#credo negli esseri umani
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E tu lo sai cosa sono le cuffie anti rumore? Quando vedi un ragazzino entrare al supermercato con un paio di cuffie sai perché le porta? O ti limiti a giudicarlo?
Ecco il gesto compiuto da Alphonse Areola subito prima dell'inizio dell'ultimo match di campionato.
Il portiere di scuola PSG è infatti entrato in campo indossando un paio di cuffie anti-rumore come quelle usate dal ragazzino che lo ha accompagnato in campo, Charlie.
Per Charlie, come per molti ragazzi le cuffie anti-rumore sono uno strumento importantissimo per proteggersi dai rumori troppo forti che li circondano e che li infastidiscono soffrendo di iperacusia, così come molti autistici.
Un gesto davvero inclusivo e commovente, da parte di Areola, che indossando quelle cuffie ha voluto far sentire Charlie meno "solo" e più a suo agio in quel rumorosissimo e affollato contesto.
La prossima volta che vedrai un ragazzino indossare le cuffie sorridigli e per favore, non complicargli la vita con inutili giudizi.
tizianacerra.com
Foto dal web, cm, pubblico con gratitudine
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le persone sono pure e genuine come i bambini, e piene di scrupoli ed autocontrollo quindi non pensarci due volte quando devi dire la tua opinione o mostrare delle qualità, loro sanno che non é con l'invidia che si risolvono i problemi e sanno valorizzare se stesse agli occhi degli altri senza screditare terzi.
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Io sono Aura!
Sono un po' come un libro antico, pieno di pagine scritte a mano, di appunti marginali, di sottolineature e di annotazioni. Un libro che ha visto tanti lettori, ognuno dei quali ha lasciato la sua traccia. Dentro di me c'è un mondo complesso, un labirinto di emozioni e pensieri che si intrecciano e si scontrano. Sono un'eterna ricercatrice, sempre alla scoperta di nuovi sentieri, di nuove verità.
Mi definisco un'anticonformista, un'anima inquieta che fatica a trovare la sua collocazione in un mondo che spesso mi sembra troppo omologato. Preferisco perdermi nei meandri della mia mente piuttosto che seguire le mode del momento. Sono un po' come un gatto nero, che ama la solitudine e l'ombra, ma che allo stesso tempo è attratto dalla luce e dal calore.
Credo fermamente nel potere dell'immaginazione. Per me, la magia non �� solo una favola, ma una realtà che si nasconde dietro le cose più semplici. È la capacità di vedere oltre l'apparenza, di trovare la bellezza anche nelle piccole imperfezioni.
L'amore è il motore che muove il mio mondo. È la forza che mi spinge a superare ogni ostacolo, a credere in me stessa e negli altri. Credo nell'uguaglianza di tutti gli esseri umani, nella nostra comune umanità. Siamo tutti pezzi unici di un puzzle più grande, ognuno con le proprie sfumature e le proprie fragilità.
So che a volte posso sembrare distante o introversa, ma dentro di me c'è un mondo ricco e vibrante. Un mondo che ho bisogno di condividere con chi è disposto ad ascoltare e a comprendere.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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Chiama le cose con il loro nome
Se ti giri dall'altro lato, sei complice. Se minimizzi, sei solo troppo fortunato: riesci a farti mancare anche la minima empatia umana solo perché non tocca a te. Se fai l'avvocato del diavolo, in questo caso, e lo dice un habitué dei maldestri tentativi di vedere un giusto perché ovunque, ti sfugge qualcosa e necessiti informazioni.
Il 28 settembre 2024, a Napoli, c'è stato un evento di cui ho letto poco e niente in giro. Certo, sicuramente il mio uso dei social rasente a zero apre alla prima obiezione: se n'è parlato tanto, sei tu che non lo sai. Allora, osservazione numero due: io ho partecipato a questo evento e l'unica cosa che ho letto, fino a due giorni dopo, è che hanno partecipato seimila persone. Ho riletto l'elenco degli artisti, scrittori, giornalisti e altre persone coinvolte nell'organizzazione e nello svolgimento. Poche righe, nulla di più. Magari, sono io che mi aspettavo una maggiore risonanza mediatica. Magari, sono io che credo che meriterebbero più risalto, momenti come questi.
Altro mea culpa: negli ultimi due giorni non ho seguito nemmeno un notiziario, non ho comprato un giornale. Recupererò, perché voglio mettermi in discussione - ecco, in questo caso, l'avvocato del diavolo lo faccio allo specchio. Tuttavia, tra le tante cose che si leggono e si scrivono e si dicono, penso farebbe molto bene a tutti poter riascoltare le canzoni proposte al Live for Gaza, i monologhi e le poesie, le lettere e le testimonianze.
Con "accetta i cookie" si concede l'autorizzazione ad una pubblicità più mirata. Ovviamente, il discorso si circoscrive in un nulla di fatto: se bastasse il piccolo e unico stronzo che dice "condividiamo a forza anche le cose che non piacciono, quelle crude e dure, la realtà lontana da noi, ma che fa parte dello stesso mondo", non avremmo avuto bisogno di usare il termine censura.
Perché se qualcuno, io per primo, può dire che è da complottisti abusare di alcuni termini, che è da esagerati pensare ad una nuova guerra mondiale, che sono duemila anni che si combattono guerre in Medioriente, allora qualcuno, io per primo, può dire anche che il genocidio in atto non ha scuse e non lo avrebbe nemmeno a parti inverse, che la guerra è guerra anche dove non si combatte e se siamo tutti esseri umani, non c'è vita che non meriti di essere salvata, non c'è vita che non meriti di essere vissuta, che è vero, senza se e senza ma, che le guerre le combattono i poveri e i morti di fame, perché il mondo lo comandano i potenti da lontano.
Bisogna avere coraggio e non avere paura di avere paura. Bisogna schierarsi, possibilmente informati. E informarsi in ogni modo, anche ascoltando più campane. È difficile, è al limite dell'impossibile essere così coerenti da non incappare in un errore, umano e naturale. La pretesa non è di essere perfetti, ma di essere decenti. Sapere cosa si vive ogni giorno nel mondo, non solo nel proprio cortiletto.
Non abbiamo mai tempo, in questa era frenetica, di appuntamenti lampo e giornate buttate al cellulare o al computer a guardare la qualunque pur di ammazzare il tempo. Non c'è mai tempo di capire cosa ci accade attorno. Eppure, c'è sempre tempo per le cose futili.
Verrà il tempo che ci ammazzerà, di vendetta, per averlo sprecato. E che succederà, passeremo impassibili a miglior vita?
Scrivo queste due righe come promemoria personale: che non sia l'ennesimo "passato il santo, passata la festa". E se gli algoritmi funzionano così, se funzionano davvero, mi aspetto di leggere più parole in tema, di vedere più notizie scorrermi davanti anche quando non le cerco.
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Ieri sera sono stato all'Alcatraz. Non capisco molto di questo genere di musica, ma credo che tutta la fauna milanese appassionata di Techno aspettava l'evento da un anno, come quello più importante in assoluto della stagione. È stato come andare alla prima della Scala, ma agli antipodi per quanto riguarda lo stile musicale e il genere di invitati che ti aspetteresti ad ascoltare la Tosca in religioso silenzio.
Siamo entrati al tocco della notte e subito le droghe hanno fatto la loro selezione naturale. Ragazzi e ragazze che s'aspettavano troppo dalla serata, e non hanno saputo gestire l'ansia da prestazione sono cascati come birilli dopo le prime note. Sono rimasti così gli esperti del settore, i premi nobel dell'Md e della musica selvaggia proveniente direttamente dalla consolle di questi dj, evidentemente famosissimi, che hanno mosso i loro primi passi nella lande metanfetaminichendella Berlino ovest dei primi anni Novanta (non a caso la serata si chiamava Der Techno).
Io sono rimasto sobrio come un bicchiere d'acqua distillata. Mi sono concesso solo due morettone ipa a 10 euro ciascuna. Ammetto che la seconda l'ho presa solo per rivedere il viso della barista, una delle donne più belle che ho avuto il privilegio di potere guardare.
Ma ritornando alla gente presente alla serata... gli uomini avevano spalle grosse come portaerei, ogni addominale scolpito con la precisione maniacale di un cesellatore di mosaici, tutti a petto nudo e sudati come cavalli del palio di Siena. Le donne erano un tripudio di muscoli guizzanti e abiti che potevano benissimo restare negli armadi, dato che non servivano a coprire nemmeno le pudende. A un occhio poco attento poteva sembrare che queste creature eteree e bellissime avessero impiegato dieci minuti per mettersi addosso un pietoso velo di stoffa e uscire. Ma sapevamo tutti che il loro stile era ricercato fino al minimo dettaglio, dall'acconciatura, al numero di borchie che dovevano ricoprire il seno destro, al tipo di smalto che doveva colorare l'ultima unghia del piede sinistro.
Ma nelle donne tutta questa ipersessualizzazione, sapevo, da bambino abusato, in molte di loro era una risposta agli stessi traumi subiti da me. Il dolore lo si affronta o tacendo e digrignando in silenzio i denti o urlando fino a che la gola ti diventa un'unica macchia rossa e infiammata, che come una luce al neon dice solo guardatemi.
Non tutte, spero, avevano subito abusi sessuali ( molestie sì, tutte. le ho viste reiterarsi anche ieri sera purtroppo) ma la tristezza che mi accompagnava nel guardarle, bellissime e dannate, è stata quasi catartica.
Ho rivelato ai miei due amici, dentro un mccafè, alle sei del mattino, cosa ho subito da piccolo e perché avere ricevuto un piedino sotto al tavolo la sera prima è stato per me un evento epocale (io che inizio a inculare simbolicamente il mio abusatore). E ho rivelato questo arcano del mondo femminile delle molestie, dell'abuso, del tacere e dell'urlare.
Spero che abbiano capito. Io ho solo provato a dare loro un piccolo strumento per capire meglio il dolore di alcuni esseri umani. E che come sempre l'apparenza non solo inganna, ma copre. Perché sotto c'è una ferita che a vederla farebbe fermare gli orologi del mondo.
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Ciao
Mi piace cio‘ che scrivi . Chi è la tua musa?
Ciao 🤗
Credo nelle cose semplici, nel volere vedere il bicchiere mezzo pieno, nell' andare avanti sempre.
La vita è come la viviamo, un po' come decidere di tenere i vetri chiusi e non fare entrare il sole, il vento, i profumi...
Dobbiamo a noi stessi farci ispirare da ciò che ci circonda, cercando di scovare sempre una luce in fondo al tunnel, un barlume di speranza negli esseri umani.
Grazie mille per la domanda 🤗
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Ci dicono dove guardare, cosa pensare, ci dicono cosa è giusto e cosa non lo è. Ci dicono come fare, cosa.
Vorrebbero dirci in che cosa credere
Io credo nelle sconfitte, negli errori , nei difetti, nelle fragilità,
nelle paure, ma in quelle sane, che ti spingono, non quelle che ti fermano.
Credo nelle cicatrici, nei silenzi, nei lividi, nei traumi, nelle rotture,
nel bene.
Credo negli altri, alle storie che non conosco nascoste nelle auto ferme al semaforo, nelle finestre con le luci accese di notte, credo in chi ancora cerca una strada, non credo in chi le strade la distrugge.
Credo nei doveri di ciascuno e credo nei diritti uguali per tutti.
Non credo agli eroi, alla perfezione, agli sconti ma credo al sudore, alla fatica, alle conquiste, credo in chi lotta per i diritti degli altri.
Credo nel potere delle parole, nel loro peso, nella loro bellezza, credo in chi ha perso la vita pur di non perdere le parole.
Credo nella storia che dovrebbe insegnare a tutti a non ripetere gli stessi errori.
Credo nel futuro per chi ha avuto un passato difficile,credo nel perdono, nella rinascita, nelle rivincite, credo in chi alla violenza risponde con le braccia alzate e credo in chi nelle braccia alzate vede un abbraccio e non la resa.
Credo ci siano molte battaglie ancora da combattere, credo in chi le combatterà per gli altri. Credo serviranno forza, parole, coraggio e credo davvero che non si possa smettere di credere. Credo solo nell'amore, amore, l'amore è vinto e vincerà , credo solo negli esseri umani, in quelli che hanno il coraggio, il coraggio di essere umani.
Marco Mengoni
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Finito poco fa in spiaggia, prima che scoppiasse il temporale. Veloce, interessante, insolito. Se vi piace il ciclo arturiano, questa è una riflessione su alcune donne, più o meno protagoniste, delle storie che sono state narrate e rimaneggiate nel tempo. Se vi piacciono le fan-fiction e la narrativa di rielaborazione, è una illuminante critica sulla prospettiva e sulle carenze della rappresentazione e le conseguenze sull'immaginario colletivo. Se avete amato Michela Murgia, è una piccola finestra biografica su un pezzetto della sua vita che ha fatto da significativo ingrediente per quello che è stato composto successivamente.
Non esistono libri innocui, perché non siamo innocui noi. Gli esseri umani sono pericolosi e quello che nutre il loro immaginario si rivela l’innesco di processi di misteriosa combustione, talvolta divampante, talvolta ardente in latenza, come una minaccia in attesa di concretizzarsi. Non sempre ne siamo consapevoli mentre leggiamo e forse è un bene, perché credo saremmo più cauti nel considerare le storie un diversivo al reale: ne sono invece la matrice.
(...)
In nessuno dei libri che avevo letto fino a quel momento il conflitto di genere era mai stato posto con questa chiarezza, né mai l’avevo visto collegato all’immaginario religioso. Ne uscii scioccata. Le considerazioni politiche e specificamente femministe che sono in grado di formulare oggi ovviamente non erano così strutturate mentre leggevo il libro in nave, ma la storia le insinuava in modo molto efficace e per me tutt’altro che indolore. In quella riscrittura c’era però già qualcosa di ineludibile: l’evidenza che il cristianesimo– che negli anni del papato di Giovanni Paolo II sbraitava ancora per essere riconosciuto come unica “radice d’Europa”– appariva sì dominante, ma solo in quanto distruttore di tutte le alternative. Acquisire questa consapevolezza durante la lettura del romanzo non fu un processo neutro per me. Mentre facevo quella traversata in mare nella notte con in mano Le nebbie di Avalon, io ero vicepresidente diocesana dell’Azione cattolica.
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credo negli esseri umani come marco mengoni quando sono in macchina per strada e vedo gli automobilisti dal lato opposto che fanno segno con gli abbaglianti per avvisare che c'è un autovelox o posto di blocco
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Ma tu sai cos’hai sbagliato? O ti hanno solo detto che hai sbagliato?
So cosa ho sbagliato o comunque sto cercando di capirlo, da sola... ho sempre cercato negli anni un aiuto da parte degli altri, ma loro non possono sapere cosa effettivamente sbaglio e soprattutto cosa mi porta ad agire o pensare così. Ho capito che sono io l'unica persona che può realmente capirlo e per farlo non devo fare altro che guardarmi dentro. Devo sentirmi, accogliere tutta la sofferenza che provo e non respingerla, per poi scavarla e arrivare alla vera causa. Per tutta la mia vita l'ho sempre respinta, perché fin da piccoli ci insegnano a respingere le emozioni negative, ci insegnano che appunto ci sono emozioni negative e positive, ma è solo un giudizio e giudizi non portano altro che ulteriore sofferenza. Ho capito che devo accogliere e non allontanare, che devo vivere ogni cosa che provo e poi lasciarla andare. Voglio essere il cielo. Ho compreso che gli esseri umani sono assurdi... siamo fatti biologicamente per essere insoddisfatti, per questioni di evoluzione, siamo creati principalmente per fare due sole cose... la prima è sopravvivere, la seconda è riprodurci. Sopravvivere implica avere sentimenti quali ansia, sofferenza, un ego smisurato... abbiamo dentro di noi un istinto primordiale che puoi chiamarlo come vuoi, ma che ci spinge come in una lotta continua. Non è una cosa sbagliata di per sé, ma va gestita e incanalata diversamente da come facciamo. Siamo come perennemente mossi dal desiderio di avere qualcosa in più, quando non dobbiamo fare altro che desiderare ciò che già abbiamo. Cazzo dentro di noi abbiamo già tutte le risposte, ma non ce ne rendiamo conto. E cerchiamo fuori altre cose, pensando che ci porteranno a stare bene, che calmeranno quella brama interiore, crediamo che la felicità si ottenga accumulando... oggetti materiali, denaro, lavori, relazioni, luoghi diversi dove abitare, ma non si placa in questo modo. Semplicemente diventiamo più frustrati e insoddisfatti. La riproduzione serve per ovvi motivi e nasconde il principio della ricerca del piacere... noi tendiamo a fare e rifare solo le cose che ci procurano piacere, specialmente un piacere immediato. Anche qua non c'è nulla di sbagliato, ma è così e questi bisogni primordiali li hanno tutti... ma non devono identificarci. E sicuramente non portano alla serenità. Ho capito che per tutta la mia cazzo di vita mi sono lasciata trascinare da loro e dall'enorme sofferenza che provo, senza rendermene conto, solo respingendo, facendomi del male, facendo del male agli altri. Non voglio più essere così... il segreto per essere felici credo sia essere il meno essere umani possibile, hackerare la nostra natura, mentire alla mente, ascoltare noi stessi e non quello che ci hanno insegnato e trovare finalmente un equilibrio. Non voglio più fare finta di stare bene, voglio sentire tutto questo dolore e lasciare che sia, farmi trapassare da ciò che provo e poi lasciare andare. Questo significa accettare la sofferenza, poi voglio scoprire la causa... perché se c'è allora è per un motivo che voglio comprendere, per perdonarmi e perdonare le persone che mi hanno ferita. Ho paura, ma mi lascio scuotere perché so che passerà e avrò una visione più chiara. Perché ho finalmente capito che la vita è una questione di percezione e punti di vista... a seconda di come la guardi, di come la senti può essere bella o brutta, ma dipende solo da noi. Dai nostri occhi e non possiamo pretendere che sia diversa se non siamo noi a cambiare prospettiva, modo di vederla.
(continua...)
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Mio Femminicidio del 2016 (rivisitato)
Nel 2016 mi hanno invitato a partecipare ad un talent del paese e ne ho aproffittato per scrivere e portare un monologo sul monologo dove l'introduzione è ispirata ad alcune parole di Morena Zapparoli, blogger molto attenta su questo tema.
Se voi notate, quando sul pc scrivete la parola “femminicidio”, vi segnala in rosso, come se fosse una parola sbagliata o come se non la conoscesse. Quindi, noi pensiamo che il problema sia del computer che bisogna buttare e che ci converrebbe passare ad uno più efficace ma non è così!
Il problema non è dato dal computer, ma dal fatto che la parola “femminicidio” non è ancora un parola “riconosciuta” dalla lingua italiana e che, in moltissimi, ancora non sanno cosa significhi veramente.
Non bisogna far finta di niente, perchè il femminicidio esiste eccome!
Si tratta di ogni forma di violenza su una donna, negando la sua libertà di esistere, in quanto tale.
Leggendo i giornali, ascoltando la radio o guardando la TV, si sente dire "è morta dopo 30 coltellate" o "è morta strangolata" ma non sentirete mai "è stata uccisa da un uomo".
(Questi concetti risalgono al 2016 e il mio concetto di violenza di genere è cambiato negli anni perchè, sulla mia pelle, ho capito che il carnefice e la vittima non hanno genere)
Ma è possibile che nel XXI secolo ci siano uomini che si credono ancora superiori alle donne ? E' evidente che ci siano delle differenze e va bene così ma su questa terra non esiste nessun essere che sia al di sopra o al di sotto di qualcun'altro.
Non è importante il nostro genere di appartenza, il nostro colore della pelle o la nostra situazione psicofisica, ma la nostra forza intelletualmente che ci permette di non commettere nessuna forma di violenza sugli altri.
Concludo con una frase: “Taci perché sei donna/uomo/...” , che senso ha? Credo che la propria forza e determinazione la si deve utilizzare per amare (in senso ampio) perchè nessuno deve essere ricevere uno schiaffo, un'offesa o un atto di discriminazione.
Come esseri umani, dobbiamo tutti vivere alla ricerca di ogni forma d'amore per chiunque. Dobbiamo rispettare le nostre mamme, nonne, sorelle o amiche ma anche per i nostri padri, nonni o amici. Non dobbiamo dimostrare di essere forti ma di far parte del genere umano che sappia davvero amare.
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Ho rivisitato il mio monologo perchè sono cambiato e maturato e non credo più che una donna non debba essere violentata in quanto tale ma che nessun essere umano si merita di essere offeso, picchiato o discriminato.
Alcuni concetti sono datati perchè ci riferiamo al 2016 e nel frattempo le cose sono cambiate anche se bisogna fare molta strada
Ho usato l'immagine di un rossetto perchè conosco una donna a cui le è stata impedita di truccarsi o di indossare una minigonna
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le persone sono meravigliose, non avere paura a confidarti
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Parola 06/03/2024
*RINGRAZIARE*
Autor: Apolonio Carvalho Nascimento
Possiamo esplicitamente esprimere più spesso gratitudine a tutti.
Non dimentichiamo di ringraziare per i piccoli favori ricevuti, per l'amicizia sincera, per la disponibilità di un professionista che ci assiste, per l'affetto ricevuto da una persona che ci vuole bene.
La gratitudine è già nel nostro cuore, ma possiamo esprimerla con parole e gesti.
Questo atteggiamento da parte nostra aumenterà la reciprocità dell'amore tra noi e ci metterà in armonia con l'amore di Dio, che è intrinseco in tutti gli esseri, ma negli esseri umani assomiglia all'amore trinitario.
Credo che in Paradiso la parola gratitudine risuoni in ogni angolo e faccia vibrare all'unisono tutti i cuori.
Viviamo il Paradiso in terra attraverso la gratitudine reciproca.
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Si diventa ogni giorno più egoisti, più concentrati sul proprio casolare, sul proprio cortile, sul proprio casino, sul proprio condom...
Ma io sogno un condominio in cui nessuno butti dal balcone la polvere accumulata in casa e ognuno spazzi anche il marciapiede fuori l'uscio e il portone dell'edificio in cui vive; un condominio responsabile e inclusivo, rispettoso allo stesso modo di chi ci sta vicino e di chi ci sta lontano.
Un condominio abitato da esseri veramente umani, che dopo le feste raccolgono le bottiglie e i residui delle crapule e delle gozzovigliate e li buttano negli appositi contenitori. Senza macigni nel cuore.
“Homo sum, humani nihil a me alienum puto.”
(Songo omme, tutte l'uommene m'appartenene).
Terenzio, “Heautontimorùmenos“, v. 77, 165 a.C.
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Nicola Guarino pioniere di una nuova forma d’arte cinematografica
Continua a far parlare di sé Nicola Guarino, il primo regista italiano a realizzare un corto interamente con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale generativa. ‘Nelle fauci del tempo’, da lui prodotto con IndizIDiCinema, tratto dall’omonimo libro di Davide Pulici, collaborazione artistica di Fabiana Masciopinto, uscito su YouTube il 23 luglio 2023, ha posto le basi concettuali per l’elaborazione di una nuova forma d'arte. Nicola Guarino pioniere? Nell’ambito del prestigioso Reggio Film Festival 2023, ideato e diretto da Alessandro Scillitani, ha, infatti, partecipato sabato 11 novembre, presso il Teatro San Prospero di Reggio Emilia, al convegno Identità future, sull’Intelligenza artificiale generativa per il cinema del futuro, e domenica 12 novembre, nella stessa sede, all’Incontro tra esseri umani sul tema AI e creatività, a cura di Marco Zanichelli, ribadendo come il lavoro di ogni creativo non sia fatto di scorciatoie, ma di studio e dedizione continui, uniti a sana curiosità, intuizione e lungimiranza. https://www.youtube.com/watch?v=nLW6qEY3lC8 Dopo la proiezione del corto, 4’08’’, particolarmente apprezzato da critica e pubblico, il film-maker napoletano, nel rimarcare il ruolo crescente dell'IA nell'arte e nelle nostre vite, ha descritto ‘Nelle fauci del tempo’ come una prima sperimentazione, estremamente emozionante, della narrazione del Cronovisore, che sarebbe stato inventato, negli anni 50, da Padre Pellegrino Ernetti, in Vaticano. Una macchina del tempo, appunto, legata ad ambiti immaginifici ed immaginari, che, sintonizzandosi sulle tracce energetiche lasciate da ogni essere umano nel corso della sua esistenza terrena, sarebbe stata in grado di produrre immagini dal passato, persino la passione di Gesù. Le sue parole Guarino ha sottolineato: "Nel mio processo creativo mi sono concentrato sui miei ricordi, il mio vissuto e i miei affetti. Ho pensato che il Cronovisore non potesse essere uno strumento preciso, perché la realtà muta continuamente e, anche se riuscissi ad individuare la traccia energetica del mio bisnonno, probabilmente solo per qualche secondo, vedrei un’evoluzione continua, nel tempo, nello spazio e nei vari mondi. Ho lavorato su questa sensazione, dando un prompt di comandi e inserendo foto di famiglia. Vista l’impostazione da cinema muto, ho usato solo cartelli di premessa e snodo, senza il sonoro, se non nella frase finale, per spezzare il sogno. Per restare nell’ambito strettamente cinematografico e creativo, credo che il risultato sia una sorta di surrealismo del 2024. Se gli artisti surrealisti accedono al loro inconscio in maniera continua e ne fanno materia di lavoro, sfuggendo alle meccaniche usuali del racconto, quando si usa l’IA, forse, si sta accedendo ad una sorta di inconscio collettivo, o, almeno, è una mia speranza. L’IA, per quello che riguarda la produzione cinematografica è una vera rivoluzione industriale, non possiamo opporci al progresso, che, come ogni rivoluzione, non può essere frenato". Nelle fauci del tempo’ sarà proiettato il 16 novembre ad accordi@DISACCORDI - Festival internazionale cortometraggio di Napoli, diretto da Pietro Pizzimento e Fabio Gargano, sezione Cinema sperimentale, e il 24 novembre, al Future Film Festival di Bologna, il festival italiano più importante del cinema di innovazione, diretto da Giulietta Fara, concorso ‘Nuove frontiere’. Read the full article
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Comunque essere apprezzata, guardata, cercata da tanti ragazzi nell’ultimo periodo e ricevere complimenti (espliciti e non), rivolti solo a me tra l’altro, mi mette a disagio in una maniera e con un’intensità che non so spiegare. Cioè, per quanto mi piaccia la sensazione di questa nuova situazione, ogni volta vorrei solo fuggire via. Non ci so stare nei complimenti, nelle sfide vinte, negli abbracci e apprezzamenti di amici e compagni sinceri, mi sento di portar via il posto a qualcuno, mi sento di barare e ingannare l’altro. Vorrei ma non ci so stare al centro dell’attenzione, non so essere la più bella, la più intelligente. E so che non è una gara, e non credo di vederla come tale, solo che è ridicolo per me pensare di poter essere reputata anche solo la più carina. Pensare che il cameriere con cui mi scambio degli sguardi tutta la sera mi guardi a sua volta, o che due ragazzi del corso di cucina inizino a seguirmi su Instagram senza nemmeno sapere il mio nome, e che quindi sprechino tempo e fatica per trovarmi, mi fa sentire lusingata, non perché mi aspetto che poi nasca qualcosa di serio naturalmente, ma perché qualcuno… l’ha fatto per me. Vorrei scappare via. Non credo di meritarmelo. Non lo merito perché non sono davvero bella, o magra, o intelligente, e mi fa paura che qualcuno mi possa vedere così. Il pensiero di poter essere amata profondamente, poi, mi terrorizza. Lasciare che qualcuno mi veda veramente… non lo permetto da così tanto tempo. Io non posso piacere. Forse mi dimentico che anche loro, tutti loro, sono esseri umani
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