#criminali napoletani
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Rapina a un distributore dopo una truffa fallita: Arrestati due malviventi grazie alle indagini dei Carabinieri (foto e Video)
Due trasfertisti del crimine arrestati dopo una rapina a un distributore di carburante: fallita la truffa del corriere, si sono dati alla fuga con 800 euro.
Due trasfertisti del crimine arrestati dopo una rapina a un distributore di carburante: fallita la truffa del corriere, si sono dati alla fuga con 800 euro. Alessandria – È stato un pomeriggio di terrore per un anziano gestore di un distributore di carburante sul lungo Tanaro. Due criminali, dopo il fallito tentativo di attuare una “truffa del corriere”, hanno messo in scena una rapina ai danni…
#Alessandria#Arresti#arresti in Emilia Romagna#Carabinieri#cattura criminali#criminali napoletani#crimini italiani#cronaca nera Alessandria#cronaca rapine.#distributore di carburante#Forze dell’ordine#fuga criminali#furto autostrade#giustizia Alessandria#indagini Carabinieri Alessandria#indagini per rapina#obbligo di dimora#polizia giudiziaria#procedura di arresto#Quartieri Spagnoli#Quartieri Spagnoli Napoli#rapina a mano armata#rapina con minaccia#rapina distributore#reati seriali#Sicurezza Pubblica#tentata truffa#truffa del corriere#Truffatori#veicoli a noleggio
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Suggerirei alla Rai di smetterla di fare fiction sui teenager napoletani al gabbio e iniziare a concentrarsi sui veri criminali e truffaldini di questo paese: gli influencer milanesi
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giovanni battista cutolo è un nome proprio di persona, per molti non dirà nulla, altri magari l’hanno sentito di sfuggita, in ogni caso giovanni era un ragazzo della mia età, era, perché è morto, ucciso, a napoli
napoli, quella città che molti ultimamente hanno riscoperto per mare fuori o prima ancora per gomorra, sui social negli ultimi anni spopola la gente che si sente “napoletana”, ma solo perché non la vive, è questo il punto, è facile dire napoli è bella, si mangia bene, la gente è simpatica, ma voi che non la vivete non sapete cos’è napoli davvero, o meglio cosa sono i napoletani, i napoletani (per gran parte) sono quelli che ti ammazzano dopo un litigio per un parcheggio perché sì, giovanni, 24 anni, musicista, è stato ucciso per un litigio da un sedicenne (16 anni, io a 16 anni andavo appresso alle ragazze, stavo con i miei amici nell’oratorio, non andavo in giro con una cazzo di pistola) a causa di un parcheggio, un sedicenne che tira fuori una pistola, “me rutt o cazz” e spara, davanti agli occhi della fidanzata di giovanni, che lascia su quell’asfalto insanguinato i suoi sogni, una madre, un fratello, un padre, una famiglia distrutta
“giovanni vive” scrivono con una colomba e un cuore sui social, no, giovanni non vive e non vivrà mai più, per colpa di una città malata, di un sistema malato, napoli e i napoletani (io compreso) dovremmo solo chiedere scusa a giovanni, ma alla fine giovanni è solo un nome proprio di persona, oggi è lui, ieri era francesco pio maimone, domani sarà qualcun altro, vittime innocenti di una città irrecuperabile perché le persone cattive saranno sempre più di quelle buone, a napoli ogni persona ignorante e pregna di cattiveria non fa un figlio, ne fa 10, una sola famiglia fa decine di figli e crescono decine di potenziali criminali, chi è “buono” se ne sta in disparte o almeno ci prova, oppure scappa via da questo posto
napoli non è (solo) il mare, la pizza, il sole, il caffè e quant’altro, napoli è una città bellissima ma popolata da troppi mostri che ne oscurano la bellezza, a napoli i sogni te li strappano dalle mani e te li fanno a pezzi per un parcheggio e tu non puoi fare nulla, sei impotente, perché dall’altra parte ci sono ragazzi o addirittura ragazzini che sono frutti marci, nati da altri frutti marci, che avvelenano giorno dopo giorno, come parassiti, una città
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"Lavatrice Roma"
De Ficchy Giovanni Si conferma sempre più la capitale del “riciclaggio”,del denaro sporco della malavita, in particolare dei gruppi di, ‘Ndrangheta e del napoletani della Capitale e per i clan camorristici. Roma è la “lavatrice” d’Italia, usata sempre più dalle mafie – locali e non – e dai gruppi criminali per ripulire il denaro sporco quello che arriva, maggiormente, dallo spaccio e…
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Truffa ed estorsione a danni di anziani: trovati 65.000 euro in contanti, arrestati gli 11 criminali napoletani.
Truffa ed estorsione a danni di anziani: trovati 65.000 euro in contanti, arrestati gli 11 criminali napoletani. Personale della Polizia Locale di Napoli e di Roma Capitale unitamente a personale delle Polizia di Stato in forza alle squadre mobili delle stesse città, nell’ambito dell'operazione denominata "CLIPEUS" ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Procura della Repubblica di Roma nei confronti di 11 cittadini Napoletani di cui 9 uomini e due donne. Tutti gli arrestati sono accusati di truffa ed estorsione ai danni di anziani, di fatti i criminali fingendosi carabinieri ed avvocati contattavano le anziane vittime telefonicamente, facendo loro credere che un familiare fosse vittima di problemi giudiziari o che avesse avuto un incidente; convincevano le vittime ad esborsare ingenti somme di denaro, in contanti o preziosi, per aiutare i propri congiunti. L'attività d'indagine, durata circa un anno, ha accertato truffe per svariati milioni di euro denunciate dalle vittime alle forze dell'ordine. Nel corso dell’esecuzioni delle misure cautelari sono stati rinvenuti e sequestrati contanti per un totale di 65.000 euro.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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A me dispiace soprattutto per Napoli, che viene periodicamente infangata da gente incivile che non sa vivere in una società pacifica e pretende di avere sempre ragione.
Perché Napoli è sicuramente una bellissima città piena di arte e cultura.
Perché i napoletani sono sicuramente bellissime persone che vale la pena conoscere.
Purtroppo però non tutti e per colpa di quei pochi, spesso la gente fa di tutta l'erba un fascio considerando questi pochi appunto come se fossero gli unici tipi di persone che si possono trovare a Napoli.
I luoghi comuni fanno male a questa città ed eventi del genere non aiutano di certo.
#Napoli#Napoletani#Attualità#Cronaca#Crimine#Criminali#Delinquenti#Luoghi comuni#Luogo comune#Criminalità#Carabinieri#Polizia#Italia#Giustizia
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45 anni fa moriva Iolanda Palladino, bruciata viva a Via Foria da un gruppo fascista (...) Era una bella giornata quella del 17 Giugno del 1975, a Napoli. Infatti qualche giorno prima, al consiglio comunale, il Partito Comunista vince in modo schiacciante contro la Democrazia Cristiana, ed eleggerà da lì a poco Maurizio Valenzi come sindaco di Napoli. Arriva al 32,3% di consensi e vince, per la prima volta dopo tanti anni. In molti festeggiano il grande risultato girando in auto per il centro della città, sfilando per un grande corteo, e sventolando le bandiere rosse. Il corteo di auto in festa ingorga pure Via Foria, dove si trova a passare anche Iolanda Palladino. Stava appena per compiere 21 anni Iolanda, una giovane ragazza di Napoli, come tanti altri con le proprie ambizioni. La sua famiglia era umile: il padre faceva il cuoco per un ristorante napoletano molto famoso, Mimì alla ferrovia, mentre la madre faceva la casalinga. Abitava vicino Porta Nolana, la sua casa si trovava proprio alle spalle della chiesa del Carmine. Era diplomata come geometra ed era al suo primo anno di giurisprudenza, con l’obiettivo di diventare avvocata. Politicamente schierata: era una simpatizzante di sinistra. L’attacco incendiario dei fascisti della Berta Iolanda uscì di casa alle nove, la sera di quel 17 Giugno, senza nemmeno badare troppo a come era vestita: doveva dire giusto una cosa al suo fidanzato – perché il telefono si era rotto – e poi tornare. Prende la sua 500 e va di corsa a Piazza Garibaldi, poi torna percorrendo Via Foria. Attorno alle 10 di sera, la sezione Berta di via Foria chiude: i suoi militanti hanno preparato bottiglie molotov da lanciare sulle auto che passavano, per sfogare la propria rabbia a causa risultato delle elezioni. Nel frattempo, Iolanda Palladino si ritrova imbottigliata nel traffico all’altezza delle scalinate di via Michele Tenore, vicino all’Orto Botanico. Nonostante fosse sera, faceva davvero molto caldo. Così Iolanda decide di aprire il tettuccio della sua auto: è in quel momento che i fascisti le lanciano diverse bombe molotov, che le entrano anche nella vettura. Quando esce dall’auto, Iolanda è una torcia umana. Alcuni passanti la soccorrono e la portano all’ospedale, ma la ragazza è completamente ustionata. A causa della gravi bruciature viene trasferita al centro ustioni di Roma, ma per lei c’è poco da fare. Il 21 Giugno 1975, dopo giorni di agonia in cui rimane sempre cosciente, Iolanda Palladino muore. Sandro Pertini, allora Presidente della Camera, le rende omaggio al suo obitorio a Roma. I funerali di Iolanda Palladino si svolgono nella chiesa del Carmine: vi si raccolgono migliaia di studenti e lavoratori – numerosa la presenza della Alfasud – assieme a comunisti e antifascisti napoletani. Durante tutto il corteo funebre, dai balconi volano confetti e fiori bianchi. Nel tragitto verso il cimitero, alcune migliaia di manifestanti si muovono verso la sede del MSI di Via Foria. Passando per via San Giovanni, gli antifascisti distruggono un’insegna del MSI: a Via Foria, invece, li attende un enorme dispiegamento di forze dell’ordine, che con gli scudi rivolti verso il corteo, difendono la sede degli assassini di Iolanda. Nella via i fascisti hanno appeso uno striscione ignobile che recita: “Solo Dio può fermare la violenza fascista, gli uomini e le cose no”. Dopo che i manifestanti rimuovono lo striscione, la polizia li carica dando il via a degli scontri. Verranno poi caricati nuovamente, mentre tentano di poggiare una corona di fiori sul luogo dell’assassinio. Funerali di Iolanda Palladino, foto di Gianluigi Gargiulo Uno degli squadristi coinvolti nell’attacco scappa ad Ischia, dove viene intercettato dalla polizia. È Umberto Fiore, cameriere ventenne. Decide subito di confessare, diventando quasi un capro espiatorio per gli altri coinvolti nell’attentato. Da lì a poco gli altri due assassini vengono scoperti: sono Giuseppe Torsi, operaio di 19 anni e Bruno Torsi, apprendista di 16 anni. La Corte d’Assise di Roma, nel 1977, condanna i tre imputati a pene dai sei anni e otto mesi a due anni e dieci mesi. Il segretario della sezione, Michele Florino, verrà assolto dall’accusa di favoreggiamento, e tutt’oggi si dissocia sommariamente dai fatti. Le pene, già magre, non verranno nemmeno scontate a causa di condoni e riduzioni in appello. Alla famiglia nessun risarcimento da parte dello stato, ma solo un loculo gratuito al cimitero e una scarna giustizia. Negli scorsi anni è stata apposta una targa in ricordo di Iolanda Palladino proprio sulle scalinate di Via Foria, ma viene spesso vandalizzata. La Sezione Berta è ancora lì. È passata dal Movimento Sociale a Casapound, che non è da meno in fatto di violenza. A decenni di distanza dalla fine dei famigerati anni di piombo, a oltre 70 anni dalla fine del ventennio fascista, ci sono ancora persone che, ignoranti del passato, portano avanti idee criminali, che prendono piede come un cancro, nutrendosi della disperazione e l’odio delle persone. L’unico modo per togliere nutrimento a questo male, è dare alle persone un’alternativa giusta, rispetto alle ingiustizie del nostro tempo. E chi vive la propria vita, chi coltiva un ideale di libertà, diventa vittima innocente della violenza fascista. Come è successo a Iolanda, che in quel giorno di Giugno non aveva nessun’altra colpa che essere innamorata. A Iolanda Palladino. Ciro Giso
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Vi ha convinto a odiare prima l'Italia e il Sud. A odiare i meridionali, i calabresi, i siciliani, i pugliesi, i napoletani. A odiare gli italiani. A odiare la bandiera, a odiare la Festa dell'Unità, della Liberazione, della Repubblica. A odiare la Resistenza, i partigiani, la Costituzione. Vi ha insegnato a odiare la nazionale di calcio e a odiare Roma. Vi ha insegnato a odiare i rom. Vi ha insegnato a odiare l'Europa Unita e i popoli europei. Vi ha insegnato a odiare i francesi, i tedeschi, i maltesi. Quindi vi ha insegnato a odiare la solidarietà, a odiare gli esseri umani. A milioni. Vi ha insegnato a odiare gli africani, i mediorientali, i credenti in altre religioni. A odiare i poveri, a odiare i migranti: anche se gli italiani sono tra i popoli che migrano di più al mondo. Vi ha insegnato a odiare le donne, indicandovene una nuova ogni giorno contro cui lanciarvi come cani senza più raziocinio. Vi ha insegnato a odiare Gino Strada, colpevole d'aver dedicato la sua vita a costruire ospedali in stati dove lo Stato non c'è. Vi ha insegnato a odiare Camilleri colpevole di pensiero. A odiare qualunque artista, qualunque cantante, qualunque scrittore, qualunque attore colpevole di non essere suo fan. Vi ha insegnato a odiare il successo degli altri. Vi ha insegnato a trasformare tutta la vostra invidia e frustrazione in suoi voti. Vi ha insegnato a odiare chi è costretto a vivere sotto scorta perché ha avuto il coraggio di combattere la mafia, ma anche il coraggio di schierarsi contro di Lui. Vi ha ha insegnato a odiare qualunque professionista, medico, infermiere, cuoco, mediatore, traduttore, psicologo colpevole di aver lavorato nel sistema dell'accoglienza e dell'asilo previsti dalla Costituzione italiana. Vi ha insegnato a odiare la cultura, i professori, gli intellettuali. Vi ha insegnato a odiare i numeri, i fatti, i documenti. Vi ha insegnato a odiare i magistrati che non tradiscono la loro professione, che non tradiscono le leggi italiane, che non piegano le loro decisioni al Suo volere, seppur consapevoli del linciaggio cui Lui li sottoporrà sguinzagliando i suoi servi. Vi ha insegnato a odiare le ONG, a odiare chi salva vite, a marchiarli come "complici dei trafficanti", o come trafficanti. Vi ha insegnato a odiare. Anche chi non avreste mai pensato di potere odiare, perché da sempre, da tutti, riconosciuti come coloro che fanno la cosa giusta. E invece è arrivato lui. A lavarvi la coscienza. A dirvi che no, loro non sono migliori degli altri, migliori di voi. Anzi, sono peggiori di voi. Lo fanno solo per farvi sentire peggio. Fanno i soldi i ricconi, sotto sotto c'è qualcosa. Sono figli di papà. Tranquilli. Fidatevi. Altro che solidarietà. Criminali, sono criminali. Voi state davanti al televisore a sbavare davanti al Grande Fratello, a negare l'altruismo, la solidarietà, la cultura. Che ci penso io a voi, a trasformare ciò che non riuscite o non vi va di fare in un vostro nemico. Da odiare. E voi odiate. Perfino il Papa, perché colpevole di ricordarvi le parole del Cristo in cui credete. E che odiereste, come buonista e amico dei trafficanti, se fosse oggi qui. E lui vi dice "Odiate". Perché l'odio porta voti facili al potere. L'odio trasforma i popoli in bestie senza più ragione. L'odio distrae i popoli dai soldi che intanto spariscono, dalle promesse non mantenute, dalle bugie svelate, dai fallimenti che si inseguono. E alla fine solo uno ci guadagna. Col guinzaglio in mano. Pronto ad aizzare il popolo contro il prossimo nemico.
EMILIO MOLA https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10219479300281767&set=a.1058050940119&type=3&theater
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Vi ha convinto a odiare prima l'Italia e il Sud. A odiare i meridionali, i calabresi, i siciliani, i pugliesi, i napoletani.
A odiare gli italiani. A odiare la bandiera, a odiare la Festa dell'Unità, della Liberazione, della Repubblica.
A odiare la Resistenza, i partigiani, la Costituzione.
Vi ha insegnato a odiare la nazionale di calcio e a odiare Roma.
Vi ha insegnato a odiare i rom.
Vi ha insegnato a odiare l'Europa Unita e i popoli europei.
Vi ha insegnato a odiare i francesi, i tedeschi, i maltesi.
Quindi vi ha insegnato a odiare la solidarietà, a odiare gli esseri umani. A milioni.
Vi ha insegnato a odiare gli africani, i mediorientali, i credenti in altre religioni. A odiare i poveri, a odiare i migranti: anche se gli italiani sono tra i popoli che migrano di più al mondo.
Vi ha insegnato a odiare le donne, indicandovene una nuova ogni giorno contro cui lanciarvi come cani senza più raziocinio.
Vi ha insegnato a odiare Gino Strada, colpevole d'aver dedicato la sua vita a costruire ospedali in stati dove lo Stato non c'è. Vi ha insegnato a odiare Camilleri colpevole di pensiero. A odiare qualunque artista, qualunque cantante, qualunque scrittore, qualunque attore colpevole di non essere suo fan.
Vi ha insegnato a odiare il successo degli altri. Vi ha insegnato a trasformare tutta la vostra invidia e frustrazione in suoi voti.
Vi ha insegnato a odiare chi è costretto a vivere sotto scorta perché ha avuto il coraggio di combattere la mafia, ma anche il coraggio di schierarsi contro di Lui.
Vi ha ha insegnato a odiare qualunque professionista, medico, infermiere, cuoco, mediatore, traduttore, psicologo colpevole di aver lavorato nel sistema dell'accoglienza e dell'asilo previsti dalla Costituzione italiana.
Vi ha insegnato a odiare la cultura, i professori, gli intellettuali. Vi ha insegnato a odiare i numeri, i fatti, i documenti.
Vi ha insegnato a odiare i magistrati che non tradiscono la loro professione, che non tradiscono le leggi italiane, che non piegano le loro decisioni al Suo volere, seppur consapevoli del linciaggio cui Lui li sottoporrà sguinzagliando i suoi servi.
Vi ha insegnato a odiare le ONG, a odiare chi salva vite, a marchiarli come "complici dei trafficanti", o come trafficanti.
Vi ha insegnato a odiare. Anche chi non avreste mai pensato di potere odiare, perché da sempre, da tutti, riconosciuti come coloro che fanno la cosa giusta.
E invece è arrivato lui. A lavarvi la coscienza. A dirvi che no, loro non sono migliori degli altri, migliori di voi. Anzi, sono peggiori di voi. Lo fanno solo per farvi sentire peggio. Fanno i soldi i ricconi, sotto sotto c'è qualcosa. Sono figli di papà. Tranquilli. Fidatevi. Altro che solidarietà. Criminali, sono criminali.
Voi state davanti al televisore a sbavare davanti al Grande Fratello, a negare l'altruismo, la solidarietà, la cultura. Che ci penso io a voi, a trasformare ciò che non riuscite o non vi va di fare in un vostro nemico. Da odiare.
E voi odiate. Perfino il Papa, perché colpevole di ricordarvi le parole del Cristo in cui credete. E che odiereste, come buonista e amico dei trafficanti, se fosse oggi qui.
E lui vi dice "Odiate". Perché l'odio porta voti facili al potere. L'odio trasforma i popoli in bestie senza più ragione. L'odio distrae i popoli dai soldi che intanto spariscono, dalle promesse non mantenute, dalle bugie svelate, dai fallimenti che si inseguono. E alla fine solo uno ci guadagna. Col guinzaglio in mano. Pronto ad aizzare il popolo contro il prossimo nemico.
EMILIO MOLA
#l_urlo
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Nuova famiglia, la vera storia. Combattere o morire. Volume 1. Luigi Giuliano con Simone Di Meo. Intervista a Simone Di Meo
Anna Tortora
Per la mia rubrica IL Personaggio sono lieta di ospitare Simone Di Meo, giornalista e scrittore, che ci parlerà del suo nuovo libro “Nuova famiglia, la vera storia.” Volume 1. “Parla per la prima volta Luigi Giuliano, l’ex capo dei capi della camorra napoletana, il più importante collaboratore di giustizia degli ultimi anni. Un racconto verità sconvolgente.”
Che cosa ha rappresentato Luigi Giuliano negli anni ’80? “Che cosa ha rappresentato è scritto negli atti giudiziari e nelle sentenze dei tribunali. Ciò che abbiamo voluto raccontare nel libro «Nuova famiglia» è, invece, chi è stato Luigi Giuliano al di là della versione giudiziaria, che comunque non è messa in discussione. Giuliano non è stato solo il boss dei boss della camorra del centro storico. Il fondatore della Fratellanza napoletana. L’uomo che andava a cena con Diego Maradona o che scriveva canzoni per alcuni famosi interpreti della musica napoletana. Giuliano è un personaggio la cui complessità non è restituita dalle informative di polizia giudiziaria. Che, ribadisco, raccontano l’aspetto criminale innegabile della sua vita, per il quale ha pagato con trent’anni di carcere. Ma ce ne sono tanti altri che meritano di essere ricordati. Non fosse altro perché, descrivendoli, si descrive anche un po’ Napoli.”
Come cambiò il rapporto dei napoletani nei confronti degli americani dopo la guerra? “E’ stato un avvicinamento abbastanza cauto, lo raccontiamo nel testo. Gli americani hanno letteralmente «comprato» la fiducia dei napoletani con i dollari e con la merce a basso costo. Un mix che ha poi portato alla nascita del contrabbando. La prima, vera industria del meridione. Un’attività che, dal punto di vista sociale, era tollerata e guardata addirittura con una certa accondiscendenza. Ma attorno a cui si muovevano interessi criminali elevatissimi. Tant’è che alcune delle famiglie di camorra più importanti degli ultimi trent’anni hanno avuto l’apprendistato proprio in questo «ramo» di attività.”
Nasce il brand Forcella Il brand Forcella si afferma intorno agli anni Sessanta, quando il contrabbando diventa così grande e ingombrante da gestire da necessitare di una vera e propria organizzazione para-aziendale. La famiglia Giuliano è una delle prime a sfruttare quest’occasione e a strutturarsi in maniera tale da arricchirsi velocemente e senza rischi, tutto sommato. Solo quando la coscienza pubblica arriverà a considerare il contrabbando un danno per le casse dello Stato, inizierà la repressione con la leggendaria guerra tra guardia di finanza e scafi blu. E, anche in quell’occasione, la famiglia Giuliano saprà come evitare guai.
Luigi Giuliano è stato il re Mida del contrabbando. Quanto gli è costata questa sovranità? Tra i suoi progetti ci fu anche quello di rubare l’oro di San Gennaro? “Giuliano nasce contrabbandiere per poi specializzarsi, insieme a Giuseppe Misso, come ladro di banche, attivo tanto in Campania quanto nel resto d’Italia. Solo successivamente, per una serie di episodi, fonderà la Fratellanza napoletana e darà vita alla guerra contro la Nco di Raffaele Cutolo e la filiale campana di Cosa nostra fino a diventare il capo dei capi. Ma gli esordi criminali di Giuliano sono molto interessanti, perché la camorra arriva molto dopo. Nel libro raccontiamo alcuni colpi e ci soffermiamo sull’audace piano di rubare il tesoro di San Gennaro. Era tutto pronto, ma succede una specie di «miracolo». Lasciamo però ai lettori scoprire il seguito…”
Perché 6 volumi? “Il racconto della storia e della vita di Luigi Giuliano è in realtà non solo il racconto della storia e della vita della città di Napoli ma anche di quelle dei personaggi che attorno a lui hanno ruotato per anni. Non solo criminali, uomini i cui nomi sono stati consegnati alle pagine della fredda cronaca giudiziaria. Ma anche personaggi famosi che con lui hanno intrattenuto rapporti che, oggi, faticherebbero a riconoscere come tali. Da qui la necessità di dover distribuire, su un piano editoriale lungo ben sei uscite, tutto quello che c’è da riportare. Siamo convinti di poter offrire uno spaccato inedito di una storia che, al di là del carattere criminale, offre anche una visuale inedita della storia della nostra città.”
Ringrazio Simone Di Meo per il prezioso contributo.
source https://www.ilmonito.it/nuova-famiglia-la-vera-storia-combattere-o-morire-volume-1-luigi-giuliano-con-simone-di-meo-intervista-a-simone-di-meo/
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Io personalmente non me la sento di condannare le proteste contro il lockdown, per quanto violente siano. Se il governo impone una decisione estrema senza preoccuparsi peró di provvedere ai bisogni del suo popolo, il popolo ha il diritto di cominciare a tirar pietre. Un conto è fare il coglione e gridare per strada che il covid é un complotto e che la mascherina é una violazione dei diritti, un altro é decidere che non vuoi finire in miseria solo perché il governo é incapace e il paese povero.
Chiariamo, io sono d’accordo con questo ask, tant’è vero che la pensavo in questo modo anche per il BLM e per le proteste ad Hong Kong (e non solo).
La mia rabbia è rivolta ai gruppi organizzati che hanno approfittato della disperazione della gente per infiltrarsi nella protesta. Il Viminale (quindi non “fanpage”) ha chiaramente detto che nella guerriglia di ieri erano coinvolti clan, ultras e militanti di Forza Nuova, tant’è vero che hanno fermato tanti pregiudicati.
Non è “la pietra lanciata” il problema, ma chi è a lanciarla. Distinguiamo, un conto se a lanciarla è il ristoratore disperato, l’altro un tizio di merda che ha approfittato della protesta per fare casino.
E ripeto: i commercianti non hanno a disposizione le bombe carta, o perlomeno non se le procurano in 2 ore, motivo del perché si pensa che quelle fossero azioni mirate e non “spontanee”, ed è per questo che il Viminale sta indagando.
Poi ovviamente è ingiusto far passare tutta quella folla come “criminali”, in mezzo c’erano anche tante persone disperate e preoccupate per il futuro, e io almeno ho continuato a farlo presente.
Semplicemente: le scene che stanno indignando il web, come appunto l’assalto alla camionetta della polizia, non sono opera dei commercianti, ma di pregiudicati, li hanno arrestati ripeto. Non lo specificherei neanche se non fosse per il fatto che l’italiano medio ha deciso di giudicare i napoletani in ogni occasione.
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E' vero che in Sardegna ti accoltellano per strada? Sopratutto nella tua zona, ho sentito di sequestri e letto vari libri
In Sardegna veniamo giudicati come “pecore”, “la feccia dell’italia”, “ignoranti che vivono in mezzo alla montagna”, ma ti dico che, no, non è vero che siamo tutti criminali, che uccidiamo perché un altro pastore ci ha rubato il gregge, che sequestriamo e che se non si paga il riscatto la persona sequestrata viene uccisa.
e chi dice che in Sardegna siamo tutti criminali, ignorati e non so cos’altro, vuol dire che l’ignorante e che giudica senza conoscere la terra, la gente che ci vive, è proprio lui.
siamo gente ospitale, siamo gente che ti da l’anima, con una storia alle spalle, tradizioni, mare, montagna, agricoltura, allevamento, pesca.
sono esattamente una persona normale, e a me di essere giudicata da te non mi va, e poi sì, questa domanda è veramente inutile e priva di senso.
E’ come dire che tutti i Napoletani sono camorristi, che i Siciliani sono tutti mafiosi, e che i calabresi fanno tutti parte dell’andrangheta.
E non è affatto così.
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E’ trascorsa una settimana da quando le iniziative e le mobilitazioni contro la venuta di Salvini sono sfociate nel corteo di sabato 11. Abbiamo lasciato trascorrere qualche giorno prima di prendere parola. Non è nella nostra cultura la politica dell’evento né il circo mediatico, neanche quando ci vede “protagonisti”. In questa lunga settimana abbiamo assistito ad un linciaggio senza precedenti per intensità e durata, forse paragonabile solo a quanto sta accadendo alle lotte nella logistica: mentre picchetti di centinaia di lavoratori vengono quotidianamente sgomberati, la macchina mediatica attacca la dignità di queste resistenze classificando come “estorsione” la legittima e necessaria rivendicazione di diritti e dignità sul lavoro. Sembra questo uno degli aspetti più rilevanti di quanto sta accadendo al momento in Italia. Il resto sono cose semplici, che parlano da sole, se solo le si lasciasse parlare. Salvini è espressione di una delle esperienze più buie della storia italiana. Di bassa caratura culturale e deprecabile formazione politica, il leader del “nuovo” partito della destra populista italiana ha deciso di iniziare la campagna elettorale per le prossime elezioni nella nostra città. Le ragioni sono chiare ai più: i suoi voti si raccolgono stimolando i sentimenti brutali che covano nella pancia del paese, cercando visibilità tra odio e insulti nei confronti dei più deboli, pescando in quella classe media dilaniata dalla crisi e dalla gestione che ne ha fatto l’establishment italiano. Una strategia nuova che ha richiesto la riabilitazione perfino dei napoletani, d’improvviso eliminati dal podio dei capri-espiatori. Napoli, però, non è un città “dolce di sale” per personaggi e provocazioni di questo tipo. Non lo dicono i “centri sociali”, ma una storia centenaria di dignità e solidarietà ed una intensa storia recente di movimenti, autorganizzazione sociale e discontinuità politica con quei partiti che l’hanno devastata nel corso degli ultimi venti anni. Non possiamo non sottolineare anche l’esplosione di interviste e momenti goliardici che hanno preceduto la venuta di Salvini: era chiaro fin dall’inizio che i napoletani non erano per niente allineati con le sue politiche ed intenzioni. C’è poi un pezzo di questa città da anni ha deciso di non chinare la testa dinnanzi all’arroganza dei diversi poteri che l’aggrediscono ogni giorno, da quelli legali a quelli illegali: lotta per la sopravvivenza e per un mondo migliore, combatte le mafie e la miseria, gestisce attraverso pratiche di comunanza ed azione diretta quei giganteschi vuoti che l’austerità e la corruzione hanno lasciato nei nostri quartieri. Il 10 e l’11 marzo questo pezzo di città (e non solo) ha avviato un meccanismo di risposta per questa provocazione, scontrandosi tuttavia con l’arroganza e la violenza delle cosiddette istituzioni democratiche del paese. La legittima occupazione del pala-congressi della mostra d’oltremare, spazio pubblico gestito da un ente privato, ne ha mostrato tutta la loro debolezza ed arroganza. Lungi dal pensare di sgomberarci, la Questura e la Prefettura ci hanno infatti invitato ad un tavolo aperto sull’ordine pubblico insieme al Comune e all’Ente mostra. Una discussione lunga diverse ore si è conclusa con la dichiarazione di rimettersi alla volontà della Mostra che ha optato per la rescissione del contratto con il comitato “Noi con Salvini”, annunciando la decisione con una conferenza stampa. Una scelta quasi dignitosa e politicamente obbligata, che però dopo meno di un’ora è stata scavalcata direttamente dal Ministero degli Interni sbandierando il diritto costituzionale alla libertà d’espressione. Quale ignorante, d’altronde, non sa che questo diritto è sancito per tutelare il libero svolgimento di adunate razziste e neofasciste? Gli esiti di quel tavolo li abbiamo riassunti qui: https://www.facebook.com/notes/edua… Che i media abbiano decisamente marginalizzato la vicenda appiattendo la narrazione sulle azioni illegittime di “centri sociali” e ‘’soliti noti’’, non stupisce. L’attacco mediatico è diventato uno dei principali strumenti repressivi messi in campo da una macchina statale che si trasforma sempre più in senso autoritario: distorsione e manipolazione dell’informazione colpiscono quotidianamente chiunque sfugga dal processo di omologazione e forzata pacificazione sociale, che oggi più che mai mostra chiari segni di sfaldamento. Non è quindi un caso che le testate giornalistiche parlino ancora una volta dell’ormai ridicola retorica dei ‘’black block’’, cosi come non è stato un caso che a Modena sindacati di lotta che ogni giorno organizzano i lavoratori della logistica per il diritto ad un lavoro e ad una vita che possa essere chiamata tale, siano stati accusati di estorsione attraverso una gogna mediatica architettata ad hoc. I fatti del 10 marzo, seppur silenziati dalla narrazione main stream, tuttavia, da un lato mostrano la drammaticità dello stato di salute della democrazia dell’Italietta di Renzi e Gentiloni, dall’altro hanno ingrossato la rabbia di quelle diverse migliaia di persone che sono scese in piazza il giorno successivo. Su questo c’è poco da dire e va detto con chiarezza. Il corteo era intenzionato a cacciare Salvini a tutti i costi e non era disponibile ad accettare limitazioni. La blindatura disposta dalle forze dell’ordine avrebbe generato ugualmente degli scontri, ma questi sono stati evidentemente appesantiti dall’ostinata arroganza di Salvini e del Ministro Minniti da un lato, dall’imprudenza ed inconsistenza della Questura e della Prefettura napoletane dall’altro. Di certo gli scontri non hanno visto protagonisti le quasi diecimila persone che hanno animato il corteo sino all’ingresso principale della mostra: tuttavia, sebbene a qualcuno non saranno piaciuti e qualcun altro si sarà spaventato, nessuno in quelle strade li ha trovati illegittimi. In migliaia si è sfilati sino alla fine, compatti e solidali anche a seguito della lunga carica che, da Piazzale Tecchio fino a Largo Lala, ha provato a disperdere il corteo. Auto bruciate e negozi devastati, per la sfortuna dei media, non ce ne sono stati. Ma perché allora da ormai una settimana non si fa altro che parlare dei “terribili scontri” di Napoli? Perché due manifestanti sono stati rinchiusi due notti in questura, processati per direttissima e costretti ad un obbligo di firma per 3 volte a settimana con una banalissima accusa di resistenza a pubblico ufficiale? Perché il corteo napoletano è divenuto un “caso” tale da produrre in pochi giorni interrogazioni parlamentari, minacce di ulteriori ritorsioni repressive nei confronti dei cosiddetti “centri sociali”? Nel corso degli ultimi anni Napoli è stata attraversata da un processo straordinario di resistenza e ribellione alle politiche di devastazione sociale dei poteri criminali che governano questo paese: PD, PDL, sindacati confederali, grande imprenditoria legale ed illegale. Nessuna rivoluzione, sia chiaro, e tante contraddizioni, ma in un quadro politicamente anomalo e scomodo ai più, segnato da un lato da un’incredibile crescita di esperienze di autorganizzazione, autogestione, lotta e mutuo soccorso, e dall’altro da un’amministrazione non allineata ai principali partiti del paese, disponibile al dialogo e a diversi tentativi (sicuramente parziali) di discontinuità amministrativa. Bene, questa ricchezza è chiaramente al centro di un attacco senza precedenti, di un tentativo di resa dei conti, lanciato dai poteri riuniti. L’ingresso in campo di Minniti la sera del 10 marzo, la gigantesca mobilitazione di tutte le maggiori testate del paese, l’attivazione della magistratura, il linciaggio mediatico proposto da tutte le reti televisive e le modifiche al codice penale con il tentativo di introdurre la cosiddetta “flagranza differita”, mostrano un compattamento senza precedenti, pericoloso, certo, ma terribilmente debole, almeno per tre ordini di ragioni: 1. L’immagine che i media hanno utilizzato per articolare l’attacco, questo oggetto misterioso dei “centri sociali” quale sottobosco della violenza urbana e della marginalità, semplicemente non esiste; lo sanno bene le migliaia di donne, bambini, anziani, che attraversano ogni giorno gli spazi liberati di questa città, non più semplicemente centri sociali, ma luoghi aperti della città e alla città, comunità solidali e cooperative, spazio di legami e solidarietà, dove si producono cultura, servizi, educazione, dove ci si organizza per tutelare la salute. Beni comuni da dove partono le lotte per i diritti sociali che l’austerity ha cancellato, la casa, il reddito, condizioni di lavoro dignitose, dove si costruisce ogni giorno un’alternativa reale alla barbarie del presente. Questa è la realtà che giornali e politica non vogliono vedere e provano a deturpare, perchè questa realtà rappresenta il loro fallimento e la loro possibile rovina, nonché il possibile principio di un altro modo di vivere la città, di fare economia e società, un principio politico irriducibile e agganciato alla vita di tanti e tante che hanno scelto di non arrendersi alla miseria, alla depressione, alla violenze di questo stato di cose. Insomma, sebbene siano ancora primordiali, nella barbarie neoliberale si sono aperte delle crepe nelle quali hanno messo radici e stanno crescendo le vite pulsanti della città: hanno forse paura di non poterle più tagliare o confinare? 2. Lo spauracchio della violenza di piazza dura il tempo di un telegiornale e questo forse spiega l’accanimento mediatico. Se escludiamo i sinistroidi professori della protesta educata e intelligente, chi vive la città non è più attratto dal dibattito ideologico violenza-non violenza. La rabbia che si esprime in sassi e petardi esprime molta più legittimità e dignità dei rifiuti tossici interrati nelle nostre terre, nelle file ai pronto soccorso, negli tagli al welfare e negli scandali che periodicamente vedono coinvolti la presunta classe dirigente e politica del paese. Fa sorridere che in questa settimana mentre i giornali continuavano a dare fiato a Salvini contro “i centri sociali”, in città rimbalzava l’eco di un’ennesima gigantesca inchiesta (69 le ordinanze cautelari eseguite) per appalti truccati e concussione di decine di professionisti che in giacca e cravatta avrebbero lucrato sulle nostre teste nel corso degli ultimi anni. 3. Lo stato di salute dell’informazione in questo paese è evidentemente ai minimi storici, al pari della credibilità delle istituzioni politiche. In questi giorni abbiamo incontrato centinaia di persone che ridevano della narrazione mediatica, cercavano disperatamente nei video e nelle immagini quei contenuti che hanno riempito i titoli delle testate. La rincorsa del click e il servilismo nei confronti dei capi-bastione (tutte brave persone, a partire dal nostro aficionado Caltagirone per “Il Mattino”) hanno sostituito non solo una qualsivoglia etica, ma il fondamento stesso della loro funzione informativa. Nel paese che passa dal “Je suis Charlie” a “sti pezzi di merda scherzano sul terremoto” nel tempo necessario ad un cambio di calendario, non c’è d’altronde da stupirsi. Segnaliamo, giusto per dare misura a tutti di quanto raccontiamo, che mentre si evocava la buon anima di Voltaire, non c’è stato un giornalista che abbia osato darci parola ed invitarci a discutere in pubblico. Anche questo è senza precedenti. Che ci sia qualcosa che fa tremare enormemente i poteri di questo paese è fuor di dubbio. E la scomposizione interna al Pd ha probabilmente influito molto nell’articolazione di una nuova alleanza con la Lega. In linea con la tendenza europea, si configura una destra che fa di tutto per cavalcare il malessere sociale, ma che nei fatti è la stampella di quelle stesse politiche che finge di contestare: nazionalismo e neoliberalismo sono due facce della stessa medaglia, due modi di mettere la politica al servizio dei poteri forti, delle banche, dei gruppi finanziari, dei signori della guerra e degli speculatori. Possiamo dire, in ultima analisi, che la reazione autoritaria del governo e l’imposizione di Minniti, esprimano la volontà di un sistema di proteggere se stesso dalle istanze sociali e dalle critiche, anche a costo di mostrare il volto più brutale e reazionario della democrazia. La difesa di Salvini da parte del governo rappresenta nient’altro che la difesa di un “sistema” di cui il Pd stesso è attualmente il cardine. Una strategia che spingerà ulteriormente l’ Unione Europea nella barbarie della precarietà e della disuguaglianza, del razzismo e della devastazione ambientale. Non sappiamo quanto è lunga la gittata dell’attacco che stiamo ricevendo, ma sappiamo cosa abbiamo alle nostre spalle. La ricchezza di una città una che ha deciso di non arrendersi alla brutalità, che ogni giorno lotta per un mondo migliore. Una città che si è svegliata dal torpore e che ha visto in questa primavera di rinnovata freschezza migliaia e migliaia di donne, uomini e bambini scendere prima nelle strade a più riprese: nei giorni del carnevale per raccontare le proprie esperienze di autorganizzazione, durante il primo marzo e nello sciopero globale delle donne dell’otto marzo, per denunciare con forza il razzismo delle politiche di Stato, la brutalità della violenza sulle donne e delle discriminazioni di genere, rispedendo al mittente la retorica dell’ultimo fascista ‘itagliano’. Oltre tutta questa brutalità e da questa semplicità che ripartiamo. Per chi sentisse un sussulto di dignità e la voglia di conoscerla e raccontarla, sincronizzi una sveglia per il 25 aprile. Lab. Pol. Zero81, Centro Autogestito Piperno 80126, Lab. Pol. Iskra, Mensa Occupata, Bancarotta 2.0, Scaccomatto
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Sergio Mattarella alla Cerimonia di inaugurazione della sede della Scuola Superiore della Magistratura a Castel Capuano
Sergio Mattarella alla Cerimonia di inaugurazione della sede della Scuola Superiore della Magistratura a Castel Capuano «Sono molto lieto di partecipare alla presentazione dell’attività formativa organizzata per il 2023 della scuola superiore anche perché coincide con l’ inaugurazione della sua terza sede. La scelta di Castel Capuano assume grande significato sotto il profilo della storia del diritto. È, infatti, tradizionalmente, sede giudiziaria. Già nel 1540 con le Corti di Giustizia, civili e criminali. Dal 1861 e fino a non molti anni addietro è stato sede degli uffici giudiziari di Napoli. In questi ambienti si è affermata l’importante Scuola dei giuristi napoletani, che affonda le sue radici nella prima Università “laica” istituita, nel 1224 da Federico II, con lo scopo dichiarato di “formare” il gruppo dirigente necessario per il governo dello stato». «La Scuola Superiore, sin dalla sua istituzione, ha accompagnato i giudici ed i pubblici ministeri nella loro formazione iniziale e in quella permanente, avendo cura di elaborare percorsi di alta qualità, anche in tema di etica giudiziaria. La stessa Magistratura ha dimostrato, anche recentemente, di essere capace di agire - con determinazione e senza timidezza - nei confronti dei magistrati ritenuti responsabili di gravi reati nell'esercizio delle funzioni. Va doverosamente ricordato quanto sarebbe preferibile prevenire ogni forma di malcostume interno, attraverso un più attento esercizio dei compiti di vigilanza, evitando grave discredito che potrebbe ricadere sull'Ordine giudiziario e far dubitare dell'integrale espletamento dei doveri d'istituto». Così Sergio Mattarella parlando Cerimonia di inaugurazione della sede della Scuola Superiore della Magistratura a Castel Capuano. Il presidente della Repubblica ha sottolineato che «a volte il legislatore è in ritardo nel normare la tutela dei diritti», ma «la risposta alle istanze di giustizia impegna la Magistratura a trovare soluzioni ancorate esclusivamente nel diritto positivo». Per il capo dello Stato «si deve avere ben chiara la distinzione della doverosa interpretazione e applicazione delle norme rispetto alla pretesa di poterne creare per soddisfare esigenze che non possono trovare riscontro nell'ambito della funzione giurisdizionale, secondo quanto è previsto nel nostro ordinamento costituzionale». Mattarella ha inoltre spiegato che «l'uniformità delle decisioni non rappresenta un limite alla attività decisionale ma ne costituisce un punto di approdo, giacchè è diretta a promuovere la prevedibilità delle decisioni e, dunque, la loro comprensibilità. A questi necessari requisiti contribuisce anche l'uso di un linguaggio consono e misurato».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Tre napoletani arrestati per rapine di Rolex a Roma, tra essi Vincenzo Sammarco, uno degli autori della sparatoria alla Pastrengo.
Borrelli: “Un’ ulteriore conferma sulla pericolosità dei protagonisti della notte tragica della morte di Ugo Russo. Sono dei criminali.”
Tre napoletani arrestati per rapine di Rolex a Roma, tra essi Vincenzo Sammarco, uno degli autori della sparatoria alla Pastrengo.
Borrelli: “Un’ ulteriore conferma sulla pericolosità dei protagonisti della notte tragica della morte di Ugo Russo. Sono dei…
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Un piccolo ripasso. Nel 1999, mentre la “piratessa rastona” frequenta il primo anno di scuola secondaria, il caxxaro leghista viene condannato a 30 giorni di reclusione con la condizionale per oltraggio a pubblico ufficiale. Pochi mesi dopo, mentre la “crucca antitaliana” impara la sua terza lingua, il caxxaro leghista si rifiuta di stringere la mano al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dicendo: “No grazie, dottore, lei non mi rappresenta”. Nel 2009, mentre la “viziata figlia di papà” gira il Sud America in autostop, il caxxaro leghista è alla festa della Lega a Pontida con una birra in mano e intona un coro in cui dà dei “colerosi ai terremotati” napoletani. Qualche settimana dopo, mentre la “zecca razzista con gli italiani” si iscrive all’Università, il caxxaro leghista propone di riservare vagoni della metropolitana speciali a “donne e milanesi”. Tra il 2011 e il 2014, la “sbruffoncella dei centri sociali” è stata al timone di una nave rompighiaccio al Polo Nord, secondo ufficiale dello yacht da spedizione “Ocean Diamond” di Green Peace ed è stata per 8 mesi volontaria in Kamichatka, occupandosi di educazione ambientale, ricerca botanica e turismo locale, trovando anche il tempo per laurearsi in Scienze nautiche all’università di Jade e conseguire un master all’Università Edge Hill, nel Lancashire. Nello stesso periodo il caxxaro leghista è diventato leader di un partito che ha rubato 49 mln di euro ai cittadini italiani e si è classificato al 625mo posto su 750 per numero di presenze al Parlamento europeo, partecipando al 6% delle riunioni della Commissione per il Commercio internazionale e a zero riunioni (su un’ottantina circa) in Commissione Ambiente. Nel 2019, mentre la Capitana Carola Rackete ha salvato 43 migranti, li ha condotti a terra al porto di Lampedusa disobbedendo a una legge criminale e si è consegnata alla Guardia di finanza italiana per essere giudicata, il caxxaro leghista si è fatto salvare da un processo per il sequestro di 177 persone attraverso un voto online. Tra i due, chi è che ha offeso gli italiani, violato o aggirato sistematicamente le leggi del nostro Paese, oltraggiato istituzioni e forze dell’ordine, messo a rischio la vita delle persone con azioni criminali, ignorato ogni singola legge del mare, del codice di navigazione e della quasi totalità dei trattati internazionali, inventandosi un’emergenza che non esiste e prendendosi gioco di un’intera nazione? Turiddu Sicilia
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