[✎ ITA] Weverse Magazine : Intervista - JungKook: “Un po' sto cambiando” | 20.07.23⠸
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Jung Kook: “Un po' sto cambiando”
__ Intervista per il rilascio del singolo di debutto solista di Jungkook, “Seven” __
__ di KANG MYEONGSEOK | 20. 07. 2023
Twitter | Orig. KOR | 📸 Foto
Sono 10 anni che è un membro dei BTS. Ora, JungKook sta attraversando i più grandi cambiamenti della sua vita.
Ultimamente, fai spesso lunghe dirette Weverse, in piena notte.
JungKook: In passato, ero abituato ad avvertire la casa discografica prima di fare una diretta e prepararmi, ma una volta ho provato semplicemente ad accendere il telefono e fare per conto mio. Da quel momento, attacco semplicemente la live quando mi sento in vena di compagnia.
Una volta, ti sei pure addormentato di fronte alle/i fan (ride).
JungKook: Quello è perché ogni giorno che passa cerco di ridurre tutto sempre più all'essenziale. Non sto a riflettere troppo sulle cose. Semplicemente, ecco.. resto sull'informale e condivido che cosa sto facendo o cosa succede nella mia vita.
Trovo incredibile che tu riesca a mostrarti esattamente per quello che sei, anche se, dopotutto, sei un membro dei BTS.
JungKook: Sa, incontro sempre tante persone, quando lavoro con il gruppo, che sia una cosa intenzionale o no. In passato ero solito tornare a casa e riposare, subito dopo lavoro, ma ultimamente non è più così, mi sento un po' alla deriva. Me la sono sempre presa con comodo, ma ora voglio stare in compagnia – tipo, passare del tempo con i membri o altre persone. Voglio sentire cos'hanno da raccontare.
È stato buffo vederti, diciamo, camminare sul filo del rasoio mentre facevi allusioni qui e là a “Seven (feat. Latto)”, come quando hai detto “in agenzia andranno fuori di testa”, se ne avessi parlato. Sei semplicemente rimasto sul vago, senza mai esagerare.
JungKook: Credo di poter essere veramente me stesso solo con l'onestà. In un certo senso, sto cambiando. Ora so di dover fare ciò che voglio come voglio. Se faccio le cose come si deve, molte più persone riusciranno ad accettarmi e a capirmi, permettendomi di essere più aperto riguardo chi sono veramente.
Penso questo significhi che stai prendendo più confidenza nel decidere cosa è appropriato e cosa no. E immagino sia lo stesso approccio che usi anche sul lavoro.
JungKook: Esatto. Sono sempre stato il più giovane del gruppo. Ora sto per rilasciare una mia canzone solista. Lavorare da solo è piuttosto diverso. Credo il mio senso di responsabilità, il mio modo di interagire con il prossimo ed il mio modo di pensare siano cambiati. Ci sono molte decisioni da prendere, che non posso limitarmi a schivare dicendo, “Ah, non saprei”. Non sono mai stato il primo a dire la mia, nel gruppo, ma ora ci sono tante cose da fare e di cui mi posso occupare. Credo, di conseguenza, questi cambiamenti siano stati inevitabili.
Ci saranno state anche occasioni, come ad esempio riunioni con lo staff, in cui tuttə ti guardavano con aspettativa.
JungKook: A volte, in momenti simili, avverto il peso delle responsabilità. Ma non è che sono cambiato completamente rispetto a quello che ero prima. Alla fin fine, continuo sempre a fare affidamento sullo staff (ride). Ma credo di aver deciso che non devo dare nulla per scontato o adagiarmi. Vorrei sempre poter lasciare fare allo staff, perché sono tuttə verə professionistə nei loro rispettivi campi, ma capita comunque spesso che io prenda l'iniziativa su cose per cui ho idee e, per il resto, cerco di fare del mio meglio con ciò che lo staff ha preparato per me. Io sono un ballerino ed un cantante—non sono un grandissimo esperto di affari ed aziende. Però è il mio lavoro, quindi cerco di dare loro alcuni spunti e poi, in pratica, cerco di essere flessibile e di adattarmi a seconda della situazione, diciamo? (ride). So che non sarei in grado di occuparmi di tutto, dall'inizio alla fine, e di dire alle altre persone cosa fare, ma non è neppure ciò che desidero. Credo il concetto sia... dare ognuno il meglio di sé e poi lasciare che le cose si incastrino a dovere.
Non è affatto facile mettere tuttə d'accordo.
JungKook: No, davvero. Forse dovrei trovare un modo per venirci incontro... Non saprei (ride). Credo il punto sia riuscire a mantenere un equilibrio tra dare il meglio di sé e prendere ciò che ci viene offerto, pur con i dovuti riconoscimenti per il lavoro del prossimo.
Hai detto qualcosa di simile anche durante una tua recente diretta Weverse: “Semplicemente, ho intenzione di fidarmi del mio istinto e continuare così anche in futuro... Non è detto che questo approccio non risulti in un fallimento, ma voglio fidarmi di me stesso.”
Mi sembra, dunque, che il tuo piano sia lavorare bene con gli/le altrə, pur perseguendo i tuoi obiettivi e facendo affidamento su te stesso e il tuo istinto.
JungKook: Esatto.
E dove ti sta conducendo il tuo istinto, sotto il punto di vista artistico?
JungKook: È tutto ancora piuttosto vago. Io, ecco … ho solo questo grande obiettivo di base, ovvero diventare una grandissima star del pop. Non mi preoccupa quale concept proverò in futuro o nulla del genere. Non ho pianificato in anticipo neppure “Seven”—semplicemente, Bang Si-hyuk PD-nim me l'ha fatta ascoltare, e l'ho trovata talmente bella che ho subito detto, “Oh, voglio assolutamente lavorarci.” Una volta deciso di procedere con “Seven”, ho iniziato a pensare alle promozioni che avrei potuto fare. E anche quello è stato tutto frutto del mio istinto. È così per tutti, però, sa? Basta sentire una canzone e poi, Woah... Questa è proprio bella! (ride) E la cosa fantastica è che non importa di che genere sia un brano—se una traccia è bella, è bella. Ovviamente, può anche succedere che io rilasci una canzone unicamente per gusto personale e poi questa non abbia chissà quale riscontro di pubblico, ma finora non è ancora mai successo. Sì, credo questo sia sempre stato il mio stile di vita. Credo di esser diventato più attento e sistematico nel seguire il mio istinto, mentre in passato quello stesso istinto non aveva basi altrettanto solide, ero ancora un novellino. Quindi, sì, voglio fare ciò che mi ispira, senza stare a pensarci troppo.
In che senso una grandissima star del pop? Tu sei già una grandissima star del pop, no? (ride).
JungKook: No. Io non la vedo così. Ma immagino sia tutto frutto della mia ambizione—del desiderio di essere ancor più apprezzato e diventare sempre più bravo. In una parola: figo. Ecco perché sto facendo tutto questo. Vorrei diventare quel tipo di pop star un giorno—vorrei poter davvero toccare con mano ciò che si prova. Spero prima o poi arriverà il giorno in cui potrò guardarmi dall'esterno e riconoscere di avercela fatta. Quando ci riuscirò, saprò d'essere diventato quel tipo di stella del pop.
La tua esibizione di “Dreamers” alla cerimonia d'apertura della Coppa del Mondo in Qatar non si è forse avvicinata a quel tipo di sensazione?
JungKook: Credo che, in un certo senso, anche quella sia stata questione di istinto. I Mondiali di Calcio sono stati un'altra grandissima opportunità. Quando me l'hanno proposto, mi son detto “Non c'è alcun motivo per rifiutare”, ma vorrei aver fatto un'esibizione migliore, con “Dreamers”. Al pubblico è piaciuta, ma mi chiedo se non avrei potuto fare di meglio.
Nel video dei retroscena, hai detto: “Come ormai saprete tuttə, non sono mai soddisfatto al 100%, quindi non lo sono neppure ora; ma, ad ogni modo, non ho fatto errori e penso sia andata abbastanza bene.” La nostra impressione, però, è che tu ti eserciti sempre sodo e poi, sul palco, fai un ottimo lavoro (ride).
JungKook: Sotto quell'aspetto, sono cambiato molto, rispetto a prima. In passato, se commettevo errori, mi lasciavo scoraggiare e non facevo che torturarmi a riguardo, mentre ora se faccio qualcosa di sbagliato, mi limito a dirmi di fare meglio e continuo ad esercitarmi. Ho iniziato a prendere le cose con più semplicità e calma. Anche quando si sbaglia, non lo si può che accettare: in fondo, “Tuttə commettiamo errori, io non sono da meno”. Ecco perché continuo a cercare di fare del mio meglio.
Che cosa significa, per te, fare del tuo meglio sul palco?
JungKook:Voglio riuscire a diventare molto più naturale. Ho già sviluppato diverse brutte abitudini e la cosa non mi piace. Non voglio che i miei movimenti siano limitati in alcun modo. Preferirei che ogni mia mossa fosse diversa ed unica, anche quando i passi e la coreografia sono simili, invece di essere perfetto e preciso sul dettaglio. Spero di riuscire a dare quell'impressione di naturalezza.
E pensi che la tua performance di “Seven” rispecchi quel tipo di approccio? Non mi sembra poi così carica di tecnicismi o movimenti complessi—anzi, con i tuoi passi e gesti puliti riesci a catturarvi al meglio l'atmosfera generale della canzone.
JungKook: Mi piace che il tutto sembri naturale e volevo provare qualcosa di più rilassato. Ho scelto questa coreografia dopo aver visionato varie proposte. Volevo la performance fosse un goccio più leggera. Desideravo mostrare in che modo sono cambiato. Ma, allo stesso tempo, ho voluto comunque incorporare alcune parti più toste così che la gente, vedendo l'esibizione, pensasse “ma guarda un po' questo!” (ride).
Hai appena descritto “Seven” come leggera. È piuttosto diversa dai brani dei BTS e dalle tue altre canzoni soliste. Com'è stato esprimere qualcosa di così distante da ciò che hai fatto in precedenza?
JungKook: È stato bello. Semplicemente, mi ci sono lanciato. Non sono stato troppo a pensarci. Fallo e basta (ride).
Anche il tuo stile canoro è molto diverso. Non hai usato una voce graffiante o il vibrato, risultando così in uno stile pop leggero ed elegante. Come mai questo tipo di approccio?
JungKook: Prima delle registrazioni, si ascolta la versione demo. È in quella fase che rifletto su quali parti ho bisogno di aiuto, cosa potrei aggiungere e cosa togliere, e solo dopo registro. Sta tutto nel fare mia la canzone, e quando il sound è buono, sono soddisfatto. Nulla di sgradevole; nulla di troppo eccessivo. Solitamente, quando registro, trovo con naturalezza l'atmosfera adatta ad ogni brano. Per quanto riguarda il canto, se c'è qualche parte tecnicamente complessa ovviamente mi trovo un po' in difficoltà nel decidere come dovrei cantarla, ma alla fine riesco sempre a rendere mia la canzone. E credo di essere migliorato piuttosto velocemente, durante le registrazioni di quest'ultimo singolo. Credo di aver imparato molto cantando in inglese. Ora so come suono quando uso l'inglese e ho capito come cantarlo.
È c'è un qualche motivo specifico per questo cambio di stile?
JungKook: Innanzi tutto, è più divertente. Ho provato a cambiare anche il mio modo di registrare: Ogni tentativo, cantavo la traccia per intero, dall'inizio alla fine, e mi è stato molto d'aiuto. Poi il produttore ha sentito una di queste registrazioni e fa, “Oh, credo sia quella buona” ed abbiamo continuato da lì. Mi ha reso molto felice. Non dovevo far altro che cantare. Se qualcosa veniva bene, era approvato, altrimenti riprovavo. E quando si è trattato di registrare il ritornello, l'ho cantato subito, in un solo tentativo. Mi è piaciuto molto questo tipo di processo più rapido ed immediato.
Non deve essere stato semplice, con tutte quelle note alte da raggiungere senza tecniche specifiche. Questo mi ha fatto riflettere, sei proprio un cantante dai tanti talenti naturali. Ti piacerebbe provare altri stili canori?
JungKook: Beh, certo non posso dire l'idea non mi stuzzichi. Voglio usare la mia voce nel maggior numero di modi e stili possibile. È proprio per questo che trovo sia utile canticchiare seguendo i brani di altrə artistə. Credo sia sempre un bene provare cose nuove, anche se ciò significasse non seguire le norme ed i tecnicismi prefissati. Ciò che può apparire sbagliato, potrebbe anche rivelarsi giusto alla fine. Ma non posso neppure rinunciare a ciò che mi rende unico, quindi so che è importante trovare un mio stile e voce personali. Ci sono cose che potrò imparare solo eseguendo “Seven” dal vivo, quindi non mi resta che aspettare che la canzone sia rilasciata per salire sul palco e valutare quali saranno le reazioni, così da capire quale direzione imboccare per il futuro.
Nel testo di “Seven” c'è un verso che dice “È come se tu avessi tutto il mondo sulle spalle.” Immagino descriva perfettamente com'è essere un membro dei BTS. Cosa provi ora che devi esibirti da solo?
JungKook: Mi sento più sotto pressione rispetto a quando sono insieme al gruppo. Ma credo anche il mio modo di affrontare la cosa sia cambiato, visto quanto è mutata anche la mia personalità. Che cosa ha causato questo cambiamento? Probabilmente solo il tempo (ride).
E cosa credi ti abbia portato a cambiare così?
JungKook: Mi sono chiesto perché la gente mi ama e queste riflessioni mi hanno portato all'accettazione del fatto che ci sarà pure una buona ragione per tutto questo amore, anche se non ho ancora capito quale sia. Ciò che conta è che sono riuscito, quanto meno, ad accettare questo amore. E poi, durante una diretta Weverse, ho chiesto: Perché vi piacciamo?
“Perché ci sostenete?”, è questo ciò che hai chiesto.
JungKook: Già. Credo, da allora, di essere cambiato parecchio. Imparando, mano a mano, ad accettarmi, ho capito che non c'è bisogno io sia sempre così riservato e timido.
L'impressione è che tu sia felice di questo amore, ma che, al contempo, tu avverta un maggiore senso di responsabilità.
JungKook: È proprio quell'aspetto ad essere diverso. In passato, credevo di dovermi sforzare e fare sempre meglio—che dovessi farlo per meritarmi attenzioni e riconoscimenti. Mentre ora è l'opposto. So che la gente mi ama e mi vuole bene, quindi ci tengo a mostrare loro il meglio di me. Voglio continuare a lavorare sodo per poter presentare loro sempre cose nuove.
E le donazioni che hai fatto hanno forse qualcosa a che vedere con questa filosofia? Parlo, ad esempio, di quella da un miliardo di won in favore dell'Ospedale Infantile della Seoul National University.
JungKook: Mi fa star bene. Ne sono davvero molto felice. Ultimamente, penso spesso ai bambini più bisognosi, quindi ho voluto dare il mio supporto all'ospedale infantile affinché potesse godere di maggiori risorse e provvedere a costruire nuove strutture. Sono davvero felice e soddisfatto di questa mia iniziativa.
Credo un altro aspetto dell'essere una persona responsabile sia avere cura di sé. Ho notato che stai attento a quanto mangi, quando sei in diretta Weverse. Sono rimasto piuttosto colpito dal tuo autocontrollo anche quando si tratta di un semplice spuntino notturno.
JungKook: Anche se può sembrare io faccia le cose di impulso o sia una persona spontanea e semplice, rimugino costantemente su un sacco di pensieri e riflessioni complessi, tra me e me.
Mi chiedo se sia quello il motivo per cui sei solito cercare la compagnia delle/i fan su Weverse Live quando è notte. Sembri fare tutto ciò che ti passa per la mente, ma sei sempre comunque attento a ciò che devi o non devi fare, ed è per quello, credo, che riesci ad essere così naturale con le/i fan. Anche se sei in diretta Weverse, ti trovi a tuo agio ad allenarti, a cucinare e persino a piegare la biancheria (ride).
JungKook:Non credo di essermi ancora sciolto completamente, ma mi sento un po' più libero – sia dentro che fuori. Questo sono io. Sono semplicemente me stesso. È così che voglio e dovrei vivere. Semplicemente vivere.
Da quant'è che ti sei appassionato alla cucina? Ciò che hai preparato in diretta Weverse è pure entrato in tendenza.
JungKook: Guardo video su YouTube e provo a replicare ciò che sembra appetitoso. Semplicemente, vedo una ricetta su YouTube e mi dico, potrei provarla. È diventata un'abitudine, quindi ora mi chiedo cose tipo, Cosa posso mangiare, domani? Cosa potrei cucinare? Se preparo una data pietanza e viene bene, la cucino anche il giorno successivo. Solitamente seguo le ricette, se ho tutti gli ingredienti, bene, ma a volte mi manca qualcosa, in tal caso capita che provi con ingredienti che non sono affatto previsti. È divertente sperimentare con questo e quello e potrebbe anche uscirne qualcosa di buono.
Ed è così che è nata anche la tua ricetta per i mak-guksu [*tagliolini di grano saraceno in brodo freddo] con la gustosa salsa a base di maionese piccante e olio di perilla, di cui hai parlato su Weverse? Non è un mix poi così scontato.
JungKook: Beh, credo di averli preparati tipo tre volte? Mi piaceva la salsa (ride). Mi sono sempre piaciuti i mak-guksu con il buon vecchio olio di perilla, la ricetta tradizionale: gustosi, non troppo salati e solo leggermente oleosi. E poi mi sono chiesto, e se fossero piccanti? E ancora, Che cosa c'è di piccante? La [salsa] Buldak. Li ho provati con la sola salsa di soia e quella buldak, ma era ancora un po' debole. Volevo fosse un sugo più spesso e cremoso, quindi ci ho aggiunto del latte e della maionese. Ma, mmh... mancava ancora qualcosa. Quindi mi son detto, proviamo ad aggiungere della maionese buldak [*piccante]. Il latte l'aveva resa un po' troppo liquida, quindi vai di tuorlo d'uovo. E aggiungiamo dell'aglio e delle cipolle triturati per inspessirla un po'. Quando ho finito di prepararla, la salsa è risultata deliziosa. Per quanto riguarda la salsa di soia, a volte uso quella normale, altre provo con quella fermentata, ma quella tradizionale è più buona. La salsa Tsuyu va benissimo, quando volete una base di sola salsa di soia, ma se ci aggiungete la buldak, è meglio la salsa di soia normale. E poi c'è la salsa cham. Quella sì che fa la differenza (ride).
In previsione di quest'intervista, ho provato a prepararla come spuntino di mezzanotte, e ad aggiungere un che di piccante al mix dolce-salato, oltre ad un pizzico di acidulo, ed è una ricetta che si lascia proprio mangiare, non se n'è mai stufi. La consistenza dei tagliolini era davvero ottima e, mentre li assaporavo, mi son detto che devi proprio essertela studiata a fondo, per ideare una salsa simile.
JungKook: Esatto, proprio così (ride). A volte preparo semplicemente qualcosa così, di fretta, ma quando ho voglia, mi ci metto di impegno. Ci vuole parecchio tempo per ideare una ricetta per bene (ride).
Ciò significa anche che devi continuamente assaggiare ciò che stai preparando, giusto? Per assicurarti di ottenere il risultato desiderato.
JungKook: Cioè, vorrei che almeno si avvicinasse al risultato desiderato. Ma credo di esserci andato piuttosto vicino. Ragazzə, mi raccomando, assaggiate ogni ingrediente, man mano che proseguite con la ricetta. Così facendo, potrete rendervi conto di che gusto avrà il piatto a seconda di ciò che aggiungete.
Dici che il tuo approccio è, tipo, “Ma sì, una ricetta da poco”, ma non è poi così semplice (ride).
JungKook: Restiamo sul semplice, sì, ma senza andare alla cieca (ride). Non è facile. Perché devo anche preparare la giusta porzione per una persona. Ma sono troppo pigro per entrare così in dettaglio, quindi mi assicuro semplicemente di preparare abbastanza salsa e, anche dovesse avanzare, non è un gran problema. E, in ogni caso, io non mangio solo una porzione. Ma sì, sono sempre alla ricerca di ispirazioni simili per rendere ciò che è complesso un po' più semplice.
È una filosofia che vale anche sul lavoro? Perché apparentemente stai sul semplice, ma in realtà sei molto attento ai dettagli e hai una visione chiara di ciò che vuoi ottenere.
JungKook: Sì, diciamo così (ride).
Allora, com'è tornare sul palco? [Nota: Quest'intervista si è tenuta il 6 luglio]
JungKook: Non vedo l'ora. È un nuovo inizio. Ma, proprio per questo, sono anche piuttosto agitato. Solo di quello sono sicuro, ora come ora..perché il mio progetto non è ancora stato rilasciato. Penso quando uscirà, potrò metabolizzare e valutare meglio il tutto (ride). Devo fare un tentativo, per esserne sicuro. Sono in quella fase in cui cerco di immaginare cosa proverò quando salirò sul palco. E sono agitato, ma anche molto emozionato.
Hai detto che il testo di “My You” è nato dalla domanda 'Cosa accadrebbe se tutto questo dovesse svanire? Se tutto non fosse che un sogno?'. Immagino. data la vita che hai condotto finora, sia normale fare questo tipo di riflessioni. Dopo il tuo debutto, 10 anni fa, sei diventato una star globale e ora stai per intraprendere la carriera solista.
JungKook: A volte ho proprio l'impressione la mia vita sia qualcosa di surreale. Talvolta, non mi sembra ancora possibile, cioè, “Sta succedendo davvero? Lo sto facendo davvero?”. È ciò che provavo quando ho scritto “My You”: E se nulla di tutto questo fosse reale?
Ed è per questo che pensavi alle/gli ARMY? “My You” è dedicata alle/i fan, dopotutto. Sono le persone che ti sono sempre accanto, nel corso di questa esistenza.
JungKook: Senza le/gli ARMY, la mia vita non avrebbe più alcun significato, ormai. Cioè, loro ci sono sempre per me. Ormai la sintonia che c'è tra le/gli ARMY ed io è quasi perfetta. Quando mi faccio una bevuta, non chiamo mai mia madre o mio padre per dire loro, “Sono a casa” (ride). Però lo faccio con le/gli ARMY. Questo è il tipo di persona che sono diventato. È una cosa del tutto naturale, per me. Vorrei semplicemente che fossimo quel qualcuno speciale le/gli unə per le/gli altrə.—nè più nè meno. Loro mi sostengono, quindi voglio potermi mostrare loro per quello che sono, e anche se concretamente siamo distanti, spero il sentimento condiviso sia uno di vicinanza, proprio come amici.
Quindi ora ti è un po' più chiaro il motivo per cui ti sostengono?
JungKook: Se penso a me stesso, a come sono, onestamente non riesco a capire. Non ho una grande stima di me. Perché sono così popolare? È solo perché la mia voce piace? O forse è per come ballo? Non riesco ancora a capirlo—perché tutte queste persone mi amano? Ma, beh, le/gli ARMY sanno apprezzarmi. Anche se non mi è ancora chiaro il perché, non posso ignorare il loro affetto. Quindi ho riflettuto, che senso ha che tutte queste persone mi apprezzino, se poi io non ho fiducia in me stesso? Credo sia quello il motivo del mio cambiamento. Però non ne sono ancora del tutto sicuro...
Però, se cerchi di sdebitarti e fare del tuo meglio, penso sia proprio perché sei consapevole di questo amore.
JungKook: Cioè.. Okay, sì, credo sia andata proprio così.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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Fare business su Instagram è un'opportunità potentissima:
Per un musicista o un artista in generale, fare business su Instagram è un'opportunità potentissima per farsi conoscere e, se gestito correttamente, può portare a un notevole successo. Instagram è diventato una piattaforma indispensabile per chi lavora nel mondo creativo, grazie alla sua capacità di promuovere la propria arte in modo visivo e diretto. Ecco come Instagram può aiutare un artista a crescere e ottenere successo:
1. Visibilità globale
Instagram permette di raggiungere un pubblico globale, rompendo le barriere geografiche. Un musicista o artista può far conoscere il proprio lavoro a persone di tutto il mondo senza la necessità di intermediari tradizionali come case discografiche o gallerie d’arte.
2. Crescita organica e viralità
I contenuti possono diventare virali molto rapidamente, soprattutto grazie a funzionalità come i Reels, le storie e le live. Un video musicale, una performance, o una clip che mostra l'artista al lavoro può essere condivisa e apprezzata da migliaia, o addirittura milioni, di utenti.
3. Connessione diretta con i fan
Instagram consente di instaurare un rapporto personale con i fan. Attraverso i commenti, i messaggi diretti e le interazioni sulle storie, un musicista o artista può creare una comunità intorno alla propria arte, rispondendo direttamente ai fan e coinvolgendoli nel processo creativo.
4. Storytelling del processo creativo
Instagram è perfetto per raccontare la propria storia. Gli artisti possono condividere il dietro le quinte del loro lavoro, mostrando processi di registrazione, prove, sketch, esperimenti e tutto ciò che rende unico il proprio percorso creativo. Questo aumenta l'autenticità e permette ai fan di sentirsi parte dell'evoluzione artistica.
5. Promozione di nuove uscite e progetti
Per i musicisti, Instagram è ideale per annunciare nuove canzoni, album, o tour. Per gli artisti visivi, possono promuovere nuove mostre, collaborazioni o vendite di opere. Ogni post o storia può diventare uno strumento di promozione, creando attesa e coinvolgimento per ogni nuovo progetto.
6. Collaborazioni con altri artisti e influencer
Instagram è una piattaforma che facilita le collaborazioni. Un musicista può collegarsi facilmente con altri artisti, produttori o persino influencer del settore musicale, ampliando così il proprio pubblico. Collaborazioni visive tra artisti di diverse discipline possono anche generare contenuti innovativi e di impatto.
7. Monetizzazione e vendite dirette
Instagram offre la possibilità di monetizzare il proprio pubblico. Ad esempio, i musicisti possono vendere merchandise o biglietti per i concerti, mentre gli artisti visivi possono vendere direttamente le loro opere. Attraverso i post con tag di prodotto o gli shop integrati, è possibile trasformare i follower in clienti.
8. Uso di contenuti multimediali
Un musicista o un artista può sfruttare Instagram per condividere vari tipi di contenuti:
Musica: Video di esibizioni, clip in studio, teaser di nuove tracce.
Visivo: Mostrare opere d'arte finite, ma anche sketch o processi di lavoro.
Testimonial: Raccontare esperienze personali o far parlare i fan del proprio lavoro. Questo mix multimediale permette di esprimere la propria creatività in modo vario e coinvolgente.
9. Espandere la propria fanbase
L'uso degli hashtag strategici, il geotagging e la creazione di contenuti rilevanti aiuta a far scoprire l'artista da nuovi follower. Il sistema di raccomandazione di Instagram, come la sezione "Esplora", può far crescere la visibilità del profilo se i contenuti sono interessanti e coinvolgenti.
10. Costruzione di un'identità artistica solida
Instagram è lo spazio perfetto per definire e costruire un’identità visiva coerente. Un profilo curato, con uno stile grafico e una narrazione visuale chiara, trasmette immediatamente la personalità dell’artista. Questo aiuta a distinguersi e a rimanere nella memoria del pubblico.
11. Engagement costante con contenuti freschi
Instagram richiede costanza, ma questo può lavorare a vantaggio degli artisti. Postando regolarmente, mantenendo aggiornati i fan con le ultime novità e creando contenuti accattivanti (come video dietro le quinte o sessioni live), un musicista o artista mantiene alto l'engagement e rafforza la propria presenza online.
12. Accesso agli strumenti di analisi
Instagram offre dati e analisi sul coinvolgimento, i follower, e la performance dei contenuti. Questi dati aiutano a comprendere meglio quale tipo di post piace di più al pubblico e a ottimizzare la strategia social, migliorando la visibilità e l’engagement.
13. Networking professionale
Oltre a promuovere l'arte, Instagram è anche un ottimo strumento di networking professionale. Un musicista può entrare in contatto con etichette discografiche, produttori, manager o altri artisti. Gli artisti visivi possono entrare in contatto con gallerie o curatori d'arte.
14. Accesso a eventi e opportunità
Molti eventi, contest, e opportunità di collaborazioni o sponsorizzazioni vengono pubblicizzati su Instagram. Partecipare attivamente alla comunità su Instagram può aprire porte a concerti, mostre, interviste, collaborazioni e progetti di grande visibilità.
Conclusione
Per un musicista o un artista, Instagram non è solo un modo per condividere opere, ma un vero e proprio strumento di business e promozione. Con la giusta strategia, permette di costruire una fanbase solida, monetizzare il proprio lavoro, e ottenere opportunità di carriera che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere. Se usato bene, Instagram può diventare un trampolino di lancio per il successo.
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