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#e meno male che non bevo
der-papero · 5 months
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gcorvetti · 6 months
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E' stato facile.
Sarà il periodo, il momento, la mia voglia di completare un percorso iniziato anni fa (4 per essere precisi, dal lockdown, diciamo) e che poteva essere meno dispendioso in termini di tempo, ma che andava comunque fatto. Forse anche questo viaggio che mi sembra inutile alla fine fa parte di questo percorso di innovazione, rinascita e di crescita interiore. Ma il tutto era comunque bloccato e reso quasi difficile da molti fattori che erano al di fuori di me, e che in qualche modo mi trattenevano, ma adesso non ci sono più li ho lasciati andare e quindi ho smesso di fumare, eh si, lunedì ho fumato le ultime sigarette, 4 per la precisione di cui l'ultima ad un compleanno, appena spenta mi sono reso conto che non avrei più fumato e così è stato. Si lo so, sono solo due giorni ed è poco per cantar vittoria, ma messo in pratica un paio di accorgimenti che sembrano funzionare, il primo è niente caffè, si hai letto bene, la mattina non mi faccio il caffè e non mi metto assonnato da davanti (al pc) a leggere o a scrollare fino a quando il caffè fa effetto e poi mi chiama la sigaretta (tabacco non quelle normali), la mattina mi bevo due bicchieri di acqua, mi lavo la faccia energicamente e inizio la routine degli esercizi, anche solo la mobilitazione va bene. Il secondo ho iniziato a correre, certo non facendo la maratona, anzi, ci sto andando piano piano per evitare di farmi male. Pensavo peggio, Spock mi ha detto che è una mia fissa che sono un relitto, visto che da giovane giocavo a calcio e che ho fatto lavori dove bisogna muoversi tanto, tranne negli ultimi 4 anni ma questo è un dettaglio. Devo dire che mi sento già meglio anche se è poco. Era una cosa che volevo fare da anni e avevo il desiderio di prendere lezioni di canto per ampliare il mio spettro musicale e di resa dal vivo e nelle registrazioni, beh magari quando sono a casa vedo di trovarmi qualcuno che mi spieghi un pò come funziona.
Oggi quando mi sono svegliato dal riposino mi è balenata una cosa in testa, questo è perché sto leggendo Bauman, il mondo sta andando verso una catastrofe tra guerre e disastri ambientali causati dal fatto che si deve produrre per consumatori sempre più che in passato, ok, ma mi sono fatto delle domande visto che io non sono il consumatore classico compulsivo, non ho l'automobile e vado in bici o a piedi, non bevo, non fumo (questo da poco), non compro gadget e cazzate varie, mangio carne una volta massimo due al mese e non carne rossa (pollo o tacchino), il pesce non l'ho mai mangiato sono allergico eh oh gli scherzi della natura, non prendo farmaci dal 1996, forse mi dimentico qualcosa ma più o meno queste sono le cose che in qualche modo non faccio oppure non ho. Ho pensato ma se un giorno le cose che vengono vendute costassero troppo e la massa dei consumatori non potrebbe permettersele, cadrebbe tutto il sistema, oppure se le persone iniziassero a fare come me si potrebbe dare un forte colpo a questo sistema malato di denaro, no? Era così, giusto perché nel libro Sigismondo parla di consumismo e cose simili. Mentre scrivevo ho ascoltato sto tizio, più che altro per la curiosità di sentire cosa fa con tutto sto muro di roba, interessante.
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thecatcherinthemind · 7 months
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Non reggo più il vino come facevo una volta o forse quando bevo mi prende la sbronza triste e penso di stare male per il vino, fatto sta che devo bere meno vino.
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mucillo · 2 years
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Bertolt Brecht “A Quelli Nati Dopo Di Noi”
 
Veramente, vivo in tempi bui!
La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia
indica insensibilità. Colui che ride
probabilmente non ha ancora ricevuto
la terribile notizia.
Che tempi sono questi in cui
un discorso sugli alberi è quasi un reato
perché comprende il tacere su così tanti crimini!
Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada
forse non è più raggiungibile per i suoi amici
che soffrono?
È vero: mi guadagno ancora da vivere
ma credetemi: è un puro caso. Niente
di ciò che faccio mi da il diritto di saziarmi.
Per caso sono stato risparmiato. (Quando cessa la mia fortuna sono perso)
Mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai!
Ma come posso mangiare e bere se
ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e
il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete?
Eppure mangio e bevo.
Mi piacerebbe anche essere saggio.
Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio:
tenersi fuori dai guai del mondo e passare
il breve periodo senza paura.
Anche fare a meno della violenza
ripagare il male con il bene
non esaudire i propri desideri, ma dimenticare
questo è ritenuto saggio.
Tutto questo non mi riesce:
veramente, vivo in tempi bui!
Voi, che emergerete dalla marea
nella quale noi siamo annegati
ricordate
quando parlate delle nostre debolezze
anche i tempi bui
ai quali voi siete scampati.
Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe,
attraverso le guerre delle classi, disperati
quando c’era solo ingiustizia e nessuna rivolta.
Eppure sappiamo:
anche l’odio verso la bassezza
distorce i tratti del viso.
Anche l’ira per le ingiustizie
rende la voce rauca. Ah, noi
che volevamo preparare il terreno per la gentilezza
noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento
in cui l’uomo è amico dell’uomo
ricordate noi
Con indulgenza.
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ross-nekochan · 2 years
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Dire che bisogna restare nelle relazioni tossiche perché "le persone tossiche ci fanno male, ma senza potremmo stare peggio" è esattamente il concetto della tossicodipendenza e di qualsiasi dipendenza: "Mi drogo/bevo/gioco d'azzardo etc. perché quando non mi drogo/bevo/gioco d'azzardo sto peggio". Ed essere consapevoli di essere in una dinamica tossica non rende quella dinamica meno tossica o meno pericolosa. Anzi, sono i classici due alibi che ci si dà: l'altro è quello di pensare sempre di riuscire a controllare la dipendenza.
La tossicità è tossicità sempre e comunque. Se per esempio un uomo picchia la partner, non esiste scusante né "senza di lui starei peggio": la donna deve liberarsene. Se applicassimo il concetto che esprimi, per esempio, per l'ambiente, allora: sversiamo i liquami in mare senza problemi (azione tossica), perché altrimenti le fabbriche non a norma chiuderebbero dato che le messe a norma costano e sono complesse, e chiudendo si alimenterebbe la disoccupazione? (conseguenza peggiore di uno sversamento, o meglio appunto: alibi che si dà e dà a gli altri chi sversa i liquami in mare). Oppure: la corruzione è un cancro, ma senza non si riesce ad andare avanti. Io, da persona che ha subito vessazioni dal partner (non potevo truccarmi, né andare in palestra, altrimenti giù botte) respingo fermamente la tua affermazione. Le persone tossiche devono andarsene a fanculo, sempre e comunque.
Allora partiamo dall'inizio:
- "dire che bisogna restare nelle relazioni tossiche (...)"
Non ho scritto che bisogna restare in una relazione tossica. Ho scritto che questa narrazione per cui bisogna allontanare la tossicità dalla nostra vita potrebbe diventare ugualmente tossica.
Mi pare siano due cose COMPLETAMENTE diverse.
- è ovvio che la tossicità sia anche una forma di dipendenza. Tuttavia, quello che mi sono chiesta è: che ne sappiamo che, superata la fase di dipendenza, saremo più "sani" o più "sereni" rispetto a prima?
Il tuo esempio di vita è calzante, ma è anche un esempio estremo. È ovvio che nel tuo caso, pure io non direi mai e poi mai che ci potrebbe essere uno spazio per riflettere e rivedere il grado di tossicità del tuo ex partner. È evidente, anche perché lede proprio la libertà personale al punto che potrebbe diventare persino un caso da tribunale.
Quello che intendevo io è un tipo di relazione e tossicità molto più soft, quasi invisibile. Pensa a stare accanto ad una persona che si lamenta sempre. Non fa niente di sbagliato, si lamenta solo e basta. Però questo mette a repentaglio la tua salute mentale perché sentire sempre lamentele h24 senti che non ti fa bene.
Definiresti quella persona "tossica"? Probabilmente sì e decidi di allontanartene. Tuttavia, sebbene pensassi che stare lontano da questa negatività ti avrebbe fatto stare meglio, noti che non è così perché ovviamente quella persona rappresenta per te anche altro. E magari per la tristezza finisci per assumere anche un comportamento disfunzionale (esempio banale uso/abuso di alcol).
È stato davvero meglio allontanare la persona che consideravi "tossica"? Forse no. Forse forse non era meglio prima? Forse sì, forse no, boh. Ed ecco perché dico che questa (simil) imposizione di allontanare tutta la tossicità (o quella che consideriamo tale) ha il potenziale di essere persino più tossica perché ti costringe a tagliare ponti, a diventare più intollerante, ad essere meno capace di relazionarsi con il prossimo, a non essere in grado di sviluppare temperanza e pazienza, e a diventare in fondo anche egocentrico.
Ricordatevi che il mondo non è bianco o nero. Esistono centomiliardi di grigi nel mezzo.
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oretsim-mistero · 2 years
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Beh sì, forse non è così che dovrebbe funzionare;
Quando bevo quel bicchiere in più incomincio a parlare della relazione, mi metto a piangere, come una bambina. Perché, benché da sobria io trattenga tutti quei sentimenti, tutte quelle emozioni, appena comincio ad essere un attimo brilla, la realtà si rivela ai miei occhi e non rimane altro che tristezza per la mia vita e per il modo in cui sto decidendo di viverla. È ormai quasi più di un anno che me lo domando "perché sei ancora qui Andrea?" "Perché non te ne sei ancora andata?", è come se la vivessi come una specie di penitenza per tutte le persone a cui ho fatto male facendo questa scelta, scegliendo il posto in cui ho deciso di essere. È solo un modo, come un altro, per farmi del male, scegliere di soffrire per non ammettere a se stessi che forse, quella che un tempo era scelta giusta, non lo è più. Scegliere di soffrire per chiedere scusa a quelle persone che ho ferito. Scegliere di soffrire per punire se stessi.
Forse questo non è il modo giusto.
Forse non è così che dovrebbe funzionare.
Forse ubriacarsi e fare delle figuracce nel paese in cui vivo, urlando la mia volontà di offrire da bere al signore che ritira la plastica, davanti a tutti, davanti a lui, forse delle cose le insegna.
Forse non ricordarmi quasi tutta la serata ed essere stata riaccompagnata a casa dalle mie colleghe, dopo aver riso e pianto e parlato in modo sconnesso, forse è servito a qualcosa.
"una settimana o due, non cambia niente" è questo quello che ti ho detto una volta tornata a casa, è questo che mi hai detto di aver detto. È questo che mi ripeto da quasi un anno. "Una settimana, prova, vediamo come va, vediamo se cambia qualcosa." . I miei sentimenti sono sempre gli stessi, io ti voglio bene, non di più, né di meno di tempo fa. Il sentimento si è evoluto, ha cambiato modo in cui esprimersi ed ora, io, lasciandoti, non sopporto l'idea di fare soffrire un altra persona, per colpa mia, per una mia scelta.
In due anni, quasi tre, che stiamo insieme, mi hai detto due volte "ti amo", una volta quando ti volevo lasciare all'inizio della nostra relazione, un altra volta quando mi son proposta di andare da sola a fare la spesa nel mentre che guardavi una partita di calcio. Situazioni molto diverse, davvero molto diverse, la prima volta ci sta, la situazione lo permetteva, la paura di essere abbandonati, la paura di essere lasciati da soli, è comprensibile reagire dicendo "ti amo" ed io, per rispetto a quelle parole, sono rimasta, cosciente del fatto che fossero solo dettate dalla situazione, cosciente del fatto che non fossero dette con sincerità, ma al contrario, erano dette con paura ma io, consapevole, ho preso la mia coscienza ed ho mostrato rispetto a quelle due parole con così tanto potere nella mia testa, per me non sono parole facili, non sono parole leggere. La seconda volta in cui me lo hai detto però mi ha fatto capire davvero il tuo animo, sono rimasta delusa, con così tante occasioni in cui hai avuto l'opportunità di dirmelo, con così tante possibilità, me lo hai detto in quel momento, per una partita di calcio.
Io sono sempre stata coerente, mi è capitato una volta di pensarlo, che ti amassi, forse due volte, ma non te lo ho mai detto, né non te lo ho mai scritto, perché io ti voglio bene, ma non ti amo.
"E allora perché stai con una persona che non ami?" Perché all'inizio i sentimenti erano diversi, perché magari non volevo ammetterlo a me stessa, che lo amassi, perché magari serviva più tempo, perché magari c'era il beneficio del dubbio.
Il beneficio del dubbio, è quello, è colpa sua, il non voler dare ascolto al cuore, perché la mente gli dice che forse si è sbagliato, forse c'è un altra possibilità, forse si può cambiare qualcosa.
Cambiare, come se si stesse parlando di un paio di jeans.
Il beneficio del dubbio è quella cosa che quando cammini in un labirinto non ammetti che hai preso la strada sbagliata sino a che non sbatti la faccia contro al muro.
Probabilmente sono una di quelle persone tanto insicure che vendono il loro tempo per un poco di attenzione.
Probabilmente dovevo girare a sinistra e non a destra, ma magari, sono ancora in tempo per trovare l'uscita.
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luigifurone · 7 months
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26. (Lo zoo)
Il gorilla era stanco. Poggiava le chiappe sul cemento. Forse cercava il fresco. In generale non era un granché, lo zoo. Lo avevo visitato qualche volta quando ero piccolo, e poi basta. Ad una certa età mi aveva messo malinconia. La stessa cosa mi era successa con il circo. La tromba di pierrot, lo sguardo annacquato dell’elefante. Allo zoo ci ero tornato solo oggi, in attesa dell’orario di apertura dell’ufficio. Al circo c’ero andato un’altra volta qualche tempo prima, ma ogni speranza era crollata sull’esibizione di un acrobata di mezza età, insostenibilmente pingue, che avrebbe potuto essere mio padre.
Più che altro, qui, erano gli odori a darmi fastidio. Il mio olfatto non è molto acuto, ma mi da una serie di stimoli da non credere. Il profumo dei capelli di una donna: è subito una storia. Il marcio da un bidone della spazzatura e rivivo i pomeriggi afosi del servizio militare. E così via.
Ero appena uscito dal rettilario trattenendo il respiro. Un ambiente chiuso e piccolo e sicuramente non molto ben tenuto. Tra l’altro mi sono sempre chiesto se ai serpenti ed ai gechi bastino, come dimensione vitale, quei parallelepipedi di vetro. C’è il fatto che i rettili non si lamentano, non sentiamo voci, urla, gemiti. Se ci fossero, queste cose, potrebbero avere il loro effetto. Se un gorilla mugugna continuamente, o peggio, strazia coi suoi versi, di sicuro gli cambiano posto, o fanno qualcos’altro. Il pubblico si muove, si emoziona. Il geco invece soffre come meglio può.
Il gorilla si rinfrescava le terga. E io uscivo dallo zoo per respirare un po’ d’aria fresca.
Al bar avevano il solito caffè freddo. Io avrei voluto la granita, di caffè. Anche questo era un ricordo dell’infanzia, quando potevo mangiare la panna, sì, ma il caffè mi era concesso a gocce. Era nero, quel caffè, aveva tutto l’aspetto di una cosa abbastanza tabù, e a me dava l’impressione di una droga cui i grandi erano quasi costretti. Ma con un certo piacere.
Un caffè normale, allora. Mi sono seduto al tavolino rotondo a guardare la fauna che c’era lì fuori. Qualcuno odorava peggio che allo zoo e forse erano anche più stronzi. Mancava un quarto d’ora. L’ufficio era aperto al pomeriggio per due ore. Mi ero deciso ad andarci, ma non è che stessi così male.
“Ufficio persone smarrite”- III° piano. Strano. Mi era capitato più di una volta di trovare gli uffici che cercavo al terzo piano dei palazzi. Chissà perché. Qualcosa di cabalistico. Avevo finito di leggere da poco “La donna della domenica” e così andavo fantasticando se in quegli uffici non stessero succedendo cose strane. Se ci fossero investigatori gay o complici involontari di un omicidio.
I pensieri che si stavano tingendo di rosso si sciolsero arrivando davanti alla porta. Sulla panchina del corridoio lunga tipo ospedale c’era una ragazza dall’aria persa, non una tossica. Almeno non lo avrei detto, ben vestita, senza cerchi blu, solo lo sguardo con qualcosa di indefinito, come se fosse altrove. Mi sono seduto, l’ho ignorata. Appena seduto per fortuna s’è affacciata una signora dalla voce acuta, cordiale, chiedendo di chi fosse il turno, la ragazza è entrata, il prossimo sarei stato io. Meno male. Ciondolavo le gambe nell’attesa, ma non dovetti aspettare molto. La porta si aprì di nuovo, toccava a me.
“Buongiorno!”- fece la donna. “Buongiorno.” “In che cosa posso esserle utile?” “Veramente non so se sono nel posto adatto. Questo è l’ufficio persone smarrite, giusto?” “E-sat-ta-men-te!!! E mi dica, chi cerca, lei?”
La signora era occhialuta. Una leggera montatura rossa. Bionda, sulla quarantina. Grassoccia, ma piacente. Sembrava che la vita non le desse fastidio. Avrei voluto farmi invitare a cena da lei, sembrava una col gusto del mangiare. Prima di darmi il tempo di rispondere si alzò. Prese da un piccolo frigorifero una bibita e la versò in un bicchiere di plastica.
“Ne vuole? Fa così caldo!” “No, grazie.” “Allora mi scusi. Ne bevo solo un sorso. Lei arriva in un momento di calma, ma sapesse che traffico c’è, qui, di solito. Adesso con le vacanze un po’ meno, ma quando ricomincia il tran tran è uno spettacolo. Da non credere, le dico. Tipi di tutti i tipi, non so se mi spiego. Il nostro ufficio serve a tutti!”
Che entusiasmo. Mi domandavo come mai potesse lavorare ed essere così brillante. La bibita è drogata, ecco. O ci deve essere qualcos’altro.
“Immagino cosa stia pensando. Lei è venuto qui col suo cruccio e si chiede perché io me la rida. Credo sia l’abitudine, sa? Un po’ come capita alle infermiere. Se non si anestetizzano un po’, non potrebbero reggere al dolore che incontrano. Per carità, qui è molto meglio, ma insomma, se uno sta lì a pensarci, ecco la tristezza che ti rotola addosso come un’onda, sembra piccola, e poi … ti travolge. E’ già successo, sa? Molti miei colleghi hanno mollato. Io ancora no. Deve solo farmi bere un po’ di succo di frutta, tutto qui.”
Cominciava a starmi sui nervi, ma la sua parlantina mi aveva temporaneamente azzerato. Le lasciai bere il succo giallastro. Quasi quasi m’era venuta voglia anche a me.
“Ecco fatto, mi dica.” “Beh, ecco … la persona che sto cercando … sono io. Credo di essermi smarrito.” “Sì.” “E’ un problema?” “Per carità! Non mi permetterei mai, sono qui per fare il mio lavoro, come le dicevo, e quindi lei ha ogni diritto di cercare chi vuole. D’altronde lei è capitato nel posto giusto. Per fortuna - credo non l’abbia letto sulla porta - questa è la sezione B, proprio quella che cerca lei. La sezione A, che è due porte più in là, si occupa per l’appunto di coloro che cercano altre persone che non siano se stesse. Che so, una donna, il nonno, il cognato. Le cognate veramente non le cerca nessuno! ... Era una battuta, mi scusi. Ci sono anche le sezioni per gli animali e gli oggetti … ma non divaghiamo. In realtà è molto semplice. Vede la porta alle mie spalle? Deve solo entrarci ed il resto è fatto. Poco fa ci è entrata la ragazza che era qui prima di lei.” “Cioè, mi sta dicendo che dovrei solo entrare là dietro e.. potrei ritrovarmi?” “Beh, veramente non proprio. Quella è la porta per le persone che vengono qui perché non si trovano più. Mi pare sia il suo caso, vero? Di sicuro non si muore, là dentro, se è questo che la preoccupa. Oddio, potrebbe succedere, ma d’altronde potrebbe succedere anche se restasse qui. E poi, mi scusi, ma il mio lavoro non si svolge oltre quella porta. Io lo faccio da questa parte. Pensi che una volta avrei voluto diventare una cantante lirica, ma tant’è, il lavoro è lavoro. Canto ancora qualche volta … a casa mia, si intende. Ad essere sincera domani ho le prove per un coro, sono emozionatissima!!! Speriamo che mi prendano. Quindi, le dicevo, se lei ritiene che la sua vita sia smarrita, non ha che da entrare.”
Beh, era un discorso strano, ma mi piaceva. Finalmente un posto dove andare, e poi, era chiaro, era proprio il posto per me. Non sarei morto. Forse. Di sicuro c’era almeno una ragazza e forse tanti altri, a quanto pareva. Le scorte dell’inverno. Quello che mi interessava più di tutto era entrarci e smetterla di aggirarmi come un grumo di fango senza aver trovato qualche sapore nei miei giorni. La mia vita non mi piaceva, era sciapa come una zuppa riuscita male, di quelle che preferisci mettere da parte piuttosto che ingoiare.
“Ha ragione.” – le dissi – “E’inutile che le faccia perdere tempo. Buongiorno.” “Arrivederla.”
La porta si aprì su una superficie sconfinata. Era come essere entrati in un gigantesco hangar. L’aria era leggera, non odorava di nulla. C’era tantissima gente, come in una fiera di paese, ma parlavano tutti a bassa voce. E tutti si muovevano in cerchio, lentamente, anche se forse era una mia impressione. C’erano persone di tutti i tipi e di tutte le età. Anche qualche bambino. Non ci avrei giurato, ma l’aria sembrava opaca. Le persone più lontane, infatti, camminavano in un velo lattiginoso. Non c’era altro da fare e mi misi a camminare in cerchio anch’io. Una domenica mattina. La passeggiata al centro. Una certa indifferenza. Sì. La cosa mi colpì. Questa gente non era felice. Ma nemmeno infelice. Era …  eh, già. Era smarrita. I discorsi che si facevano erano uguali a quelli che si sentivano fuori, tanto che dopo un po’ m’ero quasi dimenticato di arrivare da un ufficio, da un altro mondo. E quel fatto di camminare così sommessamente, che, devo dire, non dava capogiri, alla fin fine era pur sempre qualcosa.
Poi mi venne un prurito al naso ed ebbi la sensazione di essere dentro ad un qualche inganno, senza poter dire di più. Mi girai allarmato. La porta da cui era entrato si distingueva appena. Avevo camminato abbastanza, in così poco tempo, da averla già quasi persa di vista? Non volevo più restare lì. Beh, era un posto orribile. L’aria non odorava di nulla, ma non era fresca. Non mi andava bene. Non mi andava ancora bene. Provai a correre, ma facevo fatica. Sì. Si faceva fatica a muoversi velocemente, in quel posto, specialmente al contrario. Era come risalire una scala mobile nel verso opposto, con la folla premuta addosso. Comunque mi misi a correre, spaventato. Corsi anzi come un pazzo, per quanto possibile. La porta era ancora lì. Nessuno mi fermò.
“Oh, bentornato!!!” – m’accolse lei. “Gra.. .grazie.” “Come è andata? Qualcuno ritorna, sa? Dicono che non è male, ma insomma …” “Già …”
Ci fu un silenzio fermo, d’attesa, lei mi fissava come se io avessi da dire ancora qualcosa. E infatti:
“Mi dica … perché c’è quella porta?” “Uh, che domanda. L’importante è che ne sia uscito, non trova? Vuole un po’ d’acqua?”
Lo zoo era ancora aperto. Avevo i sensi spalancati, non so perché. Dovetti farmi forza per non aprire tutte le gabbie.
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newpaolo · 10 months
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Siccome in quattro anni nessuno mi ha mai fai matto domande su Tumblr ho deciso che Me le faccio da solo tiè ahaha! allora vediamo:
Bevi Alcool? Fumi?
Non Bevo, Mai Fumato
Hai Amici?
Emmm a parte qualche conoscente online non ho amici da anni
Perché Posti tutti questi Gattini?
beeh ero partito come tutti con le Tipe nude che mostrano i culi ma poi mi è venuto un grande bisogno di tenerezza
Hai Sogni?
Mi Piacerebbe fare qualcosa di creativo, tipo lo Scrittore o il Regista ma sono negato (ergo il titolo del blog "non sono capace")
Cosa Pensi dei tatuaggi?
Mi fanno Schifo Sorry
Ti Piace Lo Sport?
Mi Annoia e i Tifosi sono brutta gente
Che Hobby hai?
Guardo e mi interesso di Film, serie, Manga, Anime e videogiochi, e tipo sto ore a sentire recensioni e analisi in inglese
Musica o Cantante Preferito?
Non ne ho uno particolare, sento a ripetizione le singole canzoni che mi colpiscono
Sei Depresso?
Sono depresso fin da quando andavo alle medie, non ho mai avuto la forza e il coraggio di andare da uno psicologo e risolvere i tanti problemi che ho in testa
Sei Timido?
Ho una forte Ansia sociale che ho provo a contenere ogni volta che esco di casa, mi vergogno del mio aspetto, dei capelli spettinati, faccio fatica a guardare negli occhi la gente e ho sempre paura di apparire goffo e ridicolo
Cosa Pensi Dell Amore?
Che è un Bell Sogno da condividere e un Incubo se non è condiviso
Politica?
Non voto, sono disilluso e li vedo come dei pagliacci che giocano un ruolo parlando male dell avversario, di base Sono contro le Ideologie
Religione?
Piu che una bandiera dovrebbe essere una cosa intima e personale ma odio quelle religioni fondamentaliste di certi paesi
Piatto preferito?
Amo le cose molto semplici tipo pane, olio e pomodori, o pasta al sugo con un po' di formaggio sopra
Cosa Pensi della Gelosia?
Ho capito a mie spese che Fare i Gelosi non serve a nulla anzi è controproducente, L'amore dovrebbe essere un'unione di due libertà
E Del Tradimento?
il tradimento fa male al nostro Ego vanitoso ed è complicato dal fatto che spesso è nascosto con gravi bugie che feriscono molto ma di base va accettato perchè è una delle inevitabili parti finali dell amore.
Miglior Metodo per dimagrire?
Meno carboidrati e mangia piu grassi insaturi, è assurdo ma Funziona credimi sisi
Cosa Piu Folle che hai Fatto?
Sono andato fino in Normandia per una ragazza conosciuta online senza averla vista in foto, sono state piu di 10 ore di treno all andata e al ritorno e ci penso sempre
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lacollezionistadianime · 11 months
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E mi hai dipinto sotto casa con gli spray
Hai scritto, "Spesso più ricevi e meno dai"
E sono pieno di sacchetti del Deliveroo
Alzo Venditti che disturba il condominio
Ed ho insultato la tua amica psicopatica
Si vede che ha studiato solo matematica
Poi odi che in vacanza bevo la mattina, ma
A me ricorda le trasferte la domenica
Tu sei aria che va via
Tu sei altamente mia
E io ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te
Che mi hai lasciato l'altra volta solo a colazione
Ed è finito il caffè
Che troppo tempo per pensare fa pensare male
E ho sputtanato tutte le giornate
E ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te
Non riesco ad organizzare una giornata pratica (mai)
Ti porto al mare senza un posto per la macchina
E mi fraintendi se ti do della lunatica
E tappo con il dito se ti esce una lacrima
Ti sei fissata che vuoi fare la ginnastica
Ma non hai tempo neanche di farti una maschera
Mi servi per piegare la coperta matrimoniale
E l'angolo del copri materasso da risistemare
Tu sei aria che va via
Tu sei altamente mia
E io ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te
Che mi hai lasciato un'altra volta solo a colazione
Ed è finito il caffè
Che forse sotto sotto a noi ci piace litigare
Mi piaci troppo se mi sai insultare
Ho bisogno di te, ho bisogno di te
Perché da solo non ci riesco stare
E ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te
Che non hai ancora compilato la constatazione dopo il botto con me
Che forse sotto sotto a noi ci piace litigare
Mi piaci troppo se mi sai insultare
Grido, "Vaffanculo" mentre scendo le scale
Perché da solo non ci riesco stare
Ho bisogno di te, ho bisogno di te e ho bisogno di te
Perché 'sta storia è solo immaginazione, è un bluff
E tutto quello che racconto è stupida finzione
E posso solo scrivere un copione
Aspetto il premio di consolazione
O te
-Altamente Mia, Bresh
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giancarlonicoli · 1 year
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28 ago 2023 11:00
FATE VEDERE A LOLLOBRIGIDA DOVE VANNO A FARE LA SPESA DAVVERO I POVERI – A ROMA, IN FILA PER RICEVERE I PACCHI DI CIBO DALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO, CI SONO PIÙ ITALIANI CHE STRANIERI – UN DISOCCUPATO: “COMPRARE DAI PRODUTTORI COME DICE IL MINISTRO? CI VUOLE LA MACCHINA E I PREZZI SONO MOLTO PIÙ ALTI” – A NAPOLI GLI ORFANI DEL REDDITO DI CITTADINANZA VANNO A CACCIA DELLA SOCIAL CARD, CHE RIMANE UN MIRAGGIO: “NEMMENO I 300 EURO DEL ‘CONTENTINO’”, “QUESTA È CARITÀ DI STATO” -
1 – PIÙ ITALIANI CHE STRANIERI IN CERCA DI PACCHI DI CIBO "SOLO COSÌ MANGIAMO"
Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
Davanti all'ingresso si sono radunate una ventina di persone. Anziani, giovani, uomini, donne, italiani, stranieri. […] aspettano con calma che si facciano le 9, l'orario di apertura della porta a vetri oltre la quale li aspetta una busta verde di plastica con un pezzo di pane, un pacco di pasta, uno di riso e uno di farina, un cartone di latte, una confezione di tonno, un barattolo di legumi. […]
Sono una ventina in fila davanti alla porta della Casa dell'Amicizia di piazza dei Consoli al Tuscolano soltanto perché la Comunità di Sant'Egidio ha organizzato la distribuzione con numeri, tessere e turni. «Altrimenti ci sarebbe la ressa qui fuori», spiega Mario Gabbarini, uno dei responsabili delle Case.
Quella del Tuscolano è una delle 28 che la Comunità ha aperto a Roma, centri dove si trova ascolto e aiuto, anche sotto forma di cibo a chi e ha bisogno. Sono più di 10mila i pacchi distribuiti ogni mese nella capitale, il triplo rispetto al 2019, prima del Covid. «E il numero di chi arriva è in aumento – racconta Giorgio Bevilacqua, anche lui fra i responsabili delle Case –. In aumento sono soprattutto gli italiani».
[…] Morena Rossetti ha 67 anni e un grande sorriso con cui ha accolto per anni i clienti e con cui ora nasconde la tristezza. «Avevo un negozio di giocattoli qui al Tuscolano - racconta -. Con il Covid siamo stati costretti a fermarci. Eravamo in affitto, le spese erano molte anche quando non incassavamo. Abbiamo venduto la casa per pagare i debiti e così io e mio marito, quando avremmo dovuto essere a un passo dalla pensione, siamo diventati dei senza fissa dimora».
Morena Rossetti e il marito vivono con il figlio e con la sua compagna. 650 euro di reddito di cittadinanza e i conti che a fine mese non tornano mai. Anche Roberto Cavallini vive con il reddito di cittadinanza. Lui il lavoro l'ha perso un giorno di sei anni fa quando gli hanno rubato il furgone con tutta la merce dentro.
[…] Non va a fare la spesa di prodotti di qualità come sostiene il ministro Lollobrigida. «Ci vuole la macchina per andare dai produttori e i prezzi sono molto più alti» ride Roberto. No, lui corre al supermercato quando arriva il Reddito e quando ci sono le offerte. Compra e surgela per avere le scorte di cibo quando, dopo la metà del mese, i soldi iniziano a scarseggiare.
Stefano Paris ha 68 anni e una pensione sociale di 516 euro che gli lascia pochi spiccioli. «Non fumo, non bevo, il mio unico lusso è il cane ma è la mia famiglia. Mi ha salvato dalla depressione, prima mangia lui e poi io». Per mangiare Stefano Paris fa il giro dei centri di distribuzione. «Oltre al pacco di Sant'Egidio prendo anche quello di un centro che sta a San Lorenzo. E vado alla mensa a Colle Oppio e quella della Caritas. Non ce la farei altrimenti».
[…] E i prodotti di qualità di cui parla il ministro Lollobrigida? «Che falsità! E poi, prendere in giro noi che siamo in difficoltà vuol dire mortificarci. Meno male che Giorgia Meloni è cristiana, a me sembra più Erode che Cristo».
2 – CACCIA ALLA SOCIAL CARD FRA GLI EX VOTO DELL'ANTICO CONVENTO
Estratto dell'articolo di Antonio Piedimonte per “La Stampa”
Brevi storie di piccoli aiuti, concessi e negati, sulla collina delle grazie ricevute. Ore 10,30, all'ingresso degli uffici comunali di via Salvatore Tomasi – un vicoletto appeso come un passo alpino – non c'è traccia della "processione" di cittadini in attesa di ricevere notizie della social card affettuosamente chiamata "Dedicata a te", assembramento immortalato da video e foto puntualmente rimbalzati sui social. Ad accogliere tutti è Pasquale, il custode, su una sedia con forbici e numeretti che fanno tutt'uno con le sue mani.
[…] «Adesso, come vede, si sbrigano in pochi minuti», dice. Nei giorni precedenti però la coda sulla strada era arrivata a lambire l'icona della Vergine che dà inizio al percorso di una antica via Crucis. Per un singolare cortocircuito storico e socio-culturale, infatti, gli uffici del Servizio politiche sociali del Comune di Napoli si trovano in un vecchio convento, giusto di fianco alla secentesca chiesa dove si faceva assistenza ai poveri.
Nell'androne c'è una sfilza di lapidi marmoree che risalgono all'800, sono ex voto. La signora Simona arriva da Bagnoli (dall'altra parte della città): «Nemmeno i 300 euro del "contentino" mi danno, dicono manchi un requisito». Poi stempera con l'ironia: «Volevo comprarmi un ventilatore».
[…] Il riferimento è alla cifra prevista per i percettori dell'aiuto «all'acquisito di beni di prima necessità» previsto dalla legge di Bilancio 2022, che, fatti i conti, si sono ridotti a 382 euro e 50 centesimi. Una tantum.
«Nemmeno un euro al giorno. Cos'è, carità di Stato? Beh, non è così che si fa», dice Luigi, 53 anni e 5 figli. Gli fa eco Antonietta: «È per la spesa? Bene. Io ho 4 figli, quante spese ci posso fare in un anno?».
[…] Al primo piano c'è il dirigente del Servizio politiche di inclusione. Raffaele Salamino – sardo di nascita, marito di una napoletana – è a Napoli da tre mesi: «Sì, sto accogliendo anch'io l'utenza». Problemi di organico? «No. Ma c'è stato un afflusso eccezionale». Code, proteste, giorni difficili... «Guardi, le dico solo che ci sono dipendenti che hanno rinunciato alle ferie per stare qui in questi giorni».
I problemi però esistono. «Abbiamo spedito oltre 31mila lettere che consentivano di andare direttamente negli uffici postali, l'intoppo non è dipeso da noi. E comunque tutto questo procedimento, come sa, non è partito dai Comuni. Purtroppo è vero che ci sono 42.535 nuclei familiari che rientrano tra gli aventi diritto ma sono stati esclusi».
Un'ultima cosa: la sede dei servizi sociali non ha un ascensore, come fanno i malati, le donne incinte, gli anziani, i diversamente abili? «Sì, certo, ha ragione, in questi casi scendiamo noi giù».
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wildbunch-ita · 2 years
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K’IN 232
Presentano
MADRE
Ascolta il brano
https://open.spotify.com/track/42YYuZEvPivBuue3GCV7uK?si=0f8aad0d7bb443ba
   K’IN 232 : MADRE
" Madre è un brano che rispecchia la nostra anima pacifista e antimilitarista.
Il testo è ermetico perché vuole essere chiaro e potente, spinto in questo senso da una musica pensata quasi come ad una colonna sonora di un film, un film tutto da immaginare durante l’ascolto.
Nel brano si parla dell’ acre odore della guerra, odori ai quali il soldato accetta di sottostare per promuovere azioni militari che sono sempre “mascherate” dietro ai valori discutibili “delle bandiere”.
Il soldato in questo caso si rende conto di aver sbagliato ad arruolarsi e al momento della prova sul campo prova ad invocare la Madre per essere assolto dal male di cui è partecipe.
Parla a sua madre perché sa di aver ucciso il bambino che è stato e come molti soldati si ubriaca per affrontare con effimera incoscienza le azioni di morte.
Intorno al soldato scorrono in gran parte il sangue e le lacrime di innocenti e tali si riversano metaforicamente sotto forma di pioggia sulla sua coscienza.
Il soldato a fine brano muore per arresto cardiaco."
  IL TESTO (testo di Massimo Parducci).
Madre, qui ora , e’acre ogni odore, acre , di cosa , per una bandiera.
Madre fammi scappare via da quà , quà si perdono le anime,
Madre quì piove ma acqua non ce n’è , è solo il sangue tra le lacrime.
Madre, qui un Roger, e poi tutto tace.
e bevo, e bevo, per ricordar meno.
Madre fammi scappare via da quà, quà non è come credevo,
Madre quì piove ma acqua non ce n’è , è solo il sangue tra le lacrime.
Madre, la dentro c’era una bambino; Madre la dentro c’era un bambino, C’era un
bambinooooo!
Madre fammi scappare via da quà, quà non è come credevo,
Madre quì piove ma acqua non ce n’è , è solo il sangue tra le lacrime.
Madre fammi scappare via da quà, quà non è come credevo,
Madre quì piove ma acqua non ce n’è , è solo il sangue tra le lacrime.
Madre fammi scappare via da quà.
  Biografia
Siamo una Band di La Spezia nata nel luglio 2018, alla quale piace comporre e suonare musica inedita dal
carattere “pop rock “.
Il sound è tendenzialmente incalzato da arrangiamenti di chitarre per lo più distorte e con carattere grintoso. Chi ci ha sentito suonare dal vivo  ci ha percepito come “un ritorno agli Eighties”, probabilmente per l’età media dei
componenti della band : in effetti tutti noi abbiamo inziato a suonare e a comporre musica a partire dai primi anni 80.
Formazione Spezzina.
Tra il 2018 e il gennaio 2020: Voce –Sara Milazzo; Chitarre –Marco Del Sarto e Massimo Parducci; Batteria –
Luca Bresciani; Basso –Pino La Rocca.
Dal 2020 alla: Voce –Massimo Parducci; Chitarre –Marco Del Sarto e Massimo Parducci; Batteria –Luca
Bresciani; Basso –Pino La Rocca– Keyboard –Fabio Parducci.
Autoproduzioni
Il nostro battersita ha una sala prove e di registrazione: è luii che registra, mixa e masterizza le nsotre
pubblicazioni.
I nostri brani indediti  (non tutti piubblicati) attualmente sono 18.
Dal vivo attualmente suoniamo mediamente 12 pezzi.
 Pubblicazioni.
Abbiamo pubblicato un nostro primo album di inediti il 04 aprile 2019: “Quetzal“(10 brani).
Nel gennaio 2020 abbiamo pubblicato il singolo: “Sono un Numero Inventato“.
Nel febbraio 2020 abbiamo pubblicato il singolo) : “Nasci Ora“.
Nel dicembre 2020 abbiamo pubblicato il singolo inedito “Curva Ferrovia”.
Nerl settembre 2021 abbiamo pubblicato il singolo inedito “Donna dell’anima”.
Siamo al lavoro e impegnati nel rinnovare gli arrangiamenti dei brani precedenti: stiamo modificando  sostanzialmente il sound complessivo della band , per lasciarsi un po alle spalle, ma non del tutto, il sapore degli  anni 80, che inesorabilmente, nella sua componente POP e ROCK, ci condiziona comunque con piacere.
Per ulteriori informazioni rimandiamo al nostro sito web: www.kin232.it
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farmatteosplit · 2 years
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Il peso della libertà sulle spalle e un amico fedele al tuo fianco.
È martedì 27 settembre 2022, alle nove sono a casa per prendere Zizì e inizia questa avventura. Si parte da Bugnara a piedi e ci dirigiamo verso introdacqua, da dove inizia la sterrata che ci condurrà al rifugio la revote 1649m. C’è il sole, si sta bene e procediamo con la sacra calma.
Da premettere la mia pensata più geniale è stata quella di portare una bottiglia di plastica, tanto fontanelle ne ho a bizzeffe!!! Fatto sta, in procinto di arrivare al rifugio, casca la bottiglia. Meno male che è di plastica. Si buca. Va be dopo ci si pensa!!! Arrivati al rifugio pranziamo e si parte per raccogliere un po’ di legna. Due ore di lavoro tra raccogliere e depezzare. Ero distrutto, ma il tempo reggeva ancora, quindi perché non provare ad andare a vedere se sono usciti due funghi. Riusciamo a trovare solo due bei prataioli e inizia pioggia e vento forte, penso sia il caso di battere ritirata. Alla revote mi dedico al problema della bottiglia, ma aggravo la situazione, ok, ho la bottiglia di vino, apro la bottiglia e accendo la stufa. Il vento aumenta, buon segno, spazzerà via la perturbazione. Visto che non piove vado a riempire l’acqua al fontanone e il vento sceglieva lui quando potevo riempirla o meno.
Si è fatto buio ed inizio a cucinare, hamburgher di fungo con salsiccia e costolette di castrato. Per Zizi, bocconcini e anche qualche pezzo di pane e ciccia.
Mando un messaggio a Chiara e ai miei genitori per rassicurarli e dargli la buona notte. Carico la stufa fino a scoppiare, bevo un goccetto di cordiale e saluto Zizì.
Tempo due minuti e arrivano un’infinità di messaggi, papà, papà, messaggi whatsapp e vengo avvisato che Andrea non c’è più. Non capisco più niente. Mi vado a sdraiare. Non riesco a razionalizzare, non voglio pensare. Mi giro e mi rigiro, le ore non passano. Il vento sembra rappresentarmi, è nervoso, irrequieto, incazzato, più passa il tempo più è forte. 
Sfinito, prendo sonno. Mi sveglio, non erano neanche le 6, il corpo era stanco, la mente di più, ma devo riposare, ci sarebbe stata una bella camminata da affrontare. Alle 8 mi alzo, preparo un caffè, rifaccio lo zaino e pulisco il rifugio. 
Alle 9 si parte, ritorniamo a casa. Camminiamo e per la prima volta quelle montagne che tanto amo non mi trasmettono niente. Le ore passano e il viaggio sembra non finire mai. Lo zaino è pesante e sento che mi schiaccia a terra, sento dolore ovunque, gambe, braccia, ma tanto è il pensiero del non pensare che cerco di non farci caso e proseguire verso valle è l’unico obiettivo.
Sono quasi le 14 e finalmente giungiamo a casa, non riesco a parlare, Chiara mi ha fatto un bel piatto di pasta. Lo mangio con fame, ma sento ancora quel peso sullo stomaco. Forse una bella doccia e un po’ di riposo mi farà bene. Sono le 16:30 non ho chiuso occhio e torno a lavorare.
Ieri pomeriggio dalla porta del rifugio guardavo la pioggia arrivare nella valle, cadere e andarsene. Anche se fisicamente non piove sulla mia testa, sono un paio di anni che mi sembra di stare dentro quel ciclone e non riesco a vedere dell’azzurro all’orizzonte. Non faccio niente, resto sotto l’acqua, proprio come l’uomo non può far niente al cospetto della natura. Aspetterò ardentemente il sole, fa freddo e sono bagnato.
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Milano, 10 Agosto.
Ogni Estate un quaderno. Un appuntamento fisso. Ogni vacanza, un appuntamento fisso con me stesso. E ogni Estate una diversa "indagine" di me stesso.
Il tempo sembra non scorrere mai, da quando sei partita: ogni giornata sembra lunga una settimana.
Ho cercato di organizzarmi i pomeriggi e le serate per evitare di stare solo, di sentirmi solo, con me stesso. E scopro quanto odio la solitudine anche se è temporanea...
Le mattine non finiscono mai. Dato che la mia giornata è organizzata a partire dal pomeriggio, il mattino è come se non avesse ragione di esistere; invece è lì che mi aspetta implacabile, calmo, serafico, come una persona un po' crudele.
Lunedì piscina con F. Lunedì sera invece vedo Walter il violoncellista. Ah già... Domenica sera sono andato da Clara (notte di pioggia).
Clara come sempre è refrattaria a tutto, alle persone alle situazioni, e pone se stessa davanti a tutto e tutti. Trasforma il sesso in un meccanismo e i suoi uomini, i suoi fidanzati, in burattini servizievoli, relegandoli al ruolo di maschi-trofeo da mostrare alle amiche.
Poi fugge a fare l'amore con la sua vera ragazza di cui non parla a nessuno e che non mostra a nessuno. Tranne che a me per trascinarmi dentro le sue "sessioni orgiastiche" fatte più che altro di super alcolici e scene di sesso, in prevalenza lei che la bacia alla sua ragazza e poi mi strofina le labbra sulla mia bocca (li chiama baci) chiedendomi "non è buona. Non è divina? La mia scimmietta..."
Lo è. Profuma di amaranto e anice.
È quel tipo di ragazza la sua che è difficile non notare, piena di tratti invisibili ma evidenti, sensuali, silenzi, occhi neri che ti fissano come se tu solo esistessi e - appunto - quel suo profumo suadente.
Ma le "serate orgiastiche" di Clara, dato che lei non può mai fare a meno di essere se stessa e di usare tutti e tutte, sono serate di puro sesso meccanico.
Seme ovunque. Follia ovunque. La sua figa ovunque. Che te la piazza in bocca ridendo grossolanamente. E te la strofina come dire ti tengo in pugno, te la devi fare piacere così.
Non è sesso è teatro.
Ma la sua ragazza è deliziosa. E si beve sempre bene insieme. E poi il sesso a tre non è male se lei è presente, è l'unica che riesce a tenere sotto scacco il carattere di Clara. Obbedisce solo a lei in certi frangenti.
Oggi pomeriggio piscina, sempre con F, e serata da solo perché ho " bucato" un appuntamento, avendo frainteso le parole di Thomas.
Domani sarò ancora fuori: il pomeriggio a giocare a tennis, e poi di nuovo in piscina con Walter (che programma vario!)
La sera starò con qualcuno, forse ancora Clara. Ma se Clara questa volta vorrà di nuovo fingere di avere un fidanzato ufficiale e accontentarne i fumi sessuali, saremo solo io e la sua ragazza, soli a casa di Clara. È il mio ruolo e dovere sorvegliarla. Secondo lei. Ne è mortalmente gelosa. Quindi mi lascia carta con lei e mi dà carta bianca.
Il che si traduce di solito nel fare l'amore, molto, restando stranamente sobri, oppure nel parlare fumando tabacco o maria, e bevendo un po'. Il che porta comunque col fare l'amore. Ma in modo strano e stravagante. Inconcludente. Non vengo mai se bevo troppo.
Se Clara non ci fosse, starò con qualcuno del giro del Country Club.
Poi Giovedì incomincerò a respirare, perché finalmente tu torni. Ma ti vedrò? Intendo dire, da sola, vederti con altri significa non poterti parlare... Nessuno spazio per le confidenze.
Massimo F ha fuso le bronzine. Ha scritto una lettera all'Elisa, per chiarire "alcuni punti", come dice lui. Che avrà da chiarire? È proprio "cotto". Andato. E non riesce ad accettare un rifiuto, già così esplicito.
Comunque Giovedì ti vedrò. E ceneremo tutti insieme, il che non è male; pensavo di invitarvi a pranzo tutti e due per Venerdì.
Vedremo, comunque.
Venerdì sera, siamo fuori a cena (ci sei anche tu) con un po' di quelli del Country Club, almeno questa è l'intenzione per la serata.
Un'altra di quelle serate che organizzo per cercare di occuparmi.
E' come remare controcorrente, contro la solitudine: remo forte per evitare che l' ansia mi porti indietro e mi trascini via. Mi organizzo le giornate per evitare di dover rimanere troppo con me stesso: uno sport, quello di stare solo con me stesso che conosco bene, ma che quest'anno non sono tanto in vena di praticare.
L'appuntamento di Venerdì dovrebbe trascinare con sé un appuntamento per Sabato. E per la Domenica non mi preoccupo; Lunedì mattina partiremo e partiremo presto. Dunque la Domenica sarà anche troppo corta, come giornata.
Domenica non sarà neanche una settimana di assenza . Ma mi sembra lontana dalla scorsa domenica almeno quanto una piccola stagione.
Bon! Mi abituerò piano piano al cambiamento di ritmo.
Non vedo l'ora di vedere il mare: tanto sono abituato a fare le vacanze da solo, che mi sembra così strano partire con altre persone.
Dormire in camera con Massimo! Io. Ma ci pensi!
Per ora scrivo....scrivo sulla mia scrivania riacclimatandomi al mio ritmo di vita abituale: la radio accesa, le luci degli abat-jour rivolte verso il basso, il silenzio rotto dai rumori della strada che entrano un po' invasori un po' ospiti, dalla finestra aperta.
Non sono abituato (da tempo!) a "vivere" con un'altra persona, a dividere la mia vita con un'altra persona... e il tempo corre, corre velocissimo quando stai con qualcuno con cui si sta bene e volentieri. Parlo di te certo.
Ma questo silenzio, questa assenza di moto, questa lentezza scandita solo dal ritmo dei pensieri è la mia condizione abituale. È il silenzio di chi cerca "la strada", "la via".
La Verità si raggiunge camminando dentro se stessi a lungo, imparando a tollerare la solitudine, arrivando a diventare una mattonella nel fluire del tempo.
Questo contrasto tra il silenzio immobile della mia cosiddetta solitudine, e il movimento della vita in tua compagnia, sposta fortemente qualcosa dentro di me, perché una parte della ricchezza di uno stato si trova e fluisce anche nell'altro, e viceversa.
Ti ricordi cosa diceva Hegel, no?
La tesi e l'antitesi si confrontano e lottano fino a raggiungere un punto di sintesi; dialogano creativamente.
Un movimento. Ma non ancora una sintesi semmai ci deve essere.
Dunque, siamo già in contraddizione...?
Perché? Perché nessuna idea nell'universo è mai completamente vera, né completamente falsa.
E quindi anche noi non siamo mai completamente veri, mai completamente falsi.
E dunque c'è verità e falsità anche in noi due. Abbastanza da mistificare ogni buona intenzione e ogni buona parola.
Ma ogni verità passa attraverso questa prova del fuoco.
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yellowinter · 3 years
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Come va con il bpd?
Non saprei, ci sono momenti in cui mi sento bene e altri in cui sto malissimo, a volte le cose sembrano davvero insuperabili. Ho capito che andando via di casa e quindi cambiando l'ambiente difficile in cui vivo mi fa sentire meglio, molto meglio. Assorbo tanto quello che c'è intorno a me e stare con persone diverse, meno instabili di mia madre, mi aiuta davvero a controllare le emozioni. Non riesco ancora a stare da sola, ho spesso ansia e ancora crisi, problemi a relazionarmi con gli altri, ma sto cercando di imparare a vivere in una maniera nuova, più gentile forse. Non seguo nessuna terapia da gennaio, prendo sempre troppo xanax e capita di farmi male, bevo per riuscire a stare nelle situazioni, ma ho ricontattato la psichiatra e mi sto informando per iniziare di nuovo la dbt. Non so cosa fare nella mia vita, mi sento persa e ho addosso un'incertezza che mi annega. Sto provando a stare a galla. Vorrei finire la scuola ma non penso che quest'anno potrò, sto cercando un lavoro ma non credo sarò in grado di gestire la cosa.
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intotheclash · 3 years
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Veramente, vivo in tempi bui! La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia indica insensibilità. Colui che ride probabilmente non ha ancora ricevuto la terribile notizia. Che tempi sono questi in cui un discorso sugli alberi è quasi un reato perché comprende il tacere su così tanti crimini! Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada forse non è più raggiungibile per i suoi amici che soffrono? È vero: mi guadagno ancora da vivere ma credetemi: è un puro caso. Niente di ciò che faccio mi da il diritto di saziarmi. Per caso sono stato risparmiato. (Quando cessa la mia fortuna sono perso) Mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai! Ma come posso mangiare e bere se ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete? Eppure mangio e bevo. Mi piacerebbe anche essere saggio. Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio: tenersi fuori dai guai del mondo e passare il breve periodo senza paura. Anche fare a meno della violenza ripagare il male con il bene non esaudire i propri desideri, ma dimenticare questo è ritenuto saggio. Tutto questo non mi riesce: veramente, vivo in tempi bui! Voi, che emergerete dalla marea nella quale noi siamo annegati ricordate quando parlate delle nostre debolezze anche i tempi bui ai quali voi siete scampati. Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe, attraverso le guerre delle classi, disperati quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta. Eppure sappiamo: anche l'odio verso la bassezza distorce i tratti del viso. Anche l'ira per le ingiustizie rende la voce rauca. Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza noi non potevamo essere gentili. Ma voi, quando sarà venuto il momento in cui l'uomo è amico dell'uomo ricordate noi Con indulgenza.
(Bertolt Brecht)
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mazzital · 2 years
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4  Aprile
4  Aprile   Tappa n. 15  Huelva  Faro ( Portogallo)
distanza percorsa: 113 km  totale salita 658m  velocità media 20,2 km/h
L'uscita dalle città è sempre un piccolo problema dovuto alle limitazioni per le bici non troppo chiare, almeno per me, lo stesso accade oggi. O un lungo giro su strada periferica oppure accorciare il percorso e prendere un ponte su acquitrino di 6 km di dubbia scelta: presa questa decisione e dopo 4 km si ode alle mie spalle il suono, inequivocabile, della pattuglia della Guardia Civil, che mi intima di uscire alla prima opportunità, alla fine del ponte. Obbedisco, mi fermo, mi cospargo il capo di cenere, mi faccio l'italiano cretino, tutto l'armamentario e alla fine mi fanno andare però il capo mi dice: “ vaja, pero no se haga el vivos con nosotros”  tradotto non ci prenda per il c..o. Ancora una volta abbasso il capo e mi frego le mani: salvati 6 km.
La strada non ha nulla di particolare, i soliti sali scendi su colline, tra i 50 ed 1 200m di quota, attraversando qualche paesino, fino ad arrivare a Ayamonte, paesino di frontiera: qui non mi fido a fare il ponte: è solo per autostrada e quindi mi tocca il ferry: arrivo con 5 min di ritardo: appena partito e mi tocca aspettare una ora per prossimo, visito la cittadina, bevo un caffè, faccio tempo.
Dopo 15 min di traversata siamo a Vila Real de Santo Antonio, Portogallo!!
Cambia poco, le strade per adesso sono meno belle, banchine non sempre transitabili che lasciano a desiderare e paesini un po' più scialbi.
Vado avanti fino a Faro, la prima città del Algarve, il sud del Portogallo, rinomato per la parte turistica, c'eravamo stati anni fa e non mi aveva entusiasmato, giudizio che per adesso confermo.
Il tempo fino ad ora è stato clemente, niente pioggia, vento ancora da N, ma vado ad O, temperatura fresca ( 11°C), coperto, molto accettabile.
Ho un albergo il pieno centro antico di Faro ma non mi posso godere la camminata: piove a catinelle e durerà tutta la notte, con i soliti pensieri notturni pessimisti.
Ceno in un ristorante indiano proprio di fronte all'albergo: non male.
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