#coppia al museo
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umi-no-onnanoko · 2 years ago
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pettirosso1959 · 6 months ago
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INCENDI DELLE AUTO ELETTRICHE: LE AUTORITÀ STANNO SOTTOVALUTANDO IL RISCHIO COME AI TEMPI DELL’INCENDIO DEL CINEMA STATUTO DI TORINO DEL 1983?
Se ora in tutti i luoghi pubblici vediamo porte anti incendio, luci di uscite di emergenza, estintori e quant'altro, lo si deve al sacrificio di quelle 64 vittime al cinema Statuto di Torino. Era il 13 febbraio 1983. C'era il telegiornale in edizione straordinaria continua. Il cinema in zona centrale si era incendiato, c'era qualche vittima dicevano. Poi diventarono cinque, dieci, venti, sembravano non finire piú. Alla fine erano 64: tutte nella galleria. In platea riuscirono a fuggire tutti, ma il fumo denso acre e velenoso invase subito la galleria. Qualcuno cercó di uscire dalle uscite di sicurezza di vecchio tipo, ma erano chiuse con un listello, per evitare che qualcuno entrasse clandestinamente senza pagare. Altri cercarono scampo nei bagni, ma tutto era oramai una trappola. Il fumo carico di cianuro (prodotto di combustione di tende, gommepiume e rivestimenti dei sedili non lascio' scampo. Li trovarono anneriti come sagome di Pompei. Qualche coppia era rimasta abbracciata, cercando l'ultimo conforto dalla persona amata. Torino restó in un gelido silenzio. Mai una tragedia simile l'aveva colpita, e a poco serví la solidarietà della città che si strinse attorno alle famiglie delle vittime. Il tram per andare a scuola passava proprio davanti al Duomo, e il giorno dei funerali li davanti c'era una lunga colonna di carri con i feretri. Vederli tutti assieme faceva impressione: ti rendevi conto di quante erano 64 vite spezzate. Eravamo tutti studenti di quella scuola, decidemmo di scendere per rendere omaggio alle vittime e portare la nostra presenza alle famiglie. Ma i pianti dentro il Duomo e le grida di dolore erano strazianti. Tutto sembrava così irreale, quasi come in un incubo dal quale speri di svegliarti. Dopo i funerali le indagini, i perché , le mancanze e le omissioni. Ma era una cosa all'italiana e le avvisaglie c'erano state un'anno prima a Todi, dove nel rogo di un museo morirono 35 persone. Anche li c'erano carenze sui sistemi di sicurezza (uscite di sicurezza, limiti di presenza massima ignorati, materiali non ignifughi ecc). La tragedia del Cinema Statuto fu la goccia che fece traboccare il vaso. Da subito vennero varate le nuove norme di sicurezza che imponevano porte anti incendio certificate (REI 60-90 ecc), materiali ignifughi e non tossici, maniglie anti panico, indicazioni delle vie di fuga, uscite di sicurezza illuminate e divieto di sosta sanzionato immediatamente di fronte alle medesime, e poi controlli preventivi dei Vigili del Fuoco, certificati di idoneità e quant'altro. Tutto ció che vediamo in musei, cinema, teatri, scuole ecc è conseguenza di quella tragedia che scosse fortemente l'Italia intera. Da fanalino di coda della sicurezza, con quel disastro si passó all'avanguardia rispetto ad altri paesi. Ci furono altri eventi a rischio, ma le misure di sicurezza fortunatamente hanno sempre funzionato. Se il resto d'Italia ha beneficiato delle misure prese per evitare il ripetersi di tragedie simili, quelle famiglie hanno comunque pagato un prezzo carissimo e ne portano il doloroso peso tutt'ora.
Per questo temo che sulle auto elettriche le autorità stiano sottovalutando il rischio: sappiamo bene che gli incendi originari dalle batterie agli ioni di litio vengono domati con estrema difficoltà che spesso ai vigili del fuoco non rimane altro che proteggere gli ambienti vicini!! Con l'Incendio di Todi un'anno prima del Cinema Statuto, i 35 morti non sono bastati a scuotere le autorità. Perché rivoluzionare le norme di sicurezza comportava molti problemi: con l'entrata in vigore delle norme post-Statuto, molti cinema e teatri d'Italia hanno chiuso per sempre perché sarebbe stato troppo costoso adeguarsi. Anche i cinema parrocchiali, giá messi in ginocchio dalle televisioni private di Fininvest (poi Mediaset) sono scomparsi totalmente. Dall'altra parte, peró, i cinema di prima categoria (prime visioni) sono stati tutti rinnovati completamente e sono anche diventati più confortevoli (ancor prima che uscissero i multisala). Conoscendo quindi l'inerzia delle autorità di fronte ai potenziali rischi di una tecnologia di nuova applicazione, temo davvero che la questione "incendi auto elettriche" venga ignorata fin quando non si arriverá alla tragedia.
Bisogna quindi agire prima, perché il dopo è sempre troppo tardi e a nulla servono le parole di circostanza e le manifestazioni di cordoglio delle istituzioni. Non servono perché non assolvono dai sensi di colpa chi doveva fare qualcosa per tempo e non lo ha fatto.
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monica-teresa-bordignon · 2 years ago
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Gli inumati di Narde Resti archeologici di una coppia sepolta assieme, preservata al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.
The buried of Narde Archeological remains of a couple buried together, preserved at the Museum of The Great Rivers, Rovigo.
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #266 - Dead Can Dance, Aion, 1990
La copertina del disco di oggi, della serie di lavori che riprendono capolavori del Rinascimento, è un particolare de Il Trittico Del Giardino Delle Delizie di  Hieronymus Bosch, dipinto probabilmente tra il 1490 e il 1510 dal maestro nederlandese, conservato oggi al Museo Del Prado di Madrid. Il particolare è della sezione centrale, sulla Vita nel Giardino. A sceglierlo per quello che è il loro disco capolavoro sono stati un gruppo australiano, i Dead Can Dance. Si formano a Melbourne alla fine degli anni ‘70, e si ispirano alla new wave britannica di quei giorni e alle sonorità post-punk. Sono in quattro all’inizio: Paul Erikson al basso, Lisa Gerrard alla voce, Simon Monroe alla chitarra e alla batteria e Brendan Perry alla voce e alla seconda chitarra. Pubblicano un singolo, nell’agosto del 1981, The Fatal Impact, che esce in una compilation di una rivista specializzata, Fast Forward. Visto il successo scarso, decidono di andare a Londra. Passano mesi duri, fino a quando nel 1983 un loro demo arriva alla  4AD Records, un’etichetta indipendente  fondata nel 1979 da Ivo Watts-Russell e Peter Kent e che sarà fucina di talenti e del più sofisticato goth rock di quel periodo, avendo scoperto e prodotto  Bauhaus, Cocteau Twins, Modern English, Pixies, Throwing Muses, e i leggendari This Mortal Coil, una sorta di supergruppo con molti dei musicisti delle band dell’etichetta che pubblicherà tre dischi magnifici. I Dead Can Dance sostituiscono Monroe con Peter Ulrich e nel 1984 pubblicano Dead Can Dance: in copertina, una maschera rituale della Nuova Guinea con il nome in caratteri greci del nome della band, una musica che se parte dall’elettronica new wave si espande e diventa rarefatta, acquisendo dettagli e costruzioni che diventeranno iconici, soprattutto grazie alla voce magnetica di Lisa Gerrard. Partecipano al progetto This Mortal Coil, poi nel 1985 il primo disco notevole, Spleen And Ideal, in cui introducono archi, fiati, armonie che si rifanno alla musica gotica, contenuti mistici che troppo velocemente diventano “new age”, e da qui inizia un piccolo seguito di culto per la band, che è diventata ormai un duo Gerrard\Perry, compagni anche nella vita. Si trasferiscono in Irlanda, e lì compongono il primo capolavoro: The Serpent’s Egg (1988) è ancora più etereo e sognante, e un brano, The Host Of Seraphim, verrà usato a più riprese in documentari, trailer, altri brani addirittura campionati (The Chemical Brothers che usano un sample di Song Of Sophia per la loro Song To The Siren, nel loro disco Exit Planet Dust del 1995). Succede però che i due si separino come coppia, con la Gerrard che rimane in Irlanda e inizia a studiare le lingue slave, Perry che va in Spagna. Ma il loro binomio artistico continua, e le esperienze personali sono alla base del disco di oggi, il loro capolavoro. Lo intitolano Aion, una parola greca che vuol dire “forza vitale”, e nella mitologia greca è il tempo infinito, del susseguirsi delle ere, ma anche il tempo vitale e il destino a differenza di Chronos che è il Dio del tempo degli eventi, delle ritualità. Composto da 12 brani spettacolari, ha decine di influenze. Solo due brani sono in inglese, Black Sun e Fortune Presents Gifts Not According To The Book, il cui testo è una traduzione di alcune liriche del poeta spagnolo barocco del diciassettesimo secolo Luis de Góngora. Si aggiungono melodie medioevali e rinascimentali, strumenti antichi come la ghironda o la viola da gamba, sono capaci di creare una musica che sembra un gioco di aria e acqua nella breve ma stupenda The Garden Of Zephirus, polifonie vocali nella toccante Wilderness, i ritmi da mercato arabo della conclusiva Radharc, la ripresa di un Saltarello, una melodia tipica del Centro Italia Rinascimentale, ma su tutto domina la voce, da brividi, della Gerrard, che con naturalezza canta una glossolalia fatta di parole greche, latine, arabe, bulgare, gaeliche che sembrano una misteriosa nuova lingua nella spettacolare apertura del disco, The Arrival And The Reunion, accompagnata dal soprano maschile David Navarro Sust. Alcuni strumentali sono eccezionali e rimandano al tempo del dipinto di copertina, come Mephisto e la stupenda As The Bell Rings The Maypole Spins (il Maypole Spin è molto simile All’Intreccio delle tradizioni folkoristiche nostrale legate al Carnevale, e consiste nell’intrecciare serie di nastri colorati, seguendo un ballo ritmico, ad un palo). Ma il colpo da maestro è la ripresa di una canzone tradizionale mediterranea, The Song Of The Sybil, conosciuta soprattutto nel sud della Spagna come El Canto De La Sibilla e ad Alghero: canzone di genere apocalittico che la tradizione fa risalire addirittura a Eusebio da Cesarea, che scrisse, secondo Sant’Agostino, una Iudicii Signum, che il teologo da Ippona tradusse dal greco al latino nella sua Città Di Dio. I Dead Can Dance ne riprendono la versione in catalano, che è uno dei momenti clou delle celebrazioni della natività in molte zone della Spagna: qui la Gerrad sfoggia tutta la natura dolorosa del canto, in una prova vocale da brividi e indimenticabile. Il disco è acclamato dalla critica e rimane uno dei picchi di creatività di una band che toccherà il massimo successo con Into The Labyrinth (1993), che venderà 500 mila copie, record per un disco della 4AD. Rimangono un ascolto necessario, per la delicatezza delle scelte e la magia della loro musica, da assaporare con il tempo necessario per un viaggio spazio temporale, almeno ad occhi chiusi.
P.S. La rubrica salta la domenica prossima, e riprende martedi 21 per ritornare domenica 26, con due titoli per finire la serie di dischi con le copertina rinascimentali.
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thephilosopherofnonsense · 2 years ago
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Oggi sono andata a Napoli insieme al mio compagno e una coppia di amici. Abbiamo visto una mostra fotografica di David Bowie. Il mio compagno è rimasto per tutto il tempo con me ma era visibilmente scocciato, mentre loro due se ne sono andati dopo 15 minuti. Ma per tutta la giornata ho dovuto sorbirmi le lamentele di tutti per aver perso tempo lì. Okay forse ero l'unica fan di David Bowie realmente interessata alla mostra, ma dopotutto loro due se ne sono andati a fare un giro nel frattempo e il mio compagno poteva benissimo seguirli perché se restare con me significa poi rinfacciarmelo allora no grazie. Entriamo nel museo delle torture e mi sento dire "ma mica vuoi restarci per ore come prima?" e "certo che la tortura peggiore è visitare un museo con te". Mi sono sentita umiliata, li ho seguiti priva di entusiasmo che ormai era svanito, ho visto i vari strumenti di tortura senza fermarmi, non ho letto tutte le didascalie per non rimanere indietro. Mi sono pentita di essere uscita con loro, non vedevo l'ora di tornare a casa, ero stanca di sentirmi dire ogni tanto "ma mi spieghi perché ti fermavi lì impalata a guardare ogni foto? Neanche fossero opere d'arte" e il mio compagno che mi dava dell'egoista perché dovevo adattarmi a loro. Ho capito che forse è meglio che vado da sola a vedere delle mostre perché io voglio assaporare il momento o perdere tempo come dicono loro. Mi sono sentita incredibilmente sola.
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s-memorando · 4 months ago
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Parigi 2024: settimo giorno e Museo delle Olimpiadi
Ieri abbiamo portato a casa una sola medaglia, d’argento nel canottaggio dopo una gara molto combattuta e arrivo al fotofinish con la Grecia. Stefano Oppo e Gabriel Soares hanno gareggiato nel due di coppia su un’imbarcazione lunga 10 metri.È iniziata però la regina delle specialità olimpiche: l’atletica leggera e numerosi atleti e atlete si sono qualificati/e per proseguire nel percorso che…
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weirdesplinder · 4 months ago
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VI SEGNALO ALCUNI DEGLI AUTORI PRESENTI AL FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA 2024
Vi propongo una piccola lista degli autori secondo me più interessanti che saranno presenti questo settembre a Mantova in occasione del Festivaletteratura.
Importante per gli incontri con biglietto acquistare con un certo anticipo i biglietti sul sito del Festival, poichè si esauriscono molto in fretta, ecco il link al sito: https://www.festivaletteratura.it/it/biglietti
E ora ecco gli autori che personalmente ritengo più interessanti fra tutti quelli presenti quest'anno:
-Joël Dicker sarà presente giovedì 5 settembre alle 21:30 in Piazza Castello, costo biglietto 7,50€, per presentare il suo ultimo romanzo:
UN ANIMALE SELVAGGIO
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Trama: 2 luglio 2022, due ladri stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici. Ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. I segreti che Arpad custodisce cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato dalla reputazione impeccabile, è ossessionato da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell’intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne.
-Christelle Dabos, sarà al Festival sabato 7 settembre alle 11:00 al Museo Diocesano, biglietto 7,50€, e dopo essere balzata in cima alle classifiche con la sua serie fantasy L'Attraversaspecchi, già conclusa, presenterà il suo nuovo libro:
QUI SOLO QUI
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Trama: È il primo giorno di scuola, il primo di un nuovo inizio. Iris si guarda attorno, orfana della sorella più grande che adesso la ignora e non la vuole più tenere per mano. Osserva e vede le minacce nascoste dentro le mura dell’edificio scolastico, le vere regole che reggono il “gioco” dentro l’istituzione, tra i ragazzi. E decide che terrà duro qualsiasi cosa accada. Ma cosa avviene in realtà dentro la scuola? Impronte di scarpe sui soffitti come se qualcuno camminasse a testa in giù, banchi che si spostano da soli, il Club Ultrasegreto che raccoglie alcuni allievi alla ricerca di una sostanza misteriosa che provoca le stranezze della scuola e poi...
-A Daphne du Maurier, una delle autrici più amate di sempre (1907-1989) sarà dedicato un incontro presieduto da Luca Scarlini, venerdì 6 settembre alle 21:15 nell'Aula magna del seminario Vescovile, biglietto 7,50€, dove parlerà delle sue opere più famose, tra cui alcune che vantano celebri adattamenti cinematografici come Rebecca la prima moglie, Gli uccelli, Mia cugina Rachele...
LA BAIA DEL FRANCESE
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Trama: Nell’Inghilterra del XVII secolo Lady Dona St. Columb è una giovane e irrequieta donna che cova dentro di sé il desiderio di ribellarsi all’alta società a cui appartiene, al marito che non la comprende e a un ruolo, quello di moglie e madre, che sente inadeguato. Assecondando il proprio desiderio di fuga, Dona si lascia alle spalle agi e lussi per rifugiarsi con i figli in Cornovaglia, nel maniero di Navron, vicino ad Helford, fra boschi solitari e baie segrete. Qui un giorno si imbatte nel "Francese”, uno strano pirata bretone con il quale è subito evidente, oltre a una reciproca attrazione, un comune e più profondo sentire nei riguardi della vita e delle cose del mondo. Dona si imbarca sul veliero del Francese e insieme solcano i mari in cerca di avventura e gloria. Il pericolo non li spaventa, il rischio diventa il loro mestiere, fino a quando il destino chiede il conto ponendo Dona dinnanzi alla più difficile delle scelte: sacrificare il suo amore, abbandonandolo a morte certa, o rischiare la propria vita per salvarlo.
-Mona Awad sarà invece domenica 8 settembre alle 18:00 al Museo Diocesano, biglietto 7,50€, per presentare il suo ultimo surreale romanzo :
ROUGE
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Trama: Da che ricordi, Belle – giovane commessa in un negozio di abbigliamento – è sempre stata ossessionata dalla sua pelle e dai video sulla skincare, guardarli è sempre stato il suo passatempo. Quando però sua madre Noelle, una bizzarra donna canadese trapiantata in California che non vede da tempo, muore misteriosamente, Belle parte dalle nevi di Montréal diretta nel sud degli Stati Uniti, ad affrontare la difficile eredità che la madre le ha lasciato e a cercare una risposta per la strana dinamica della sua morte. La posta in gioco aumenta quando una misteriosa presenza appare durante la veglia funebre (“il party”), facendo intendere a Belle di saperne più di lei sull’incidente di Noelle. Con l’aiuto di un paio di scarpe rosse, Belle verrà attirata nell’abbraccio pungente di quella che a prima vista sembra una lussuosa ed elitarissima spa a cui sua madre era affiliata. Rouge è Biancaneve che incontra Eyes Wide Shut, una surreale discesa nel lato oscuro della bellezza, nell’invidia, nel dolore e nel complicato amore tra madri e figlie. Una suggestiva favola gotica dove nulla, ma proprio nulla è come sembra.
-Francesco Pala, Ade Zeno e Luca Scarlini giovedì 5 settembre alle 14:45 nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, biglietto 7,50€, ci parleranno dei Freak protagonisti dei loro romanzi:
L'ULTIMO VIAGGIO DI LENIN, Francesco Pala
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Trama: Autunno 1942, Siberia. Il sergente Dorotov ha pianificato il viaggio in ogni dettaglio. L’automezzo, un camion di fabbricazione sovietica ZIS-6, abbandonato dall’Armata Rossa per una falla nel radiatore, partirà da Tjumen’ e attraverserà una serie di centri urbani per sottrarsi alle insidie delle campagne che potrebbero celare agenti della controrivoluzione. In ogni città dovrebbe esserci un manipolo di uomini scelti, pronto a contenere i rischi. L’uso della violenza non è stato escluso a priori. Lo scopo, uno solo: sottrarre al controllo delle autorità sovietiche il corpo imbalsamato di Vladimir Il’ič Ul’janov, anche noto come Lenin, che è stato spostato in fretta e furia dalla capitale minacciata dall’invasione nazista. Insieme al sergente Dorotov ci sono il soldato semplice Antonov, reduce da una lobotomia per aver notato una certa mobilità nel venerabile cadavere, e Olga, una donna dagli occhi verdi e ostinati che sembrano suggerire a chi le sta intorno l’urgenza di un matrimonio per spegnere quell’impudenza nel suo sguardo. Dietro di loro, l’impetuosa avanzata della 4 a armata corazzata tedesca del generale Hoth. Alla fine del percorso, sulla mappa, una sola scritta: Itinerarium mentis in Lenin. È così che l’ascetica determinazione del sergente Dorotov conduce i suoi compagni in un pellegrinaggio fisico e mentale attraverso la Grande Russia, un’avventura del pensiero alla ricerca della moralità incorrotta, della totale integrità ideologica, dell’assenza dei guasti che hanno rovinato il socialismo. In altre parole, di un mondo utopico e perfetto. Uno in cui nemmeno la morte esista più. La Repubblica popolare di Leninesia.
I SANTI MOSTRI, Ade Zeno
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Trama: Tutto ha inizio in una sera estiva del 1924, quando lo scimmiesco Jörg Brandt esce di casa senza dire niente a nessuno portando con sé due grosse valigie e un cuore pieno di formiche rosse. Al suo fianco Gebke Bauer, il «ragazzo dalle dodici dita», fraterno complice nella formidabile impresa dei Santi Mostri, una compagnia di artisti deformi destinata, nel ventennio successivo, a incantare i palcoscenici dell'intera Germania. L'uomo piovra, la donna dal doppio sorriso, l'acromegalico gigante Nikolaus, il giovane Polifemo, sono solo alcuni dei protagonisti che seguiranno Jörg e Gebke in un lungo viaggio fatto di trionfi, cadute, e incontri straordinari. Dai primi spettacoli sotto il fatiscente tendone del Circo Vogt, ai vagabondaggi a bordo di un buffo veicolo chiamato Geraldine, sfileranno insieme, con infantile allegria, ai margini di eventi molto più grandi e spaventosi di loro: l'ascesa al potere di Hitler, le leggi razziali, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma soprattutto il programma Aktion T4, criminoso piano nazista finalizzato allo sterminio delle «vite indegne di essere vissute». In un mondo sprofondato nelle tenebre e sempre più incapace di riconoscere la bellezza nella diversità, armati della sola arte i Santi Mostri si troveranno così a condividere il tragico destino dei reietti in fuga.
LE STREGHE NON ESISTONO, Luca Scarlini
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Trama: La Casa del Popolo, le festa de l’Unità, i comizi, il Vietnam, gli Inti Illimani, i corsi di russo: è l’universo del Retore, ex partigiano, comunista stentoreo e smanioso. Ma il Retore ha anche un bambino, Luca, che nel 1975 ha nove anni ed è affascinato da tutto ciò che sta dall’altra parte del cielo rispetto all’eroico furore paterno e ne riceve in cambio punizioni e sganassoni. Tra padre e figlio si erge la mamma, che – poiché partecipare a comizi e feste dell’Unità non frutta uno stipendio – lavora per pagare l’affitto e non appena il Retore chiude un occhio introduce il piccolo Luca al suo mondo di amiche femministe, gay e drag queen cultrici della “pericolosa” cultura angloamericana. La ribellione del protagonista alla prepotenza ideologica ed esistenziale paterna è tanto coraggiosa quanto vana: sono tempi in cui i padri hanno sempre l’ultima parola. Ma al termine di un anno cruciale, vissuto tra Sesto Fiorentino, il drammatico ricovero in un ospedale svizzero e la prospettiva di un viaggio di partito in Crimea, sarà la rovente campagna senese a offrire al figlio la chiave per sovvertire il claustrofobico sistema del Retore: qui Luca viene iniziato alla magia, misteriosa espressione della dionisiaca presenza femminile nell’universo. “Avrai accesso a una sapienza che è negata ai maschi... La foresta è femmina e rimane il luogo dello spavento” gli dice Graziosa, che forse è una eccentrica vecchina o forse una strega. E per lui diventa chiaro che “Bosco una volta, bosco per sempre: quella era la mia sola casa”. Ambientato in una Toscana dove gli antenati etruschi e i culti isiaci hanno lasciato tracce profonde che giungono fino alla fata dai capelli turchini e alle bellissime adepte di Graziosa.
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jacopocioni · 7 months ago
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Lo Struscio Fiorentino Domenica 12 maggio 2024: Struscio a Siena
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Foto di Daniela de Francesco La terza passeggiata dello Struscio Fiorentino del 2024 si è svolta presso Siena, quindi in trasferta. A questo LINK si può trovare tutto il programma 2024. Il gruppo dello struscio si è riunito presso piazza Gramsci a Siena alle 10.30 di Domenica, ed espletate le formalità di tesseramento e distribuzione auricolari ad opera dell’Alfiere Maggiore Umberto Panti e del Gabelliere Alfonso Fornabaio, si è introdotto nel cuore di Siena.
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Foto di Daniela de Francesco Al gruppo si è aggregato il senese Gianluca Bargagli che in collaborazione con il Priore e Narratore Cortese Franco Ciarleglio ci hanno illustrato alcune chicche sulle contrade e il palio. La giornata è stata splendida, calda e soleggiata, e ci ha permesso di lambire più contrade incrociando più volte il corteo dell'Oca che armato di bandiere e tamburi rendeva omaggio alle altre contrade. La lupa senese, palazzo Tolomei, piazza del Campo, la Torre del Mangia, la curva di San Martino, la curva del Casato, la Mossa, la via dei Pellegrini, sono solo alcune delle mete raggiunte.
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Foto di Gianni Degl’Innocenti Balsicci Alle 13.00 il riposo unito alla libagione presso il ristorante Pier Pettinaio ci ha permesso di rinnovare le energie. All'uscita del ristorante ci aspettava, con pazienza e una sempre presente sigaretta, Odoardo "Dodi" Piscini della Nobile Contrada dell'Aquila. Il "Dodi" ci ha accompagnato sino alla sede della contrada iniziando a spiegare, lungo la strada, lo spirito che anima il palio, ciò che c'è dietro e che va altre il puro atto formale della corsa. Attraverso aneddoti e un linguaggio forbito ha fatto percepire le ragioni di un'appartenenza e il mutuo soccorso dietro questa appartenenza. Nella sede della contrada dell'Aquila il "Dodi" ci ha fatto vedere il museo e la chiesa, ha illustrato i pali vinti e ci ha introdotto al linguaggio della contrada. Un piacere ascoltarlo, un uomo appassionato e competente. Due fuoriprogramma sono stati divertenti, il primo in cui l'Alfiere Maggiore Umberto Panti ci ha mostrato la persiana più piccola del mondo e l'altro una coppia di francesi che si sono aggregati agli strusciaioli acquistando anche uno dei nostri fazzoletti.
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Foto di Sopida Cioni
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Foto di Jacopo Cioni   Queste alcune fotografie del Mastro Iconografo Gianni Degl’Innocenti Balsicci:
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Terramara. Al via la festa per i vent'anni del parco.
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Terramara (MO). Al via la festa per i vent'anni del parco. Il Parco archeologico della Terramara di Montale compie vent'anni e per l'occasione si veste a festa e da giovedì 25 aprile propone al pubblico nuove emozionanti installazioni per rievocare l'età del bronzo ed esperienze di archeologia sperimentale riunite in un festival, degustazioni di panini gourmet e altre sorprese. La celebrazione del ventesimo compleanno si concentra in occasione del ponte del 25 aprile. Proprio quel giorno le due abitazioni ricostruite si rinnovano con un percorso sonoro (progettato dallo studio Delumen di Modena) che arricchisce la visita con un'esperienza sensoriale. "Che rumore fa una terramara?" I visitatori lo scopriranno entrando nelle case e ascoltando i rumori prodotti dalle attività dei loro abitanti e quelli dell'ambiente circostante. Nel weekend di sabato 27 e domenica 28 aprile "Il Parco in festival" propone una due giorni dedicata all'archeologia sperimentale con dimostrazioni e laboratori a cura di tutti coloro, italiani ed europei, che in questi vent'anni ne hanno condiviso il percorso, attraverso confronti, collaborazioni, scambi di esperienze. Tornerà la coppia dei Binggeli, gli straordinari archeometallurghi svizzeri che, oltre a essere autori di molte repliche in bronzo presenti nelle case ricostruite, hanno trasmesso agli operatori del Parco il know how necessario per proseguire e implementare le sperimentazioni e assieme a loro Il Tre di spade, composto dagli archeologi dello staff Federico Scacchetti, Luca Pellegrini e Andrea La Torre, che presenterà il processo di fusione del bronzo. Sarà presente anche Tiziana Aste che studia da anni le tecniche di tessitura su telai antichi. E parteciperà anche l'Università di Exeter, partner del Parco in diversi progetti internazionali, con tre ricercatrici esperte in tecniche di intrecci, filati e lavorazione del cuoio. Presenti anche i principali parchi archeologici dell'Italia centro-nord che si presenteranno al pubblico locale per coprire tutti gli aspetti delle produzioni dell'età del bronzo, con qualche incursione nei periodi precedenti: Parco archeologico di Travo (Piacenza), Archeoparc Val Senales dedicato a Oetzi, Parco archeo natura di Fiavè (Trento), Parco archeologico didattico del Livelet (Treviso), Parco archeologico e archeodromo di Belverde Cetona (Siena). E ancora tanti archeotecnici, per mettere in scena e far sperimentare ai bambini la realizzazione di frecce, la modellazione e cottura di forme ceramiche, la preparazione di alimenti, la tintura dei tessuti, la produzione di vetro e ambra, l'ascolto di suoni antichissimi. Due postazioni riproporranno la tavola dell'età del bronzo con preparazione di pane e formaggio e giochi di archeobotanica alla scoperta degli alimenti vegetali presenti nelle terramare (a cura delle Università di Bologna, dipartimento di Storia Culture e Civiltà, e di Modena e Reggio Emilia, Laboratorio di palinologia e paleobotanica dipartimento di Scienze della vita). Le dimostrazioni di archeologia sperimentale si susseguono durante l'intera giornata di apertura dalle 10 alle 19; i laboratori per bambini e ragazzi si svolgono ad orari più specifici, la prenotazione avviene direttamente all'ingresso del museo all'aperto. I posti disponibili sono molti perché tante attività si svolgono in contemporanea e si ripetono nel corso delle giornate per poter accogliere tutte le richieste. Il costo dei laboratori è già compreso nel biglietto d'ingresso, ridotto a 3 euro per tutti. Ad aprire e chiudere i festeggiamenti, dopo gli auguri delle istituzioni che si terranno alle 10.30 nel prato attiguo alla reception, ci saranno la banda di Marano sul Panaro, sabato mattina alle 11, e domenica dalle 18 la marching Wind Band dell'associazione Il Flauto Magico, grazie alla collaborazione del Comune di Castelnuovo Rangone. Ad assicurare street food tradizionale (gnocco, tigelle, borlenghi) ci sarà lo stand della Pubblica Assistenza di Castelnuovo a disposizione presso l'ingresso della Terramara. Il 1° maggio il "re del panino" Daniele Reponi chiude i festeggiamenti con "Un panino di auguri" per il compleanno del Parco: assaggi gourmet tra recupero della tradizione e insoliti abbinamenti, in collaborazione con Musa – Museo della Salumeria. Nelle giornate del 25, 27, 28 aprile e 1° maggio l'ingresso è ridotto a 3 euro per tutti (gratuito fino a 5 e oltre 65 anni). Il programma completo è disponibile sul sito www.parcomontale.it e sui social FB e IG @parcomontale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 9 months ago
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18 feb 2024 19:43
UNA VITA A CACCIA DI PERICOLI (TULLIO) – RICORDI DI UN ARTISTA DALLO STILE PERTURBANTE E INIMITABILE: CALVINO, SCALFARI, BOCCA, ECO, CALASSO – “SONO FUGGITO DAL MONDO DELL’ARTE PER UNA FRASE CHE MI DISSE UN GIORNO IL GALLERISTA GIO’ MARCONI: “RICORDATI TULLIO CHE VALI SE LO DECIDIAMO IN TRE: IO, UN CRITICO D’ARTE E UN DIRETTORE DI MUSEO”. QUESTO MI FECE SCAPPARE. MI DISSI: “ANDRÒ A FARE IL PITTORE SUI GIORNALI”. E PER ANNI HO TROVATO LÌ UNO SFOGO ALLA MIA MANO, RESTANDO ESTRANEO A LUNGO AL MONDO DEL MERCATO” -
Zita Dazzi per Repubblica.it
Tullio Pericoli guarda la città dalle vetrate del suo studio pieno di luce, di colori e di tele in lavorazione. Sulla libreria ci sono le foto con gli amici di sempre, i libri con le loro dediche; sui tavoli, davanti ai cavalletti, centinaia di pennelli e di matite, gli attrezzi da lavoro di un artista che nella sua lunga vita ha saputo ritrarre uomini e paesaggi in uno stile inimitabile.
Alla mostra su Calvino alle Scuderie del Quirinale ci sono i libri con dedica che lui le inviava. Sulla pagina delle Cosmicomiche si legge “il più pericoliano dei miei libri”. Come vi eravate conosciuti?
«Nel 1979, il Corriere mi chiese un disegno per l’anticipazione di Se una notte d’inverno un viaggiatore. E così entrammo in contatto. Poi nel 1980, preparando una mostra alla Galleria del Milione a Milano di una ricerca che avevo fatto su Klee, pensai, per il catalogo, a una conversazione con Calvino sul “rubare” ad altri, pittori e scrittori. Gli scrissi, la cosa l’interessò, ci incontrammo e pubblicai la conversazione con il titolo “Furti ad arte”. Raccontavamo le nostre esperienze di “ladri”, lui citava Tolstoj, Stevenson, Borges, io appunto Klee e pochi altri».
Allora lavorava già per i quotidiani e i settimanali?
«Avevo cominciato al Giorno , poi Barbiellini Amidei mi offrì di andare al Corriere e venne con me il mio amico Pirella. Così nacque la coppia e “Tutti da Fulvia sabato sera”. Dimessosi Piero Ottone, ci dimettemmo anche noi e subito Scalfari ci chiamò a Repubblica ».
Che rapporto c’era con Eugenio Scalfari?
«Sapeva farti sentire parte di un gruppo, quasi una famiglia. Non posso dire che la nostra fosse esattamente un’amicizia, era comunque il mio direttore. Sapevo però che per qualunque questione, potevo fare riferimento a lui, sia per l’ Espresso , cominciato molto prima, che per Repubblica . Ci vedevamo sempre a cena da amici, quando veniva a Milano. Quando decisi di smettere di collaborare all’ Espresso , andai da Scalfari a spiegargli che volevo lasciare perché mi ero stufato sia di occuparmi di politica che di leggere i giornali. Fece un salto sulla sedia e chiese se ero impazzito. Non smisi: sulle pagine culturali di Repubblica rinacque Fulvia».
Intanto però cominciava l’era dei ritratti. Quanti volti di scrittori, artisti, intellettuali sono emersi dalle sue linee, come scolpiti nella carta.
«Iniziai con una rivista di libri, L’ Indice e, allenatomi su quel mensile, ho poi finito a farli anche per Repubblica e molti altri giornali non italiani, tra cui il New Yorker e la New York Review of Books ».
Indimenticabili i ritratti di Giorgio Bocca, uno dei suoi più cari amici.
«Sì, lui è stato uno di quelli che ho sentito più vicino, sempre. Era molto rude, sincero, schietto, diretto. Un animo trasparente. Mi ha schiuso la porta verso nuove direzioni, strade che hanno aperto la mia mente. A casa sua ho conosciuto Calasso, Garzanti, Gae Aulenti. La nostra è stata un’amicizia lunga, profonda, vera. E un paio di settimane prima di morire mi chiamò Silvia Giacomoni, sua moglie, dicendomi che il Bocca voleva vedermi. Pranzammo insieme il giorno dopo, e fu un momento commovente e doloroso».
E Umberto Eco che amico era?
«Eco aveva addosso una corazza di cultura, di aneddoti, e di barzellette che impediva di andare oltre. La nostra è stata una amicizia personale e famigliare, anche se con alcuni limiti per via della sua ritrosia a parlare di sé».
Come mai ha frequentato più i giornalisti che gli artisti?
«In effetti sono stato più amico di editori e scrittori che di artisti, fatta eccezione per Emilio Tadini, un fratello, che mi mise in contatto con lo Studio Marconi, dove sono rimasto per dieci anni. Forse sono fuggito dal mondo dell’arte per una frase un po’ spavalda che mi disse un giorno Giorgio Marconi: “Ricordati Tullio che vali se lo decidiamo in tre: io, un critico d’arte e un direttore di museo”. Questo mi fece scappare. Mi dissi: “Andrò a fare il pittore sui giornali”. E per anni ho trovato lì uno sfogo alla mia mano, al mio voler disegnare, restando estraneo a lungo al mondo del mercato, anche se l’arte e la pittura sono il luogo mentale e materiale dove mi sento più a mio agio».
Bocca, Tadini, Eco, Calasso, Gregotti, Inge Feltrinelli. Tanti dei suoi più cari amici se ne sono andati.
«Sento molto la loro mancanza. A questa età più che vivere, si assiste alla propria vita. Come se mi sedessi su una sedia qui accanto e mi guardassi. Riguardi e giudichi quello che è, e quello che è stato. Sì, certe volte, c’è un po’ di malinconia. Allora frequentando gli amici frequentavo anche Milano. Oggi vedo mutare la città guardandola dalle mie finestre, come in un acquario. Anche perché mi trovo spesso smarrito nel mondo di oggi. Alcuni fatti — a parte le guerre — mi sconvolgono. Come è possibile che una nazione come l’America, esportatrice di modelli e mode culturali, condanni a morte e uccida in modo così crudele un essere umano, come ha fatto un mese fa?».
Dipinge tutti i giorni?
«Mi piace lavorare. È la mia fortuna. La pittura è un’attività mentale che richiede anche la partecipazione del corpo, una cosa straordinaria e bellissima. Sia nel disegno che nella pittura muovi il braccio, la spalla, senti che trasferisci qualcosa di te di molto profondo e fisico, questo mi dà un senso di benessere. Poi c’è il piacere della scoperta, perché usando materiali come colore, matita, pennello ti accorgi che in tutte queste cose c’è una vita, hai a che fare con qualcosa di vero che contiene un po’ di mistero. Ogni quadro — come succede agli scrittori con i romanzi — comincia in un modo e finisce in un altro, i personaggi ti prendono la mano. Non ho bisogno di guardare i paesaggi dal vero per dipingerli, sono ormai dentro la mia testa».
Il mondo dell’arte contemporanea le piace?
«Una volta era dominato soprattutto dal mercato, ma adesso è anche la “narrazione” (parola ormai impronunciabile) a decidere quali sono gli artisti che contano. Come ha ben scritto Dario Pappalardo su questo giornale a proposito della nuova edizione della Biennale, il direttore ha scelto artisti dal sud del mondo, in base all’appartenenza etnica, all’orientamento sessuale, artisti queer o disobbedienti.
Non c’è una parola che riguardi il valore in sé di un’opera. Una distorsione enorme. Michelangelo non fu scelto per il suo orientamento sessuale, ma perché era un grande pittore. Per chi fa il mio mestiere, questo è disorientante. Io in quanto artista, sono una piccola persona, un provinciale venuto da Ascoli Piceno. Non ho niente da raccontare. Non ho disobbedito e non ho fatto rivoluzioni. Però mi piace dipingere».
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umi-no-onnanoko · 2 years ago
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Carmen Herrera
Carmen Herrera è stata un’artista statunitense di origine cubana.
Una carriera durata settant’anni, caratterizzata da un impegno incrollabile e una determinazione straordinaria nel perseguire la sua visione.
Il suo stile geometrico, l’uso audace dei colori e l’abilità nel creare opere che sfidano la percezione visiva l’hanno resa una pioniera dell’arte astratta.
Mentre oggi è considerata tra le figure centrali dell’Astrattismo e del Minimalismo, per quasi tutta la sua vita è stata tenuta ai margini del sistema ufficiale dell’arte.
Ha visto riconoscere ufficialmente il suo lavoro solo a 89 anni, quando nel 2004, le venne dedicata una mostra alla Tribeca Latin Collector Gallery.
Oggi le sue opere si trovano nelle collezioni delle principali istituzioni di tutto il mondo, come la National Gallery of Art di Washington, la Tate Modern di Londra, il MoMa di New York e il Pérez Art Museum di Miami.
Nata a L’Avana il 31 maggio 1915, in una famiglia di intellettuali, suo padre, morto quando lei aveva due anni, era stato direttore esecutivo del primo giornale cubano post-indipendenza, El Mundo e sua madre, Carmela Nieto de Herrera era giornalista, scrittrice e filantropa femminista.
Ha iniziato a prendere lezioni private di pittura da bambina, ha frequentato la scuola superiore a Parigi e studiato architettura all’Universidad de la Habana.
Nel 1939 ha sposato l’attore e insegnante di inglese Jesse Loewenthal, con cui si è trasferita a New York, dove ha studiato all’Art Students League.
Nel 1948 la coppia si è trasferita a Parigi, dove è entrata nei circoli intellettuali del tempo.
Nonostante vendesse i suoi quadri sin da quando era ventenne, ha continuato a studiare e formarsi con artisti internazionali perfezionando sempre di più la sua vocazione all’astrattismo.
Il suo lavoro è caratterizzato da una geometria rigorosa, forme nette e l’uso di colori audaci, spesso limitati a bianco, nero e uno o due colori primari. Elementi che sono diventati la firma distintiva delle sue opere.
Tornata a New York nel 1953, sebbene fosse vicina ai più famosi astrattisti del dopoguerra, non veniva presa in considerazione perché era una donna e, in più, cubana.
Per questo motivo ha continuato, per decenni, a subire il rifiuto del mondo dell’arte.
Nonostante gli smacchi, ha continuato, inarrestabile, a dipingere, fino alla sua scoperta in tarda età, nei primi anni 2000.
Nel 1998, all’età di 83 anni, ha tenuto la sua prima personale al Museo di Arte Moderna di Lousiana, in Danimarca, mentre a New York, la città dove aveva vissuto per più di 50 anni continuando a essere considerata una cubana, la prima grande mostra è stata inaugurata solo nel 2004.
Le è stata poi dedicata una retrospettiva nel 2009 presso la IKON Gallery, a Birmingham, in Inghilterra e nel 2016 ha esposto al Whitney Museum of Art e alla Lisson Gallery.
La consacrazione definitiva è avvenuta nel 2019 con una mostra al MoMA di New York, seguita nel 2020 da una mostra al Museum of Fine Arts di Houston.
Il regista Alison Klayman, le ha dedicato il documentario The 100 Years Show, presentato in anteprima all’Hot Docs Film Festival di Toronto nel 2015.
Nel 2019 è stata nominata Honorary Royal Academician alla Royal Academy of Arts di Londra.
Carmen Herrera è morta il 12 febbraio 2022, a 106 anni, nella sua casa studio di New York, dove aveva vissuto e lavorato dal 1967, in gran parte col marito, deceduto nel 2000, prima di vederla finalmente trionfare nel mondo dell’arte.
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gcorvetti · 1 year ago
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Già Sabato?
Come vola il tempo, il tempo è tiranno ecc ecc, quante frasi sul tempo conoscete? C'è chi ha speso anni a studiare il tempo, ma esiste il tempo? Secondo alcuni studiosi no, almeno come lo intendiamo noi, il trascorrere delle giornate, mesi e anni, non ha niente a che vedere ne con l'orologio ne con il calendario semplicemente perché l'abbiamo inventato noi per darci come sempre un punto di riferimento. Se pensate che agli animali non frega un cavolo se sono le 13 o le 5 di mattina quando lo stomaco è vuoto vengono a rompere le palle che vogliono mangiare, si anche oggi fortuna sono riuscito a riaddormentarmi. Notizie del giorno : è morto Napolitano, ex presidente della repubblica (2 volte), una vita in politica, comunista fino alla caduta dell'URSS, come tutti e come è di logica, ma io lo ricordo per alcune cose che non sono belle che in questo momento non le ricordo, poi non mi è stato mai simpatico, come Ciampi per dirne uno. Leggo una notizia ma forse la trovo solo io divertente, Nick Cave risponde personalmente sul suo sito alle domande dei fans, rispetto massimo per Mr Caverna uno con gli attributi quadrati, nell'articolo inseriscono due risposte una ad una ragazza italiana con problemi ad accettare il suo corpo, risposta intelligente da parte di Nick, l'altra ad un tizio belga e qua che mi viene da ridere Nicola gli dice "Se hai 40 anni fatti crescere i baffi da attore porno anni 70 impara a suonare la chitarra e vai avanti fino ai 60" :D hahahahah
Caro Nick, mi verrebbe di scriverglielo direttamente, ho i baffi e suono da una vita (la chitarra appunto), sta cosa funziona solo se ti chiami appunto Nick Cave.
Salutando il tenebroso australiano, oggi sono 188 anni dalla morte di Enzo, per gli amici catanesi per tutti Vincenzo Bellini (all'anagrafe Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini), che ha avuto vita breve ma intensa ed è morto male. E' inutile scrivere la vita del compositore etneo la trovate online, mi ha sempre però colpito il fatto che è partito per studiare, per poi finire a Parigi dove morì. Un talento tutto siculo che venne più volte lodato in patria e all'estero, un precursore, a mio modesto parere, anche se è stata più la sua musica a portarlo lontano e non la sua voglia di uscire da una città labirinto chiusa mentalmente, che poi non ho idea di come potesse essere Catania agli inizio del 1800, ma è sempre la mia città. A lui sono dedicati il teatro dell'opera (mi sembra ovvio), il giardino pubblico chiamato Villa Bellini che è uno dei più grandi in Europa e con una biodiversità floreale non da poco, il liceo musicale sopracitato, il museo e casa, una bellissima statua in una piazza centrale, dalla sommità lui guarda lontano, eccola
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Cosa aggiungere di più quando ti senti orgoglioso di un personaggio storico di questo calibro? Niente.
Oggi però è anche, tornando al tempo, il solstizio d'autunno, più o meno, perché se noi siamo legati a quello che ci dice il calendario la natura no, ha i suoi tempi e per esempio già un paio di settimane fa ho iniziato a vedere foglie gialle ovunque, qua in Estonia dove l'estate non è arrivata e il prossimo inverno è previsto rigidissimo che significa temperature medie sui -20°, se mi dite che avete freddo a 8-10 sopra lo zero vi invito a casa mia, così mi aiutate a spalare la neve.
Comunque, l'altro giorno la piccoletta mi aveva invitato oggi a contattarla che in zona c'è una coppia di tedeschi amici suoi e magari ci si fa un giro, non c'ho voglia, così le ho scritto, anche perché non c'è un cazzo di intrattenimento in questa città. Però una cosa che ho notato su FB che sono nati o magari c'erano anche prima non so, dei centri culturali ovunque, i famosi kuulturiklubi (non è una trovata di marketing che lo scrivono con la K ma perché nell'alfabeto estone la C non esiste, come Z per esempio). Questo perché? Perché l'anno prossimo Tartu, l'alveare dove vivo, è città europea della cultura, quale cultura non lo so, quella dell'alcol ? Quella del razzismo e campanilismo ? O la cultura culinaria inesistente ? Vorrei saperlo. Una città dove non ci sono eventi, se non uno ogni tanto giusto per spezzare la monotonia, o sono monopolio di posti specifici come il teatro o il museo, nel privato non c'è niente, stando ai miei gusti però quindi è relativo. Ho affrontato questo discorso in passato e lo affronterò più in profondità in futuro, quindi per ora mi fermo e vedo cosa c'è da fare oggi, a occhio pulire la casa (rottura di palle).
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personal-reporter · 1 year ago
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Mille Miglia 2023
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L’attesa è quasi finita per la Mille Miglia, la corsa più bella del mondo riservata ad auto storiche con partenza da Brescia, la città della Leonessa. Nata nel 1927, dopo una serie di edizioni da leggenda e un lungo periodo di stop, la Freccia Rossa, come è nota fra gli appassionati, fece il suo ritorno in calendario nel 1987, quando fu vinta da Alessandro Nannini, unico pilota professionista presente nell’albo d’oro. Sono cinque le tappe della corsa per l’edizione 2023, ricca di sorprese e novità per tutti gli appassionati. La partenza è prevista nella mattina di martedì 13 giugno con la bandiera a scacchi che verrà calata in viale Venezia a Brescia, poi le vetture costeggeranno il lago di Garda per toccare successivamente città ricche di storia ed arte come Verona, Ferrara, Lugo e Imola, fino al traguardo di Cervia - Milano Marittima. Nella seconda frazione, che si terrà mercoledì 14 giugno, il grande corteo si dirigerà su Roma, il punto più a sud del percorso, poi transiteranno da San Marino, Senigallia, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, con da qui un  taglio verso il Lazio e la sfilata finale prevista all’arrivo  in via Veneto a Roma. Giovedì 15 giugno gli equipaggi partiranno da Roma verso la Toscana e, dopo il pranzo in gara a Siena, si proseguirà verso Pistoia per scollinare il passo dell’Abetone ed entrare poi in Emilia Romagna, toccando Modena e Reggio Emilia fino al traguardo di Parma. Si rientrerà poi in Lombardia venerdì 16 giugno, giorno della quarta tappa dove il gruppo, partito da Parma, si dirigerà verso Stradella e Pavia e da qui in Piemonte con i passaggi ad Alessandria per il pranzo, Asti e Vercelli. L’ultimo tratto vedrà  il ritorno in Lombardia e l’arrivo, da Novara, in centro a Milano,  che ospiterà l’ultima notte di gara. Sabato 17 giugno il gran finale vedrà il saluto a Bergamo, città Capitale della cultura 2023 assieme a Brescia, e i passaggi in Franciacorta, ad Ospitaletto e Gussago, con l’arrivo  a Brescia e il circuito cittadino prima della passerella sulla pedana di viale Venezia e del pranzo di chiusura. Il vernissage finale si terrà in serata con la notte bianca della Freccia Rossa, la 1000 miglia the Night che concluderà la settimana. Saranno 405 gli equipaggi ammessi alla manifestazione che daranno la caccia alla coppia formata da Andrea Vesco e Fabio Salvinelli, vincitori delle ultime due edizioni, nel 2021 e nel 2022, a bordo della Alfa Romeo 6C 1750 SS Zagato, immatricolata nel 1929. Inoltre quest’anno la Mille Miglia festeggerà i 100 anni dalla fondazione dell’Aeronautica militare, toccando luoghi simbolo della forza armata alata, che sono gli aeroporti di Ghedi, Cervia Pisignano e Piacenza San Damiano, della chiesa della Patrona dell’Arma a Loreto, del Museo di Vigna di Valle a Bracciano e del Palazzo dell’Aeronautica in piazza Novelli. Read the full article
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Il Bargello riallestisce la sala Islamica con tappeti del '500
(ANSA) – FIRENZE, 20 APR – Al via, al Bargello di Firenze, il riallestimento della sala delle Maioliche e della sala Islamica che annovererà tra le opere esposte anche una coppia di preziosi e rarissimi tappeti egiziani mamelucchi risalenti alla prima metà del Cinquecento, acquistati di recente dallo Stato per la collezione del museo.    Il riallestimento delle sale, collocate al primo piano…
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helifreds · 11 months ago
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Che belle foto! Se ne trovi altre mi farebbe molto piacere vederle :D
Oh, e il museo (presumo sia Volandia), non sai quanto ti invidio! Ho visto un documentario il mese scorso in cui ne parlavano e mi piacerebbe moltissimo visitarlo!
Quando a luglio sono andata a Lignano per vedere l'esibizione delle Frecce, mentre aspettavamo ricordo di aver parlato con una coppia che veniva proprio da Monza e mi hanno detto che le avrebbero riviste durante il sorvolo al Gran Premio
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Last night while returning home I stopped in a random bar for a sandwich and I saw a calendar on december page with an helicopter picture, I got closer and found out it was EliFriulia's calendar!
I went to the barman and asked him if they were going to thrown it away and he told me that I could pick it if I wanted, so when I went out I had this beautiful 2023 calendar :D
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