#dubbio patologico
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Dio si è fatto venire il dubbio patologico quando io ero in progetto. Non sapeva se decidere tra bellezza e intelligenza, e rimanendo immoto ha deciso di non decidere; optando per nessuna delle due.
#bellezza#intelligenza#che ci faccio qui?#io non ho deciso di nascere#dubbio patologico#dio#decisioni#scelte#terra#insicurezza#io#ego#polemica#lamentele
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Ho parlato per ore con una psicologa e dopo una lunga chiacchierata ha dato un nome a quello che ho.
Dipendente affettivo ossessivo.
Non riesce a distaccarsi dalla propria relazione, anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile, incapace di comunicare, distante, svalutante, abusante, egocentrico, egoista, controllante, a sua volta dipendente da qualcos'altro (alcool, droghe, gioco d'azzardo, etc.)
“La dipendenza affettiva non è in realtà una diagnosi che troviamo nel manuale dei disturbi psicologici e mentali (DSM-V). Si tratta però di un pattern di comportamenti, pensieri, sensazioni ed emozioni molto preciso e spesso ripetitivo, una sindrome psicologica con delle caratteristiche ricorrenti che viene classificata come “dipendenza comportamentale“.
Possiamo definire le dipendenze affettive come un modo patologico di entrare in relazione.
Si tratta di una forma di legame molto intenso che comporta la progressiva riduzione fino alla perdita completa della propria autonomia e della propria libertà.
Si tratta di una forma di “amore” simbiotico in cui si ricerca la fusione con l’altro, con conseguenti danni al benessere emotivo e psicologico della persona.
Si entra quindi in relazione in modo patologico, dannoso e disfunzionale.
Il “dare” e il “ricevere” nel rapporto sono fortemente squilibrati a favore dell’uno e a sfavore dell’altra.
Nella dipendenza affettiva si riscontrano le seguenti caratteristiche:
•forte bisogno della presenza dell’altra persona, dalla quale si dipende in tutto e per tutto: la propria felicità e soddisfazione dipendono esclusivamente dalla presenza dell’altro. Vi è un bisogno compulsivo dell’altra persona;
•investimento totale (di tempo e di pensieri) sulla relazione di coppia e sul partner, a discapito di altre relazioni affettive (amicali e familiari), spesso anche per evitare le critiche). Si trascurano quindi altre attività svolte in maniera individuale o con altre persone che non siano il partner. Talvolta si trascurano anche i propri impegni lavorativi e il rendimento cala, poiché la mente è piena dei pensieri (dolorosi) che riguardano l’altra persona;
•si tende a giustificare il partner con se stessi e agli occhi delle altre persone, anche quando è maltrattante o violento. Ci si isola o si mente per evitare le critiche;
•si perde la capacità critica sul rapporto oppure – più spesso – si negano evidenti aspetti patologici perché, se presi sul serio, la consapevolezza raggiunta dovrebbe comportare la rottura della relazione;
•l’autostima e il valore percepito di sé dipendono esclusivamente dalla valutazione e dall’approvazione del partner;
•proprio perché si teme di perdere il legame, si ricercano continue conferme e rassicurazioni, spesso vivendo dei forti sentimenti di dubbio, insicurezza e gelosia;
•annullamento di sé e perdita di importanza della propria autonomia, individualità e indipendenza: questo comporta che le attività svolte senza il partner perdono di importanza, non sono desiderabili e vengono vissute con un sentimento di tristezza, sono svuotate di senso;
•vi è una mancanza di energia disponibile per portare avanti i propri progetti, spesso a causa dei sentimenti depressivi che accompagnano la dipendenza emotiva;
•difficoltà a prendere posizione o ad esprimere le proprie emozioni di fronte al partner. Si perde di vista quello che si desidera veramente, per accondiscenderlo;
•i propri bisogni vengono percepiti esclusivamente in relazione all’altra persona. I bisogni del partner hanno la priorità, a discapito delle proprie esigenze;
•assenza di parità e di reciprocità nella relazione;
•la relazione è rigida e non evolve né matura; i cambiamenti all’intero del rapporto vengono percepiti come minacce. La relazione può diventare davvero distruttiva;
•si ricerca e si porta avanti la relazione nonostante crei molta sofferenza. Anzi, proprio per trovare sollievo da questa sofferenza, si ricerca il partner sempre di più → si crea sofferenza ancora maggiore → si ricerca il partner ancora di più.. etc. (circolo vizioso).
il circolo vizioso si autoalimenta, allo scopo di non perdere la persona “amata”, poiché si temono fortemente l’abbandono, il rifiuto o la separazione.
I sintomi fisici di cui generalmente soffre il dipendente affettivo sono: stanchezza, problemi posturali, cattiva nutrizione, problemi respiratori, problemi al sistema immunitario e problemi digestivi, ad esempio la gastrite. “
Non riesco a spiegare come sto ma ogni singola parte del mio corpo e della mia mentre sembra spegnersi,crollare,distruggersi. Il mio corpo soffre come se mancasse una parte interiore di me, la mia mente sta facendo crollare ogni pensiero sano e il mio cuore si sta chiudendo.
Ed e’ proprio vero che la salute mentale affetta quella fisica perche il mio corpo sta dando allarmi su ogni fronte. Sono stanca ma dormo poco o nulla , mangio senza avere fame e subito dopo mi sento male con lo stomaco e mi obbligo a cacciare tutto fuori.
Sto chiedendo aiuto con gli occhi, con il cuore, con le azioni e con il silenzio ma nessuno mi legge,nessuno mi ascolta . Sono in questo da sola e non so se voglio affrontare tutto questo dolore che provo, vorrei avere un po’ di pace e di tranquillità assoluta.
Vorrei spegnere tutto e mollare , qui non mi resta niente solo i pezzi di me lasciati lì soli a marcire.
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A pochi mesi dall'avvio della macchina delle primarie, l'America si interroga: meglio un ottuagenario rimbambito che sta in piedi perché non tira vento e confonde la Svezia con la Svizzera - per non dire di Slovacchia e Slovenia - o meglio un giovanotto di 77 anni eversore bancarottiere mezzo fascio e bugiardo che se non va alla Casa Bianca va direttamente in galera?
I pareri divergono ma una cosa è già acclarata: non c'è la possibilità di nessun altro candidato.
Cioè, su 332 milioni di abitanti, non si trova uno meno cretino dei due di cui sopra, che in circostanze normali sarebbero gentilmente accompagnati in una Rsa (il democratico) e in una struttura psichiatrica (il repubblicano).
Ciò non toglie agli Stati Uniti la patente di "più grande democrazia del mondo", giustamente guadagnata in decenni in cui ha quasi sempre vinto il candidato con più budget, più lobbisti e più sponsor, un paio di volte conquistando la Casa Bianca con meno voti del perdente: una simpatica peculiarità del sistema elettorale locale che tuttavia nessuno si sogna di mettere in discussione perché va bene cosi, vinca quello che ha preso meno voti, bah.
Anche noi europei siamo dilaniati dal dubbio, seppur da spettatori.
Meglio quello che ha dissolto la Ue nella Nato approfittando delle follie putiniane o meglio quello che vuole dichiarare la terza guerra mondiale alla Cina?
Meglio quello che non capisce una cippa ma tanto fa quello che gli dice il deep state o meglio quello che non capisce una cippa manco lui però non si fa manovrare da nessuno?
Meglio fare la pace con la Corea del Nord e sciogliere i poli come vuole Trump o meglio salvare i ghiacciai e sciogliere l'Europa come vuole Biden?
In sintesi estrema: meglio uno affetto da demenza senile e Alzheimer o uno affetto da narcisismo patologico maligno?
Si prevedono lunghi dibattiti anche nostrani.
L'unica cosa certa è che Cacciari indicherà uno dei due come sicuro vincitore, aggiungendo "come si fa a non capire", poi vincerà l'altro e lui ci spiegherà che è trent'anni che lo dice.
Alessandro Gilioli, Facebook
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Sarà un mio problema (no), ma per me c’è alla base del patologico nel leggere/sentire di gente che blatera solo di appuntamenti e tipi. Letteralmente leggo solo post su storie andate di merda e presunti “casi umani” incontrati al che mi sorge spontanea la riflessione che - seppur di gente di merda ne è pieno il mondo - è pur vero ne sia altrettanto privo di capacità di discernimento. Io non penso d’essere stata “fortunata” nei rapporti umani; ho solo avuto capacità di discernere e selezionare, ho selezionato cioè sulla base di criteri ben precisi. Poi le inculate son venute com’è naturale che sia, ma mai colossali, mai qualcosa che cambiasse all’improvviso la concezione di quella persona. Mi chiedo: quando sento lamentare continuamente le donne dei loro partner (coglioni, senza dubbio) quanto è un problema del dichiarato coglione e quanto tuo, invece? Detesto le lacrime di coccodrillo; si vive bene pure senza cazzo, o senza lamentarsene.
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E quel gesto protettivo catturato dalla foto le è così connaturato che assomiglia più al respiro e al battito del cuore che alle decisioni consapevoli. Solo così, vorrei aggiungere, quando fare il bene è una cosa che letteralmente ti scappa, mentre nemmeno ci pensi, la mano arriva al momenti giusto e scongiura il peggio. Paragonato a questo istinto morale, il bene volontario produce sempre il suono di una moneta fasulla. ______________________ "C'è sempre qualcosa di assente che mi tormenta" diceva Camille Claudel, l'allieva di Rodin, malata cronica di nervi. Quelque chose d'absent. Chiamiamolo così. Forse queste cose fanno parte della vita di ognuno, e c'è chi ci fa più caso, e chi meno. In una certa misura, se questo è vero, la felicità dovrebbe consistere in una sempre minore attenzione a se stessi. Altro che cura di sé! Meno sai chi sei e cosa vuoi, meglio stai. ______________________ L'orrore del parlato va inquadrato in una strategia sempre rivolta a tenere a bada, ammansire, allontanare la potenza dell'irrazionale, dell'imprevedibile. Ne risulta anche una specie di astrazione perpetua. ______________________ Del resto, nella vita umana non esiste nessun vero appagamento, e basta immaginare dei motivi di frustrazione per trovarli belli e pronti nella realtà. ______________________ Ahimè tutti questi specchi che ci offre la letteratura sono deformanti come quelli del luna park, ci rendono inverosimilmente smilzi o obesi convincendoci a riconoscerci nella deformazione. Non dico solo nei libri, ma nell'universo non c'è nulla che davvero ci assomigli, noi stessi non ci assomigliamo, e ogni forma di identificazione non è, in fin dei conti, che il casuale sovrapporsi di ombre fuggitive. ______________________ Non riusciva mai a percepire un voler bene silenzioso e privo di manifestazioni tangibili. E se il prezzo di ciò di cui aveva più bisogno era il far sentire in colpa gli altri, ebbene, si sentissero in colpa! ______________________ ...ma adesso sembrava che dell'altro gli interessasse solo la sua capacità di attenzione, tanto più passiva meglio era - la sua fedeltà, per usare una parola tipica del suo antiquato lessico morale. Già è difficile dare un buon consiglio; ma se chi ti parla vuole essere solo ascoltato, allora non c'è più niente da fare. ______________________ Siamo sempre rimasti uniti da una tono di confidenza. Ma anche in questa maniera dolce, passo dopo passo, senza mai accennare a un conflitto, ci si può allontanare moltissimo. Roma è una città particolarmente propizia a queste sparizioni nelle quali, paradossalmente, si finisce spesso per incontrarsi, perché si hanno gli stessi amici e si vive pur sempre nello stesso ambiente, ma qualcosa ha prodotto fra due persone una distanza siderale. Ero sicuro che sarebbe tornata una stagione di intimità - cosa che poi in qualche modo di è verificata. Ma Rocco non era di Roma, ed era una persona troppo vera per farmi passare liscia questa specie di vacanza da lui che avevo deciso di prendermi. Me ne chiese conto più di una volta, mettendomi alle corde, esigendo una risposta precisa. E io lo esasperavo assicurandogli che gli volevo bene, che a volte i sentieri si distaccano per ricongiungersi più avanti... cose anche ragionevoli, ma che di certo non erano una merce buona per lui. Era proprio questo il problema: non gli potevo rispondere perché non riuscivo più a farmi capire, a montare sullo scoglio liscio della sua disperazione. Non mi ero accorto che Rocco stesse procedendo a passi così lunghi verso un'ombra più scura delle altre, capace di trasformarlo in un soccombente. L'avversario che lo aveva sempre pungolato non aveva mai sferrato un attacco come quello che lo aspettava. _______________________ Ma anche teologia nell'unico modo in cui l'immaginazione di un uomo d'oggi può praticarla, cioè realizzando la perfetta, ineluttabile identità del divino e del patologico. _______________________ Al contrario, la letteratura deriva la sua stessa ragion d'essere dal rifiuto di ogni generalizzazione: è sempre la storia di quella persona murata nella sua unicità, artefice e prigioniera della sua singolarità. E dunque la letteratura, se parla di una malattia, non potrà che trasformarla in una malattia senza nome, l'unica che si possa commisurare degnamente a quell'irripetibile intreccio di destino e carattere, contingenza e necessità che dà vita a un personaggio. _______________________ ...ogni perdita d'innocenza aumenta in noi il senso desolante dell'estraneità di quel mondo che l'anima si ostina a scambiare per la propria casa. _______________________ Che cos'è un incidente? Senza alcun dubbio, qualcosa di refrattario a ogni forma di racconto. Libero dal vincolo della necessità, gratuito, imprevedibile, accade non smettendo però di ricordarci che poteva benissimo non accadere. [...] Qualcosa che non c'entra nulla e prevale su tutto il resto. Da quel momento, l'onda d'urto dell'assurdo procede a ritroso investendo tutto il passato, fino al primo giorno. _______________________ Ma esiste anche un tempo meno percepibile e non misurabile in giorni o anni, nel quale non facciamo che spendere energie puramente negative, necessarie a respingere oscure minacce, a ricercare un instabile equilibrio tra forze contrarie, a fuggire da ciò che i nostri genitori hanno desiderato per noi. _______________________ Invece di rinunciare all'egoismo (come se fosse possibile!) lo ha attraversato fino in fondo, ed è sbucato nella libertà senza bisogno di abiurare nessuna maschera indossata in precedenza. _______________________ Semmai, la capacità più auspicabile è quella di arrendersi a se stessi, perché una parte consistente del dolore che si prova dipende dalla volontà di rimediare all'irrimediabile e dunque di avvelenare quello che è con quello che potrebbe essere. _______________________ Il fatto è che nelle nostre vite il caso e il più inflessibile concatenarsi degli eventi si assomigliano in modo da diventare esattamente identici - e forse è proprio questa opacità a permetterci di tollerare l'urto delle cose, senza mai farcene una ragione ma finendo per accettarle. _______________________ Non c'è niente di male, ma quello che voglio dire è che le vere rivoluzioni sono trasformazioni: di ciò che già sappiamo, di ciò che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi. Perché è vero solo ciò che ci appartiene, ciò da cui veniamo fuori. _______________________ Come fiori di melo appena sfiorati dalla brezza, anche i ricordi ci chi abbiamo conosciuto talmente bene che la consuetudine è diventata quasi un riflesso condizionato, si staccano e volano via con rapidità inconcepibile. Pensiamo di averne accumulati tantissimi, così numerosi e vividi da ritenerli inestinguibili - e invece in mano ci resta poco più di uno sfarfallio di immagini incerte e fuggitive. Forme di memoria talmente insignificanti e sbriciolate da equivalere alla dimenticanza. Tutto l'onere della prova ricade sulle spalle di chi resta. Saranno davvero esistite due persona come Rocco, e Pia? _______________________ Soprattutto la notte, certe notti, rimane solo la paura: come di un corpo gettato nel vuoto rimane solo il peso. Poi tornano l'ironia, un pensiero gentile, la capacità di farsi coraggio.
Emanuele Trevi, Due vite
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Niente, nessuna notizia sulla Cura Coronavirus.
Niente, nessuna notizia sulla #CuraCoronavirus.
Certo, non è facile spiegare al pubblico che il virus MUORE a contatto con un antivirale sintetizzato per l'HIV.
E come glielo spieghi allo spettatore medio? 😂😂😂😂😂
Stanno dandosela a gambe perfino gli scienziati!
Vedi che fanno?
Si scrivono e fanno appelli per invitare a ritirare gli endorsement dagli studi PUBBLICATI E VALIDATI che dimostrano che il Novel Coronavirus Wuhan Type, sia stato ingegnierizzato con l'aggiunta di uno strain non da poco.... quello dell'immuno-deficenza acquisita.
“Scappamo raga…. se ne sò accorti!!”
https://nationalfile.com/scientist-explains-new-study-revealing-coronavirus-may-have-links-to-hiv/
Insomma, se non è zuppa è pan bagnato, il Coronavirus DI SUO, segmenti dell'HIV non ce li ha, porello.
Qualcuno deve averceli inseriti mica i virus si ibridano tra loro, eh?
Quindi, dicevamo, non è facile spiegare alla gente che se ti becchi il virus, devi farti gli antivirali HIV alle mogli e ai mariti rimarrebbe il dubbio che sei un puttaniere….o una libertina o che ti fai le spade di ero in vena e non glielo hai mai detto oppure che sei gay, pur essendo un cinese padre di sei figli… non è facile, andiamo mettiamoci nei loro panni.. e quindi, si tacita la cosa si invita il console cinese, gli si presenta il Trio Lescano dello Spallanzani, si incoraggia la ricerca, si loda il premier Conte per lo stato di emergenza nazionale, si inneggia e ci si impettisce come tacchini affetti da narcisismo patologico per la supremazia e l'eccellenza della straordinaria ricerca italiana e lo fa uno che nel Lazio ha chiuso 23 ospedali. Insomma, è l'Italia gente
Un paese MARCIO IN TUTTI I CASI, A NOI checcefrega?
La cura c'è a costo di mandare uno a Bangkok a comprare uno scatolone de sto farmaco la cura c'è e #noncelodicono, capito CICAP?
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Il corpo di Chanel Totti in copertina e noi che dobbiamo far finta che sia fatto in buona fede La nuova copertina della rivista Gente definisce la figlia di Francesco Totti “gemella di mamma Ilary”. Nulla in contrario, se non fosse che protagonista della prima pagina non è un ritratto di famiglia, ma una foto della tredicenne al mare, tra l’altro col volto pixelato. Quella somiglianza, dunque, non è nel viso, ma nelle curve. Siamo al punto in cui è diventato legittimo mostrare il corpo di una ragazzina e paragonare le sue forme a quelle di un’adulta, col solo scopo di far notare questo fatto. Non è questa la sede per polemizzare sull’utilità stessa del gossip e dei paparazzi, ma una cosa mi sembra fondamentale: qualunque sia la caratura di un articolo di giornale, è fuor di dubbio che si debba rispettare la Carta di Treviso relativa alla deontologia professionale in rapporto ai minori. In questo senso, i giornalisti dovrebbero (uso il condizionale non a caso) impegnarsi a tutelare il minore, la sua dignità e la sua immagine, con particolare riferimento alla privacy. E questo impegno, pensate, vale anche nel caso in cui i genitori abbiano prestato il consenso – informazione di cui al momento non sono in possesso. Tradotto significa che, se una madre accorda il permesso di pubblicare le foto del proprio figlio (o figlia) nudo e si tratta di un minorenne, la testata deve comunque chiedersi: qual è il miglior interesse per il ragazzo? Potrei danneggiare la sua integrità e privacy divulgando questi scatti? Dopo il fattore adolescenza e minore età, non si può certo sorvolare sul fatto che Chanel sia una ragazza. Voi avete mai visto in copertina il figlio di un vip fotografato mezzo nudo per commentarne il fisico in rapporto al padre? Io sinceramente no. Ma ammetto che potrebbe essere una mia mancanza. Detto questo, mi pare ovvio che sarebbe altrettanto condannabile. L’errore è di principio: sessualizzare il corpo di un minorenne è considerato un atto vile (o patologico), dal punto di vista etico, sociale, ma anche banalmente superficiale. A pelle, come si dice, ci sembra sbagliato. Automaticamente l’errore svanisce quando diventa un commento scherzoso, un titolo estivo, una didascalia di Instagram che infatti definisce Chanel “graziosissima”, come fosse l’amorevole parere di una nonna. Anche la direttrice di Gente Monica Mosca commenta la copertina dicendo che Chanel “è un fiore”. Quindi, riassumendo, un grazioso fiore. Non una minorenne a cui è stata coperta la faccia ma non il fondoschiena. Nel vortice della polemica è partito anche l’hashtag #puritani. Le ragazzine a quell’età girano sempre scoprendo il corpo, questa non è né la prima, né l’ultima. In pratica – si dice – siamo abituati a vederle e qualunque minorenne sarebbe finita in copertina così, perché è così che si vestono. Mi dispiace molto che non si riesca a cogliere il filo che collega la possibilità di vestirsi come piace di più e quella di non essere fotografate (o giudicate) per il fatto di vestire in quel modo. È lo stesso che collega l’invio di una foto senza veli al proprio partner e la pretesa – anzi, il diritto – che quella foto non venga diffusa a terzi, in gruppi Telegram e Facebook. Ma in effetti neanche questo nesso ci è ancora molto chiaro. La cosa che mi lascia ancor più interdetta? Che molti commenti ‘a favore’ della copertina contengano l’aggettivo “bellissima”. Anche facendo finta che possa essere un concetto oggettivo e utile alla descrizione di una persona, in che modo l’intento di ritrarre una ragazza bellissima si realizzerebbe oscurandone il volto? Era un obbligo dato dalla minore età, certo, ma allora si sarebbe potuto evitare del tutto. Invece no, la verità è presto detta: non era affatto quella l’intenzione, poiché lo sguardo del lettore è automaticamente ed esclusivamente diretto verso il corpo. Il fiore? La grazia? Smettiamola di voler incasellare le donne in ideali pseudo-romantici o, viceversa, in pezzi di carne da sbattere in prima pagina. E stavolta è andata pure meglio del solito: generalmente sono smagliature o chili di troppo a farci guadagnare la copertina. Eliana Cocca Eliana Cocca Bioeticista DIRITTI - 22 AGOSTO 2020 Il corpo di Chanel Totti in copertina e noi che dobbiamo far finta che sia fatto in buona fede Il corpo di Chanel Totti in copertina e noi che dobbiamo far finta che sia fatto in buona fede La nuova copertina della rivista Gente definisce la figlia di Francesco Totti “gemella di mamma Ilary”. Nulla in contrario, se non fosse che protagonista della prima pagina non è un ritratto di famiglia, ma una foto della tredicenne al mare, tra l’altro col volto pixelato. Quella somiglianza, dunque, non è nel viso, ma nelle curve. Siamo al punto in cui è diventato legittimo mostrare il corpo di una ragazzina e paragonare le sue forme a quelle di un’adulta, col solo scopo di far notare questo fatto. Non è questa la sede per polemizzare sull’utilità stessa del gossip e dei paparazzi, ma una cosa mi sembra fondamentale: qualunque sia la caratura di un articolo di giornale, è fuor di dubbio che si debba rispettare la Carta di Treviso relativa alla deontologia professionale in rapporto ai minori. In questo senso, i giornalisti dovrebbero (uso il condizionale non a caso) impegnarsi a tutelare il minore, la sua dignità e la sua immagine, con particolare riferimento alla privacy. E questo impegno, pensate, vale anche nel caso in cui i genitori abbiano prestato il consenso – informazione di cui al momento non sono in possesso. Tradotto significa che, se una madre accorda il permesso di pubblicare le foto del proprio figlio (o figlia) nudo e si tratta di un minorenne, la testata deve comunque chiedersi: qual è il miglior interesse per il ragazzo? Potrei danneggiare la sua integrità e privacy divulgando questi scatti? Gente pubblica la foto della figlia di Totti, la tredicenne Chanel, in costume da bagno: volto oscurato, lato B in primo piano. Critiche in rete: “Ci sono codici per proteggere i minori” LEGGI ANCHE Gente pubblica la foto della figlia di Totti, la tredicenne Chanel, in costume da bagno: volto oscurato, lato B in primo piano. Critiche in rete: “Ci sono codici per proteggere i minori” Dopo il fattore adolescenza e minore età, non si può certo sorvolare sul fatto che Chanel sia una ragazza. Voi avete mai visto in copertina il figlio di un vip fotografato mezzo nudo per commentarne il fisico in rapporto al padre? Io sinceramente no. Ma ammetto che potrebbe essere una mia mancanza. Detto questo, mi pare ovvio che sarebbe altrettanto condannabile. L’errore è di principio: sessualizzare il corpo di un minorenne è considerato un atto vile (o patologico), dal punto di vista etico, sociale, ma anche banalmente superficiale. A pelle, come si dice, ci sembra sbagliato. Automaticamente l’errore svanisce quando diventa un commento scherzoso, un titolo estivo, una didascalia di Instagram che infatti definisce Chanel “graziosissima”, come fosse l’amorevole parere di una nonna. Anche la direttrice di Gente Monica Mosca commenta la copertina dicendo che Chanel “è un fiore”. Quindi, riassumendo, un grazioso fiore. Non una minorenne a cui è stata coperta la faccia ma non il fondoschiena. Nel vortice della polemica è partito anche l’hashtag #puritani. Le ragazzine a quell’età girano sempre scoprendo il corpo, questa non è né la prima, né l’ultima. In pratica – si dice – siamo abituati a vederle e qualunque minorenne sarebbe finita in copertina così, perché è così che si vestono. Mi dispiace molto che non si riesca a cogliere il filo che collega la possibilità di vestirsi come piace di più e quella di non essere fotografate (o giudicate) per il fatto di vestire in quel modo. È lo stesso che collega l’invio di una foto senza veli al proprio partner e la pretesa – anzi, il diritto – che quella foto non venga diffusa a terzi, in gruppi Telegram e Facebook. Ma in effetti neanche questo nesso ci è ancora molto chiaro. Arisa pubblica una foto in bikini e Caterina Collovati la attacca: “Il politicamente corretto ha rimbambito un po’ tutti” LEGGI ANCHE Arisa pubblica una foto in bikini e Caterina Collovati la attacca: “Il politicamente corretto ha rimbambito un po’ tutti” La cosa che mi lascia ancor più interdetta? Che molti commenti ‘a favore’ della copertina contengano l’aggettivo “bellissima”. Anche facendo finta che possa essere un concetto oggettivo e utile alla descrizione di una persona, in che modo l’intento di ritrarre una ragazza bellissima si realizzerebbe oscurandone il volto? Era un obbligo dato dalla minore età, certo, ma allora si sarebbe potuto evitare del tutto. Invece no, la verità è presto detta: non era affatto quella l’intenzione, poiché lo sguardo del lettore è automaticamente ed esclusivamente diretto verso il corpo. Il fiore? La grazia? Smettiamola di voler incasellare le donne in ideali pseudo-romantici o, viceversa, in pezzi di carne da sbattere in prima pagina. E stavolta è andata pure meglio del solito: generalmente sono smagliature o chili di troppo a farci guadagnare la copertina. C’è un problema ancora più a fondo: l’idea che sia normale, finanche divertente, parlare del corpo degli altri, come se il solo fatto di averlo davanti agli occhi ci concedesse questo diritto. Il diritto di giudicarlo (nel bene e nel male), sessualizzarlo, paragonarlo, deriderlo, appropriarcene in tante forme diverse, da quelle apparentemente “innocue” a quelle più violente. Davvero vogliamo far finta che sia sempre tutto in buona fede e aspettare le prossime scuse? Non c’è più tempo per il senno di poi, le cose devono cambiare. di Eliana Cocca
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Dispersione di un'anima
Ignorami pure, non ho più bisogno di parole nei fatti, le percezioni mi parlano, l ascoltarle creano folli fatti, l'esser folle concede alla mia amigdala perenni e profondi orgasmi tra paura ed adrenalina, non posso interrompere il viaggio senza tempo di questa funebre nave dall'equipaggio assente, cullata dalle onde di dolore, nel silenzio di un vento assordante. Non nego però di essere sempre pronta per mettere la libera scelta di chi sta affogando in tal oscuro mare, di aggrapparsi a sopravvivere con me, nel modo più sbagliato, la differenza fra te e tutto il resto dell'universo, è che a costo di fare affondare tutto quanto, perché sostenere in ogni porto, ogni qualvolta tu riesca a comunicarmi la certa presenza della tua anima, nonostante la creato dal dubbio di cadere in un'imboscata pirata, Sì è sempre lì ad imbarcare acqua nella stiva, dove Ormai sono annegati quegli umani sentimenti che mi facevano sentire viva. Peccato che tali individui, del mare i banditi, credo di essere ottimi pirati, solo perché il loro patologico narcisismo li porta, erroneamente a credere, di essere furbi nella tirare una tal importante leggenda che le acque ha solcato ben troppo tempo, la verità è che capitano, solo per merito ma molto più per necessità, trova che la sua noia possa essere rotta solo dall'osservare, quanto, quelli che si definiscono esseri umani, possono ferire solo per piacere personale, segreto desiderio di essere superiori, senza l'etica forza di innalzarsi, usando tutte le forze rimaste dal controproducente, quasi malato, impegno nel avvelenare, senza saperlo, avvelenandosi. Qui la narrazione acquisisce una vena tragicomica, perché il tal già nominato capitano, affettuose ridente ragazzina, dalla facile parola, spinta fuori a tramite il perverso piacere tratto dall' intrattenere, dal distrarre dall' aiutare dall' assistere, dal far sorridere chi la ama e perfino chi la odia; non ha mai detto di essere parte della stessa linea pirata, solo che forse ha cambiato vita, non tanto per essere una corretta marinaia, non era più capace, ma bensì per prostrarsi come un esca, in una machiavellica trappola per vedere chi merita e chi no, per scoprire chi dovrebbe essere aiutato e chi annientato. Senza troppe distinzioni, riteneva che l'essere umano vanta il libero arbitrio, Se pecchi, meriti una reazione karmica coerente, cioè di provare almeno un centesimo del dolore provocato. E ti giuro, non è cattiveria, solo la critica visione di sia cresciuta in una psicolabile tempesta di immeritate destini che punizioni, posate in traumi, che hanno reso la sua anima preoccupantemente capace di ignorare il dolore, capace di ridere sulla morte, mentre l'universo non comprende, non crede, con odio addita. Forse, facendo in tempo, troverai un ultimo frammento della mia mente da rispettare, altrimenti un corpo freddo su cui per il tempo perso piangere amare lacrime, L'importante è tanto solo una cosa, averti lì, anche solo un momento, ho tutte le esistenze in base alla troppe vite, in fondo in fondo, atterrita da troppe morti. NN.
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forse la maggior parte dell’amarezza viene dal sapere che non mi mancheresti così tanto. che forse con te ho capito che questo gioco non fa per me, e forse sono il tipo di persona destinata a chiudersi in una stanza dietro barriere di libri, per poi sposarsi alla polvere e al giallo delle pagine. all’odore di stantio e alle fioriture sui frontespizi.
è così tedioso a volte tenere le file dei rapporti. non credo di avere l’energia per farlo. sono molto stanco. vorrei poter solo lavorare, lavorare, lavorare. eppure faccio tutt’altro, che strano. un desiderio forse instillato artificialmente mi spinge a tendere la mano verso gli altri, ma vengo sempre bloccato da un invisibile pannello. mi è totalmente impossibile toccare il calore delle altre persone. col tempo inizio a capire che forse non è un problema, che si può stare bene illuminati solo da un monitor per il resto della propria vita, mangiare da soli, dormire da soli, amarsi da soli, toccarsi da soli, farsi compagnia da soli.
del resto, da solo posso fare molte cose. posso leggere, posso pensare, posso dormire, posso scrivere, posso studiare, posso guardare dei film, posso fare qualunque cosa io voglia in qualunque momento, non rendere mai conto a nessuno, non chiedere, non spiegare. con gli altri? beh, con gli altri ho l’imperdibile occasione di potermi sentire costantemente fuori posto.
non mi è mai venuto particolarmente naturale stare in mezzo agli altri, forse lo era prima che prendessi coscienza - forzatamente, per mano di altri - della terribilità della vergogna. quando sono con gli altri mi sento come in equilibrio su un guscio d’uovo di struzzo. sempre assalito e consumato da un terrore che qualcosa possa rompersi in qualunque secondo.
rimango irretito, iper-cosciente di ogni singolo movimento del mio corpo e allo stesso tempo completamente distratto e assente dall’ambiente circostante. conferisco così alla mia postura una singolare rigidità mista a un’impressione, che sarebbe corretta, di perenne disattenzione. questo processo richiede molte delle mie già limitate energie fisiche e mentali, così ne rimane ben poca da dedicare alle persone che ho effettivamente intorno. la mia già debole indole risulta ulteriormente ammosciata e impallidita, tesa dalla necessità reale e/o percepita di mettere spettacolo. mi giudico quindi piuttosto patetico.
pur cosciente della favola dell'"animale sociale", non posso constatare che il mio più grande sollievo viene dall'isolamento. non avrei il bisogno di carezze se non le vedessi dappertutto intorno a me, anche se ho imparato - troppo tardi - che la maggior parte di esse sono calcolati movimenti di teatro.
non posso non stare male con gli altri, non farmi assalire dal terrore e dalla preoccupazione. quando mi lascio andare a qualche raro sentimento genuino, ne scaturisce subito il terrore - cosa mai avrò fatto nell'ebbrezza del momento? ridicolo. chi decide che è patologico non ricercare il legame con gli altri? perchè dovrebbe essere patologico non volersi sprecare e svenare in effimere circostanziali comunicazioni che soddisfano, nelle più frequenti casistiche, un deprimente desiderio di sentire la propria voce, e di vedersi riflessi negli occhi di chi ci sta davanti.
lo sforzo di memorizzare e seguire regole mai scritte e non sistematiche, impietose ma flessibili, mutevoli ma intransigibili. la tortura di sorridere, scherzare, mostrare, chiedere, rispondere. è come un coltello che si rigira e rivolta nella piaga, sempre più insistente e doloroso.
la mia psicoterapeuta ha detto che non tutti trovano interessanti i navelgazing che ho da proporre, e io non lo metto in dubbio, anzi, se non lo sapessi fin troppo bene non mi nasconderei come un disgraziato. semplicemente, certi di noi hanno poco altro da offrire.
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Scoprì presto che le vecchie abitudini sono dure a morire.
E che le belve, in qualche modo,devono essere domate. O finiranno per dominarti.
Che ogni dipendenza è oppio per un cervello iperattivo,
Che la vita è un velo di maya,
E che la psicologia, la scienza, la religione e l'astrologia, in fondo, sono, forse, tutte credenze che adottiamo per illuderci di avere un controllo sui nostri pensieri ed eludere alle cattive condotte.
Scoprì che ancora non aveva scoperto niente.
E che navigava in un mare di incertezze su una barca barcollante di cui i remi erano un dubbio patologico e una smodata voglia di esercitare controllo in un mondo che tende al caos.
-Chetura.
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“GROTESQUE” di Natsuo Kirino
Una definizione È grottesco ciò che è tanto strano e bizzarro, deforme e innaturale, goffo e malridotto, da suscitare il riso, misto a un senso di ripugnanza e di fastidio incipiente. Se questo è il tema che la scrittrice giapponese si è autoassegnata, direi che è riuscita a eseguire benissimo il compito. Il romanzo che ne è scaturito rientra perfettamente nella definizione summenzionata, tuttavia riesce a suscitare interesse, a stuzzicare la curiosità. Si subisce una sorta di fascinazione letteraria, leggendo le parole di Natsuo Kirino. Essa è tale da tenere alta l’attenzione per quasi 850 pagine di assurdo iperrealismo. Così assurdo da indignare il lettore. Perché non può essere davvero così il mondo contemporaneo, la realtà che tutti viviamo, il lato oscuro delle nostre vite. Non è possibile che non ce ne siamo accorti prima, che non abbiamo notato quanto sia grottesca la nostra società classista, materialista, spietata e indifferente. Una premessa Sono costretto, anzi obbligato, a scrivere una recensione altrettanto grottesca, invitandovi a non leggere questo romanzo. Perché diavolo dovreste impelagarvi nella narrazione di ben cinque infelicità contemporanee (volendo elencare solo i personaggi principali), per poi uscirne abbattuti, svuotati, immiseriti (a livello umorale) e perfino pentiti? Io sono arrivato a pentirmi di averlo letto. Perché tutte le volte che mi sono soffermato a ridere delle stramberie narrate mi sono poi sentito in colpa, quando sono stati palesati tutti i dolorosi retroscena che si celavano dietro le apparenze. Ogni personaggio vive un dramma nascosto. Un dramma più che profondo e radicato, più che penoso e inestricabile, e ce lo racconta a modo suo. È questo, infatti, un romanzo polifonico, nel quale il lettore si trova a scoprire diverse verità, o diverse sfaccettature della verità, per bocca dei vari narratori. Il principale, fra essi, è una donna di mezza età, alla quale la scrittrice non si preoccupa nemmeno di attribuire un nome. Lo fa apposta, quella subdola della Kirino, a non concederci neppure lo scarno beneficio di chiamare in qualche modo la più inattendibile delle voci narranti. Sì, perché non ci si può mica fidare di quello che racconta! Così come si riveleranno essere solo più o meno veritiere le altre versioni dei fatti, esplicitate dai suoi “concorrenti” narrativi. Tutti dicono quel che “vedono” dal proprio striminzito angolo di mondo, attraverso la propria ristretta percezione personale che, a volte, è ricca di omissioni volute (ah, la coscienza sporca degli umani!) e di mistificazioni male orchestrate. Insomma, la verità sta nel mezzo, come spesso accade. Ma è davvero difficile, oltre che appassionante, andarla a ricercare fra le varie contorsioni letterarie di questo romanzo. La verità viene continuamente rimpallata tra un personaggio e l’altro. Solo l’abilità narrativa dell’autrice impedisce che il lettore ne venga disorientato. “Sospetto siano molte le donne che, almeno una volta nella vita, hanno pensato di fare la puttana. Ci sono quelle che riescono a vedersi come merce con tanto di prezzo e pensano di vendersi finché quel prezzo è alto, per ricavarne il più possibile. Quelle che pensano che il sesso non abbia nessun significato intrinseco e vogliono accertarsene a proprie spese, col proprio corpo. Quelle che si vergognano per la vita grama e insignificante che conducono e desiderano prendersi una rivincita dominando il sesso né più né meno come fanno gli uomini. Quelle che preferiscono indulgere in comportamenti perversi e autodistruttivi. Quelle che ambiscono a offrire conforto spirituale al prossimo…” I personaggi principali (nonché narratori): L’innominata – Ha 38 anni, vive da sola, è vergine, misantropa, cattiva, insensibile, invidiosa e opportunista. Pure bugiarda, direi. Quello che ci racconta è parzialmente falso o non del tutto vero, fate voi. La sua anaffettività suscita antipatia, tanto che risulta impossibile immedesimarsi in lei. A volte la si prenderebbe volentieri a schiaffi, altre volte non si può non ridere delle sue caustiche considerazioni. La sua caratteristica principale è, infatti, il cinismo, l’aridità emotiva. Giudica in maniera sprezzante chiunque le capiti a tiro, ma ha sempre una giustificazione per i propri comportamenti. È la sorella della bellissima Yuriko, che detesta e tiene lontana per pura e semplice invidia della sua avvenenza. Non esita ad apostrofarla duramente: “mostro”, la chiama. Dà del mostro a una ragazza che lei stessa, in diverse occasioni, definisce stupenda. Ditemi voi se ciò non è assurdo, se non è grottesco; Yuriko – Splendida mezzosangue nippoelvetica, appena più giovane della sorella, ha sempre vissuto ammaliando tutti con il proprio fascino innato. In giovanissima età si dà alla prostituzione per pura vocazione. Asserisce di essere una “puttana nata” e di non avere altre doti nella vita. Questa sua convinzione nasce evidentemente da una sua malsana concezione della realtà e dei rapporti umani, senza dubbio scaturita dall’essere cresciuta in una famiglia disfunzionale. I guadagni derivati dalla sua attività vengono dilapidati e, alla soglia dei 40 anni, si ritrova sul lastrico, costretta a battere il marciapiede. Sarà questo a condurla a diventare la prima vittima in questa storia;
Kazue – Compagna di classe dell’innominata e di Mitsuru, altra protagonista del romanzo. Nonostante la sua brillante carriera universitaria e lavorativa, è una persona terribilmente infelice, oltre che assurdamente fragile. Decide di darsi alla prostituzione ritenendo che essa sia lo strumento adatto per imporre, una buona volta, la propria volontà sul mondo, sulla società, sugli uomini che l’hanno sempre snobbata. I peggiori clienti li raccatta sotto la statua di un Jizo (totem buddista protettore dei bambini deformi. O grotteschi, verrebbe da dire). Finirà anche lei uccisa;
Mitsuru – Bella, ma non bellissima, è sempre stata la prima della classe. Ha ottenuto buoni successi professionali, ma è stata costretta a vivere alle spalle del marito, un vero genio. A un certo punto si perde, smarrisce il proprio raziocinio. Entra a far parte di una setta estremista che le rovinerà l’esistenza. Il suo punto di vista è fondamentale per chiarire alcuni aspetti della vicenda narrata e per smascherare la reticenza dell’innominata; Zhezhong – Immigrato clandestino cinese. Ha 34 anni ed è fuggito dal suo paese per via della miseria e delle privazioni in cui è vissuto. Ha perso l’adorata sorella Meijun in circostanze poco chiare e il suo ricordo lo tormenta. Confessa di aver ucciso Yuriko e di averla derubata, ma nega di essere coinvolto nell’omicidio di Kazue. Leggendo il suo memoriale, verrebbe quasi voglia di abbracciarlo, di perdonargli l’orrendo delitto che ha commesso, dato che la sua vita è stata un incubo, uno strazio lacerante. Ci si trattiene dal farlo solo perché il suo nome di battesimo è davvero orribile (grottesco!), ma anche perché le sorprese sono sempre dietro l’angolo in questo romanzo. Secondo alcune voci, che echeggiano qua e là nei vari capitoli, anche le verità di Zhezhong sono solo parziali, illusorie. Egli potrebbe essere un bugiardo cronico, un narcisista patologico, oltre che un bieco opportunista. Chissà? Il genere È molto difficile catalogare quest’opera in un genere letterario. Se prima ho parlato di iperrealismo non l’ho fatto con l’intento di inserirlo nel filone del neorealismo, ma solo per sottolineare la crudezza descrittiva della realtà narrata. Eppure è una realtà contorta, sempre esasperata, spesso forzata fino a sfiorare volutamente l’inverosimile ma senza travalicarlo mai. C’è del giallo fra le righe di quest’opera, ma non è abbastanza per farne un poliziesco; c’è del nero, ma la morte non è così spaventosa come lo è di solito nei cosiddetti noir. A volte, anzi, è perfino liberatoria; c’è del rosso, perché la politica irrompe nella narrazione con tematiche sempre attuali e spiazzanti: impossibile, per un lettore attento, non tracciare un parallelismo tra la tematica dell’immigrazione cinese in Giappone e le migrazioni che interessano l’Europa. Troppo simili alcuni contesti, troppo uguali certe dinamiche. Ci sono un sacco di colori, insomma, e di sfumature difficilmente identificabili. Gli esperti dicono che la giusta collocazione dei lavori della Kirino starebbe nel cosiddetto “hard boiled” o nella quasi estinta “pulp fiction”. Ma io non sono d’accordo. Non posso esserlo. Non c’è solo questo in “Grotesque”, c’è ben altro. C’è una profonda denuncia del sistema, una feroce critica al classismo, al pregiudizio e agli ostacoli che i giudizi morali frappongono fra il malcapitato e l’obiettivo del benessere personale e della propria affermazione. C’è la denuncia del maschilismo e della grettezza dell’uomo medio. Ma se gli uomini non ne escono a testa alta da questa narrazione, le donne non fanno certo bella figura. A loro si rimproverano invidie e gelosie esasperate, nonché ingiustificabili. A loro si imputano remissività e passività imperdonabili, le si accusa di complicità (con gli uomini), di debolezza, di lassismo. “Non si può vivere così” sembra dire questo romanzo, a ogni pagina. Ma tant’è…
Lo stile Lo stile? Ben lontano da leziosità e artifici baroccheggianti, risulta essere piano. Le figure retoriche sono rarissime. Parlano i fatti (o l’interpretazione degli stessi), senza che ci si perda in ghirigori. Il lessico ha un registro elevato, ma non ricercato, e si mantiene sempre tale. Nemmeno nelle scene più scabrose degrada nella volgarità. Non ce ne sarebbe bisogno, è fin troppo chiaro lo squallore e la sofferenza di certe situazioni, poiché il lettore vi viene accompagnato passo passo, attraverso la profonda introspezione psicologica di ogni personaggio. Il punto più drammatico lo si raggiunge quando ci vengono propinati i diari della povera Kazue, grottesca e sciagurata come nessun altro. Sebbene l’epilogo fatale della storia narrata venga palesato sin da subito, annunciando al lettore che Yuriko e Kazue sono morte assassinate, nulla preclude il piacere – un piacere tormentato – di scoprire come e perché è successo. Nonché il desiderio di capire in che modo le vittime (e il carnefice) siano giunte a compiere le loro scelte di vita. Il procedimento dell’analessi funziona a dovere e avvinghia il lettore in un abbraccio quasi morboso. Non leggetelo, mi raccomando, non lasciatevi abbracciare proditoriamente dalla Kirino, o finirete per non venirne più a capo. Orazio C. Read the full article
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Ho una curiosità/dubbio sull'autismo. Al mio corso di psicologia le prof parlavano di autismo come di un disturbo/patologia evolutiva, però su internet trovo opinioni diverse. Ho letto molti articoli scritti da persone con autismo, le quali dicono di non chiamarlo un disturbo, poiché non è una patologia da curare, ma un modo di essere, un esempio letto è "siamo come dei mac in un mondo di windows, abbiamo un sistema differente ma non patologico". E' sbagliato considerare l'autismo un disturbo?
E' indubbio che l'autismo sia un disturbo che impedisce alle persone di interagire in forma adeguata con l'ambiente che le circonda.E' altrettanto indubbio che sia un modo d'essere; ma lo è anche qualunque altro disturbo neurologico.Il problema (per quanto ne so) è che non si è trovata l'origine. Quindi non ritenerlo patologico mi appare un modo di nascondere il problema, oppure di cercare di accettare una condizione difficile da gestire.La comprensione è doverosa, ma la ricerca è necessario che continui per trovare l'origine e una soluzione a questa patologia.
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Non ho potuto fare a meno di leggere l'ennesima conversazione su quanto sia cretina "la gente" e quanta amarezza ci sia nelle parola di chi se ne lamenta, sottolineando neanche troppo velatamente, la propria superiorità intellettuale o antropologica. Ed ecco fioccare un termine scientifico qui, una citazione colta il tutto guarnito da un pizzico di falsa modestia e una spolevarata di fare paternalista e coscienziosa. La ricetta è da manuale ormai. Ma io vorrei rivolgere una domanda che vorrebbe essere un dubbio su cui riflettere in questo 2018, affinché non sia identico a tutti i precedenti. Ma non sarà che questo modo di fare è in qualche modo patologico e anche voi con questo modo di fare siate parte viva e centrale del problema che vi ponete?
(de’ sacchetti di plastica pe la frutta)
quello che più mi colpisce della moderna comunicazione legata alla politica è come sia riuscita ad attecchire l'idea che ogni singolo provvedimento vada ad interesse preciso e puntuale di renzi e altre due o tre persone al massimo (la boschi e la boldrini su tutti).
certo, all'epoca dei governi berlusconi venivano rinfacciati all'allora presidente del consiglio i provvedimenti su giustizia e media; le critiche potevano essere corrette o meno (non è un discorso che mi interessa fare ora), ma se non altro (se non erro, nel caso correggetemi e ve ne sarò grato -davvero, nessuna ironia) vi era una generale attinenza tra le leggi contestate e le vicende personali e finanziarie del premier. se aumentava il prezzo del pane non saltava fuori un cognato di berlusconi unico produttore di pane al mondo che si sarebbe arricchito vergognosamente.
attualmente, invece, ci troviamo nella surreale posizione in cui un numero rilevante di persone (si vedano le condivisioni e i commenti/like sui social per porcate come la sorella della boldrini -in realtà l'ottima krysten ritter- miliardaria grazie alle cooperative che gestiscono i migranti) crede che ogni provvedimento (più o meno) impopolare non sia sbagliato o giusto dal punto di vista politico, etico o economico, ma sia sbagliato perché favorisce direttamente, in modo netto, inequivocabile (seppure la cosa abbia sempre un che di nascosto e complottistico) e per nulla sottile chi lo emana. c'è sempre un fratello, un amico, un cugino di renzi che diventa immediatamente miliardario grazie a una legge fatta apposta. lo dice internet, e te lo dice subito e in caratteri grandi, quindi è vero.
e ti ritrovi a scoprire che la sorella della kyenge è rihanna. divenuta miliardaria grazie a una legge del governo renzi.
non capisco come siamo potuti arrivare in così poco tempo ad una situazione così diffusa e da cui è così difficile vedere ritorno. come siano mancati in modo così esteso gli strumenti per annusare le cazzate e evitare di crederci.
e no, “la gente è stupida” è una frase che può suonare consolatoria (perché consente automaticamente di escludere se stessi dalla massa), ma non è una motivazione sufficiente.
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I’m ready!
30.08.2069
C: «Ritengo che possa dare una prova evidente del suo equilibrio al momento attuale» dice spiegando le ragioni di questa sua scelta. Una volta ottenuto il consenso da entrambe e posata la teiera mette in pratica le sue intenzioni. Un ampio cenno della bacchetta di Charles dà il via al test. Nessuno si dovrebbe stupire troppo se improvvisamente l`ambulatorio del guaritore si tramuta davanti agli occhi delle due donne nella Sala Grande di Hogwarts. I quattro tavoli delle Case sono disposti perpendicolarmente al tavolo delle autorità leggermente rialzato dal pavimento. In alto, sopra le teste dei presenti, un gran numero di candele al momento spente, visto che il soffitto sembra dare direttamente verso un cielo limpido come in Scozia lo si può vedere solo in una giornata di fine estate. Katrine è l`unico studente al tavolo dei Tassorosso. Sulle sue ginocchia, però, c`è ancora la Puffola Pigmea che ronfa felice delle carezze. Ci sono pochissimi altri presenti nella sala. Qualche Corvonero ed alcuni Grifondoro nei tavoli davanti a lei ed un gruppo più folto di Serpeverde nel quarto tavolo alle sue spalle. La ragazza non può riconoscere nessuno. Quello che stanno vivendo è chiaramente una Trasfigurazione Illusoria e Charles non conosce gli studenti di Hogwarts. Deve quindi sopperire con volti presi chissà dove. Lui e la Professoressa Welkentosk sono ugualmente presenti. Si trovano entrambi seduti al tavalo delle autorità e per quanto riguarda il guaritore ora non leva gli occhi di dosso da Katrine neppure per un attimo. Ognuno dei nostri tre eroi ha davanti a sé la tazza di thé presa nell`ambulatorio come ricettacolo di un collegamento tra le due situazioni. Il Guaritore si china verso Rosmilta e più o meno in un sussurro le dice «Per quanta sicurezza io abbia messo in mostra davanti alla sua allieva, questa è anche per me la prova del sette. Il momento in cui capisco se il mio lavoro ha dato i suoi frutti. Immagino sia un poco come i suoi studenti che sostengono i GUFO. Faccio il tifo per lei, ma è tutto nelle sue mani.» In cosa consista il test è presto detto: alle spalle della ragazza le voci del gruppetto di Serpeverde si fanno perfettamente udibili.
[Ho sentito dire che è completamente pazza. Cosa è saltato in mente alla Wallace di permetterle di tornare? Voglio dire: se n`è andata, no? Che si tenga i suoi GUFO e faccia qualcosa fuori da scuola se vuole tornare in mezzo alle gente. Una pazza non ci fa nulla in mezzo a noi studenti. Ne scriverò a mio padre, sono certa che avrà qualcosa da dire al consiglio scolastico].
K: La stanza si tramuta nella sala grande, un colpo al cuore e il respiro di Katrine rallenta, si guarda intorno non riconoscendo nessuno, ovviamente, la mano sinistra si trova sulla palletta di pelo e mentre con le iridi smeraldine scruta la sala le voci giungono al suo orecchio fin troppo udibili, com`è giusto che sia per il test. Le iridi vengono chiuse e la destra viene stretta in un pugno, un respiro profondo e tutto per un momento sembra crollare, la sicurezza di potercela fare, il ritorno a scuola, l`affrontare tutto, niente ha più senso, ma c`è qualcosa in lei che le da la forza di riaprire gli occhi e rilassare la mano, un piccolo ghigno le compare nel viso,niente di maligno, solo la consapevolezza di potercela fare, o almeno di volerci provare. Si volta di scatto roteando col sedere sulla panca e tenendo la palletta di pelo sulle gambe, un sorriso sul volto «Buon pomeriggio» commenta alla fine della rotazione con un mezzo sorriso «sono felice che siate aggiornati sulle mie condizioni fisiche, ma la preside Wallace, come tutto il corpo docenti, è ben consapevole che, se non stessi bene, non sarei riuscita a tornare io stessa..» accarezza la pallotta di pelo «potete gufare anche al mio medimago, e a mio padre.. se vi fa sentire più tranquilli, ma questo non vi da il diritto di mancarmi di rispetto o di mettere in dubbio le capacità decisionali della preside o degli insegnati, posso non starvi simpatica ma non vi rincorrerò scagliandovi contro incantesimi e al massimo posso battervi nelle materie scolastiche facendo vincere alla mia casata la coppa delle case..» un respiro profondo «sono cresciuta con parenti e amici serpeverde, e potete pensare ciò che volete ma non sono pazza, e ho il diritto di voler puntare al massimo dei voti negli esami finali, esattamente come voi..» una pausa «se volete ancora scrivere al consiglio scolastico fate pure.. ma non me ne vado perché a voi non piaccio..no di certo» roteando nuovamente tornando a dar loro le spalle ma con la mano destra leggermente tremante.
R: Resta impassibile anche quando la stanza intorno a loro cambia e diventa un`illusione, continuando a sorseggiare quel the perché è perfettamente in grado di riconoscere un incantesimo simile. E le iridi restano ferme sulla ragazza ed ai suoi comportamenti, non lasciandosi sfuggire niente, ma proprio niente, di quello che succede e/o succederà. Ai bisbigli dell`uomo annuisce e bisbiglia un «sì, per i miei colleghi è importante che lei non rappresenti un pericolo per gli studenti» spiega, con tono ancora basso, gesticolando lentamente con la mano libera dalla tazza « vede, non possiamo star 24 ore su 24 dietro a lei né possiamo chiedere ai prefetti o ai caposcuola di farlo, sa, per rispetto nei suoi confronti e non possiamo aver paura di una crisi semmai ci fosse un momento di assenza da parte nostra, non so se mi comprende» Cercherebbe di spiegare all`uomo. E, nel mentre, osserva la reazione della ragazza a quell`intimidazione.
C: Alla reazione della Tassorosso i serpeverde fanno quadrato. Si fanno tutti ancor più vicini e sembrano volerla sfidare a dar prova della sua supposta pazzia davanti a loro che non vogliono cambiare idea nonostante le sue parole.
[I professori possono dire quello che vogliono, ma io continuerò a tenerti alla larga]
afferma uno di questi con una faccia da schiaffi degna del peggior discepolo di Salazar. Charles al tavolo degli insegnanti sorride soddisfatto. «Può farcela» conferma, sta volta più sicuro ancora.Purtroppo non è finita qui, infatti, quando la ragazza parla di vittoria della Coppa delle Case tutto il gruppo inizia a ridere come se avessero sentito la barzelletta più divertente della storia. I cori di
[Tassorosso che vince la Coppa... ahahah! Ma quando mai!]
si alzano forti e chiari. Dalla Sala d`ingresso proprio in quell`istante, arrivano un gruppetto di Tassorosso che assistono all`ultimo scambio di battute e si avvicinano a Katrine.
°Ti stanno dando fastidio, Katrine?°
le domandano dando adito alla possibilità di volersi schierare dalla parte della ragazza. Uno di questi dando prova che avrebbe potuto essere smistato a Grifondoro, infila la mano nella tasca del mantello e tira fuori la sua bacchetta con l`intenzione di dar battaglia. «Un po` di sostegno per essersi comportata bene con i serpeverde glielo dovevo. Però non si lasci ingannare. Anche i suoi alleati fanno parte del test» riprende a dire Charles sempre rivolto all`insegnante e sempre attento a quel che succede. Se a fior di labbra, senza neppure proferire il sussurro concessosi sin ora sembra che dica qualcosa come «forza, Katrine!» Non è solo un`impressione.
K: Sorseggia un po` di thé ignorando i discorsi che si fanno un po` più distanti da lei,uno dei ragazzi torna a parlare e posata la tazzina torna a voltare solo testa facendo spallucce «sopravviverò anche senza la tua amicizia, posso contare sulla mia casata, e su molte altre persone» un sorriso continuando ad accarezzare la palletta di pelo, arriva la cavalleria mentre la nostra tassa continua a sorseggiare il thé finendolo e voltandosi verso di loro «stanno solo cercando di essere considerati..» annuisce a se stessa alzando poi la mano verso il "coraggioso di turno" «non mi sembra il caso perdere punti per colpa di quattro ragazzini che vogliono solo provocarci..» si, usa il plurale strano a dirsi «vi offrirei del thé ma..» fa spallucce e torna a sedersi «lasciamo che perdano punti con la loro ignoranza e preoccupiamoci di ben altre faccende» sorride alzando in aria la palletta di pelo, a farla vedere, nel caso i serpeverde continuassero la cantilena, la tassoroso continuerebbe ad ignorarli, se invece vanno a lasciare la sala con un «buon proseguimento anche a voi..» con tanto di alzata di mano,andrebbe a salutarli, si, è in segno di presa in giro, ma infondo il carattere è quello che sia o meno la malattia tenuta a bada, non si faceva mettere i piedi in testa neanche prima e il sangue serpe gli gira nelle vene.
R: « e se dovesse esserci un`altra crisi noi come dovremmo comportarci?» Chiede corrucciando un po` l`espressione e le sopracciglia disegnate e orribili per quanto sono sottili in quel faccione enorme «e continuerà a fare uso di pozioni per proseguire la cura di mantenimento, diciamo così» non stiamo parlando di una dieta, Rosmy «anche ad Hogwarts? dobbiamo saperlo perché in caso dobbiamo attrezzarci in caso di mancanza di queste medicine, ad esempio» Continua a chiedere la donna mentre la Warren sembra aver superato anche quella seconda prova, da quel che vede «noi ci fidiamo di lei e del suo giudizio, comunque » E parla al plurale di proposito per includere tutti i docenti «dovremo evitare determinati comportamenti con lei, no? tipo sgridarla o fare frecciate» - «o anche solo spronarla a dare il massimo alle lezioni mettendola in situazioni stressanti?».
C: «Purtroppo anche questo è vero. Quel che è normale in lei sembrerà patologico. Però... non è realmente difficile distinguere le due situazioni. L`eccesso, l`esasperazione di una reazione di rabbia o di confusione è diversa da una normale ira. Notereste la differenza se si presentasse la situazione» risponde all`insegnante sempre in quella conversazione a bassa voce che esclude Katrine. «Nel remoto caso dovesse incappare in una crisi, dovrete far cadere su di lei un sonno incantato e chiamarmi subito.» - «Sì, dovrà continuare la cura probabilmente per sempre, rimodulando il dosaggio a seconda del periodo. La sua cura comunque è abbastanza comune. Niente di troppo complicato. Scriverò io stesso a Madame Drybottle che le potrà fornire il suo farmaco ogni volta che lo finirà. Niente di eccessivamente gravoso. Se lo chiederà potrei anche fornirglielo io, ma conoscendo la vostra infermiera... credo che preferirà far lei.» A giudicare dall`espressioni sul volto dell`uomo alla domanda successiva. Questa questione è più problematica. «Sarebbe meglio evitare situazioni eccessivamente stressanti. Il mio consiglio è chiedere a lei se si sente di partecipare alle varie situazioni che proporrete in classe. Lasciandola ad esempio a studiare sui libri in caso preferisca evitare. Personalmente, non credo si tirerà mai indietro.
Non è combattere contro un demone il suo problema. Le sue difficoltà arrivano in quelle situazioni in cui lei non ha il controllo. Se può difendersi lo farà senza problemi. Sarà più complesso affrontare un abbandono per esempio.
Ma per quelli ci sarò io.»
Aspetta qualche attimo per assicurarsi che la donna non debba aggiungere niente e nel caso così sia con un altro semplice cenno di bacchetta mette fine all`illusione tramite un non verbale. Tutti e tre si ritrovano nuovamente nell`ambulatorio, seduti sulle poltrone e sul divano e senza altri studenti se non Katrine. E` alla ragazza che si rivolge l`uomo, dicendo «sei stata brava.» Poi torna alla Welkentosk. «Ora, se ha qualche domanda da porre a Katrine è il momento giusto per farlo»
R: «va bene, riferirò tutto per filo e per segno allora! per le situazioni stressanti penso che si dovrà parlare solo per quanto riguarda difesa contro le arti oscure ma vedremo come organizzarci» Annuisce ancora, spostando a questo punto le iridi sulla ragazza quando l`illusione ha termine e tutti si ritrovano nell`ambulatorio del medimago. Quando l`uomo le concede di fare una domanda alla ragazza, Rosmy aspetta un po` prima di proferire «sei sicura di voler ritornare? di essere pronta? il medimago dice di sì, noi abbiamo le nostre conferme, tu cosa ne pensi?» Chiederebbe direttamente a lei. Vuole sentirlo dalla ragazza, con la sua voce. Vuole fissarla negli occhi mentre risponde alla sua domanda perché, si sa, gli occhi sono lo specchio dell`anima [cit]
K: Spalanca le iridi quando l`illusione termina e si ritrova davanti a loro con la palletta di pelo tenuta in mano. Sorride e la lascia scivolare dolcemente sulle ginocchia come all`inizio, «grazie..» risponde a Wilson con un piccolo cenno per poi concentrarsi totalmente sulla Welkentosk ascoltando ogni parola e rimanendo seria ma più tranquilla di quanto non lo fosse appena entrata
«sono pronta..»
lo dice seria e senza lasciar cadere lo sguardo e guardando la docente con un filo di dolcezza e un sorriso che prende forma sul viso «ho imparato a capire cosa mi è successo e cosa mi succede..» si aiuta con la spiegazione guardando la docente muovendo un po` la mano destra «e ho imparato a controllarlo e prendere atto di come mi debba comportare in determinate situazioni..» abbassa un secondo lo sguardo «sappiamo tutti che in quell`ambiente saranno..» una pausa «.. meno delicati..» un sorriso «.. ma sono pronta e non creerò problemi..» annuisce a se stessa tornando seria e lasciando lo sguardo della docente per cercare quello di Wilson abbozzando un sorriso per poi tornare sulla docente
«e se mi darete la possibilità di tornare potrò confermarvelo io stessa..»
annuisce ancora palpeggiando la palletta di pelo con la sinistra..
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Stare con un narcisista patologico è come stare sulle montagne russe, però il biglietto lo paga il cervello. Fiumi di amorose formule magiche sfoggiate dopo pochi giorni, ripetute talmente tante volte da intontire, da portare, malauguratamente, a crederci. I narcisi di oggi sono piccoli cesari, con un'immagine di sé grandioso che però non permette loro di vedere di essere composti essenzialmente da mancanze. La loro più evidente caratteristica, a detta di molti psicologi e riconosciuta anche da molte vittime, è la totale mancanza di empatia. Dal momento in cui state con un narcisista, siete una sua appendice. Dimenticate i vostri impegni, i vostri amici, le vostre preferenze. Fate quello che vuole lui, anche se vi chiederà di raggiungerlo da un momento all'altro. Richieste mai chiare, codici da decifrare. Se li lasciate da parte, iniziano quelli che da bambini avremmo chiamato capricci, ma che adesso, a questa età, quando questi individui hanno un vocabolario molto più ampio, ora che sanno più o meno ragionare e fare strategie, si sono evoluti su una cattiva strada, e hanno preso il nome di Bastonate Emotive e vi lasceranno, a lungo andare, senza fiato. Loro sanno benissimo quello che fanno quando vi fanno del male, ma è anche vero, fidatevi, che pensano sia giusto. Punizioni. Le stesse che si danno ai cani per addestrarli a fare qualcosa. Giorni di silenzio totale che seguiranno attimi esaltanti, per i quali non vi sarà data alcuna spiegazione, spingendovi a mettere in dubbio tutte le vostre azioni. Le vostre. Perché sarà impossibile pensare che lui, la perfezione, quello che vi ama così tanto, possa fare qualcosa di sbagliato. Sarà incredibile la facilità con il quale vi reputerete sbagliate, orrende, insensibili spietate senz'anima. Vagonate di scuse per cose che non vi sembra di aver fatto ma che, se ci pensate bene, avete fatto eccome. In nome dell'amore, dell'infanzia terribile di cui lui vi ha raccontato e che la crocerossina che è in ognuna di noi si è messa in testa di curare. La situazione che state irrimediabilmente aggravando. Quello che accadrà, è che mentre voi sarete messe alla gogna per qualsiasi cosa, lui avrà mentito almeno la metà delle volte in cui avrà parlato, anche su cose banali. Se cercate un benedetto confronto diretto, sarà uno show senza precedenti, con un happy ending in cui voi siete delle visionarie. Un rapporto di soggezione, non di coppia. Dove ogni vitalità vi sarà succhiata via dal re, a fondo, fino a quando ne avrete qualcuna. Fino a quando servirete. Saprete cosa si prova ad essere una bambolina. Un gioco da veri maschi. Per quanto mi riguarda, prima di conoscere la patologia per puro caso, variavo da angoscia colpevole a felicità nel giro di un secondo. Poi è stato come essere svegliati non da un bacio, ma da una voce che diceva“mentre dormivi ti è stato fatto questo, questo e questo”. Ho provato a negare, per prendermi la colpa ancora una volta come mi aveva insegnato, ma ho sentito le macerie di un cervello distrutto da mani diverse dalle mie. Finché non si trova il coraggio di ripercorrere ogni cosa, di ridare un nome di chiamarla con il nome di Violenza Psicologica, non si comincerà il percorso di rinascita. I casi di donne distrutte sono molti di più di quelli che pensavo, e non sempre hanno il coraggio di confrontarsi. Sul forum http://narcisismo.forumup.it/ potrete trovare un valido aiuto, una spiegazione ad ogni vostra domanda. Mille mani tese di donne fortissime, rese splendenti da orrori simili. La cosa è sfiancante. ma lo è molto di più stare zitti. Testa Alta.
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Anche sposare un obeso patologico che a mala pena si vede le dita dei piedi è innaturale, perché naturalmente e istintivamente è chiaro che un tizio così non può provvedere ai bisogni di moglie e prole, cosa che può essere dimostrata senza dubbio alcuno. Quindi, non possiamo che supporre l'omosessualità di Adinolfi, nonostante moglie e figli. Ma esiste un medico a Houston... Bassezza per bassezza, osiamo supporre pure noi un complotto lgbt che mina il Popolo della Famiglia. Matteo_Aforismi Atei
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