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BRICS: Come e perchè dell’ennesimo inganno -parte 5 "Single Global Currency"
In breve, nel 1882 nacque in Sudafrica dapprima la De Beers Consolidates Mines, seguita dalla Consolidated Gold Fields, attorno a Cecil Rhodes, Lord Rothschild, Alfred Beit e Barney Barnato, il quale fu costretto a cedere sotto le pressioni di Rhodes e i Rothschild, i quali, a loro volta, in quel periodo esercitavano già un controllo così totale sull’oro a livello mondiale da imporre che il suo prezzo (fixing) venisse giorno per giorno fissato a Londra, cosa che avviene a tutt’oggi, da parte di due sole società: la N.M. Rothschild & Sons e la Mocatta & Goldsmid. Sono queste due a fissare il prezzo dell’oro a livello mondiale, senza contare il fatto che il 70% dell’oro del mondo è contenuto nei Caveau della Federal Reserve (la più grande riserva d’oro del mondo) seguito da quello contenuto in quelli della Bank of England. Vorrei poter approfondire il discorso legato al falso mito del Gold Exchange Standard ecc, ma già l’articolo è lungo, se proseguiamo ancora diverrebbe un poema e non è nostra intenzione ammorbarvi, lo vedremo in un secondo momento. L’importante è comprendere che se mai i BRICS coniassero una moneta legata all’oro (non è detto che accada), non fa alcuna differenza, poichè è il potentato che c’è dietro che ne trae beneficio ed è quello stesso potere che sta manovrando tutto, attraverso le rispettive banche centrali, private, i fondi, le multinazionali, specie quelle operanti nel blocco “orientale”. Quello che pochi comprendono è che il Nuovo Ordine Mondiale fatto e finito sono proprio i BRICS, con al centro quella che diverrà l’ex Unione Europea: l’Eurasia. Il dollaro sta cambiando forma, abbiamo già parlato della Unicoin cioè della moneta unica universale o Single Global Currency, il cui creatore è Robert Mundell, lo stesso che ha creato l’Euro.
È stato evidenziato più volte che un Grande Reset non può avvenire se non dinanzi ad uno scenario di crisi economico – finanziaria su scala globale artificialmente creata. Essendo che lo scorso aprile è stata coniata la Single Global Currency (moneta unica universale di Mundell) i paesi di tutto il mondo stanno preparando quelli che sono i deterrenti del Grande Reset e non è un caso che Russia, Brasile, Cina, coordinate dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, siano state le pioniere delle CBDC. Il Rublo digitale è già attivo, lo stesso vale per Cina e Brasile, l’Europa sta ultimando gli ultimi test, abbiamo ancora voglia di farci raccontare la favoletta del bipolarismo o della multipolarità che non c’è mai stata? Come scritto e provato da Morrison Bompasse nel testo intitolato “Single Global Currency” e confermato recentemente da Klaus Regling (creatore del MES) una qualsiasi valuta sia essa digitale o di altra natura, nazionale o addirittura regionale, dovrà fare riferimento alla Single Global Currency. La Moneta Unica Universale così come tutte le valute liquide, le CBDC ecc nessuna esclusa, sono di totale controllo della Bank for International Settlements, cioè la Banca per i Regolamenti Internazionali. Bompasse, così come Mundell stabilirono proprio Basilea (dove appunto risiede la BRI) il centro nevralgico per la gestione della Moneta Unica Universale e non è un caso, così come non è un caso che la DCMA (l’autorità monetaria che l’ha coniata) sia stretta partner della Banca dei Regolamenti Internazionali. E non è un caso che vi siano in corso numerosi test delle CBDC nello stesso tempo in cui stanno testando la Single Global Currency. Per la cronaca:
youtube
La tecnologia delle rispettive CBDC utilizzate a livello nazionale che si adatterà meglio, come specificato dallo stesso Regling, andrà ad aggiornare entro il 2025/2030 quella della Single Global Curency per essere definitivamente adottata. Si consiglia la lettura degli altri articoli da noi scritti, in particolare: “La Russia, Vladimir Putin e gli insiders di Wall Street”; “Storia dei grandi Reset”; “Unione Europea e Nuovo Ordine Mondiale”.
Conclusioni
Se si darà il consenso alla Russia, alla Cina, al falso mito dei BRICS, a Trump e all’Eurasia sarà la fine. Gli usurai, con l’inganno avranno vinto di nuovo. Se si rifiuta sia una parte che l’altra e si capisce che il potere è uno solo, allora abbiamo una possibilità. La saggistica, i documenti e i fatti che approfondiscono il tema di come è stato prospettato il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale fatto e finito è vasta, così come sono altrettanto vaste le modalità con le quali sia stata messa in atto una macchinazione continua fatta di menzogne atte a manipolare la storia dei popoli canalizzando i loro pensieri, emozioni, scelte e dissenso in un modo ben preciso da parte di quel potere usuraio che muove tutto. Tutto questo ha permesso a quest’ultimo di operare indisturbato da dietro le quinte attraverso un perenne passaggio della fiaccola che non ha fatto altro che distruggere e ricreare a suo piacimento inebetendo le menti delle persone, corrompendone i cuori, spogliandole di ogni forza di volontà e asservendole a dettami funzionali alla perpetua schiavitù della mente e dello spirito. Dietro ad ogni rivoluzione, guerra, crisi, carestia, genocidio, cambiamento c’è sempre quello stesso stramaledetto potere. O lo si capisce, lo si accetta e lo si affronta smettendo di credere alle favole o ai miti salvifici da loro proposti come sempre nella storia per poi far cadere i popoli sempre di più nell’oblio, oppure, tra il 2025 e il 2030 il sipario calerà definitivamente. Bisogna rendersi conto che l’appartenenza media dei no vax al falso mito di Putin/Trump e quella dei si vax all’Europa, NATO ecc è tutto frutto di una loro manipolazione in cui i popoli sono caduti. Non è un caso questa ennesima guerra orizzontale che ha portato a tale divisione in fazioni. Hanno canalizzato il dissenso esattamente come hanno sempre fatto e lo hanno portato dove volevano creando la malattia avendo già la cura in mano per arrivare allo step successivo. Vogliono il consenso, prima ancora dell’uso della forza. Continuare a parlare di vaccini o di finte commissioni di inchiesta atte a distrarre non fa altro che alimentare il loro gioco. Accanirsi nel chiedere una giustizia che non arriverà mai non fa altro che alimentare il livore delle persone, il quale le incatena ad un immobilismo che impedisce di reagire. Così facendo la popolazione mondiale non si rende conto di quanto sia rimasta indietro rispetto ai piani dell’Agenda che stanno portando avanti. Tutto è utile alla distrazione per fare in modo che i più guardino il dito ma mai la luna. Non basta essere consci della realtà dietro le vaccinazioni per definirsi svegli. Quella non è nient’altro che una misera briciola rispetto a tutto il resto. E che cos’è questo resto? Quella che il grande Gary Allen, nel 1972 così definì: COSPIRAZIONE.
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Calciatore di 24 anni ucciso per il furto dell’auto: addio a Luke Fleurs
articolo: Morte il calciatore Luke Fleurs in Sudafrica: cosa è successo Il Tirreno Giovedì, 04 aprile 2024 Era fermo con la sua auto in una stazione di servizio quando è stato raggiunto da due uomini che lo hanno costretto a lasciare la vettura per poi ucciderlo sparandogli addosso Aspettava il suo turno per fare rifornimento, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Questo il tragico destino…
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Molt* trovano la situazione paradossale. Ma il Sudafrica non può che accusare lo Stato (di Isr@ele) se vuole riferirsi alla "Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio" del 1948.
La quale infatti, oltre a qualificare il crimine di genocidio come atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, chiama in causa non solo le responsabilità individuali, ma anche la responsabilità dello Stato (per la commissione del reato o per omessa prevenzione e punizione del crimine). Non poteva fare altrimenti il Sudafrica, insomma, se voleva richiamarsi alla "Convenzione" (e se voleva farlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU). Né si possono usare, nel dibattito attuale, altre parole che quelle della "Convenzione", se il quadro di riferimento del diritto internazionale è questo.
Cosa diversa dal capo di imputazione sono le accuse, da provare come in un qualsiasi dibattimento (in questo caso non un processo ma una disputa tra Stati). Lo Stato di Isr@ele può essere giudicato responsabile di "genocidio"?
I termini sono importanti, sempre. E ancor più nel diritto, dove sono - dovrebbero essere - chiari, precisi, monosemici. "Genocidio" non equivale a "crimini di guerra" né a "crimini contro l'umanità". Sembrano distinzioni di lana caprina, di fronte alla brutale escalation degli ultimi mesi, e alla morte di decine di migliaia di persone, ma sono distinzioni importanti, che è bene ricordare anche a chi fa informazione in questi giorni, e discutendo qui come altrove.
Della definizione di "genocidio" si è già detto. Fu, come noto, l'avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin a coniare il termine durante il processo di Norimberga per descrivere lo sterminio nazista di sei milioni di ebrei. Il reato di genocidio venne poi formalmente creato proprio attraverso la “Convenzione sul genocidio del 1948” come crimine internazionale: molto specifico ed anche molto difficile da provare, poiché - secondo la giurisprudenza - richiederebbe la prova della cosiddetta "motivazione mentale".
I "crimini di guerra" sono invece gravi violazioni del diritto internazionale commesse contro civili e combattenti durante i conflitti armati (art. 8 dello Statuto di Roma del 1998, col quale si è istituita la Corte Penale Internazionale dell'Aia). Lo statuto li definisce come "gravi violazioni" delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che coprono più di cinquanta scenari, tra cui uccisioni, torture, stupri e presa di ostaggi, nonché attacchi a missioni umanitarie. Il suddetto articolo 8 riguarda anche gli attacchi deliberati contro civili o "città, villaggi, abitazioni o edifici che sono indifesi e che non sono obiettivi militari" nonché "la deportazione o il trasferimento di tutta o parte della popolazione" di un territorio occupato.
“Crimine contro l'umanità” è infine un concetto formulato per la prima volta l'8 agosto 1945, e codificato nell'articolo 7 dello stesso Statuto di Roma. Implica "un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile", inclusi "omicidio" e "sterminio", nonché "riduzione in schiavitù" e "deportazione o trasferimento forzato" della popolazione. I crimini contro l'umanità possono verificarsi in tempo di pace (qui sta la principale differenza con i crimini di guerra) e includono torture, stupri e discriminazioni, siano esse razziali, etniche, culturali, religiose o di genere.
Non so – anzi, mi chiedo – se il Sudafrica abbia fatto 'tecnicamente' bene a chiedere la condanna dello Stato di Isr@ele in base alla “Convenzione” del 1948 di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia (soggetta, suo malgrado, all'influenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU), o se invece non occorresse potenziare l'azione della Corte Penale Internazionale (il cui mandato è però fortemente ostacolato da molti, e di difficile attuazione), reiterando le accuse nei confronti dei rappresentanti di quello Stato per “crimini di guerra” o “crimini contro l’umanità”.
Mi chiedo se una causa contro Net@nyahu e i membri del suo governo non sarebbe forse più diretta e penalmente dimostrabile e chissà – last but not least - capace anche di ridare fiato a quell'opposizione interna israeliana che le stragi del 7 ottobre hanno ridotto alla rassegnazione e alla paura (di finire in galera, ad esempio, se manifestano contro il primo ministro). E mi chiedo se così, forse, non si potrebbero anche separare le responsabilità e le scelte di un governo dalla storia di un popolo (che si identifica in quello Stato), togliendo dal quadro i paragoni impropri (vedi: processo di Norimberga), l'antisemitismo, l'Olocausto, e tutte le loro drammatiche implicazioni.
Lo dico altrimenti: bisognerebbe finalmente sgomberare il campo sia dalla minimizzazione dell’antisemitismo e della Shoah – che non dovrebbero essere paragonati a niente, per la loro specificità storica e per la loro tragica unicità – sia dalle accuse di antisemitismo verso chi esprime dolore e rabbia per le sorti del popolo palestinese e muove critiche verso le politiche del governo di Isr@ele e le azioni del suo esercito.
Temo (ma spero di sbagliarmi) che il dibattito intorno al processo in corso alla Corte di Giustizia Internazionale rischi invece sia di rendere ancora più compatta la (auto)difesa di Net@nyahu, sia di alimentare l'antisemitismo (come dimostra, appunto, il largo uso di paragoni impropri).
Personalmente, ho sempre cercato di contrastare - coi miei interventi pubblici e i miei lavori, a partire da "Parole contro" (2004) - l'antisemitismo, svelandone gli aspetti più insidiosi nella 'cultura popolare' e nel senso comune, e di usare con la massima cautela e sensibilità le parole “Shoah” e “Olocausto”, e trovo offensivo e diffamante essere accusato di antisemitismo se mi esprimo per il "cessate il fuoco" o per il rispetto dei diritti umani in P@lestina e Isr@ele, avendo tra l'altro detto parole chiare e univoche - vedi un post di qualche tempo fa - di condanna alle atrocità di Ham@s del 7 ottobre.
E spero oggi che il dibattimento in corso all’Aia – indipendentemente dai suoi esiti niente affatto scontati in termini penali, e da certe approssimazioni mediatiche - possa finalmente smuovere la comunità internazionale e mettere al centro gli orrori, le ingiustizie, i diritti umani negati, e le vite spezzate nella Striscia di Gaz@, in Palestin@, e in Isr@ele. A questa mattanza - e a chi la alimenta: il terrorismo nichilista di Ham@s e dei suoi sostenitori e l'ultra ortodossia colonialista israeli@na - occorre rispondere con il diritto internazionale (anzi, con il diritto alla vita, una vita dignitosa, per tutte le persone coinvolte) e con un piano di pace, di lungo periodo, che deve trovare consenso e forza, oltre i timidi equilibrismi e i vergognosi silenzi-assensi (della UE, ad esempio).
Soprattutto, non credo si possa più assistere a ciò che sta avvenendo pensando che l’unica opzione sia quella di un conflitto che duri indefinitamente, e che continuerà a fare migliaia di morti, per la stragrande maggioranza civili. Né posso credere che chi vive prigioniero nella Striscia di Gaz@ - da generazioni, e non ha mai avuto alcuna possibilità di essere liber* cittadin* del mondo - non possa avere un destino diverso. O che chi vive in Isr@ele debba sentirsi continuamente minacciato da atti terroristici e in guerra permanente, così come chi vive in P@lestina debba avere il terrore che da un giorno all'altro arrivi qualcuno a espropriarti della tua terra, della tua casa, del tuo futuro.
Ecco: spero che, paradossalmente, il dibattimento in corso all’Aia - spingendo innanzitutto per un cessate il fuoco - possa far(ci) ricominciare a parlare di futuro. Un futuro per due popoli, e per il diritto ad esistere di entrambi.
Federico Faloppa, Facebook
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Come vedere e visitare un luogo in tempo reale
Osserva da vicino la Gioconda al Louvre, fai un'escursione sulla Grande Muraglia cinese, prova il brivido di un giro nelle vie di Parigi o dai un'occhiata dall'orlo di un precipizio a Yosemite. E, se hai fatto tutto questo, puoi persino camminare sulla superficie del pianeta Marte. Come vedere e visitare un luogo in tempo reale. Come vedere e visitare un luogo in tempo reale? Ecco alcune esperienze di viaggio virtuali che puoi goderti da casa Se vuoi comunque fare un viaggio o due senza alcuna restrizione e visitare alcune delle tue destinazioni preferite, grazie alla tecnologia, puoi ottenere un'esperienza di viaggio virtuale interattiva a 360 gradi da casa tua. Tutto ciò di cui hai bisogno è uno smartphone o un laptop. Non ci credi allora mettiti comodo e leggi questa guida e vediamo come vedere e visitare un luogo in tempo reale Migliori siti per vedere un luogo in tempo reale Nei prossimi paragrafi intendo parlarti di alcuni dei migliori siti che ti permettono di accedere alle telecamere di città di tutto il mondo: in questo modo, potrai vedere le immagini in tempo reale dei posti in cui vorresti andare senza spendere un soldo. Ma senza perdere altro tempo vediamo quali sono. Entra nel museo del Louvre a Parigi Il museo più visitato al mondo ha messo a disposizione gratuitamente online la sua intera collezione di oltre 480.000 opere d'arte. Ciò significa che puoi vedere la Gioconda da vicino comodamente da casa tua. Tra le sculture ci sono la Vittoria alata di Samotracia , una scultura in marmo del II secolo a.C. della dea greca Nike, e la Venere di Milo , una scultura di Alessandro di Antiochia. Ci sono dipinti, gioielli, tessuti, mobili e numerosi altri oggetti storici da vedere. Sono visibili non solo quelli in esposizione ma anche gli oggetti in deposito o in prestito al museo. Oltre agli oggetti del Louvre, si possono visitare anche le opere del Musée National Eugène-Delacroix di Parigi ei giardini delle Tuileries e del Carrousel. Anche la collezione del Musées Nationaux Récupération recuperata dopo la seconda guerra mondiale è a tua disposizione. C'è una mappa interattiva per guidarti attraverso diverse gallerie e stanze. L'intero database continuerà ad essere aggiornato con nuovi lavori e ricerche. Per fare il tour clicca su questo link. Visita il Tembe Elephant Park Il Tembe Elephant Park si estende su 300 chilometri quadrati in una remota regione del Maputaland, KwaZulu-Natal, in Sudafrica. Come altri grandi parchi nazionali del continente, Tembe ospita una vasta gamma di specie animali tra cui i Big Five: leoni, rinoceronti, leopardi, bufali ed elefanti. Ci sono più di 340 diversi tipi di uccelli che passano da Tembe lungo il loro percorso di volo o vivono qui. Cosa c'è di così unico in questo live feed, chiedi? La telecamera è posizionata strategicamente in una delle pozze d'acqua del parco, il che significa che le visite agli animali sono frequenti e puoi osservare da vicino il loro comportamento in natura. Potresti essere divertito a vedere minuscole antilopi Suni che aspettano il loro turno alla pozza d'acqua con un leggero grado di trepidazione mentre guardano un enorme branco di elefanti, alcuni dei quali sono i più grandi in Africa, bere acqua. La funzione è offerta da Africam.com, noto per i servizi di telecamere in diretta dalle pozze d'acqua in tutta l'Africa. Tembe si trova all'interno di un'area di transizione tra climi tropicali e subtropicali, motivo per cui la sua vegetazione è più varia e più ricca di altre nella parte settentrionale dell'Africa. Per entrare nel parco clicca su questo link. Visita il Yosemite National Park Come vedere e visitare un luogo in tempo reale senza guardare lo Yosemite National Park un luogo che ti toglierà il fiato. Distribuito su 3.107 chilometri quadrati delle montagne della Sierra Nevada della California, il parco è famoso per le sue cascate e i campeggi. Ma altrettanto affascinanti sono le sue antiche sequoie giganti, valli e prati. E quale intrepido alpinista non desidererebbe avere l'opportunità di scalare la falesia granitica di El Capitan, famosa in tutto il mondo? Il tour virtuale ad alta risoluzione di Yosemite ti condurrà attraverso più di 250 luoghi diversi nel parco e in alcune aree circostanti. Puoi ingrandire per vedere ogni dettaglio di qualsiasi angolo del parco in cui ti trovi. I mirini sullo schermo portano ai vari siti del parco da qualsiasi punto; tutto quello che devi fare è cliccare e verrai immediatamente trasportato lì. Durante l'esperienza interattiva, puoi anche ascoltare i suoni dal luogo. Quindi, quando sarai a Glacier Point, ci saranno le chiacchiere distinte dei turisti e il "ka-chick" delle telecamere. I suoni degli uccelli, l'acqua che zampilla e persino il vento che scorre possono essere vissuti attraverso questo tour virtuale. Puoi essere in cima all'Half Dome o guardare dall'alto delle vertiginose altezze della Yosemite Fall. Puoi ammirare gli interni dell'Ahwahnee Hotel o cercare conforto nell'Ahwahnee Meadow. E sì, puoi anche vedere come appaiono i dintorni quando si sale su El Capitan. Ci sono diversi punti da esplorare, comprese le attrazioni del quartiere come la città mineraria abbandonata di Bodie State Park e il Merced River Canyon, dove cresce il fiore selvatico primaverile. Ogni posizione è spiegata con una didascalia ed è disponibile una mappa per facilitare l'esplorazione. Per visitare il Yosemite National Park clicca su questo link. Entra nello zoo più famoso del mondo di San Diego Uno degli zoo più famosi del mondo trasmette da tempo in streaming le attività dei suoi residenti. Destinate in particolare ai bambini per saperne di più sulla fauna selvatica, l'ambiente e il comportamento degli animali, le telecamere sono posizionate strategicamente dentro e intorno ai recinti degli animali. Catturano ogni momento delle creature: puoi vedere gli elefanti e i panda che si divertono, le buffonate selvagge delle scimmie e dei babbuini o la maestosità dell'orso polare e della tigre. Puoi accedere ai feed live attraverso il sito ufficiale, dove le webcam sono elencate per tipo di animale. Ci sono anche video educativi sulla fauna selvatica per bambini. Questi includono lezioni sugli invertebrati oceanici, sul camuffamento degli animali e su come sono progettati gli zoo. Visita gli Incas a Machu Picchu Questo è un tour virtuale guidato della cittadella Inca del XV secolo, patrimonio mondiale dell'UNESCO e una delle nuove 7 meraviglie del mondo. L'esperienza a 360 gradi delizierà chiunque ami gli edifici antichi, le alte montagne, la storia degli Inca o anche il Perù in generale. Dopo una rapida carrellata della storia di Machu Picchu, il tour inizia da uno dei punti panoramici da cui è possibile vedere il fiume Urubamba. Sarai condotto nel "cuore di Machu Picchu", dove potrai vedere i cimiteri e alcune residenze. Dai un'occhiata da vicino alle pietre e alle strutture; l'ingegneria degli Incas era così eccezionale che Machu Picchu è sopravvissuto a terremoti che possono radere al suolo le città moderne. Il tour va al punto più alto della cittadella di Machu Picchu - Huayna Picchu. Le autorità consentono a 400 visitatori di raggiungere il punto in un dato giorno. Ma la cosa sorprendente di un tour virtuale è che non devi preoccuparti della folla o del tempo di attesa. Oh, e non perderti i gentili alpaca che pascolano in un angolo del sito. Guarda la Grande Muraglia cinese La struttura artificiale più lunga della storia umana è ovviamente una delle più grandi attrazioni turistiche del mondo. La Grande Muraglia cinese è un sito del patrimonio mondiale dell'UNESCO e una delle nuove 7 meraviglie del mondo. Misurando ufficialmente 21.196 chilometri, oggi rimangono intatte solo poche migliaia di chilometri del Muro. Mentre molte sezioni del muro sono state restaurate, ce ne sono alcune che sono state lasciate in uno stato più selvaggio. Il tour virtuale della Grande Muraglia è mozzafiato sia per l'importanza del sito stesso sia perché lo faresti senza folla. Puoi usare il tuo set VR per un'esperienza più coinvolgente e apprezzare meglio la spettacolare vista naturale attorno al Muro. Tra le sezioni che puoi esplorare ci sono Mutianyu e Jinshanling, l'ultima delle quali è anche rinomata per essere una meta escursionistica panoramica. Parte del tour è gratuita, mentre la versione completa per ogni sezione ha un piccolo costo. Viaggio su Marte Se la Terra è diventata troppo noiosa per te, che ne dici di Marte? Non sappiamo quando il sogno marziano di Elon Musk diventerà realtà. Quindi fino ad allora, prendi conforto nella realtà virtuale. Il 26 novembre 2011, la NASA ha inviato il rover Curiosity su Marte. Il rover delle dimensioni di un'auto è atterrato sul Pianeta Rosso il 6 agosto dell'anno successivo e da allora lo ha esplorato per determinare se abbia mai sostenuto la vita microbica. Curiosity ha trasmesso le immagini sulla Terra, il che ha aiutato i ricercatori a saperne di più sulla futura dimora degli umani. La NASA ha collaborato con Google per trasformare il filmato registrato da Curiosity in un tour virtuale del paesaggio marziano per i terrestri. È abbastanza simile alla funzione di Google Earth di cui siamo a conoscenza. Il tour è emozionante per coloro che vogliono avere la sensazione di camminare sulla superficie marziana. Le icone animate compaiono sullo schermo per guidarti e fornire tutte le informazioni necessarie su ciò che stai vedendo. Sentirai anche la voce fuori campo di Katy, una scienziata del centro di ricerca JPL della NASA, per aiutarti con i controlli e le funzionalità. Puoi viaggiare ovunque sia stato Curiosity. Se ti senti perso, fai clic sull'icona Mappa che appare come un raggio nel cielo. Visita Angkor Wat Angkor Wat è una delle strutture religiose più grandi del mondo. Fu costruito come tempio dedicato al dio indù Vishnu nel XII secolo d.C. dal sovrano Khmer re Suryavarman II. Il tempio fu successivamente dedicato al buddismo durante il dominio Khmer. Il complesso di Angkor, di cui fa parte il tempio, è stato riconosciuto come patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 1992. Il tempio è la principale attrazione storica della Cambogia, che è anche presente nella sua bandiera. Sebbene gran parte dell'architettura originale sia stata distrutta nel corso dei secoli e in particolare durante i tumultuosi conflitti politici del paese nel XX secolo, la struttura è comunque sbalorditiva con magnifiche guglie, statue di pietra realistiche e maestosi bassorilievi. Quindi, un tour virtuale di questo luogo sarebbe sicuramente entusiasmante. Ma questo è diverso da qualsiasi altro. Come mai? Perché questo ti riporta indietro nel tempo. Creato in collaborazione tra gli accademici SensiLab della Monash University, l'Università del Texas ad Austin e la Flinders University, il Virtual Angkor ricostruisce il tempio e i suoi dintorni come sarebbe stato intorno al 1300. Progettato a scopo didattico, ti catapulta tra le persone che vissero in quel momento e ti consente di assistere a cose come elaborate processioni e scambi nei mercati. Puoi vedere persone animate che percorrono una grande arteria, campi di riso dell'impero e scalpellini Khmer che realizzano le sculture nei laboratori. Se hai un set VR, l'esperienza è incomparabile. Nel 2019, il progetto ha ricevuto il Roy Rosenzweig Prize for Innovation in Digital History dell'American Historical Association. La Medieval Academy of America lo ha premiato con il Digital Humanities and Multimedia Studies Prize 2021. Fai un giro a Orlando Ci sono troppe cose da fare a Orlando. Dalla musica al cibo all'intrattenimento, la città è uno dei posti migliori in cui trovarsi. Puoi fare tour virtuali interattivi di tutto ciò che viene offerto ai visitatori. Dai migliori hotel ai ristoranti e ai quartieri di intrattenimento più eleganti ai parchi a tema famosi in tutto il mondo, non mancano intrattenimento e attività piacevoli, tutto per il tuo piacere da dietro lo schermo. C'è il meraviglioso Walt Disney World Resort e tutte le sue magnifiche destinazioni tra cui Magic Kingdom Park, Epcot, Hollywood Studios, Animal Kingdom Theme Park e Blizzard Beach Water Park. Dirigiti all'Universal Orlando Resort per un viaggio con i tuoi personaggi cinematografici preferiti agli Universal Studios Florida o fai semplicemente l'Universal City Walk per un'atmosfera deliziosamente piacevole. Alcune delle esperienze offerte da un tour virtuale di Orlando possono essere vissute al meglio con un set VR. Questi includono zip-lining sugli alligatori a Gatorland e giri sulle montagne russe come LEGO Kingdoms, Fun Spot, Manta e Mako: emozioni che probabilmente ti sei perso da molto tempo ormai. Puoi anche scegliere di cavalcare le onde del fiume veloce di Aquatica's Roa's Rapids al parco acquatico Aquatica Orlando o fare un giro più rilassante lungo il tortuoso fiume lento al Four Seasons Resort Orlando al Walt Disney World Resort. Note finali E siamo arrivati alle note finali di questa guida su Come vedere e visitare un luogo in tempo reale Impossibile trovare un sistema operativo. Prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest e Tumblr, per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluti. Read the full article
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Nel 1967 il primo trapianto di cuore del chirurgo, nato cento anni fa in Sudafrica, lo rese famosissimo in tutto il mondo. Ma oggi i giovani non sanno chi fosse
Era stata la madre, Maria Elizabeth, a dargli la convinzione che i figli potessero fare qualsiasi cosa avessero in testa. Lui l’aveva presa alla lettera e concepito quello che nessuno aveva mai osato prima: trapiantare un cuore umano. Solo per questo Christiaan Barnard meriterebbe gratitudine eterna. La Storia gli ha steso prima un tappeto rosso e poi l’ha lasciato sulla porta. La natura umana conosce cuori che nessun medico è in grado di guarire. Contengono invidia e rancore. Barnard nasceva giusto cent’anni fa in un piccolo centro della Provincia del Capo, Beaufort West, in Sudafrica. Un fratello, Abraham, era morto da piccolo per una patologia cardiaca. Forse già da allora Christiaan aveva deciso di ingaggiare la lotta contro la morte. In tutte le sue forme. Contro l’ignoranza che è la morte della conoscenza, contro il comune sentire che è la morte del coraggio e dell’osare.
Come molti Grandi in pochi gli hanno tributato per questo anniversario il doveroso ricordo. Sono gli stessi che nel 1967, dopo la notizia della sua incredibile operazione all’ospedale Groote Schuur di Cape Town, si spintonavano per omaggiarlo. Gente che voleva vivere di celebrità riflessa. Come una certa comunità scientifica che di scientifico aveva solo la precisione di colpire chi provava a oscurare il prestigio acquisito, soprattutto, fuori dalla sala operatoria. Barnard ci mise del suo all’epoca. Finendo tritato in quel circo Barnum di comparsate in tv e pettegolezzi rosa. L’Italia lo accolse più come un divo del cinema che uno scienziato visionario. Il bell’aspetto, la parlata spigliata, l’empatia fecero breccia tra la gente. La superficie surclassava la profondità. Poi il sipario è calato. Non è morto povero come tanti geni incompresi, ma i giovani di oggi faticano a riconoscere il suo nome. Di un ragazzo come loro che credeva nei sogni. E li realizzava. Per il bene di tutti.
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Anche in Italia i propagandisti pro-Netanyahu scrissero sui giornali e raccontarono in tv degli “stupri di massa” commessi da Hamas a Gaza il 7 ottobre. L’avevano letto sul New York Times, e la “notizia” era stata rilanciata dalla Bbc, dal Guardian, dalla Cnn, dall’Associated Press e da Reuters; ma quegli articoli sugli “stupri di massa” erano un falso. I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto un vaso di Pandora: ha mostrato al mondo i like di Anat Schwartz a diversi post di propaganda sionista su X, fra cui uno che definiva i palestinesi “animali” che meritano un “Olocausto”; uno sui “40 bambini decapitati” (un altro falso); uno che invocava la trasformazione di Gaza in un “mattatoio”; e un altro che esortava i propagandisti di Israele a diffondere il paragone “Hamas è l’Isis” per spaventare l’opinione pubblica occidentale
Il Times ha aperto un’inchiesta interna sulla Schwartz poiché le norme aziendali vietano ai suoi giornalisti di “esprimere opinioni di parte, promuovere opinioni politiche, sostenere candidati, fare commenti offensivi o fare qualsiasi altra cosa che possa minare la reputazione giornalistica del Times”. Schwartz ha subito disattivato il suo account X, e l’ha riattivato dopo aver rimosso tutti i like compromettenti; ma il Times non è innocente: la Schwartz aveva messo quei like prima che la ingaggiassero per i reportage da Gaza; e bastava dare un’occhiata al suo curriculum per scoprire altri due fatterelli interessanti: la Schwartz lavora come regista alla tv di Stato israeliana e aveva fatto parte dell’intelligence dell’aviazione militare di Israele. Un post a cui la Schwartz ha messo il like è stato addirittura citato dal Sudafrica, nella causa contro Israele per genocidio, come una delle prove dell’intento genocida. Zei_squirrel: “Questa è la persona che hanno preso per scrivere sui palestinesi.”
Gettleman, a sua volta, è un fervente sionista: il Times ha messo in stand by il suo podcast sugli stupri di Hamas dopo critiche dello staff sulla sua accuratezza. Quanto ad Adam Sella, è nipote della Schwartz (conflitto di interessi): entrambi cercarono di convincere un testimone a cooperare al pezzo del Times perché era “importante per la propaganda israeliana.” Pare che il Times stia pensando di interrompere la collaborazione con la Schwartz. E quella di Gettleman e Sella, i due co-autori del falso, no? Non è solo una questione di netiquette (mettere like a post di propaganda violenta e razzista), qui si tratta di quello che hanno pubblicato quei tre: falsi propagandistici della gravità di quelli di Judith Miller (sempre NYT) all’epoca della guerra criminale, coloniale e illegale di Bush, Blair e Berlusconi in Iraq. Jeremy Scahill (The Intercept) denuncia oltre alle balle sioniste del Times quelle del Wall Street Journal sui legami fra Hamas e UNRWA (t.ly/NeSpO): “Queste due storie sono state scritte da anti-palestinesi che fingevano di essere giornalisti obiettivi”. [...]
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oddio ho appena realizzato che se riesco davvero [cioè è cosa quasi certa devo solo fare la burocrazia🦉🦉🦉] ad andare a quella cosa in sudafrica ALLORA potrò a buon diritto citare stanis quando “rené. io non la sento l’africa”
#giulia novella corinna#a un certo punto smetterò del tutto di parlarne per scaramanzia#già ora ci penso poco e ne parlo meno#però questo andava detto
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PER NON DIMENTICARE
Moni Ovadia
attore, scrittore , musicista di origine ebraica.
Non c'è nessuno scontro, perché non c'è paragone tra la forza dell'esercito israeliano e quella della resistenza palestinese. Parliamo di un'aggressione vera e propria e di una superiorità soverchiante da parte di Tel Aviv. Da anni Israele occupa illegalmente le terre dei palestinesi e sottopone a continue e quotidiane umiliazioni quel popolo nell'indifferenza della comunità internazionale. Quello di Israele è un governo razzista e segregazionista; se non fosse per le elezioni direi anche fascista. Vogliono cacciare i palestinesi dalle loro case, cancellare la loro identità culturale, e lo stanno facendo forti della compiacenza di gran parte delle potenze mondiali, compresi paesi arabi come Egitto, Giordania e Arabia Saudita. Quello palestinese è il popolo più solo e indifeso del mondo.
I governi di USA e UE, salvo rare eccezioni, sono composti da ipocriti perché accettano il ricatto degli israeliani sulla Shoah. Io sono ebreo, so cosa è stata la Shoah, e per questo mi domando come si possa legittimare la politica cattiva e sadica del primo ministro Benjamin Netanyahu nei confronti dei palestinesi. Israele continua a giocare il ruolo del povero, piccolo paese indifeso, ha invece uno degli eserciti più potenti del mondo e l'appoggio incondizionato di USA e UE, mentre la Cina se ne lava le mani. Uno dei suoi pochi nemici storici, la Siria, sarà fuori gioco per 50 anni. Dell'Iran non parliamo: ogni volta che alza la voce, Israele la fa pagare ai palestinesi.
La legge sullo stato nazione prevede che in Israele siano titolari di pieni diritti solo i cittadini ebrei, ovvero i figli di madre ebrea. I palestinesi, invece, no. Eppure sono almeno 1,8 milioni. Quella del governo israeliano nei confronti dei palestinesi è, come rilevato di recente anche da Human Right Watch, una politica di apartheid sotto alcuni punti di vista non troppo diversa da quella praticata in Sudafrica.
La pace si può fare solo tra eguali: finché gli israeliani non si ritireranno dalle terre occupate, finché cioè non verrà ristabilita la legalità internazionale, non si potrà iniziare nessun vero negoziato di pace.
( nelle foto uccisione di Mohamed Al Durrah, palestinese, 12 anni , da parte di soldati israeliani nel 2000)
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La chiacchierata in chat sarebbe davvero valida? Il discorso di Steve Jobs l'ho ascoltato
In cosa consiste la dissidenza civile in organizzazione? Come si potrebbe aiutare?
Non scherzo mai sul gotterfunken tranne che con @kon-igi.
L’invito è reale. Il mio tempo ha sempre uno spazio riservato per chi sta male.
Va bene questa chat, discord, ogni media di tua scelta purché io sia in grado di afferrarne i meccanismi e, ti avviso, sono un po’ arretrato tecnologicamente.
La nostra conversazione sarà assolutamente privata e non divulghgerò mai ogni dato che possa far capire chi sei. Purtoppo di storie di dolore e sofferenza come la tua è pieno il mondo, potresti essere me o una mia amica e la storia sarebbe unica e empre uguale.
Ma decidi tu, voglio che tu sia egoista per te, per me, per noi.
Prima di tutto però lascia che rassicuri le tue ansie. Non è la nostra disobbedienza civile, è la tua.
Come mi disse una volta un membro dell’ALF con cui feci una chiacchierata:
- Per essere un membro attivo dell’Animal Liberation Front devi fare le seguenti cose:
- Individuare un luogo dove gli animali vengono relamente e inutilmente maltrattati.
- Compra un passamontagna, una tronchese, guanti.
Di notte da solo o con amici liberateli e vi servirà un piano per salvarli o rimetterli in libertà.
Ma non create sofferenza inutile. Danni economici necessari allo scopo vanno bene ma uccidere, picchiare, costringere NO. Siamo pacifisti per DIo.
(questo poi non significa che non sappiamo difenderci, -vero @kon-igi?- significa solo che non vi attaccheremo. Finchè non varcate i nostri confini...)
Rompiamo il sistema in ogni modo che scegliete.
Come gli indiani, quelli veri.
Sapete dove si fece le ossa Gandhi contro il razzismo e il colonialismo? Già non molti lo sanno. Sudafrica. Incredibile eh?
Benvenuti nel primo giorno della Vostra Dissidenza.
Alla fine saremo tutti abbracciati come una catena di amore puntata in miliardi di direzioni ma sempre verso il gotterfunken. Senza paraocchi che non ci fanno più nemmeno capire che due esseri umani, fino a prova contraria sono amici.
O saremo morti serenamente, sapendo di aver fatto il possibile e di aver fallito. Ma altri potranno imparare dai nostri errori.
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Ielts Test come fare
👨🎓Abbiamo parlato nello scorso articolo di cosa sia lo IELTS e a cosa serve. 👉Oggi vogliamo approfondire il discorso parlando di quelle che sono le sedi di Esame in Italia e cosa significa fare uno Ielts Test. 👨💻Abbiamo preparato per TE questa guida che ti aiuta a capire come prepararti allo Ielts e ti mette anche a disposizione la possibilita' di eseguire dei Test prima dell'Esame Ufficiale.
Stai pensando di trasferirti in Canada o in un paese anglofono per lavorare o studiare? Prima della partenza per questi paesi può essere richiesto di dar prova della conoscenza della lingua inglese. Scopri il modo migliore per studiare, esercitarti e valutare i tuoi Esami IELTS nel Nostro Articolo.
Come iniziare il proprio percorso di studi o lavorativo in altro paese e dimostrare il proprio livello di conoscenza della lingua inglese? Il primo passo può essere quello di sostenere lo Ielts Test e ovviamente servono un po’ di informazioni in più in merito a ciò.
L’esame ielts (International English Language Testing System) è un test necessario per chi desidera lavorare o studiare nei paesi di lingua inglese. Questo è ufficialmente valido in paesi come Australia, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Regno Unito, Sudafrica, Stati Uniti.
Lo Ielts test è appositamente progettato per verificare l’abilità linguistica degli interessati e ben oltre 10.000 organizzazioni dislocate in tutto il mondo lo accettano come prova attestante l’abilità linguistica di chi lo ha sostenuto.
Il test Ielts è il sistema di valutazione della lingua inglese più diffuso al mondo perché, con le sue quattro prove, consente di valutare le competenze in modo preciso e soprattutto imparziale.
Tale esame è riconosciuto anche dal MIUR, motivo per cui è utile anche per tutti gli insegnanti della scuola italiana che devono presentare una certificazione sulla conoscenza della lingua inglese per partecipare ai concorsi o per accedere alle graduatorie.
Trovi ulteriori informazioni anche sull’articolo dedicato allo IELTS.
Ielts test online o cartaceo: dove sostenerlo in Italia
E’ possibile sostenere gli Esami Ielts in 1.100 sedi e in 140 paesi. In Italia la gestione appartiene a IDP Education e al British Council.
Vi sono centri Ielts a Milano e anche ad Ancona, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Foggia, Genova, Lecce, Modena, Napoli, Padova, Palermo, Pescara, Pisa, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Sassari, Siena, Taranto, Torino, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Verona. In queste città è possibile sostenere l’esame in formato cartaceo, mentre in altre c’è lo Ielts Test Online.
I centri lelts test che invece offrono l’opportunità di svolgere l’esame al computer si trovano a Foggia, Padova, Perugia, Milano, Treviso e Roma.
Nello specifico sono previste due versioni differenti dell’esame ielts, in base allo scopo per cui lo si svolge:
L’Academic è la versione prevista per chi ha in programma di frequentare un’università o un master in una paese di lingua inglese. Questo esame è caratterizzato da difficili prove di lettura (reading) e di scrittura (writing), dato che si dev’ essere in grado di dimostrare il proprio livello di conoscenza del linguaggio accademico che caratterizza qualsiasi corso di studio universitario. Le prove prevedono l’analisi e la lettura di tabelle e grafici.
Il General Training è l’esame necessario per dimostrare che la conoscenza della lingua sia tale da consentire di lavorare in paesi come Canada, Australia e Nuova Zelanda. Le prove di lettura di trafiletti di giornale, parti di brochure informative o di giornale e scrittura, sono incentrate su argomenti necessari per dimostrare la propria capacità di integrarsi nel paese in cui si ha intenzione di recarsi.
Puoi leggere tutte le info complete al link seguente:
https://canadasys.com/ielts-test/
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Buonasera, premetto che la stimo molto per l'aiuto che da alle persone attraverso il suo blog. Ancora di più da quando è venuto a trovarci l'amico Covid. Premetto che domani sento anche la "mia" allergologa visto che ho un' allergia ai gastroprottettori. Sembra che ci sia la possibilità per noi insegnanti (Alto Adige) di vaccinarci addirittura già questo weekend o al massimo la settimana prossima.... con AstraZeneca ovviamente. Potrebbe ridimensionare ;-)) tutte le notizie lette in questi ultimi giorni (la Svezia che lo ritira per troppi effetti collaterali, effetti collaterali a Prato, dove mancano tanti prof dopo la somministrazione, il sudafrica che lo vorebbe mandare indietro....) la mia idea è quella di vaccinarmi, meglio tanto al 70% che pochi al 90%. Sto sbagliando?
Grazie mille e buona strada.
Karin
Quando ci si appresta a fare qualcosa di nuovo e mai tentato, i riflettori subito si puntano sugli early user, cioè su quelle persone che la cosa nuova e mai tentata la fanno per prime.
E qua scatta il primo e umanissimo bias del ‘ammio cuggino’.
Ognuno di noi ha sicuramente un collega a cui il cugino della moglie del marito ha detto dopo il vaccino ha avuto la febbre a 43, si è sentito morire, si è staccato il braccio e ha sentito il bisogno di iscriversi ai democristiani; questo ha senso, perché al netto dei classici e banali effetti avversi di reazione al vaccino, la variabile organica e quella caratteriale possono restituire situazioni molto differenti tra soggetto e soggetto e se a me il vaccino Pfizer ha parcheggiato un bastimento carico di randellate sul braccio sinistro al punto che ho dovuto sospendere l’allenamento con lo spadone a due mani per un pomeriggio intero, ci sono altri colleghi che nemmeno se ne sono accorti e altri ancora (compresa la mia compagna) che si sono fatti un giorno a letto con febbre, brividi e la sensazione di vivere in loop un discorso di salvini.
Ovvio che l’esperienza di chi è stato male tende a rimanerti più impressa.
Però ci sono dei dati ben precisi e che restituiscono un quadro degli effetti collaterali praticamente sovrapponibile tra i vaccini Pfizer, Moderna e Astrazeneca;
MENO DI 1 SOGGETTO SU 10
MI DO UNA GRATTATINA AL BRACCIO
IL MONDO MI NAUSEA
MENO DI 1 SU 100
CHI CAZZO M’HA DATO UN PUGNO SULLA SPALLA?
OGGI MI SENTO PIÙ SCHIFO DEL SOLITO
BRIVIDO CALDO
Tutto il surplus a ciò che ti ho elencato è frutto dell’incesto tra polemica politica e incapacità del giornalismo nostrano a riportare, non dico l'Aletheia Suprema figlia di Crono e sorella di Zeus ma perlomeno un qualcosa che non contenga clickbaiting massaggiante le pance gonfie e dolenti dei lettori.
Quindi vaccinatevi serenamente
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Vescovana
Vescovana è un comune italiano di 1 776 abitanti[1] della provincia di Padova in Veneto.
Questa è la descrizione che ne da Wikipedia, per me invece è il simbolo di un anno particolare. Mi dovevo trasferire in Veneto per studio non so per quale strana idea alla Alex Super Tramp decisi che quell’anno sarei vissuto in campagna. Ma non finii subito a Vescovana. Ricerche in internet mi portarono a scoprire la possibilità di abitare in un Casale, in provincia di Padova, ad un chilometro e mezzo di strada sterrata dalla civiltà. Chiamai entusiasta. Affitto di 15o euro di libertà per una stanza enorme col parquet e bagno in camera, cucina comune. Un sogno. Mandai il primo mese di affitto guardando le foto. Arrivai una settimana dopo, pioveva, la strada inzaccherata, bussai, nessuno rispose. Pensai di essere finito in un brutto scherzo sino a che un ragazzo venne alla porta ad aprirmi, rimettendosi la cintura a posto dei pantaloni, mi fece salire le scale e mi aprii la stanza, era come in foto. Assaporavo già l’idea di un anno di solitudine. L’amara scoperta avvenne qualche ora dopo, capendo che era staccata l’acqua corrente, che veniva presa terrosa da un pozzo in giardino con un collegamento di fili improvvisati da una pompa per poche ore al giorno.
Lasciai la casa dei miei sogni una settimana dopo, col proprietario irreperibile che poi si venne a sapere essere a capo di un giro di affitti ad extracomunitari a Padova e Provincia e diverse denunce per reati annessi e connessi. In quella settimana tra vari giri di telefonate trovai l’unica casa possibile, stesso affitto, una tri-familiare centrale a Vescovana, a sei chilometri dalla stazione dei treni più vicina, in mezzo al nulla, in un posto che non aveva nemmeno le poste. lo scoprii quando feci fare a mia mamma un fermo posta, che arrivò all’ufficio postale a sei chilometri di distanza, andai in bici a prendere il pacco che a mala pena si reggeva su, non aveva un supermercato.
La mia stanza era al primo piano ci entrava un letto ed un guardaroba a due ante, era essenziale per la mia sopravvivenza, condividevo la casa con un ragazzo marocchino che lavorava tutto il giorno, ed ero quindi essenzialmente solo. Comprai una bicicletta per spostarmi, una graziella rossa monomarcia, per raggiungere il conservatorio a dodici chilometri di distanza, per andare al paese vicino a fare la spesa. Non avevamo internet, ed avevo un cellulare che navigava in umts, niente computer. Cosa avevo in testa? Era ottobre e cominciava l’inverno. La casa era irriscaldabile o forse eravamo talmente squattrinati che non la riscaldavamo. Le giornate passavano lente, le mie poche parole erano nella stretta finestra temporale del the marocchino con menta che mi preparava A. al rientro dal lavoro, spostarsi era sempre più difficile, ero vincolato dagli orari dei treni avevo quindi un coprifuoco autoimposto, due autobus giornalieri uno prestissimo per andare in città ed uno per rientrare. Ho passato otto mesi in quella casa, nel quale sono passati personaggi particolari che occupavano temporaneamente la stanza. Ho visto le stagioni cambiare, passavo il giorno a meditare perché studiare con quel freddo era impossibile. Ero essenzialmente felice. Scrivo essenzialmente proprio perché in quel periodo mi sono reso conto che se sei nel posto che desideri con chi desideri hai già risposto a due domande importanti della tua vita, stavo diventando amico di me stesso. In quell’anno li ho fatto tanti incontri interessanti: la bibliotecaria della città vicino, con la quale tra un prestito e l’altro intrattenevo uno scambio di sguardi notevole, leggevo molti libri di arrampicata, ne prendevo circa uno a settimana, dopo tutto non avevo nulla da fare; un’altra lettura fu l’universo elegante ed i fiori del vuoto di Jiso Forzani. Leggendo quel libro, ad un bar vicino al conservatorio, mi si avvicinò una ragazza del sudafrica,M. rimase incuriosità, cominciammo uno scambio di caffé e lei, molto più grande di me, mi disse al primo sorso del primo, in un italiano stentato, che a suo avviso avevo trovato me stesso e me ne ero dimenticato. In quel momento non avevo capito cosa intendesse e solo oggi, bevendo un caffé me ne sono ricordato. Mi sono dimenticato di me, ora lo posso confermare penso sia proprio per questo che sento il bisogno di fare qualcosa, una voglia che è ritornata prepotente nell’ultimo periodo, passare all’azione, lasciare il segno vivendo di niente come a Vescovana.
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Suppongo che moltissimi di voi abbiano una lista di “cose da fare almeno una volta nella vita“. Uno dei punti nella mia era fare un safari fotografico privato nel Parco Kruger in Sudafrica. Ora posso spuntare la pallina dopo le cinque ore trascorse nel Kruger durante le quali siamo riusciti a vedere tutti i BIG 5 e molto di più. Curiosi? Continuate a leggere.
Tutto comincia una mattina dopo esserci svegliati alle 4:30, colazione in scatola preparata dal nostro hotel Hamilton’s Lodge la sera prima, ed incontro con la nostra guida pochi minuti prima delle 5:30 per cominciare il nostro safari privato che sarebbe durato ben 10 ore.
Si, avete letto bene la durata. Abbiamo optato per il full day (intera giornata), la differenza di prezzo era poca e poi noi avevamo un obbiettivo preciso: vedete tutti i BIG 5.
Quando si parlava di safari, di savane, di animali selvaggi e di Sudafrica a me veniva sempre in mente la canzoncina del film il re leone “Hakuna Matata”. Questa musica mi ha perseguitata per tutto il safari sopratutto quando avvistiamo sia Timon che Pumbaa.
youtube
i BIG 5, quali sono?
Torniamo ai nostri BIG 5. Non sapete quali sono? Allora: il leone (noi abbiamo visto un paio di leonesse con un cucciolo), il leopardo (visto ciondoloni su un albero da lontano), il bufalo (visti a mandrie, pare sia il più facile da avvistare), l’elefante (anche questi visti in abbondanza con relativi cuccioli ed infine, il rinoceronte (visti 5 o 6 durante la giornata).
Credo sia rarissimo riuscire a vederli tutti se si organizza un safari in autonomia (self-drive safari). Perché? Durante il nostro safari la guida era sempre in contatto radio con le altre guide e i ranger del parco. Inoltre, se pensate che il parco è grande 380 Km di lunghezza per 60 Km di larghezza, potete capire perché secondo me è meglio affidarsi ad un safari accompagnati.
Vi ricordo inoltre che come in Mozambico in Sudafrica si guida al contrario altro fattore da valutare se decidiate l’opzione self-drive. Importante ricordare che è severamente proibito uscire dai veicoli all’interno del parco, si rischiano: multe salatissime, la scorta (sarete cacciati) fuori dal parco e “la vita” ovvio!
A questo punto, credo sia di dovere da parte mia darvi prima qualche informazione utile per l’organizzazione del viaggio e del safari stesso.
INFORMAZIONI DI VIAGGIO
DOCUMENTI – auto – denaro
Per raggiungere il Parco Kruger dal Mozambico o dal Sudafrica dovrete avere un passaporto e un visto. Consiglio di verificare i documenti ed eventuali prezzi sui siti ufficiali delle rispettive ambasciate.
All’interno del parco sarà difficile prelevare denaro, esistono appena un paio di bancomat all’interno dove si trovano hotel, ristoranti e negozi di souvenir. Noi abbiamo prelevato lì perché quando volevamo pagare con la moneta mozambicana storcevano il naso. Accettano invece Euro e Dollari Americani (attenti però comunque al cambio, di furbetti ce ne sono abbastanza).
MALARIA – SanitÀ
Comincio con informarvi che nel Parco Kruger c’è il rischio malaria quindi è consigliabile fare la profilassi. Consultate il vostro medico per farvi consigliare. Inoltre, sarebbe meglio fare un’assicurazione di viaggio o almeno sanitaria, i prezzi lì non scherzano. Portate con voi anche alcuni medicinali di base.
COME VESTIRSI (NON È UN CONSIGLIO DI MODA MA DI BENESSERE)
No, non è un consiglio da fashion blogger ma di benessere e praticità. Anche se andrete nel periodo caldo, la mattina fa sempre molto freddo. Consiglio quindi un maglioncino e una sciarpa che potrete togliere man mano che il sole comincia a riscaldare l’aria.
Io opterei per dei pantaloni lunghi e scarpe chiuse per evitare di esser attaccati dalle zanzare. Ricordate che i fuoristrada sono aperti. Non dimenticate il repellente e un cappello.
DOVE ENTRARE – I GATE
I gate, ovvero le porte di accesso, del parco Kruger sono 9 in totale e tutte localizzate in Sudafrica. Noi abbiamo pianificato il nostro safari al Kruger includendolo nel nostro viaggio in Mozambico.
Forse non sapete che esiste un gate di entrata che dista pochissimi chilometri dalla capitale mozambicana. Il gate in questione è il Malalene a 120 km da Maputo (contro i 420 km da Johannesburg e i 1840 km da Città del Capo). Leggete qui per capire come ottenere i documenti di entrata e uscita dei due Paesi in auto alla frontiera Ressano Garcia.
Potrete anche optare per l’arrivo in aereo direttamente fuori dal parco. Esistono tre piccoli aeroporti: Nelspruit, Hoedspruit e Skukuza. Tutti collegati con voli giornalieri a Joanesburgo, Città do Capo e Durban.
DOVE DORMIRE DENTRO O FUORI
I gate hanno orari di apertura e chiusura e se non pernottate all’interno le multe per chi esce dopo l’orario di chiusura sono salatissime. Noi abbiamo optato per un alloggio esterno, a 500 metri dal gate Malelane, l’Hamilton’s Lodge, tanto durante la notte, se non prenotate un safari notturno resterete chiusi in hotel visto che gli animali sono liberi nel parco.
Credo di avervi detto tutto e siamo quindi arrivati al nucleo di questo articolo, la nostra esperienza di viaggio.
IL NOSTRO SAFARI (FOTOGRAFICO)
Come avete notato sottolineo spesso che si tratta di un safari fotografico, sarei incapace di partecipare ad un safari di caccia oltre ad esser contraria in ogni particella del mio corpo. Odio la caccia così come chi la pratica.
Abbiamo decido di dormire due notti in Sudafrica, la prima per riposarci dalla lunga strada in auto da Maputo fino al gate Malelane. I chilometri sono pochi, appena 120, ma i limiti di velocità sono esasperanti così come i controlli alla frontiera. Evitate le ore di colazione e pranzo dove il personale, già scarso di suo, si dà latitante.
Arrivati all’Hamilton’s Lodge, un hotel di lusso che ci ricorda subito la storia del famoso Sir Hamilton il primo guardiano del parco, o per meglio dire, l’inventore del parco stesso. Ma di questo vi parlerò più tardi.
Prendiamo possesso della stanza, una meravigliosa e spaziosissima suite, ci rinfreschiamo un po’ ed andiamo a prendere un aperitivo in piscina prima di prepararci per la cena.
Ci accomodiamo sulla terrazza, vista la piacevole temperatura serale che ha portato ristoro al caldo della mattina. Restiamo piacevolmente colpiti dalla mancanza di zanzare che mi rallegra non poco visto che solitamente mi divorano viva.
Brindiamo alla nostra nuova avventura che ci attendeva dopo poche ore con un bianco locale. Per la cena scelgo l’unico piatto di pesce del menù, ovviamente di fiume. Lo chef io lo stellerei per la bontà e la presentazione delle pietanze.
Decidiamo di trasgredire anche con un dolce finale per concludere la lunga giornata. Non possiamo goderci le stelle perché domani la sveglia suonerà al massimo alle 4:30 quindi ci ritiriamo nella nostra stanza per riposare.
Il sogno sta per realizzarsi….
Alle 5:20, puntualissimo, arriva la nostra guida. Saliamo sul fuoristrada che ho visto e sognato durante anni su internet. Si accende il motore e siamo ufficialmente pronti per cominciare la nostra avventura.
Vi ricordo che è proibito all’interno del parco: introdurre bibite alcoliche, droghe, uscire dai veicoli, dar da mangiare agli animali, avvicinarsi troppo agli animali, prelevare pietre e altri elementi dal parco.
Arriviamo dopo pochissimi minuti al gate, preventivate che più tardi andrete più fila troverete e tempo perderete. Alle 6 apre lo sportello per registrare chi entra nel parco. La nostra guida fa tutto e dopo nemmeno 2 minuti è già di ritorno in auto. Si entra!
La natura insolita per noi ci rapisce e ci fa entrare in un stato contemplativo. Dopo meno di 30 minuti siamo baciati dalla fortuna, ecco un leopardo ciondoloni su un albero. Abbastanza lontano ma è anche uno dei Big 5 più difficile da avvistare. Peccato non aver avuto l’attrezzatura fotografica adatta.
Purtroppo le nostre 10 ore di safari sono state quasi completamente trascorse sotto la pioggia costante. Per fortuna la nostra guida ci fornisce degli impermeabili e delle coperte per il freddo. Vi assicuro che non scherza. Tra il vento dell’auto aperta e la pioggia, tremavamo.
Il safari prevedeva anche due soste: la prima per la colazione, che noi avevamo già fatto in stanza, e la seconda per il pranzo incluso nel nostro pacchetto in forma di buffet all you can eat. Avendo un’oretta a disposizione, ci riscaldiamo un po’ tra la sala ristorante e il negozio dei souvenir.
Il safari continua così come le trasmissioni radio tra le guide. È simpatico ritrovare altri fuoristrada con gli stessi visitatori durante i percorsi, ci si sorride a vicenda come un ritrovo ad un bar di quartiere. Tutti a caccia di emozioni, questa sì che l’accetto.
Devo dire che siam tornati alla fine in hotel infreddoliti, zuppi e con poca sensibilità degli arti ma felici come bambini in un negozio di giocattoli. Perché? Perché oltre ai Big 5 abbiamo visto numerose gazzelle, sciacalli, avvoltoi, iene con tanto di cuccioli, facoceri e suricati (quelli di hakuna matta per intenderci) ed anche animali che solitamente escono solo di notte.
La nostra guida era forse più emozionata di noi, ripeteva sempre che eravamo “fortunatissimi” e lui stesso fotografata con il cellulare. Per maggiori informazioni sul parco e sui safari vi consiglio di accedere al sito web ufficiale http://www.krugerpark.co.za.
GALLERIA FOTOGRAFICA
DOVE DORMIRE e MANGIARE
La prima cosa che mi ha fatto scegliere ed innamorare subito dell’Hamilton’s Lodge è la sua storia. Come vi anticipavo prima, sapevate che James Stevenson-Hamilton fu il primo guardiano del Kruger National Park?
Dopo la prima guerra mondiale, a cui ha partecipato, nel 1920 torna a Malelane per salvare la riserva. Fu aiutato dall‘istituzione della linea ferroviaria Selati, originariamente costruita per trasportare l’oro. Nel 1922, con l’oro che comincia a scarseggiare, fu istituito il Round in Nine Tour. Così nasce il primo safari della storia del Parco Kruger.
Foto: Paul Kruger e James Stevenson Hamilton
Bisogna però aspettare il 1927 per l’apertura ufficiale al pubblico del parco con un numero limitato di visitatori e una tassa di 1£. Nel 1935 erano circa 26.000 le persone che attraversavano il gate, oggi il numero è di circa un milione all’anno. Per leggere la storia completa del parco, cliccare qui.
Dopo aver letto una storia così non vi vien voglia anche a voi di pernottare lì?
IL NOSTRO SOGGIORNO ALL’HAMILTON’S
L’Hamilton’s Lodge è un lodge di 4 stelle a 500 metri dal gate Malelane del Parco Kruger. Sono 11 le suite, io le chiamerei più villette monolocale, che affacciano sul giardino discreto e la piscina. In questo stesso giardino c’è la bianca casetta che ospita le colazioni degli ospiti così da non esser disturbati da visitatori esterni.
La nostra esperienza all’Hamilton’s Lodge è stata buona, le stanze pulitissime e molto silenziose hanno vista sulla piscina. La stanza è molto spaziosa, dagli arredi di classe e super accessoriata con tv via cavo, frigorifero, aria condizionata e prese di corrente varie anche per prese USB.
Il bagno enorme aveva di tutto per l’igiene persone e sul letto abbiamo anche trovato un gentile omaggio, utilissimo, un repellente per le zanzare ma vi devo dire inesistenti sia dentro la stanza che fuori in piscina e sulla terrazza del ristorante.
Il personale, meno simpatico dei mozambicani, è stato abbastanza professionale. Il wifi non funzionava e dopo varie richieste ho desistito.
Il ristorante lo consiglio vivamente, anche gli ospiti dei vicini hotel mangiavano al nostro ristorante. Qualcosa vorrà pur dire. Poca scelta per chi non mangia carne ma era da aspettarselo vista la distanza dalla costa.
Impressionante la cantina dei vini. Sapevamo che il Sudafrica fosse famoso per i suoi vini ma non ci aspettavamo questa eccellenza e con prezzi bassi rispetto la qualità. Unica pecca i tappi che si svitano ma l’importante è il sapore, giusto?
Prima di lasciarvi voglio informarvi che il presente articolo è stato sponsorizzato in parte (appena l’hotel che ci ha ospitato), pare che ora sia obbligatorio dirvelo quindi ora che ve l’ho detto posso con animo lieve pensare al prossimo articolo da scrivervi, dove andremo insieme? A Bruxelles. A presto!
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Giffoni 2019🌈
Non scriverò un poema su Giffoni, non sono il tipo, ma fra critiche e lodi, mi ha lasciato due cose. Prima di tutto, mi ha definitivamente convinto di quello che voglio fare nella vita, e del fatto che è proprio vero che bisogna sempre fare ciò che si vuole fare. Seconda cosa, mi ha lasciato Canary. Di film lí ne ho visti tanti (anche se meno rispetto a ciò che speravamo), ma questo è quello che mi porto nel cuore, che mi ha scosso, che ha fatto quello che l'arte dovrebbe fare: parlarci, e anche emozionarci. Niente di sublime, niente scene interminabili di silenzi inutili, niente grandi drammi attoriali. È vita, pura.
Canary è un film sudafricano che io per prima credevo fosse la classica eccessiva storia del giovane "diverso" che si ritrova nella classica società ottusa e che vuole irrompere con la sua classica ribelle diversità stereotipata.. E invece, niente di tutto questo. Canary è un film sui giovani, sulla guerra, sull'identità sessuale e di genere, sulla fede e la religione, sulla musica anni 80, sulle passioni, sull'amore, sul rispetto e la fiducia, sull'amicizia, ma principalmente, su se stessi. Ma non è mai deprimente o moralista: è semplice, ma ben costruito, è pop-rock, è a tratti una commedia, a tratti drammatico ma mai polpettone, a tratti un musical senza la pedanteria che non piace a chi non è un appassionato del genere; è geniale, innovativo, è Culture Club e i Queen, è il coro, è colori sgargianti ma con il filtro anni 80, è estroverso, ma anche intimo. Vi chiederete ora perché vi rompo le palle con un post troppo lungo da recensione cinematografica non autorizzata: perché nessuno guarderà mai questo film, rinchiuso nel circuito di un festival del cinema che non lo ha nemmeno premiato. E io invece vorrei che lo vedeste. Perché l'arte dovrebbe essere per tutti, e io, molto poco umilmente, da buona propagandista delle cose in cui credo, mi sentivo in dovere di fare la mia parte nel farlo conoscere. Karma Chameleon a tutti🎧
#Giffoni2019 #Canary #Cinema #Film #Storie #Sudafrica
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La cattura di Cesare Battisti è stata salutata come la fine di un capitolo con tanto di show propagandistici, ma la verità non potrebbe essere più complicata di così.
Del caso Battisti mi ha sempre stupito una cosa: l’abnorme importanza data a Cesare Battisti. Come se gli anni Settanta italiani iniziassero e finissero con lui. E come se fosse l’unico latitante di quel periodo storico, l’unica persona da catturare per mettersi definitivamente alle spalle quella stagione.
Eppure, sono convinto che—nella migliore delle ipotesi—ci sia una vaghissima conoscenza non solo del caso in sé, ma della storia italiana degli anni Settanta.
A dicembre avevamo ricostruito la vicenda Battisti nel dettaglio, e quindi non verrà ripercorsa qui, ma va ricordato che su alcuni fatti oggettivi c’è ancora molta confusione. In queste ore ad esempio circola l’idea che Battisti abbia materialmente sparato ad Alberto Torregiani—figlio del gioielliere Pierluigi Torregiani, assassinato nel 1979—costringendolo su una sedia a rotelle, quando non era presente sulla scena.
Oppure l’idea che Battisti fosse il capo dei Pac (Proletari armati per il comunismo) e non un semplice militante. O che i Pac fossero delle specie di Brigate Rosse minori, quando in realtà si trattava di uno dei tanti gruppi armati scaturiti verso la fine degli anni Settantadall’Autonomia Operaia, “dediti a quella che chiamavano ‘illegalità diffusa’: dagli ‘espropri’ (banche, supermercati) alle rappresaglie contro le aziende che organizzavano lavoro nero, fino, più raramente, a ferimenti e omicidi.”
O ancora, che Battisti sia il simbolo di una presunta impunità di massa di tutti i terroristi e di chi negli anni Settanta fu parte della lotta armata. In realtà, come ha ricordato Sergio Zavoli nella bellissima trasmissione La notte della Repubblica, i militanti inquisiti furono 20mila mentre 6mila finirono in galera, per un totale di quasi 50mila anni di carcere.
Non voglio difendere Battisti—per quello ci sono i suoi avvocati. Né tantomeno voglio fare controinchieste di sorta o proclamare la sua innocenza in merito ai quattro omicidi per cui è stato condannato in via definitiva. Sono nato molti anni dopo i fatti, e nulla mi avvicina a lui.
Quello che mi preme analizzare, piuttosto, è la dimensione simbolica del caso. Ossia: perché, tra tutti gli ex terroristi sparsi in giro per il mondo l’attenzione si è ossessivamente concentrata su di lui? Perché il semplice nominarlo agita così tanto, anche persone che magari sono nate venti o trent’anni dopo i fatti?
Una parte della risposta si può ricavare dall’immaginario costruito attorno a Battisti—e a cui lui stesso ha contribuito, va detto—nel corso della sua lunga latitanza: uno che l’ha fatta franca, facendo la “bella vita” tra birrette e spiagge, protetto e coccolato dai governi “di sinistra” e dai “radical chic” di mezzo mondo.Non sempre è stato così, ovviamente, ma di sicuro questa immagine corrisponde all’archetipo del comunista che ricorre nei discorsi dei Salvini e Bolsonaro di turno.
In più, Battisti è sempre stato considerato uno “antipatico”; il che può pure essere vero, ma l’antipatia personale può contare qualcosa in una puntata di Italia’s got talent, non in un dibattito laico su un periodo storico complessissimo e sulle persone che l’hanno vissuto.
Al contrario, come ha scritto qualcuno: “Il caso Battisti, proprio perché non si può dire che il suo protagonista meriti il titolo d’eroe, è l’occasione, il tempo giusto per fare i conti pubblicamente col passato.”
E in quei conti dovrebbero starci anche le riflessioni sulla legislazione d’emergenza con cui si è affrontata quella stagione e si sono imbastiti moltissimi processi, criticati per aver violato i diritti umani e travalicato i limiti della Costituzione.
È a causa di quella legislazione, e non per la supposta grandeur dei francesi, che si è sviluppata la famigerata “dottrina Mitterand.” L’avvocato Jean-Pierre Mignard, che fece parte del gruppo di lavoro che nel 1984 definì la dottrina, lo disse aLibération in maniera piuttosto chiara: “Non vi fu alcuna selezione in base ai crimini e ai reati commessi, e questo per buone ragioni. I fascicoli giudiziari che il gruppo di lavoro esaminava rivelavano lacune nelle procedure, impossibilità fattuali, contraddizioni evidenti e persino affermazioni ideologiche da parte dei giudici italiani. […] Obbedivano a una logica di vendetta e somigliavano più a indagini di polizia che a testi giuridici.”
Inoltre, questa riflessione pubblica dovrebbe includere anche la volontà didiscutere del perché centinaia e centinaia di persone come Cesare Battisti abbiano scelto quella strada, e quindi farsi un’idea meno approssimativa e isterica del contesto.
In un’intervista di qualche anno fa, Battisti disse che per un ventenne di allora c’erano altre strade rispetto alla violenza politica. Ma, aggiunge, “stavano morendo molti compagni ed è facile parlare adesso. Ma quando hai vent’anni e stanno ammazzando i tuoi amici per strada, tu reagisci. Ed era quello che lo Stato voleva. […] Non si sapeva che pesci prendere perché loro hanno provocato la violenza, ma non si aspettava che fosse tanta, non si aspettavano che arrivassero in piazza centomila persone e il 20 percento stavano con la pistola in mano.”
L’aver elevato Battisti al latitante “più cattivo di tutti” serve soprattutto aricondurre un fenomeno di tale portata sul piano esclusivamente giudiziario, e dunque a rimuovere il livello storico, politico e culturale di quel periodo storico vicino e lontano al tempo stesso.
Non a caso, in diversi stanno chiedendo da tempo un altro tipo di soluzione (o di “uscita”) per gli “anni di piombo”. Una è l’amnistia per i reati politici (“rossi” e “neri,” per intenderci) commessi in quel periodo. Lo scrittore francese Daniel Pennac, parlando del caso Battisti, tempo fa ricordò l’amnistia del 1968 ai membri dell’organizzazione terroristica Oas: “Erano di estrema destra, hanno ucciso: non ammetto che abbiano ammazzato, ma si dovevano amnistiare […] L’amnistia è il contrario dell’amnesia. Si tratta di chiudere una porta per permettere agli storici di capire un periodo in maniera meno passionale.”
Un’altra è una sorta di “riconciliazione” nazionale, com’è avvenuto in Sudafrica dopo l’apartheid. Ieri, in un’intervista a Radio Capital, Potito Perruggini—nipote del poliziotto Giuseppe Ciotta, ucciso nel 1977—ha detto che “servirebbe un Comitato di riconciliazione, così come avvenne in Sudafrica, con la stessa condizione posta da Mandela: dare un contributo alla verità storica” che “non sempre è uguale alla verità giudiziaria.”
Infine c’è la via della “giustizia riparativa,” tentata con un libro del 2011 intitolato Il libro dell’incontro. Il testo è il resoconto di un esperimento durato sette anni, costituito da una serie di incontri privati tra alcuni ex terroristi e le vittime del terrorismo degli anni Settanta, ai quali hanno anche partecipato i tre curatori in qualità di mediatori e una dozzina di “garanti,” tra cui anche l’ex magistrato Gherardo Colombo.
Mi rendo conto che quelle appena elencate non siano posizioni popolari; e ognuna di esse ha i suoi limiti e le sue contraddizioni. Ma non possiamo rinunciare a esercitare un minimo di raziocinio se vogliamo confrontarci per davvero con la nostra storia recente, quella che ha plasmato ciò che siamo adesso.
Tuttavia, basta vedere lo show propagandistico allestito in occasione dell’arresto e del successivo arrivo di Battisti in Italia—con tanto di tiramisù e dirette Facebook con l’immancabile giubbotto della polizia—per accorgersi che non faremo mai davvero i conti con il passato. O almeno, non così. La verità, come ha detto nel 2009 l’ex ministro della giustizia brasiliano Tarso Genro, è che siamo ancora chiusi a doppia mandata negli “anni di piombo” e non ne usciremo così facilmente.
Leonardo Bianchi
da Vice
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— Giacomo Trapani # se lo sogni lo puoi fare (@giacomuccio) Sep 25, 2022
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