecca londinese per appassionati di profumi
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