#dichiarazioni premature
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Come Trump ha usato la ‘red mirage’ nel conteggio dei voti per negare la sua sconfitta del 2020
In alcuni stati, le procedure elettorali possono creare l’impressione ingannevole che i repubblicani siano in vantaggio, poiché gli ultimi voti conteggiati tendono a favorire i democratici.
In alcuni stati, le procedure elettorali possono creare l’impressione ingannevole che i repubblicani siano in vantaggio, poiché gli ultimi voti conteggiati tendono a favorire i democratici. Di Bonnie Berkowitz, Szu Yu Chen e Mark Berman5 novembre 2024, ore 10:00 EST Subito dopo il Giorno delle Elezioni del 2020, senza che fosse ancora stato deciso il presidente, l’allora presidente Donald Trump…
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brucioredistomaco-blog1 · 7 years ago
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Cuori infranti e altre stronzate
Che più mi sforzo di non pensarci più il mio cervello continua a ripercorrere i suoi passi e a riportarmi esattamente al punto di partenza. Che sono due anni che aspetto di camminare nella neve e sono qui con i capelli ghiacciati, il naso che cola e i vestiti fradici ma non mi godo il silenzio perché continuo a chiedermi cosa diavolo dovrei fare a questo punto. Non sono brava ad aspettare. Il tempo si dilata svuotandosi di contenuto, resto seduta come in un sala d’attesa in ospedale. Scomoda e angosciata, in corpo troppo caffè scadente delle macchinette che sapeva di bruciato e un generico senso di disagio che enfatizza lo squallore architettonico di turno. Che nel frattempo potrei leggere una di quelle belle riviste di moda e imparare come rimodernare il mio guardaroba alla modica cifra di non si sa quante centinaia di euro, potrei parlare con il tizio seduto qui davanti facendo pratica di convenevoli e ripassando tutti i luoghi comuni che conosco, potrei informarmi sul mese della prevenzione sfogliando uno dei trenta volantini sparsi sul tavolino alla mia destra, seppellire la faccia nel telefono ridendo fra me e me per qualche stronzata nichilista controllando che nessuno mi stia guardando. Invece no. Io resto lì a spostare lo sguardo da una parete verde vomito all’altra, a fare su e giù con la gamba fino a farmi venire i crampi, a pensare a tutto e a niente perché tanto questo tempo è già morto, tanto vale accettarlo e non sprecare energie nel tentativo di rianimarlo. Odio aspettare perché non riesco a fare niente per occupare il tempo e la mia paranoia prospera in questo spazio vuoto come se fosse fatto apposta per lei. La mia paranoia adora le attese, ama riempirle di domande, di se, di ma, di quindi. Di scenari ipotetici, di percorsi alternativi, di catastrofi come se piovesse. Cammino sotto la neve nella speranza di sviarmi fino ad avere le mani gonfie di freddo e le gambe rigide eppure non vedo niente perché sono troppo presa a cercare di far tacere la mia mente iperattiva che in qualche modo salta avanti e indietro di continuo riuscendo sempre a restare nello stesso punto. Che non è nemmeno un pensiero così importante, non è vitale, non è decisivo, ma in qualche modo lo diventa a furia di rigirarmelo fra una sinapsi e l’altra, che non c’è nessun problema reale che non sia il pensare troppo a stronzate che mi portano all’esasperazione e crearmi aspettative irraggiungibili che quando la realtà si fa avanti riesce a dissipare nell’arco di un secondo. Che sono stronza e cinica e fredda come un pezzo di ghiaccio ma alla fine sono solo misure di sicurezza che innalzo per tenere fuori dallo sguardo del pubblico il mio essere una romanticona senza speranza. Che mi dico “smettila di starci male e di fare la cogliona, credevi davvero potesse funzionare?” Ma allo stesso tempo mi scolo mezzo litro di jack e cola perché in fondo (e nemmeno troppo in fondo) ci ho creduto davvero e ora sto soffrendo come un cane e finisco ubriaca a scrivere roba che nessuno vuole leggere. Che son tre giorni che mi sveglio col mal di testa e accumulo bottiglie di birra vuote mentre mi ripeto “no, ma tutto ok, e alla fine sticazzi”, ma il fatto è che mi odio disperatamente perché sono come neve stesa sotto al sole di luglio e mi bastano pochi minuti per diventare acquetta sporca a bordo strada. Che è bastato un mese e ora quella faccia da cazzo è tutto ciò che vedo quando cerco di pensare ad altro, a furia di cercare soluzioni non so nemmeno più quale sia il problema. Invece lo so benissimo. Sono io con tutta la mia impaziente pazienza che mi fa restare in questa situazione e me la fa detestare insieme, che la detesto di quell’odio sublimato in familiarità perché sottoni si nasce, non si diventa. E io a quanto pare ho proprio la vocazione per questa parte. Un cliché imbarazzante giusto perché sono donna e quindi è esattamente ciò che ci si aspetta da me. Ovvero che resti, ovvero che sopporti, ovvero che continui a sorridere vacuamente anche quando sono incazzata come una biscia ed esco a correre con così tanta rabbia in corpo da superare ogni mio primato finendo con le ginocchia sfasciate e i polpacci talmente contratti da poterci spaccare le pietre. Il tutto per sprecare il benessere da endorfine che mi sono appena sudata scrivendo a qualcuno che ancora non ha deciso se gli interesso o meno e che molto probabilmente non si deciderà in tempi utili stando all’andazzo, scrivendo a qualcuno che nel dubbio ha fatto di tutto per farmi credere il contrario, probabilmente nell’ottica di una scopata facile. Che di per sé è sintomo di una falla logica non indifferente, perché se non sei sicuro di essere preso dovresti agire di conseguenza invece di inondarmi di messaggi carini e domande personali. Non è difficile con me, non mi sbilancio facilmente, non sono tipo da dichiarazioni premature e cuoricini alla fine di ogni frase a cui non sai come rispondere. Sono tipo da “Prendiamo una birra dall’indianino domani?” come più grande manifestazione d’interesse. Che non direi di no a una scopata facile se intorno non ci fosse tutto questo teatrino di indecisioni. Avrei apprezzato di più un onesto “voglio buttartelo ma non mi frega un cazzo di sentirti parlare”, e avrei accettato senza pensarci troppo. Ma no, dovevi farmi sentire a mio agio, dovevi farmi sentire come se ti interessasse conoscermi davvero. Quindi adesso sono fottuta perché fin quando non mi dirai chiaramente di levarmi dalle palle continuerò a sperare che succeda qualcosa. E continuerò a dirmi di smetterla di starti dietro senza troppi risultati. Che manco volevo uscirci con te la prima volta che me lo hai chiesto, quindi tutta la situazione fa abbastanza ridere.
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