#esercizi letterari
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"Silenzi di Lettere Perdute". Un lipogramma, omaggio all'arte di scrivere rinunciando, ma esaltando la creatività. Recensione di Alessandria today
Esplorare il linguaggio oltre i limiti: il potere della sottrazione.
Lipogramma senza la lettera “A”: Sole e monte, riflessi dorati,corrono su verdi colli,luce soffusa, vento cortese,sentiero sottile nel bosco. Mille colori dipingono il suolo,un suono remoto, remoto ricordo.Nel ciclo infinito di luce,tutto vive, tutto si sporge,senza bisogno di nome. Recensione: L’arte del lipogramma come sfida creativa. Esplorare il linguaggio oltre i limiti: il potere della…
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Sebastian Ruggiero - Il nuovo libro “Il Fato racconta… Il fuoco! Prometeo e Fetonte”
Il racconto verrà inserito in un ciclo che si fa carico di spiegare i miti all’origine del mondo
Lo scrittore Sebastian Ruggiero pubblica nel mese di giugno del 2024 un racconto intitolato “Il Fato racconta… Il fuoco! Prometeo e Fetonte” con le edizioni Erickson Live. L’obiettivo è quello di spiegare ai ragazzi e alle ragazze della scuola secondaria di primo grado le origini del mondo attraverso il mito: a distanza di millenni, il Fato sceglie di raccontare le storie di cui egli stesso è artefice. «Mia madre si chiama Notte. E dal buio più fitto sono nato io, Fato, che tutto vedo pur non vedendo, che tutto conosco ancor prima che accada, che tutto posso muovere, perché non ho legami». Secondo i Greci, il Fato era una forza ancora più potente di Zeus, a cui ognuno doveva sottostare; in questa serie di racconti decide di presentarsi e di spiegare l’origine dei quattro elementi naturali (fuoco, acqua, terra e aria). Il protagonista di questo primo testo è il fuoco: si narra la storia di Prometeo, colui che donò il fuoco agli uomini, e la storia di Fetonte, che ottenne il permesso di guidare il carro che trasporta il disco infuocato del sole. Le loro vicende sono audaci, titaniche, ma quale sarà il loro esito? All’interno del volume sono presenti anche esercizi e approfondimenti, in modo da intrattenere costantemente il pubblico di lettori e farlo appassionare al mondo dell’epica.
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Storia dell’autore
Sebastian Ruggiero è nato in Sardegna, dove vive tutt’ora. Dirigente Scolastico dal 2019, è stato insegnante in una scuola primaria per circa venti anni. È laureato in Lettere e ha poi conseguito due Master per l’amministrazione scolastica e la gestione delle organizzazioni complesse. Nel 2023, pubblica il suo romanzo d’esordio “Intrigo sull’Olimpo”, per la Giovane Holden Edizioni: ha ottenuto numerosi riconoscimenti e menzioni all’interno di concorsi letterari. Nell’aprile 2024, inserisce un racconto breve intitolato “Lasciarti andare” nell’antologia “A cantar d’amore”, curata da Vincenzo Soddu. Nel mese di luglio del 2024, invece, si cimenta nella stesura di un ciclo letterario in cui il Fato narra i miti degli elementi naturali, per le edizioni Erickson Live. A settembre 2024, è prevista la pubblicazione di un nuovo romanzo, “Io sono salvo”, curato dalla Giovane Holden Edizioni.
Website: https://www.sebastianruggiero.it/
Facebook: https://www.facebook.com/sebastian.ruggiero.92
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Teatro: tutto esaurito per i prossimi spettacoli delle stagioni di Panicale e Corciano Mercoledì 14 febbraio alle 21, a Panicale arriva La lettera, di Nullo Facchini e Paolo Nani, con Paolo Nani diretto da Nullo Facchini. Il tema dello s...
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Firenze, 5-6-7 aprile VOCI POSSIBILI | Laboratorio sulla vocalità contemporanea IV
VOCI POSSIBILI è un percorso di studio e di ricerca rivolto a cantanti, performer, compositori a cura di NicoNote e Monica Benvenuti. In questo quarto capitolo il laboratorio è finalizzato alla creazione di una performance di restituzione che avverrà negli ambienti di Villa Strozzi.
In programma per APRILE 2024 da venerdì 5 a domenica 7, un nuovo appuntamento di VOCI POSSIBILI, il percorso di studio sulla vocalità contemporanea, ideato e curato da NicoNote e Monica Benvenuti in collaborazione con Tempo Reale.
VOCI POSSIBILI vuole essere un momento di studio e di riflessione, di indagine e approfondimento sulla vocalità contemporanea in maniera aperta, sensibile a contributi molteplici, focalizzati su temi che vengono individuati e proposti di volta in volta. Una finestra di approfondimento storico filosofico accompagna la scelta e l’esposizione dei repertori analizzati ed affrontati con contributi di ascolti, immagini e video.
Saranno proposti esercizi fisico pratici, di ascolto profondo e vocal techniques, esercizi sulla spazializzazione del proprio suono. Lavoreremo sulla creazione del gesto vocale a partire dalla lettura di alcune poesie sonore e alcuni frammenti da testi letterari dal II libro di De Rerum Natura di Lucrezio (nella traduzione di Milo De Angelis) infine affronteremo alcune partiture di John Cage da Song Books (Solos for Voice 3–92) e da Sixty–Two Mesostics Re Merce Cunningham.
Schedule:
venerdì 5 Aprile pomeriggio: ore 15 – 19
sabato 6 Aprile mattina: ore 11 – 14 pomeriggio: ore 15 -19
domenica 7 Aprile mattina: ore 11 – 14 pomeriggio: ore 17 LIVE PERFORMANCE
Costi: 160 €
Minimo iscritti: 8
Massimo iscritti: 14
Per iscriversi c'è tempo fino a venerdì 22 marzo 2024 , compilando il modulo di iscrizione che trovi sul sito di TEMPO REALE https://temporeale.it/ da inviare all’indirizzo: [email protected]
Non c’è selezione. Per iscriversi non ci sono prerequisiti tuttavia è richiesta una breve lettera di presentazione.
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Paolo Nani al San Rocco Festival di Marina di Grosseto: domenica 23 luglio il suo spettacolo da oltre 2000 repliche in tutto il mondo, “La lettera”
Paolo Nani al San Rocco Festival di Marina di Grosseto: domenica 23 luglio il suo spettacolo da oltre 2000 repliche in tutto il mondo, “La lettera”. Dopo la prima giornata del San Rocco Festival, caratterizzata dall’inaugurazione della mostra FUORI STAGIONE del Progetto Pediatria dell’Ospedale di Grosseto e lo spettacolo inaugurale Il Conte di Montecristo-Video mapping poetico presso il Forte San Rocco, il secondo appuntamento del Festival apre la sezione teatrale con la star internazionale Paolo Nani con La lettera, spettacolo ideato da Nullo Facchini e Paolo Nani, regia di Nullo Facchini. L'appuntamento è domenica 23 luglio, alle ore 21:30, presso il Forte San Rocco. Lo spettacolo, che dal debutto nel 1992, è stato presentato in tutto il mondo con più di 2000 repliche, dalla Groenlandia alla Cina, continua ad attrarre e stupire per la capacità di tenere avvinto il pubblico per le sorprendenti trasformazioni del formidabile artista Paolo Nani, considerato a livello internazionale uno dei maestri indiscussi del teatro fisico. Da solo sul palco, con pochi oggetti di scena, Paolo Nani dà vita a 15 scene, tutte sullo stesso tema, ma interpretate in 15 versioni diverse. Lo spettacolo è un brillante studio di stile e ingegnosità, con un ritmo sorprendente. Il tema de La Lettera è molto semplice: un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, non si sa perché, contempla la foto della nonna e scrive una lettera. La imbusta, la affranca e sta per uscire quando gli viene il dubbio che nella penna non ci sia inchiostro. Controlla e constata che non ha scritto niente. Deluso, esce. Tutto qui, la storia de La Lettera si ripete 15 volte in altrettanti varianti. Lo spettacolo nasce come studio sullo stile, sulla sorpresa e sul ritmo, che vengono portati all’estremo con precisione ed efficacia comica. Il testo è liberamente ispirato al libro dello scrittore francese Raymond Queneau “Esercizi di Stile”, scritto nel 1947, dove una breve storia è ripetuta 99 volte in altrettanti stili letterari. Il San Rocco Festival, che insieme a DUNE - Arti Paesaggi Utopie fa parte del più vasto progetto Laboratorio Utopia, è organizzato da Accademia Mutamenti, con il contributo di Comune di Grosseto, Regione Toscana, Ministero della Cultura, Fondazione CR Firenze, Pro Loco di Marina e Principina a Mare. BIGLIETTI Ingresso 10 €, ridotti 8 € (under 25, over 65, soci Pro Loco Marina di Grosseto e Principina a Mare, soci Fondazione Grosseto Cultura). Mostra Fuori stagione ingresso gratuito. Prevendita: - online sul sito (diritto di prevendita € 1,00); - a Marina di Grosseto da Beautiful Ways Viaggi, via IV Novembre 87 – Tel. 0564 330093 - (€ 0,50 diritto di prevendita); - a Grosseto alla Tabaccheria Stolzi Moris, via Roma 58 – Tel. 0564 21521 (€ 0,50 diritto di prevendita) I biglietti possono essere acquistati anche la sera stessa dello spettacolo, all’ingresso del Forte San Rocco (salvo non siano già esauriti in prevendita).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Non potrebbe esistere una lingua silenziosa?”
— Susan Choi; Esercizi di fiducia
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"Lo stesso bosco non lo vedrebbero forse con occhi completamente diversi un commerciante di legnami, un guardaboschi, un pittore di paesaggi, un botamico, un cacciatore, un poeta?
Certamente, ma di chi sarebbe il giusto sguardo?"
-J. A. Strindberg
#august strindberg#esercizi di intersoggettività#giovanni ariano#citazioni#citazioni libri#frasi#citazioni letterarie#quotes#frasi di vita#frasi vere#relativismo#tutto è relativo
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Un piccolo esercizio potrebbe essere quello di non dire più la parola "ormai". Ormai segna un qualcosa che è perduto per sempre, intoccabile, immobile, immutabile: "Ormai... Ormai è fatta". La parola ormai, dunque, ti consegna all'abbattimento.
Una situazione non è quella che è perché fattualmente è così, una situazione è come (te) la racconti, la parli. Prima ancora che i fatti, dunque, devono mutare le parole. È fuorviante il detto che dice non conta ciò che dici ma contano i fatti, perché i fatti li plasmi a tuo piacimento col linguaggio, basta solo disporre bene le parole. A questo proposito abbiamo preso un libro*, noi di tautologiedialettiche: Esercizi di stile di Raymond Queneau. Nella seconda di copertina Umberto Eco, che ne ha curato la traduzione, dice:
Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche, i diversi generi letterari [...], giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutare l'ordine delle lettere alfabetiche... Un effetto comico travolgente, [...] ma, al tempo stesso, un esperimento sulle possibilità del linguaggio che può essere usato, come già è avvenuto, per fini didattici.
Basta insomma vedere come presenti e racconti un fatto, non il fatto in sé. Quello ha poco significato. Significato lo acquisisce in base alle parole che vengono utilizzate per raccontarlo, descriverlo.
Dunque. Un primo esercizio di stile per combattere l'abbattimento potrebbe essere proprio eliminare dal proprio vocabolario quotidiano la voce "ormai".
*in verità lo abbiamo trovato nella libreria gratuita tra i vicoli del centro storico di un piccolo paese, anche se lo conoscevamo già e ce ne avevano già consigliato la lettura
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Louis-Ferdinand Céline compare in due rapporti di polizia presso la Questura di Parigi, redatti in due periodi diametralmente diversi: il primo, infatti, è del 1928, e riguarda il dottor Destouches non ancora diventato Céline. La Questura si interessa all’allora trentaseienne medico, domiciliato al 36 di Rue d’Alsace a Clichy, banlieue rossa di Parigi, arrivatovi quell’anno con la ballerina americana Elizabeth Craig, la sua “Imperatrice”. Louis Destouches vi risiederà per una decina d’anni sino al 1937, praticandovi la professione medica prima privatamente e poi presso un dispensario, perché membro dell’Associazione d’Igiene sociale e di prevenzione anti tubercolosi di Clichy. Tra i suoi fondatori vi è Gaston Paymal (1898-1943), funzionario amministrativo dell’ufficio pubblico d’igiene e in seguito sindacalista confederale e strenuo attivista: il rapporto della Questura nota infatti come il nobile scopo dell’associazione possa “senza dubbio servire presto o tardi quale paravento alla propaganda comunista e come la municipalità non mancherà di far leva sulla sua creazione per influenzare il corpo elettorale al momento opportuno”. Il dottor Destouches è indicato come segretario, e oltre le sue generalità anagrafiche e professionali è notato come “non è oggetto di alcuna osservazione dal punto di vista politico” e come “sia ben rappresentato in tutti i rapporti”. Fu proprio a Clichy che scriverà Viaggio al termine della notte, prendendo il nome d’arte di Céline, e trasferendosi prima in Rue Lepic e poi in Rue Girardon, a Montmartre, con la nuova compagna Lucette Almansor. Questi cambi di residenza sono diligentemente appuntati nel secondo documento, redatto in circostanze drammatiche: è infatti datato 11 giugno 1945, quando la coppia, fuggita in Germania prima e in Danimarca poi dopo lo sbarco Alleato in Francia, è tuttora in clandestinità, essendo Céline ricercato per collaborazionismo. Riproduciamo il documento di seguito dato il suo interesse céliniano, visto che mette nero su bianco le debolissime accuse della Giustizia francese a Céline, accuse che gli valsero comunque il rischio della pena di morte per “alto tradimento”, e anche per il quadro generale che dà della Parigi occupata e dei complessi rapporti tra francesi e tedeschi in quel periodo, che trovano secondo noi una immagine certamente tragicomica nell’informazione riferitavi di un “posto radio trasmittente, in collegamento con Londra” della Resistenza francese “operativo nel sottotetto del Moulin de la Galette” frequentato dagli alti Ufficiali tedeschi della Kommandantur di Parigi, con il probabile tacito assenso del suo proprietario, peraltro occupato a procacciare avvenenti “donne russe” agli Occupanti! (Andrea Lombardi) *** Parigi, l’11 giugno 1945 Questura Ufficio del Questore Dipartimento Amministrativo N° 419597 Estratto di un rapporto 5 giugno 1945 Firmato Informazioni Generali, allegato al dossier N° 125815 Destouches Louis Ferdinand nato il 27/5/1894 a Courbevoie Dottore alla facoltà di medicina residente al 36 Rue d’Alsace a Clichy è stato oggetto di un rapporto come collaboratore tedesco. 5 giugno 1945 [timbrato] a/c di Chayrou Pierre segnalato come “collaboratore dei tedeschi” A seguito di una informativa in data 14 dicembre 1944, segnalante il proprietario del “Moulin de la Galette” quale amico di Louis Ferdinand Céline e noto per aver ricevuto nei suoi locali, durante l’occupazione, dei membri dello stato maggiore tedesco; avendo inoltre egli praticato la borsa nera “in grande”, in compagnia di due donne russe delle quali una si era ritrovata incinta di un ufficiale dello stato maggiore tedesco si è proceduto ad una inchiesta che ha permesso di raccogliere le seguenti informazioni: CHAYROU Pierre, André, Jules, nato il 12 aprile 1899 a Parigi, 10°, […] Dal 1936 dirige gli esercizi “Le Moulin de la Galette e i Jardins de Montmartre” […] L’esercizio “Le Moulin de la Galette” è noto ai Servizi della Direzione Informazioni Generali e del Gioco per essere stata oggetto di una informativa il 1° aprile 1944. A quella data, la direzione di questo esercizio ha lanciato un certo numero d’inviti a diverse personalità francesi e tedesche in occasione della prima rappresentazione della rivista “Album d’Images” di Géo Bury [cantante d’operetta e attore]. Si notano in particolare i nomi di: Georges Hilaire, Segretario generale alle Belle Arti, Otto Abetz, ambasciatore della Germania, Knothe Console della Germania, il Generale Boineburg-Lengsfeld, comandante della Grand-Paris [Il Generale Hans Boineburg-Lengsfeld, decorato comandante di unità corazzate, fu coinvolto nell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944 come molti altri Ufficiali del comando di Parigi, ma per sua fortuna non fu scoperto evitando l’epurazione all’interno del corpo ufficiali tedesco seguente], oltre che una ventina di ufficiali superiori delle truppe d’occupazione e di funzionari dell’Ambasciata di Germania. I Sigg. de BRINON, BUSSIERE e BOUFFET [Fernand de Brinon, segretario di stato a Vichy e poi presidente del governo in esilio a Sigmaringen; Amédée Bussière, capo della Polizia di Parigi, e René Bouffet, prefetto del Dipartimento della Senna] che erano stati egualmente invitati hanno fatto sapere che assisteranno in altra occasione al nuovo spettacolo del “Moulin de la Galette”. Per quanto concerne l’informazione secondo la quale degli Ufficiali dello Stato Maggiore tedesco si riunissero in un locale dipendente da questo esercizio, sono stati raccolte le seguenti notizie: Il Moulin de la Galette si compone di una sala da ballo (ingresso al 77, Rue Lepic) di uno studio di danza (entrata Rue Girardon e 1 avenue Junot) e da un cabaret “Sur les toits de Paris” (entrata 81, Rue Lepic). Dal 1941 al 1943, una sala da cabaret situata a quest’ultimo indirizzo era riservata con il nome di “Bierpausen” ai membri dell’esercito d’occupazione che giungevano a visitare Montmartre e lì vi consumavano. L’arredo di questa sala rappresenta un grande atelier di pittura. Degli ufficiali tedeschi di tutti i gradi vi facevano frequenti visite e questo va e vieni ha presto attirato l’attenzione del vicinato. […] La direzione del “Moulin de la Galette” aveva parimenti fatto distribuire tra i membri dell’esercito occupante dei volantini redatti in francese e tedesco concernenti il cabaret “Sur les toits de Paris”, dei quali alleghiamo un esemplare. Secondo le notizie raccolte nel suo ambiente, CHAYROU avrebbe guadagnato cifre considerevoli con i tedeschi che erano la principale clientela. Per contro non è stato raccolta nessuna notizia per quel che concerne il mercato nero che si sarebbe operato e che è segnalato nella stessa informativa, oltre che sul soggetto delle due donne russe, che sono sconosciute al personale come al vicinato. Nono si è potuta identificare nessuna delle due. È da notare come, durante l’occupazione, un posto radio trasmittente, in collegamento con Londra, era operativo nel sottotetto del Moulin de la Galette, fatto che il Chayrou sembrasse ignorare. Quest’ultimo era stato in relazioni amichevoli con Destouches detto “Céline” del quale si parla in altra parte. In privato, Chayrou non è stato oggetto di alcuna osservazione particolare. Non ha mai attirato l’attenzione dal punto di vista politico. Non ha precedenti giudiziari. *** DESTOUCHES detto Céline, Louis Ferdinand, nato il 27 maggio 1894 a Courbevoie (Senna) di nazionalità francese, è sposato e padre di famiglia. Dall’aprile 1941, egli è domiciliato al 4, rue Girardon (18°) ma non è più stato visto a questo indirizzo dal giugno 1944. Si suppone che a quella data si sia recato a Sigmaringen (Germania) ma si ignora dove si trova attualmente [Céline e Lucette a quest’epoca erano a Copenhagen, ove erano giunti ad aprile del 1945. Céline fu arrestato a dicembre nello stesso anno, e rinchiuso in carcere in Danimarca per 14 mesi]. È stato vanamente ricercato nella circoscrizione della Questura. In precedenza, DESTOUCHES aveva abitato successivamente al 36, Rue d’Alsace a Clichy e al 98, Rue Lepic (18°). Dottore in medicina della facoltà di Parigi, la sua laurea è stata registrata il 17 ottobre 1927 alla Questura, ma non ha mai esercitato [Probabilmente si riferiscono alla professione medica ospedaliera strettamente intesa; come noto, Céline lavorò come medico sia presso la Società delle Nazioni (SdN) che in diversi ambulatori e dispensari]. DESTOUCHES è conosciuto negli ambienti letterari per aver scritto, con lo pseudonimo di Céline numerosi romanzi tra i quali “Viaggio al termine della notte”, “La Chiesa”, “Morte a credito”, “La scuola dei cadaveri”, per i quali ha ottenuto nel 1932 il premio Théophraste Renaudot. Durante l’occupazione, ha anche collaborato a numerosi giornali di tendenza collaborazionista, tra i quali “Le Pilori” nel 1945 e “Germinal” nel 1944. In un articolo apparso sul giornale “Le Cri du Peuple” del 31 marzo 1943, egli dichiarava: “Bisogna lavorare, militare con Doriot” [L’articolo citato era stato inizialmente pubblicato il 21 novembre 1941 su “L’émancipation nationale”. Tuttavia, Céline negò di esserne stato l’autore, come cercò di dissimulare le diverse altre lettere scritte sulla stampa collaborazionista francese tra il 1940 e il 1944, tra le quali proprio una lettera-appello a Jacques Doriot, creatore del Partito Popolare Francese, apparsa sui “Cahiers de l’émancipation nationale” del marzo 1942]. Destouches è noto agli Archivi dei Servizi di informazione della Polizia come membro del Comitato d’Onore del “Cercle Européen” [Un’ordinanza del 26 dicembre 1944 stabiliva che tutti i membri del “Cercle Européen”, “circolo francese di collaborazione economica e culturale europeo”, ritenuto collaborazionista, sarebbero stati colpiti dall’indegnità nazionale. Questo fu uno dei capi di accusa al processo a Céline del 1950; quest’ultimo contestò l’accusa confermando solo di essersi recato tre volte al “Cercle Européen” quale invitato, ma di non esser mai stato nel suo comitato d’onore, come invece millantato dal suo direttivo per questioni di prestigio], dove era stato inscritto sotto il 26 bis, e da dove era stato radiato il 15 maggio 1943. È anche noto agli Archivi della Polizia Giudiziaria, dove è depositato il fascicolo n° 222.258, concernente una querela depositata nel 1939 da un certo FROT residente in 11, bis Rue Jean Leclaire (17°) che accusa Céline di attentare al pubblico pudore per la pubblicazione del libro “La scuola dei cadaveri”. Questa faccenda non ha in ogni caso avuto un seguito legale. Al Casellario Giudiziario Destouches è annotato come segue: 200 Franchi (12° Camera) 21/6/39 – Diffamazione [Céline era stato querelato dal dottor Pierre Rouquès da lui definito come “ebreo comunista” in La scuola dei cadaveri. Rouquès, che era effettivamente un militante comunista, miliziano repubblicano in Spagna e resistente, divenne nel dopoguerra ministro della Sanità francese. Pubblicato nel 1938, il libro fu ritirato dal commercio dopo la legge Marchandeau contro l’antisemitismo nel 1939, e quindi ristampato nel 1941-1942. Un’altra querela contro Céline per lo stesso motivo era stata depositata dal giornalista Léon Treich, ma stavolta senza esito] Ad ogni buon fine, il suo nome è stato posto all’attenzione del servizio alloggiati della polizia. Grazie/Merci a Émeric Cian-Grangé per la segnalazione!
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“Amleto? Un dandy epigrammatico vestito a lutto”. Borges, l’inimitabile. Un ricordo di Félix della Paolera
La concatenazione di casualità diede all’invisibile una fattezza, un profilo. Arrivai a César Mermet per via di un suggerimento, credo, di un crollo. Borges lo giudicava “una specie di Emily Dickinson argentina”; preferii l’altro lato, polare, della frase, “fu pienamente poeta”. Come se quel pienamente riguardasse il sortilegio di una sparizione. Mermet scrisse nugoli di poesie, sommerso, sommessamente, senza pubblicare nulla. Nato nel 1923, giornalista, morì durante i Mondiali del 1978. Il suo confidente si chiamava Felix della Paolera: fu lui, nel 2006, a pubblicare tutte le poesie di Mermet – di particolare bellezza – ,“l’uomo invisibile”, come lo ha definito parte della stampa argentina. A quel punto, cercai Félix della Paolera: mi interessava un uomo impegnato a onorare i morti, con caino accanimento, a dare la parola all’invisibile. Arrivai in ritardo, come quasi sempre. Della Paolera era morto nel 2011. Amen.
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Il libraio della Recoleta, a Buenos Aires, trafficava in tomi come Caronte in anime. Mi diceva che Borges, quando passava di lì, non proferiva parola. Lui gli prendeva un libro, a suo gusto, gli leggeva l’incipit. Quasi sempre Borges si fidava, chiedeva all’accompagnatore – uomo o donna che fosse – di pagare, andava via, ciondolando, cieco. Forse l’aneddoto era menzogna – è bello, perciò, per ciò che mi riguarda, vero. Chiesi al libraio di fare altrettanto, per me. Il libraio vendeva carcasse di libri, libri esauriti, fuori mercato, defunti. Questo è il libro più bello scritto su Borges, mi fa. Leggo. Borges: develaciones. Il libro non ha prezzo né marchio isbn, è stampato da una fondazione, le fotografie di Facundo de Zuviría sono meravigliose perché di ogni cosa intercetta il punto di sparizione, la nudità, l’istante in cui potrebbe sparire. Lo ha scritto Félix della Paolera. Chiedo fari su quella identità; il libraio scuote la mano, come se fare certe domande siginificasse interrompere la sequela di un segreto; la mia amica ride, si tace. Mi colpì, più tardi, che di Félix della Paolera, persona la cui importanza nella cultura argentina è esaltata dalla sua invisibilità, dal plastico pudore, non esistesse un ‘coccodrillo’, un pezzo che onorasse la sua dipartita. Come se, per espresso desiderio, non volesse essere ricordato.
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Tutti gli uomini che entrano in amicizia con Borges, diventano borgesiani, icone prima che volti, simboli, l’accesso a un altro mondo – pensiamo a Macedonio Fernández. Borges, in fondo, fa degli amici delle vittime, degli esercizi verbali, l’eremo di una metafora, un incipit, l’estro retorico; d’altronde, il ‘realismo’ è enigma triplicato. “Borges mi parlava spesso di Félix della Paolera, ‘el Grillo’. Era, a suo dire, una specie di eminenza grigia, un uomo discreto, che discretamente aiutava gli amici, non molti, era riservato ed esigente. ‘El Grillo’ conosceva come nessuno la letteratura inglese e si produceva in raffinati e analitici giudizi sull’opera di Henry James; sapeva inoltrarsi con invidiabile facilità tra i romanzi di William Faulkner. I suoi interessi letterari si estendevano alla Cina, al Giappone, era soprattutto esperto di haiku, di cui dialogava spesso con Borges. Queste coincidenze fecero sì che dagli anni Quaranta, tra Borges e Félix della Paolera si instaurasse una amicizia autentica, basata sulla comune passione verso la letteratura”, ricorda María Kodama. Fu Della Paolera, ‘il Grillo’, a inoltrare Borges all’estetica dell’haiku, mostrandogli arcane fratellanze tra mito norreno e divinità nipponiche. Era nato a Buenos Aires nel 1923, la figura alta, aristocratica e aristotelica era l’esito di una remota nobiltà, selvaggia; a diciassette anni frequentava Olga Orozco e Juan Rodolfo Wilcock. Entusiasti del gergo poetico, orfici dell’altro mondo, condividevano versi in una bettola che in onore di Rimbaud avevano chiamato “Il battello ebbro”. Per un paio di decenni, tutti i giorni, accompagnò Borges a pranzo – amavano i tavoli lontani, inviolabili, cambiare spesso ristorante e parlare, ogni giorno, di un autore, di un libro, di un verso diversi.
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Borges lo conobbe nel marzo del 1948, alle 10.15 di mattina, alla stazione di Adrogué. Quando vide Borges, non osò avvicinarsi: credeva, forse, che bastasse rivolgergli la parola per mandarlo in frantumi. Trovò il coraggio più tardi, in treno, mentre i finestrini ricapitolavano l’Argentina in una idea, fugace. “Lei è Borges?”. “Non ho scelta”, rispose lui, borgesianamente. “Era in vacanza da sua sorella Norah, quella mattina doveva andare dall’oculista. Lo accompagnai. Siamo tornati insieme ad Adrogué, la sera ci siamo fermati all’Hotel La Delicia, menzionato nei suoi libri, abbiamo bevuto e parlato fino all’alba. Accennai a un uomo, un inglese, solitario, che abitava in quel luogo: gli chiesi se non fosse lui l’Herbert Ashe di Tlön Uqbar Orbis Tertius. Fece cenno di sì, abbassò il viso. Gli dissi, invitiamolo con noi, allora. Borges mi rimproverò, ‘Ma se l’immagina… sarei terrorizzato a parlare con uno dei miei personaggi’”, così ricorda Felix della Paolera con Facundo García su Pagina 12.
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Dicono che abbia portato William Faulkner a bere, durante un ciclo di presentazioni, a Buenos Aires (lui lo guardava, pronto a spulciare alcoliche riservatezze); negli anni Sessanta era a Friburgo, davanti alla porta di casa di Martin Heidegger. “Era deliziato dalla bellezza della ragazza che mi faceva da interprete, cominciammo a parlare davanti a due bottiglie di vino”, ricorda Della Paolera. “Disse che trovava significativo il modo in cui la morte viene descritta nella poesia spagnola. Sparì per qualche minuto. Tornò con un volume delle opere complete di García Lorca, che gli era stato regalato da Ortega y Gasset. Pubblicai la nostra chiacchierata su ‘La Nación’… non so se la gradì. Ci scrivemmo qualche lettera. A suo avviso, ciascuna lingua significava una particolare predisposizione verso la morte, un rapporto con i morti. Si parla, d’altronde, parlando ai morti, non è vero?”. Fu ‘il Grillo’ a presentare Astor Piazzolla a Borges: lavorarono insieme, nel 1965, per comporre un disco di milonghe. L’accoppiata pareva micidiale, ma il disco fu un fiasco.
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“La letteratura appartiene all’ambito del segreto”, diceva Della Paolera. Quando, leggi, in effetti, non stai svelando nulla, il libro si apre per poterlo chiudere – è trasmesso, proprio a te, tra i veli del giorno, un messaggio, una testimonianza, una parola ultima, certamente intima. Come una confidenza pronunciata tra i portici, Felix della Paolera è scomparso, all’angolo di una leggenda; il rilievo di un’ombra è la rivelazione. (d.b.)
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Felix della Paolera, Borges: rivelazioni
Gabriel García Márquez una volta ha dichiarato che a partire da Borges lo spagnolo viene scritto diversamente. Questo cambiamento è causato principalmente dai suoi apporti alla depurazione del linguaggio, a una evidente esibizione delle strutture narrative, al pudore espressivo, al restringimento del divario tra parole e idee o, volendo, all’appropriazione immediata del significato da parte del significante, a quella economia di elementi descrittivi che Roland Barthes racchiude nel termine “catalisi”. Questi e altri suoi procedimenti formano il corpus di una precettistica che ha rinnovato lo stile di molti autori ispano-americani e persino di quanti scrivono in altre lingue. Ciò non implica che possano assomigliargli.
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In una nota pubblicata nel 1952, Enrique Pezzoni evidenziava che Borges aveva intrapreso una scrittura di cui non esistevano precedenti e che difficilmente avrebbe potuto essere replicata dai posteri. Tale valutazione si è rivelata premonitrice, dato che, pur essendo stato lo scrittore che ha maggiormente influenzato la letteratura spagnola, e forse quello che più ne ha segnato il rinnovamento, non ha lasciato – al pari di Alejo Carpentier, Juan Rulfo o García Marquez – un retaggio di autori aderenti alla sua modalità narrativa. Le sue innovazioni risultano intrasferibili, dato che poggiano su una vita tesa a indagare le possibilità e i limiti della parola e, pertanto, richiederebbero a un qualsiasi seguace una vocazione e una passione analoghe alle sue; vale a dire, qualcuno che, con pari intensità, si interessasse contemporaneamente di linguistica, etimologia, metafisica, teologia, miti, letteratura comparata, logica, enciclopedie, lingue arcaiche. Non è facile trovare siffatti discepoli.
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Anche se un certo intuito artistico potrebbe bastare per ricalcare, con esiti modesti e senza estro, uno stile metaforico come quello di Neruda, la sensibilità più estrema sarebbe insufficiente per imitare quello di Borges; un plagio passabile richiederebbe la sua riproduzione testuale. “Nessuno può paragonarsi a Borges o imitarlo”, ha scritto Douglas Davis, in un articolo pubblicato su The New York Press il 18 novembre 1998. Solo i profani della sua letteratura hanno creduto di riconoscerlo in una deplorevole poesia intitolata Instantes, o hanno potuto attribuirgli un romanzo dalla stesura indegna. Se Borges rigettò – al punto da escluderle dal suo Obras Completas – molte poesie del suo periodo ultraista e due libri di critica e saggi fu perché, nella maturità, trovava artefatta l’esteriorità delle metafore e delle costruzioni barocche. Per questo il suo linguaggio è diventato inimitabile e qualsiasi copia del modello originale si riduce a una parodia. Escluso il ricorso puerile al suo lessico, come intessere una riproduzione di Borges? Mediante una sintassi nella quale abbondino le litoti? Attraverso la prevalenza della metonimia sulla metafora? Un’analisi dei motivi che inducono a optare per una o per l’altra di queste figure retoriche aiuta a chiarire l’enigma di una letteratura inimitabile. Come i sinonimi (a cui di solito assomigliano), le metafore possiedono un certo carattere arbitrario che richiede la cooperazione del lettore affinché vengano accettate nella loro rappresentazione significativa. Sanno di trovata, di subitanea ispirazione, di intromissione delle muse. Ecco perché il loro uso risulta predominante nei poeti giovani, adepti del patetismo lirico, di una emotività che ostacola l’espressione oggettiva e sono inclini all’uso di metafore quasi sempre oscure – quando non indecifrabili – perché oscillano tra la manifestazione esplicita e l’occultamento. Fatta eccezione per qualche fugace entusiasmo, difficilmente si potrebbe etichettare la prima poesia di Borges come giovanile. Certamente contiene molte più metafore rispetto alle poesie scritte a partire dal 1955 (vale a dire, dal momento in cui la perdita della vista diventò quasi totale), ma tali metafore sono diverse da quelle tipiche dei poeti recenti. Sono intenzionali, vicine al dialogo e alla riflessione che all’enfasi sentimentale, favoriscono una lettura cauta e attenta, sopperiscono con l’intelligenza all’estasi e alla vertigine.
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Già nella sua prima versificazione si può notare una tendenza all’utilizzo della metonimia che andrà accentuandosi fino alle ultime poesie. Si tratta in questo caso di una figura più intellettuale, dato che presuppone una discriminazione, un criterio selettivo. Nominare un soggetto o un oggetto mediante un segno, qualcuna delle sue parti, un qualsiasi attributo, un rapporto causale o una specie che implichi il genere (non si fa distinzione in questa sede tra metonimia e sineddoche) è un’operazione che chiama in causa il raziocinio nel momento in cui si deve discernere quale tra gli elementi particolari potrà rappresentare alla perfezione un’entità più grande, un concetto più ampio. Vale a dire, la scelta di una metonimia esprime contemporaneamente cultura e esperienza, ed è improbabile che, come la metafora, sopravvenga in virtù della sola ispirazione.
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Per quanto riguarda l’utilizzo della litote da parte di Borges, anch’esso denota una capacità letteraria inscindibile da un processo di maturazione. Attenuare un’asserzione mediante l’espediente di negarne l’antitesi, mitigare il tono dogmatico di un giudizio, rifuggire la dissertazione altezzosa e stroncante rivelano una prudente diffidenza verso “la sicurezza di quanti ignorano il dubbio”. Questo scetticismo, lungi dal rappresentare meramente una peculiarità del suo stile, discende da una concezione agnostica della realtà (e perfino della irrealtà) che – paradosso istruttivo – andò accentuandosi man mano che aumentava il suo sapere.
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Se, come asseriva Pezzoni, quello di Borges è un percorso difficilissimo da seguire per quanti vengono dopo di lui, ciò è dovuto al fatto che la sua genesi parte da una struttura così personale che il riprodurla risulta quasi impossibile. Basterebbe riguardare alcune delle domande che gli rivolgevano di solito i giornalisti, e che ovviamente non poteva prevedere, per notare la piega imprevedibile delle sue risposte immediate e spontanee. Quando gli chiedevano un’opinione sul Papa, poteva rispondere immediatamente “è un funzionario di cui non mi interesso”, riuscendo così non solo a sventare il tentativo di strappargli un giudizio etico ma anche a sottolineare il carattere burocratico dell’istituzione ecclesiastica (nomine, promozioni, trasferimenti, grado gerarchico), tanto distante dalla discussione metafisica e teologica che lo interessava. Una volta cercarono di fargli esprimere la sua opinione, senza dubbio ben nota, sulla figura di Perón. Prima che il cronista avesse finito di parlare, Borges dichiarò: “Non mi sono mai curato dei milionari”, mandando così all’aria il piano ideologico della domanda, oltre a conferire al personaggio una connotazione di disinvolta corruzione.
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Interpellato in merito alla censura, rispose rapidamente che “spesso ha contribuito a stimolare la metafora” e aggiunse l’esempio di libri che riuscirono a eludere la sorveglianza dei censori mediante il cambio dei nomi o l’appello al simbolismo.
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Si potrebbe argomentare che, per quanto le risposte di Borges fossero istantanee, poggiavano su convincimenti originari e, pertanto, non rappresentavano una battuta improvvisa. Ad ogni modo, resta notevole la definizione del papato come una burocrazia; quella di Perón, tramutato da politico a magnate; e quella della censura, a suo avviso efficace promotrice della metafora e dell’impiego dei simboli. Tutto ciò sottolinea oltre la prontezza e l’opportunismo con cui individuava quei “convincimenti originari”, la sferzante ironia davanti a uditori abituati a uomini pubblici la cui opinione di solito oscillava tra la solennità e il patetismo.
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L’oratoria sintetica e il taglio inatteso delle sue risposte non sono diversi quando caratterizza Amleto come “…il dandy epigrammatico e vestito a lutto della corte di Danimarca…”; definisce (con fini ossimori) Martínez Estrada “uno scrittore dalle splendide amarezze” e Ray Bradbury autore “dai dilettevoli terrori”; ci avvisa che, con il trascorrere del tempo, qualsiasi ricordo diventa “circoscritto e sbiadito…”; o si insospettisce di fronte a “una poesia che sembrava estendere all’infinito le possibilità della cacofonia e del caos…”.
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A casa sua, di ritorno da un pranzo, mi chiese di leggere, in un foglio piegato sopra la tavola della sala, una nota a matita che senz’altro si era fatto trascrivere. Diceva: “Non ero tanto illetterato da non poter scrivere un sonetto, né tanto incauto da scriverne due”. Quando terminai la mia lettura a voce alta, mi disse: “Sa di chi é? Di Baltasar Gracián. Non lo trova straordinario? Potrebbe essere benissimo di Bernard Shaw o di Wilde”. In quel momento pensai che, se non fosse stata scritta nello spagnolo del XVII secolo, quell’ironia, quella forte litote, sarebbe stata degna della paternità di Borges, il quale, non a caso, la ricordava e chiedeva che gliela ripetessero nonostante il suo noto disdegno per la prosa di Gracián.
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Rigore etimologico, intertestualità, erudizione, chiarezza strutturale, metonimia, litote, precisione del lessico, polivalenza verbale e magia urbana sono alcune delle cifre che contraddistinguono la scrittura di Borges e, per il fatto di essere intrinseche alla sua personalità, non si possono riprodurre in assenza di un analogo vissuto esperienziale. Per emulare Borges bisognerebbe cercare di assomigliargli in tutto. Qualcosa di simile pensò (e poi escluse) Pierre Menard quando voleva scrivere come Cervantes.
Félix della Paolera
*Il testo è tratto da “Borges: develaciones” (Fundación E. Costantini, 1999), da cui si è scelto il capitolo “Alcances de su influencia”; la traduzione italiana è di Marianna Marchi
L'articolo “Amleto? Un dandy epigrammatico vestito a lutto”. Borges, l’inimitabile. Un ricordo di Félix della Paolera proviene da Pangea.
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...intelligente, ironico, commovente...ogni racconto di questo libro è più bello e affascinante del precedente...La scrittura di Capote e' un diretto parole e immagini...dipinge personaggi con una scrittura asciutta, veloce, mai banale, per nulla pensante che ti lascia godere i paesaggi dove sfreccia. Capote porta al massimo connubio giornalismo e narrativa. “Musica per camaleonti” non è una semplice raccolta di racconti. Non è nemmeno una serie di raffinati esercizi di stile, di manierismi ad opera di un autore che ormai ha raggiunto lo zenit della sua produzione letteraria. Per Truman Capote questa raccolta era la sfida definitiva: veicolare una vicenda attraverso forme letterarie poco usate o addirittura nuove. C’è riuscito una volta con A sangue freddo dando vita al genere del resoconto giornalistico. Con Musica per camaleonti sembra invece prediligere la forma del dialogo, descrivendo così dei brevi ma intensi scorci di vita vera vissuti attraverso gli occhi stessi dell’autore. Come in quasi tutte le opere di Capote è presente la componente della diversità e nella fattispecie dell’omosessualità, sia sua che di altri personaggi. Musica per camaleonti è dunque un’opera dalla mille sfaccettature, istrionica come l’autore stesso, in cui le storie non sono mai inventate semmai a volte un po’ abbellite, perché a volte la vita ne ha bisogno...Un capolavoro. Un libro che non si deve perdere... #instabook #igersravenna #ig_books #libri #instaravenna #consiglidilettura #bookstagram #booklovers #domenicaaperto #narrativa #trumancapote #booktubers (at Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CeK3czoIf9n/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Feria d’Agosto: ritorno alle origini.
Un agosto strano, per molti influenzato dal timore per il ritorno dei contagi da Covid-19.. luoghi di villeggiatura piene e citta d’arte prive di quel nutrito “manipolo” di stranieri che rappresentano da sempre il bacino di utenza più affezionato alle nostre bellezze.
In questo scenario, fanno capolino le località di vacanza tipiche degli anni settanta/ottanta ritornate di interesse e seconde case da tempo inutilizzate hanno riaperto imposte: insomma tutto ciò che viene identificato con il termine più aulico di turismo di prossimità.
La sensazione di tempo sospeso che ha caratterizzato la nostra primavera continua a pervadere una Milano svuotata di turisti e una Venezia immobile e tragicamente silenziosa nella sua viscontiana bellezza, in attesa che il Festival del Cinema possa celebrare un rinnovato ritorno alla vita.
Vita che necessariamente non sarà come prima e che ancora per un po’ sarà tenuta sotto scacco dalla minaccia di un nuovo periodo di lockdown in caso di risalita del numero dei contagi.
E’ in questo scenario che sto trascorrendo anche io la mia feria d’agosto, con un ritorno alle origini per un più prolungato periodo di tempo (non il solito mordi e fuggi del week end). Ritorno alle origini e riscoperta di luoghi e sensazioni che anche se sedimentate in me erano quasi dimenticate.
Il ritorno combacia con la rinnovata voglia di scoperta o meglio di riscoperta delle mie amate colline, dei mille tornanti e degli scorci più inaspettati.
Proprio di questo girovagare vi voglio raccontare. Mèta del mio primo giro nella rima giornata di vacanza: Cortemilia. Patria indiscussa della nocciola tonda e gentile del Piemonte, miniera della prestigiosa pietra di Langa e mio nuovo posto del cuore.
Mi ritrovo a scoprire in un caldo pomeriggio di metà agosto le vie del centro storico di questo “paesone” attraversato dal nostro fiume e ad ogni angolo una sorpresa: una mostra d’arte.
In effetti ad essere sinceri, le mostre che sono a calendario nel mese di agosto, mese dedicato fino allo scorso anno alla sagra, divenuta oggi fiera nazionale della nocciola hanno popolato edifici storici ed esercizi commerciali non più utilizzati. A cartellone anche una selezionata scelta di aperitivi letterari con autori di rilievo nazionale e locale con vista sulla piazza dove ha sede la pasticceria dove viene prodotta la famosa torta di nocciola, prelibatezza culinaria tipica della cucina langarola.
Un cartellone che nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, porta ai fortunati frequentatori del luogo a godere di beni “preziosi” come la cultura, l’arte e l’enogastronomia.
Una sorta di wellness di territorio che ha trovato nel cuore delle Langhe un’amministrazione preparata e raccontare una storia di bellezza, sacrificio e impegno.
Sta proprio in una questa volontà di raccontare, che si sente camminando sotto i portici della cittadina, nel senso dell’ospitalità con cui si assapora un calice di Alta Langa e un assaggio di insalata russa o bagnetto verde la chiave di lettura per una località che non proprio famigliare al grande pubblico se non per un fortuito “errore” di un famoso presentatore televisivo che l’aveva collocata altrove e non nella ricca e affascinante “provincia granda”.
Sta alle località d’intorno guardare a quanto fatto dall’amministrazione di Cortemilia e prendere ispirazione per promuovere in una logica di rete e di marketing territoriale i propri territori valorizzando quanto c’è di unico nei nostri paesi. Il modello che declinato secondo le peculiarità locali ha registrato in molti casi una buona performance in termini di attrazione degli investimenti e di incremento dei flussi di turisti.
E come raccontava Anguilla, protagonista de “La luna e i falò”, ero venuto per riposarmi un quindici giorni e càpito che è la Madonna d’agosto.
#real estate#marketing territoriale#wellness#seconde case#covid19#Langhe#Monferrato#Cortemilia#arte#cultura#riqualificazione#rigenerazione#turismo
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LISTA AGGIORNATA ALL’8/2/17. LIBRI ORDINATI PER AUTORE - PREZZI A PARTIRE DA 1 €. Per foto, prezzi e dettagli, scrivetemi:
A. Christie - L'assassinio di Roger Ackroyd; Abdolah - Il viaggio delle bottiglie vuote; Alessio Torino - Urbino, Nebraska; Aloia - Sacra fame dell'oro; Asimov - Guida alla fantascienza; Aubry - Nessuno; Auerbach - Da Montaigne a Proust; Auden - Gli irati flutti; Auden - Poesie (ed. Guanda); Augias - Quella mattina di luglio; Ballard - L'impero del sole; Barth - La fine della strada; Biasion - Sagapò (libro che ispirò Mediterraneo di Salvatores); Bichsel - Zie e lettori; Bobbio - Studi hegeliani; Boll - Termine di un viaggio di servizio; Byatt - Le storie di Matisse; Canty - Dove sono andati a finire i soldi; Castro - Orazione funebre per Ernesto Che Guevara; Cavazzoni - Il poema dei lunatici; Cheever - Lo scandalo Wapshot; Chmosky - I nuovi mandarini; Christie - Fermate il boia; Christie - Se morisse mio marito; "Cinquant'anni di papirologia in Italia" (2 vol. - epistolario); Colagrande - Fideg; Cossery - Un complotto di saltimbanchi; Coupland - La vita dopo Dio; Coupland - Tutte le famiglie sono psicotiche; D'Ambrosio - Il museo dei pesci morti; D'Ambrosio - Il suo vero nome; David Eddings - Il segno della profezia; David Eddings - La valle di Aldur; Davis - Rendez vous con il terrore; De Bernieres - Il mandolino del capitano Corelli; Di Paolo - Questa lontananza così vicina; Dylan Thomas - Lettere d'amore; Edgar Rice Burroughs - Carson di Venere (Serie cosmo Oro, ed. Nord); Edna O'Brien - Uno splendido isolamento; Ende - Il pifferaio magico (prima ed. Mondadori); Ende - La storia infinita (ed. Longanesi); Ende - Momo (ed. Longanesi); Enquist - La partenza dei musicanti; Erofeev - Mosca sulla vodka; Flem - La vita quotidiana di Freud e dei suoi pazienti; Ford - Donne e uomini; Gadda - Il primo libro delle favole; Gaddis - Gotico americano; Gibson - Neuromante; Ginzburg - Lessico famigliare; Hardy - La brughiera; Hasak Lowy - Prigionieri; Hebdige - Sottocultura; Hegel - Lettere (ed. Laterza con prefazione di Garin); Herbert - Esperimento Dosadi; Hitchcock - Racconti per le ore piccole; Hobbes - Leviatano; Homes - Jack (minimum fax); Huxley - Brave new world; Ingrao - Volevo la luna; Ivan Illich - Convivialità; Ivan Illich - Le paci dei popoli; Jan Neruda - Una settimana in una casa tranquilla; Jarman - Chroma (ed. Ubulibri); Jarman - Wittgenstein (sceneggiatura del film); Jim Morrison - Cavalca il serpente; Kerouac - Il libro dei blues; Kerouac - Il sogno vuoto dell'universo; Kerouac - Un mondo battuto dal vento; Kubrick - Non ho risposte semplici; "La minaccia dei Lowai", fantascienza illustrata, Brenno Fiumali, Eller, Renato Silvi; "La parola innamorata. I poeti nuovi 1976-78" (ed Feltrinelli con poesie di De Angelis, Cucchi, Magrelli ecc.); "Le schiave degli uomini verdi", fantascienza illustrata, Brenno Fiumali, Eller, Renato Silvi; Lauzi - Esercizi di sguardo; Lettere dei macchiaioli; Levi - I sette paradossi magici; Limentani - L'ombra allo specchio; Lucien Mueller - Storia della psicologia; Malerba - Le galline pensierose (prima ed.) Mastrocola - E se covano i lupi; Matteucci - Costellazione familiare; Merini - La terra santa (ed. Scheiwiller); Mishima - Cavalli in fuga; Montale - Le occasioni; Montale - Tutte le opere; Moody - La più lucente corona d'angeli in cielo; Moody - Tre vite; Nabokov - Lolita (in spagnolo, prima edizione 1959); "Nouvelle vague", volume a cura di R. Turigliatto; Novakovich - Vita fuori tempo di Ivan Dolinar; O'Brien - Via da Las Vegas; O'Connor - Il cielo è dei violenti; Orson Scott Card - I figli della mente (serie cosmo Oro, ed. Nord); Otcenasek - Romeo, Giulietta e le tenebre; "Papiri letterari greci" (Giardini editori e stampatori in Pisa); Parise - Il ragazzo morto e le comete; Parrella - Lo spazio bianco; Pavese - Poesie; Pelevin - La lanterna blu; Peret - La poesia surrealista; Pinter - Teatro 2 (raccolta di piece teatrali); Pitol - La vita coniugale; Pizzuto, Scheiwiller - Le carte fatate; "Poesia", quaderni Guanda, n. 3 (con Zanzotto, Bellezza, Cucchi, Risi); Pollan (Adelphi) - Cotto; Pomilio - Il quinto evangelio; Pozzi - Parole; Puig - Il bacio della donna ragno; Puig - Pube angelicale; Pullman - La bussola d'oro; Raboni - Ogni terzo pensiero (Lo specchio Mondadori); Racconti fantastici argentini; Racconti fantastici del Sudamerica; Remo Bodei - Se la storia ha un senso; Ridley - Crocodilia; Roald Dahl - Kiss Kiss; Rossanda - La ragazza del secolo scorso; Roth - Il seno; Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (sesta ristampa, copertina rigida); Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti (ed. in brossura, 2006); Saba - Scorciatoie e raccontini; Sanesi - La polvere e il giaguaro; Savinio - Dico a te, Clio; Sciascia - Il giorno della civetta; Sciascia - Una storia semplice; Seneca - La tranquillità dell'animo; Sepulveda - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare; Sepulveda - Un nome da torero; Shakspeare - Amleto; Skarmeta - Il postino di Neruda; Spender - Caro Chistopher; Spitzer - Critica stilistica e semantica storica; Sorrentino - Sette conversazioni con Borges; Sturgeon - Cristalli sognanti (ed Classici Libra) Svevo - La coscienza di Zeno; Tamburi, Carlesi - Case come storie (ed. di lusso numerata ed autografata da Dino Carlesi ed Enzo Carli); Tanizaki - Gli insetti preferiscono le ortiche; Targhetta - Perciò veniamo bene nelle fotografie; Taviani - San michele aveva un gallo (ed. Cappelli); Thom Jones - Il pugile a riposo (racconti, minimum fax); Trotsky - Storia della rivoluzione russa; Ungaretti - Il porto sepolto; Vamba - Sonetti fiorentini; Villon - Il testamento e la ballata degli impiccati; Vonnegut - Divina idiovia; Wallace - Verso occidente l'impero dirige il suo corso; Wilcock - Frau teleprocu; Woolf - Volare su Londra; Woolf, West - Adorata creatura (Lettere) (2 copie); Zanzotto - Filò e altre poesie (prima ed.); Zavattini - Parliamo tanto di me.
Edizioni Medusa Anais Nin - La campana di vetro; Giono - Il mulino di Polonia; Hemingway - Di là dal fiume e tra gli alberi; McCullers - La ballata del caffè triste; Michel Butor - L'impiego del tempo; Orwell - Fiorirà l'aspidistra; Queneau - Un duro inverno; Simenon - Il fondo della bottiglia; Werfel - Un posto in paradiso.
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Al via Sassari Estate, con un cartellone per tutti i gusti
Al via Sassari Estate, con un cartellone per tutti i gusti. Sono varie e interessanti le iniziative inserite nel programma degli eventi messo a punto dal Comune di Sassari, che accompagneranno la città per il periodo estivo a partire da fine giugno. Un cartellone, realizzato con la collaborazione di numerosi operatori culturali, che prevede teatro, musica, cinema, reading letterari e molto altro. «Per l’estate 2023 l’Amministrazione ha pensato di allestire uno spazio nella suggestiva piazza Santa Caterina nella quale si svolgeranno gli spettacoli programmati e le proiezioni cinematografiche - commenta l’assessora alla Cultura Laura Useri - cinema, musica, libri e spettacoli che Sassari apprezzerà in una cornice storica e raccolta». Numerose iniziative avranno inoltre sede nella spettacolare terrazza del Padiglione Tavolara dove si svolgeranno presentazioni di libri, laboratori e spettacoli vari. Inoltre, sono presenti nel programma eventi che avranno luogo in altri spazi, nei diversi quartieri della città, proposti dagli operatori culturali. Dal 30 giugno al 3 settembre il villaggio minerario dell’Argentiera sarà il palcoscenico dell’iniziativa "Marea Argentiera": Laboratori, mostre, cinema, teatro, musica, danza, tour ed esperienze promosso da LandWorks, Fondazione Sardegna Film Commission, Sardegna Teatro e Comune di Sassari. Il programma completo sarà disponibile sul sito internet www.mar-argentiera.org. Per Sassari Estate 2023 è stata studiata una nuova idea grafica in continuità con quella dell’anno precedente, particolarmente apprezzata e ripresa in tutto il materiale diffuso dagli operatori culturali, per rafforzare il concetto di una programmazione unitaria, in un unico cartellone. Anche quest’anno fondamentali per la riuscita del progetto sono stati i finanziamenti della Fondazione di Sardegna, che ha offerto il proprio supporto al fine di consentire una programmazione estiva di qualità. La campagna di comunicazione prevede la distribuzione di manifesti in città, la realizzazione di uno spot promozionale che verrà diffuso nelle principali emittenti radiofoniche e televisive locali e regionali e una campagna di sponsorizzazione su Facebook e Instagram. Negli esercizi commerciali e nelle strutture ricettive di Sassari e delle località limitrofe saranno distribuite le cartoline promozionali con il codice QR dal quale poter scaricare il programma completo degli eventi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Emilia, terra di narratori: dal 16 al 20 giugno la Festa del Racconto
Il racconto come forma del presente, per la sua capacità di aprire, nello spazio di una narrazione breve, intensa e coinvolgente, una dimensione di profondità e di meditazione. Ma pure il racconto come eredità di un nobile passato, di cui recuperare quelle radici che in terra d’Emilia hanno trovato la loro più compiuta maturazione in narratori popolari, colti, in scrittori e fotografi-narratori: come Cesare Zavattini, Luigi Ghirri, Gianni Celati, lo scrittore che ha difeso di più la tradizione del racconto collocandolo nella bassa padana, lungo il Po, fino alla sua foce. Torna dal 16 al 20 giugno a Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano la Festa del Racconto, FdR, cinque giornate di appuntamenti, oltre 20 grandi ospiti, incontri, reading e spettacoli, una ricca programmazione dedicata ai bambini: una 16ma edizione che si rinnova e affida la Direzione scientifica a Marco A. Bazzocchi, critico letterario, saggista e docente del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna, che commenta “Piccole finzioni, grandi pensieri è il sottotitolo che ho scelto per l’edizione 2021, per focalizzare l’attenzione sulla capacità del racconto di aprire lo sguardo del lettore su una visione del mondo ampia, non conforme al quotidiano, capace di immergerci subito in altri tempi e in altre geografie ma nello stesso tempo di parlarci direttamente di quanto ci riguarda”. Gli incontri sono articolati attorno a tre nuclei centrali: l’ascolto di racconti del passato con la guida di scrittori del presente, l’esperienza diretta di scrittori che si dedicano al racconto, la discussione intorno al valore del racconto oggi, nell’esperienza di ogni lettore. Ad aprire la Festa, mercoledì 16 giugno a Soliera, sarà Caterina Bonvicini, curatrice di Ferite, raccolta di racconti dedicata ai 50 anni di Medici senza Frontiere nella quale sette scrittori e sette scrittrici si confrontano con il tema del dolore, della lacerazione e della scrittura come cura. Ospite d’onore dell’edizione lo scrittore Gianrico Carofiglio (sabato 19 giugno ore 11, Carpi), autore di best seller tradotti in tutto il mondo e frequentatore dei più diversi generi letterari, dal romanzo al saggio al racconto breve, che in dialogo con Bazzocchi ripercorrerà la sua attività di scrittore e intellettuale. La tradizione del racconto sarà esplorata da Ermanno Cavazzoni, narratore delle pianure legato alla grande tradizione emiliana che risale a Boiardo e all’Ariosto, che guiderà il pubblico nella lettura di un singolare racconto di Kafka: assieme a lui sul palco di Piazza Martiri (venerdì 18 giugno, ore 18, Carpi) Gabriele Romagnoli, autore di racconti “in bottiglia” e Daniele Benati, che proporrà la sua singolare traduzione in dialetto emiliano di Samuel Beckett. Si ascolteranno le voci di scrittrici e scrittori che hanno praticato e praticano la forma narrativa del racconto, come Nadia Terranova, erede della lunga tradizione siciliana di racconti favolistici, e Alessandra Sarchi, attenta esploratrice dell’animo femminile, insieme sabato 19 giugno alle ore 17.30 nel Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio a Carpi. Una singolare forma di racconto è quella esplorata dallo psicanalista Francesco Stoppa (sabato 19 giugno ore 19, Carpi), che parlerà della sua esperienza di ascolto dei pazienti, confluita nel libro Le età del desiderio in cui esplora e mette in rapporto le esperienze di due fasi della vita distanti ma affini per alcuni aspetti, l’adolescenza e la vecchiaia; e ancora Marcello Fois, in dialogo con il professor Bazzocchi sui racconti di provincia e di iniziazione all’età adulta di Pier Vittorio Tondelli, il più importante scrittore italiano degli anni Ottanta, creatore di uno stile unico in grado di risuonare ancora oggi: i racconti di Altri libertini saranno letti dall’attore Giusto Cucchiarini. Domenica 20 giugno alle 11 Piazza Martiri ospita l’incontro “Intorno al raccontare”: protagonisti Gabriele Pedullà, autore di racconti fondati su imprevisti, sorprese e scarti che svelano il lato inquieto del quotidiano, Marco Belpoliti, autore profondamente radicato nella terra d’Emilia, che racconta gli incontri con alcuni grandi personaggi che ha conosciuto tra Reggio, Modena e Carpi, raccolti nel volume Pianura, Valerio Magrelli, narratore attraverso la sua poesia della magia e delle angosce dell’infanzia. Accanto ai talk, i reading e gli spettacoli serali: giovedì 17 giugno a Campogalliano (Piazza Castello, ore 21) Marinella Manicardi interpreta “Una cosa divertente che non farò mai più”, esilarante racconto del grande scrittore americano David Forster Wallace. Venerdì 18 giugno alle 21.30 Peppe Servillo è protagonista dell’omaggio alle “Favole al telefono” di Gianni Rodari, spettacolo che indaga il linguaggio della fantasia con lo strumento della musica, con gli arrangiamenti del celebre compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra Geoff Westley. Sabato 19 (dalle 16.30 alle 18.30, Giardino del Teatro Comunale di Carpi) gli attori Simone Francia e Simone Tangolo saranno protagonisti della “Maratona Queneau” alternandosi nella lettura degli “Esercizi di stile”, mentre alle 21.30 il Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio di Carpi ospita “La Pianessa”, omaggio ai racconti immaginifici di Alberto Savinio con Lucia Poli accompagnata al pianoforte da Marco Scolastra. Domenica 20 giugno alle 21 il Parco della Resistenza di Novi ospita l’incontro con Fabio Concato: un viaggio tra racconti, aneddoti, emozioni e musica con uno degli autori italiani più amati di sempre, con canzoni che racchiudono tenerezze, lampi di allegria, momenti di malinconia, come annotazioni in un diario della memoria, mentre a Soliera (Parco della Resistenza, ore 21) è in programma lo spettacolo “Io sono poi da solo e loro sono tutti”, lettura-spettacolo di Paolo Nori, uno dei 5 finalisti al Premio Campiello, grande conoscitore della letteratura russa, dedicato alle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij. La chiusura della Festa del Racconto - e un ideale ponte verso la Festa della Musica di Carpi che prende il via il 21 giugno – è affidata allo spettacolo in anteprima nazionale “Yo soy Maria”, con Amanda Sandrelli (Piazza Martiri, Carpi, ore 21.30): un omaggio al genio di Astor Piazzolla, che ha rivoluzionato il concetto stesso di tango, e alla poetica del suo fedele sodale Horacio Ferrer. La “Maria de Buenos Aires” dell’Operita di Piazzolla è trasferita ai giorni nostri, attraversati dall’emergenza pandemica, incarnando nella sua figura la speranza di rinascita di una città, e del mondo intero. La Festa del Racconto propone anche un ricco calendario di eventi dedicati ai più piccoli, tra letture animate e divertenti cacce al tesoro ai racconti, tra biblioteche, giardini e cortili di Carpi e Soliera: per tutta la giornata di venerdì 18 il Castello dei ragazzi di Carpi apre nuovamente le sue porte alle bambine e ai bambini, che verranno omaggiati con una sorpresa, mostrando la nuova pittura murale realizzata da Sonia Maria Possentini, che sarà protagonista di un laboratorio artistico e dello spettacolo “A rincorrere i sogni”. Domenica 20 giugno alle 19 “Città di parole”, grande caccia al tesoro alla scoperta di monumenti, scorci e curiosità sul centro storico di Carpi, alla ricerca della “lingua” segreta della città. Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili, previa prenotazione obbligatoria aperta a partire dal 6 giugno: le modalità di accesso sono dettagliate sul sito www.festadelracconto.it. La Festa del Racconto di Carpi è promossa dai Comuni di Carpi, Campogalliano, Soliera e Novi di Modena, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e gode del patrocinio della Regione Emilia-Romagna. Read the full article
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