#disprezzato
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“Quell’unico uomo disprezzato e coperto di cicatrici ha comunque lottato con il suo ultimo grammo di coraggio. Per raggiungere una stella irraggiungibile; e il mondo sarà migliore per questo.”
— Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
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mi sono sentito disprezzato così tanto da chi doveva amarmi in questi ultimi anni che ormai quando ricevo un complimento non è che credo sia falso ma proprio non lo recepisco, non mi entra per niente nell’anticamera del cervello
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Quanto di me è oro, non si vende. Il resto, disprezzato, insieme all’oro, io lo darò a chi d’oro s’intende…
José Saramago
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È gravissimo che Zelensky abbia detto ai giornali italiani che sta preparando una lista di italiani a cui bisognerebbe chiudere la bocca, magari assassinandoli quando si muovono all’estero, come ha fatto con la figlia di Dugin. Queste minacce nei confronti del nostro Paese sono una linea rossa che Zelensky non avrebbe dovuto superare. Avendola superata, Zelensky è diventato ufficialmente un nemico del popolo italiano e una minaccia per la nostra Repubblica e per le nostre libertà. Soltanto certi politici corrotti possono lodare queste minacce di Zelensky anziché censurarle.
Zelensky è sempre più odiato e disprezzato dal popolo italiano.
Difendiamo le nostre libertà da questo piccolo dittatore corrotto che minaccia gli italiani.
Alessandro Orsini
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3) Disprezzato e rigettato dagli uomini uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, egli era disprezzato e noi non ne facemmo stima alcuna.
4) Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da Dio ed umiliato.
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���� 5-6-7) Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.
Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, e come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.
Is. 53:3-7
lan ✍️
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Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
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I suoi occhi parlano
Lei all’inizio di questa storia e prima di incontrarti la prima sera, stava pensando a come farti soffrire a tua volta. Perché era incazzata nera, piena di livore represso nei tuoi confronti quale strozzino del suo sesso e del suo cuore. Anche se le cose infine cambiano. In fretta e in maniera spesso inaspettata. Non vanno mai come te le aspetti. A volte vanno addirittura meglio! Da sempre lei è stata abituata a comandare, a essere servita. Viene da una famiglia benestante.
Molto ricca e di potere, quello vero. Con agganci ad altissimo livello. Per i misteri dell’amore s'è però invaghita e ha infine sposato uno qualsiasi, un tipo decisamente comune. Comunque un brav’uomo. Rompendo per lui definitivamente con la sua famiglia. Assieme a suo marito, sin dall’inizio a letto lei ha avuto un comportamento chiaramente dominante. Che per lui, inesperto e un po’ femmineo, è comunque sempre stata una cosa naturale, come respirare.
Lei decideva se e in che modo fare sesso; come e quando sfondargli il culo con dei dildo e infine se farlo godere un po’ facendosi scopare. Quest’ultima cosa accadeva molto raramente. Per un po’ la piccola azienda di software che avevano messo su insieme è andata bene; poi, per varie ragioni contingenti, gli affari sono diminuiti, sino ad arrivare quasi al fallimento. E lei è venuta da te, a chiederti aiuto.
Era dai tempi del liceo, da adolescente che le sbavavi dietro. Ma t’ha sempre dato il due di picche. Con sarcasmo, per giunta: cosa che t’ha umiliato profondamente. Quel rifiuto ripetuto e avuto in giovanissima età t’ha dato una specie di imprinting, spingendoti a cercare, per soddisfare i tuoi appetiti, solo e soltanto femmine tappetino. Esseri umani dalla scarsa autostima, donne che ti dicessero sempre di si, che fossero abituate al dolore e ben contente nell’essere dominate, con sincero spirito di sottomissione. Pronte a far godere te e basta.
Perciò non t’è parso vero, quando a capo basso lei è venuta da te, umiliandosi e prostrandosi ai tuoi piedi. Hai riso dentro, mentre l’abbracciavi serio serio in volto, confortandola e accarezzandole i capelli. Ti brillavano gli occhi dalla felicità. L’hai rassicurata, dicendole che sicuramente li avresti aiutati e che non avresti voluto neppure un euro di interesse, figurarsi. Però....
Due sole condizioni: la principessa inarrivabile dei tuoi sogni di gioventù avrebbe dovuto sottomettersi a te in una serie di rapporti sessuali secondo la tua volontà, quanto a densità, durata e frequenza. E suo marito avrebbe dovuto essere presente nella stanza, assistendo senza muoversi allo sfondamento totale della sua compagna.
Quindi, ormai eccola qui a casa tua. Una volta a settimana o addirittura più spesso. A stringere i denti, la gag ball e a sopportare le tue ripetute penetrazioni, i tuoi colpi di reni potenti e le tue eiaculazioni. Quanto ti piace, sborrarle sulla faccia o nel culo, davanti a suo marito. Slabbrarle la fica, ordinandole di metterti un suo dito in culo per poi farglielo leccare è per te un piacere raffinatissimo. E poi farti leccare il cazzo con passione: oh, quanto adori intimarle di succhiare con maggiore intensità e sentire che lei ti obbedisce in tutto alla lettera, sollecitamente e quasi sorridendo!
Quella donna inarrivabile, tante volte sognata, oggetto di tue infinite masturbazioni, è finalmente in tuo completo potere. L’unico potere che ti interessa veramente. Proprio lei: ancora non riesci a crederci. Quando arrivò la prima volta a casa tua era bellissima, più profumata e raffinata che mai. Quanto soffriva però, nel sentire di non avere il controllo, di non essere lei la regina ma solo la sguattera del tanto disprezzato ex compagno di scuola dalla umilissima estrazione sociale.
Per alcune ore ella diventò quindi solo la serva usata per il tuo piacere, senza nessun tipo di amore o rispetto. Soltanto un corpo in cui venire. Ripetutamente, sino a tua completa soddisfazione. Una troia qualsiasi. La cosa che le dispiaceva di più, in quella prima volta, era vedere suo marito assistere impotente e in lacrime alla sua resa totale, mentre allargava le gambe e spalancava la bocca per accogliere in gola il cazzo grosso, duro e padrone di un altro uomo.
Quello di un vero animale, alto, robusto, potente, ingrifato e selvaggio: una instancabile macchina da monta. Ma la sorpresa per te più gradita è stata invece ricevere la sua telefonata a notte fonda subito dopo finita quella prima sessione di “monta”: una chiacchierata di mezz’ora in cui t’ha confessato che poco prima aveva scoperto sorprendentemente un suo nuovo lato, che ti ringraziava perché era venuta e aveva goduto più volte, con il tuo cazzo dentro. Scherzava, rideva: cercava l’intimità, la complicità con te! Incredibile!
E, sorpresa nella sorpresa, suo marito tornando a casa, in macchina le aveva confessato di essersi sentito, all’inizio della serata, sconfitto come maschio, come professionista, una nullità. Di essere imbarazzato e deluso in generale dalla vita. Piangeva di rabbia, mentre la fottevi, per l'umiliazione e per non aver saputo garantire per lei l’usuale tenore di vita, per averla costretta infine a tale sacrificio. Sostanzialmente gli dispiaceva di non essere stato un vero uomo, uno di quelli capaci di difendere l’onore della propria donna.
Ma le aveva anche detto di aver sorprendentemente goduto moltissimo, nel vederla finalmente come schiava sessuale a sua volta, di saperla essere diventata, a causa della sua insipienza come marito, la puttana di un vero bruto. Un animale, un incivile senza nessun riguardo. Una macchina da sesso. E... gli piaceva da morire, questa cosa! Provava per sua moglie un nuovo tipo di amore e di stima. Lei quindi si stava sacrificando anche per lui. Godendo allo stesso tempo. Si: lei stava godendo come una porca nel farsi sfondare davanti a suo marito!
Poi le ha confessato anche di aver capito perfettamente quanto lei stesse godendo, nel venir sfruttata sessualmente. Anche se lei cercava di non farlo trapelare, di non farglielo capire. L'aveva capito anche leccandola subito dopo ogni volta che tu le eri venuto dentro, per pulirla. Per offrirtela nuovamente rinfrescata. Quanto gli era piaciuto vederla ciucciare con gran gusto un cazzo grosso e vero, non il suo solito, piccolo e mezzo moscio pene. E le ha detto anche che vuole ingoiare la tua sborra. Adora farlo.
Aveva potuto assistere con gusto enorme alla sottomissione della sua donna, osservarla mentre docile prendeva senza sforzo e ovunque un uccello enorme. Un missile che lei si era “sacrificata” a far entrare progressivamente anche tutto in gola, pur di compiacere il suo vecchio compagno di scuola e farlo godere. Le ha confessato che, senza farsi notare troppo, mentre lei succhiava avida e ingoiava, lui si era masturbato ed era venuto!
Aveva eiaculato la prima volta proprio nello stesso momento in cui era venuto anche "quel bestione" che urlava di gioia dicendo alla sua donna: “puttana, sei solo una sporca puttana. Adesso ingoia tutta la mia sborra, troia.” Lui godeva mentre tu sborravi abbondantemente in gola alla tua ex compagna di scuola, sì che parte del tuo copioso seme uscisse fuori dalle labbra adorate di sua moglie. E poi rosso in volto, il mezz'uomo mentre guidava ha concluso: “quando lo rifacciamo?” per poi continuare a parlare solo dopo circa dieci minuti di silenzio, pieno di vergogna.
“Sai, tesoro: devo confessarti che ho un desiderio bruciante. Non vedo l’ora di vederti di nuovo spaccata, violata, sfondata, riempita di sborra da un altro uomo, da un uomo vero. In particolare da lui: che adesso è diventato il padrone del nostro piacere comune."
"E francamente non riesco a pensare ad altro, amore mio. Eri bellissima, mentre ti scopava. Voglio al più presto rivedere il suo cazzo nudo e tu che glielo adori e lo prendi ovunque. E poi... scusami ma devo proprio dirtelo: vorrei tanto incontrarlo una sera da solo. Io e lui soltanto, se tu me lo permetti... Vorrei fargli un pompino... Anche dopo che t'ha scopata, per farglielo tornare duro e pronto per te...”
RDA
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Della Realta' oltre le forme di governo
Nessuna forma statuale è origine o descrizione dei fatti. Atene divenne padrona dell'Egeo restando democrazia, senza assegnarsi un disprezzato basileus. Roma fu impero perché in grado di comandare sugli altri, rendendoli partecipi delle sue imprese, dipendenti da sé. Eppure non lo fu mai formalmente, restò res publica fino alla deposizione di Romolo Augusto - ammesso sia mai capitata. La borghesia francese realizzò la rivoluzione quando fu pronta a sostituirsi alla classe nobiliare. Non solo per odio della monarchia. Nelle parole di Emmanuel Macron "i francesi non volevano decapitare Luigi XVI".
Gli Stati Uniti, Iran, Turchia e Russia sono chiari imperi, benché per definizione repubbliche. Mentre da oltre settant'anni il Giappone è uno stato nazionale, sebbene guidato da un imperatore. E' certamente preferibile vivere in democrazia, ma questo non informa la parabola di uno specifico soggetto. La traiettoria di una collettività non è questione valoriale. Gli Stati Uniti, egemoni planetari del nostro tempo, in perenne belligeranza, sono per definizione una democrazia. Così è uno Stato democratico la Spagna, che pure vieta alla Catalogna di realizzare legalmente un referendum per disporre del proprio destino.
Anelare grandi traguardi impedisce a una collettività d'essere perfettamente democratica, in ogni epoca, in barba a ogni dichiarazione d'intenti. Questa lascia inevitabilmente spazi di natura autocratica.
-D. Fabbri
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Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
Morire dormire; nulla più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.
Morire - dormire - sognare, forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perchè in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?
Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte - la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore - confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?
Così la coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell'azione perdono anche il nome.
- William Shakespeare - da "Amleto", Atto III, scena I
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊! 𝕰𝖒𝖕𝖊𝖗𝖔𝖗! 𝕺𝖈 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
𝕻𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖆𝖌𝖌𝖎 ➵ Rulyan (OC) 𝕬𝖛𝖛𝖊𝖗𝖙𝖊𝖓𝖟𝖊 ➵ Lieve comportamento Yandere, matrimonio combinato, pessimi genitori, abuso di potere, gravidanza non consensuale, Sesso non consensuale (implicito). 𝕻𝖆𝖗𝖔𝖑𝖊➵ 5034
Diverte lo aveva definito adesso Rulyan a ricordarlo, con occhi sognanti mentre le teneva la mano per scaldarla dal gelido inverno. In realtà nella capitale faceva sempre freddo, essendo la città più a nord di tutto l’impero, però d’inverno era talmente freddo che era difficile abituarsi. Neanche dopo tutti questi anni (nome) lo aveva fatto, appoggiandosi ancora a lui per questo. ❝ Hai freddo? Vuoi che entriamo?❞ La sua voce era cristallina e diaffanica, meritando ogni lode da tutte quelle donne che lo avevano ammirato. Lei non era una di loro e non avrebbe lodato il suono della sua voce, ma sarebbe una bugia dire che non lo pensava, solo una innocua constatazione a se stessa. Ma insomma, nonostante non fosse ancora del tutto abituata a queste temperature, era lui quello che in gioventù si ammalava più volte di quello che avrebbero potuto ricordare. ❝ Dovrei essere io a chiederlo , vostra altezza imperiale.❞ La sua voce era mansueta e distante come il solito, niente a che vedere con il ruolo di Consorte favorita dall’imperatore e il profondo amore che molte poesie e canti lodavano per tutto l’impero. Un sospiro lasciò le labbra dell’uomo, poteva essere cocciuta, anzi era cocciuta, con quel suo comportamento stava solo mettendo in difficoltà entrambi. (Nome) voleva mettere una distanza tra loro e lui non lo voleva. Quasi si ritrovò a capire la frustrazione di suo padre, nei confronti della sua adorata madre. Anche lei era una straniera come la sua (Nome), ed entrambi avevano fatto innamorare membri della famiglia imperiale perdutamente di loro. Forse il fascino dello sconosciuto, o semplicemente l'amore per la loro passione e sentimento nel fare le cose. Tuttavia a Rulyan non piaceva essere paragonato a quell’uomo, che era suo padre, lo ha sempre disprezzato e forse aveva fatto lo stesso anche suo padre con lui.
Rulyan fece cenno ad una delle serve che li seguivano a debita distanza, così che le loro conversazioni non potessero essere udite da anima viva. Subito una ragazza decisamente più giovane di (nome) si avvicinò con un mantello in pelliccia e stoffa decorata, appoggiandolo con grazia sulle spalle della consorte dai capelli (colore). La serva fece un inchino e di rimando la sua padrona le fece un sorriso permettendole di andarsene, poi si rivolse a suo marito con sguardo orgoglioso e freddo. Era cocciuto, forse più di quanto lo fosse lei e quando aveva deciso qualcosa, soprattutto se le riguardava, era irremovibile. ❝ Pensavo di aver accennato a quanto non fosse necessario la vostra preoccupazione per una umile speziale. ❞ Il moro non sembrò dare molto bado alle sue parole, però rispose comunque sistemando ulteriormente il nuovo mantello. ❝ Non vedo perchè non dovrei preoccuparmi della mia amata moglie, soprattutto quando sta per diventare madre dei miei figli. ❞ Poteva essere considerata una provocazione, ma Rulyan non ne era il tipo, era più una constatazione, una frase usata solo con il scopo di aver ragione nella discussione. Ma avrebbe vinto comunque a dire la verità, lui era l’imperatore nessuno avrebbe potuto dargli torto in alcun modo.
Da sotto le spesse vesti, la giovane consorte aveva accarezzato il suo ventre, erano tutte supposizioni naturalmente, ma Rulyan avrebbe preso a cuore quelle parole più di quanto avrebbe dovuto. Aveva avuto solo un giramento di testa e lui era venuto a saperlo. Niente per lui era più importante delle sue parole, e lei con la sua ilarità aveva elencato tutto quello che poteva essere, ma niente lo aveva colpito più del sentire che potesse essere gravida di lui. Ogni accesso al padiglione della nobile consorte (nome) era stato minimizzato, come anche il numero di persone a cui era permesso vedere la stessa consorte. Era destabilizzante, sapeva benissimo che essere la prima ad avere un figlio dall’imperatore, la rendeva in grave pericolo di vita, tra concubine gelose e famiglia nobili che non erano d'accordo sull’origine del futuro neonato. Tutto era così surreale e non era nemmeno certo che questo neonato ci fosse. La mano di Rulyan scivolò sulla sua guancia, sistemando allo stesso tempo una ciocca dietro l’orecchio, un’azione amorevole agli occhi degli altri e un puro teatrino per lei, niente di più finto.
❝ Rientriamo per favore. ❞ Alla fine aveva ceduto alla sua richiesta precedente e la accompagnò all’interno del padiglione, ❝ Allora potresti darmi l’onore di prendere un the con te… in memoria dei vecchi tempi ovviamente.❞
Il piccolo principe imperiale guardò rapito la ragazza di fronte a lui. Era evidentemente più grande di lui anche se poco o più di 2 o 3 anni, eppure era abbastanza visibile, o forse era solo colpa della febbre e della gola infiammata o ancora del fiato corto. ❝ Chi sei? ❞ La misteriosa ragazza lo guardò come se avesse chiesto qualsiasi cosa tranne quello che aveva detto, semplicemente lo aveva guardato. Non era qualcosa che potesse essere definito come materno, di pietà o che avrebbe calmato chiunque, eppure lui si calmò ugualmente e la lasciò fare. Tolse il lembo di stoffa che era stato posato sulla sua fronte porgendolo a qualche cameriera che la stava assistendo dandole ovviamente qualche ordine che lui non riuscì a comprendere e gli alzò la testa. Tra le mani aveva un cucchiaio in argento il cui contenuto aveva un odore nauseante. Volto il viso evitando la posata e la ragazza sospirò amareggiata ❝ Vostra altezza, vi prego almeno di assaggiare, a questo stadio della malattia deve tenersi idratato e nutrito o non guarirà molto presto.❞ Disse riprovando a dargli quell’intruglio sconosciuto ma lo evitó nuovamente. Non sembrava una persona molto paziente e lo aveva notato ❝ Bambino Viziato.❞ La ragazza aveva sibilato più a se stessa che a lui. Nessuno l’aveva sentita tranne lui quindi pensava andasse bene per lei, non aveva prove per dirlo, e lei avrebbe potuto usare la scusa di visioni deliranti che Rulyan aveva avuto durante la febbre. ❝ Vi prometto che se mangerete questo senza fiatare risponderò alla vostra domanda.❞ Rulyan sembrava soddisfatto, per quanto potesse dimostrarlo in quel stato. Socchiuse le labbra permettendo alla ragazza di nutrirlo. Il sapore non eguagliava l’odore ma non era poi così distante.
(Nome) aveva allontanato le altre domestiche dalla stanza senza nessuno sforzo, la coscienza di Rulyan era più vivida di quello che si aspettava da malato. ❝ Beh immagino che a questo punto dovrei presentarmi.❞ Probabilmente era il minimo, dato che era una ragazzina poco più grande di lui che non aveva mai visto prima di allora che probabilmente non era nemmeno di quei luoghi. (Nome) si schiarì la voce sonoramente. ❝ Il mio nome è (nome).❞ Era una una presentazione talmente semplice e sprecata da essere quasi ovvia, aveva sentito vagamente alcune serve chiamarla così. ❝ Non hai risposto ugualmente alla mia domanda. ❞ La ragazza sembrava consapevole della cosa per questo sbuffò, forse in molti le avevo già chiesto chi potesse essere e quella risposta gli era sempre bastata. ❝ ok ok…❞ Mise le mani avanti ❝ …Sono (nome) come ti ho già detto, e sono una speziale che proviene da quello che voi chiamate occidente.❞ Rimase stupito, era la prima volta che vedeva qualcuno che proviene dall’occidente oltre sua madre. ❝ Occidente? E cosa ci fai qui allora?❞ La ragazza sbatté le palpebre come a pensare ad una risposta giusta, una di quelle risposte troppo complicate da spiegare, ma che avrebbe comunque fatto. ❝ Niente che implichi le vostre attenzioni vostra altezza imperiale.❞ ❝ Se sei qui così facilmente significa che sei stata assunta in qualche modo.❞ Le sue parole scivolarono quasi spontanee e forse se fosse rimase più allungo, avrebbe potuto fargli tutte quelle domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare a sua madre. ❝ Non esattamente in realtà, ma potreste sempre chiedere a vostra madre o all’Imperatore stesso, vostro padre.❞ Rulyan si imbronciò, non avevi davvero intenzione di parlare oltre e questo lo faceva contorcere dalla curiosità. ❝ Mei Lin, Xia Ying, andate a chiamare mia madre immediatamente. ❞ Le due serve di giovane età ma sempre più vecchie di Rulyan, corsero al richiamo del padrone. Ed mentre loro sembrano agitarsi al tono instabile del moro, (nome) aveva iniziato a sistemare ordinatamente il suo materiale nella sacca che aveva portato con sé andando a chiamare la concubina. Era bastato quell’intruglio di erbe e radici per calmare la febbre, questo avrebbe solo diminuito il tempo della sua permanenza lì.
❝ Rulyan è un nome Buffo, per un posto come questo. ❞ La sentenza della (colore) lo lasciò spiazzato, non era un tono con cui rivolgersi ad un principe imperiale, ma ancora si ritrovò a ricordare che fosse straniera. ❝ Lo so… mi madre viene dall’occidente. ❞ Aveva mantenuto vivo il discorso senza nessun motivo apparente, solo curiosità passeggera. ❝ Lo avevo notato.❞ Era ovvio che lo avesse fatto, a differenza di molti all’interno di questo palazzo, lei osservava prima di poter fare affermazioni tanto azzardate e naturalmente Rulyan lo aveva notato, come poteva non farlo? Lui stesso aveva gli occhi di un placido grigio azzurro così chiaro e limpido, non era di certo un colore comune qui, dove la maggior parte sfoggiava tonalità castane e nocciola, come lo stesso imperatore. ❝ E allora perché giudicate l’origine del mio nome.❞ Lei alzò un sopracciglio come a chiederli se veramente era così cieco. Era davvero ovvio che (nome) lo trovasse divertente. Rulyan non era un nome che un imperatore avrebbe dato al suo nascituro e futuro erede, e infatti non lo aveva fatto. Rulyan, semplicemente, non era mai stato amato, era una peculiare vittima di strane conseguenze. Una madre costretta in un matrimonio con un principe straniero e successivamente imperatore, per poi dare alla luce un figlio che le ricordava così tanto l’uomo odiato. Poi c’era l’imperatore che non prestava attenzioni ad un neonato a cui non aveva scelto il nome, e che la sua concubina gli aveva nascosto. Rulyan si trovava solo in mezzo a due fuochi.
Questa convivenza era sempre stata difficile in qualche modo ma si era alleggerita dopo l’arrivo di (nome). Lei, se Rulyan avrebbe potuto descriverla, era quel qualcuno che si trovava lì per cause di forza maggiore ma che non se lo faceva pesare né a se stessa né a lui , per questo aveva favorito la sua compagnia rispetto ad altre. Naturalmente lui sapeva che se lei era qua era colpa sua e della sua malattia ma non si sentiva in colpa e lei non lo faceva notare, ma era tutto implicito. ❝ Quanto rimarrai ancora qui? ❞ Aveva posto fine allo stallo della propria risposta precedente per crearne un altro. (Nome) non sapeva quanto sarebbe rimasta, finché Rulyan non fosse guarito non avrebbe potuto andarsene, il che avrebbe voluto dire anche anni, vista la sconosciuta natura della malattia, ma ora che si sentiva già meglio solo dopo una settimana delle sue cure, dubitava che sarebbe rimasta così allungo. (Nome) versò una tazza di infuso e la consegno a Rulyan che la prese docilmente, la reputava brava con lui dato che nessuno era riuscito a tenerlo così vivo alla conversazione come lei, eppure lei non faceva molto per continuare, come faceva sua madre. O forse no. Sua madre non rispondeva mai alle sue domande, e se lo facevano erano risposte veloci e brevi, a volte non c'entrano nemmeno con la domanda che Rulyan aveva fatto. Certo (nome) non era una persona che si prodigava in lunghi e infiniti discorsi, diceva solo la crudele e infima realtà e questo lo attirava ad ascoltare tali cattiveria sul mondo, che quasi mai potevano essere adulatori.
❝ Non sono sicura di quanto durerà la malattia, ma penso che in un anno di riuscire a ristabilirla e tenervi sotto osservazione anche alcuni mesi❞ solo un anno? Davvero? Nessuno era mai arrivato a conclusioni così azzardate, ma lei sembra sapere quello che faceva il che lo lusingava, aveva saputo trattarlo meglio di qualsiasi eunuco, sacerdote e dottore della corte interna. Forse se davvero l’avesse chiesto potrebbe lavorare lei stessa per la corte interna, in fondo stava salvando la vita di un principe con successo, ma non era sicuro lei avrebbe mai accettato.
❝ Ho sentito che molte concubine sono decedute nell’ultimo periodo per una malattia misteriosa. ❞ Ruylan si era rivelato un bambino molto più curioso di quanto (nome) si aspettasse. Lo guardò dando un morso ad una pesca acerbo. ❝ e cosa ci dovrei fare io?❞ I due avevano condiviso così tanto tempo insieme, che ormai Rulyan non faceva neppure più caso a quanto potessero essere scortesi le parole della sua quasi coetanea. Per certi versi Rulyan era felice che non fosse interessata alla cosa, se mai questo fosse collegato alla sua malattia, forse (nome) avrebbe dovuto occuparsi anche di altre dame della corte, trascurandolo. ❝ Beh, pensavo che avresti potuto dirmi cosa sta succedendo.❞ Il principe era davvero curioso e fastidioso agli occhi di (Nome) ❝ Non vedo perché dovrei farlo, infondo non è niente che ha a che vedere con me e con lei. ❞ Non dubitava che le voci non le fossero già arrivate, ma sapere che non aveva niente a che vedere con lui lo sorprese e rassicurò. ❝ Ad ogni modo potrebbe essere stato letteralmente qualsiasi cosa…❞ Fece una pausa e prese un morso del frutto che dalla consistenza sembrava leggermente acerbo ma Rulyan aveva appreso che la ragazza avesse gusti bizzarri certe volte ❝ … La corte interna è un mondo a sé, e qualsiasi cosa di estraneo e pericoloso possa entrare, può risultare un danno. Piombo. Piante nocive. Ignoranza.❞ L’ultima era qualcosa che ricordava avesse ripetuto diverse volte nelle loro conversazioni eppure non gli era mai stato del tutto chiara come cosa. ❝ Piombo? Ma Sua Maestà ne ha proibito l’utilizzo.❞ Aveva deciso di concentrarsi su qualcos’altro e non è che avesse davvero tutti i torti.
Lo sguardo della ragazza vagò sul paesaggio visibile nei giardini Imperiali, ❝ Il fatto che sia illegale non significa per forza impedirne il consumo…❞ Rulyan sbatté le palpebre, che non avesse compreso o forse non ci aveva comunque pensato, non aveva importanza (nome) glielo chiarì ugualmente ❝ E’ stata introdotta di nascosto.❞ Il moro sembrò cadere dalle nuvole e arrossì, era ingenuo e ignorante, nonostante le sue lezioni private, niente poteva sostituire tutte le esperienze vissute dalla maggiore, in giro per le terre del continente orientale e occidentale. ❝ Molti cosmetici importati nella corte interna contengono piombo, uno dei motivi per cui il personale all’interno del padiglione è stato diminuito e cambiato.❞ Aveva offerto una spiegazione omettendo come fosse stata lei a impedire l’utilizzo ed eliminare qualsiasi traccia di tali cosmetico dalla corte interna ma soprattutto dal padiglione. (Nome) non era una persona presuntuosa o egocentrica, solo stava seguendo gli ordini dell’imperatore, che per quanto potesse non apprezzare suo figlio era ugualmente il suo unico figlio maschio, e se davvero lei aveva le conoscenze per impedire che la corte interna cadesse nel caos perché non utilizzarle. Rulyan non lo sapeva e di certo la speziale non glielo avrebbe detto, soprattutto perché avrebbe comportato più domande di quel che avrebbe potuto sopportare.
❝ (Nome), quando te ne andrai… me lo dirai?❞ La domanda era dubbiosa e timida, e (nome) ne rimase sorpresa, Era quello il genere di domande a cui non dava mai una risposta, non perché non lo sapesse, semplicemente sapeva cosa sarebbe successo se mai il principe ne fosse venuto a conoscenza. Gli occhi del ragazzino erano ancora tondi e bambineschi, si diceva che i maschi maturassero in modo più lento rispetto ad una donna, forse era per questo che una donna veniva sposata prima ancora che potesse imparare qualcosa dal suo corpo. Rulyan era semplicemente uguale agli altri, solo più viziato. Chissà se la speziale avesse mai potuto fare qualcosa se lui decidesse improvvisamente i confini su cui poteva camminare. Scosse il capo in modo impercettibile, infatti il moro non se ne accorse, forse troppo impegnato a cercare di leggere l’espressione dubbiosa, forse un pò lo capiva, ma non abbastanza da astenersi dall’andarsene. ❝ Se sua maestà desidera questo, non sarà di certo questa umile speziale ad impedirlo.❞ Non si era insospettito ed era un bene. Sorrise raggiante, ❝ Bene allora penso che potremmo prendere una tazza di the.❞ Rulyan si alzò in piedi e corse dentro al padiglione seguito dalla ragazza più anziana. Da quando si era ripreso aveva iniziato a sfruttare i suoi raggianti giorni da bambino invece di essere costretto a letto, forse era anche per quello che gli aveva posto quella domanda.
Era passato molto tempo, di preciso non ricordava quanto. Ma ancora non era davvero il tipo che si sarebbe messa a contare ogni secondo della vicenda, né avrebbe mai raccontato con nostalgia quei giorni in cui era la balia di uno dei figli dell'imperatore, a qualche bambino desideroso di saperlo. Soprattutto se se ne era andata senza avvertire, ma aveva compiuto il suo dovere, ciò per cui era stata trattenuta, quindi non si sentiva in obbligo di farlo sapere. Non era più tornata all’interno dei confini dell’impero dopo essere andata, per questo non sapeva cosa potesse mai succedere all’interno, non che le importasse, (nome) non era mai stata un’amante della politica.
❝ Penso che quel anice sia abbastanza polveroso al momento.❞ Si destò dai suoi pensieri, il che non era poi così comune per lei che non avrebbe perso molto di vista quello che accadeva ❝ per quanto ti riguarda è proprio come lo volevo, vecchio.❞ L’anziano rise sedendosi a terra di fronte alla ragazza. Ora ricordava perché tra tutti aveva scelto questa insolente ragazzina da prendere sotto la propria ala, era ovvio che avrebbe imparato dalle sue parole ma gli avrebbe anche risposto a tono come un’ingrata. ❝ Dovresti imparare a moderare le tue parole, ragazzina. Immagina se non fossero stati così benevoli alla corte interna.❞ (Nome) non aveva piegato il capo o fatto un’espressione di colpevolezza, era ovvio che non se ne pentiva, tuttavia non aveva ribattuto quindi ancora un po’ di buon senso lo aveva. Infondo sapeva che avrebbe potuto trovare parole piuttosto creative per scagionare la sua impertinenza. ‘Che facciano come vogliono’, ‘è un problema loro se non voglio sentir la verità’ o la più interessante ‘che mi taglino pure la testa’.
Rimasero in silenzio, lei aveva infuso l’anice offrendo anche all’anziano, ma non dissero più niente. Niente riguardante il suo comportamento nei confronti del suo periodo passato alla corte imperiale. Nulla riguardo alle simpatie del principe nei suoi confronti, ed era meglio così, sul serio. Non avrebbe dovuto parlare di quel sciocco periodo della sua vita che a suo dire era molto meglio fosse rimasto passeggero. ❝ Non ti viene voglia di vederlo?❞ (Nome) lo guardo come se avesse detto qualcosa di strano e senza senso, ma lui non diede cosi tanto peso come avrebbe dovuto ❝ Su su, (nome) non guardarmi così, infondo è cresciuto anche lui come te… sono già passati 7 anni infondo.❞ Rigirò il liquido aranciato, il cui profumo era intenso e vibrante, ne aveva anche preso un sorso abbastanza abbondante, da bruciarle ancora la gola. ❝ Penso che questo anice non mi stia aiutando contro il mal di testa, non è che questa volta hai fatto cilecca, vecchio?❞ Lui rise divertito, cambiare discorso non sarebbe davvero servito a qualcosa, ma forse lei ci avrebbe provato comunque. ❝ Non sarà mica perché sei preoccupata per quel principe? ❞ (nome) si fermò dal prendere l'ennesimo sorso, per fissare dritta negli occhi l’anziano. Era uno di quei sguardi truci che lei avrebbe fatto quando non era d'accordo con lui, ma a cui non poteva comunque controbattere. ❝ Quello sguardo non avrà molto effetto… In fondo le hai sentite pure tu quelle voci, no? ❞ Tutto questo era semplicemente odioso agli occhi della speziale, certo che aveva sentito quelle voci, ma le aveva sempre ascoltate semplicemente perché aveva riconosciuto il protagonista di quelle stesse voci.
❝ Si, le ho sentite. In fondo è stato un bene che io me ne sia andata…❞ Disse infine, forse per difendersi o forse perché lo pensa davvero. ❝ Sarà… ma io sono convinta potresti ritrovarti una bella sorpresa.❞ Il Vecchio rise e alzandosi se ne andò con la sua andatura lenta e traballante. Non capiva esattamente quello che intendeva, certe volte capitava anche quello ma se ne fece una ragione. Aveva risolto alcune di quelle frasi ad anni di distanza, era abbastanza fiducioso ci sarebbe riuscita anche ora. Lo guardò andarsene finendo il suo ultimo sorso di bevanda ambrata.
Dall’accampamento improvvisato alla loro destinazione vi era una settimana di viaggio e poteva sembrare faticoso e lo era, ma ormai lei ne era abituata. Anche dopo essersi fermata per un anno alla corte interna si accorse di provare ancora piacere nei lunghi ed estenuanti viaggi. Prese un respiro profondo, il profumo di quelle terre le era familiare e non avrebbe di certo cercato di nasconderlo. Si lasciò beare dalla brezza frizzante e fredda. Fredda come la ricordava, si era adulata per ricordare ancora il gelo della capitale, e anche se non tollerava molto bene il freddo, si ritrovò compiaciuta della sua serenità. Ma in fondo si sarebbe fermata per poco tempo e questo la rese ancora più di buon umore. ❝ Togliti quell’espressione inquietante dalla faccia, ragazzina, abbiamo del lavoro da fare. ❞ (Nome) corrucciò il volto. Davvero la sua espressione malinconica e rievocativa era così spaventosa come raccontava, ad ogni modo non aveva una superficie riflettente su cui controllare o uno specchio, quindi si sarebbe accontentata di credere che stesse mentendo. Lo seguì sia con lo sguardo sia nei passi, non c’era molta folla il che non rendeva la cosa difficile. Non era passato molto tempo da quando ha percorso queste strade, ogni anno tornava per vedere cosa il mercato aveva da offrire, era in questo periodo che trovava sempre qualcosa di interessante. I mercanti itineranti che avevano sempre qualcosa che lei non avrebbe conosciuto fino a quell'istante. Ricordava anche quando ci aveva portato Rulyan, era una specie di premio per la sua buona guarigione e semplicemente lui aveva sempre voluto vedere cosa faceva quando non era alla corte interna. Semplicemente lei lo copri con stracci abbastanza pesanti da tenerlo al caldo e da renderlo irriconoscibile dal suo solito aspetto principesco, lo stesso fece con se stessa. Lo portò fuori in uno dei mercati itineranti meno frequentati della capitale e dove lei era solita andare quando niente sembrava divertirla. A tale ricordo canticchiò contenta, era un ricordo della corte interna piacevole e delicato che avrebbe conservato per sé anche per anni.
Si scosse dai suoi pensieri quando si scontrò con una donna, (nome) non aveva subito molti danni o disturbi ma la ragazza era caduta a terra rovesciando quello che stava portando. (Nome) non era una persona che sarebbe stata considerata gentile nell’etichetta di corte ma non era nemmeno maleducata, quindi raccolse le cose, sistemando come meglio potè nel cesto intrecciato di paglia e bamboo. ❝ Dovresti fare attenzioni la prossima volta. ❞ (nome) non citó il fatto che fosse anche lei distratta e di certo non lo avrebbe fatto. ❝Le mie scuse gentil- ❞ La ragazza si fermò sulle sue parole quando il suo sguardo incontrò e riconobbe quello della speziale ❝ (Nome)…❞ In un primo momento la ragazza occidentale non l'aveva riconosciuta, ma poi notò i colori dei suoi abiti, blu e oro. Sarebbe stato stupido parte sue dimenticarlo, però aveva ugualmente dimenticato quindi si chiese se avesse senso pentirsene adesso. Quei colori erano l’emblema velato del padiglione della consorte e di Rulyan. Li indossava anche (nome), a suo tempo, quando ancora poteva essere considerata una specie di amica di giochi del principe.
❝ Tu… tu non dovresti essere qui. ❞ La ragazza dai capelli castani e occhi nocciola era semplicemente una giovane apprendista ancella quando ancora (nome) risiedeva a palazzo, e seguiva ciecamente le parole del principe. Non si stupiva fosse cresciuta in questo modo, ricordando che aveva comunque 4 anni in meno della (colore) ma davvero questo tempo avrebbe fatto la differenza nella loro fisicità. Ma ancora (nome) si ricordò che veniva da luoghi diversi, i corpi delle donne di occidente erano decisamente più sviluppati di quelli delle donne di oriente. ❝ uhhh.. Xia- ❞ ❝ no, sono Mei lin. ❞ oh… (Nome) si maledisse nel non averla riconosciuta del tutto ma la ragazza sembrava non notarlo, ma era sempre stata decisamente più distratta e svampita dell’amica Xia Ying. ❝ Ne è passato di tempo dall’ultima volta… ma dimmi che ci fai qua? Sei qui per il giovane maestro? O forse sei venuto a trovare me e Xia Ying? No, ci sono ti mancava la nostra cucina? O forse…❞ La ragazzo continuò con le sue domandi invadenti e la faccia di (nome) non nasconde il fastidio, ma forse ci era abituata. (Nome) si domandava se Mei Lin si fosse mai chiesto se le interessa quello che aveva da dire. ❝ UN ATTIMO! Se tu sei qui vuol dire che potresti incontrare sua maestà, in fondo non ha fatto altro che cercarti da quando te ne sei andata. Non si è dato pace. ❞ La castana sembrava fiera delle sue parole, (nome) cercava solo di ignorarle e voleva solo qualcosa di creativo che avrebbe convinto la ragazza a concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. ❝ Devo andare a cercare il giovane padrone, sarà così felice di vederti.❞ Se davvero il senso della frase alla quello, (nome) aveva un mix di pensieri tra la maledizione per l’impertinenza della ragazzina e la preoccupazione. Rulyan era da qualche parte in questo mercato, e il fatto che non fosse affolato avrebbe reso difficile allontanarsi senza darsi vedere. Allo stesso tempo significava che non aveva imparato assolutamente dalle sue parole. Un dannato bambino viziato. ❝ Senti Mei lin… so di aver sbagliato ad andarmene così ma immagina solo cosa accadrebbe se Rulyan mi trovasse in questo momento… ❞ Una bugia e qualche parole sottintesa, forse lei aveva pensato qualcosa di dannatamente rovinoso ma per quello che poteva saperne (nome), andava bene. ❝ Ma…- Il maestro Rulyan ha attese così tanto il vostro ritorno. ❞ ❝ eh va bene…❞ Prese un sospiro sconfitto ❝ Facciamo così, quando sarai tornata a palazzo con sua altezza potrai dirglielo… ok? ❞.
Non sembrava minimamente convinta delle parole della maggiore ma comunque accettò e poi se ne andò e (nome) riprese il suo giro. Avrebbe dovuto sbrigarsi a prendere quello che serviva e ripartire o comunque trovare un luogo sicuro nella capitale dove Rulyan non l'avrebbe mai trovata. Avrebbe dovuto trovare comunque il vecchietto prima però…
Vestiva bene in quei abiti, lo rendevano davvero uno dei quei principi che venivano narrati nei romanzi occidentali. Un qualcosa di splendido e desiderabile se mai fosse stata una ragazza da ammaliare ma non lo era, ma era quasi sicura che Rulyan lo pensasse. Lei invece non si era cambiata, non avrebbe dato una tale soddisfazione, non che avesse qualcosa contro di lui o qualche torto da ricambiare, semplicemente lui l’aveva fatta trascinare qui con un mandato imperiale. Era un principe, anzi era il principe ereditario, la sua parola era quasi paragonabile a quella dell’imperatore e superiore a quella dell’imperatrice. Non ricordava esattamente quando il bel principe fosse entrato ma c’era una strana atmosfera da allora, Xia Ying in movimenti rigidi, aveva preparato e servito il the. Prima a Rulyan e poi a (nome). Non che (nome) ci abbia prestato molta attenzione, forse abitudine o semplicemente non le importava più di tanto. E forse la presenza della ragazza era qualcosa che Rulyan aveva calcolato, ricordava vagamente di aver elogiato la ragazza per la sua ottima tecnica di infusione delle erbe. Lo sguardo di (nome) aveva vagato, dal liquido che scivolava dal beccuccio della teiera, al viso nervoso di Xia Ying, allo sguardo di Rulyan che la stava guardo così intensamente da dimenticare che lo stesse facendo.
❝ Quando sei tornata?❞ (nome) non capiva perché quella domanda dovesse avere una tale importanza da essere fatta per prima, o semplicemente si ricordò che poteva essere un modo per iniziare una conversazione. ❝ Qualche ora fa. ❞ Non era del tutto una bugia. Non erano poche ore che erano passate dal suo arrivo, ma non si era nemmeno arrivati alla conclusione del giorno dal suo arrivo. Lui sembrò comprendere quello che stava sotto, annuì e prese anche un sorso di infuso imitando così l’amica d’infanzia. Un'espressione contorta affiorò nei lineamenti di Rulyan al sapore fin troppo forte dell’insieme di erbe. Era un gusto familiare e disgustoso, ricordava che questo era uno sapori favori dall’amica durante i loro The. Ricordava anche che se ne faceva portare degli altri, proprio come ora, e (nome) avrebbe solo criticato le sue scelte con voce tagliente elencando tutti i benefici che quei ingredienti poteva avere, come ora. Tutto là dentro era un rimando al passato eppure (nome) non sembrava accorgersene o semplicemente fingeva di non farlo.
❝ Non sai quanto ti ho cercato in questi anni.❞ ci fu un attimo di silenzio da parte di (nome), prese l'ennesimo sorso e poi parlò. ❝ Posso immaginare, in fondo me ne sono andata senza dirle niente… ❞ Era un parlato distante, come se non avessero niente a che fare l'uno con l’altro. Tuttavia conservava ancora quella nota di impertinenza che caratterizzava la ragazza. Forse Rulyan avrebbe dovuto sentirsi offeso ma non lo fece, forse per vecchie abitudini. ❝ E davvero non farai niente per farti perdonare…❞ Per la prima volta da quando si conoscevano, la vide con un’espressione confusa. Forse non se lo aspettava o semplicemente non riusciva a capire cosa voleva. Per la prima volta da quando si erano conosciuti era lei a non comprendere qualcosa, si sentiva quasi soddisfatto. Si alzò lasciando scivolare le sue vesti contro la sua figura, il suono prodotto da esse era dolce e morbido proprio come sempre.
Era più alto di lei adesso, e più in forma, poteva quasi sembrare affascinante. Si avvicinò e si abbassò fino a raggiungere una vicinanza ragionevole dal suo volto.
❝… Rimani alla corte interna con me, come mia consorte…❞
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complimenti k. f. inizia pure la terza parte del tuo libro facendomi ridacchiare e simpatizzare per il vescovo mammone falsario bugiardo senza scrupoli che fa punire gli innocenti e prega per la morte di chi si mette sulla sua strada perché anche lui deve essere reso umano in questa storia e non può essere semplicemente odiato e disprezzato 👏🏻 mi ricorda uno dei personaggi de la colonna di fuoco, forse uno dei peggiori cattivi mai letti e uno dei personaggi che più ho odiato e per cui ho provato un disgusto vero ma anche uno dei più belli e più veri mai incontrati nelle mie tante esperienze di lettura 👏🏻👏🏻👏🏻 sarò basic ma a me ken follett piace troppo come penso sia ormai chiaro e cristallino qui, è come aver firmato un contratto e ora dovrò continuare a leggere i suoi libri per il resto dei miei giorni (tanto per fortuna ce ne sono anche abbastanza)
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Il mio giorno nasce e muore con obblighi e doveri inutili i miei “vorrei” sono solo dei “devo” i sogni restano solo sogni i desideri appassiscono aspettando. Il mio giorno come barca arenata, dove il grande mare negato sei tu, mare rubato, dimenticato in un bar. Mare disprezzato ed ora desiderato mare sognato, disegnato e inventato mare che insegna, mare delicato. Ma qui tra queste strade ed incroci sei solo un verso rimasto nel cuore un sogno intrappolato tra le ciglia un sorriso stretto in un pugno una carezza rimasta in una foto. Eppure tutto questo non è lamento è solo la vita, la mia e la tua è solo la stella polare che guida in questa notte senza stelle le nostre anime inquiete le nostre anime disperate la mia e la tua.
My day is born and dies with useless obligations and duties my "I would like" are only "I have to", dreams remain only dreams, desires wither while waiting. My day as a stranded boat, where you are the great denied sea, stolen sea, forgotten in a bar. Sea despised and now desired, sea dreamed, drawn and invented, sea that teaches, delicate sea. But here among these streets and crossroads, you are just a verse left in the heart, a dream trapped between the eyelashes, a smile held in a fist, a caress left in a photo. Yet all this is not lament, it's just life, mine and yours, it's just the polar star that guides, in this starless night, our restless souls, our desperate souls, mine and yours.
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La parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, in un soffio piovoso, nell'odore di rinchiuso di una camera o nell'odore di una prima fiammata, dovunque ritroviamo di noi stessi quel che la nostra intelligenza, non sapendo come impiegarlo, aveva disprezzato, l'ultima riserva del passato, la migliore, quella che, quando tutte le nostre lacrime sembrano disseccate, sa farci piangere ancora. [...] La memoria volontaria, che è soprattutto una memoria dell'intelligenza e degli occhi, ci offre del passato soltanto facce prive di verità; ma basta che un odore, un sapore ritrovati in circostanze del tutto diverse, ridestino in noi, senza che lo vogliamo, il passato, e subito sentiamo quanto tale passato fosse diverso da quello che credevamo di ricordarci e che la nostra memoria volontaria dipingeva, come i cattivi pittori, con colori senza verità.
#Alla ricerca del tempo perduto#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#passato#memoria#Marcel Proust#marcel proust
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Quanto di me è oro, non si vende. Il resto, disprezzato, insieme all’oro, io lo darò a chi d’oro s’intende…
José Saramago
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What were my 2023 favourite books?
Grazie a @transaeneas per il tag!
Molto rumore per nulla, William Shakespeare Avendo avuto occasione di interpretare Beatrice per il saggio teatrale di Natale ed essendomi piaciuta molto come personaggio, non potevo non leggere tutta l'opera in cui compariva. Giustamente, essendo una commedia, mi sono molto divertita! Ho adorato i personaggi (secondari) di Beatrice e Benedetto e i loro graffianti scambi di battute, così come non ho disprezzato la sottotrama di Dogberry e Verges. Forse l'antagonista e la trama principale sono un po' deboli, ma nonostante tutto una lettura gradevolissima! (Senza contare che ho avuto modo di vedere la trasposizione teatrale con David Tennant e Catherine Tate, che mi ha fatta spaccare dal ridere.)
Trotula, Pietro Greco Un saggio super interessante, dalla scrittura che scorre via come acqua, su una figura altrettanto interessante: la prima medica della Scuola di Salerno. Si tratta della sua vita, delle sue (presunte) opere, del contesto storico-geografico in cui ha operato, della sua ricezione, ed ho imparato tantissimo. Mai sottolineato così tanto un libro.
Il cognome delle donne, Aurora Tamigio Sarò sincera, non sono una grande fan delle saghe familiari, e generalmente neanche di quelle storiche. Eppure, sarà stata l'ambientazione abbastanza vicina temporalmente (il Novecento), sarà stata la costruzione dei personaggi o la scrittura, ma ho divorato questo romanzo. Aurora Tamigio descrive la storia di una famiglia dal punto di vista delle sue donne (nonna, madre e tre nipoti), creando personaggi memorabili e tutti distinti, evitando anche (secondo me) di cadere in cliché fastidiosi. Una lettura che mi ha tenuta incollata e piacevolmente intrattenuta durante le vacanze.
Preludio alla Fondazione, Isaac Asimov In realtà è una rilettura, anche abbastanza dilatata nel tempo visto che avevo letto questo romanzo durante il mio secondo anno di università. Ma quest'estate ho rispolverato un po' della collezione asimoviana di mio padre, e Preludio è senza dubbio il mio preferito. Adoro la dinamica tra i due protagonisti, Hari e Dors (lei in particolare, è uno dei miei personaggi femminili preferiti in assoluto), l'esplorazione del pianeta-ecumenopoli di Trantor, le sue diverse culture, i vari capitoli dal punto di vista dell'antagonista e il colpo di scena finale. Alla fine, è diventato un vero e proprio comfort book e lo rileggo sempre volentieri!
Taggo a mia volte @hercorrupterofwords, @moi-ennepe, @headofmars, @anniegamgee e @dakovas-basette, ma non sentitevi obbligat*!
#tag game#fla speaks#much ado about nothing#william shakespeare#trotula#il cognome delle donne#aurora tamigio#foundation series#isaac asimov#prelude to foundation
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Parasceve. Questo è il giorno, questa è l'ora...
Pasqua significa "Pass-over", cioè passare oltre, risparmiare, salvare. La Pasqua, fu istituita per commemorare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. In essa si ricordava e si celebrava la memoria della notte in cui l'angelo sterminatore passò nelle case per uccidere tutti i primogeniti d'Egitto, risparmiando quei figli di Israele. L'ordine era: "Uccidete un agnello senza macchia per ogni famiglia e ogni casa, spargete il suo sangue sugli stipidi e sulle architravi degli ingressi. Quando l'angelo passerà non toccherà nessuna delle persone che si troveranno dentro le case segnate con il sangue, sugli stipidi delle porte chiuse. Cosi il sangue di quell'agnello sarà la salvezza di tutte le suddette persone, perchè l'angelo passerà oltre".
=🤍=
📖 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!". (Gv. 1:29)
==Gesù è la nostra Pasqua==
Senza difetto e senza macchia e il suo sangue è il suo segno di giustizia, davanti al Padre, per la nostra giustificazione, e per la nostra salvezza. Mentre lui versava il suo sangue prima e dopo la croce, chi ha creduto è stato risparmiato perchè il giudizio é "passato oltre", e per questo è stato salvato, ma chi non ha creduto o non crede sarà condannato. La Pasqua, è la commemorazione del suo trionfo e non della sua morte, ma della sua vita. La Pasqua, è il ricordo del sacrificio più grande che si sia mai fatto al mondo, a favore di tutta l'umanità. Gloria, lode a te Signore. Amen!
(3)Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito percosso da Dio, umiliato. (5) Ma egli è stato trafitto per tutte le nostre trasgressioni, schiacciato per tutte le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace, è caduto su di lui e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti, come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato ed umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. (Isaia 53:3-7 📖)
=❤️=
Sono versato come acqua e tutte le mie ossa sono slogate. Il mio cuore è come cera che si scioglie in mezzo alle mie viscere. Il mio vigore, si è inaridito come un coccio d'argilla la mia lingua attaccata al mio palato tu m'hai posto nella polvere della morte. Poichè cani mi hanno circondato, ed uno stuolo di malfattori mi ha attorniato, mi hanno forato le mani e i piedi. Ora io posso contare tutte le mie ossa, ed essi mi guardano, e mi osservano. Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.
(Sl. 22:14-18)
=🙏=
A te la lode, la gloria, l'onore e la magnificenza, la maestà, e la potenza, nei secoli dei secoli. Grazie Signore!
lan ✍️
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