#duomo di prato
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wgm-beautiful-world · 2 years ago
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The external pulpit of the Cathedral of Saint Stephen in Prato, ITALY
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autolesionistra · 2 years ago
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Di turismo e misticismo
Premessa
Quando il secondogenito aveva due anni e mezzo siamo entrati in una chiesupola montana di 35 m² (ad esser larghi). Era la prima volta che entrava in una chiesa; mentre ci guardavamo intorno abbiamo sentito canticchiare “tanti auguli attè, tanti auguli attè” e ci siamo voltati giusto in tempo per vederlo soffiare sulle candele votive spegnendone una mezza dozzina davanti agli occhi inorriditi di una vecchina devota. Già dalla prima volta, portarlo in chiesa regala sempre qualche perla inaspettata.
Prima parte
Un inedito quanto gradito interesse del piccolo per gli affreschi del (meraviglioso) palazzo Farnese di Caprarola è culminato con l’arrivo alla stanza degli angeli, nella quale siamo stati sommersi di domande tecnico-teologiche su gerarchie e poteri angelici a cui eravamo tutto sommato impreparati. Dopo un momento di silenzio che ci aveva illusi di averla sfangata, se n’è uscito con “ma sono più forti, gli angeli, i jedi o i pokemon d’acqua?”. La royal rumble culturale che non ti aspetti. Il dibattito ha tenuto banco per tutta la visita ai giardini esterni del palazzo (che sono grandini) senza arrivare ad una vera conclusione, spodestato solo alla vista di una fontana piena di lenticchie d’acqua che ha fortunatamente spostato il focus su “sembra prato, ma è acqua!”.
Seconda parte
Nel duomo di Orvieto la (meravigliosa) cappella di San Brizio ha inevitabilmente riacceso un certo interesse per angeli e dintorni. È stato particolarmente complicato spiegare il concetto di giudizio universale “ma perché gli angeli suonano la tromba?” “per annunciare la fine del mondo” “vuoi dire la fine dell’inferno, sono angeli” “no no, quella del mondo” “perché fanno finire il mondo? ma allora sono cattivi!” e così via.
Di nuovo, un attimo di quiete è stato mal interpretato come conclusione del dibattito teologico, e mentre girellavamo nei sotterranei della cattedrale è arrivato a bruciapelo un “Ma dio esiste?” una signora che stava passando a distanza d’orecchio si ferma, ci guarda e fa “Domanda impegnativa! Quasi resto per sentire la risposta.”
La mia consorte non si scompone e inizia a rispondere che alcune persone ci credono, altre no, proseguendo con un excursus sulla pacifica convivenza di credenze molto più positivista di quello che sarei stato in grado di trasmettere io. Il fatto che l’esistenza di un essere divino possa essere oggetto di dibattito scuote dal torpore il pragmatico primogenito (fanciullo di poche parole prevalentemente a causa della logorrea del fratello) che in maniera molto  tranchant-razionalista commenta “ma scusa, se una cosa esiste in qualche modo si vede e uno lo sa che esiste” inconsciamente citandomi uno dei momenti migliori di Tim Minchin e guadagnando la stima imperitura dal su’ babbo.
Non ricordo più come ma dopo qualche tempo il discorso si sposta sui reperti storici del museo del duomo e (inevitabilmente) cade sui pokemon e il piccolo decide di precisare che “i pokemon sono gli antenati dei dinosauri”. Commetto il grossolano errore di mettere in dubbio la veridicità storica di questa affermazione. Il piccolo s’incazza, ma di brutto. “Voi avete detto che se uno crede in dio va bene anche se voi non ci credete e io non devo credere che i pokemon siano gli antenati dei dinosauri! Ma se io ci voglio credere?” Attimi di smarrimento. Il ragionamento non fa una grinza. Valuto brevemente se tirare fuori la teiera di Russel. Desisto. I dinosauri da programma ministeriale si fanno in terza elementare, abbiamo ancora un annetto e mezzo prima di fare figure di merda con le maestre. “Ok, se questo è quello che vuoi credere, va bene”
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josivalblog · 1 year ago
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Torre campanile della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. #Florencia #Italia
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Construida entre 1296 y 1418. Esta catedral, cuando se terminó, resultó ser la más grande de Europa, con una capacidad para 30 000 personas. El campanario fue trazado por Giotto, tiene 84,70 m de altura.
Las paredes están cubiertas por bandas alternadas en horizontal y vertical con mármoles multicolor: de Carrara (blanco), Prato (verde) y Siena (rojo).
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La basílica menor y catedral metropolitana de Santa Maria del Fiore, o catedral de Santa María de la Flor (en italiano: Cattedrale di Santa Maria del Fiore), es la sede episcopal (en italiano duomo) de la arquidiócesis de Florencia, Italia. Es una de las obras maestras de la primera arquitectura renacentista del Renacimiento italiano.
Patrimonio Cultural de la Humanidad (desde 1982).
Símbolo de la riqueza y del poder de la capital toscana durante los siglos xiii y siglo xiv, la catedral florentina es uno de los edificios más grandes de la cristiandad. Su nombre se refiere al lirio, símbolo de Florencia, o al antiguo nombre del pueblo llamado Fiorenza.
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Vicenza: weekend di Adunata degli Alpini, lancio di paracadutisti e concerto delle fanfare alpine
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Vicenza: weekend di Adunata degli Alpini, lancio di paracadutisti e concerto delle fanfare alpine La sera dell'11 maggio c'è stato il grande concerto gratuito delle fanfare alpine allo stadio Menti a chiudere l'intensa seconda giornata della 95a Adunata nazionale degli Alpini, in una Vicenza sempre più gremita di Penne Nere giunte incessantemente in città. Una giornata all'insegna della riconoscenza per quanto fanno gli alpini per la comunità, tradotta negli scroscianti applausi con cui i vicentini e i tanti ospiti hanno omaggiato lo spettacolare lancio dei paracadutisti al Parco Querini e le cerimonie ufficiali in Teatro Olimpico, in attesa della grande sfilata di domani. La mattina dell'11 maggio le delegazioni delle sezioni Ana all'estero, le delegazioni IFMS (Federazione Internazionale dei Soldati di Montagna) e i militari stranieri sono stati accolti dal sindaco di Vicenza insieme al presidente nazionale degli alpini al Teatro Olimpico. «È davvero un legame saldo – ha detto il sindaco - quello che lega tutti voi che abitate all'estero con il nostro Paese e con il Tricolore che in questi giorni colora la nostra città. Vicenza, che si riconosce nei valori di solidarietà e volontariato degli alpini, è orgogliosa di ospitare questa Adunata nazionale, ed è particolarmente lieta di dare il più caldo e sincero benvenuto a tutti coloro che, venendo anche da molto lontano, partecipano a questo straordinario evento di celebrazione, di ringraziamento e di grande festa». Uno dei momenti più spettacolari della giornata è stato il lancio dei paracadutisti alpini ranger nel prato centrale di Parco Querini alla presenza di migliaia di persone. Suggestiva, dopo la messa delle 16 in Duomo, anche la sfilata del Labaro Nazionale e del Vessillo della sezione di Vicenza Monte Pasubio da piazza Duomo al Teatro Olimpico, dove insieme al presidente nazionale Ana il sindaco di Vicenza è nuovamente intervenuto con queste parole: «Gli alpini sono una presenza imprescindibile per la nostra comunità, che si palesa in tutte le occasioni più importanti: dalle tantissime iniziative a favore del sociale, ai momenti gioiosi di festa e a tutte quelle insostituibili azioni di coraggio e altruismo nei momenti di dolore e difficoltà. Esprimo all'Associazione nazionale e al Corpo degli Alpini la nostra gratitudine, certi che sul vostro spirito di fratellanza e collaborazione, potremo sempre contare! Viva gli alpini!». Tutti operativi per l'intera giornata e fino a sera, gli stand gastronomici e di vendita gadget, compresi quelli allestiti in viale Rumor e piazza Araceli, contra' Barche e contra' Burci, e in viale dello Stadio. Centinaia le telefonate al call center telefonico, allestito insieme al Centro operativo comunale in Fiera. Su parcheggi e trasporti pubblici per raggiungere il centro città, oltre che sul programma della manifestazione, la maggior parte delle richieste giunte al numero verde 800 12 78 12. L'Adunata si è chiusa il 12 maggio con la grande sfilata delle sezioni in  viale San Lazzaro, viale Verona, corso SS. Felice e Fortunato, viale Milano, piazzale della Stazione, viale Roma, piazzale De Gasperi, corso SS. Felice e Fortunato, piazzale Giusti, contra' Porta Nova, via Bonollo e viale Mazzini Al termine, il passaggio della "Stecca" con la città di Biella, sede della prossima Adunata nazionale, e l'ammainabandiera.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 11 months ago
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere di San Giovanni
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PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito PARTE SECONDA: Quartiere di Santa Croce PARTE TERZA: Quartiere di Santa Maria Novella Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. Quartiere di San Giovanni
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Gonfalone Chiavi – Dalle mura cittadine presso la Porta alla Croce, il confine era delimitato dalle Vie dell’Agnolo e Via dei Pandolfini. Per Via del Proconsolo entrava in Borgo Albizzi, passava fra le case dietro Santa Maria in Campo, traversava Via dell’Oriuolo, e giungeva allo Spedale di Santa Maria Nuova e per Via della Pergola e Via di Pinti tornava alle mura. Le parrocchie alle quali appartenevano le case di questo territorio erano: Sant’Ambrogio, San Pier Maggiore, San Procolo, e Santa Maria in Campo;
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Gonfalone Drago San Giovanni – Dalla Croce al Trebbio per Via del Giglio fino a Piazza Madonna degli Aldobrandini, Via della Forca, Via Cerretani, Piazza del Duomo, Via dei Martelli e Via Larga (Via Cavour), fino alle mura. Da lì per Via San Sebastiano, Via della Sapienza, Via del Cocomero (Via Ricasoli), di nuovo a Piazza del Duomo, da San Cristofano degli Adimari, il Ghetto Piazza degli Agli, e da lì attraverso le case e per Via del Trebbio fino alla Croce al Trebbio. Comprendeva le parrocchie di: Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, San Marco, San Cristofano degli Adimari, San Tommaso, San Leo, San Michele Berteldi;
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Gonfalone Lion d’Oro - Da Piazza del Duomo per via de’ Martelli e Via Larga fino alle mura per arrivare al confine del Gonfalone Lion Bianco. Poi per via de’ Cenni, Via del Giglio, Via della Forca di Campo Corbolini e via de’ Cerretani tornava in Piazza del Duomo. Il territorio apparteneva alle parrocchie del Duomo, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Maria Maggiore;
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Gonfalone Vaio – Da Orsanmichele, Piazza di Mercato Vecchio, Piazza di San Cristofano Adimari, Piazza del Duomo, fino a Via de’ Servi, le mura, Via della Pergola, Via Folco Portinari, dietro Santa Maria in Campo, Via del Proconsolo, Via Dante Alighieri fino a Orsanmichele. Parrocchie del territorio: San Michele in Orto, San Tommaso, San Cristofano Adimari, Duomo, San Pier Celorum, Santa Margherita, San Martino, San Michele Visdomini, SS Annunziata, Santa Maria in Campo, San Benedetto e Santa Maria Alberighi: Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di San Giovanni dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: D’azzurro al Battistero d’oro affiancato da due chiavi (una per parte) in palo legate con un cordone dello stesso colore. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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personal-reporter · 1 year ago
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Custodi di arte e fede: Duomo di Siena
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Il Duomo di Santa Maria Assunta, nel cuore di Siena è da sempre una delle più prestigiose e importanti chiese romanico - gotiche italiane, consacrata nel 1179 dal  Papa senese Alessandro II. I lavori continuarono per circa due secoli, infatti solo nel 1313 fu terminato il campanile e nel 1317 iniziò l’ampliamento. Allora Siena era al massimo della sua potenza ed esigeva un Duomo più grande, ma la peste del 1348 fece interrompere i lavori di questo ambizioso progetto ed oggi si possono vedere le tracce delle colonne e del grande Facciatone, come la sublime testimonianza di un’opera incompiuta. L’imponente facciata, che è in marmo bianco con decorazioni in rosso di Siena e serpentino di Prato, si divide in due, la metà inferiore, in stile romanico - gotico realizzata da Giovanni Pisano, con in basso il bellissimo rosone incorniciato da nicchie gotiche e dai busti di Profeti e Apostoli che rendono omaggio alla Madonna col Bambino. Tutto l’interno de duomo dominato dalla bicromia nera e bianca, che fa riferimento ai colori dello stemma della città. Il duomo custodisce capolavori dal valore inestimabile, un vero e proprio scrigno di opere d’arte, a partire dal pulpito di Nicola Pisano del 1265-68. Nell’ altare Piccolomini inoltre  si possono ammirare quattro sculture di Michelangelo: Sant’Agostino, San Piero, San Pio e San Paolo. La Libreria Piccolomini, subito dopo l’altare, venne fatta costruire nel 1492 e custodisce un ricchissimo patrimonio di opere letterarie raccolte da Papa Pio II, la pareti e soffitto furono affrescati da Pinturicchio, mentre nella cappella sinistra si può ammirare il celebre San Giovanni Battista di Donatello del 1455. Otto statue in bronzo di Domenico Beccafumi decorano i pilastri del coro, sopra cui si trova una copia della famosa vetrata di Duccio di Buoninsegna, realizzata nel 1288. Ma quella che probabilmente è l’opera più straordinaria custodita all’interno della Cattedrale: il pavimento a commessi marmorei, un’opera unica per inventiva e ricchezza, vastità e importanza dei collaboratori, diviso in 56 riquadri che rappresentano, tramite disegni tematici, la Rivelazione. I riquadri più antichi del pavimento risalgono alla seconda metà del Trecento mentre quelli più recenti sono ottocenteschi e tra coloro che ci hanno lavorato ci sono nomi come Pinturicchio, Francesco di Giorgio,  Domenico Beccafumi, il Sassetta, Antonio Federighi, Urbano da Cortona e Neroccio di Bartolomeo de’ Landi. Read the full article
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araiid · 2 years ago
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LA BIBLIOTECA LAURENZIANA DE MIGUEL ANGEL
PAOLO PORTOGHESI
FICHAS - EXAMEN 2
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VITRUVIO:
Se estima que nació entre 80-70 a.C. en la antigua Roma - Murió después del 15 a. C., aunque no hay evidencia exacta de cuándo o dónde falleció.
Escritor:
Escribió el que es probablemente el libro más influyente en la historia de la arquitectura.           
"De Architectura", conocida también como "Los Diez Libros de Arquitectura", el tratado más antiguo de esta disciplina que haya sobrevivido.
Ingeniero y arquitecto:
Trabajó como ingeniero militar y arquitecto para Julio César entre el 58 y el 51 a. C. Sirvió también como artillero en el ejército romano, puede que como oficial superior a cargo de varios ingenieros de artillería.
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BRAMANTE:
Donato d'Angelo Bramante       
Nació en el año 1444 en Monte Andruvaldo, cerca de Urbino - Falleció en Roma el 11 de marzo de 1514.
En 1482 se trasladó a Milán y comenzó su carrera como arquitecto.
En su proyecto para la iglesia de Santa María presso San Satiro (1488, Milán) utilizó por primera vez en la arquitectura el trampantojo en las pinturas del presbiterio fingido, que falsea las proporciones de la iglesia. El resto de sus obras en Milán, como el ábside de Santa María delle Grazie (1492-1495), muestran la influencia de Leon Battista Alberti y sobre todo la de Leonardo da Vinci.
Una de sus primeras obras romanas es el Tempietto de San Pietro in Montorio (1502), un pequeño templo circular cubierto por una cúpula semiesférica.
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BRUNELLESCHI:
Considerado el padre del Renacimiento
Filippo Brunelleschi nació en 1377 en Florencia, donde recibió formación como orfebre - Falleció en Florencia el 16 de abril de 1446. Fue enterrrado en la cripta de la Catedral de Florencia.
En el año 1401 participó en el concurso para el diseño de las puertas de bronce del baptisterio de su ciudad, pero no resultó elegido.
Se dedicó a la arquitectura, y en 1418 recibió el encargo de construir la cúpula inacabada del Duomo, la catedral gótica de Florencia.
Desarrolló otros edificios florentinos, como la iglesia de San Lorenzo (1418-1428) y el Hospital de los Inocentes (1421-1455). Al final de su carrera, proyectó edificios como la inacabada iglesia de Santa Maria degli Angeli (comenzada en 1434), la basílica del Santo Spirito (comenzada en 1436) y la Capilla Pazzi (comenzada en 1441).
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SAN BIAGO DI MONTEPULCIANO
El Templo San Biagio se encuentra en las afueras del pueblo Montepulciano y es una de las obras maestras de la arquitectura renacentista italiana, construido entre los añós 1518 y 1548 según el diseño de Antonio da Sangallo el Viejo, que tomó como modelo la basílica Santa Maria delle Carceri en Prato, con su planta centralizada en cruz griega realizada por Brunelleschi.
GRUPO: Emilys Arévalo
María Espinoza
Egliana Herrera
Ytaly Rodrigez
Araid Hernández
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thetudorslovers · 3 years ago
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Lucrezia Buti (Florence, 1435; died in the sixteenth century) was an Italian nun, and later the lover of the painter Fra Filippo Lippi. She is believed to be the model for several of Lippi's Madonnas.
Lucrezia was born in Florence in 1435, the daughter of Francesco Buti and Caterina Ciacchi. She became a nun in the Dominican monastery of Santa Margherita in Prato. According to Vasari, while a novice or boarder at the monastery, she met the painter Fra Filippo Lippi who in 1456 had been commissioned to paint a picture for the nuns' high altar. Lippi requested Buti as a model for the Virgin in the painting he was creating for them.
Lippi fell in love with Buti during her sittings for the painting and caused a great scandal by kidnapping her from a procession of the Girdle of Thomas in Prato and took her to his nearby home. Despite attempts to force her to return to the monastery, Buti remained at Lippi's house at the piazza del Duomo.
Vasari records in his Lives of the Artists that in 1456 Fra Filippo while working in Prato, tended to frequent young women and indulge in countless romantic adventures. But it was one particularly comely young woman for whom he fell hard for.
It was in Prato while working on frescos to decorate the church of S. Margherita where he met and fell in love with the beautiful Lucrezia Buti, the daughter of Francesco Buti, a Florentine silk merchant. Lucrezia was born and raised in Florence, but after the death of her parents, Lucrezia was sent to  Prato and placed under the protection of the Sisters of Santa Margherita.
The first time Fra Filippo saw Lucrezia at the convent, he thought her face exquisite, and he knew she would be the perfect model for the Madonna for his altarpiece. Right away, he asked the sisters for permission for Lucrezia to sit for him in his studio where he could paint her portrait.
In 1457, Buti bore Lippi a son, Filippino, and in 1465 a daughter, Alessandra. Through the intervention of Cosimo de' Medici, the couple received a dispensation to marry from Pius II, but according to Vasari,  Lippi declined to marry Buti.
The couple remained together, and it was only several years later that Pope Pius II, thanks to the intercession of Cosimo de’ Medici, Fra Filippo, was granted an exemption to marry Lucrezia and to regularize their relationship.
Lucrezia is traditionally thought to be the model for Lippi's Madonna and Child, and Salome in his fresco cycle of the Stories of St. Stephen and St. John the Baptist in the cathedral of Prato.
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little-arcadia · 4 years ago
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Il ricordo più bello della mia vita tra poco compie 10 anni.
Quel concerto estivo nel 2011 a Prato. Ci andai con una mia amica prendendo i biglietti a rotta di collo. Eravamo lontanissime dal palco, ma era bello tutto.
Poi Voglio Vederti Danzare, e non ci sono platee e posti numerati che tengono, tutti giù, a ballare. E mentre gira tutto intorno a Piazza Duomo, io trovo mia mamma e mio babbo tra la folla, trovo il mio migliore amico, trovo la mia maestra delle elementari. C'è tutta Prato quella sera, tutti al ritmo di sette ottavi.
E non sai mai quando sarà il tuo ultimo concerto del tuo artista preferito, ma questo, questo è stato il più speciale. Perché puoi fare l'intellettuale quanto vuoi, ma sentirsi per una notte, tutti assieme, Dervisches Tourners che girano sulle spine dorsali, è meglio di qualsiasi cosa.
Sia sempre lode all'inviolato.
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gregor-samsung · 4 years ago
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“ Il cielo era puro, il mare verde splendeva all’orizzonte come un immenso prato. Il miele del sole colava già per le facciate delle case, imbandierate di biancheria stesa ad asciugare tra balcone e balcone. Lungo i cornicioni dei tetti, lungo l’orlo dentato degli squarci delle bombe nei muri, lungo il margine delle ferite aperte nei fianchi dei palazzi, il cielo ricamava una delicata gengiva azzurra. Venivano nel vento di maestro l’odore, il sapore del mare, il suono giovanile delle onde contro gli scogli, il grido solitario e dolente dei marinai. Il cielo scorreva come un fiume azzurro su quella città in rovina, piena di morti insepolti, sulla sola città in Europa dove il sangue dell’uomo era ancora sacro, su quel popolo buono e pietoso, che aveva ancora, per il sangue dell’uomo, rispetto, pudore, amore e reverenza, su quel popolo per il quale la parola sangue era tuttavia una parola di speranza e di salute. Giunta davanti alle porte chiuse del Duomo, la folla era caduta in ginocchio, chiedendo a gran voce che le porte si aprissero, e il grido «’o sangue! ’o sangue! ’o sangue! » faceva tremare i muri delle case, era pieno d’ira sacra, di pietoso furore. Domandai a un uomo vicino a me che cosa fosse accaduto. La voce s’era sparsa in città che una bomba avesse colpito il Duomo, e fatto crollare la cripta dove son custodite le due teche contenenti il miracoloso sangue di San Gennaro. Non era che una voce, ma in un lampo s’era sparsa per la città, era penetrata fin nei più oscuri vicoli, negli antri più profondi. Fino a quel giorno, in quattro anni di guerra, pareva che neppure una goccia di sangue fosse stata versata. Non ostante i milioni di morti sparsi in tutta l’Europa, sembrava che neppure una goccia di sangue avesse abbeverato la terra. Ed ecco, all’annuncio che le due preziose teche erano state infrante, che quelle poche stille di sangue aggrumato erano andate perdute, pareva che tutto il mondo fosse coperto di sangue, pareva che tutte le vene dell’umanità fossero state tagliate per dissetare l’insaziabile terra. Ma un prete uscì sugli scalini del Duomo, alzò le braccia al cielo per imporre silenzio alla folla, e annunciò che il prezioso sangue era salvo. ’O sangue! ’O sangue! ’O sangue! La folla inginocchiata piangeva, invocando il sangue, e tutti avevano il viso ridente, lacrime di gioia solcavano quei visi scavati dalla fame, e un’alta speranza invadeva il cuore d’ognuno, come se ormai neppure una sola goccia di sangue dovesse più cadere sulla terra assetata. “
Curzio Malaparte, Kaputt, Introduzione di Mario Isnenghi, Mondadori (collana Oscar n.1102), 1978; pp. 430-31.
[ 1ª ed. originale nel 1944 presso l’editore Casella di Napoli ]
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wgm-beautiful-world · 2 years ago
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Pulpit for the Cathedral of Prato, ITALY
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heyitsararts · 4 years ago
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MADONNA DELLA CINTOLA
Nome🌚: Madonna della Cintola
Autore🌚: Giovanni Pisano
Data🌚: 1248
Collocazione attuale🌚: Duomo di Prato, Toscana
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dearmytravel · 4 years ago
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FIRST OF ALL ✨ . Finalmente sono arrivate le ferie anche per me! 🥰 Sono partita mercoledì mattina, ed in verità me la sono presa piuttosto comoda: avevo il primo check-in alle ore 15, per ciò ho deciso di partire intorno alle undici del mattino. Il viaggio in macchina è stato piuttosto piacevole, mi sono fermata ad un @autogrill giusto per mangiare qualcosa, e in circa due orette e mezza ero a destinazione. Prima tappa: PISA.💫 Che dire di questa piccola città? La Piazza dei Miracoli è tutto, ed è il luogo dove potete trovare le attrazioni storiche e monumentali più conosciute e gettonate: il duomo, il battistero e la famosissima torre pendente. C’è da dire che in mezza giornata te la guardi, però si può dire che rimani letteralmente incantat* dallo splendore delle architetture. 😻 ➡️ Vi lascio giusto qualche tips per poterla visitare senza pensieri: - come parcheggio, io vi consiglio quello che ho utilizzato io, ovvero il parcheggio di via Pietrasantina, che è piuttosto ampio, sempre aperto e totalmente gratuito. Per di più si trova in una posizione strategica, a dieci minuti a piedi dalla Piazza dei Miracoli, e - per i più pigri - servito da linee di autobus che portano dritte lì ed in centro 🚙; - per chi ama la comodità di non dover rendere conto a nessuno degli orari, e per chi non ama mangiare fuori ad ogni pasto, consiglio di cercare con @airbnb qualche stanza/appartamento, vicino alla Piazza ve ne sono di svariati piuttosto carini ed a buon prezzo (io ho scelto un comodo appartamentino mansardato ed ho speso 37€ per una notte, ero ad un minuto a piedi dalla Piazza, ed era fornito di tutti i confort tra cui bagno con doccia privato e cucinetta) 🏠; - ricordate che il prato della Piazza dei Miracoli non si può calpestare, quasi interamente! C’è però la parte laterale verso le mura di Pisa, su cui si può camminare e sostare per un picnic o per prendere un po’ di sole. 🌱🌞 ✅ Salva il post per ricordarti sempre questi consigli utili! _____________________________________________________ 📍Battistero, Piazza dei Miracoli, Pisa (presso Pisa, Italy) https://www.instagram.com/p/CE1-rZWAh0U/?igshid=1g1h82qfdqptr
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sangha-scaramuccia · 4 years ago
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Il cammino della lana e della seta - 8
Il cammino della lana e della seta – 130 Km da Bologna a Prato.
L’idea di camminare per più giorni era nella mia testa, già da qualche tempo, e da Bologna a Prato non c’ero mai andata, neanche in macchina… E così, quando ho saputo da Teresa che c’era un posto libero (Grazia aveva rinunciato per una brutta tallonite), pochi giorni prima della partenza sono ufficialmente entrata nel gruppo “il cammino della lana e della seta”, già sapientemente organizzato, che il 17 agosto sarebbe partito alle ore 10 da piazza Maggiore, in Bologna, per raggiungere a piedi la città di Prato, in 6 giorni.
Teresa ha ottimizzato gli spostamenti così che, al termine del cammino, troveremo ad aspettarci la macchina, utilizzata fino a Prato, poi in treno per Reggio Emilia (ospiti di Paolo) e poi ancora treno fino a Bologna.
Preparo lo zaino cercando di mettere solo il necessario, ma scoprirò che si può fare di meglio, e parto per Magliano Sabina il 14 agosto, perché prima del cammino una bella uscita di arrampicata al Fosso dell’Eremo, con il Maestro Taino, ci sta proprio bene. La domenica mattina a casa dei Doc’s rimaneggio il bagaglio e tolgo già qualcosa, che lascio li. Prima di uscire pesiamo gli zaini: Teresa 7,5, Doc 8,5, Danila 8,5… si può fare!
Passiamo a prendere Massimo e partiamo per Prato, poi treno per Reggio Emilia dove Paolo viene a prenderci alla stazione. Una bella passeggiata a piedi per il centro storico, una pizza e poi a nanna che domani si comincia.
Entrando a casa di Paolo, ieri ho visto il suo zaino (piccolo e leggero). Così al mattino rimaneggio il mio lasciandogli alcune cose, che gentilmente mi porterà a Scaramuccia alla prossima sesshin. Per scaldare i muscoli andiamo a piedi alla stazione (40 minuti) e puntuali arriviamo a Bologna, in piazza Maggiore, dopo averla attraversata all’ombra dei caratteristici portici.
I camminatori (in ordine alfabetico) Andrea, Andreana, Anna, Carla, Claudio, Conci, Daniela, Elena, Giancarlo, Massimo S, Massimo, Paolo, Pierluigi, Piero, Roberto Doc, Roberto, Serena, Teresa, Vilma e la sottoscritta, sotto il caldo sole agostano, per via del ritardo di un treno, alle 11.45 partono per il cammino della lana e della seta.
Prima tappa, Bologna-Sasso Marconi, km 20 – dislivello +230 -200 mt. Dopo un giro in piazza Maggiore, Basilica di San Petronio, Palazzo del Podestà e Palazzo dei Banchi, andiamo verso la Torre degli Asinelli, percorrendo i numerosi porticati e ci dirigiamo verso la periferia dove sono visibili i canali che portano in città le acque un tempo utilizzate come forza motrice per muovere opifici idraulici, mulini e gualchiere e produrre quei tessuti, appunto, di lana e di seta che resero famosa la città. Arriviamo alla Chiusa di Casalecchio di Reno, attraversiamo il Parco della Chiusa, il bel Ponte sospeso di Vizzano, e costeggiamo il fiume Reno praticamente fino a Sasso Marconi, tutto in pianura, quasi tutto su asfalto e sotto un feroce sole che quando arriviamo alla “Locanda le tre virtù” di Sasso Marconi, finalmente decide di tramontare. Siamo tutti un po’ provati dal calore della giornata, in particolare per la mancanza di acqua da bere. Fa strano veder scorrere tanta acqua nel fiume e non vedere nemmeno una fontanella, eccettuata quella storica, a pompa, nel cortile di Palazzo de’ Rossi …ma una birra e una bella doccia ci rimettono in sesto consentendoci di camminare per altri 900 metri fino al ristorante per la cena, ammazza caffè e poi… nanna.
Seconda tappa, Sasso Marconi-Grizzana Morandi, Km 27 – dislivello +1400 -950 mt. Partenza ore 8.00 alla volta di Grizzana Morandi, bel paesino di media montagna dove a lungo soggiornò il pittore Giorgio Morandi. Per fortuna da Sasso Marconi lo zaino si è alleggerito perché Daniela ha trovato il modo di spedire da albergo ad albergo alcuni zaini/borse e… ne ho approfittato.  La via è sempre ben segnalata con piccoli cartellini rossi e bianchi che, come le briciole di Pollicino, ogni giorno ci conducono alla meta. Oggi si sale …e si prende un poco di pioggia. Prima una bella salitona nel bosco, fino alla cima di monte Baco, poi monte Caprara, sede di uno dei più grandi eccidi di civili da parte dell’esercito tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Ormai ci sono solo i ruderi della frazione di Caprara, con una lacrima appesa per ogni abitante trucidato. Continuiamo il cammino attraverso il Parco storico di Monte Sole, vicino ai cunicoli e alle trincee della linea Gotica, che ospitò i soldati durante la guerra. Sosta al punto di ristoro, rigorosamente chiuso, poi fino alla cima del Monte San Salvaro, dove arrivo con fatica, per poi ridiscendere tra boschi e ulivi, fino al confortevole Hotel il Crinale, di Grizzana.
Terza tappa, Grizzana Morandi-Castiglione dei Pepoli Km 22 – dislivello +1100-1050 mt.  Dopo la salitona di ieri le gambe si fanno sentire e alle 8.30 partiamo in 18, Daniela e Andreana saltano la tappa. Anche oggi si sale e si scende. Ci dirigiamo verso Montovolo, su una carrareccia molto assolata, poi pieghiamo nel bosco e arriviamo a Burzanella, in tempo per vedere che il bar/alimentari ha appena chiuso. Va be’, ce ne facciamo una ragione, poi però, quando si riparte, sbagliamo direzione e facciamo nuovamente il giro. Ripresa la salita verso Ca’ terre Rosse, siamo rimasti in 16, Claudio ed Elena hanno trovato un passaggio in macchina;). Il percorso continua poi con una bella discesa fino al ponte sul torrente Brasimone, attraverso campi e sentieri costeggiati da rovi di more mature, e poi una bella salita finale, su asfalto, che ci sbriciola, arrivando all’albergo Il Ponte di Castiglione dei Pepoli alla spicciolata. La camera 322, al terzo piano senza ascensore, è il giusto finale di questa tappa… ma la cena e una buona dormita fa passare tutti i dolori.
Quarta tappa, Castiglione dei Pepoli-Vernio, km 20 – dislivello +800-1250 mt. Partiamo alle 8,30, oggi siamo 19, Claudio per via di un dolore alla gamba preferisce dirigersi direttamente a Vernio. Cominciamo con un bel sentiero nel bosco che ci porta fino al rifugio Ranuzzi e proseguiamo all’ombra dei faggi e dei castagni con scorci fiabeschi sulle valli sottostanti e piccoli borghi immersi nel verde. Siamo al confine tra l’Emila e la Toscana. Passiamo per Rasora, La Storaia, e troviamo un alimentari/bar che sta per chiudere ma… riusciamo a prendere una bella birra. Serena ci saluta, prende la corriera per Vaiano, e casualmente incontra Claudio. In 18 proseguiamo per Montepiano, con sosta caffè, poi un po’ di salita e di nuovo una bella discesa fino a San Quirico di Vernio. Lo strappo finale in salita per arrivare al B&B pozzo di Celle, viene ampiamente ripagato dal bagno in piscina tra gli ulivi, con vista sulla valle. Peccato che siamo stati divisi in due strutture e alcuni non hanno potuto godere della piscina.
Quinta tappa, Vernio-Vaiano, km 21 - dislivello +1000 -1100 mt. Dopo colazione salutiamo Anna e Andreana che interrompono qui il cammino, e in 18, anche oggi cominciamo in salita, su asfalto, ma al mattino la temperatura è accettabile. Attraverso sentieri e prati arriviamo prima a La Soda, e poi a Montecuccoli, con sosta al bar/ristorante, accanto alla Pieve di San Michele. Da qui ci dirigiamo sulla dorsale dell’appennino e la seguiamo fino al bivio per Sofignano. Il paesaggio è più arso e i sentieri pietrosi, attraversiamo in un sali e scendi dei boschi di conifere profumate dal calore del sole e tantissimi cespugli pieni di more. Poi cominciamo a scendere in un sentiero un poco angusto, con rovi ai lati, poi pietraia e Pierluigi cade a terra e si ferisce sul viso, ma il pronto intervento di Doc e del gruppo lo rimette in piedi in un battibaleno. Incontriamo una bellissima fonte d’acqua, dove più o meno ci immergiamo tutti. Poi ricomincia l’asfalto… il sole ...il caldo … ma arrivati a Vaiano, birra al bar e trasbordo in macchina fino al Podere le Figliule, vicino a Montecuccoli. Il posto è molto bello e il casolare, ben ristrutturato e accogliente, è posto sopra una collina verde, con cavalli e vista sulla valle. Dopo cena salutiamo Daniela e Elena, che dormono in un podere qui vicino e domani torneranno a Torino. All'aperto cerchiamo in cielo qualche stella cadente ma… il letto ci chiama e si va presto tutti a nanna.
Sesta tappa, Montecuccoli-Prato. Poiché il Podere prenotato per la notte trascorsa non è esattamente a Vaiano, bensì a metà strada tra Vernio e Vaiano, Paolo e Massimo hanno rielaborato il percorso dell’ultima tappa e non so bene quanti chilometri e quale sia il dislivello effettuato. Pariamo presto, dopo aver salutato Claudio, anche lui torna oggi a Torino. In 15 saliamo a Montecuccoli, poi di nuovo il sali e scendi fino al bivio per Sofignano, dove però andiamo dritti, fino al Passo delle crocette, per salire poi lentamente sul Monte Maggiore(955 mt). Arrivati in cima alcune mucche riposano al sole con intorno cavalli che brucano la poca erba arsa dal sole. Morbide colline scendono fino in pianura dove  in lontananza e molto in basso si vede Prato, nostra meta del cammino. Tutta una bella discesa, per la gioia delle ginocchia. Fortunatamente la Calvana la attraversiamo con un sentiero abbastanza ombreggiato, poi però tutto sole e asfalto per arrivare a piazza del Duomo a Prato, percorrendo la pista ciclabile lungo il fiume Bisenzio, che conduce alla porta Mercatale. La birretta dei saluti, dopo questa bella scarpinata, direi proprio che ci sta tutta e … anche delle vere patate fritte!
E stato bello camminare con voi e conoscervi un po’, giorno dopo giorno.
Alla prossima avventura, grazie a tutti,
Danila
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Modena, a Capodanno danza aerea e videomapping nel centro storico
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Modena, a Capodanno danza aerea e videomapping nel centro storico.   Disegnano coreografie sullo sfondo del cielo notturno e delle facciate dei palazzi i ballerini “aerei” dello spettacolo “Clairière Urbaine” con il quale, sabato 31 dicembre in piazza Grande, Modena saluterà il 2022 e darà il benvenuto all’anno nuovo. Lo spettacolo, che va in scena alle 23.30, si ferma per il brindisi e riprende dopo la mezzanotte, e fa parte della festa di Capodanno a cielo aperto che prosegue fino al 3 gennaio nel sito Unesco con piazza Grande, il Duomo e la Ghirlandina, unendo il mito, l’arte e le nuove tecnologie. E con l’arrivo del 2023 si inaugura anche una nuova tradizione con il Concerto di Capodanno al Teatro Comunale Pavarotti-Freni (l’1 gennaio, alle 17.30) della Filarmonica del Teatro diretta dal maestro Hirofumi Yoshida. “Interminati spazi e sovrumani silenzi”, sono le parole, tratte dall’Infinito di Giacomo Leopardi, che ispirano le tre iniziative in programma, promosse dal Comune, con il contributo di Fondazione di Modena, curate da Ater Fondazione e rese possibili grazie alla collaborazione di UniCredit, che ha messo a disposizione il proprio palazzo, e dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola. Le iniziative sono state presentate la mattina di giovedì 29 dicembre, con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato l’assessore alla Cultura del Comune di Modena Andrea Bortolamasi, Roberto De Lellis, direttore di Ater Fondazione, e Valerio Zanni, di Fondazione di Modena. Alla presentazione è intervenuto anche Fabrice Guillot, fondatore e direttore artistico della compagnia francese Retouramont, pioniera della danza verticale, che darà vita allo spettacolo di danza in piazza Grande. “Clairière Urbaine”, che letteralmente significa “radura urbana”, rimanda agli “interminati spazi” di ascendenza leopardiana facendo danzare nell’aria i propri ballerini che, issati su corde, attraverseranno lo spazio tra la torre dell’orologio del Palazzo Comunale e il palazzo della banca Unicredit, progettato negli anni ’60 da Gio Ponti, che diventerà il loro palcoscenico (in caso di maltempo, lo spettacolo sarà recuperato l’1 gennaio alle 21.30). Il cambiamento climatico, filo conduttore dell’intero programma, è centrale nelle due installazioni digitali: il mito di Fetonte raccontato sulla parete del Duomo che affaccia su piazza Grande e “Un mondo diverso”, l’installazione immersiva in piazza Torre, ai piedi della Ghirlandina. Il videomapping narrativo sul Duomo, realizzato dal light designer Carlo Cerri e dallo studio Ooops, racconta il mito del giovane Fetonte che pretese dal padre Apollo di guidare il Carro del Sole ma, avventato e inesperto, perse il controllo dei cavalli e si avvicinò troppo alla Terra, asciugandone i fiumi, bruciando le foreste e incendiando il suolo, metafora del destino verso il quale si è incamminata l’umanità. La prima proiezione è in programma sabato 31 dicembre alle 23.15 e poi al termine dello spettacolo di danza e fino all’una. Dall’1 al 3 gennaio sarà replicata tutti i giorni, ogni mezz’ora, dalle 19.15 alle 21.15. E in piazza Torre, a lato della Torre Ghirlandina, troverà spazio l’installazione digitale “Un mondo diverso”, curata dalla compagnia Tpo di Prato. Ispirata all’omonimo libro del fotografo Stefano Unthertiner, realizzato alle isole Svalbard, è una proiezione di grande formato che propone al pubblico un’esperienza sensoriale immersiva: la piazzetta sarà trasformata in un grande set invernale, una distesa di ghiaccio che invade l’architettura storica della città trasportando i partecipanti in un mondo diverso, dove la neve e il paesaggio artico saranno così vicini che sembrerà di poterli toccare. Un set di telecamere monitorerà alcune aree della piazza dove adulti e bambini, con il movimento del corpo, potranno interagire con suoni e immagini, determinandone la forma. La video installazione si ripete in loop il 31 dicembre dalle 19 alle 20.30 e dalle 23 alle 23.15, e ancora dall’1 al 3 gennaio dalle 19 alle 21.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jacopocioni · 1 year ago
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere Santa Croce
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PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. La nomina durava quattro mesi. Ad esempio: dal I° di aprile al 31 luglio. Inoltre, aveva il compito di radunare una compagnia di Milizia cittadina, formata dai residenti nel Gonfalone destinati alla difesa del Palazzo dei Signori e della libertà popolare. Tutti e sedici erano una specie di Consiglio, insieme al Gonfaloniere di Giustizia e i Priori di Libertà discutevano gli interessi della Repubblica. In ogni Quartiere i quattro Gonfaloni possedevano un nome di emblema o segni araldici che apparivano nella loro bandiera. Quartiere Santa Croce
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Gonfalone Carro – Dal Ponte Vecchio, lungo il lato orientale di Via Por Santa Maria, giungeva alla Piazza del Mercato Nuovo e per Calimala girava al lato di Orsanmichele percorrendo poi via dei Cimatori fino all’angolo di Via dei Cerchi. Continuando per questa via entrava in Via della Condotta, passava di fianco a Palazzo Uguccioni, entrava in Piazza della Signoria, percorreva la via de’ Gondi proseguiva per Borgo de’ Greci fino alla stradella oggi chiamata Via del Parlascio; poi traversando le case e la odierna Via de’ Neri, seguiva la linea della Via del Castello d’Altafronte fino all’Arno tornando al Ponte Vecchio. Comprendeva parte delle parrocchie di: Santo Stefano al Ponte, Santa Cecilia, Orsanmichele, San Romolo, San Firenze;
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Gonfalone Lion Nero – Dalla Piazza d’Altafronte l’odierna Piazza dei Giudici, risaliva fino alle mura della città, discendeva via delle Torricelle e Corso dei Tintori fino al convento di Santa Croce. Costeggiando le case del lato orientale della Piazza Santa Croce, proseguiva per Borgo dei Greci arrivando al confine con il Gonfalone Carro. Le case di questo territorio appartenevano alle parrocchie di: San Piero Scheraggio, San Remigio, San Iacopo tra’ Fossi, e San Firenze;
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Gonfalone Bue - Seguendo il confine del Lion Nero, dalle mura della città proseguiva verso Piazza della Signoria passando per Borgo de’ Greci rasentava il fianco del Palazzo Uguccioni, traversava Via della Condotta fino alla Piazzetta de’ Cerchi, tagliava il convento della Badia, e sboccava in Via del Proconsolo, comprendeva le case di Via del Palagio, (ora Via Ghibellina). Proseguiva per questa strada giungendo a Via della Fogna, Via da Verrazzano e tagliando parallelamente fra via Ghibellina e via dei Malcontenti, tornava alle mura. Nel territorio vi si trovavano in tutto o in parte le parrocchie di: S. Simone, S, Apollinare (chiamata dai fiorentini S. Pulinari), S. Remigio e la Badia Fiorentina;
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Gonfalone Ruote - Dalle mura scendeva lungo il confine  del Gonfalone Bue da un lato e dall'altro da via dell'Agnolo, via dei Pandolfini, la via oggi chiamata Dante Alighieri, Piazza dei Tavolini, via dei Cerchi, ritrovava il confine del Gonfalone Bue. comprendeva in parte le parrocchie di: S. Giuseppe, S. Ambrogio, S. Simone, S. Procolo,  Badia Fiorentina, S. Martino, S, Apollinare e S. Romolo; Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di Santa Croce, dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: Croce gialla in campo azzurro. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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