#destino ignoto
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Mi guardo indietro di Rosalba Di Giacomo: una poesia sul tempo e sull’amore. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra passato e futuro, tra il fluire della vita e la forza di un amore che sfida l’ignoto
Un viaggio tra passato e futuro, tra il fluire della vita e la forza di un amore che sfida l’ignoto La poesia Mi guardo indietro di Rosalba Di Giacomo è una riflessione profonda sul trascorrere del tempo e sull’amore che lo accompagna, un inno alla bellezza dei momenti condivisi e alla speranza di un futuro incerto ma vissuto con intensità. Attraverso versi eleganti e armoniosi, l’autrice…
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susieporta · 7 months ago
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L'Imperatrice
"Ad un passo dall'Essenza".
Luglio ci invita a staccarci dalle prospettive che impongono dei limiti o delle fissità di Giudizio. Quelle prospettive che ci portano a trattenere una parziale Verità su noi stessi, negando la presenza di un piano più ampio ed articolato di quello che percepiamo.
Ci invita ad osservare il quadro della nostra Esistenza da una distanza sufficiente per delinearne i contorni e non restare appesi ai puntiformi dettagli.
Siamo parte di un piano Energetico più vasto. E ciò che ci accade è solo una delle infinite esperienze di sperimentazione che possiamo esprimere nella Materia. Non è l'unica.
Se solo riuscissimo ad uscire dall'illusione del controllo, dalle fissità, dagli schemi di disfunzione, libereremmo la Materia dalla reiterazione costante dello stesso copione.
Noi non siamo lo schema. Siamo infinito potenziale vibrazionale.
E siamo qui per rappresentare l'Essenza dello Spirito nel Corpo Fisico.
Siamo qui per i Miracoli, non per le ordinarie rappresentazioni del Limite.
E quando ci arrenderemo al nostro Destino, alla nostra Origine e alla nostra Sacra Provenienza, solo allora saremo in grado di comprendere che siamo puro Amore. E dall'Amore proveniamo e torneremo.
Non l'Amore Umano, spesso totalmente disconnesso dalla sua ottava superiore, ma quello Divino. Quello che unisce tutte le creature viventi sul Pianeta Terra.
L'Evoluzione di Coscienza è un movimento di Riconnessione alla Fonte. E' una esperienza di Trasformazione del Limite in Opportunità.
Molti sono schiavi del Senso di Ingiustizia. Non riescono ad accettare l'aspetto di disfunzione che hanno interpretato nella loro parte dolorosa di Vita. Non accettano la funzione Evolutiva del Processo. Si bloccano di fronte alla Libertà. Chiedono un "risarcimento" alla Vita anziché onorare gli apprendimenti che hanno permesso loro di evolvere verso una condizione più Alta di Consapevolezza e Connessione interiore.
Sono a caccia del Carnefice per "staccargli la testa", anziché compiere quel passo indietro e comprendere che su un piano più espanso, tutto è stato perfetto, impeccabile, fondamentale per la crescita e la maturazione.
Tutto era in orario.
Non ci sono stati "treni persi o mancati".
Nessun evento è stato inutile o realmente evitabile.
E restare appesi al senso di impotenza e alla "prigionia dell'errore e del rimpianto", è una trappola della Mente.
Siamo liberi.
Ciò che vediamo come insormontabile è fasullo.
E' legato alla paura dell'ignoto.
Ma di ignoto non c'è nulla.
Tutto è già dentro di noi. Dentro alla nostra Storia Futura, già accaduta, già sperimentata, già compresa, in un'eterna esperienza della multidimensione dell'Incarnazione.
Perciò respiriamo e affidiamoci.
Nulla di ciò che sta accadendo o è accaduto in Passato è stato privo di Amore e Bellezza sul piano dello Spirito.
Potremmo essere arrabbiati a livello umano.
Ma lo saremmo molto di meno se iniziassimo a fluire insieme alla Vita, anziché etichettare gli accadimenti come giusti o sbagliati, sbattendo i piedi e rifiutandoci di considerare la nostra permanenza sul Pianeta Terra come un progetto infinitamente più grande.
La Spiritualità non è negare l'esperienza del Corpo. Nè evitare il conflitto o il dolore. Ma riconnettere il piano dello Spirito alla Materia. Riportarlo alla sua Essenza. E fluire insieme all'Esperienza dell'Amore.
Qui. Sulla Terra. Proprio dove in certi momenti non vorremmo trovarci.
Sembra semplice a parole. E forse lo è.
Se smettiamo di credere a tante bugie. Se abbassiamo i toni del Giudizio. Se smettiamo di leggere la nostra storia e quella degli Altri sempre con lo stesso "sguardo interpretativo", sempre attraverso le stesse lenti sfocate. Allora diventa facile.
Nei prossimi giorni la Vita ci chiederà di compiere due passi indietro. Per osservare la nostra Vita da una prospettiva diversa, nuova.
Ci siamo sempre visti con le lenti del Dolore e dell'Ingiustizia.
Ma possiamo cambiare occhiali. E osservare la Verità di chi siamo veramente.
Siamo liberi. Se non giudichiamo. Se non opponiamo strenua resistenza al Cambiamento, se non continuiamo a fissare il Carnefice come fosse l'unica causa di tutti i nostri mali.
Nulla di ciò che è accaduto è stato realmente un "male". Tutto ci ha restituiti al Ricordo di Coscienza.
Ogni incontro, ogni presunto ostacolo, ogni illusorio problema ci sta liberando dal "Limite" e ci sta riportando all'Essenza della nostra Origine.
Forza! Che Luglio ci vuole carichi e combattivi, ardentemente motivati a superare ogni stagnazione e fissità interiore!
Buon Giovedì, anime Meravigliose. Di Gratitudine. A chi c'è, a chi c'è stato e a chi non giungerà mai ...
Mirtilla Esmeralda
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magadeqamar · 1 year ago
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He aquí mi nombre, como un capricho del destino. Un avatar incierto que exprime cada instante del tiempo. Sin embargo, no pasa deprisa, se adormece como el falso rocío en las alas de un pájaro errante que, ignoto, se mece en el viento devorando sus silencios, suprimiendo, en vano, su soledad.
Heme aquí, en este callado recoveco de alguna extraña memoria, bajo el respirar de la tierra húmeda, con ese señuelo de piedra que a duras penas evoca el eco de mi voz. La esperanza se convierte en polvo, en cadenas de olvido que envuelven mi ser, y es él mi prisión. Mis susurros quedan atrapados en las sombras, amparados en lágrimas que ya no caen y en suspiros que nadie escucha, sumergida en el eterno silencio.
Soy tan solo un recuerdo vagando y perdido en el inmenso misterio de la noche. Un resplandor. Un augurio. Una leyenda.
“Resplandor” ©ɱağa
Si deseas, puedes leer en la Trastienda: https://latrastiendadelpecado.blogspot.com/2023/11/un-jueves-un-relato-acertijos-he-aqui.html
Imagen: Getty images
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menti-senti · 9 months ago
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Meglio un viaggio verso l ignoto che un destino già segnato -
Tempio di Ἥρα Ἐλευθερίa - Era liberatrice dalla schiavitù
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turuin · 6 months ago
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Day 8
giorno 8 - ieri.
La sfida addizionale è scrivere questo post senza andare a guardare che giorno era quello precedente! Ed oggi non ci sono riuscito, vabbè.
Totale caffè consumati: 2. Sto pensando con ansia a quando mi troverò in Calabria, da mia madre, dove c'è un thermos di caffè (fatto con la moka) pronto ad ogni ora del giorno. Ma resisterò.
A pranzo: ricomincia la sfilza di pranzi fuori, le alternative erano tutte comunque non leggerissime. Ho optato per delle alette di pollo (DUE di numero me ne ha dato quel tirchio) e delle patate fritte di contorno. A cena, non pago di aver mangiato evidentemente poche patate, ho rifatto delle patate (ottime: sale, olio e paprika dolce in friggitrice ad aria per 20 min) e un paio di uova il cui destino diversamente sarebbe stato ignoto.
Ho evitato le birre. Non sto ancora perfettamente bene ma almeno non mi piego più a 90 dal dolore.
Considerato che ore sono, ci sono ottime possibilità che io arrivi al lavoro in ritardo un'altra volta, quindi... me voy.
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valentina-lauricella · 7 months ago
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Ritornando sul Mestiere di vivere: alcune frasi dalle pagine finali.
Un vecchio sogno. Stare in campagna con una bella donna – Greer Garson o Lana Turner – e fare la vita semplice e perversa. Cose passate. Non ci pensi piú.
In fondo, tu scrivi per essere come morto, per parlare da fuori del tempo, per farti a tutti ricordo. Questo per gli altri, ma per te? Essere per te ricordo, molti ricordi, ti basta?
Noi siamo al mondo per trasformare il destino in libertà (e la natura in causalità).
La poesia è ripetizione. È venuto a dirmelo allegro Calvino. Lui pensava all’arte popolare, ai bambini ecc. Per me è ripetizione in quanto celebrazione di uno schema mitico. Qui sta la verità dell’ispirazione dalla natura, del modellare l’arte sulle forme e sulle sequenze naturali. Esse sono ripetitive (dal disegno dei singoli pezzi – foglie, organi, vene minerali – al fatto che i pezzi sono ripetuti all’infinito). E allora si vince la natura (meccanicismo) imitandola in modo mitico (ritmi, ritorni, destini). Ma ogni generazione deve tener conto di quanto sa della natura, e superarla con schemi mitici irriducibili da questa conoscenza. (Elemento evolutivo ignoto all’arte arcaica che aveva perciò il còmpito piú facile in quanto, essendo ferme le sue nozioni razionali, applicava schemi mitici già familiari da tempo).
L’amore è veramente la grande affermazione. Si vuole essere, si vuole contare, si vuole – se morire si deve – morire con valore, con clamore, restare insomma. Eppure sempre gli è allacciata la volontà di morire, di sparirci: forse perché esso è tanto prepotentemente vita che, sparendo in lui, la vita sarebbe affermata anche di piú?
«I’Il never forget you» questo si dice a chi si ha intenzione di mollare. Del resto, come mi sono comportato io con quelle che mi pesavano, mi seccavano – che non volevo? Nell’identico modo.
Amore e morte – questo è un archetipo ancestrale.
[…] mi sono impegnato nella responsabilità politica, che mi schiaccia. La risposta è una sola: suicidio.
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acolchonarnos · 1 year ago
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me sané un cachito, un cachito de cielo en el que reposo cuando me encuentro entre las nubes con las palabras aterciopeladas que eres capaz de darme, así con la sinceridad que te caracteriza, con la desnudez de tus labios pronunciando mi nombre y endulzando problemas con la miel que creamos. una vez pensé en la soledad como mi destino, fui obstinado e inquieto. caminé mil senderos, me perdí en mil mares y me atraparon quinientos desastres y planté quinientas flores camino a tu corazón. creo que soy hipérbole de tanto que te amo, exagero y me intensifico cuando tu amor me llama para permanecer a tu lado.
quiero que en un universo ignoto formemos nuestro amor, que cultivemos sonrisas y sueños que se hagan realidad. te quiero, te quiero, te quiero, te quiero. los te quiero no alcanzan para hacerle honor a tu nombre lleno de amor. y de aquí caminando al horizonte tomado de tu mano quiero gritar un millón de veces lo mucho que te amo.
con cada silencio, con cada palabra que aún no pronunciamos me harías el honor de ser el significado de un amor eterno, como los árboles de olivo y como las playas vírgenes donde habita el viejo y sincero arrullo de nuestros corazones.
ㅤ ㅤ fuiste — eres — y serás...
mi más grande amor; mi gran amor.
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somehow---here · 2 years ago
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Si finisce sempre, alla fine della vita, per sembrare quello che non si è, per essere giudicati su ciò che non è più nostro, per esser lodati per quello che è in noi inferiore e deteriore, per essere accusati col pretesto delle nostre più sicure virtù, col sentirsi sempre più diversi dagli amici e sempre più segretamente tentati di somigliare ai nemici. Ogni uomo, anche celebre, anche famoso, anche glorificato in vita, è uno sconosciuto e rimane per sempre sconosciuto a tutti, a quelli che lo procrearono, a quelli che lo amarono, a quelli che lo odiarono, a quelli che l'ammirarono e perfino — ed è la più grave sentenza del destino — rimane quasi ignoto anche a se stesso.
Giovanni Papini, da "Schegge", (1971, postumo, Vallecchi ed.) - Inconoscibilità finale, 21 settembre 1954
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mancino · 1 year ago
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REALTÀ
Se i miei ricordi
avessero un suono,
sarebbe la musica
dei miei passi
lenti ed inesorabili
mentre vado via
fino alla valle
del destino ignoto
sotto una pioggia
di lacrime amare.
Mi rannicchio
sui rimpianti
di una Vita fragile,
ma la forza che è in me,
quella forza che ho nel cuore,
sa svegliare anche gli angeli
di pietra delle cattedrali.
Quando arriva il tempo
di guardare in faccia la realtà,
puoi solo prendere coscienza
della tua Verità.
FRASSATI EMILIANA
da VOLI di POESIA
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beneconsiglia · 1 month ago
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"Ah, Chérie, vedo che hai quella piega sul viso, quel misto di curiosità e inquietudine. Dimmi, cosa ti turba?"
"Monsieur, mi dica... perché a volte cambiano le esistenze? Perché ciò che era saldo si sgretola, e ciò che era ignoto prende il sopravvento?"
"Ah, Chérie, le esistenze cambiano come le stagioni. Non perché il vento voglia tradirci, ma perché il mondo danza in un ritmo che noi possiamo solo intuire."
"Ma non è crudele, Monsieur? Ti abitui a una strada, la percorri, e poi un giorno scopri che non porta più dove pensavi."
"Non è crudeltà, Chérie. È il destino che ci ricorda che non siamo pietre. Siamo foglie, trasportate dal vento. A volte il cambiamento è una sfida, a volte una benedizione. Ma sempre, sempre, è un’opportunità."
"Un’opportunità Monsieur? E se il cambiamento portasse via ciò che amiamo?"
"Non si perde mai ciò che si ama davvero, Chérie. Si trasforma. Il tempo può cambiare le forme, ma non l’essenza. E quando impariamo ad accogliere il cambiamento, scopriamo che, in fondo, nulla di ciò che conta davvero ci lascia."
"Quindi non dovrei temerlo Monsieur?" "Temerlo, no. Ma rispettarlo, sì. Come si rispetta il mare in tempesta o il primo raggio di sole dopo una lunga notte. Il cambiamento è vita, Chérie. E noi siamo fatti per viverla."
"Monsieur, lei ha sempre una risposta per ogni mio dubbio."
"Solo perché ho avuto i miei dubbi, mia cara. E come il vento che muta direzione, anche io ho imparato a danzare con i cambiamenti."
©Consiglia
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kyrianyx · 1 month ago
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Yeaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah. Finalmente ho finito questo benedetto design del cattivone della storia. Prima dell'Eclissi a destra e dopo l'Eclissi a sinistra. All'inizio doveva avere la testa con due facce, una avanti e una dietro, alla Voldemort del primo film di Harry Potter. Ma sarebbe stato difficile per me da rappresentare continuamente nell'albo illustrato. Inoltre ho fatto delle ricerche sul teatro in Grecia. A quanto pare il simbolo della maschera felice e triste che rappresentano la commedia e la tragedia viene proprio da qui. E mi sono detta: "Bene, ho questo personaggio con due facce, enfatizziamo la cosa su questa base". Prima dell'Eclissi l'Arconte Gemini era colui che nella sua isola aveva molta influenza nel campo artistico e lo finanziava. Le due teste di Gemini avevano sempre idee diverse su tutto, uno eternamente speranzoso e gioioso, l'altro pessimista e tetro. Eppure, entrambe le teste amano l'arte, la loro ragione di vita. Hanno un solo corpo, non potevano farci molto, compensavano sfruttando i loro differenti punti di vista per arrivare dove chi non poteva con una sola testa. Erano ben più che fratelli, erano un essere unico. C'era armonia. Ma un giorno, durante la catastrofe il legame tra le due teste si spezzò per un motivo ignoto... e la corruzione dell'Oscurità lo prese. Condannato a un destino peggiore della morte, l'Arconte Gemini finì per essere una pallida e contorta ombra di ciò che era. Rimase solo e imprigionato nella sua isola ormai devastata per tanti anni, non un solo giorno da allora passò senza che le due teste litigassero o si accusassero avvicenda del proprio male... forse l'arrivo di quei due gemelli cambierà le cose
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unfilodaria · 6 months ago
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Ho evitato in questi due mesi tutti i posti della mia città dove avrei potuto incrociarla, ripetendomi spesso il mantra “tanto succederà, succederà, succederà”. La città è uno sputo, incontrarsi non è impossibile, anzi, soprattutto perché lei abita (abitavamo) a un centinaio di metri da mia madre. Stasera cinema all’aperto: non potevo mancare assolutamente perché mi piace il cinema, perché ridanno Buena Vista Social Club, che scoprii per caso in un cinema d’essai, alla sua uscita, anni fa e che adoro. E stasera sarà difficilissimo non incontrarla. Amiamo il cinema e amavamo le stesse cose. Seduto tra la gente, ultime file, testa china sul cellulare a scrivere queste poche righe e per non guardarsi intorno, aspettando che si spengano le luci e confondersi nel buio. Un eufemistico velo di ansia mi prende, come se dovessi andare verso un destino ignoto, che ignoto non è (tanto succederà, succederà, succederà). Uff, due palle! Manco uno scolaretto avrebbe le mie paturnie. Ma tanto succederà, succederà, succederà.
E siccome è facile incontrarsi
Anche in una grande città
E tu sai che io potrei, purtroppo
Non esser più solo
Cerca di evitare tutti i posti che frequento
E che conosci anche tu
Nasce l'esigenza di sfuggirsi
Per non ferirsi di più
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cloverkud · 10 months ago
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LA MUERTE SIGNIFICA...
En el telar del tiempo, en su tejido ancestral, la muerte borda sus hilos con misterio y paz. No es el fin, sino un puente hacia lo ignoto, un viaje sin retorno, un susurro en el río roto. Es el abrazo del silencio, la rendición del alma, el eco de un suspiro en la eternidad sin calma. ¿Qué significado aguarda en su umbral oscuro? ¿Es acaso un destino o un eterno apuro? En su danza circular, la muerte nos recuerda que somos efímeras chispas en la vasta selva. Es el final de un capítulo, el inicio de otro cuento, el susurro de un secreto en el viento. ¿Acaso la muerte sea el precio de la vida, o acaso la esencia misma, oculta y escondida? En su abrazo hallamos la esencia del ser, la verdad desnuda que se niega a perecer. Así, en el significado de la muerte hallamos, no el final, sino el inicio de nuevos caminos trazados. En su sombra, en su luz, en su eterna danza, descubrimos el sentido de nuestra propia esperanza.
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varado · 1 year ago
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Olvidos perdonables
Supongo que es ley de vida. Se olvidan detalles, se pasa por algo hacer determinadas cosas, se relaja la mente preparándose, supuestamente, para ese viaje final a destino ignoto. Las cosas del día a día se vuelven majestuosamente* irrelevantes. Toman la impronta de lo aplazable, perdiendo su estado de urgencia. Al final, no sé si son las cosas o soy yo. Antes, la procrastinación generaba…
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vorticimagazine · 1 year ago
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Rhet: torna il romanzo fantascientifico
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Era il 2021, quando noi di Vortici.it, abbiamo incontrato e portato alla vostra attenzione un romanzo molto particolare intitolato Elbrus, uscito a Ottobre 2020 per Armando Curcio Editore.
I due autori Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente riprendono ciò che noi definiamo sodalizio creativo e pubblicano la loro ultima fatica letteraria intitolata: Rhet, uscito recentemente per Edizioni Dialoghi – Gruppo Editoriale Utterson.
Rhet è il prequel(racconto, il cui contenuto intende proporre gli antefatti di una storia facente parte di un ciclo), di Elbrus. Parliamo di una nuova avventura fantascientifica ambientata prevalentemente sul pianeta extrasolare che dà il titolo al romanzo, dove prospera una civiltà aliena costituita da tre popoli: i , esploratori dello spazio, i , operosi e dediti all’economia di sussistenza e alle infrastrutture, e i , reietti esiliati in un’isola – continente dove vivono in condizioni tecnologiche e culturali arretrate. Il lettore di Rhet si troverà a seguire vicende che si sviluppano in un futuro remoto, scoprendo pagina dopo pagina le vite di tre personaggi, ciascuno appartenente ad uno dei tre popoli. Le loro vicissitudini un poco alla volta finiscono per intrecciarsi, divenendo indissolubilmente legate nel corso di un viaggio nello spazio profondo che li porterà in un sistema solare a loro ignoto, verso un destino comune, verso l’origine stessa della loro civiltà. Scegliamo di pubblicare la sinossi degli autori in versione integrale, per farvi scoprire quanto sia avvincente la trama: Al tempo della narrazione (Scisat) è una femmina appartenente alla comunità che, insofferente alle rigide tradizioni del suo popolo, vive un difficile rapporto con la sua famiglia. Più di tutto soffre a causa di , la persistente connessione empatica-telepatica fra gli individui e l’inevitabile controllo sulla propria esistenza che ne deriva. Per questo, dopo essere stata sanzionata per l’ennesimo episodio di insubordinazione sociale, sceglie di aderire ai programmi di esplorazione spaziale, grande caposaldo della tradizione finalizzato alla ricerca dei Fondatori, cioè coloro che provenendo da un altro mondo avrebbero fondato, secondo il mito, la civiltà sul pianeta . (Kazikaa) è una femmina , l’altro popolo di fortemente caratterizzato per l’operosità e la capacità organizzativa, ma retrocesso in ambito politico e compresso in quello sociale e culturale. Questi limiti hanno storicamente avuto ricadute pratiche sulla formazione culturale, sulle parziali restrizioni civili e sulle possibilità di carriera. (Kazikaa) è un’esobiologa ed un’esperta di intelligenza artificiale in attività su , una delle lune di , consapevole di aver conquistato un ruolo prestigioso e improbabile da ottenere per una femmina . Tuttavia è frustrata nel vedere periodicamente gruppi di giovani e aspiranti esploratori partire da alla volta di nuovi mondi da scoprire e colonizzare, una possibilità a lei negata, così come a tutti gli altri membri della sua comunità. (Gailmora) è un maschio , un popolo le cui origini affondano le radici in un remoto passato nel quale gli individui privi della capacità di comunicazione empatica-telepatica venivano esiliati dai e dai sul continente , oltreoceano. Qui i discendenti dei , che non ebbero in eredità alcuna traccia storica della deportazione e della quale non hanno serbato alcuna memoria, sopravvissero dando vita ad un mondo tecnologicamente e culturalmente arretrato e fondato sul potere, sul commercio, sulla religione e sulla superstizione. I ignorano l’esistenza del continente , loro ancestrale luogo di origine dove, invece, prosperano attualmente e . (Gailmora), dopo aver condotto un’esistenza itinerante e fatta d’espedienti, s’innamora di una femmina nomade. Nel tentativo di fuggire con lui dalla propria oppressiva e conservatrice famiglia nomade, la giovane perde la vita precipitando in mare da una scogliera. (Gailmora), invece, sopravvive alla caduta e viene recuperato in mare e venduto come schiavo ad una ricca matrona. Mentre è al suo servizio come maschio di piacere conosce un ministro del culto del Creatore, un , il quale lo indirizza verso le Porte del Cosmo, un luogo di frontiera immaginifico attraverso il quale è possibile oltrepassare i limiti del mondo conosciuto. (Gailmora), spinto dal dolore dell’amore perduto e dall’attuale condizione di schiavo, intraprende il viaggio e supera le Porte del Cosmo fino a raggiungere un’isola dove vede cose incomprensibili, ai suoi occhi un luogo dimora degli dèi: vede un mostro di metallo volteggiare e toccare il suolo vicino a una torre di vetro. Il mostro di metallo non è altro che l’astronave che ha fatto porto sull’isola di prima di dirigersi verso la luna di . (Gailmora) sale a bordo dell’astronave prima del suo decollo. Allo sbarco sulla luna (Gailmora) viene scoperto e trattenuto. È talmente sconcertante che un reietto (ovvero un discendente dei deportati) sia riuscito a lasciare , il continente oltre l’oceano, che la notizia della sua fuga e della sua presenza su viene tenuta segreta, anche e soprattutto perché solo una ristretta élite dei popoli di è a conoscenza che su esista tuttora una discendenza dei deportati ere or sono, poiché è pubblicamente noto che i deportati morirono tutti nel giro di poche generazioni. Invece la discendenza dei deportati si è articolata in popoli dalle variegate culture dimoranti in regni, città e porti. Ma la barbarie è stata tuttavia perpetrata dalle élite impedendo ad ogni nave, sempre grazie a quella rete di satelliti, di allontanarsi oltre un certo limite da . Nel frattempo, sulla luna , l’equipaggio che salirà sull’astronave è stato arricchito di nuovi membri provenienti da in vista di una missione che ha come scopo l’esplorazione, la scoperta di forme aliene intelligenti e, se possibile, il rintraccio dei Fondatori. Fra loro c’è (Scisat) che, fra le varie attività di formazione svolte sulla luna prima della partenza, entra in contatto empatico-telepatico con uno degli esseri alieni ospiti nella struttura lunare, appartenente ad una specie, i , scoperta molto tempo prima su un esopianeta, che per mutua utilità ha lasciato che alcuni suoi membri dimorassero sulla luna rhetiana per approfondire la reciproca conoscenza. Su nuove dinamiche politiche e spinte sociali stanno destabilizzando i tradizionali equilibri fra i popoli e . In uno storico incontro, infine, vengono rimossi vecchi limiti permettendo ai l’accesso a professioni e ruoli istituzionali fin ad allora preclusi. Così, si apre per la   (Kazikaa) uno scenario nuovo che le permette di sottoporre la propria candidatura per la missione prossima alla partenza. Viene selezionata ed entra a far parte dell’equipaggio. La permanenza del reietto su è un problema che viene superato facilmente. Viene deciso dai vertici che (Gailmora) sia imbarcato per la spedizione e sia oggetto di studio durante il lungo viaggio. A (Scisat) e (Kazikaa) viene affidato dal comandante l’incarico di studiare segretamente il sotto ogni punto di vista. Durante il viaggio (Gailmora) apprende la lingua di e riceve rudimenti di scienze e tecnologia. Quando diviene “utilizzabile”, il comandante non esita ad aggregarlo a missioni esterne quale pedina sacrificabile. Le due scienziate apprendono tutto ciò che è possibile dal profugo sul suo mondo di provenienza. In ogni caso lavorano moltissimo sull’aspetto fondamentale che lo distingue dalla gente di , cioè l’incapacità di comunicare per mezzo di . Ma questo aspetto rivela novità sorprendenti. Si manifestano segni di cambiamento in lui, qualcosa lascia credere che il abbia iniziato a percepire qualcosa, con debolezza e in modo confuso. E, forse, proprio questa primordiale sensibilità a , ripercorrendo le allucinazioni e le situazioni che già lo avevano stimolato a lasciare la propria patria, lo ha messo nelle condizioni di fuggire. Insomma, qualcosa già serpeggiava ed ora, durante il confronto serrato e quotidiano con le scienziate, sta maturando e rivelandosi progressivamente. Si tratta di una scoperta sensazionale. Durante la navigazione, già quando si è prossimi ai sistemi di stelle obiettivo della missione perché potenzialmente ritenuti capaci di ospitare la vita intelligente, un segnale scuote il comandante e segna il destino della missione. Proveniente da uno di quei sistemi di stelle, un segnale senza alcun dubbio artificiale viene captato da . Il Comandante assegna la nuova rotta verso il pianeta in orbita della modesta stella . Durante la navigazione, nella fascia esterna di quel sistema, un ennesimo e nuovo segnale artificiale alimenta ulteriore fermento nell’equipaggio. Proviene da un punto situato nello spazio profondo ed è sprigionato da una fessurazione spazio-temporale, cioè una singolarità che crea un ponte capace di collegare istantaneamente due punti lontanissimi nell’universo. Nel tentativo di non tralasciare nulla, il Comandante, mantenendo la rotta verso , invia una navetta esplorativa verso la sorgente del nuovo segnale. Dell’equipaggio della missione fanno parte anche le due scienziate e (Gailmora). Soprattutto, ne è stata messa a capo proprio la femmina (Kazikaa) che, durante il viaggio, ha saputo emergere e farsi apprezzare dal Comandante. Ma quando la navetta è prossima alla fessurazione, l’astronave viene colpita irrimediabilmente da uno sciame di asteroidi che ne perforano lo scafo e la danneggiano gravemente. L’equipaggio della navetta esplorativa è impotente di fronte al disastro che si consuma pochi istanti prima che la fessurazione sia attraversata. Una volta oltre, l’equipaggio della navetta è irrimediabilmente solo e non riesce a spiegarsi come mai, pur avendo attraversato quella che è stata identificata come una fessurazione spazio-temporale, la navetta è rimasta nello stesso luogo. è scomparsa ma tutti gli astri di riferimento sono là, a significare che non è stato effettuato alcun balzo verso qualche zona remota. È questo è inspiegabile. Ma ancora più scioccante è l’avvistamento di strutture enormi che, incrociando nello spazio, intercettano la navetta e, lentamente, la catturano. È chiaro fin da subito all’equipaggio di essere venuti a contatto con una popolazione aliena. La navetta viene condotta all’interno di una di quelle gigantesche navi. Convinta che gli alieni vogliano stabilire un contatto, (Kazikaa) dispone che assieme a lei scendano anche (Scisat) e (Gailmora), in rappresentanza dei tre popoli di . Scendendo dalla navetta nessuno di loro poteva immaginare di trovarsi di fronte a esseri viventi con fattezze tali e quali alle loro. Finalmente, i rhetiani hanno trovato i Fondatori. Gli autori: Marco Capocasa biologo e antropologo. Svolge attività di ricerca scientifica in qualità di vice-segretario dell'Istituto Italiano di Antropologia e la libera professione di biologo nutrizionista. Si occupa dello studio delle relazioni fra strutture sociali e diversità genetica delle popolazioni umane e della condivisione del sapere scientifico in ambito antropologico e biomedico. È autore di decine di articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Ha pubblicato tre libri di divulgazione scientifica: Italiani. Come il DNA ci aiuta a capire chi siamo (Carocci, 2016), Intervista impossibile al DNA. Storie di scienza e umanità (il Mulino, 2018) e Assurdità alimentari – Dalle fake news alla scienza della nutrizione (Castelvecchi, 2023). È inoltre autore, insieme a Giuseppe Di Clemente, del romanzo di fantascienza Elbrus, edito nel 2020 per Armando Curcio Editore.Giuseppe Di Clemente laureato in Economia aziendale, è autore dei romanzi di fantascienza: Oltre il domani. Un varco per l'universo (L'Erudita, 2019) ed Elbrus (Armando Curcio Editore, 2020). Immagine di copertina: Image By stockgiu - freepik.com   Read the full article
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valentina-lauricella · 7 months ago
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Dal Dialogo di Edipo e di un mendicante, di Cesare Pavese.
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(Una raffigurazione art nouveau della Sfinge)
Edipo: Vorrei cadere anche più in basso, vorrei perdere tutto - è la sorte comune. Ma non essere Edipo, non essere l’uomo che senza saperlo doveva regnare. Vorrei essere l’uomo più sozzo e più vile purché quello che ho fatto l’avessi voluto. Non subíto così. Non compiuto volendo far altro. Che cosa è ancora Edipo, che cosa siamo tutti quanti, se fin la voglia più segreta del tuo sangue è già esistita prima ancora che nascessi e tutto quanto era già detto?
Mendicante: Forse, Edipo, qualche giorno di contento c’è stato anche per te.
Edipo: Mi duole di prima, di quando non ero ancora nulla e avrei potuto essere un uomo come gli altri. E invece no, c’era il destino. Dovevo andare e capitare proprio a Tebe. Dovevo uccidere quel vecchio. Generare quei figli. Val la pena di fare una cosa ch’era già come fatta quando ancora non c’eri?
Mendicante: Vale la pena, Edipo. A noi tocca e ci basta. Lascia il resto agli dèi.
Edipo: Non ci son dèi nella mia vita. Quel che mi tocca è più crudele degli dèi. Cercavo, ignaro come tutti, di far bene, di trovare nei giorni un bene ignoto che mi desse la sera un sollievo, la speranza che domani avrei fatto di più. Nemmeno all’empio manca questa contentezza.
Mendicante: Ma credi che gli altri - anche i servi, anche i gobbi o gli storpi - non amerebbero esser stati re di Tebe come te? Hai pure vissuto la vita di tutti; sei stato giovane e hai veduto il mondo, hai riso e giocato e parlato, non senza saggezza; hai goduto delle cose, il risveglio e il riposo, e battuto le strade.
Edipo: So che anche il servo o l’idiota se conoscesse i suoi giorni, schiferebbe anche quel povero piacere che ci trova. I disgraziati che han cercato il mio destino, sono forse scampati al proprio?
Mendicante: Chi lo sa? Quel che è certo, dovevo cambiare. Si cerca una cosa e si trova tutt’altro. Se anche non ho trovato la Sfinge, e nessun oracolo ha parlato per me, mi è piaciuta la vita che ho fatto. Tu sei stato il mio oracolo. Tu hai rovesciato il mio destino. Mendicare o regnare, che importa? Abbiamo entrambi vissuto. Un giorno non c’eravamo, Edipo. Dunque anche le voglie del cuore, anche il sangue, anche i risvegli sono usciti dal nulla. Sto per dire che anche il tuo desiderio di scampare al destino, è destino esso stesso. Non siamo noi che abbiamo fatto il nostro sangue. Tant’è saperlo e viver franchi, secondo l’oracolo.
Edipo: Fin che si cerca, amico, allora sì. Tu hai avuto fortuna a non giungere mai.
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