#decessi per droga
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La Cannabis Legale è 'pericolosissima': aumenta il rischio di malattie coronarie per le associazioni a delinquere e la politica italiana corrotta.
Attualmente, in Italia, l'alcool è un grosso problema sociale - causa di incidenti, molestie anche a minori, risse in locali pubblici, decessi per l'abuso... - ma viene demonizzata, ridicolmente, la droga leggera, solo per fare un piacere alle associazioni a delinquere.
Un comune cittadino di Amsterdam, smette di lavorare e può andare a ricrearsi coi colleghi in uno dei molti locali dove si vende cannabis certificata (che non comporta danni alla salute) e poi prendere un mezzo pubblico, fra i tanti a disposizione, per tornare a casa.
In Italia, l'alcool (che è DROGA e sostanza ALTAMENTE tossica) è venduto liberamente, ma NON sono state apportate le DOVUTE modifiche urbane NECESSARIE affinché chi decide di consumarlo in un locale possa poi usufruire, ovunque, di un ECONOMICO mezzo di trasporto PUBBLICO.
E' giusto fare informazione, anche a scuola, sui pericoli da uso di 'sostanze'? Si: i più giovani vengono a contatto con alcool, tabacco, e pure caffè in famiglia: spesso i familiari non hanno adeguati argomenti per educare un ragazzo ad una Libertà Consapevole.
NON POSSIAMO vietare alle persone di ricavare PIACERE, Relax dall'uso di sostanze - soprattutto in una realtà esistenziale COMPLESSA per i molti (per chi non è nato privilegiato), dove hai bisogno di staccare la spina dai quotidiani problemi per non cadere in depressione.
L'uso di sostanze è trasversale: può farlo un comune cittadino, quanto un intellettuale; la ricerca del Piacere è connaturata negli esseri umani: gli ESSERI UMANI cercano il Piacere, non il sacrificio, non il dolore, non il martirio - che sono distorsioni morali.
#Cannabis#Cannabis Legale#associazioni a delinquere#politica italiana corrotta#corruzione#alcool#droga leggera#molestie#risse#incidenti#morti#droga#sostanza tossica#mezzo pubblico#locale pubblico#Italia
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LE DROGHE NON SONO TUTTE UGUALI
In Europa il consumo di alcol (vino compreso) è responsabile di circa 1 milione di decessi ogni anno (2545 al giorno) e del 5,1% di anni di vita persi nel mondo. In Italia, ogni giorno, sono in media 48 le persone che muoiono a causa dell'alcol, oltre 17.000 ogni anno, accorciando la vita di 4 anni in meno con 18 bicchieri a settimana. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità “l'alcol è una droga giuridicamente legale ma è una sostanza molto tossica per la cellula epatica, più di molte droghe illegali, ed è causa di una dipendenza il cui grado è superiore rispetto alle droghe più conosciute”. Sempre in Italia, si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti all’anno (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne). E a proposito di dipendenze, oltre 1,3 milioni di italiani sono malati patologici da gioco d'azzardo, cioè da ludopatia, e poco meno del 10% di questi (circa 12.000) si trova in cura. Ecco, se avete modo di sentirla o di vederla, diteglielo a Giorgia Meloni, fumatrice ed estimatrice del vino. Però due goccine rilassanti d’olio di CBD, o una tisanina distensiva di cannabis, magari per chi soffre di patologie croniche (ma anche no), per carità! Sia mai! Non abbia a fare troppo bene.
-JACOPO MELIO
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Fumo, Sima: "In Italia 93mila morti ogni anno"
In Italia i decessi legati al fumo sono oltre 93mila ogni anno, il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,% tra le donne. Lo rende noto Sima (Società Italiana di Medicina Ambientale), che spiega come “il consumo di tabacco rappresenta la più grande minaccia per la salute umana e provoca in modo diretto più decessi di alcol, droga, incidenti stradali, aids, omicidi e suicidi…
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Milano: la Polizia di Stato prosegue i controlli notturni in autostrada, ritirate 30 patenti.
Milano: la Polizia di Stato prosegue i controlli notturni in autostrada, ritirate 30 patenti. La scorsa notte, la Polizia Stradale di Milano e di Varese è stata impegnata in un posto di controllo sulla A/8 Milano – Varese, presso l'Area di Servizio Villoresi, in carreggiata direzione Varese, per la verifica di alcol e droga. Dieci gli equipaggi impiegati, unitamente al laboratorio mobile messo a disposizione dalla Forensic Lab Service di Roma, grazie ad una convenzione con il Ministero dell'Interno, che consente di eseguire direttamente su strada le analisi di secondo livello della saliva a mezzo di cromatografia liquida, avvalendosi della collaborazione di medici e di tecnici di laboratorio. 216 i conducenti sottoposti a controllo, per lo più uomini. Di questi 25 sono stati trovati positivi all'alcoltest, che ha fatto rilevare alcolemie di gran lunga superiori all'1,00 g/l. in un caso si è proceduto anche al sequestro dell'autoveicolo condotto, in quanto di proprietà, poiché il conducente è stato trovato con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l. 39 persone controllate per stupefacenti: 8 sono risultate positive per l'assunzione di cannabinoidi, di cocaina, sequestrando una piccola quantità di cannabis. Il totale è di 30 patenti ritirate e 29 conducenti denunciati all'Autorità Giudiziaria. Non sono mancati tentativi di sottrarsi al controllo, che ha comunque fatto registrare anche altre violazioni stradali e qualche rifiuto. E' di tutta evidenza che con questi risultati saranno ancora più serrati i controlli della Polizia Stradale volti ad abbattere il fenomeno della guida sotto l'effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti, le cui conseguenze incidono in maniera determinante sulla sicurezza stradale che continua ad essere uno dei maggiori problemi che i Paesi europei devono affrontare, tenuto conto che uno studio della Commissione stima che l'alcol sia implicato nel 25% circa della totalità dei decessi sulle strade mentre la droga lo è nel 15% dei casi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Hanno la parola 'abominio' pronta per negare, ridicolmente, il riconoscimento di Diritti come legalizzazione della cannabis, maternità surrogata, matrimonio ugualitario; poi, li ritrovi in prima fila al Vinitaly, sponsor d'una droga che falcia vite.
Decessi attribuibili all'alcol: 28% causa infortuni, come incidenti stradali, autolesionismo e violenza interpersonale; 21% a causa di disturbi digestivi; 19% per malattie cardiovascolari; il resto per malattie infettive, tumori, disturbi mentali e altre condizioni di salute.
In Italia, ogni giorno in media sono 48 le persone che muoiono a causa dell'alcol, oltre 17.000 ogni anno.
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Ecco fatto: segregati in casa per tutte le feste, anziani abbandonati, turismo demolito, nazioni confinanti strapiene di sciatori, decessi fra i più alti del mondo, e lo saranno ancora per settimane. (...) Lo sapete quanti giorni di scuola hanno fatto i liceali della Campania dal 4 marzo scorso ad oggi? 14. Tutto questo perché il Governo non è stato in grado di gestire la seconda ondata che loro stessi avevano previsto. Continuano a chiamarla EMERGENZA, a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Chiamiamola con il giusto nome: INCOMPETENZA. I Covid hospital della Fiera di Milano e di Civitanova Marche sono pieni da settimane (purtroppo) ma erano inutili giusto? Il Presidente del Consiglio continua a fare conferenze a reti unificate senza contraddittorio, ignorando l’esistenza del Parlamento e omettendo di usare l’unica parola che dovrebbe pronunciare: SCUSATECI- - Guido Bertolaso on Facebook
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bertolaso-fa-nero-governo-39-39-segregati-casa-tutte-254703.htm
INCOMPETENZA.
Da “Negazionisti” (sic) lo evidenziamo da tempo: il virus cinese ESISTE MA è una emergenza prima di tutto ORGANIZZATIVA. Il problema sono i MALATI (e i terrorizzati via MSM asservito) cioè posti letto strumenti protocolli e operatori, non i MORTI come fan credere i giornalai terronisti, che i numeri non li sanno leggere e li spacciano come droga.
Infatti proprio I NUMERI letti non come farebbero gli Scanzi ignoranti, dimostrano che si tratta di patologia iper contagiosa ma davvero pericolosa solo per chi abbia la salute già compromessa per malattie pregresse o età avanzata. Gestibile dunque, a patto di PIANIFICARE bene, rispondere velocemente e non far casino. La gestione di ‘sti qui invece è scaricare il barile e strozzare la popolazione come farebbe un sadomaso per godere.
Quanto a questi governanti incompetenti (ci manca solo il “governo degli Esperti” o ‘nantra task force): contrariamente a Zaia che al suo ruolo ci crede ed ha investitura popolare diretta (anche De Luca o Emiliano, ma lì c’è assenza abissale di strumenti organizzativo culturali e risorse per capire prima cosa succede, poi che dire e fare), quelli di Roma sono stati messi lì dai “Partner” europei solo per gestire alla buona il potere e le cadreghe, da uscieri. Più che incompetenza è “non (è di mia) competenza”: assenza di missione, sonnolento ufficio, sportello chiuso, pratica persa. Non li vedi in faccia quando s’arrampicano sugli specchi?
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(da SILB): CODACONS, il caso strano del virus che colpisce solo in discoteca: "Siamo stanchi di fare i capri espiatori"
(nella foto Maurizio Pasca, Presidente del SILB, https://www.silb.it Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo che rappresenta gran parte degli operatori del settore)
foto hi res Maurizio Pasca: http://lorenzotiezzi.it/silb/
Siamo imprenditori, ci basiamo su fatti e su numeri anche se per mestiere abbiamo a che fare con le emozioni. Dati Istat: 69 persone ricoverate in terapia intensiva. In tutta Italia. Dati oggettivi del comparto intrattenimento tutto: 569.000 lavoratori di cui 100.000 solo nelle discoteche.
Tutti FERMI. Mentre intorno il resto d'Italia si assembra, si abbraccia, vive, si riversa nelle strade. L'emergenza è finita da due mesi e a dircelo sono i NUMERI. Sono i numerosi casi di "assembramento" a cui non è seguito alcun ricovero: 69 persone in terapia intensiva su 60 milioni di italiani.
Il Codacons denuncia le discoteche, in nome di un fantomatico contagio ma…gli ospedali sono vuoti. E fuori dalle discoteche (chiuse) la gente VIVE COME PRIMA. Siete mai saliti su un TRENO REGIONALE? Siete mai entrati IN UN RISTORANTE DI UNA GRANDE CITTÀ CHE NON SIA MILANO? Siete mai stati su una SPIAGGIA O avete mai passeggiato la sera in una località turistica osservando il comportamento dei ragazzi? La gente VIVE.
I ragazzi si abbracciano, si baciano, procedono in gruppi (poi vanno a casa da nonni, genitori, zii…). L'unico ambiente rimasto "confinato" è il nostro. La popolazione si è riversata in piazza a Reggio Calabria per la Reggina in B. Effetto? Nullo. Nei ristoranti romani enormi portate passano senza alcun distanziamento, senza alcun provvedimento per fare si che non si mangi dallo stesso piatto. Per la strada due terzi della popolazione non indossa maschierina. Effetto? Nullo. A Riccione la gente in viale Ceccarini procede per branchi. Sulle spiagge e nei bar assistiamo a una movida in pieno svolgimento, con ragazzini ubriachi, risse, persone accalcate per le strade e…IL PROBLEMA PER IL CODACONS SONO LE DISCOTECHE?
Perché il Codacons non denuncia il Governo, le Prefetture, le istituzioni, le compagnie aeree, le aziende di pubblico trasporto, le Ferrovie dello Stato e denuncia le DISCOTECHE?
Perché il Codacons non si occupa dei responsabili della morte di decine di intubati per errata diagnosi? Perché il Codacons non si occupa di quanto successo nelle Rsa? Perché il Codacons denuncia l'OMS quando i buoi sono scappati? Perché il Codacons non si occupa della salute e della opportunità di un eventuale vaccino?
Vogliamo dire che come sempre in questo paese vige il metodo del capro espiatorio? Bene, SIAMO STANCHI DI ESSERE IL CAPRO ESPIATORIO. Perché il Codacons non denuncia la quadrupla tassazione degli imprenditori dell'intrattenimento a dispetto degli abusivi che CONSENTONO GLI ASSEMBRAMENTI? Irpef, SIAE, Isi, etc etc.
"Con questo accanimento il Codacons crea disagio ed amarezza a un settore già al collasso -afferma Maurizio Pasca, Presidente nazionale Silb".
Siamo imprenditori. E per pochi scellerati incapaci di rispettare le capienze e di comportarsi in modo etico ci sono TANTI ottimi gestori che danno lavoro a centinaia di famiglie, hanno a cuore i ragazzi, investono denaro in performer e attività. L'Italia vanta festival giovanili e musicali di caratura altissima. Silb annovera tutto il settore delle Etichette indipendenti, musica che viene prodotta al di fuori dei flussi delle major.
Perché dobbiamo subire una vessazione COME UNICO SETTORE ADDITATO E PUNITO QUANDO TUTTA LA SOCIETÀ STA VIVENDO A DISPETTO DEL DISTANZIAMENTO SOCIALE?
Anche perché, a dispetto dei catastrofisti, carta CANTA. L'ultimo bollettino di Iss parla chiaro. Poche decine di ricoverati in terapia intensiva, un numero di morti inferiore a 20 IN TUTTA ITALIA, REGIONI CON ZERO CONTAGIATI.
Il Laboratorio dell'Asst Ospedali Civili diretto da Arnaldo Caruso (PRESIDENTE SOCIETÀ ITALIANA VIROLOGIA SIV-ISV) è riuscito a isolare una variante del Sars-CoV-2 e la ha definita ESTREMAMENTE MENO POTENTE di quella iniziale. La prima variante del virus era in grado di attaccare e sterminare le cellule nell'arco di 48-72 ore mentre per quella isolata da Caruso ci vorrebbero ben 6 giorni. Al pari, Pasquale Bacco, ricercatore che da 25 anni studia virus in laboratorio, ha confermato dopo test su 7.000 persone che continuano a protrarsi, la debolezza del virus nonché la sua mutazione costante, cosa che lo rende ALTRO rispetto a ciò che era tre mesi fa.
L'emergenza, NUMERI ALLA MANO, non esiste più. Altrimenti chi ha frequentato treni, spiagge, autobus, movide, piazze stracolme, sarebbe già in terapia intensiva. Ci prendete in giro?
Vogliamo dire che mascherine ciancicate e cacciate nelle tasche, che dopo otto ore hanno perso qualsiasi valenza protettiva, sono ridicole? Però se arriva un controllo SOLO IN DISCOTECA il luogo viene chiuso? Non vengono chiusi bar, ristoranti, treni regionali dove la gente sale senza posto prenotato e si accalca, non vengono chiuse strade, spiagge, piazze con persone stipate???
CI STATE PRENDENDO IN GIRO?
Perché non vengono fatti test sierologici che libererebbero le persone immuni e consentirebbero agli imprenditori di lavorare? Perché un'associazione di consumatori denuncia ORA l'OMS, ovvero quando i buoi sono SCAPPATI DALLA STALLA? Vorremmo suggerire al Codacons di concentrarsi sull'attività istituzionale, sui morti nelle Rsa, sulel errate diagnosi che hanno portato alla morte decine di persone. PERCHÉ GLI IMPRENDITORI SONO CONSUMATORI. Vorremmo ricordare al CODACONS CHE GRAN PARTE DELLE CAUSE DI MORTE GIOVANILI NON HANNO NULLA A CHE FARE CON LE DISCOTECHE. ORA BASTA!!!
Per rinfrescare la memoria al Presidente Codacons:
Droga: Le discoteche sono marginali! Nel corso del 2019, il sistema di rilevamento di GeOverdose ha registrato 253 decessi acuti riconducibili ad assunzione di droghe. Di questi 253 decessi, 9 (3,6%) hanno riguardato persone senza una dimora stabile e sono stati tutti dovuti all'eroina, mentre 5 (2,4%) sono avvenuti nell'immediatezza dell'uscita dalla comunità terapeutica. Anche in questo caso i decessi sono tutti attribuibili all'eroina. I decessi avvenuti in carcere, agli arresti domiciliari o nell'immediatezza dalla scarcerazione, invece, sono stati 10 (3,9% del totale). I decessi avvenuti all'interno di overdose simultanee, ovvero di eventi in cui due o più persone hanno sviluppato contemporaneamente un'overdose, sono stati 11 (4,3%). Infine, quelli avvenuti all'interno di un treno, di una stazione o nell'area circostante la stazione stessa sono stati 20 (7,9%). L'età media dei 253 soggetti deceduti nel 2019 è 39 anni, l'età media di chi frequenta una discoteca è di 22 anni. Inoltre nelle discoteche c'è molta attenzione sulla sicurezza dei giovani che partecipano, perché siamo passibili, per qualsiasi cosa avvenga all'interno dei nostri locali, del famigerato art. 100 del TULPS.
Omicidi: Di fronte ai 297 omicidi avvenuti in Italia, la maggior parte avvenuti in famiglia e dentro la stessa casa, solo un omicidio è avvenuto all'interno di una discoteca (Prov. di Sassari) nel 2019 e per fatti non derivanti alla stessa discoteca, dove il gestore si è costituito parte civile nel procedimento penale nei confronti dell'omicida.
Alcool: Nel 2018 il binge drinking (Il binge drinking è l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve) è avvenuto in pub, bar, case private. Nei nostri locali la somministrazione di alcol avviene in maniera moderata e controllata, con esclusione radicale della somministrazione ai minorenni e le consumazioni alcoliche hanno un costo abbastanza elevato.
I ragazzi arrivano in ora tarda e già in stato etilico compromesso, tanto da indurci a piazzare telecamere anche nei parcheggi o a monitorarli con timbri e controlli affinché non portino bottiglie da fuori all'interno dei locali.
Da anni conduciamo una battaglia contro I negozi gestiti da extracomunitari che smerciano alcol a basso costo fino a tarda ora e contro gli abusivi che somministrano sostanze alcoliche ai minorenni. Agli inizi dell'emergenza coronavirus ci siamo battuti contro abusivi che esortavano I ragazzi a bypassare l'emergenza recandosi a feste dove -così scrivevano gli inviti- l'alcol era libero.
Gli imprenditori della notte sono persone serie, che svolgono un lavoro con grande responsabilità. Si, ci occupiamo di divertimento e allora? Divertirsi vuole dire ballare, ascoltare musica, aggregarsi, non è una fattispecie delittuosa. Siamo impegnati con le Istituzioni e con i Governi che si sono succeduti, a portare avanti un sistema di divertimento sano e consapevole, creando addirittura un albo di Discoteche con il Bollino blu.
Negli altri Paesi Europei e non solo, il settore dell'intrattenimento è visto con molta attenzione, i Governi facilitano anche la gestione di questa attività, in Italia, specialmente dai media e non ne comprendo il perché, è maltrattato, umiliato e criminalizzato.
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Individuata una molecola che potrebbe fermare l'infezione del Coronavirus
All'Università di Göttingen individuato il TMPRSS2
Paper: https://marlin-prod.literatumonline.com/pb-assets/journals/research/cell/CELL_S0092-8674%2820%2930229-4.pdf
https://www.dpz.eu/en/home/single-view/news/die-vermehrung-von-sars-coronavirus-2-im-menschen-verhindern.html
(Traduzione di Google Translate)
I virus devono entrare nelle cellule del corpo umano per causare malattie. Per questo, si attaccano a cellule adatte e iniettano le loro informazioni genetiche in queste cellule. I biologi dell'infezione del German Primate Center - Leibniz Institute for Primate Research di Göttingen, insieme ai colleghi di Charité - Universitätsmedizin Berlin, hanno studiato come il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 penetra nelle cellule. Hanno identificato un enzima cellulare essenziale per l'ingresso virale nelle cellule polmonari: la proteasi TMPRSS2. È stato scoperto che un farmaco clinicamente testato noto per essere attivo contro TMPRSS2 blocca l'infezione da SARS-CoV-2 e potrebbe costituire una nuova opzione di trattamento (Cell).
Numerosi coronavirus circolano in tutto il mondo e infettano costantemente l'uomo, che normalmente causa solo lievi malattie respiratorie. Attualmente, tuttavia, stiamo assistendo alla diffusione mondiale di un nuovo coronavirus con oltre 90.000 casi confermati e oltre 3.000 decessi. Il nuovo virus è stato chiamato SARS coronavirus-2 ed è stato trasmesso dagli animali all'uomo. Causa una malattia respiratoria chiamata COVID-19 che può avere un decorso grave. Il coronavirus-2 SARS si sta diffondendo da dicembre 2019 ed è strettamente correlato al coronavirus SARS che ha causato la pandemia di SARS nel 2002/2003. Nessun vaccino o farmaco è attualmente disponibile per combattere questi virus.
Fermare la diffusione del virus
Volevano un team di scienziati guidati da biologi delle infezioni del German Primate Center e che includessero ricercatori di Charité, della University of Veterinary Medicine Hannover Foundation, della BG-Unfallklinik Murnau, della LMU Munich, del Robert Koch Institute e del German Center for Infection Research per scoprire come il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 entra nelle cellule ospiti e come questo processo può essere bloccato. I ricercatori hanno identificato una proteina cellulare che è importante per l'ingresso di SARS-CoV-2 nelle cellule polmonari. "I nostri risultati mostrano che SARS-CoV-2 richiede la proteasi TMPRSS2, che è presente nel corpo umano, per entrare nelle cellule", afferma Stefan Pöhlmann, capo dell'unità di biologia delle infezioni presso il Centro dei primati tedesco. "Questa proteasi è un potenziale bersaglio per l'intervento terapeutico".
Droga promettente
Poiché è noto che il mesilato camostat farmaco inibisce la proteasi TMPRSS2, i ricercatori hanno studiato se può anche prevenire l'infezione da SARS-CoV-2. "Abbiamo testato il SARS-CoV-2 isolato da un paziente e abbiamo scoperto che il mesilato di camostat blocca l'ingresso del virus nelle cellule polmonari", afferma Markus Hoffmann, autore principale dello studio. Camostat mesilato è un farmaco approvato in Giappone per l'uso nell'infiammazione del pancreas. "I nostri risultati suggeriscono che camostat mesilato potrebbe anche proteggere da COVID-19", afferma Markus Hoffmann. "Questo dovrebbe essere studiato negli studi clinici."
Pubblicazione originale
Hoffmann, M et al. (2020). L'entrata delle cellule SARS-CoV-2 dipende da ACE2 e TMPRSS2 ed è bloccata da un inibitore della proteasi clinicamente testato. Cella, DOI: 10.1016 / j.cell.2020.02.052
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Il CDC: individualismo e divorzio sono fonte di morte
Un rapporto dell’organismo USA che monitora la diffusione delle malattie sottolinea che la separazione dei genitori subita nell’infanzia è associata a una vasta gamma di patologie e costi sociali. Ma non si vede il problema alla base: l’educazione progressista. Mentre, come confermano varie ricerche mediche, la Messa e la preghiera riducono rischi quali la depressione, l’uso di droghe e il suicidio.
di Benedetta Frigerio (15-11-2019)
Che ci vogliano le parole di Robert Redfield, direttore del Cdc (Centers for Disease and Control Prevention), l’organismo della sanità pubblica statunitense che monitora la diffusione di malattie, per affermare un’evidenza è quantomeno inquietante. Ma perlomeno il tabù subisce un altro colpetto. «Ora sappiamo che le Esperienze Ostili dell’Infanzia (Ace) hanno un impatto enorme sulla salute futura degli individui», tanto da essere addirittura la causa di cinque su dieci decessi negli Stati Uniti.
Redfield si riferisce ad eventi come la separazione dei genitori, il divorzio, l’abuso di sostanze, l’essere testimoni di violenze o di episodi di razzismo, analizzati dal Cdc in una ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama) e intitolata Identifying and Preventing Adverse Childhood Experiences. Svolta sui dati di 25 Stati americani, riporta anche che ben una persona su sei ha sperimentato quattro o più tipi di esperienze ostili durante l’infanzia, spiegando che esse sono la causa di stress estremi e ripetuti, capaci di causare danni fisici ed emotivi sia immediati che a lungo termine, incluse le malattie mentali come la depressione, l’alcolismo e altre dipendenze: «Gli Ace - si legge - sono associati a un aumento del rischio di incorrere in numerosi esiti negativi, tra cui una vasta gamma di malattie croniche e principali cause di morbilità e mortalità, come il cancro, il diabete, le malattie cardiache, il suicidio e le overdose di farmaci».
Insieme ai danni fisici si è registrato anche un calo sul rendimento scolastico e un tasso maggiore di disoccupazione. Inoltre, «si stima che i potenziali costi sociali degli Ace siano di centinaia di miliardi di dollari ogni anno, con una percentuale significativa di tali costi a carico del sistema sanitario».
Il rapporto dipinge le case americane come luoghi dove spesso si abusa di droga o dove si soffre per separazioni e suicidi o tentati suicidi, dando un’immagine preoccupante dello stato di salute della famiglia che, anziché essere il luogo dove la persona fiorisce, diventa quello della sua distruzione. Contando che un americano su sei ha sperimentato più eventi traumatici, si capisce perché se questi non avvenissero la depressione sarebbe addirittura ridotta del 44% (21 milioni di casi) e anche altre malattie sarebbero drasticamente in calo.
Ma come si sia giunti fino a qui il Cdc non pare esserselo chiesto, affermando solo che «la prevenzione di esperienze traumatiche nell’infanzia e l’avvio di interventi chiave quando si verificano ridurranno le conseguenze a lungo termine sulla salute e gioveranno al benessere fisico ed emotivo degli individui fino all’età adulta».
L’incapacità di segnalare le cause è però ancor più preoccupante se si pensa a un altro rapporto pubblicato lo scorso ottobre sempre dal Cdc e in cui si riportano i morti per suicidio dal 2007 al 2017 con un dato impressionante: i bambini/giovani (dai 10 ai 24 anni) che si sono tolti la vita sono aumentati del 56%, portando il suicidio ad essere la seconda causa di morte in quella fascia. Come già aveva riportato la Nuova Bussola, oltre alla presenza di Ace nell’esistenza di chi si toglie la vita, gli esperti segnalano come problematica la dipendenza da smartphone che riempie la solitudine degli adolescenti di una compagnia sempre più letale.
Ci sarebbe però da chiedersi come possa lamentarsi l’organismo della Salute americano, quando le scuole si riempiono di tecnologia e di un’educazione progressista priva di limiti e di barriere, mentre il governo da anni promuove il divorzio e la libertà degli adulti di fare ciò che pare e piace, approvando l’aborto, le unioni fra persone dello stesso sesso, le adozioni da parte di tali coppie, l’eutanasia o la marijuana legale con ricoveri di adolescenti e bambini che vengono a contatto con quella comprata dai genitori?
Come ha scritto su First Things Aaron Kheriaty, professore di psichiatria e direttore del Medical Ethics Program presso la Irvine’s School of Medicine dell’Università della California, la vera causa del «tessuto sociale sfilacciato» è il relativismo etico per cui «rischiamo di perdere un’identità solida, un orientamento chiaro e narrazioni coerenti che danno senso alla nostra vita individuale e condivisa». In sintesi, in «un mondo spogliato di verità universalmente vincolanti, la sensazione che stiamo perdendo solide basi (pensiamo appunto al divorzio per cui i figli perdono fiducia già nel luogo in cui dovrebbero acquisire sicurezza, ndr) porta a un’angoscia fluttuante. Questa è una condizione che non può essere tollerata a lungo».
Partendo dalla sua esperienza clinica, Kheriaty ha quindi spiegato che la soluzione non sta nella prevenzione indicata dal Cdc, che consisterebbe nell’informare la gioventù di un problema che conosce già troppo bene, moltiplicando gli psicologi e offrendo numeri telefonici di pronto aiuto.
Lo psichiatra chiarisce invece che «un consistente corpus di ricerche mediche suggeriscono che la preghiera, la fede religiosa, la partecipazione ad una comunità religiosa e a pratiche come coltivare la gratitudine, il perdono e altre virtù possono ridurre il rischio di depressione, ridurre il rischio di suicidio, ridurre l’abuso di droghe […]. Per citare solo uno dei risultati di una crescente ricerca medica su questo argomento, Tyler VanderWeele della TH Chan School of Public Health di Harvard ha recentemente pubblicato uno studio sul suicidio e la vita religiosa tra le donne (89.000, ndr) negli Stati Uniti [...] scoprendo che alcuni gruppi rimangono protetti dall’ondata crescente di disperazione e autolesionismo. Tra il 1996 e il 2010, coloro che hanno partecipato a qualsiasi funzione religiosa una o più volte alla settimana avevano una probabilità di suicidarsi di cinque volte minore. Coloro che si identificavano come cattoliche o protestanti avevano un tasso di suicidi di circa la metà di quello delle donne statunitensi in generale. Delle 6.999 donne cattoliche che hanno affermato di aver partecipato alla Messa più di una volta alla settimana, nessuna si è suicidata. La pratica religiosa si è rivelata più importante della semplice affiliazione: coloro che si sono auto definite cattoliche ma che non hanno partecipato alla Messa avevano tassi di suicidio paragonabili a quelli di altre donne che non erano praticanti».
Come a dire che un rapporto serio e coltivato con Dio (che include la sequela di una legge e di verità certe) e la sua comunità ecclesiale è fonte di una vita buona. La ragione di questo dato secondo il professore dipende dal fatto che «la fede religiosa può infondere un senso di significato e scopo», aiutando «le persone non solo a sopravvivere a periodi di intensa angoscia, ma anche a trovare un significato nella sofferenza. Come una volta mi disse un mio paziente: “Se non fosse stato per la mia relazione con Gesù, mi sarei ucciso molto tempo fa”». Bisogna poi tenere conto che tutti gli eventi traumatici elencati dal Cdc se si trasformano in disperazione portano al suicidio. Chiedendosi «quali sono gli elementi tossici della cultura contemporanea che hanno portato così tanti a sprofondare nella depressione», Kheriaty fa notare che «in un’epoca meritocratica, siamo apprezzati per la nostra utilità… Questo accade a livello personale quando la libertà è vista come fare ciò che vuoi, rendendo la vita un semplice mezzo per ottenere piacere».
Inoltre, se «la legge è maestra», quella «americana insegna sempre più l’indifferenza alla vita quando si scontra con il rispetto dell’autonomia radicale. La California e il Colorado hanno recentemente aderito ad altri quattro Stati nel consentire ai medici di aiutare i pazienti malati terminali a togliersi la vita… Oltre all’impatto dei casi pubblicizzati, abbiamo prove che il comportamento suicidario tende a diffondersi da persona a persona attraverso i social network».
Questo individualismo è però menzognero perché «nessun uomo è un’isola. Vivere come se fossimo entità che si auto-creano, si auto-determinano, è pericoloso per noi stessi e per gli altri», tanto che «la solidarietà e l’affetto reciproco scompaiono dai nostri spazi pubblici, mentre l’orizzonte si oscura e la solitudine cresce». Basti pensare, continua lo psichiatra, che «qualche anno fa un trentenne si è tolto la vita saltando giù dal Golden Gate Bridge (come più di millecinquecento persone hanno fatto da quando è stato costruito il ponte). Dopo la sua morte, il suo psichiatra andò con il medico legale nell’appartamento dell’uomo, dove trovarono il suo diario. L’ultima voce, scritta poche ore prima della sua morte, diceva: “Vado a piedi al ponte. Se una persona mi sorride lungo la strada, non salterò”».
La speranza sono quindi «le piccole luci emanate dalle comunità coese - radicate nella fede e motivate dalla carità», che «brilleranno più intensamente. Le connessioni tra un individuo solo e un altro diventeranno tanto più preziose in una società che è in grado di valutare gli individui solamente per la loro utilità».
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L’inferno dei rifugiati” ecco come ha definito Jean-Claude Juncker i lager libici. E anche il ministero degli Esteri tedesco ha paragonato questi centri di detenzione a campi di concentramento. Malgrado ciò, l’Unione Europea continua a intensificare la sua collaborazione con la Libia.
Secondo Andrej Hunko, parlamentare tedesco per il partito Die Linke, entro quest’anno la Libia dovrebbe essere collegata alla rete di controllo eurosur “Seahorse”, che invierà i dati in diretta alla centrale di Frontex a Varsavia, per contrastare la migrazione “illegale”, un controllo diretto sui trafficanti di esseri umani, droga e quant’altro. In questo modo la guardia costiera del Paese arabo dovrebbe ricevere in tempo reale le coordinate dei barconi con a bordo i migranti. Intanto è ancora allo studio la parte giuridica che legittimerà così i libici ad intervenire.
A fine novembre, inoltre, è terminato un corso di addestramento nell’ambito dell’Operazione Eunavformed-Sophia alla Maddalena per sessantaquattro militari della marina militare libica, in particolare della guardia costiera. I partecipanti (ufficiali e sottufficiali) hanno ricevuto anche lezioni di primo soccorso, di diritto umanitario e sugli aspetti di genere (gender). Un training volto ad acquisire conoscenze a bordo delle motovedette cedute dall’Italia. Anche i quattro Paesi di Visegrad, per contrastare il flusso migratorio, si sono allineati alla politica di Roma e, meno di un mese fa, hanno stanziato trentacinque milioni di euro e acquistato quattro natanti nuovi da regalare alla Libia.
naufragio di migranti nel Mediterraneo centrale
Ma la frontiera marittima di fatto è già chiusa. Sono pochissime le barche che riescono a salpare, spesso con esiti catastrofici, per effetto del fermo delle ONG e del blocco navale imposto dalle vedette libiche, addestrate anche dagli italiani. Oltre duemila persone hanno perso la vita quest’anno nelle acque del Mediterraneo centrale. Ma il bilancio potrebbe essere più alto. I decessi in mare spesso non vengono resi pubblici, specie se gli incidenti avvengono nelle zone di competenza dei libici.
E’ stata persino creato una zona SAR “libica” nella quale si continua a morire per mancanza di soccorsi. Le motovedette regalate dall’Italia al governo di Tripoli arrivano in ritardo, quando non sono coordinate dai comandi italiani ed europei.
In Libia intanto la situazione è sempre più critica, e per chi viene ripreso dai militari in mare non c’è scampo. Non c’è più nessuna distinzione tra centri gestiti dal governo e centri in mano alle milizie o le “Connecting house”. Per tutti i migranti che vengono riportati indietro riprendono abusi e sevizie sempre più crudeli, fino a quando qualcuno non paga il prezzo del loro riscatto.
Guardia costiera libica con un gruppo di migranti
E’ solo marginale il ruolo delle organizzazioni delle Nazioni Unite (UNHCR ed OIM), che quando riescono ad avere accesso ai centri di detenzione possono solo identificare i cosiddetti “vulnerabili” ( ma in Libia tutti i migranti in detenzione sono vulnerabili). Poche le persone evacuate, circa duemila in un anno, sottratte ai loro carcerieri. Tra l’altro per la maggior parte vengono trasferite in Niger e non verso l’Europa. Un’eventuale trasferimento verso Paesi occidentali avviene solamente dopo mesi di lunga attesa nella ex colonia francese, è riservata a pochissimi e deve essere preventivamente concordata con i vari Stati europei.
Il 28 giugno scorso il cosiddetto governo di Riconciliazione Nazionale (GNA) di Tripoli ha notificato all’IMO (International Maritime Organization) la costituzione di una zona SAR (Search and Rescue) “libica”, con una centrale di coordinamento in territorio libico (Joint Rescue Co-ordination Centre: JRCC). Ora praticamente tutte le ONG sono state allontanate dalla rotta del Mediterraneo centrale.
Tra giugno 2014 e giugno 2017 sono arrivate dalla Libia via mare in Italia cinquecentocinquanta mila persone, la gran parte proveniente dall’Africa subsahariana. Nigeria ed Eritrea i Paesi di origine più rappresentati. Da luglio 2017 la frequenza degli arrivi è calata sensibilmente, come effetto degli accordi che Italia e Unione Europea hanno stretto con la Libia e con altri Paesi di transito dei migranti, come il Niger.
Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2018 sono sbarcate in Italia 22.550 persone, 95 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2017.
Il 72% delle persone arrivate sulle coste italiane è di sesso maschile, le donne sono il 9%, i minori il 19% – in buona parte non accompagnati. Il 14 per cento è ancora rappresentato dagli eritrei, che si collocano così al secondo posto.
Tenendo conto della percentuale della forte diminuzione delle partenze, le morti in mare sono notevolmente cresciute dall’inizio dell’estate. E quei pochi che riescono ad arrivare sulle nostre coste, sono provati fisicamente e psicologicamente dopo tempi di internamento sempre più lunghi nei centri di detenzione. La traversata poi può durare anche diversi giorni.
Per arginare il flusso migratorio, il nuovo governo italiano sta proseguendo la politica cominciata dall’ex ministro degli Interni Marco Minniti: alleanze con i libici e altri governi africani, in particolare con il Niger. Roma, dopo le elezioni, ha rafforzato la collaborazione con l’ex colonia per aumentare i respingimenti e rendere sempre più complicato il salvataggio in mare. A fine ottobre i respingimenti effettuati dai libici sono stati superiore degli arrivi in Italia. I dati si riferiscono in questo caso al 30 settembre 2018: 14.500 persone partite dalla costa africana e riportati indietro, mentre in Italia sono arrivati 12.500 migranti.
Le navi commerciali che incontrano barconi durante la navigazione, sono demotivate ad effettuare soccorsi, visto che poi si trovano a dover vagare per giorni con persone a bordo in condizioni spesso precarie prima di poter trovare un porto disponibile all’accoglienza.
Le condizioni dei lager libici ormai non sono più un segreto per nessuno in particolare dopo la pubblicazione dei rapporti di ONU, UNSMIL e dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani. Pochi giorni fa il direttore per i diritti umani e la giustizia di transizione della Missione ONU in Libia, Antonia de Meo, ha ribadito, durante un meeting a Tripoli, al quale hanno partecipato giudici, pubblici ministeri e ufficiali della polizia giudiziaria, l’assoluta necessità dell’applicazione e rispetto dei diritti umani nei centri di detenzione.
A tutt’oggi in Libia è in atto un’aggressione e una negazione nei confronti del popolo migrante senza precedenti. Gli abusi nei centri di detenzione sono indescrivibili: torture, fame, sete, mancanza totale di igiene, abusi sessuali, violenze senza fine, estorsioni, riduzione in stato di schiavitù, rapimenti e quant’altro.
Il 10 dicembre 2018 il Consiglio europeo ha rilasciato un comunicato sulla recente conferenza sulla Libia, tenutasi a Palermo lo scorso mese. Nella nota viene evidenziato che nel Paese regna ancora instabilità e insicurezza, a discapito non solo della popolazione, ma dell’intera regione e la soluzione alla crisi può essere solamente politica, e questi problemi non possono essere risolte che dai libici stessi con un processo politico inclusivo, con equa partecipazione delle donne e nel pieno rispetto delle leggi internazionali, compresi i diritti umani. Ottima analisi, ma sarà attuabile in tempi brevi?
Nel frattempo i diversi governi europei trattano un giorno con Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj, primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia, un giorno con Khalīfa Belqāsim Ḥaftar, leader indiscusso della Cirenaica, pur di contrastare il flusso migratorio, o di quel che ne resta ormai. Intanto il popolo migrante resta chiuso nei lager nelle condizioni che tutti conosciamo. Finora non è stata trovata, meglio, non si vuole trovare una soluzione per queste persone, che giornalmente sono soggette a sofferenze indescrivibili. Non è dato sapere quanti di loro muoiano nelle putride galere. Pur di uscire dall’inferno accettano “il rimpatrio volontario”, ma non tutti possono correre questo rischio, come, per esempio gli eritrei.
@cotoelgyes
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TU NON PUOI DIRCI CHE AGGIORNERAI DOMANI E FARCI INTENDERE CHE SARA' QUEL CAPITOLO PERCHè IO NON CE LA FACCIO GIA' DA ADESSO E POTREI SERIAMENTE MINACCIARE CHIUNQUE ABBIA AO3 DI COMMENTARE IL CAPITOLO PRECEDENTE. Adesso che mi sono sfogata, ti ringrazio per il piccolo spoiler e non vedo l'ora di leggerlo! A me la tua ff piace tantissimo perchè non è una delle solite in cui i nostri ragazzi non hanno carattere o si comportano da "principessa". Continua così
…Aiuto. ahahah scusami non volevo decessi fra anon, giurin giurello.
A me piace scrivere un sacco fra di loro /e soprattutto gli attimi intimi e quelli di droga/ proprio perché sono quelli in cui non voglio che siano l’uno la crocerossina dell’altro e plus che risalti il carattere di Ermal e di Fabrizio senza “opprimere” l’uno o l’altro.
Poi okay, io spero sempre nei feedback perché alla fine mi piace un sacco ricevere commenti /ma insomma, a chi è che non fa piacere?/ e poi ho ricevuto una SPLENDIDA recensione, mentre nel capitolo precedente più di una (quindi uhm, okay, se avete tempo pls lasciatemi un commentino ino ino?)
Quindi va beh, in ogni caso sono stra-contenta per la splendida recensione e pubblicherò domani sera. ♥
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Prato, Milone: Droga agli operai sfruttati
Prato, il Responsabile del Dipartimento Sicurezza e Immigrazione di Forza Italia Toscana Aldo Milone: "Droga agli operai sfruttati" L'operazione dei Carabinieri di qualche giorno fa, che ha portato all'arresto di un cittadino cinese per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, ketamina in questo caso, ha portato forse alla luce un nuovo fenomeno, il "doping lavorativo". Nel senso che questa sostanza veniva data, e forse viene ancora somministrata, agli operai cinesi che vengono sottoposti a turni massacranti e questa droga sintetica serve proprio a sopportare la fatica. Ovviamente per me non è una novità anche perché proprio 10 anni fa facevo presente questo fenomeno e lo definivo "doping lavorativo", ipotesi condivisa anche dal magistrato che si occupò di alcuni decessi di operai cinesi avvenuti in alcuni stanzoni. È ben noto che il controllo della droga sintetica, ketamina e ecstasy, è quasi monopolizzato da organizzazioni criminali cinesi. Altri provvedimenti della magistratura che iniziano ad avere una certa efficacia contro l'illegalità economica, presente nel distretto "parallelo", sono i sequestri di beni mobili e immobili. Credo e ritengo che se si proseguirà su questa strada, il sequestro dei beni mobili e immobili può portare nelle casse dello Stato e, indirettamente, anche del Comune, un po' di liquidità frutto, soprattutto, dell'evasione fiscale e di tasse comunali che in un momento particolare come questo potrebbe costituire un toccasana. Aldo Milone, Responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione Forza Italia Toscana Follow @FI_Toscana
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Attenzione gente, si ricomincia.
Stamattina sul Radiogiornale Uno delle otto il servizio viene annunciato dalla presentatrice come:
“Nuovo allarme per l’Unione Europea, aumenta l’uso e i decessi per EROINA”
Segue il servizio: Uso di cocaina e cannabis in italia, i consumatori di coca sono tot, quelli di cannabis tot, chi ha usato cannabis nella sua vita 1/3, uso presso gli adolescenti tot, tra i 18/35 tot. Intervista all’ °esperto°: “Si può ancora considerare la cannabis una droga leggera? No, è una droga punto e basta.
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È la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, 26 giu 2020
È la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, 26 giu 2020
È la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. La Repubblica: «Aumentano i morti per droga. Nel 2018 i decessi legati al consumo di stupefacenti sono stati 334, il 12,8% in più rispetto ai 296 dell’anno precedente, con una quota particolarmente rilevante (+92%) tra le donne over 40. È uno dei dati più inquietanti contenuti nella Relazione annuale al Parlamento sul…
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Milano: weekend di controlli sullo stato psicofisico dei conducenti, i risultati sono sorprendenti
Milano: weekend di controlli sullo stato psicofisico dei conducenti, i risultati sono sorprendenti. Le notti del fine settimana sono state piuttosto movimentate in città con una circolazione piuttosto sostenuta sino all'alba. In questo scenario, la Polizia Stradale di Milano è stata impegnata in più posti di controllo tra sabato e domenica, per la verifica dello stato psicofisico dei conducenti. Il bilancio del lunedì mattina è stato di 42 patenti ritirate non solo nelle zone della movida cittadina (Triennale e Navigli), con servizi che hanno visto impegnate oltre alle pattuglie della Polizia Stradale anche il posto mobile con a bordo il medico e il personale sanitario dell'Ufficio Sanitario della Questura di Milano, equipaggiato di "drogometro" con il quale è possibile procedere alla verifica dell'assunzione e dell'alterazione da sostanza stupefacente. Sempre sorprendenti gli esiti. Oltre 200 i conducenti controllati, di questi 42 sono risultati positivi all'alcoltest. Significative le alcolemie, di gran lunga superiori all'1,00 g/l, tant'è che per 24 di loro si è proceduto alla denuncia alla Procura della Repubblica di Milano, mentre per gli altri si è trattato di una contravvenzione, ma per tutti è scattato il ritiro della patente di guida. Sul fronte delle droghe un solo conducente è risultato positivo sia all'alcoltest che alla cannabis. Qualche tentativo, poco riuscito, di sottrarsi al controllo, che ha comunque fatto registrare anche altre violazioni stradali, tra cui due guide senza patente. E' di tutta evidenza che con questi risultati saranno ancora più serrati i controlli della Polizia Stradale volti ad abbattere il fenomeno della guida sotto l'effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti, le cui conseguenze incidono in maniera determinante sulla sicurezza stradale che continua ad essere uno dei maggiori problemi che i Paesi europei devono affrontare, tenuto conto che uno studio della Commissione stima che l'alcol sia implicato nel 25% circa della totalità dei decessi sulle strade mentre la droga lo è nel 15% dei casi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Le mascherine andavano rese obbligatorie al 1 di gennaio ma luminari virologi e politici irridevano chi le indossava e le ritenevano inutili, ed infatti sono inutili per chi è sano ma utili a chi è malato per non diffondere il virus (in certi casi).
Poi una domenica di febbraio in Italia si è sparso un virus più pericoloso del covid19, la psicosi, ci hanno terrorizzato, bombardato di paure e numeri di morti, il numero dei decessi come deterrente per alimentare la nostra psicosi ed il messaggio era solo uno, fermiamo tutto.
Ho sempre reputato un errore fermare tutto, sempre trovato assurdo lo “state a casa” disgustosi i vari hashtag e messaggi dei vips, un refrain ridicolo che spesso invade le nostre vite, ma bisognava dare ossigeno agli ospedali, cercare di curare più gente possibile è così anche io ho seguito diligentemente le regole, ma lo stare a casa non può durare per sempre e quando usciremo il virus sarà ancora lì ad aspettarci.
I numeri sono importanti, muore più gente di tumore, infarto, incidenti d’auto, fumo, alcool, droga ma nonostante tutto ogni giorno andiamo avanti come se nulla fosse o meglio andavamo avanti perché ora hanno chiuso tutto.
Il virus non è mai stato il problema il vero dramma di questa emergenza è sempre stata l’inadeguatezza del nostro sistema sanitario, quanta gente malata guarisce a casa, con sintomi lievi o più gravi, quanta gente è portatrice sana, non si sa, quello che si conosce sono i numeri che ogni sera ci vengono propinati come emergenza.
SE AVRETE LA PAZIENZA DI SEGUIRE IL MIO RAGIONAMENTO
Non è un ragionamento complicato… anzi, è di una semplicità sconvolgente, ma così sconvolgente che se ve lo proponessi tout court, dopo due righe smettereste di seguirlo per mandarmi affanculo. E avreste ragione, perché salterei subito alla conclusione, una di quelle all’apparenza assurde e inaccettabili.
Non vi prenderò molto tempo [edit: invece sì]
Intanto la paura. La paura è un’ottima cosa, evoluzionisticamente parlando: vi tiene lontani dai pericoli, vi fa campare a lungo e vi permette di fare un sacco di figli a cui trasmettere le vostre paure affinché anche loro campino a lungo e facciano etc…
Paura –> sopravvivenza lontano dalle cose paurose perché pericolose.
Ok… quanti di voi hanno la patente e una macchina?
Molti.
E immagino pure che un grande numero di voi guidi in modo sereno e automatico, magari bestemmiando in mezzo al traffico o insultando saltuariamente il coglione di turno, ma fondamentalmente senza pensare di continuo alla Nera Signora con la Falce che vi guardava con malignità oh oh cavallo.
Ecco, nel 2019 ci sono stati 82.048 incidenti stradali (in media 224 al giorno e 10 ogni ora) che hanno causato 1.505 morti (4 al giorno) e 113.765 feriti (310 al giorno e 12 ogni ora).
Vi piace avere la casa in ordine e pulita? 4,5 milioni di incidenti domestici annui di cui 8.000 mortali.
Assumete farmaci? Ogni anno 40.000 persone muoiono per effetti avversi, sovradosaggi o terapie sbagliate.
Eppure continuate a guidare la macchina, pulire casa e a prendere le vostre medicine.
Perché? Perché vi siete abituati a sentire snocciolare questi numeri oppure non li conoscevate e vivevate bene lo stesso.
La paura mitigata dalla routine quotidiana… vuoi che succeda proprio a me?!
Cosa accadrebbe se ogni mattina vi facessero vedere foto di auto accartocciate e cadaveri sull’asfalto in pozze di sangue coperti da lenzuoli? O le ustioni di una pentola di acqua bollente o di olio rovente? O i femori fratturati ed esposti dopo una caduta dalle scale? O il vomito sanguinolento da emorragia gastrica per un’aspirina di troppo? O un neonato in coma perché s’è sbafato una confezione di Tavor della mamma?
Sono cose che succedono OGNI GIORNO ma vi siete così tanto assuefatti al problema da non averne più paura.
Eppure un sacco di persone muoiono per questo, molte di più che per Covid-19.
Certo che qua stiamo parlando di una cosa nuova, inaspettata e piombataci addosso in poco tempo.
Fino a poche settimane fa il problema più grosso era il collega che aveva mangiato troppo aglio o vostra madre che s’era fissata col vostro culone e invece ora SBEM! in casa reclusi senza mettere il naso fuori ché si sentono gli zoccoli dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse con Pestilenza a guidare la pariglia e i monatti con le campane che snocciolano la lista dei riposanti in pace.
Io vi prego solo di fare uno sforzo razionale e una volta abbandonata l’aneddotica personale della conta dei morti tra i conoscenti (per dire, i contagiati guariti tra i miei conoscenti sono DIECI VOLTE TANTO gli infettati deceduti e sarà pure deformazione professionale ma io di certo non mi fisso su quel 10% di morti) potrete rendervi conto che voi non avete paura del Covid-19, voi avete l’irrazionale paura di una generica morte per una causa a cui non avete fatto in tempo di abituarvi.
Covid-19 è il nome che avete dato alla paura di non poter tornare a sentirvi al sicuro, con ogni media analogico e digitale sempre più lacerato in due tra la morbosa e astuta perfidia nel tenervi incollati ai propri bollettini e un diafano residuo di senso civico nel tentare di farvi capire quanto uscire di casa a slinguazzare i passanti sia pericoloso.
I numeri vengono spesso proposti senza contesto o efficace spiegazione - in buona o in cattiva fede - le foto ritraggono rianimazioni od obitori pieni e quindi è ovvio che ognuno nella propria testa trasformi ogni città in un ospedale gigante e ogni strada in un cimitero.
Non è così.
C’è una pandemia. Molti si ammalano, quasi tutti stanno a casa, qualcuno finisce in ospedale e pochi muoiono. Punto.
La vostra paura - quella che v’ha fatto sopravvivere finora - fa cherrypicking e vede solo i morti.
Quindi moriremo tutti.
Ribadisco, non è così… fidatevi, se dovete, ma capitelo, se potete.
Il problema non è il Covid-19… il problema sarà quando potrete (vorrete?) uscire di nuovo e vi troverete a vivere con regole d’ingaggio psicotiche, ancora meno fiducia di quanta eravate soliti dare (e quindi ricevere) e un sottile ma sempre presente senso di claustrofobica paura sociale che davvero vi farà sopravvivere… ma solo quello, senza mai più vivere veramente.
Non vi sto avvertendo per potervelo rinfacciare poi… mi sto solo dispiacendo per il futuro che condividerò con voi.
Parte 2, quella meno filosofica
E comunque, per essere pragmatici, vi dico perché ho definito il #iorestoacasa una ‘patetica cagata mostruosa’: perché, nel lungo periodo, avrà la stessa utilità del Papa che dice che l’Aids si sconfigge con l’astinenza sessuale.
Senza dubbio è stato utile per arginare l’esponenzialità dei contagi ma è da stupidi credere che la gente possa rimanere a casa per sempre - se non dai una data precisa diventa automaticamente per sempre - e da super-stupidi indignarsi se la gente ritornerà a uscire (e da Imperatore degli stupidi fare le battute e chiedere sarcasticamente cos’hanno di più i genitori di bambini cinesi da riuscire a tenere a casa i loro figli in quarantena senza lagnarsi. Un fucile puntato addosso, coglione).
Quando un UX designer scrive il libretto delle istruzioni di un prodotto/servizio/procedura/etc (grazie @heresiae di avermi illuminato sulla gente) non parla né al laureato, né al diplomato, né a un utente medio… parla a quell’idiota che in modo idiota farà la cosa idiota che nemmeno il più idiota degli idioti si sognerebbe mai di fare idiotamente con quel prodotto, con quel servizio o con quella procedura.
Il Politico lungimirante questo lo sa e - segnatevelo - Borrelli ha commesso un grandissimo errore nell’affermare che non servono le mascherine perché basta la distanza sociale.
Tecnicamente ha ragione: se tutti stessero a due metri di distanza il contagio scemerebbe nel giro di poco… ma il post sugli italiani ciarloni strusciatori smanaccianti l’ho già fatto.
Promessovi che gli italiani tornaranno a uscire a breve (minacce o meno, quindi tenete pronte le fotocamere per fare argutissimi post di denunzia su FB) e giuratovi che manterranno la distanza sociale ma manco per il cazzo, spero che a qualcuno venga in mente DI RENDERE OBBLIGATORIA PER LEGGE LA MASCHERINA ALL’ESTERNO.
Avete fatto sorridere tutti gli addetti ai lavori con le vostre mascherine chirurgiche o ricavate dal grembiule a fiori di nonna con cui credevate di avere una qualche minima protezione E INVECE NO PER NULLA ma se questa enorme leggenda metropolitana ha avuto un indubbio vantaggio è senza dubbio quello di aver intrappolato la schifosa saliva degli infetti dietro a quella mascherina a fiori.
Gli sciocchi egoisti credevano di proteggere se stessi e invece proteggevano gli altri.
Continuate così, anzi, mi auguro che facciano un multa a tutti quelli che non ne indossano una - fosse anche solo una sciarpa o una t-shirt piegata in quel modo che oramai si vede fare in ogni video di youtube - e forse in questo modo sarà possibile rendere inoffensiva la carica dei futuri untori che da qua a pochi giorni ricominceranno a sciamare in strada.
E INVECE BISOGNA RIMANERE IN CASA!
Sì, bisognerebbe anche amare il prossimo proprio e guarda che brutto lavoro di bricolage hanno fatto all’ultima persona che ha provato a spiegarcene i vantaggi.
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