#esc 1960
Explore tagged Tumblr posts
eurovision-facts · 1 year ago
Text
Eurovision Fact #425:
Tumblr media
Since starting their Eurovision journey in 1960, Norway has only missed 2 contests.
First, they boycotted the 1970 contest due to the previous year's four way tie. Next, they missed the 2002 contest.
[Sources]
Norway, Eurovision.tv.
Amsterdam 1970, Eurovision.tv.
Tallinn 2002 Participants, Eurovision.tv.
8 notes · View notes
vintageurovision · 2 years ago
Text
Tumblr media
Eurovision Song contest rehearsals in London 28th March 1960 From left to right: Anita Traversi (Switzerland) , Siw Malmkvist (Sweden) , Katy Bodtger (Denmark) , Nora Brockstedt (Norway) [x]
27 notes · View notes
esc101podcast · 1 year ago
Text
Tumblr media
Continuing our throwback, check out Episode 3 where we look at Eurovision's very first stage invader! Join us as we reveal the motivation behind this mystery protester and see if you agree with what he did! Available on your favourite streaming platform! Link to the show available in the pinned comment on our profile page!
1 note · View note
diceriadelluntore · 3 months ago
Text
Tumblr media
Storia di Musica #338 - AA. VV., Picnic-A Breath Of Fresh Air, 1969
La EMI fonda nel 1969 una sussidiaria, la Harvest, sulla scia di altre case discografiche, per intercettare le nuove sonorità, in un periodo, la fine degli anni '60, straordinariamente fertile dal punto di vista creativo. Per questo motivo pensa ad una compilation vetrina di alcuni artisti sotto contratto con la casa madre, affiancati da giovani promesse. Ne esce così un mix musicale intrigante e qualitativamente notevole del panorama musicale britannico. Tra l'altro il disco, un doppio, fu concepito e prodotto per costare pochissimo, per essere venduto nei negozi a 1,5 sterline. Ha delle particolarità: in primis la copertina, opera dei mitici creativi della Hipgnosis, che come tutte quelle agostane della rubrica presenta una spiaggia, in questo caso della Normandia. Un gruppo di uomini ha una maschera antigas. L'interno è ancora più suggestivo, in bianco e nero, dove gli uomini camminano sulla battigia e nel cielo si notano le copertine dei dischi da cui i brani sono presi. Tra questi fece scalpore la presenza di Embryo, inedito dei Pink Floyd. Registrato durante le sessioni di Ummagumma ma non incluso in quel lavoro, il brano ebbe una notevole vita live, cosa che spinse ad includerlo. La band non fu affatto felice della scelta, considerando quel brano alla stregua di un demo, tanto che spinse ad un parziale ritiro della compilation. Fu quindi in fretta e furia ristampata, senza riportare quella canzone. Per questo motivo le prime edizioni senza correzione sono un pezzo pregiato del collezionismo discografico. Ed è un peccato, perché il resto della selezione è favoloso. Si inizia con Into The Fire dei Deep Purple, da Deep Purple In Rock, la culla dell' hard rock. Poi perle del nascente progressive: Mother Dear dei Barclay James Harvest, dal loro meraviglioso disco omonimo d'esordio, quello con la copertina a mo' di rosore di una chiesa. C'è Eleanor's Cake di Kevin Ayers, Water della Third Ear Band, addirittura Syd Barret con Terrapin, da The Madcap Laughs, esordio solista dell' ex Pink Floyd, che uscirà addirittura un anno dopo l'arrivo nei negozi di questo disco vetrina. E ci sono altre perle di band minori, sicuramente per notorietà, ma che suonavano meravigliosamente. Se i Quatermass sono stati già protagonisti di questa rubrica, ricordo altri gioielli che all'epoca vivevano di grandi speranze. I Bakerloo, un power trio alla Jimi Hendrix Experience, qui con il torrido rock mozzafiato di The Worried Feeling, dal loro unico, bellissimo, ma sfortunato album Bakerloo; Again And Again de The Greatest Show On Earth, che pubblicarono due preziosi dischi nel 1970, entrambi con la copertina firmata Hipgnosis, capaci di un rock progressive segnato da una sontuosa sezione fiati; Tea And Symphony furono tra i precursori del progressive folk, con una formazione che mutava di continuo, furono inoltre una delle prime formazioni ad avere un proprio impianto luci per i primi spettacoli multimediali. Un altro rock trio presente è The Edgar Broughton Band, gruppo di Warwick, famoso per la voce blues, urticante e caratteristica di Edgar Broughton. Ebbero anche una sinistra nomea perché spesso organizzarono concerti in luoghi pubblici che finirono non poche volte in gigantesche risse con intervento della polizia, tanto che la band fu bandita da diverse città. Vista l'aura di culto, la EMI realizzò un cofanetto di 3 CD dal titolo A Breath Of Fresh Air - A Harvest Records Anthology 1960-1974 che mantiene alcune canzoni, tra cui Embryo, ne sceglie altre dagli stessi autori della prima e aggiunge qualche brano dell'ultima stagione del progressive. Vale la pena recuperare le canzoni del primo, per una playlist ante litteram di un momento eccezionale per la musica europea. E non solo.
18 notes · View notes
ginogirolimoni · 1 month ago
Text
Tumblr media Tumblr media
«Nella mano che si tende verso il frutto, verso la rosa, verso il ceppo che all’improvviso s’infiamma, ebbene, il gesto di tendersi, di attirare, di attizzare è strettamente solidale con la maturazione del frutto, con la bellezza del fiore, con la vampata del ceppo. Ma quando, nel movimento di tendersi, di attirare, di attizzare, la mano è ancora lontana dall’oggetto, se dal frutto, dal fiore o dal ceppo esce una mano che si tende incontro alla vostra, e se in quel momento la vostra mano si fissa nella pienezza chiusa del frutto o in quella aperta del fiore o nell’esplosione di una mano che brucia, ecco allora  che si produce l’amore».
(Jacques Lacan, Il seminario. Libro VIII, Il transfert 1960-1961, Einaudi, Torino, 1991, p. 59).
12 notes · View notes
abr · 3 months ago
Text
Uccise più comunisti italiani Stalin, complice delatore o silente il Migliore Togliatti, che Mussolini.
Quanti furono gli italiani comunisti che vennero perseguitati sotto la dittatura di Stalin? Difficile stabilirlo. L'emigrazione in Russia nel "Paradiso dei soviet" negli anni '30 sovente avveniva in modo clandestino. Il partito comunista italiano (...) sostenne fossero circa un centinaio. Ma storie e racconti raccolti da studiosi e ricercatori fanno alzare il numero a una cifra vicino agli 800. Quasi duecento furono fucilati. Uccise più comunisti italiani la Russia di Stalin che l'Italia di Mussolini. (...)
Nel dicembre 1934 viene ucciso Kirov da un militante comunista vicino alle posizioni di Kamenev , Zinov'ev e Trockij. E' il periodo più duro del regime che sfocerà nei processi del 1936, condotti con pugno di ferro da Vyšinskij. Le grandi purghe colpiranno famosi dirigenti della rivoluzione del diciassette a partire proprio da Kamenev e Zinov'ev. (Con) loro vengono perseguitati personaggi minori, per creare un clima di terrore. A volte sono le stesse comunità di esuli a denunciare i connazionali che "sbagliano". (...)
Dante Cornelli (ad esempio ne fu vittima ma si salvò). (Ammazza) il segretario del fascio di Rivoli, fugge dall'Italia e arriva a Pietroburgo (...). Viene arrestato nel 1936 e deportato nel campo di Vorkuta, oltre il Circolo Polare Artico. Viene liberato nel 1946 ma rimane al confino fino al 1948. Nel 1949 è di nuovo deportato, con tutta la famiglia, a Igarka in Siberia. Nel 1960 riesce a stabilirsi in Ucraina, poi rientra in Italia abbandonando la famiglia. Comincia un'opera di denuncia dello stalinismo e delle persecuzioni inflitte a tanti comunisti. La sua opera, "Il redivivo Tiburtino", dopo esser stato rifiutata dalla Rizzoli, dalla Mondadori e dalla Rusconi, esce (...) per le edizioni La Pietra, collegate a Pietro Secchia. Ma la sua denuncia non ha eco. Il partito rimane indifferente. Le sue pesanti accuse a Togliatti, Robotti e Vidali cadono nel nulla. Morrà nel 1990 con un partito che (...) non vuole ancora aprire gli armadi e svuotarli dai tanti scheletri che li abitano, primo fra tutti quello di Palmiro Togliatti. Sul ruolo del Migliore, sui suoi silenzi, ancora la storiografia deve fare chiarezza. (...)
via https://www.mescalina.it/photo/gallery/7799/luigilusenti
8 notes · View notes
dearinglovebot · 11 months ago
Text
there's a common criticism of the jurassic world movies that goes like "trying to weaponize raptors is such a stupid idea. the military would never do that". but my main criticism of that particular plot, from a third worldist perspective, would actually be that it doesn't go far enough.
"it's a crazy idea to even suggest--" in the 1950s CIA operatives attempted psychological warfare on a filipino village by spreading rumors that aswang (vampire-esc creatures) were hunting down rebels. they'd kidnap rebels, create dual puncture wounds in the neck, drain the body of blood, and leave the body for the community to find. they've done crazier.
"it's a stupid idea--" so were most of the ways they plotted (or failed) to assassinate fidel castro. exploding shellfish he'd pick up while scuba diving, tuberculosis-causing-fungi in a scuba mask, exploding cigar, ballpoint pen with secret syringe full of poison, just exploding places, etc. like the vast majority of declassified programs would make you look crazy if you told someone about them, despite the evidence of them existing. in the 1960s they put a tiny microphone + radio transmitter in a cat and tried to use it to spy on the soviets. it was called "acoustic kitty".
"animals just aren't efficient--" drug sniffing dogs can have inaccuracy ranges from 1/3-½ of the time. studies have determined that they can pick up on their trainer's racism and target minorities without any illicit substances because the trainer suspects them to have them. there's also a long history of trying to use intelligent animals as spies (crows, ravens, dolphins, pigeons, dogs, etc). most of these aren't actually more efficient than drones in the end, but they still try it just to see if it would work.
"raptors wouldn't be effective against enemy tanks--" most of the people these raptors would be deployed against wouldn't actually have tanks. they'd be guerrilla fighters who rely on hit and run tactics. or if they do have tanks, they'd be relatively old ones from the soviet era without the same modern capabilities. the USA does not wage war (or, proxy war in most cases) with actual military nations. the better question would be how bullet resistant are their scales which has a scene answering it in the first movie (you'll be dead before you manage a hit).
"but raptors are wild animals that might hurt the troops--" the army gave their own troops cancer and denies many healthcare for it to this day. bases would have these things called "burn pits" where you burn all your trash including ones that produce toxic gas like plastic and electronics. toxic gas, as the name implies, can give you anything from asthma to cancer. yes, they knew it did that. yes, they still use them.
the question of "if" training raptors for war is a good idea or smart idea falls flat when we consider that based on historical context, neither of these things are necessarily required for military projects. if someone can think of it, they will try it. the better question to ask is "would the military believe they have something to gain from it?" because that is the only truly relevant one in this situation.
the answer is "yes". it would be a niche that has not been explored. whether or not the raptors specifically work in war would be irrelevant because part of military operation on animals is understanding if an animal is capable of collaboration. take acoustic cat: the mission was ultimately abandoned, but was considered a "win" because they realized the limitations of cats as tools of war. they were deemed incapable of long-term espionage ability due to trainability, but were not completely ruled out for future short term espionage ability, were a niche to arise.
when we apply all of this understanding to the world movies, we get a firmer grasp on why the semantics don't particularly matter as much as the intended message: "just because we can do things doesn't mean we should". which is in line with the themes of jurassic park as a film.
21 notes · View notes
weirdthoughtsandideas · 5 months ago
Text
So I watched a video of an american explaining Eurovision and it was ok and all, but they also were 1. First time watchers 2. They only used sources from other americans. Like, they talked about "oh I tried asking some friends and no one knew, or they didn't even know about esc, so I don't know everything about this"
And it's like... fine. It was a fun video and all and I guess it can be easier for an american to explain to other americans rather than a european explaining to them. But I also kind of had this itch in my fingers about how... there's so many GOOD VIDEOS out there from people who have grown up with the contest explaining it. And NOT ONLY the "clean, super fun non-political contest <3" videos, but videos actually going into the real CONTROVERSIES!
People boycotted due to Israel this year, but I can promise you Israel's participation has ALWAYS been controversial. Since the 70s when they first competed. When they won in 1978, Jordanian broadcasting, instead of showing their win, started showing a slideshow of flowers and lied that Belgium had won. This is soon 50 years ago.
There's also been SO many voting scandals, dating back to literally the 1960s. No matter how non-political they claim to be, they never ever have been.
Not to mention how "inclusive and lgbtq+ friendly" they claim to be, but... trust me, they're not. THIS YEAR, they banned the fucking nonbinary flag, and the eventual winner of the contest, a nonbinary artist from Switzerland, snuck it in behind their backs.
There is a GREAT video I recommend you all to watch.
youtube
They've always been so double faced. This is not new info. This video also made me, who has grown up with the contest, learn a lot more that I never knew before.
It is a contest that so many of us hold dear, but it has never, ever, been that sugar sweet and "inclusive", no matter what the media portrays it as.
Also, if someone wanted to know what actually went down during THIS YEAR ALONE (since this year had way more controversies than a usual year due to MANY REASONS), there's a guy that actually was there, working for the press, who tells ALL about both what happened on screen and OFF SCREEN.
youtube
11 notes · View notes
residentraccoon · 2 years ago
Note
Can you have a post about top 5 entries from Norway?
Okay, Norway has so many amazing songs that I really can't pick just 5. Even some of their lower placed songs such as Branderburger Tor were great! (0 points, really?)
Actually if you know my blog for quite a while you might probably know who will be my 1st. Or my 2nd or 3rd. (Hint 2 of them are winners and the other won the televote lol)
5. Silent storm (2014)
This performance is so powerful yet so mellow especially in the first part. Love how after the bridge it just violently hits me in the guts with emotions. So incredibly amazing, I really love this one.
4. Alle mine tankar (1993)
It has this melancholic, mysterious and even a bit eerie sound which I love. Sounds like the kind of song I'd fall asleep near the fireplace after a long tiring day in the winter.
3. Nocturne (1995)
Yeah, no surprises starting from here, this is just so magical and dreamy that I couldn't resist not putting it in this top. It's my go-to song when I'm feeling anxious, like I really don't know what to add more, beautiful instrumental, the lines in norwegian are so hauntingly wonderful, overall, a great esc winner in my opinion.
2. Spirit in the sky (2019)
Ah yes, the song that got me out of depression back in 2019. And still does. Like I probably said before, I can't get tired of this song. So upbeat and uplifting, and every line just speaks to my soul, yes, even the joik.
1. Fairytale (2009)
You probably expected this, just imagine my reaction when I found out in 2018 (aka when I was still a new fan) that Rybak, whose song that year was one of my favorites (please don't judge) was in fact an esc winner. I literally went bonkers for this and thought dude bro this is even better than thywas hello?? And became my jam since. 😌
Honorable mentions: Voi voi (1960), Oliver (1979), Samiid Ædnan (1980), La det swinge (1985), Romeo (1986), For vår jord (1988), Branderburger tor (1990), Visjoner (1992), Evighet (1996), In my dreams (2005), Alvedansen (2006), Hold on, be strong (2008), I feed you my love (2013), A monster like me (2015), That's how you write a song (2018), Attention (2020), Fallen Angel (2021), Give that wolf a banana (2022)
6 notes · View notes
bygg6rttr · 5 months ago
Text
The Evolution and Future of the Automobile Industry
The automobile industry, a cornerstone of modern transportation and economic development, has undergone significant transformations since its inception in the late 19th century. From the first gasoline-powered vehicles to the sophisticated electric and autonomous cars of today, the industry has continually evolved, driven by technological advancements, consumer demands, and environmental considerations.
Early Beginnings and Mass Production
The automobile's journey began with pioneers like Karl Benz, whose 1886 Benz Patent-Motorwagen is widely regarded as the first true automobile. Early cars were luxury items, handcrafted and expensive, accessible only to the wealthy. However, the introduction of assembly line production by Henry Ford in 1913 revolutionized the industry. Ford's Model T, produced efficiently and affordably, brought car ownership within reach of the average American. This mass production technique not only democratized car ownership but also set the stage for the automobile industry's rapid growth.
Post-War Expansion and Globalization
The post-World War II era marked a period of significant expansion and innovation in the automobile industry. The economic boom led to increased car ownership and the development of new markets. Japanese manufacturers like Toyota and Honda emerged, bringing competition and innovation to the global stage. They introduced efficient manufacturing processes such as Toyota's lean manufacturing, which emphasized waste reduction and continuous improvement.
During this period, cars became more than just a means of transportation; they became symbols of status and freedom. The 1950s and 1960s saw the rise of iconic models like the Chevrolet Corvette and the Ford Mustang, which captured the spirit of the age.
Environmental Concerns and Technological Advancements
By the 1970s, the industry faced new challenges, particularly environmental concerns and the oil crisis. These issues spurred the development of more fuel-efficient vehicles and stricter emission standards. The introduction of catalytic converters and advancements in engine technology helped reduce the environmental impact of cars.
The late 20th and early 21st centuries witnessed a technological revolution in the automobile industry. The integration of electronics and digital technologies led to the development of advanced safety features such as anti-lock braking systems (ABS), electronic stability control (ESC), and airbags. Additionally, the rise of computer-aided design (CAD) and manufacturing (CAM) enhanced the efficiency and precision of automobile production.
The Rise of Electric Vehicles and Autonomous Driving
In recent years, the most significant shift in the automobile industry has been the rise of electric vehicles (EVs). Driven by environmental concerns and advancements in battery technology, companies like Tesla have popularized EVs, pushing traditional automakers to accelerate their own electric vehicle programs. Governments worldwide are setting ambitious targets to phase out internal combustion engines in favor of electric vehicles to combat climate change.
Autonomous driving technology is another area of rapid development. Companies like Waymo, Uber, and major automakers are investing heavily in research and development to bring self-driving cars to market. These vehicles promise to enhance road safety, reduce traffic congestion, and provide greater mobility for the elderly and disabled. However, the widespread adoption of autonomous vehicles faces significant challenges, including regulatory hurdles, technological limitations, and public acceptance.
The Impact of Connectivity and Mobility Services
The convergence of the automobile industry with information technology has given rise to connected cars. These vehicles are equipped with internet connectivity and sensors, enabling them to communicate with other vehicles, infrastructure, and the cloud. Connected cars offer numerous benefits, including enhanced safety, optimized traffic flow, and personalized user experiences.
Moreover, the concept of mobility as a service (MaaS) is gaining traction. Instead of owning vehicles, consumers can now use ride-sharing services like Uber and Lyft, car-sharing services like Zipcar, and subscription-based models. This shift is changing the traditional notion of car ownership and is expected to reduce the number of vehicles on the road, alleviating urban congestion and reducing environmental impact.
Challenges and the Road Ahead
Despite its advancements, the automobile industry faces several challenges. The transition to electric vehicles requires significant investments in infrastructure, such as charging stations. Additionally, the industry must address cybersecurity concerns associated with connected and autonomous vehicles. Protecting vehicles from hacking and ensuring data privacy are critical issues that need to be addressed.
The COVID-19 pandemic also highlighted the industry's vulnerabilities, disrupting supply chains and production. However, it accelerated the adoption of digital technologies, such as virtual showrooms and online sales platforms, which are likely to remain integral to the industry.
Looking ahead, the automobile industry is poised for continued transformation. Advances in materials science, such as lightweight composites and 3D printing, will enhance vehicle performance and efficiency. Furthermore, the integration of artificial intelligence and machine learning will revolutionize vehicle design, manufacturing, and user experiences.
In conclusion, the automobile industry has come a long way from its early beginnings, continually adapting to technological advancements and societal changes. As it navigates the challenges and opportunities of the 21st century, the industry will play a crucial role in shaping the future of transportation and mobility. The road ahead is filled with possibilities, promising a more sustainable, connected, and autonomous driving experience.
1 note · View note
eurovision-facts · 2 years ago
Text
Eurovision Fact #267:
Tumblr media
For the first 10 years of the Eurovision Song Contest, France placed in the top five. However, no one knows the real rankings of the first Eurovision, so every nation aside from the winner was given second place.
The subsequent rankings are as followed:
Paule Desjardins took home second place in 1957 for the song 'La Belle Amour.'
'Dors Mon Amour' by André Claveau won the 1958 contest.
Jean Philippe's 'Oui, Oui, Oui, Oui' won third place in 1959.
1960 saw another victory for France thanks to Jacqueline Boyer's 'Tom Pillibi.'
'Printemps (avril Carillonne)' by Jean-Paul Mauric took fourth place in 1961.
In 1962, France won the contest once more with 'Un Premier Amour' by Isabelle Aubret.
'Elle était Si Jolie' by Alain Barrière gave the nation its worst score yet in 1963 when it earned fifth place.
Rachel's 'Le Chant De Mallory' won fourth place in 1964.
Finally, in 1965, 'N'avoue Jamais' by Guy Mardel placed 3rd.
[Sources]
France, Eurovision.tv.
Lugano 1956, Eurovision.tv.
5 notes · View notes
vintageurovision · 11 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Jacqueline Boyer and Bryan Johnson
27 notes · View notes
diceriadelluntore · 7 months ago
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #325 - Family, Music In A Doll's House, 1968
L'edificio della copertina del disco di oggi è una casa. Ma di quelle delle bambole. È anche, come per una vera casa, un susseguirsi di ambienti legati, di storie. Il disco di oggi è, unanimemente, uno dei più particolari e preziosi dischi degli anni '60 e, aggiungo io, uno dei miei preferiti in assoluto. Tutto inizia a Leicester, inizio anni '60. Roger Chapman, che già ha qualche esperienza in piccoli gruppi, forma i Farinas, con suoi amici del Leicester Art College: Charlie Whitney, che suona la chitarra, Jim King che suona il sassofono, Harry Overnall e Tim Kirchin, quest'ultimo poi sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo, per la Fontana, dal titolo You'd Better Stp / I Like It Like That del 1964, che ha un piccolissimo successo. Cambiano nome in Roaring Sixties e pubblicano un nuovo singolo, We Love The Pirates, nel 1966. A questo punto cambiano nome in Family, per l'abitudine di fare tutto insieme, e quando Rob Townsend sostituisce Overnall vanno a Londra. Qui in poco tempo si diffonde la notizia che in città c'è un gruppo che mischia in maniera totalmente innovativa blues, folk, jazz, e ha un cantante che ha una voce incredibile, calda, ruvida e trascinante. Nel 1967 pubblicano la loro prima grande canzone Scene Through The Eye Of A Lens, e firmano un contratto per la Reprise, etichetta fondata nel 1960 da Frank Sinatra, che cercava più libertà d'espressione dalla sua etichetta storica, la Capitol Records. Il disco di oggi, che esce nel 1968, fu il primo di una band Inglese distribuito negli Stati Uniti dall'etichetta (che nel 1968 faceva già parte della Warner Bros.).
Music In A Doll's House passerà alla storia già solo per il titolo: infatti uscirà poche settimana prima del disco dei Beatles che John Lennon voleva chiamare con lo stesso titolo (che riprende il famoso testo teatrale di Henrik Ibsen nel 1879). Lennon fregato dall'accaduto decise poi di pubblicare il loro ultimo lavoro, un disco doppio, con la copertina bianca semplice e dal semplice titolo The Beatles (capolavoro immenso della storia della musica). Quello che rende quest'album tra i più enigmatici e inventivi di quegli anni è che fu, all'atto pratico, l'anello di congiunzione storico-musicale per quello che pochi mesi dopo diventerà il progressive. Prodotto da Dave Mason dei Traffic (Inizialmente l'album avrebbe dovuto essere prodotto da Jimmy Miller, ma quest'ultimo era già impegnato nelle registrazioni di un altro capolavoro, Beggars Banquet dei Rolling Stones), il disco sciorina in 15 brani brevi (uno solo sopra i 4 minuti) una varietà incredibile di creatività, la musica della casa di bambole apre ogni volta stanze differenti: blues revival e canti gregoriani nella stessa canzone (la favolosa Old Songs New Songs), sanno giocare con il fascino dolciastro del r&b (Hey Mr Policeman), sanno suonare il miglior beat sound inglese, come i riferimenti a Kinks e Traffic di due gioielli come Me My Friend e la languida Mellowing Grey, passano con disinvoltura al folk rock (Peace Of Mind) senza disprezzare puntatine verso la psichedelia all'epoca nel fiore della sua potenza, con il sitar orientaleggiante di See Through Windows. E come dimenticare i violini e la voce "da brividi" che aprono The Voyage, prima di trasformarsi in un saltellante rock? O lo sgangherato God Save The Queen che chiude la circense 3 X Time? I brani sono intervallati da piccoli intermezzi strumentali, chiamati giustamente Variation: Variation On A Theme of Hey Mr. Policeman, Variation On A Theme Of The Breeze e Variation On A Theme Of Me My Friend. In Old Songs New Songs suonano non accreditati la band di Tubby Hayes, virtuoso del sassofono, e alcuni arrangiamenti per archi furono effettuati dall'allora 18enne Mike Batt, che diventerà in seguito grande produttore e per anni presidente dell'Industria Fonografica Inglese. La band gira a mille, usando strumenti all'epoca innovativi come il Mellotron suonato proprio da Dave Mason, il sassofono tenore e soprano di Jim King, il violino e il violoncello di Ric Grech (il quale l'anno dopo lascerà la band per suonare il basso nei Blind Faith assieme agli ex-Cream Eric Clapton e Ginger Baker e a Steve Winwood, in pausa dal suo progetto principale, i Traffic). Ma la vera bomba è la voce di Roger "Chappo" Chapman, un ruggito blues indimenticabile, dall'animalesca vocalità, che segnerà un'epoca, e farà moltissimi seguaci (Peter Gabriel dei Genesis, che nascevano proprio in quelle settimane, ne prenderà nota).
La carriera della band proseguirà per qualche anno ancora, fino al 1973, con grandi album (tra tutti Family Entertainment, Anyway e Fearless), con una delle copertine più belle degli anni '70 (il vecchio televisore anni '50, sagomato nell'edizione originale di Bandstand del 1972) e la nomea di band degli eccessi, idea questa che venne "prepotentemente" sottolineata dai racconti che una famosa groupie, Jenny Fabian, che nel suo romanzo Groupie non usò molta fantasia per nascondere i nomi dei nostri nel raccontare le pruriginose avventure dei nostri. L’ultimo concerto della Family avvenne al Politecnico di Leicester, il 13 ottobre del 1973, e si racconta che il party post concerto fu altrettanto memorabile. Degno finale di una delle più suggestive e talentuose formazioni musicali di quegli anni.
15 notes · View notes
cinquecolonnemagazine · 9 months ago
Text
Beatles: un arrivo un nuovo film... anzi quattro
In arrivo un nuovo film sui Beatles... anzi quattro. Il produttore, regista premio Oscar, infatti, racconterà le storie originali di tutti i Fab Four, Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Star con le musiche originali. Chi sarà l'autore di questa impresa epocale? Sam Mendes: il regista di "American beauty", "Skyfall", "1917" (per citarne solo alcuni). I film sui Beatles: il progetto Non sappiamo ancora quando la quadrilogia sui Beatles uscirà; sappiamo però che i preparativi procedono speditamente tanto che si starebbero cercando già gli sceneggiatori. Sappiamo, inoltre, che il progetto è arrivato sulla scrivania della Sony lo scorso Natale. Sembra che l'entusiasmo di Sam Mendes abbia letteralmente conquistato il Ceo di Sony Picture Entertainment Tom Rothman e la presidente Elizabeth Gabler. Fiduciosi nel progetto hanno fatto alla Apple Corps Ltd. un'offerta davvero interessante. Non è tutto: Mendes è riuscito a ottenere per la prima volta nella storia non solo i diritti musicali ma anche i pieni diritti sulla storia da portare sul grande schermo. E' evidente che il progetto sia piaciuto non solo a Paul McCartney e Ringo Star, i due componenti del gruppo ancora vivi, ma anche gli eredi di John Lennon (il figlio Sean) e George Harrison (la figlia Olivia). Mendes avrà dunque pieni poteri sulle storie: da quanto sappiamo saranno quattro film sui rispettivi componenti della band di Liverpool raccontate in una sorta di connessione tra loro. I Beatles sul grande... Il primo film sui Beatles risale al 1968: "Yellow Submarine". Un cartoon onirico in stile pop art ispirato al celebre brano della band ripropone la storia dei malefici Biechi Blu. Creature ostili alla bellezza, ai fiori e alla musica, sono pronti ad attaccare il paese felice di Pepelandia. Sarà la musica dei Beatles, giunti a bordo di un sottomarino giallo, a ristabilire l'ordine e la pace. Nel 1978 uscì il film d'esordio di Robert Zemeckis, "1964: allarme a New York arrivano i Beatles!". Una pellicola che non ebbe grande successo di botteghino e raccontava, con ironia, non tanto la storia dei Fab Four quanto la cosiddetta beatlemania attraverso la storia di quattro amici del New Jersey che decidono di andare a vedere i Beatles in concerto dal vivo a New York. Ci riusciranno dopo mille avventure. I Beatles sono stati, infatti, un fenomeno sociale oltre che musicale e il film rappresenta una foto della generazione dell'epoca. L'anno seguente esce "La nascita dei Beatles", il primo vero biopic sulla band condotto in modo tradizionale. Il regista, Richard Maquand, racconta gli esordi dei Fab Four e, uscito dopo un decennio senza la musica dei quattro di Liverpool, appare un po' come un desiderio nostalgico di tornare a vederli suonare insieme. I quattro di Liverpool non apprezzarono il prodotto. Uno dei pregi del film, però, è l'aver ricordato la figura di Stuart Sutcliffe, che fu bassista del gruppo dal 1960 al 1961, morì a 21 anni per emorragia cerebrale e che un po' tutti abbiamo dimenticato. Stuart Sutcliffe è il perno intorno al quale ruota anche il film "Backseat - tutti hanno bisogno di amore" uscito nel 1994. La pellicola racconta, per lo più, la relazione di Stuart con Astrid Kirchherr. La fotografa tedesca ritrasse i Beatles in foto in bianco e nero durante i loro concerti in Germania diventate storiche. Sembra che la Kirchlherr sia stata anche l'ideatrice dell'iconico taglio di capelli della band anche se lei stessa rifiuta tale attribuzione. ... e piccolo schermo Il documentario più riuscito sui Beatles è senza dubbio "The Beatles: Eight Days a Week" diretto da Ron Howard. Raccontando la band di Liverpool dal 1962 al 1966 attraverso i loro tour mondiali, Howard ha raccontato il cambiamento prodotto nella società dell'epoca dai quattro. Il regista raccoglie il racconto degli stessi protagonisti fatto di ansie, gioie, gloria e dolore. Raccoglie, poi, la testimonianza di personaggi noti tra i quali Whoopi Goldberg, Sigourney Weaver, Eddie Izzard ed Elvis Costello che quella beatlemania l'hanno vissuta sulla loro pelle. Un'autentica girandola di emozioni che ha anche altri pregi, come quello dell'utilizzo delle tecnologie digitali grazie alle quali filmati dell'epoca sono stati inseriti con una qualità video impeccabile mentre le foto anch'esse dell'epoca prendono letteralmente vita. Pur dopo tanti anni dalla fine della loro carriera musicale, i Beatles sono immortali. L'ultima operazione discografica che ha reso possibile la pubblicazione di un brano inedito di John Lennon grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale ne è un segno. Sam Mendes è anch'egli una garanzia e siamo sicuri che all'uscita delle pellicole avremo nuove fortissime emozioni. In copertina foto di Christiane Wilden da Pixabay Read the full article
0 notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
Alla Triennale Milano una conversazione con Emilio Isgrò e Michelangelo pistoletto
Tumblr media
Alla Triennale Milano una conversazione con Emilio Isgrò e Michelangelo pistoletto. Ingresso libero previa registrazione: triennale.org Milano, venerdì 6 ottobre, alle ore 17.30, Triennale Milano presenta un incontro con Emilio Isgrò e Michelangelo Pistoletto. L’incontro, moderato da Bruno Corà, storico e critico dell’arte, vedrà in dialogo i due grandi maestri dell’arte contemporanea, che ripercorrendo le loro carriere si confronteranno sulle rispettive visioni dell’arte e sulla loro pratica e poetica. In diverse occasioni il lavoro dei due artisti è stato presentato in Triennale: come nel caso di Michelangelo Pistoletto nella mostra collettiva Reversing the Eye. Fotografia, film e video negli anni dell’arte povera (2023) o di Emilio Isgrò in Ennesima. Una mostra di sette mostre sull'arte italiana (2015). Nel 2017 si è inoltre svolta in Triennale la giornata "Fondamenta per un'arte civile" scandita da tre momenti: la presentazione del libro Autocurriculum (Sellerio); l'inaugurazione della mostra I multipli secondo Isgrò, in collaborazione con Editalia, e la collocazione dell’opera di Isgrò Seme dell’Altissimo, che ha trovato la sua definitiva collocazione negli spazi adiacenti a Triennale Milano. I Partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano sostengono le attività di Triennale Milano. Michelangelo Pistoletto Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. È considerato uno dei precursori e protagonisti dell’Arte Povera con i suoi Oggetti in meno (1965-1966) e la Venere degli stracci (1967). A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che costituiscono le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Negli anni Novanta fonda Cittadellarte a Biella, ponendo l’arte in relazione con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali, tra cui nel 2003 il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e nel 2007 il Wolf Foundation Prize in Arts “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2017 viene pubblicato il libro, Ominiteismo e demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società edito da Chiarelettere e nel 2022 esce il suo ultimo libro La Formula della Creazione edito da Cittadellarte Edizioni. Sue opere sono presenti nei maggiori musei d’arte contemporanea. Emilio Isgrò Artista concettuale – ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista – Emilio Isgrò nasce a Barcellona di Sicilia nel 1937. A partire dal 1963 crea uno dei linguaggi più rivoluzionari della seconda avanguardia degli anni Sessanta. Cancellando testi sotto forma di enciclopedie, manoscritti, libri e mappe, Isgrò pone la pratica della Cancellatura al centro di tutta la sua ricerca artistica. Vive e lavora a Milano dal 1956, ad eccezione di un periodo trascorso a Venezia (1960-1967) come redattore responsabile della sezione cultura del “Gazzettino”. Nel 1966 tiene la sua prima personale alla Galleria 1+1 di Padova e, alla fine del decennio, espone nelle principali gallerie milanesi: Galleria Apollinaire (1968), Galleria del Naviglio (1969), Galleria Schwarz (1970). Partecipa a quattro edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993), mentre nel 1977 vince il primo premio alla 14ª Biennale di San Paolo. Nel 1979, alla Rotonda della Besana, presenta Chopin, installazione per 15 pianoforti. Nel triennio 1983-1985 pubblica con Feltrinelli e porta in scena la trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina. Negli anni Novanta partecipa a importanti collettive internazionali al MoMA di New York (1992) e alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia (1994). Dopo l’antologica Emilio Isgrò a Palermo (2001), diverse retrospettive hanno reso omaggio alla sua opera artistica, al Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), al Palazzo delle Stelline di Milano (2009) e nel 2016 in tre sedi milanesi (Palazzo Reale, Gallerie d'Italia e Casa del Manzoni). Nel 2019, la Fondazione Cini di Venezia ha presentato l'antologica Emilio Isgrò a cura di Germano Celant. Tra le sue produzioni spiccano alcune opere di arte pubblica e sociale. Il suo gigantesco Seme d'Arancia viene donato alla città natale nel 1998 come simbolo della rinascita sociale e civile dei paesi mediterranei. Nel 2015 ha creato Seme dell'Altissimo, una scultura in marmo in mostra all'Expo di Milano, che venne poi installata permanentemente di fronte a Triennale Milano (2017). Tra i progetti pubblici più recenti si ricordano l'installazione monumentale La Farfalla dei Malavoglia a Taormina (2022), L'abiura di Galileo (2023), realizzata per la celebrazione degli Ottocento anni dell'Università di Padova. Numerose opere sono presenti in rinomate istituzioni nazionali, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze, le collezioni del Quirinale e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, l'Università Bocconi e il Museo del Novecento di Milano, il Mart di Rovereto, nonché collezioni internazionali quali il Centre George Pompidou di Parigi, i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles e i musei di Gerusalemme e Tel Aviv. Il lavoro di Emilio Isgrò come poeta, narratore e drammaturgo ha portato a una serie di libri, scritti, pubblicazioni e produzioni teatrali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
motormania-2003 · 1 year ago
Text
"The Evolution of Automotive Safety: From Airbags to Autonomous Driving"
Introduction
The automotive industry has come a long way since the invention of the first automobile. Today, cars are not just a means of transportation but also a symbol of technological advancement and innovation. One of the most significant aspects of this evolution has been the constant improvement in car safety. From the early days of simple seatbelts to the current era of autonomous driving, the journey of automotive safety has been nothing short of remarkable.
In this comprehensive 2000-word article, we will explore the fascinating history of automotive safety, highlighting the major milestones, innovations, and technologies that have contributed to making cars safer than ever before.
Chapter 1: The Birth of Automotive Safety
In the early days of the automobile industry, safety was not a top priority. Cars were seen as novelties, and their designs and features were rudimentary compared to today's standards. However, as accidents became more common, the need for safety measures became apparent.
1.1 The First Seatbelts
One of the earliest safety features in automobiles was the seatbelt. In 1885, the first seatbelt patent was granted to Edward J. Claghorn of New York. These early seatbelts were not like the modern ones we know today. Instead, they were more like harnesses designed to keep passengers in their seats during bumpy rides.
1.2 The Invention of the Crumple Zone
In 1952, Mercedes-Benz engineer Béla Barényi introduced the concept of the crumple zone. This revolutionary idea involved designing the front end of the car to absorb energy during a collision, thereby reducing the impact on passengers. The crumple zone was a significant leap forward in automotive safety.
Chapter 2: The Rise of Passive Safety Systems
As the automotive industry continued to grow, so did the emphasis on safety. The 1950s and 1960s saw the introduction of several passive safety systems that aimed to protect passengers in the event of a collision.
2.1 The Three-Point Seatbelt
In 1959, Nils Bohlin, an engineer at Volvo, invented the three-point seatbelt. This design featured a lap belt and a diagonal shoulder belt, providing much greater protection than earlier seatbelt designs. Volvo made the patent open to other automakers, leading to widespread adoption of this life-saving technology.
2.2 The Airbag Revolution
The 1970s saw the introduction of airbags in cars. Initially used as an experimental safety feature, airbags quickly became standard equipment in most vehicles. These inflatable cushions deploy upon impact, significantly reducing the risk of head and chest injuries during a collision.
Chapter 3: Active Safety Systems and Electronics
With advancements in technology, automotive safety evolved beyond passive systems. The integration of electronics and computer systems led to the development of active safety features that could help prevent accidents altogether.
3.1 Anti-Lock Brakes (ABS)
In the 1980s, anti-lock brake systems (ABS) became widely available. ABS sensors monitor wheel speed and prevent skidding during hard braking. This innovation allowed drivers to maintain steering control even in slippery conditions, reducing the risk of accidents.
3.2 Electronic Stability Control (ESC)
Electronic stability control systems, introduced in the 1990s, use sensors to detect when a vehicle is losing control and apply brakes to individual wheels to help stabilize it. ESC has been credited with reducing the number of single-vehicle accidents caused by loss of control.
Chapter 4: The Road to Autonomous Driving
The 21st century brought about the dawn of autonomous driving, a technological leap that holds the promise of significantly reducing accidents and fatalities on the road.
4.1 Adaptive Cruise Control (ACC)
Adaptive cruise control systems, first introduced in luxury vehicles, use radar and sensors to maintain a safe following distance from the vehicle in front. This technology not only reduces driver fatigue but also helps prevent rear-end collisions.
4.2 Lane Keeping Assist (LKA)
Lane keeping assist systems use cameras and sensors to detect lane markings and keep the vehicle within the lane. If the car starts to drift out of the lane without the turn signal activated, the system can apply gentle steering input to keep it on course.
4.3 Collision Avoidance Systems
Modern cars are equipped with collision avoidance systems that can detect obstacles, pedestrians, and other vehicles in their path. These systems can provide warnings to the driver and even intervene by applying the brakes or steering to avoid a collision.
4.4 The Quest for Full Autonomy
Companies like Tesla, Waymo, and General Motors are actively working on achieving full autonomy
1 note · View note