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#discograficas
radiocalamar · 1 year
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No seas bolú ni baladí! Bandcampte el avispero del respeto oriundo occidentál!
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seluvivas · 11 months
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Ya está aqui el esperado estreno  de 👉 Selu Vivas - Hoy Tengo Ganas de ti ( 2 single del triple lanzamiento en 2023 ) YA DISPONIBLE EN PLATAFORMAS !! Y Pronto en más !!! y aún habrá + Atent@s se avecina mucho más que...
🔥👉🎶🌍🔝❤️💿 QUE NADIE SE QUEDE SIN EL 🎶💿 !!
Seguimos ultimando fechas y agendando
Disponible también nuevos datos para #promoción ( #radio / #prensa / #Television ) y #contrataciones
Vamos allá ! Siempre por ustedes !
#NuevoLanzamiento #SeluVivas
#Tiktoker #Tiktokviral #Exito #Fama #Musica #likes #Amor #Single #hoytengoganasdeti
#abundancia #suerte #riqueza
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buscandoelparaiso · 4 months
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capsulas · 8 months
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Antes del streaming, todos los integrantes de la cadena de valor necesitaban música nueva. Las tiendas de discos hubiesen quebrado si la gente simplemente hubiera escuchado las viejas canciones una y otra vez. Y lo mismo hubiese ocurrido con los distribuidores de discos, los sellos discográficos, las estaciones de radio, los propietarios de clubes nocturnos y los periodistas musicales. Todo el mundo necesitaba nuevas grandes canciones y nuevos músicos en ascenso. Por supuesto, los fans también se beneficiaban de esto. La vida se vuelve aburrida si escuchas las mismas canciones año tras año, década tras década. Pero no había ningún riesgo de que eso ocurriera. La industria musical trabajó incansablemente para encontrar música nueva e interesante y compartirla con el mundo. Ese modelo de negocio está desapareciendo ahora. Las personas que dirigen la industria la mataron y ahora vemos las consecuencias. La ironía es que todavía se publica música nueva e interesante, pero casi nadie la escucha. El sistema trabaja activamente para ocultarla.
¿Por qué está colapsando el periodismo musical? - POTQ Magazine
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linocriswell · 1 year
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AAR Musica: pratiche etiche nell'industria musicale
introduzione
In un settore spesso criticato per i suoi rapporti opachi e lo sfruttamento degli artisti, AAR Music rappresenta un faro di pratiche etiche. In questo articolo esploreremo il modo in cui AAR Music sostiene l'equità, la trasparenza e il rispetto nel mondo della musica.
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Contratti trasparenti
AAR Music è orgogliosa dei suoi contratti trasparenti. Gli artisti firmati con l'etichetta discografica possono aspettarsi accordi chiari e comprensibili, garantendo loro la piena comprensione dei propri diritti e obblighi.
Equa condivisione delle entrate
A differenza di alcune etichette che beneficiano in modo sproporzionato dal successo di un artista, AAR Music si impegna a condividere equamente le entrate. Ciò significa che gli artisti ricevono una congrua quota dei profitti generati dalla loro musica.
Sostegno finanziario
AAR Music fornisce anche sostegno finanziario agli artisti emergenti, aiutandoli a investire nella loro arte senza essere gravati da debiti eccessivi o accordi finanziari ingiusti.
Influenza a livello di settore
L'impegno di AAR Music verso pratiche etiche ha un effetto a catena in tutto l'industria musicale, ispirando altre etichette ad adottare principi simili e creare un ambiente più equo per gli artisti.
Conclusione
La dedizione di AAR Music alle pratiche etiche nell'industria musicale stabilisce uno standard encomiabile che gli altri possono seguire. Dando priorità a contratti trasparenti, equa condivisione delle entrate e sostegno finanziario agli artisti, l'etichetta non solo sostiene il suo talento, ma contribuisce anche a un cambiamento positivo in tutto il settore.
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canesenzafissadimora · 8 months
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Lunga vita a Roger Waters, licenziato ieri dalla sua casa discografica (BMG) per sostenere la causa Palestina.
🇯🇴
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diceriadelluntore · 2 months
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Storia Di Musica #336 - Neil Young, On the Beach, 1974
I dischi di Agosto avranno come caratteristica che li accumuna la presenza di una spiaggia. Un po' perché è argomento decisivo del periodo agostano, e un po' per l'autoironia che io la spiaggia ad Agosto la vedrò solo di passaggio perché, fortunatamente, è un periodo di grande impegno professionale. La piccola antologia inizia con un disco capolavoro, che è perfetto anche per il titolo ad entrare a far parte di questo piccolo gruppo. Neil Young nel 1974 è ormai un artista pienamente affermato: arrivato dal Canada in California quasi dieci anni prima, nel 1966, attraversa da protagonista la grande stagione del rock californiano, quello legato alla tradizione del folk, che si riafferma dopo la spettacolare, e breve, stagione psichedelica a cavallo tra i due decenni,'60 e '70. Young è protagonista con i Buffalo Springfield, con il più famoso supergruppo degli anni '70, Crosby, Stills, Nash & Young e con la sua parallela attività da solista, che ha inizio nel 1969 quando pubblica il suo prima album a suo nome, Neil Young. È stato anche il fondatore di due gruppi, i Crazy Horse, dall'animo più rock ed elettrico, e gli Stray Gators, più country folk. alternando i due gruppi. Dopo l'uscita dal quartello con David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash, con cui rimane in bellissimi rapporti, nel 1972 pubblica il disco più famoso della stagione folk rock: Harvest (1972) che con le sue canzoni famose ancora oggi ( tra le altre, perle come Heart Of Gold, Old Man, Alabama) diviene un successo mondiale che gli apre definitivamente le porte della fama. Che tra l'altro è un concetto abbastanza distante dallo "Young-pensiero", che ha sempre ritagliato per sé la massima libertà espressiva e creativa. A questo fastidio, si aggiunte un periodo di grandi dolori: le morti per droga di Danny Whitten, il chitarrista dei Crazy Horse, quella del suo roadie più fidato, Bruce Berry, per lo stesso motivo, è un dramma più privato. La sua relazione privata con l'attrice Carrie Snodgress sta giungendo al termine, al figlioletto della coppia, Zeke, viene diagnosticata una forma di paralisi cerebrale. È con questo animo tormento e addolorato che Young scrive in due anni tre dischi che formano la non ufficiale "ditch trilogy", la trilogia del dolore: Time Fades Away (1973), che è il primo allontanamento dalle gioiose armonie folk per un rock più duro, sfilacciato, nervoso e impregnato di cupezza. Il successo è decisamente minore dei precedenti, ma Young non cambia linea e sforna un album ancora più cupo, Tonight's The Night, che in un primo momento la sua casa discografica gli rifiuta: registrato in presa diretta, senza post produzione, è il suono grezzo e cupo di un uomo che sta cercando di trasformare il suo dolore in musica. Verrà pubblicato nel 1975, in mezzo Young registra il disco di oggi, che esce il 16 luglio 1974.
Registrato in moltissimi studi di registrazione, con una caterva di musicisti ad aiutarlo (e ne parleremo tra poco), On The Beach insiste sul dolore e la disperazione ma lascia trasparire una tregua, una speranza. È un disco blues, il canto della tristezza e del dolore per eccellenza, ma che Young puntella di sprazzi di luce, rendendo più distesa e godibile la musica. Eppure è un disco potentissimo, soprattutto per i temi delle canzoni. Walk On ritrova spirito e brio, e See The Sky About To Rain, che risale addirittura come embrione ai tempi di Harvest, solo voce e pionoforte Wurlitzer, quasi sembrano una riappacificazione, ma il resto è ancora rabbioso e dolente. Revolution Blues è la prova: un atto esplicito di accusa contro la società del tempo, con Young che sembra volersi identificare nello psicopatico Charles Manson, con versi rabbiosi quali: «ho sentito che Laurel Canyon è piena di famose star / Ma io le odio peggio dei lebbrosi / e le ucciderò nelle loro auto». I due si conobbero quando Young viveva in una piccola villetta a Topanga Canyon, il Laurel canyon, che una volta era il territorio delle tribù native americane, negli anni '60 era uno dei luoghi della Controcultura losangelina, dove vivevano moltissimi musicsti. Eppure, pur se controversa, la metafora non vuole celebrare la figura di Manson, ma, esorcizzarla attraverso un'identificazione nel senso di colpa collettivo di una società malata. Young diventa nostalgico dell'America rurale in For The Turnstiles, dove compaiono il banjo e il dobro, Vampire Blues è un blues ecologista, tema che sarà sempre al centro delle tematiche di Young, e che ha una curiosità niente male: Tim Drummond "suona" la carta di credito sfregandosela sulla barba di una settimana creando un curioso effetto fruscio. On The Beach, la meravigliosa e dolente ballata da 7 minuti, è una dichiarazione di difficoltà nell'essere una rockstar, esplicitata nel famoso verso «I need a crowd of people, but I can't face them day to day». Motion Pictures (For Carrie) è probabilmente un'amara riflessione sulla sua storia d'amore che sta andando a rotoli e il disco si conclude con i 9, angoscianti e febbrili, minuti di Ambulance Blues, che è una summa del pensiero di Young sulla politica (con i riferimenti alle bugie del presidente Nixon), sulla musica e il suo mondo, persino sui suoi amici Crosby, Stills e Nash, in un periodo dove c'erano insistenti voci di un ritorno a 4. Suonano con lui David Crosby (che suona in Revolution Blues, e si dice impallidì letteralmente nell'ascoltare la famosa e incendiaria strofa, tanto che cercò di persuadere Young a cambiare testo ed iniziò a girare armato per paura che qualche squilibrato facesse come cantato da Young), Graham Nash, e due grandi musicsti della The Band, Rick Danko e Levon Helm, più i Crazy Horse.
Young prese il titolo dell'album da un film, On The Beach di Stanley Kramer del 1959, basato sull'omonimo romanzo di Nevil Shute. Sia il romanzo che il film erano di tipo apocalittico. E in questo senso è da intendere la copertina, leggendaria, che vede Young vestito di giallo di spalle, un ombrellone, le sdraio, la coda di una Cadillac insabbiata e sotto l'ombrellone una copia di un giornale che si riferisce allo scandalo Watergate di Nixon. La scritta del titolo, in pieno eco psichedelico, è di Rick Griffin, il disegnatore ufficiale dei Grateful Dead.
Il disco, pur vendendo meglio del precedente, non ebbe un grande successo, anche perchè la critica lo definì subito un disco "depresso", a cui si aggiungeva la natura quasi anti-commerciale di musica e testi. Tra l'altro, per decenni, il disco fu messo fuori catalogo, e per certi versi fu introvabile, tanto che i vinili degli anni '70 originali valgono oggi una settantina di euro. Questo fece salire l'interesse per il disco fino alle ristampe degli anni '90, ampiamente rivalutato con gli altri due lavori della trilogia del dolore come uno dei momenti più interessanti della ultra decennale carriera di Young. Un disco dolente ma potentissimo. Che non penso sia il migliore da ascoltare in spiaggia.
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jazzandother-blog · 2 months
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https://youtu.be/9B7ZWDaKECI?si=xFf6HwQfex3zQCUm
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(English / Español / Italiano)
On March 2, 1959, at 2:30 in the afternoon, a group of musicians entered an old church on 30th Street in New York that the Columbia record company had converted into a recording studio thanks to the special sonority of the place. The musicians belonged to the sextet of Miles Davis, trumpeter and composer extraordinaire, a cornerstone of modern jazz. The first to arrive was drummer Jimmy Cobb, who calmly and carefully set up his drum kit. Soon after, bassist Paul Chambers, saxophonists Cannonball Adderley and John Coltrane, pianists Bill Evans, who no longer belonged to the sextet but would record on this album, and Wynton Kelly arrived. Finally, Miles, the leader of the group. Without even knowing it, this first session and the second recorded on April 22 would become fundamental in the history of both jazz and music. The product of those two days would be called Kind of Blue and was released on August 17 of the same year.
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El 2 de marzo de 1959, a las dos y media de la tarde, un grupo de músicos entraron a una antigua iglesia en la calle 30 de Nueva York que la compañía discográfica Columbia había convertido en estudio de grabación gracias a la sonoridad especial que tenía el lugar.Los músicos pertenecían al sexteto de Miles Davis, trompetista y compositor extraordinario, piedra angular del jazz moderno. El primero en llegar fue el baterista Jimmy Cobb quien con tranquilidad y esmero montó su batería. Poco después llegarían el bajista Paul Chambers, los saxofonistas Cannonball Adderley y John Coltrane, los pianistas Bill Evans, quien ya no pertenecía al sexteto pero que grabaría en este disco, y Wynton Kelly. Finalmente, Miles, el líder del grupo. Sin siquiera saberlo, esta primera sesión y la segunda grabada el 22 de abril se volverían fundamental tanto en la historia del jazz como de la música. El producto de ese par de días se llamaría Kind of Blue y salió a la venta el 17 de agosto del mismo año.
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Il 2 marzo 1959, alle due e mezza del pomeriggio, un gruppo di musicisti entrò in una vecchia chiesa della 30ª strada a New York che la casa discografica Columbia aveva trasformato in studio di registrazione grazie alla particolare sonorità del luogo. I musicisti appartenevano al sestetto di Miles Davis, trombettista e compositore straordinario, pietra miliare del jazz moderno. Il primo ad arrivare fu il batterista Jimmy Cobb, che con calma e attenzione sistemò la sua batteria. Subito dopo arrivarono il bassista Paul Chambers, i sassofonisti Cannonball Adderley e John Coltrane, i pianisti Bill Evans, che non faceva più parte del sestetto ma che avrebbe registrato su questo album, e Wynton Kelly. Infine, Miles, il leader del gruppo. Senza nemmeno saperlo, questa prima sessione e la seconda registrata il 22 aprile sarebbero diventate fondamentali nella storia del jazz e della musica. Il prodotto di quei due giorni si sarebbe chiamato Kind of Blue e sarebbe stato pubblicato il 17 agosto dello stesso anno.
Fuente: Pasión por el Jazz y Blues
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donaruz · 9 months
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Oggi avrebbe compiuto 79 anni l'indimenticabile cantautore e chitarrista Ivan Graziani (Teramo, 6 ottobre 1945 – Novafeltria, 1º gennaio 1997).
Buon compleanno poeta con la chitarra , ovunque tu sia!🎸❤
Ivan Graziani è stato e rimane un caso anomalo nel mondo musicale italiano, in grado di collaborare con una serie impressionante di artisti (da Venditti alla P.F.M. l’elenco sarebbe davvero troppo lungo) rimanendo sempre perfettamente riconoscibile e musicalmente incorruttibile. Qualche anno addietro uno tra i più geniali dei suoi colleghi, Edoardo Bennato, durante un concerto a Teramo, città di Ivan, raccontò un suo personale ricordo risalente agli anni ’60 quando, giovane musicista esordiente, andò a Milano a tentare la fortuna in quella che, almeno allora, era la vera capitale della nostra industria discografica, nonché il regno delle edizioni musicali. Una sera, insieme ad alcuni amici, passeggiando per i Navigli sentì, proveniente da uno di quei locali sotterranei dove si suonava dal vivo, una musica che lo catturò magnetica… tanto che scese le scale urlando: “Questo è il suono che vado cercando da sempre!“.
Inutile dire che “quel” suono proveniva dalla chitarra di Ivan Graziani, e che i due, da quel momento diventarono amici, scritturati entrambi dalla Numero 1 di Battisti e Mogol
Atlantide
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t-annhauser · 2 years
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Cage aux folles ad eccesso controllato
Sanremo è diventato un caravanserraglio pazzo, soprattutto un serraglio, una cage aux folles ad eccesso controllato sul modello dell'eurovision song contest. Fosse vera anarchia almeno, vera follia orgiastica/dionisiaca, ma figurati, si può mica in prima serata sulla Rai (ma nemmeno su La7, per dire), a questo punto era meglio Colpo Grosso. Se Sanremo è lo specchio della società (specchio e società si rincorrono per ispirarsi a vicenda), allora la società è questo manifesto politico di una liberazione, soprattutto sessuale, tutta di facciata, in cui l'industria, nello specifico discografica, vista la pochezza dei valori in campo, ripiega tutta sulla costruzione dei personaggi, un'infinita teoria di epigoni dei Maneskin e di Achille Lauro. Mapplethorpe con la frusta che gli esce dall'ano, quella sì che sarebbe una performance, ma questi quattro sfessati di trapper che a fine esibizione regalano i fiori alla mamma fanno solo tenerezza, come dei bimbini vestiti da Zorro col mantello nero e i baffetti disegnati sulla faccia.
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seluvivas · 11 months
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¡Te recomiendo que escuches este audio de iVoox! SeluVivas-HoyTengoGanasDeTi https://go.ivoox.com/rf/118340987
Disponible en más plataformas el segundo nuevo single del triple lanzamiento.
Selu Vivas - Hoy Tengo Ganas de Ti
En breve  🔥 en muchas más !!!
Contrataciones Abiertas Selu Vivas
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carmenvicinanza · 11 days
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Fiona Apple
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Fiona Apple, pianista, compositrice e cantautrice è tra le artiste più interessanti della sua generazione.
Tra i tanti premi e nomination ricevute, spiccano tre Grammy e due MTV Video Music Award.
Nel 2023 la rivista Rolling Stones l’ha inclusa tra le 200 cantanti più brave di tutti i tempi.
Ha composto ballate con liriche drammatiche e intimiste che testimoniano la sua personalità tormentata e i problemi psicologici cominciati dalla violenza sessuale subita a dodici anni da uno sconosciuto, nel garage di casa.
All’anagrafe Fiona Apple McAfee-Maggart, è nata a New York il 13 settembre 1977, dall’unione tra Brandon Maggart e Diane McAfee, entrambi attori che si sono separati quando lei era ancora molto piccola.
A otto anni ha iniziato a suonare il piano e a undici ha scritto la sua prima canzone.
La sua ascesa artistica è iniziata quando, nel 1994, un’amica ha fatto ascoltare una sua cassetta a Kathryn Schenker (che ha prodotto anche Sting e Smashing Pumpkins), per la quale lavorava come babysitter, che le ha subito procurato un contratto con la Sony.
Ha esordito a soli diciotto anni con Tidal del 1996, disco di platino che ha venduto oltre tre milioni di copie solo negli Stati Uniti e con cui ha partecipato al primo festival tutto al femminile della storia, il celebre Lilith Fair. L’album ha riscosso subito un grande successo di pubblico e di critica e le ha portato il primo Grammy Award nella categoria Best New Artist in a Video per il brano Criminal.
Il suo carattere difficile e la resistenza ad accettare le leggi dello star system che la voleva sex-symbol a tutti i costi, mal si adeguavano alle sue ambizioni artistiche. Nel 1997, agli Mtv Video Music Awards, ritirando il Best New Artist Award, ha dichiarato che quel mondo faceva schifo e concluso con la frase della scrittrice Maya Angelou Go with yourself.
Nel 1999 è uscito il suo secondo album When The Pawn Hits The Conflicts He Thinks… che ha venduto oltre un milione di copie ottenendo il disco d’oro e portandole ulteriori candidature ai Grammy. Il disco è entrato nel Guinness dei Primati come album dal titolo più lungo mai entrato nelle classifiche statunitensi, è infatti, una poesia di 90 parole.
Tra i vari progetti collaterali, nel 1998 ha contribuito anche alla realizzazione della colonna sonora del film Pleasantville interpretando Across the Universe dei Beatles.
Il terzo album di inediti, Extraordinary Machine, è uscito nel 2005, portandole il disco d’oro, una candidatura ai Grammy e molte recensioni positive dalla critica. La casa discografica ne aveva bloccato l’uscita ritenendolo poco vendibile, allora venne distribuito in rete, tanto da mobilitare i suoi fans in una raccolta di firme e coniare lo slogan “FreeFiona!
Nel 2006 ha interpretato una cover di Sally’s song inclusa nell’edizione speciale della colonna sonora del film di Tim Burton Nightmare Before Christmas.
Nel 2011 ha partecipato all’album di cover in onore del cantante Buddy Holly, Rave on Buddy Holly, interpretando il famoso brano Everyday.
Nel 2012 ha pubblicato il quarto album, un altro titolo lunghissimo, The Idler Wheel Is Wiser Than the Driver of the Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do, svettato subito alla terza posizione della classifica statunitense.
Dopo quasi otto anni di parziale assenza dalle scene musicali, nel 2020, ha pubblicato Fetch the Bolt Cutters, interamente registrato a casa sua, che è stato uno degli album maggiormente acclamati nella storia della musica, vincitore del Grammy Award al miglior album di musica alternativa nel 2021.
Fiona Apple ha iniziato come una tenera e languida cantautrice di storie intrise d’angoscia e malinconia, in eterna lotta con il music business, con un carattere difficile e ribelle che l’ha portata a porsi contro chi voleva affibbiarle etichette di bella, sexy e ricca. Oggi è un’artista che non ha dimenticato nulla, che ha imparato a convivere col caos dei suoi sentimenti, pronta ad accusare in pieno ogni nuova ferita. E ad apprezzarne morbosamente le ripercussioni.
Tra uscite di scena, silenzi infiniti e improvvisi ritorni, la sua carriera è un grande gioco di magia che continua a lasciarsi dietro applausi e commozione. Prosegue così come vuole lei, coi suoi tempi e la sua libertà.
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kaileidoscopio · 4 months
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dreamcatcher anuncio hoy fechas en latinoamerica y OBVIAMENTE van a mexico brasil y chile. cosa que me da MUCHA bronca porque en 2018 vinieron a buenos aires y la pasaron re bien. Y ENCIMA EN ESE TOUR NO FUERON A EEUU O EUROPA!!!! literalmente el tour fue fechas en asia y el resto todas en latam. ellas les dijeron no a los gringos y si a nosotros, PORQUE AHORA NO VAN A VENIR???
entiendo que no tenemos un mango pero dale!!!! se les subio la fama a la cabeza, el fandom argentino esta desde siempre no se hagan las tontas ENCIMA en ese tour hicieron un cover de SHAWN MENDES tipo ellas tenian menos de 20 canciones y con ese tour vinieron a argentina!!!!! ahora que tienen ochocientas canciones mas y son mucho mas exitosas que les cuesta
encima me da mucha bronca porque justo dreamcatcher son muy distintas a otras bandas porque las categorizan como kpop porque hacen coreos y tienen todo el lio de que su discografica tambien es una agencia de entrenamiento y qsy pero en realidad ellas hacen todo rock (si alguien esta leyendo esto les invito a escuchar especificamente "Chase Me", "REASON" y "VISION" que son mis favs)
y ENCIMA como el 80% del fandom de dreamctcher son queers tipo dale amigo tiranos una buena que en un año prohiben la marcha del orgullo y necesitamos algo para mantenernos en pie
en fin, que bronca que las bandas nunca vengan a argentina, incluso cuando saben que tienen fans aca
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stellastjamessongs · 1 year
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The Job Interview
Aveva impostato la sveglia di buon mattino e l'aveva disattivata al primo trillo, essendo già più che cosciente. Era riuscita a dormire discretamente rispetto alle proprie (pessime) aspettative, sicuramente aiutata dalla serata in compagnia e dalla conversazione spensierata e non troppo concentrata sul colloquio che avrebbe avuto da lì a poche ore. Si era sollevata dal letto e, camminando con passo felpato per non disturbare il ragazzo o Pooka che ancora dormiva nella cuccetta, si era diretta verso la cucina. In verità il rimescolio all'altezza dello stomaco era ben diverso da quello che solitamente precedeva la colazione, ma aveva già optato per qualcosa di leggero che le desse energia ma non rischiasse di appesantirla o, peggio ancora, comportasse effetti collaterali ben poco gradevoli con la prospettiva di un incontro così importante. Aveva quindi sorseggiato una tazza di the e si era costretta a mangiare almeno tre biscotti. All'arrivo di un Pooka scodinzolante e allegro, si era affrettata a versargli acqua e croccantini nelle sue ciotole ed era tornata in camera, chiudendosi l'uscio alle spalle.
Quindi (dopo aver controllato l'orologio e aver constatato che sì, era perfettamente in orario con il programma pre-colloquio), aveva steso il tappetino e indossato un completino elasticizzato che le consentisse agevolmente di seguire la sedicente playlist rilassante di un'insegnante di yoga. Dopo circa un quarto d'ora, dovette arrendersi e ammettere che era difficile stabilire se la donna avesse sopravvalutato il proprio talento, o se avrebbe dovuto rassegnarsi al fatto che il proprio corpo fosse letteralmente incapace di rilassarsi. Non restava che cominciare a prepararsi con calma e con serenità. Aveva già estratto dall'armadio il completo confezionato da Quinn e nella valigetta aveva già inserito tutta la documentazione necessaria, gli spartiti e il MacBook.
Dopo la doccia si era spalmata la crema per il corpo e, attenta a non sgualcirlo, aveva indossato il tailleur: una camicetta di un rosa antico, sotto una giacca di una sfumatura più accentuata e abbinata ai pantaloni che ne fasciavano perfettamente le gambe. Aveva indossato le scarpe eleganti ma assai scomode il cui tacco avrebbe dovuto slanciarla (se non si fosse presa una storta prima, mandando all'aria il colloquio stesso) e si era applicata un trucco leggero, prima di dedicarsi ai capelli che erano modellati in una lieve ondulatura. Aveva quindi indossato orecchini abbinati, un orologio da polso più elegante di quello quotidiano e un bracciale. Studiò il proprio riflesso un'ultima volta, lisciando la camicia da pieghe invisibili e traendo un profondo respiro, prima di accennare a un sorriso. “Buongiorno,” cinguettò a voce bassa, “mi chiamo Stella St. James, ho sempre sognato di incidere le mie canzoni e...” si interruppe, scuotendo la testa e dovendo resistere dall'impulso di passarsi le mani tra i capelli. Inspirò ed espirò profondamente, prima di schiudere gli occhi e ricominciare. “Mi chiamo Stella St. James e... credo che darò di stomaco da un momento all'altro,” gemette con voce più stridula, accomodandosi sul bordo della vasca da bagno.
Si interruppe al suono del cellulare la cui suoneria personalizzata le segnalò che si trattava della madre, come prevedibile. Seppur avesse il timore che avrebbe rischiato di vomitare se avesse parlato a lungo e prima del colloquio stesso, si costrinse a ritornare nella camera da letto per rispondere. Ma, dopotutto, la madre aveva la straordinaria capacità di condurre quasi da sola un'intera conversazione, ragion per cui dovette limitarsi a dei mormorii che le dessero prova che stesse ascoltando e fosse d'accordo. Riuscì persino a ridere della minaccia non troppo velata di sporgere denuncia contro la casa discografica nel caso in cui le avessero fatto intraprendere a vuoto quel viaggio. Le promise che le avrebbe telefonato nell'esatto momento successivo all'esito del colloquio e sospese la chiamata. Solo allora lesse i messaggi di incoraggiamento e di auguri degli amici e delle amiche, quelli di Rebecca e di Karen e l'ansia, per brevi secondi, cedette il passo alla tenerezza e a un pizzico di commozione. Scosse il capo e le parve quasi di sentire la voce di Quinn che le intimava: “Non pensarci neppure! Non è un mascara waterproof!”
Si rimise in piedi e controllò la propria agenda e l'orologio: aveva spuntato tutte le voci della lista, aveva tutto il necessario addosso e nella valigetta. Quindi, in teoria, era pronta. Devo solo smetterla di tremare e uscire da questa stanza, si disse con un ultimo sospiro. Socchiuse gli occhi, appoggiò la mano sulla maniglia, rilasciò il respiro e infine uscì dalla propria camera.
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aitan · 7 months
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Stavo sfogliando il file in cui ho catalogato i miei CD. Ho preso un anno a caso, il 1973, più di mezzo secolo fa, e ho trovato queste perle della produzione discografica italiana:
- Arbeit Macht Frei degli Area
- Nuova Compagnia di Canto Popolare (l'album eponimo)
- Storia di un impiegato di Fabrizio De André
- Un uomo in crisi di Claudio Lolli
- Far finta di essere sani di Giorgio Gaber
- Io sono nato libero del Banco del Mutuo Soccorso
- Palepoli degli Osanna
- Non farti cadere le braccia di Edoardo Bennato
- Io e te abbiamo perso la bussola di Piero Ciampi
- Abbiamo tutti un blues da piangere del Perigeo
- Opera buffa di Francesco Guccini
- Alice non lo sa di Francesco De Gregori
- Sulle corde di Aries di Franco Battiato
- Sempre di Gabriella Ferri
- Pazza idea di Patty Pravo
- Amarcord di Nino Rota
Fuori dall'Italia, nello stesso anno, uscivano capolavori del calibro di Dark side of the Moon (Pink Floyd), Fuente y caudal (Paco De Lucía), Venham mais cinco (José Afonso), João Gilberto (João Gilberto), Araçá Azul (Caetano Veloso), Todos os Olhos (Tom Zé), Mingus Moves (Charles Mingus), Quadrophenia (The Who), Tubular Bells (Mike Oldfield), Selling England by the Pound (Genesis), Berlin (Lou Reed), Fanfare For The Warriors (Art Ensemble of Chicago), Head Hunters (Herbie Hancock), Chapter One: Latin America (Gato Barbieri), Ode to Duke Ellington (Ibrahim Abdullah), Birds of Fire (Mahavishnu Orchestra), Future Days (Can) e la colonna sonora di Jesus Christ Superstar
Prossimamente passo in rassegna i titoli del 1974, giusto 50 anni fa.
Perché sono della generazione che comprava i dischi, inseriva l'ascolto nel suo contesto storico, pensava che c'era un prima e in dopo, apprezzava le innovazioni e i legami con la tradizione e non pensava che i suoni si muovessero in un tutto indistinto o facessero solo da accompagnamento ai TikTok.
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“C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi. Gli anni che mi hanno tolto li ho impiegati per crescere.
Non cerco vendette, spero solo che tutto questo tempo sia servito per meditare a chi ha voluto ferirmi e, anche se mi porto ancora addosso le cicatrici di una crudeltà stupida, non sento più male.”
- Mia Martini, che ricordiamo nel giorno della sua nascita
(Che tempo che fa)
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