#cristo pantocratore
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CRISTO BARBUTO: L'"Icona di Cristo Pantocratore," risalente al V/VI secolo d.C., è un'opera realizzata con la tecnica dell'encausto-mezzo, che impiega cera calda e vernice. Questa icona, rappresentando la figura di Cristo secondo l'arte cristiana, è un simbolo di potenza e divinità. È stata rinvenuta nel monastero di Santa Caterina del Sinai, in Egitto, dove è conservata ancora oggi. L'autore di questa icona rimane sconosciuto.
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Cristo Pantocratore (Novgorod, sec. XV)
18 cm x 24 cm, 2023
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Cristo Pantocratore | storia dell'arte in pillole
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Afferrare il bottino o svuotare sé stessi.
«Il quale, pur essendo nella condizione divina non considerò questa eguaglianza con Dio come un bottino conquistato.
Ma svuotò sé stesso diventando come un servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, abbassò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte, alla morte di croce.»
Paolo di Tarso, Lettera ai Filippesi, II, 6-8
«Ὃς ἐν μορφῇ Θεοῦ ὑπάρχων οὐχ ἁρπαγμὸν ἡγήσατο τὸ εἶναι ἴσα Θεῷ
ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν μορφὴν δούλου λαβών ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος
καὶ σχήματι εὑρεθεὶς ὡς ἄνθρωπος ἐταπείνωσεν ἑαυτὸν γενόμενος ὑπήκοος μέχρι θανάτου θανάτου δὲ σταυροῦ»
Quindi due i termini chiave:
ἁρπαγμὸν, harpagmon= l’atto di afferrare un premio, un tesoro, un bottino. In questo caso la stessa condizione divina.
ἐκένωσεν, ekenoósen= svuotare, rendere “vuoto”, in questo caso sé stessi.
(via GIPHY)
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Christ Pantocrator, image based on the Christ of the Day of Judgment of the apse of the church of Sant Climent de Tahüll, Catalonia, Spain and was colorized from the vector in black and white, available at https://www.logo-arte.com/christ-pantocrator.htm
#christ pantocrator#cristo pantocrator#cristo pantocratore#cristo en majestad#cristo del juicio final#san climent de tahull#imagen vectorial#vectorizacion#vectorization#christ of the day of judgment
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#Cristo #Pantocratore Re e Sovrano di tutte le cose che per mezzo di Lui sono state create #absidecentrale #Duomo #Messina https://www.instagram.com/p/B6jCzoCqJNw/?igshid=1n5pgt8tnktvg
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Museo Fethiye Pammakaristos
La Theotokos Pammakaristos (Beata Madre di Dio) per alcuni studiosi é stata fondata da Michele Glabas Ducas Tarchaneiotes, protostrator (Proto= primo, stratos= comandante. Generale dell’esercito bizantino) dell’imperatore Andronico II Paleologo (1282-1328). Per altri studiosi l’edificio risalirebbe invece all'età di Michele VII Ducas (1050-1090) e nel 1315 Michele Glabas Ducas avrebbe aggiunto quella parte che sarebbe diventata la sua tomba.
In ogni caso il plesso rimane uno degli esempi più importanti della cosiddetta “Rinascenza Paleologa”: l’ultimo periodo di fioritura dell’arte bizantina che parte dalla riconquista dei bizantini di Costantinopoli (1261) fino alla conquista degli ottomani del 1453.
La chiesa nel 1456 e fino al 1587, divenne la sede del Patriarcato di Costantinopoli dopo l'abbandono della Chiesa dei Santi Apostoli. Nel 1587 il sultano Murad III convertì la chiesa in moschea (Fethiye Camii, la moschea delle Conquiste), per commemorare l’occupazione ottomana della Georgia e dell’Azerbaigian.
Oggi l’edificio é in parte una moschea e in parte un museo.
La parte museale é il mausoleo di Michele Glabas Ducas e conserva degli splendidi mosaici di fattura bizantina.
Nella cupola centrale c’é il Cristo Pantocratore (Onnipotente) circondato dai 12 profeti della Bibbia.
Nell’abside torviamo una bellissima Deisis, vale a dire l’intercessione che chiedono la Madonna e San Giovanni Battista ad un Cristo benedicente circondato da quattro Arcangeli. E’ visibile una scritta: “La suora Marta [il nome della moglie di Michele che rimasta vedova si fece monaca] con la promessa di salvezza per il marito, il vittorioso e meritevole protostrator Michele Glabas Ducas”.
Sulla destra c’é il battesimo di Cristo.
Nelle volte, su entrambi i lati, sono presenti i ritratti a mosaico di 13 vescovi ortodossi mentre nell'angolo sud-ovest della cappella sono ritratti 6 santi monaci.
La Moschea é sempre visitabile tranne, come in tutte le moschee di Istanbul, durante gli orari della preghiera e il venerdi mattina.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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Lezione dell'11/05/2020
AUTORE: sconosciuto
NOME: Duomo di Santa Maria Nuova
DATA: 1172-1186 d.C.
LUOGO: Monreale
CONTESTO ORIGINALE: Il Duomo ha funzione religiosa ed è stato costruito nel complesso celebrativo degli Altavilla, che comprendeva Abbazia, palazzo arcivescovile e palazzo reale.
SCELTE TECNICHE E STILISTICHE: L'edificio, che ha una pianta longitudinale a tre navate con portico laterale e nartece, 2 torri ed un profondo santuario triabsidato, è costruito con tufo lavico e calcare chiaro. La facciata con portico è settecentesca e presenta due torri, come tipico dello stile normanno, radicato in Sicilia. La navata centrale è coperta da capriate, le navate laterali da volte ottenute attraverso l'arco a Sesto acuto (che sarà poi tipico dell'architettura gotica); la luce entra attraverso le finestre dell'alto cleristorio. Le decorazioni sono di ispirazione araba: troviamo infatti intarsi policromi, archi acuti, pulvini bizantini. Il colonnato con i suoi capitelli di spoglio richiama alla classicità. Gli spazi ampi sono all'interno esaltati dai mosaici che danno un'idea di spazialità continua. La navata centrale è decorata con le raffigurazioni delle storie dell'antico testamento, coro e navate laterali con un ciclo cristologico. Guglielmo II è rappresentato sui pilastri del transetto due volte: prima intento a offrire alla Vergine il modellino della chiesa, poi incoronato da Cristo. L'abside presenta una decorazione realizzata attraverso l'intreccio di arcate cieche a Sesto acuto, nel catino absidale è rappresentato il Cristo Pantocratore. Vi è inoltre un chiostro a colonnine binate.
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Cristo Pantocratore.
Nome🌻: Cristo Pantocratore.
Autore🌻: sconosciuto.
Data🌻: IV secolo.
Materiale e tecnica🌻: tavola dipinta.
Collocazione attuale🌻: Monastero di S.Caterina sul Monte Sinai.
Contesto originale🌻: Nella veste di Pantocratore (dal greco pantocrator, governante di tutte le cose), Cristo è il principio ordinatore del reale, la sintesi degli elementi cosmici e delle coordinate spaziali, l’unità originaria di tutte le creature viventi; per i cristiani, Egli ha potuto salvare il mondo perché esercita una sovranità universale fin dalla creazione del mondo, infatti la sua effigie è sviluppata con barba abbondante, capelli lunghi, volto paffuto, immagine che conviene sia al Padre che al Figlio; il suo trionfo sulla morte rende manifesto il suo dominio universale.
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Perché ti nascondi? | Luigi Territo S.I.
Le «sovrapitture» (Übermalungen) di Arnulf Rainer attestano l’esistenza del soggetto dipinto attraverso la sua negazione. Una r-esistenza che emerge all’interno di un’inconscia volontà di cancellazione. Una forma di iconoclastia contemporanea, che nell’offesa del corpo dipinto afferma la sua indelebile presenza.
L’artista austriaco recupera le immagini di antiche icone orientali, le riproduce nel tratto austero e stilizzato dell’iconografia bizantina, poi con un gesto inaspettato le ricopre con sottili velature di colore, le ferisce, le oltraggia. Le scarabocchia come un adolescente arrabbiato, come un bimbo che usa le matite e i colori per cancellare il volto di un padre dimenticato.
Sullo sfondo un giallo vivace traspare intorno al volto di Cristo, un colore che ricorda l’oro dei mosaici delle antiche cattedrali, l’oro delle icone più preziose, dei dipinti più amati. Rainer sceglie immagini tradizionali, volti ed espressioni che ancor prima di essere dipinti su una tela sono universalmente fissati nella coscienza collettiva di un popolo tradizionalmente cristiano. Interrogato sul senso delle sue opere, l’artista dichiara: «con le sovrapitture ho cercato di restituire alle immagini quello che avevano perduto: il loro mistero».
È realmente possibile intuire lo sguardo di Cristo dietro il velo delle sovrapposizioni, delle negazioni, degli oltraggi? Nonostante i numerosi tentativi di occultamento, l’uomo contemporaneo fa ancora i conti con questo volto. Lo sguardo mite e solenne del Cristo pantocratore riemerge sotto ogni vano tentativo di rimozione. Certo una patina ostile prodotta da violenze e scandali vorrebbe definitivamente coprire per dimenticare, ma lo sguardo di Cristo non si lascia adombrare.
I suoi occhi spalancati sul mondo continuano ad attrarci e ad interrogarci. Sembra esserci un’unica soluzione: chiudere i nostri occhi, perché come confessava Kafka: «Lui è un abisso di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi!».
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L'icona di Cristo Pantocreatore, di autore sconosciuto, risale al IV secolo d.C. Si tratta di una tavola di legno dipinta, esposta nel monastero di Santa Caterina del Sinai. Cristo è rappresentato in quanto Pantocratore (Χριστός Παντοκράτωρ; dal greco pas, pasa, pan [tutto] e kràtein [dominare con forza, avere in pugno]). A partire dal VI secolo si afferma nettamente la rappresntazione simbolica del Cristo barbuto.
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DUOMO DI MONREALE - Mosaici dedicati al vangelo: La pesca miracolosa, La samaritana, il lebbroso, il cieco nato, Cristo cammina sulle acque, Il monte degli ulivi, Cristo guarisce il fariseo, Cristo caccia i mercanti dal tempio, Cristo lava i piedi, il bacio di Giuda
Monreale 1885 - “Guy, Guy De Maupassant, padre, cosi mi chiamo, e questo è il mio amico Henri, vorremmo vedere l’interno del duomo” il piccolo frate ci guarda non capendo bene “Siti francisi?” Chiese ancora timoroso “si – risposi guardandolo dall’alto dei miei quasi due metri mentre lui mi arriva si e no al panciotto – veniamo da Parigi, ma io sono nato in Normandia, sono Normanno” Il frate si illumino come se d’improvviso il re normanno che aveva costruito il duomo gli fosse apparso davanti “Trasiti, trasiti, nummanni siti…?” ci chiede ancora tutto eccitato aprendo il portone della chiesa. In un primo momento ho paura di trovarmi di fronte ad una delle tante chiese dei villaggi nel nord della francia con i tetti in ardesia e le pareti annerite dal fumo di migliaia di candele consumate nel tempo e un intenso odore di incenso che avrebbe ucciso il profumo dei fiori che veniva da fuori. Quando gli occhi si sono abituati alla minor luce che c’è nella chiesa rispetto a quella abbagliante che rendeva le pietre della piazza bianche come ossa di morto, vedo i mosaici. Quelli che descrivevano il vecchio testamento, quelli del nuovo, l’infinito seguitare degli intarsi arabi che si rincorrevano lungo le pareti del duomo, tra le colonne e le cappelle, il tetto dorato che sembrava un cielo stellato d’agosto e tutto quell’oro, quei rossi e turchesi, quelle tessere d’oro che brillavano colpiti dal sole del pomeriggio mi esplodono davanti ed io e resto senza parole, come mi era capitato nella Cappella Palatina a Palermo, ma le piccole dimensioni della cappella quasi giustificavano quell’incredibile distesa di colori luminosi e brillanti, quell’infinito e paziente lavorio umano dove bisognava mettere tessera dopo tessera; ma qui, in questo duomo, tutto è più grande e quel lavoro che nella Cappella Palatina sembrava straordinario si, ma solo un gioco di pazienza, qui diventa un lavoro enorme, epico e meraviglioso dove l’occhio si perde a seguire questo infinito arabesco che ricopre ogni parte del muro, ogni angolo del pavimento. “Magnifico – esclamò stupito Henri perso con la testa rivolta verso l’alto a seguire i mosaici – è magnifico” Si, è tutto magnifico, sembra di essere dentro uno di quei fuochi di artificio quando si apre con i suoi intensi rossi e gialli, il verde intenso e oro. Io d’oro ho visto solo il lento scorrere della senna inghirlandata dai pioppi da cui proviene il canto degli usignoli, mentre qualche canottiere scivola sull’acqua per sedurre più avanti qualche dolce mademoiselle che portava sulla sua barca. Ma qui in questo duomo tutto è oro, è luce, come le distese di grano intorno a Palermo, come il brillare dei limoni nel verde cupo degli alberi. E’ una chiesa degna della immensa natura che la circonda, quella stessa selvaggia natura che ho visto dal castello sopra Monreale, con l’infinito succedersi di colle dietro colle fino a sfumarsi all’infinito mentre Palermo splendida e languida è distesa di fronte ad un mare di cui nessuno dei miei amici pittori a Parigi riuscirebbe a rendere così intensamente, splendidamente il suo azzurro. Il mio sguardo si ferma sul mosaico in cui il Cristo guarisce il lebbroso. Non so perché, forse per un rigurgito borghese, ma in questo momento mi sento io quel lebbroso ed vorrei veramente essere guarito da questo Cristo semplice e buono, da questo mio male che mi corrode i nervi e mi fa avere allucinazioni e dolori. Ma questo mio male è il mio stemma, il mio marchio è la mia scelta di vita: ho sempre amato le donne, quelle che vendono amore e quelle che lo cercano, che lo offrono nei salotti o sulla riva di un fiume, ho preso in giro i grandi e piccoli borghesi, i nobili sfruttatori dei poveri e i piccoli burocrati chiusi nel loro mondo di carta bollata e soffocati dalle loro pance strabocchevoli. Ho rispettato solo chi soffriva, chi era stato derubato dalla sua dignità, sono stato libero ed onesto con me stesso, come al Cristo, anch’io ho cacciato i mercanti dal tempio dell’umanità e ho detto alle tante samaritane che ho incontrato di dare da bere alla mia carne e al mio spirito. Forse per questo, io che non amo le chiese e i preti, qui, in fondo sto bene. Anche il Cristo Pantocratore assomiglia in fondo ad un re francese.
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Inaugurato a Portella della Ginestra l’affresco del Cristo Pantocratore | Monreale News
Inaugurato a Portella della Ginestra l’affresco del Cristo Pantocratore | Monreale News
di Leandro Salvia – 04 Giugno 2011 E l’amministrazione comunale annuncia: “Presto costruiremo anche la cappella” PIANA DEGLI ALBANESI, 4 giugno – «Abbiamo voluto portare la vicenda di Portella della Ginestra nell’alveo della cristianità». Con queste parole il sindaco di Piana degli Albanesi, Gaetano Caramanno, ha inaugurato questa mattina l’affresco del Cristo Pantocratore, realizzato da Maria…
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Cristo Pantocratore por Eugenio Sollima Por Flickr: Cristo Pantocratore nella Cappella Palatina (catino dell'abside centrale) di Palazzo dei Normanni a Palermo. © Eugenio Sollima.
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Cristo Pantocratore (Kilandar Monastery, Athos, sec. XIII)
17 X 13 cm, 2022
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