#e quindi già li ho dato
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machiavellli · 9 months ago
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Teso io sono nel mezzo di un pranzo di famiglia e non so come andrò avanti😭😭
I just ate only one (1) pizza but i feel like im gonna go puke
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myberrylove · 2 months ago
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6 day Pokeshipping Week: Disney AU
Iniziando a disegnare questa illustrazione, ho provato a immaginarmi come poteva svilupparsi la storia, con Misty da protagonista. Così ho buttato giù qualche idea, fino ad avere una piccola trama. Storia che ovviamente non scriverò per sto già scrivendo altre fics, però mi sono ugualmente divertita a idearlo.
Ringrazio Andy per avermi dato qualche consiglio per il disegno.
In breve:
Disney (Alice in wonderland) x Pokémon
Misty (Alice) ha 12 anni ed è la più piccola di quattro sorelle, che spesso viene sottovalutata e derisa dalle sorelle perché più piccola e con meno fascino. Le quattro sorelle Waterflower vivono a Cerulean City e sono orfane di genitori.
La famiglia Waterflower è famosa per il loro talento negli spettacoli acquatici, ma Misty a causa di un’incidente che l’ha quasi fatta annegare da piccola, non riesce a nuotare senza provare panico.
Un giorno lei e le sue sorelle sono al parco, e mentre loro si intrattengono flirtando con dei ragazzi mostrando le loro abilità nel nuoto sincronizzato, Misty viene lasciata in disparte. Indispettita per venire sempre trattata come una bambina, Misty sale su un albero nel momento che vede un grosso papero giallo uscire dal lago. Nessuno dei presenti sembra notarlo e il papero indisturbato si infila in una cavità dell’albero dov’era salita Misty. Non vedendolo più uscire, Misty incuriosita si infila nella cavità, ma finisce per precipitare in un buco apparentemente senza fondo.
Quando finalmente atterra, si ritrova in un mondo diverso dal suo, dove vivono strane creature che si fanno chiamare Pokémon.
Senza sapere come tornare indietro, Misty decide di seguire il papero giallo, Psyduck (Bianconiglio), che sembra avere molta fretta. Lungo il cammino Misty conoscerà gli stravaganti abitanti che vivono in quel mondo, tra cui Ash (Cappellaio matto) con il suo amico Pikachu (Ghiro), che si divertono a organizzare feste invitando i Pokémon alla loro grande tavola. Misty arriverà al suo party seguendo Psyduck che è un ospite fisso al tè party di Ash. Ash ha 10 anni ed è considerato dagli abitanti di quel mondo un po’ matto perché parla con i Pokémon e li tratta come amici. Ha un indole allegra e festaiola, ma è anche distratto e imbranato. Tra Misty e Ash nascerà una sincera amicizia, perché Misty è l'unica a riconoscere che non è pazzo come credono gli altri e ad apprezzare la sua natura generosa verso tutte le creature. Ash in cambio l’aiuterà nella sua ricerca di un modo per tornare a casa, comparendo e togliendola spesso dai pasticci. Anche se talvolta i guai li provocherà lui, finendo che lei dovrà aiutare Ash.
Oltre a Ash, Misty farà amicizia con Brock (Tartaruga finta), un ragazzo di 16 anni che si atteggia in molto più maturo per la sua età, venendo quindi spesso scambiato per un adulto. Inoltre ha una predilizione per le donne mature, perdendosi in sproloqui sul suo amore per donne appena conosciute e rimbambendosi ogni volta che si innamora. Sarà Misty che ogni volta lo dovrà rimettere in riga.
Misty farà la conoscenza del Prof. Oak (Brucaliffo), un signore anziano che passa tutto il suo tempo a dispensare spiegazioni criptiche su quel mondo e sulle creature che ci vivono. Misty andrà da lui a chiedere un modo tornare a casa, ma lui risponderà solo con indovinelli facendole perdere tempo.
Misty incontrerà anche il dispettoso Meowth (Stregatto) che la condurrà con l’inganno da James e Jessie (Re e Regina di cuori), che si divertiranno a strapazzare e ingannare la ragazza, invitandola a un torneo Pokémon, in cui cercheranno di barare.
C’è poi Gary (Humpty Dumpty), sempre seduto su un muretto da cui non può fare a meno di vantarsi della sua intelligenza al malcapitato che passa. Fa così tanto innervosire Misty, che lei finisce per dare un calcio al muretto senza sapere che questo avrebbe franato e che Gary sarebbe caduto giù.
Dopo diverse disavventure, Misty riuscirà a tornare nel suo mondo con l’aiuto di Ash e Brock, e ai Pokémon. Una volta tornata all’albero cavo, Misty scopre che i mesi trascorsi nel mondo dei Pokèmon, nel suo mondo equivalgono a pochi minuti. Quindi le sue sorelle non si erano neanche accorte della sua scomparsa.
Grazie a quell’esperienza Misty è più sicura delle sue capacità, superando la sua fobia con l’acqua e mostrando alle sorelle di avere talento nel nuoto sincronizzato.
Passato un anno, Misty sente nostalgia del mondo abitato da Pokémon e dei suoi amici, ma è ancora incerta se tutto sia stato un lungo sogno dettato dalla sua fantasia. Un giorno le sorelle comprano un vecchio specchio da cui Misty sente che qualcuno la sta chiamando, ma non vedendo nessuno crede di avere le allucinazioni. Più avanti però vedrà comparire nello specchio Psyduck in stato di agitazione e Misty comprende che qualcuno l’ha mandato a chiamarla perché ci sono problemi nel mondo dei Pokémon.
Come per magia, Misty riesce ad attraversare lo specchio e si ritrova dall'altra parte con i suoi amici che la aspettano in un mondo in guerra.
Misty, Ash e Brock, con altri abitanti di quel posto, si ritrovano coinvolti in una battaglia per riportare la pace in quel mondo. Guerra causata da una lotta di potere tra Green e Yellow (Re e Regina bianchi) contro Red e Leaf (Re e Regina rossi), e che minaccia di coinvolgere il mondo reale dove vive Misty. Nel frattempo i sentimenti tra Misty e Ash si sono evoluti in qualcosa di più profondo, sbocciando in amore e complicando la sua scelta se tornare nel suo mondo o rimanere nel mondo dei Pokémon.
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ross-nekochan · 5 months ago
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Ora che sono in ferie voglio parlare di una cosa di cui volevo parlare già da settimane, ma la vita di merda che faccio non me lo aveva permesso.
Allò, settimane fa per la prima volta dato che mi ero depilata le cosce mi sono messa in casa non solo in cannottiera, ma anche in pantaloncini. Passa un giorno e mi ritrovo la mail nella foto.
Come ben sappiamo, qui a Tokyo non è che si muore di caldo, PEGGIO, quindi un giorno di questi mi vesto come in foto a dx in ufficio (che è come mi vestirei in Italia in un giorno normale) e nello stesso giorno inoltrano una mail per dire di rispettare il "business dress code" aziendale che è letteralmente "business casual", pure se non si capisce né che cazzo sia né il perché, dato che non ci sono clienti e siamo solo tra di noi, ma okay.
Mo, premettendo che quando ho lavorato a Napoli, ci andavo in PANTALONCINI (ovviamente non quelli di jeans, ma un tipo più carini e "formali" insomma), qua invece così non va bene perché la maglia ha una stampa + i pantacollant sono considerati il demonio.
Tutti sono sempre a lodare i giapponesi perché sono un popolo omogeneo, che dà la prevalenza al gruppo piuttosto che all'individuo, ma non sono omogenei e uniti perché ci sono nati, sono omogenei perché sei LETTERALMENTE FORZATO (nelle maniere più passivo-aggressive possibili) a omologarti. E questo vale con i vestiti, vale con il peso (perché se pensate che sono tutti secchi di natura, beh col cazzo) e con mille altre cose.
Ora è vero che questa prevalenza dell'interesse di gruppo in alcune cose funziona ed è il motivo per cui noi della cultura euroamericana li ammiriamo, ma voi sareste disposti a rinunciare alla vostra libertà pure sulle piccole cose pur di accontentare l'interesse generale?
Per continuare con l'esempio dei vestiti, loro si vestono così:
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A maniche lunghe (anche con 50°C), con diversi strani addosso spesso inutili (perché sono ossessionati dai tumori alla pelle); le donne o tutte fate dei fiori con i tacchi tutte pronte (e io col cazzo che le imito) o come fossero state cacciate via di casa (e io col cazzo pt.2). Ma tutti hanno un comun denominatore: colori scuri o neutri (nero, grigio, bianco) o pastello, senza chissà quale fantasia o stampa particolare.
Se non segui l'omologazione, spicchi, ti si vede o ti senti in qualche modo osservato. E questo è già lo standard ad essere euroamericano in mezzo ad asiatici, figuriamoci se ti vesti seguendo le tue regole e non le loro.
Uno poi dirà "vabbè sono cose da poco, ci si abitua" e lo capisco, ma non funziona così. Anzi, sono le piccole cose che, accumulandosi, diventano le più pesanti da sopportare.
Oppure i weaboo del cazzo direbbero che "bisogna rispettare la loro cultura e rispettare le loro regole" (cit.), ma loro quella degli altri quando letteralmente non fa male e non cambia un cazzo a nessuno perché non la rispettano?
Questo non è un paese libero, non puoi MAI fare come vuoi, ci sono sempre regole da rispettare, ma fossero regole con un senso uno capirebbe, invece sono regole inutili che letteralmente mìnano la libertà di espressione individuale a livelli base. Invece qua niente o fai la pecora in mezzo al gregge oppure pecora ti ci fanno diventare, perché altrimenti sei, di nuovo, il gaijin di merda che vuole fare di testa sua.
E sapete cosa fanno i gaijin quando hanno le palle piene di ste stronzate? Fanno i gaijin di merda e le regole senza senso le mandano a fanculo.
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Storia Di Musica #315 - Blackfoot, Strikes, 1979
Per le Storie di Marzo ho individuato un metodo scientifico infallibile per scegliere la tematica che legherà i dischi di questo mese: ho preso a caso con gli occhi chiusi, un bottone nella scatola in cui tengo quelli di riserve, e ho pescato un bottone nero. Di per sè, il colore nero poteva aprire una infinità di opzioni, ma seguendo il principio della scoperta, in questo 2024, di band dimenticate, ho optato per dischi di band che hanno "nero" nel nome. Tralasciando le scelte più ovvie, il viaggio musicale marzolino inizia nella Florida di fine anni Sessanta, quando stava per prendere il volo il Southern Rock. Siamo a Jacksonville, capitale dello stile, e come molti stavano facendo in quei mesi, dei giovani mettono su una rock band: Rickey Medlocke (batteria, voce) e Greg T. Walker (basso) incontrano il newyorkese Charlie Hargrett (chitarra) e danno vita al gruppo Fresh Garbage Band con Ron Sciabarasi alle tastiere. Da qui inizia una serie infinita di cambi di formazione intorno ai primi tre che seguirà per decenni il destino dei nostri: infatti il primo a lasciare è Sciabarasi, si aggiungono altri musicisti provenienti da un'altra band, i Tangerine, cambiano nome in Hammer e con questa formazione per 6 mesi sono la resident band del più popolare topless club di Gainsville, in Florida, il Dub's. Provano ad andare a New York, e lì si accorgono che esiste già una più affermata band con lo stesso nome, quindi decidono di chiamarsi Blackfoot, in omaggio al popolo dei Nativi americani, dato che Jakson Spires, entrato dai Tangerine, è parte Cherokee, Medlocke parte Sioux, e Walker parte Creek. Ma la loro strada è ancora lunga: la band si scioglie diverse volte, alcuni di loro vanno a suonare con i Lynyrd Skynyrd (Medlocke e Walker, per alcuni mesi nel 1971, uscirà solo nel 1978, dopo l'incidente aereo che colpì il leggendario gruppo, il materiale registrato in quel frangente), si trasferiscono in New Jersey, dove con una formazione stabile registrano delle canzoni, che dopo varie peripezie nel 1975 vengono pubblicate dalla Island, che cercava nel proprio catalogo un gruppo Southern Rock, con il titolo No Reservation, e nel 1976 Flying High, stavolta per la Epic: sono due dischi di southern rock che non lasciano il segno e sopratutto non vendono quasi nulla. La band è sempre in fermento, e passano 3 anni (tra scioglimenti, defezioni per problemi alle corde vocali, dissidi) quando passano alla Atco, che suggerisce loro un approccio diverso alla scrittura. Ne esce fuori il disco di oggi, Strikes (1979), con il cobra sfocato in copertina, che li fa conoscere, dopo dieci anni, al grande pubblico. Merito è di una formazione finalmente definita (almeno per il momento) composta da Rickey Medlocke, Charlie Hargrett (chitarra ritmica), Greg T. Walker (basso) e Jakson Spires (batteria) ed una scaletta che alterna pezzi propri, tra cui i loro due maggior successi, e una scelta azzeccatissima di cover, suonate in maniera originale rispetto alle versioni degli autori. Il suono è più hard o AOR (che sta per adult oriented rock, il genere che maggiormente passavano le radio), e ha una sua natura interessante, per quanto costruita nei canoni del genere senza tante innovazioni.
Mi piace molto la scelta delle cover: I Got A Line On You fu un grande successo dei favolosi Spirit di Randy California, band mitica del rock Californiano del decennio precedente, e qui viene resa più groovy e tosta rispetto all'originale; Pay My Dues fu un successo dei Blues Image, altra band della Florida, di appena qualche anno prima dei nostri, che fu uno dei pochi esempi non californiani di rivisitazione del blues, alla maniera "europea", e che come i Blackfoot era famosa come resident band, non di un topless bar, ma di un famoso locale di Miami, il Thee Image, aperto alla sperimentazione; Wishing Well fu invece un successo dei Free, la band inglese di Paul Rodgers che prima di sciogliersi (lui andrà ai Bad Company) scrisse questa hit. Di tutte e tre, i Blackfoot ne fanno una versione particolare, dove i cambiamenti seppur minimi sono quelli incisivi, regalando alle nuove versione un vestito particolare e riconducibile al loro nuovo stile. Tra gli autografi, segnalo le loro due canzoni più famose: Train Train, scritta dal nonno di Rickey Medlocke, Shorty, che diventerà una hit anche per Dolly Parton e per un'altra band dell'heavy metal, i Warrant. Ma la loro canzone simbolo è Highway Song: oltre 7 minuti spericolati, dalla costruzione epica e imperiosa e che finiscono con sensazionali duelli di assoli alla chitarra, con all'inizio anche belle melodie vocali, canzone che è un grande omaggio all'epopea dei gruppi che dalla Florida hanno messo mattoni importanti all'edificio della Storia del Rock. Il successo arriva, quasi inaspettato, e la band fa da spalla a grandi nomi in tour nel 1979 negli Stati Uniti: fondamentale per loro quello in apertura ai The Who. La band cavalca l'onda e in due anni sforna altri due dischi niente male, Tomcattin (1980, con una Pantera in copertina) e Marauder (con un falco, 1981) e fa due tour seguitissimi. Qui però finisce la loro fortuna: l'arrivo, come uno tsunami, dell'estetica MTV li taglia fuori: il rock del sud è visto come un genere passato e addirittura la ATCO non accettò il loro disco che sarebbe dovuto uscire nel 1984, Vertical Smiles. La band conseguentemente va in crisi e si scioglie per l'ennesima volta. Va detto che non saprei nemmeno contare i vari avvicendamenti, ma considerando che tentano una reunion prima nel 1990 (pubblicando un nuovo disco, Medicine Man) e poi addirittura nel 2004 e nel 2021 sono sicuro che nelle varie formazioni hanno girato almeno 40 musicisti diversi, a dimostrazione di una voglia di musica francamente ammirevole.
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firewalker · 7 months ago
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Invido la gente che sa spegnere il cervello
Mi è stato detto più volte che sto troppo tempo con le cuffiette, e probabilmente è vero. Praticamente, se non sto su internet o a leggere qualcosa, ho sempre qualcosa da ascoltare, tipicamente podcast o audiolibri.
Questo perché se faccio qualcosa di manuale, che non lascia la mente attiva come la lettura, ad esempio, preferisco stare con le cuffie. Perché il mio cervello non si spegne.
So di gente che dice di non pensare a niente in certi momenti, e io li invidio tantissimo. So di gente che pensa in continuazione a questo o a quel problema, alla soluzione migliore per un dato compito, a come organizzare la cena, a cosa c'è intorno a lei... insomma, pensa. Pensa normalmente, dico.
Io no. Io canto. E purtroppo canto canzoni
tipicamente sceme o ridicole o, in qualche modo, non proprio adatte in ogni momento
che spesso non conosco per intero
Ad esempio, stamattina ho fatto la prova di un percorso di Nordic per un'uscita che abbiamo in programma domenica della settimana prossima. Non ho messo le cuffiette perché volevo sentire il telefono che mi dava indicazioni su dove andare, seguendo un percorso già segnato, e perché dubitavo che la batteria delle cuffiette sarebbe durata abbastanza da reggere per tutto il giro.
Quindi stavo facendo Nordic, l'ho fatto per circa due ore e mezza, e intorno a me avevo qualche rara persona, alberi, fiumi, montagne, insetti, rumore di bosco per la maggior parte del tempo. Bellissimo.
E invece no
La prima canzone che ricordo di aver cantato (sempre nella mia mente, mai a voce alta, non mi serve) è I Watussi. E non dall'inizio alla fine, ma per almeno 40 minuti il mio cervello è andato in loop su noi siamo quelli che all'equatore vediamo per primi la luce del sole noi siamo i Watussi. QUARANTA MINUTI DI QUELLA FRASE. Perché i Watussi e perché quella frase? Non lo so. Forse ho letto wafer su un incarto gettato a terra. Quando me ne sono accorto (sì, me ne devo accorgere) ho cercato di scacciare la canzone pensando a qualcos'altro, magari un filino più moderno. Ho pensato Pausini, Baglioni e poi... BAM, di nuovo i Watussi. E di nuovo loop, stavolta almeno cantavo un po' di più e non solo quella riga.
Poi sono arrivati i Backstreet Boys. Eh già. You are my fire... e basta, perché conosco davvero poche parole di quella canzone! E anche qui, loop finché... boh, è arrivata
Rosvita Rosvita socnrinaiunriuneaiufnaeiruniunITA (non so le parole, faccio versi nel mio cervello) che lenza, che lenza, se vuoi prendere il pesce più grosso ci vuole pazienza
Due ore e mezza di camminata dopo, arrivo alla macchina stanco fisicamente e devastato mentalmente, con un repertorio completo di cinque o sei canzoni. Cinque o sei pezzi di canzoni ripetuti all'infinito.
E la mia vita è sempre così. Se monto un mobile d'Ikea fischietto o canto, e saranno sempre le stesse note e le stesse parole finché non ho finito. Se sto facendo un lavoro in cui la testa non è impegnata ho la radio che parte e non la posso fermare.
Quindi, come da titolo, invido la gente che sa spegnere il cervello.
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sottileincanto · 8 months ago
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Quando ero piccola capitava spesso che mia madre dovesse tenermi con sé al lavoro e, siccome era anestesista in una clinica, mi è successo di vivere situazioni incredibili: prima dei sei anni avevo già visto nascere un bambino dal vivo e avevo visto (e non lo dimenticherò mai) un cuore battere nel petto di un uomo. Sì un bambino non potrebbe stare dentro una camera operatoria, ma io già allora ero mansueta di carattere e curiosa per natura, quindi mi lasciavo volentieri imbacuccare negli indumenti sterili e poi me ne stavo buona buona in un angolo e i colleghi di mia madre - che mi adoravano - chiudevano un occhio e anzi, a volte mi prendevano in braccio su richiesta di mamma per farmi vedere le cose più interessanti e belle. Ma capitava anche che qualche infermiera o portantina affettuosa mi tenessero con sé, così a volte andavo in lavanderia a piegare le pezzette chirurgiche, altre volte potevo stare in quello che per me era il paradiso: il nido. C'erano tutte quelle culle trasparenti, con dentro quei pupotti minuscoli, belli come un miracolo, e io li guardavo incantata per ore e osservavo le ostetriche che li pulivano, cambiavano, allattavano. Il mio sogno, negli anni, diventò quello di averne uno tutto mio, di piccolo miracolo. Non è mai successo, non ho avuto la mia scimmietta urlante e sbavante perennemente attaccata al collo, non ho seguito i suoi esperimenti per imparare a camminare o a parlare, non l' ho mai guardato dormire di notte seguendo ogni suo respiro. Non ho mai baciato musini o manine appiccicose di chissà cosa, non ho risposto ad infinite domande, non mi sono mai sentita chiamare mille volte in un minuto col nome più dolce del mondo: "mamma". Ho fatto tante scelte sbagliate che mi hanno portato a non avere una famiglia e poi a 37 anni mi hanno strappato la possibilità di averne una, anche se è servito a salvarmi la vita. Sono felice di essere viva, è la cosa più bella che possa esistere, ringrazio ogni giorno il Creatore per avermi dato la possibilità di esistere. Però mi porto dentro e nel più profondo, questa cicatrice, che è una ferita aperta che non smetterà mai di fare male. Perché è vero che "Madre è l' altro nome di Dio sulle labbra e nei cuori di tutti i nostri figli".
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harshugs · 9 months ago
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non trovo più gusto nel mangiare
stamattina mi sono data una risposta ad una domanda che mi ponevo da un po’ di settimane: perché non ho più voglia di mangiare? cioè: provo la sensazione della fame, quindi ho fame e voglio mangiare, ma se penso a cosa vorrei allora trovo il vuoto.
non trovo più niente che mi faccia pensare: ho proprio voglia di mangiarmi questa cosa.
di conseguenza finisco per non mangiare nulla, e ovviamente durante la giornata poi mi viene il conseguente attacco di fame, che mi porta a mangiare cose poco gustose come dei di cracker o qualche pezzo di pane (distribuiti nel tempo: non mangio tanti pezzi alla volta ma piccoli pezzetti durante tutta la giornata, quindi un pacchetto di cracker lo finisco in 7/8 ore) solo per riempire lo stomaco, solo per l’istinto di sopravvivenza dato dal mio corpo, e dopo che finisco rimango con la bocca asciutta e con la mente poco soddisfatta
la perdita di peso che ho subito in questi mesi mi ha portata ad avere un piccolo senso di paura nei confronti del cibo: se prima non me ne fregava niente e mangiavo a prescindere, adesso è diverso, in ogni alimento che vedo o che penso di mangiare ci trovo sempre quel pensiero fisso: “guarda che se lo mangi ingrassi, perché è un carboidrato e ti gonfia la pancia”, “guarda che se lo mangi assumi troppi zuccheri e poi ti senti in colpa”, “è buono ma mangiane poco, contiene troppi grassi” e così via in un loop infinito per qualsiasi tipo di nutriente
che poi in realtà sono anche incoerente con me stessa, perché io, purtroppo, sono TANTO schizzinosa nei confronti del cibo, mi piacciono poche cose, quindi generalmente mi ritrovo a mangiare sempre quei due o tre pasti sempre uguali, ed è ovvio che andando avanti così per tanto tempo poi mi stufo, ma mi viene molto difficile aggiungere nuovi cibi, quindi preferisco non mangiare anziché cibarmi della solita roba
se ci penso effettivamente ci sono cose gustose che vorrei mangiare, del tipo “aaah ora mi preparo un bel piatto di …, ne ho proprio voglia”, ma generalmente sono cose non proprio leggere, come carbonara, pasta con la panna, dolcetti e robe di questo tipo, quindi riprendendo il pensiero precedente: troppi grassi, zuccheri, carboidrati in questi alimenti tanto bramati dal mio stomaco, quindi non mangio.
si, effettivamente potrei aggiungere proteine e fibre, ma non trovo più piacere nemmeno nel mangiare la carne (che io amo/amavo) o il pesce, cioè si, buoni per carità, ma non mi lasciano la soddisfazione di un tempo, non li mangio più con voglia, ma solo perché in qualche modo devo nutrirmi, non posso rimanere costantemente a stomaco vuoto, quindi ne mangio qualche pezzetto e poi mi stanco e quindi metto via il piatto con una finta sensazione di sazietà semplicemente data dall’insoddisfazione del cibo che ho appena finito di mangiare.
non so che fare, anche le cose che più mi piacciono ormai mi lasciano con sto senso di insoddisfazione, e un po’ questa cosa mi fa paura perché un disturbo alimentare già l’ho avuto e non voglio ricaderci, oltretutto in questo caso sarebbe il disturbo opposto a quello precedente, se prima mi ingozzavo a più non posso adesso mi privo di qualsiasi cosa, e non va bene.
poi vabbè non parliamo di tutte le conseguenze del non mangiare: se non mangio non vado in bagno, quindi mi sento gonfia, appesantita, mi viene mal di pancia, in più non bevo perché non mi viene sete e se bevo non riesco a finire un intero bicchiere in pochi sorsi, e ciò riporta al problema iniziale, ovvero non andare abbastanza in bagno perché non ho nulla da espellere, e mi sento piena d’aria nello stomaco.
morale della favola: che palle.
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volumesilenzioso · 10 months ago
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ieri sera, ore 23:23, un ragazzo con cui sto parlando mi chiede: “tu che fai, stai a casa?”. io stavo già dormendo, quindi non ho letto subito il messaggio. quando mi ha dato il buongiorno oggi, ho aperto la chat e ho notato che all’una e 54 gli ho risposto al messaggio sopra scrivendo “sto aspettando che gli altri tornino”
ma chi cazzo sono gli altri e perché li stavo aspettando?
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gcorvetti · 10 months ago
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Aggiornamento e novità.
A più di un mese dal mio arrivo in Trinacria è ora di tirare una linea e fare i conti con il presente e con il futuro. Sono venuto qua innanzitutto per rilassarmi e cambiare aria, non mi sono rilassato per niente, anzi, direi che è stato stressante ma in maniera diversa dallo stress estone, i motivi li ho già scritti in alcuni post di questo periodo, la condizione di mia madre che vive da sola da anni e che ha tutta una serie di routine che a lei vanno bene, anche se non sono salutari, e che soprattutto non prevedono la presenza di altre persone, come quella di tenere la tv accesa a qualsiasi ora a un volume esorbitante, sia per il fatto che non ci sente tanto più bene sia perché al piano di sotto e al piano di sopra non c'è nessuno quindi non disturba. Questa cosa a me invece disturba tantissimo perché odio la tv e per il volume, visto che io ci sento fin troppo bene. Ero riuscito quasi a convincerla di evitare la notte anche perché non la fa dormire bene, ma è durato poco, molto poco. Altre piccolezze ma poco rilevanti del suo comportamento perché pazienza è molto anziana le posso anche capire, ma quella della tv no. Poi c'è la città, Catania, che come sempre è bella ma trattata male ma quello che mi ha dato più noia è il comportamento delle persone, c'è anche la mia abitudine a vivere in un posto dove le persone sono così calme e ligie alle regole che qua sembra di vivere in un manicomio a cielo aperto, oltre al caos di automobili a qualsiasi ora, ai clacson che strombazzano quasi continuamente (sembra il Cairo) e a quella strafottenza catanese che c'è sempre stata ma che nel 2024 mi sembra eccessivamente da incivili. Poi la musica, quella è centellinata come a Tartu, poche esibizioni, spesso cover, ma la differenza è che la città è molto più grande quindi almeno uno o due a settimana ci sono, esempio, domani vado ad un concerto rock'a'billy, una vita che non ne vedo uno. Poi c'è il periodo che per me non è il massimo, quindi se miscelo tutto assieme ho la stessa sensazione che avevo nel 1998, cioè di andare via il prima possibile.
Allora vista la situazione e anche se occupatissima con questa Turandot, ho quasi obbligato la mia compagna a parlare, lo so che non è il massimo ma avevo bisogno di capire e di sapere, dato che sono andato via proprio per il suo comportamento e se qualcuno ha letto alcuni post precedenti la mia partenza parlavo addirittura di una separazione. In realtà siccome sia io che lei siamo cambiati in questo ultimo anno definitivamente in nuove persone non ci siamo ritrovati più, allora ho preso l'iniziativa di ripartire da zero con una nuova vita di coppia. Non è facile, lo so, ma è stata accettata e adesso siamo pronti, con la calma dovuta, a sperimentare questo nuovo futuro. In parole povere ritorno in Estonia, Spock c'è restato un pò male, non tanto perché vado via, ma perché gli dicevo che volevo fare tante cose e che mi serviva tempo, ma francamente non me la sento di stare qua a queste condizioni da manicomio e poi ho una forte mancanza di lei, si si anche lei di me, non sono egoista. Mi prendo questo fine settimana ancora e poi inizio ad organizzarmi per il rientro. Forse l'unica cosa che mi ha fatto bene è stato il sole e il mare e l'Etna, per il resto rimango dell'idea che è una follia vivere in una città che ha ancora una mentalità retrograde in molte cose.
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umi-no-onnanoko · 5 months ago
Note
Mi devo segnare questi libri e dare un'occhiata. Leggo meno di quello che vorrei, ma magari se vedo che potrebbero interessarmi, prima o poi. 😊
"Tu?" 💀 Ricordati sempre che hai tutto il tempo per fare altre cose quando mi fai delle domande, non stare incollata allo schermo aspettando me.
Non credo di avere un libro preferito, mi sento in soggezione 🫣 non voglio che tu legga un libro su mio consiglio. Se proprio devo dire qualcosa ricordo che ai tempi delle superiori apprezzai molto qualche lettura di Italo Calvino, come il Barone Rampante. Ricordo che mi piacque immaginare il Mondo Sommerso di Ballard, anni fa. Sono affezionato alla saga di Fallen, ho visto pure il film al cinema quando uscì.
Direi All Time Low perché li seguo da anni e se passano in Italia quasi sicuramente mi puoi trovare al loro concerto. Per fare altri nomi: molti anni fa avrei indicato i Linkin Park probabilmente, come band preferita (purtroppo non sono mai stato a un loro concerto, ricordo ancora i brividi quando sono venuto a conoscenza del suicidio di Chester); blink-182, Sum 41.
In casa mia non possono mancare: un'impastatrice e un forno; il necessario per giocare, quindi le console che posso permettermi, un computer; un phon con cui asciugare i capelli alla mia ragazza ipotetica.
Fra 10 anni per me saranno 37. Sarò sicuramente, e finalmente, sistemato, un uomo indipendente economicamente parlando. Mi immagino in una casa, a convivere, con una donna che riesca a vedermi e io con gli occhi pronti per lei. Magari con una bambina in arrivo? *vomita arcobaleni*
Meglio tardi che mai si dice no?
Non conosco il tuo genere quindi non so cosa potrebbe piacerti, Amleto è sicuramente un classico, ambientato in Danimarca ed è una tragedia; Storia di una ladra di libri si svolge durante la seconda guerra mondiale anche se tratta anche e soprattutto la tematica dei libri potrebbe dirsi anch'esso una tragedia ed infine le pagine della nostra vita è un romanzo rosa, d'amore insomma ispirato ad una storia vera.
Tranquillo che mentre rispondevi o scrivevi io stavo preparando e consumando la mia cena quindi non devi preoccuparti, mi fa senz'altro piacere leggere quanto hai da dire, ma non vivo attaccata al telefono per fortuna. 😊
I testi di Calvino sono gettonati tra le scuole medie e le superiori, lessi anch'io il Barone rampante, il visconte dimezzato ed anche il cavaliere inesistente oltre che in quinto liceo i sentieri dei nidi di ragno. Trovo Calvino un bravo scrittore, seppure non tra i miei preferiti indubbiamente sapeva scrivere.
Il mondo sommerso di Ballard e Dalle non gli ho mai letti, potrei sicuramente apprezzare e reperire il primo, mentre nono sono certa di poter apprezzare il secondo, dovrei prima informarmi, avevo visto che era stato trasposto cinematograficamente, ma non gli ho mai dato una possibilità, magari dovrei e potrei ricredermi. Ti farò sapere in caso.
Non volevo metterti soggezione, in compenso trovo bello leggere un libro su consiglio di qualcuno o, meglio ancora, per capire meglio qualcuno e conoscerlo meglio.
Dei gruppi citati posso dire di conoscere bene sono i Linkin Park e mi è spiaciuto enormemente per il suicidio di Chester, la musica ha perso una bravo artista. Gli altri gruppi li conosco di nome, ma non ho mai ascoltato molto della loro musica perciò non mi permetto di dare giudizi.
Gli oggetti che non possono mancare in casa tua hanno tutti il loro perché soprattutto essendo che ami i videogiochi, che fai dolci che sembrano davvero invitanti ( mi sono permessa di sbirciare tra i post e mi è venuta fame già solo dalle foto) ed il phon è un pensiero dolce e molto carino, poi comunque serve sempre averne uno ☺️.
Con vomita arcobaleni mi hai fatta ridere, grazie, sembra una bella prospettiva che ti auguro tu possa realizzare. 🌈
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klimt7 · 11 months ago
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La sorpresa è arrivata
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Angelina Mango è la vincitrice morale di questa edizione di Sanremo. Con coraggio e un pizzico di incoscienza ha scelto una Cumbia trascinante e avvolgente per trascinarci a ballare.
Un brano insolito e pieno di significati da scorgere fra le righe del testo "La noia".
Una canzone scritta a quattro mani con Madame
Brano giusto per le radio e da ballare la prossima estate. Un mix fatto di qualità vocali indiscutibili, ritmica, umiltà personale e presenza scenica, per nulla scontata in una ventiduenne, debuttante assoluta sul palco di Sanremo .
Niente da dire. Ha già vinto Lei, in ogni caso.
Comunque vadano le votazioni che verranno.
for me: Number One!
BRAVA ANGELINA !
👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
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Chi veste Angelina Mango a Sanremo
Dietro i look sanremesi di Angelina Mango c'è uno dei nomi più in vista, quando si tratta di styling, un professionista che negli anni ha stabilito un rapporto molto stretto col Festival, firmando gli outfit di tantissimi artisti. Si tratta di Nick Cerioni. L'sperto di stile e Art Director quest'anno seguendo non solo la 22enne, ma anche Il Volo. Per Angelina Mango ha seguito una strada ben precisa, nelle sue scelte.
Intervistato da Fanpage.it ha spiegato: "Gli abiti vestono il brano, non sono separate le due cose. L'abito è qualcosa che deve accompagnare la performance canora."
L'ESIBIZIONE [ ripreso da Repubblica ]
Con un look ispirato agli anni Duemila, e una sicurezza che non tradisce la sua giovane età, Angelina Mango ha fatto ballare l'Ariston. E ha fatto esultare il pubblico da casa. Chi, giovanissimo, la segue da Amici. E chi rivede in lei il talento del papà. Il testo rivede l'idea della noia che, secondo Angelina, non va combattuta, ma va considerata tempo prezioso da trascorrere con se stessi. Magari, ballandoci sopra.
TESTO: La noia - Angelina Mango
di Madame - A. Mango - D. Faini - Madame - A. Mango Ed. Universal Music Publishing Ricordi/Sugarmusic/
Quanti disegni ho fatto
Rimango qui e li guardo
Nessuno prende vita
Questa pagina è pigra
Vado di fretta
E mi hanno detto che la vita è preziosa
Io la indosso a testa alta sul collo
La mia collana non ha perle di saggezza
A me hanno dato le perline colorate
Per le bimbe incasinate con i traumi
Da snodare piano piano con l’età
Eppure sto una pasqua
guarda zero drammi
Quasi quasi cambio di nuovo città
Che a stare ferma a me mi viene
A me mi viene
La noia
La noia
La noia
La noia
Muoio senza morire
In questi giorni usati
Vivo senza soffrire
Non c’è croce più grande
Non ci resta che ridere
in queste notti bruciate
Una corona di spine
sarà il dress-code per la mia festa
È la cumbia della noia
È la cumbia della noia
Total
Ah, è la cumbia della noia
La cumbia della noia
Total
Quanta gente nelle cose vede il male
Viene voglia di scappare come iniziano a parlare
E vorrei dirgli che sto bene ma poi mi guardano male
Allora dico che è difficile campare
Business parli di business
Intanto chiudo gli occhi per firmare i contratti
Princess ti chiama princess
Allora adesso smettila di lavare i piatti
Muoio senza morire
In questi giorni usati
Vivo senza soffrire
Non c’è croce più grande
Non ci resta che ridere in queste notti bruciate
Una corona di spine sarà il dress-code
per la mia festa
È la cumbia della noia
È la cumbia della noia
Total
Ah, è la cumbia della noia
La cumbia della noia
Total
Allora scrivi canzoni?
Si, le canzoni d’amore
E non ti voglio annoiare
Ma qualcuno le deve cantare
Cumbia, ballo la cumbia
Se rischio di inciampare
almeno fermo la noia
Quindi faccio una festa, faccio una festa
Perché è l’unico modo per fermare
Per fermare
Per fermare, ah
La noia
La noia
La noia
La noia
Muoio perché morire
Rende i giorni più umani
Vivo perché soffrire
Fa le gioie più grandi
Non ci resta che ridere in queste notti bruciate
Una corona di spine
Sarà il dress-code per la mia festa
È la cumbia della noia
È la cumbia della noia
Total
Ah, è la cumbia della noia
La cumbia della noia
Total
Total
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ross-nekochan · 4 months ago
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Cercare un appartamento in Giappone è un'esperienza a sè che in Italia non ho mai fatto (per ovvie ragioni) e che, personalmente trovo tanto stressante (lo è già di suo, poi i giapponesi ci mettono il loro).
(Scrivo quindi queste cose senza sapere niente di come funziona in Italia e in Europa, quindi in caso funziona uguale e bestemmio troppo questo popolo, fatemelo sapere senza problemi).
Partiamo dalle cose belle, quelle che gli stranieri metterebbero nei reels di Instagram mostrando quando il Giappone sia futuristico e attento al cliente.
1. Quando sono entrata in agenzia mi hanno dato un bottiglietta piccola di tè verde
2. Quando vai a vedere un appartamento abbastanza lontanuccio dalla sede, prendono l'auto e ti portano di qua e di là, raccontandoti i pro e i contro della zona
Passiamo alle cose brutte. Costa decisamente troppo.
Traslocare di per sé è caro perché devi pagare il trasporto e (credo) una cifra per la firma del contratto.
In Giappone quando entri in un posto nuovo le spese non si contano.
Esistono prima di tutto 2 voci:
1. 礼金 (reikin) una cifra di ringraziamento per il padrone di casa
2. 敷金 (shikikin) la cauzione, che paghi quando entri ma sono le spese che servono al padrone di casa quando esci (pulizia e altro)
Poi, esistono le spese per l'agenzia che ti fa da garante: una volta entrati si paga dal 40% fino al 100% dell'affitto e poi, in base al tipo di contratto, paghi o una volta l'anno o una piccola somma (tipo l'1% dell'affitto) ogni mese.
Poi il cambio delle chiavi (circa 200€), le pulizie complete, la disinfestazione, altre menate di assicurazione ecc.
Alla fine dei giochi, entri che devi pagare letteralmente un intero stipendio per tutte le spese. Minimo minimo metà stipendio, ma è veramente economico se riesci ad arrivare a quella cifra (e, se ci riesci, vuol dire che c'è qualche altra voce nell'affitto mensile, quindi i soldi se li prendono da un'altra parte).
Poi devi pensare agli elettrodomestici perché qui non ti danno niente: lavatrice, cucina, frigorifero, elettrodomestici, stoviglie, tavoli, sedie, mensole ecc. Zero assoluto, tutto vuoto.
In ultimo, ma non per importanza, ti devi preoccupare se accettano o meno gli stranieri.
Poi, gli spazi. Piccoli, se non piccolissimi. Mi aspettavo una cosa del genere, ma a volte è veramente troppo. Non è difficile infatti trovare monolocali (che monolocali non sono, sono proprio "stanze") di 13-15 metri quadri. Considerando che dentro ci deve essere lo spazio per la cucina e il bagno, quello che rimane è a malapena lo spazio per il letto.
La stanza più grande che ho visto oggi è di 20 metri quadri (non in foto) e, nonostante fosse bella ampia, mi ha fatto pensare che forse sarebbe meglio passare al futon giapponese (così lo metto via in armadio durante il giorno e arrivederci).
Poi l'armadio. Sono femmina ma dei vestiti mi interessa zero e non a caso quando sono venuta 2 valigie sono state abbastanza. La mia roba estiva entra tutta abbondantemente in una valigia sola. Nonostante ciò, in un'altra camera che ho visto l'armadio era talmente piccolo che penso non sarebbe entrato quasi niente di quello che ho. Era molto nuovo e pulito quindi bello tant'è che la ragazza ha detto che è molto in voga... ma, personalmente, dopo che ho visto l'armadio e quanto cupo e buio fosse l'ambiente per me è un grande no. (Foto 3)
L'appartamento che invece era la mia prima scelta perché potrei raggiungere l'ufficio persino a piedi è anche grande abbastanza con un armadio decente, ma non è stato ancora pulito (foto 2) e non sapendo quanto a fondo puliranno sono leggermente impaurita (nonostante io sia zero schizzinosa, ma quando è troppo è troppo).
Poi, quello che loro considerano "importante" sono per me europea solo delle frivolezze. Esempi sono essere vicini a un grande supermercato; se i ristoranti sono più per "gruppi" o se puoi andare da solo; la ragazza che mi ha mostrato i posti mi ha detto che mi consiglia di cambiare tutto della serratura (anche tutte e due se ce ne sono due) perché sono una ragazza (il mondo vede questo paese il più sicuro al mondo eppure le donne giapponesi sono quelle che si sentono meno al sicuro al mondo, perché non sanno che giungla sia fuori). Poi ovviamente mi chiedeva in quale zona preferissi vivere, ma, da straniera, non ne ho la più pallida idea né mi interessa. L'unica cosa che mi interessa è essere vicino all'ufficio, niente più.
Altra cosa che mi ha stranita è la velocità con cui decidono. C'era in programma di andare a vedere un'altra camera, ma era stata appena presa.
Il motivo è abbastanza comprensibile (dal loro punto di vista) perché spesso si cambia lavoro o si è costretti a fare trasferimenti lunghi per lavoro. In più, come mi ha detto la ragazza, le persone che vivono in un posto che non piace sono tante, quindi a un certo punto si decidono e cambiano. Nonostante costi così tanto cambiare stanza... e questa per me è la follia più folle di tutte.
Quando ho incontrato persone adulte di 40-50 anni e passa che vivono nella mia sharehouse mi sono chiesta in parte come facciano... ora considerando quanto pago di affitto con spese incluse e tutte le stoviglie ed elettrodomestici e quanto poco costi solo entrare (50.000 yen che io credevo fossero esagerati) ho capito perché lo facciano. E questo la dice lunga su quanto possiamo essere poveri pur essendo lavoratori in questo paese.
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stranomavero-o · 1 year ago
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Oggi ho realizzato che una delle cose che mi rende così spiacevole andare in ufficio 3 giorni a settimana è la mancanza di altre colleghe donne nel team a parte una stagista che tra pochi mesi se ne va. Ho iniziato a rifletterci perché la nostra giovane stagista a volte prova a intavolare una discussione coi miei colleghi su tematiche sociali e a fargli capire che i loro commenti o certe frasi sono fuori luogo e francamente fanno schifo, e questi over 50 con le abilità sociali di un comodino riducono tutto a una discussione maschi contro femmine che era già ridicola anche in seconda media. Ma loro da lì non si sono mai mossi, non hanno sviluppato nessun livello di empatia verso chi è “altro” rispetto a loro (donne, gay, pelle di colori diversi ecc), come ha ben detto Zerocalcare sono fermi al vittimismo piagnone. Un esempio: tema della violenza sulle donne, la risposta è stata “e allora gli uomini vittime di violenza?”. Voglio dire, ma che senso ha provare a intavolare una discussione con sta gente? A lavoro poi, dove già mi gira il cazzo per mille altri motivi e dove mi tocca stare 8 ore al giorno circondata da sti personaggi. Io me ne lavo le mani, non voglio educare un figlio figurati se posso aver voglia di educare un bamboccione prossimo alla pensione, cazzi della sua famiglia. Io sono stanca, io non ne ho voglia, io ho dato forfait.
Però questo mi ha fatto riflettere, e ho capito che una delle fonti del malessere da ufficio è il costante flusso di discorsi e commenti sessisti, le battutine, le frasi che non si rendono nemmeno conto di quanto fanno salire lo schifo alle poche donne che li circondano, gli sguardi da laidi di merda… questi pensano di essere intelligenti, simpatici, dei brillantoni di grande successo. Vorrei alzarmi in piedi sulla scrivania e urlargli “Fate schifoooooo”. Ma non posso, quindi metto in atto meccanismi di difesa, li tengo a distanza, non gli parlo dei cazzi miei, cambio discorso quando si parla di temi caldi, mi isolo nella mia bolla guardando il cellulare. Ma è tutto uno sforzo, una fatica, un impegno extra che durante il giorno mi consuma energie.
E non è solo quello, mi sono resa conto che è anche proprio l’ambiente troppo maschile che mi fa male. Questi passano il tempo a urlare, discutere, litigare, fare a chi ce l’ha più grosso… se la sentono ceo di stocazzo in carriera. Ma vivi sereno che quando te ne vai in pensione finalmente nessuno si ricorderà di te, sarai solo l’ennesimo che è passato di là. Pensa a fare meno schifo con la tua famiglia, pensa a fare meno schifo nella vita, sviluppa empatia ed educazione.
Ah e questi sono tutto sommato brave persone, sono al 99% sicura che non farebbero mai male a una mosca fisicamente e che il comportamento derivi in buona parte da loro insicurezze e dal mondo in cui sono cresciuti, ma il fatto che non ammazzerebbero la moglie non cambia il fatto che, purtroppo per me, fanno schifo.
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persa-tra-i-miei-pensieri · 5 months ago
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Mi sono squagliata durante l'allenamento di bowling stasera a un certo punto ho perso il conto delle partite fatte, mi sembrava un allenamento senza fine, già di sera è tosto allenarsi in più con questo caldo si crepa, comunque detto sinceramente tutti i consigli che mi hanno dato li cercherò di tenere a mente ma temo che ogni volta saranno differenti e starà a me capire quale seguire e in quale occasione ahah la vedo difficile, intanto un po' di strike li ho fatti e anche qualche chiusura, una partita alta pure tipo 172, le altre basse ma mai sotto i 100 punti quindi dai va bene così, stavo facendo delle prove non era una gara e spero che durante il campionato le dritte daranno i loro frutti 🎳😅
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elarianastreamikaelso · 1 year ago
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Il Capo
Pov: Beth e le sue amiche scoprono chi è il capo di Rio
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Rio era nel garage della casa di Beth guardando le ragazze stampare i soldi. Rio era stufo che Beth continuasse a filtrare con lui era diventato insopportabile la sua ossessione per lui, era perso nei suoi pensieri quando Mick gli si avvicino.
"capo Midnight ha chiamata" disse Mick. "cosa ha detto?" chiese Rio. "ha detto che sta venendo qua." disse Mick. "perchè?" chiese Rio. "ha detto che dopo le cose che sono avvenuto che hanno recato molti danni vuole vedere di persona i responsabili." disse Mick. "quando arriva?" chiese Rio. "è già arrivata mi ha chiesto dove ti trovavi gli ho dato l'indirizzo sta venendo qua." disse Mick. "ok allora l'aspetteremo e vedremo cosa decide." disse Rio. Mick annui.
Beth si era accorta che qualcosa non andava quando ha visto Mick parlare a bassa voce con Rio. "c'è qualche problema?" chiese Beth attirando sia l'attenzione di Rio sia quelle delle ragazze. "nessun problema continua a stampare." rispose Rio. "non mi sembra." disse Beth.
"sta arrivando una persona molto importante." disse Rio facendo spaventare le ragazze nel modo in cui l'aveva detto. "tornate a stampare non lo dirò più." disse Rio. Le ragazze tornarono a stampare quando si senti bussare alla porta. Rio sorrise e si alzo per andare ad aprire la porta. Quando la porta si apri videro una ragazza con i capelli neri corvino e gli occhi argento vestita di nero con diversi tatuaggi, ma tre in particolare risaltavano il primo era una falce di luna nera sulla clavicola e leggermente più in alto una data scritta in numeri romani e l'altro un serpente attorcigliato attorno al suo braccio destro e l'ultimo sull'avambraccio sinistro si trovava medusa.
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"Mid è bello rivederti." disse Rio baciandola lasciando scioccate le ragazze e una Beth gelosa. "anche per me è bello rivederti tesoro speravo in circostanze migliori." disse Midnight(t/n) "si anch'io" rispose Rio. "ora dove sono le mele marce?" chiese Midnight(t/n) "sono loro Mid." disse Rio indicando le tre donne che la guardavano come cervi abbagliati da fari. "tu chi sei?" chiese arrogantemente Beth. Rio dovette trattenere le risate per lo sguardo sul volto di Midnight(t/n) "io sono Midnight sono il capo di Rio e sua moglie quindi starei attenta la tuo tono se fossi in te perchè ci metto meno di tre secondi a piantarti una pallottola in testa non me ne frega chi sei se hai una famiglia e via di lì hai già causato un sacco di problemi alla mia attività e con la tua ossessione per mio marito quindi se non vuoi morire ti consiglio di stare zitta con i tuoi superiori dal griletto facile." disse Midnight.
Beth chiuse la bocca terrorizzata. Midnight(t/n) si rivolse a Rio. "aggiornami." disse Midnight(t/n). "beh in poche parole amore fanno dei soldi fasi che sono impossibili da distinguere quindi per quanto mi da fastidio ammetterlo ci servono vive." disse Rio. "bene quindi questi sono gli accordi nuovi voi stampate i soldi e li date ai nostri collaboratori che li riciclano e ne guadagnate il 10%." disse Midnight(t/n). "il 10% è poco." disse Beth. "è abbastanza generoso all'inizio volevo darvi il 5% quindi sei fortunata e poi o questo o la morte decidi tu signora Boland." disse Midnight. "va bene accettiamo." disse Beth.
"bene tornate a stampare torneremo tra cinque giorni e voglio avere tutto pronto." disse Midnight e lascio il garage con Rio. "mi sei davvero mancata amore." disse Rio. "anche tu mi sei mancato e per un bel po starò qui con te degli affari a New York ci pensa mio fratello Xander." disse t/n. "bene andiamo a casa." disse Rio sorridendo e poi baciandola.
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greatmoonballoon · 6 months ago
Note
Ho avuto praticamente tutti i social esistenti tranne Snapchat, e poi all'età di 16 anni ho abbandonato tutto.
Ho abbandonato per la mia sanità mentale. Già il bullismo a scuola era duro da superare, in più l'idea di essere presa in giro anche li mi ha sempre fatto male emotivamente e mentalmente.
Idea che penso che prima o poi, si sia realizzata, ma mi era già tolta per pensarci.
Quindi da quel giorno vivo con dubbi su dubbi, ed ogni sguardo di gente sconosciuta penso che invece, loro, conoscano me. (Eh sì, mi è venuta l'ansia sociale).
Per questo motivo per me, è anche difficile farmi nuovi amici.
Tumblr è l'unico social che non implica "il mostrarti" ma mi permette di usare il mio blog come diario personale.
Me ne sono andata tante volte da qui, e tante volte sono tornata, perché è veramente l'unico social che per me vale la pena di avere.
Qui ci sono anche meno pazzi rispetto a Twitter, per esempio, e si litiga per meno roba stupida tipo qua che tipo di musica ascolti non gliene frega nulla a nessuno, li invece ti fanno lo screenshot, ti bloccano e ti mostrano ai loro followers, chiedendo loro di segnalarti e bloccarti. Bambinate insomma. (A me capitò con una attrice che seguo, giudicata inadatta dall'essere definita attrice e non volevano che parlassi dei miei problemi fisici, che per loro servivano per guadagnare followers e io risposi che manco venivo pagata per scrivere quelle cose).
Ecco perché mi sono tolta da tutti i social. In più senza social ho un sacco di tempo libero, posso dormire e uscire senza per forza farlo sapere a tutta Italia, e poi se non pubblico per giorni, non sono obbligata a dare spiegazioni, perché non sono un influencer. In più, non mi interessa sapere che fa il vicino del piano di sopra nel suo giorno libero dal lavoro.
La scelta di non avere più profili social è stata molto coraggiosa oltre che molto saggia! Hai avuto la capacità di riconoscere e capire cosa potevi evitare per stare meglio con te stessa, proteggere le tue fragilità e i lati deboli.
Conosco bene purtroppo cosa sia il bullismo e delle ferite che lasciano anche dopo tanti anni.
Tanti anni fa feci questa scelta con facebook. In quel periodo vivevo il bullismo già a scuola e quel social non fece altro che ampliare le mie insicurezze: tizia aveva molti più like di me nelle foto soprattutto da parte di ragazzi mentre io ne avevo molto meno; foto di gente che usciva il sabato sera e si divertiva mentre io non avevo nessuna vita sociale oppure c'era persino il controllo di quello che postavo e i giudizi ipocriti e non richiesti; chi si metteva su un piedistallo pensando di sapere tutto di me solo da ciò che pubblicavo e poi magari nemmeno mi salutava di presenza. E da lì decisi di eliminarlo.
Tutte le mie insicurezze effettivamente sparirono e chi si accorse che non lo avevo più mi disse "e ora senza facebook che farai?"
E io "torno a vivere" 😂
Ma che domanda è? Questo fa capire quanto la gente non sappia più distinguere la realtà dal virtuale.
Dopo fb ho avuto twitter senza più usare nome né foto personale e devo dire che in quel periodo mi sono trovata bene. Era tra il 2013 e il 2015. Poi non l'ho più usato.
Ho ridato fiducia a Instagram quando ancora non lo aveva quasi nessuno (2014) ma dopo qualche annetto è diventato più popolare di facebook.
Non demonizzo i social perché altrimenti sarei incoerente. Sono un bel mezzo per esprimersi, fa piacere avere apprezzamenti sulle foto ma non ti nascondo che ci sono stati momenti dove ho dovuto disattivare il profilo per la mia sanità mentale. E sono stata bene. È da lì che spesso derivano certe paranoie, foto o storie che ti appaiono all'improvviso sulla home di cose che non avresti voluto sapere. Ha dato vita a tante ansie che ci distruggono mentalmente ed emotivamente...
Tumblr è un rifugio. Anche io ho provato tante volte ad avere un blog ma solo adesso sto riuscendo a mantenerlo. Ne avevo bisogno! Finché c'è gente educata e matura si può stare bene!
Dopo questo enorme papiro (che mi perdonerai spero ahah) voglio dirti che la tua scelta è senza dubbio molto saggia. È da un po' che penso di prendermi una pausa da alcuni social per un periodo che sto attraversando e mi sei quasi di ispirazione 🥹
Chissà quanta pace potrei riscoprire con questa scelta.
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