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Bilancio Preventivo 2025: le priorità del Partito Democratico di Casale Monferrato. Lavoro, giovani e sanità al centro delle proposte per il futuro della città
Casale Monferrato, 2 dicembre 2024 – Con l’approssimarsi del Consiglio Comunale dedicato alla discussione del Bilancio Preventivo 2025/2026/2027, il Partito Democratico di Casale Monferrato presenta le sue priorità per affrontare le sfide più urgenti dell
Le sfide del Bilancio 2025/2026/2027 Casale Monferrato, 2 dicembre 2024 – Con l’approssimarsi del Consiglio Comunale dedicato alla discussione del Bilancio Preventivo 2025/2026/2027, il Partito Democratico di Casale Monferrato presenta le sue priorità per affrontare le sfide più urgenti della città. Questi punti, già centrali nel programma della coalizione “Casale Davvero”, si concentrano su…
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Cos'è un epilatore leggero pulsato?
Puoi immaginare la rasatura senza la necessità di applicare cera calda, eruzioni cutanee e cretini, questa anche nella privacy della tua casa? Se suona un grande affare, allora forse dovresti controllare il miglior epilatore IPL di oggi (schiuma di elettrolisi leggera pulsata) del mercato. Per eliminare i capelli fastidiosi, costosi e indesiderati di tutto il corpo in modo rapido ed efficace, hanno sempre l'alternativa di andare a un salone di estetiste su base regolare o spendere innumerevoli dollari su depilatori e trattamenti.
Alcuni dermatologi potrebbero dirti che il modo migliore per trattare la tua condizione è sottoposti a subire interventi chirurgici di rimozione dei capelli radicali che possono costare migliaia di dollari. Tuttavia, i dermatologi conoscono più della maggior parte delle persone quando si tratta di affrontare con i capelli del viso o del corpo persistenti che si rifiutano di andare via. Questi professionisti stanno costantemente la ricerca delle ultime tecnologie per il trattamento dei capelli e stanno aumentando continuamente le loro attrezzature per includere l'epilazione leggera pulsata all'avanguardia (PLED). Se hai qualche dubbio su ciò di cui stanno parlando, basta chiedere a uno dei loro molti pazienti. Se vuoi imparare come l'epilazione leggera pulsata può eliminare i tuoi impertinenti imperfezioni, leggere.
Il mondo è pieno di donne che desiderano avere una pelle giovanile, liscia e glabina dappertutto. Mentre altri hanno già conquistato il loro problema attraverso intensi trattamenti leggeri pulsati, ci sono altri che devono ancora scoprire questa soluzione antica. Stanno praticamente cercando di sbarazzarsi di impertinenti imperfezioni e eruzioni cutanee che appaiono sulla pelle e soprattutto sulla linea bikini. Un tipico paziente arriverà in una consultazione in cui il medico valuterà il problema. Dopo un'attenta valutazione, il medico fornirà al paziente il trattamento con il trattamento epilatore laser che è noto per ridurre efficacemente la crescita dei capelli.
Quando si utilizza l'epilatore leggero pulsato, il dispositivo è composto da due pezzi separati. Un pezzo contiene il generatore di impulsi medico mentre l'altro contiene il sensore fotoepilazione che emette l'energia di luce concentrata nell'area interessata. L'intensità del calore prodotta varia in base alla sensibilità dei follicoli piliferi. Questo determina l'intensità del colore dell'area stimolata. Il medico imposterà l'intensità a seconda delle condizioni del tono della pelle dei pazienti e del tipo di imperfezione, vuole affrontare.
Uno dei nuovi metodi che possono eliminare in modo permanente il corpo indesiderato e i capelli del viso comprendono gli epilatori leggeri pulsati. Il metodo funziona dirigendo un impulso stretto di energia laser sulla pelle mirata. Questo sradica le cellule morte e malsane in un breve lasso di tempo. Il processo di epilazione garantisce inoltre che le aree trattate siano libere da qualsiasi tipo di cicatrici o infezioni.
Questo emulatore leggero pulsato funziona meglio sui pazienti con pelle scura. I pazienti con tono della pelle fiera possono sperimentare effetti collaterali minori. L'effetto collaterale più comune è una leggera irritazione della pelle. L'intensità del calore emessa dal dispositivo dipende anche dalla sensibilità della pelle. Ad esempio, una persona dalla pelle scura sperimenta un'elevata intensità del calore mentre un paziente dalla pelle fiera potrebbe solo sperimentare un'intensità media del calore.
Ci sono molti dermatologi che consigliano questo epilatore leggero pulsato per i pazienti che desiderano eliminare definitivamente i peli indesiderati. Questi professionisti spesso raccomandano questo metodo insieme a soluzioni topiche che vengono utilizzate per accelerare il ciclo di crescita dei capelli della pelle dei clienti. Tuttavia, è importante notare che questo metodo può solo rimuovere i peli che stanno crescendo. I capelli che sono già cresciuti devono essere trattati in modo diverso.
Se si vuole sbarazzarsi in modo permanente dei peli indesiderati, questo epilatore leggero pulsato è considerato il metodo più sicuro ed efficace finora. Ha permesso a molte persone di sbarazzarsi dei capelli indesiderati in modo più sicuro. Il trattamento non richiede uno a subire più interventi chirurgici o medicinali costosi. Non richiede nemmeno uno a cambiare la loro dieta o attività regolari. Tutto ciò che è richiesto è che si acquista l'emulsione a luce pulsata, applicare il gel sull'area che deve essere trattata, quindi guarda i capelli cadere dopo due o quattro settimane. Questo trattamento è molto migliore rispetto ad altri metodi per la depilazione permanente.
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Vantaggi del peeling del corpo 2022
Vantaggi del peeling del corpo
Il peeling del corpo è un modo efficace per esfoliare il corpo. La procedura può essere eseguita in un'impostazione di ufficio con un professionista autorizzato, o a casa con i prodotti appropriati. Entrambe le opzioni raggiungono gli stessi risultati. Dr. Ava Shamban, un dermatologo certificato da bordo, spiega che l'obiettivo principale di una buccia del corpo è quello di eliminare la superficie esterna ruvida ed esporre i strati più profondi della pelle. Spiega che una buccia varia in forza e scopo.
Le bucce chimiche possono essere suddivise in due tipi: fisico e chimico.
Le bucce chimiche contengono acidi, come acido glicolico, acido tricloroacetico, acido salicilico, soluzione di jessherners o fenolo. Gli scrub del corpo sono solitamente composti da acido idrossicato alfa (AHA) o tricloroacetico acetico e applicato da un medico autorizzato. Il processo può lasciare la pelle liscia e morbida, o può lasciarlo lucidare e liscio. Un trattamento con peeling completo è un trattamento specializzato per una varietà di problemi della pelle. Può migliorare l'acne, iperpigmentazione o i segni di invecchiamento. Può anche aiutare a trattare una varietà di condizioni tra cui secchezza, uossuali, ottusità o sblocchi. La procedura è sicura ed efficace e può essere personalizzata per indirizzare le tue esigenze specifiche. Per sperimentare i vantaggi di una buccia del corpo, consultare un medico autorizzato per i migliori risultati. Idealmente, dovresti usare uno scrub del corpo almeno due volte a settimana, ma puoi farlo più frequentemente se la pelle è estremamente asciutta o incline ai peli incarniti. Tuttavia, il fattore più importante è il modo in cui segui le istruzioni fornite dal tuo medico della pelle. Una buccia può migliorare il tono della pelle, la texture e il colore. Per i migliori risultati, assicurati di ottenere il trattamento il prima possibile, e indossare sempre indumenti a maniche lunghe. scrub benefici
Vantaggi del peeling del corpo 2022
Ci sono molti vantaggi del peeling del corpo.
Può essere usato per curare l'acne, l'invecchiamento e il danno al sole. Può persino aiutare a trattare le condizioni relative alla pelle come iperpigmentazione e urti. Può anche essere usato per affrontare l'acne, l'invecchiamento e altre condizioni della pelle. Dopo il processo di peeling, dovresti lavare il viso con un balsamo labbra o applicare idratante labbro. Una buona procedura cosmetica ti durerà per molti mesi. Una buccia del corpo non è una procedura chirurgica. È una procedura cosmetica che richiede assistenza medica. Questa procedura lascerà la tua pelle dall'aspetto fresco e sano. Potresti provare il rossore o un'eruzione cutanea dopo la procedura, ma alla fine svanirà. Una buccia di corpo chimica dovrebbe essere un trattamento temporaneo e non permanente. Dovresti visitare una clinica ogni due o tre mesi. I migliori risultati dureranno per alcuni mesi.
Se stai pianificando di sottoporsi a peeling del corpo, è importante prenotare una consultazione iniziale.
Il dermatologo sarà in grado di determinare ciò che è meglio per la tua pelle e quali trattamenti sono i migliori per te. È anche importante discutere di qualsiasi preoccupazione che potresti avere con il proprio medico prima della procedura. È anche cruciale fare domande. Durante la tua consultazione, dovresti assicurarti di essere a conoscenza di potenziali rischi e effetti collaterali. Durante la consultazione iniziale, il dermatologo sarà in grado di aiutarti a determinare se una buccia del corpo sarà giusta per te. La peeling del corpo chimico può migliorare la texture e il tono delle tue pelli. Coinvolge un processo di peeling, dove viene rimosso lo strato superiore della pelle per rivelare uno strato più sano e più giovanile sotto. Una buccia di corpo chimica è simile a un processo di esfoliazione, ma a differenza di esfoliante il viso, il peeling del corpo chimico è indolore e non richiede un intervento chirurgico. Anche la procedura è completamente sicura, ma lascia la pelle vulnerabile al sole.
peeling corpo Prima di sottoporsi a un corpo peeling, dovresti prima vedere un dermatologo. Lui o lei analizzerà la tua condizione della pelle e raccomanderà il miglior trattamento. Diversi bucce chimiche funzionano in modo diverso per diversi tipi di pelle. Dovresti scegliere quello giusto per te. Un dermatologo sarà in grado di rispondere a qualsiasi domanda tu abbia e ti guiderà nel prendere la decisione giusta. È importante capire che le bucce chimiche sono una procedura medica e non dovrebbero essere tentate da un layperson senza un consiglio di dermatologi.
Il corpo peeling è un ottimo modo per sbarazzarsi di cicatrici del corpo indesiderate, abbronzatura e acne.
È anche un ottimo modo per tonificare e ringiovanire la pelle. Una buccia chimica darà alla tua pelle un'aspetto più fluido, più fresco, più radioso. A seconda del tipo di peeling che scegli, potresti scoprire che ti aiuterà a liberarti di un sacco di imperfezioni indesiderate e cicatrici da acne. Vantaggi del peeling del corpo, peeling corpo come si fa ? , scrub benefici, Se ti è piaciuto l'articolo "Vantaggi del peeling del corpo 2022", ti potrebbe piacere anche l'altro nostro articolo: Scrub del corpo esfoliante 2022 Puoi seguirci su Pinterest. Read the full article
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FALANGONE: “CONSULTAZIONE PUBBLICA SULL’UTILIZZO DEI BENI COMUNALI”
FALANGONE: “CONSULTAZIONE PUBBLICA SULL’UTILIZZO DEI BENI COMUNALI”
“Massimo sostegno all’iniziativa del movimento giovanile Collettiva Nardò per una nuova gestione dei beni pubblici della nostra città. Credo che sia una richiesta di buonsenso e la pubblicazione dei beni immobiliari del Comune sarebbe un primo passo per l’avvio di un percorso aperto e condiviso”. (more…)
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Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/piattaforma-berlinguer-concluse-le-votazioni-on-line-in-vista-delle-regionali/
Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali
Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali
Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali Lente Locale
R & P
É terminata la votazione on-line lanciata dentro la piattaforma Berlinguer in vista delle elezioni regionali 2020. Si é trattato di una consultazione di tutti gli iscritti calabresi (circa 500), la prima in assoluto organizzata sulla piattaforma socio-digitale nata a febbraio scorso nel nome di Berlinguer, con lo scopo di mettere insieme le diverse anime della sinistra e di favorire la partecipazione politica attraverso le nuove tecnologie digitali. Il laboratorio politico digitale promosso dall’associazione Generazione.com (www.italiagenerazione.com) nato in Calabria, parla in particolare al popolo giovane della sinistra, più portato anagraficamente alle tecnologie ma guarda a tutti in chiave di un coinvolgimento più ampio su base nazionale. La piattaforma Berlinguer non é un clone delle altre più note piattaforme, é una piattaforma disintermediata, funziona in blockchain e pertanto non é manipolabile dietro le quinte. Hanno preso parte alla consultazione on-line 252 persone, il 50% degli aventi diritto. Ottimo risultato per essere la prima votazione in assoluto, che ha incontrato probabilmente un astensionismo di tipo “tecnico”. Molti utenti hanno infatti avuto difficoltà di accesso essendo la prima volta o nel recupero delle credenziali. Il quesito, stabilito dal coordinamento regionale, era il seguente: Elezioni regionali Calabria 2020.Per dare forza, voce e visibilità alla piattaforma Berlinguer, con quale coalizione dovremmo dialogare ai fini di una nostra eventuale partecipazione? – Con la Coalizione di Pippo Callipo candidato presidente – Con la Coalizione di Gerardo Mario Oliverio candidato presidente – Con nessuno. Astenersi e aspettare più avanti. I risultati sono stati: 205 iscritti (81,34%) sono per dialogare con la coalizione di Pippo Callipo; 35 (13,88%) per nessuno con specifica richiesta di astensione, 12 (4,76%) soltanto per la coalizione di Mario Oliverio. Questo dato non significa ancora che il coordinamento regionale della piattaforma appoggerà la nascente coalizione di Pippo Callipo, ma certamente i referenti regionali della piattaforma hanno ottenuto un pieno mandato al dialogo che deve avvenire su proposte programmatiche. Nelle settimane scorse lo stesso coordinamento regionale aveva predisposto un decalogo di punti in pillole come terreno di confronto politico e programmatico, per valutare punti di convergenza e possibili connessioni con altre forze politiche e coalizioni.
1) Rinnovamento della classe dirigente, onestà e umiltà in politica, questione morale, lotta alla ndrangheta ed alle lobby affaristiche che hanno decapitato il decollo della Calabria. 2) Lavoro, questione giovanile, lotta allo spopolamento dei territori attraverso un coinvolgimento di scuole, università, imprese, pubblica amministrazione in attuazione dei principi della costituzione. Questione meridionale e difesa dell’autonomia regionale nel rispetto della perequazione. Potenziamento dell’istruzione pubblica, dei centri di formazione culturale con velocizzazione dei fondi per la messa in sicurezza degli ambienti scolastici abitati ogni giorno da bambini e studenti in una regione a forte rischio sismico. 3) Tutela della salute e rilancio degli ospedali pubblici con un piano per l’occupazione nella sanità che può rappresentare una svolta per il diritto all’assistenza e posti di lavoro per medici, infermieri, oss, precari. 4) Valorizzazione dell’ambiente, investimenti pubblici sul dissesto idrogeologico ed in opere di protezione civile a sostegno dei comuni. potenziamento della green economy con incentivi alle imprese ”ecosostenibili”. Nuovo piano per la gestione del ciclo dei rifiuti. 5) Investimenti nella ricerca scientifica in collaborazione con i tre grandi atenei della Calabria. innovazione tecnologica dei sistemi informatici al servizio di imprese e cittadino con sviluppo di blockchain, intelligenza artificiale e nanotecnologie. 6) Politiche della casa, sblocco dei cantieri di edilizia popolare e privata attraverso un programma di realizzazione di nuove case popolari e di riqualificazione del patrimonio esistente in tutta la regione. Sburocratizzazione degli uffici dell’ex genio civile. 7) Lotta alla povertà, diritti e solidarietà sociale. costruzione di una rete solidale sul territorio per l’attuazione dei programmi di inclusione e di assistenza rivolta a categorie svantaggiate come anziani, diversamente abili, immigrati. 8) Tutela dei beni comuni, culturali e paesaggistici come mari e monti da trasformare in risorsa per il turismo. Incentivare l’agricoltura favorendo la produzione di nuove colture come la melograna e il kiwi, di colture tipiche come il bergamotto e l’olivo, il rafforzamento della filiera del legno con contestuale sviluppo del turismo rurale. 9) Rilancio del sistema dei trasporti e della portualità e riconversione dei poli industriali dismessi in attività socialmente utili in grado di creare accessibilità e nuove occasioni di lavoro. Investimenti per la sistemazione di tutte le strade secondarie con in programma gestito dalle province. 10) Snellimento della burocrazia regionale. Istituzione sportello/ufficio ad hoc per le relazioni con tutti i comuni calabresi. Costituzione di una cabina di regia formata da giovani professionisti per la progettazione e la spesa dei fondi comunitari con uffici dislocati in tutte le province calabresi.
Su queste proposte e approfondendo i contenuti si stabilirà nei prossimi giorni se la strada indicata dagli iscritti alla piattaforma Berlinguer sia quella giusta da percorrere o meno, in vista delle imminenti consultazioni regionali.
Coordinamento regionale Piattaforma Berlinguer – Generazione.com
Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali Lente Locale
Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali Lente Locale
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Piattaforma Berlinguer, concluse le votazioni on-line in vista delle regionali Lente Locale
Antonella Scabellone
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In queste febbrili ore post elettorali si susseguono gli iperboli sul voto alle elezioni europee di domenica 26 maggio, e Roma non fa eccezione. Si va dalle celebrazioni per l’exploit della Lega di Salvini alla riscossa del PD come primo partito nella Capitale, passando per la disfatta a 5 Stelle marchiata a fuoco col nome di Virginia Raggi.
Tu quoque, Roma? Analisi del voto romano alle europee
Ma possiamo davvero ridurre tutto a una dinamica così chiara e superficiale? Prendiamo una lente di ingrandimento e proviamo a capirci qualcosa in più.
Partiamo da alcune considerazioni di carattere generale. Il voto delle europee, almeno in Italia, può essere considerato a tutti gli effetti un termometro fallato del Paese. In questa tornata elettorale l’affluenza è stata del 56,1%, in calo di quasi due punti percentuali rispetto al 2014, nonostante la generale crescita in tutto il continente (51% di media contro il 42% delle scorse consultazioni). Siamo ben lontani dall’ “europeissima” Italia delle elezioni del 1979, quando più dell’86% degli aventi diritto si recò alle urne. Da allora una costante flessione, fino al dato odierno: una direttrice confermata, con diverse percentuali, anche alle elezioni politiche. In una fase di crisi profonda della rappresentanza, l’elettorato di certo non si spende per nominare i “rappresentanti” di un’istituzione percepita, mai quanto oggi, lontana dalle proprie necessità, responsabile di buona parte dei problemi strutturali del Paese e incerta tanto sul presente quanto sul futuro. Probabilmente, se non si fossero accorpate le europee con numerose elezioni amministrative (Regione Piemonte + 3.844 comuni di cui 24 capoluoghi di provincia e 6 di regione), parleremmo di affluenze ancora più basse. E la città di Roma lo dimostra ampiamente, con un’affluenza al 48,91%, dunque ben al di sotto della media nazionale. La metà degli aventi diritto, decine di milioni di persone, non si è recata alle urne.
Il voto nella Capitale ci restituisce un quadro parzialmente diverso rispetto al nazionale, confermando alcuni trend già in corso e previsioni facilmente calcolabili alla vigilia. Il primo dato lampante è, anche qui, la crescita esponenziale della Lega di Salvini, che passa dall’1,42% delle europee 2014 (16.728 voti) al 25,78 % (285.318 voti). Considerando anche il passaggio intermedio delle elezioni politiche e regionali del 2018, in cui la Lega prese percentuali intorno tra l’8 e il 12%, il dato, ad una prima analisi, sembra davvero incredibile. Ma non lo è poi così tanto. Come non lo è la scomparsa di Casapound e Forza Nuova dai radar elettorali, formazioni che, nonostante l’ormai costante sovraesposizione mediatica, sono ormai relegate a fare i topolini per la montagna salviniana.
Andiamo avanti. Il PD di Zingaretti esulta per quella che definire una “vittoria di Pirro” è dire poco. I resti dell’elettorato di centro-sinistra hanno una composizione fortemente europeista, dunque attratta dalle elezioni europee come un’ape al miele. E infatti l’intero blocco dem ha risposto presente: sul nazionale i voti sono sostanzialmente inalterati rispetto alle politiche, 6.161.896 contro i 6.045.723 di ieri. Gli occhiali indossati per vedere la realtà, però, cambiano radicalmente la percezione. E così quello che solo un anno fa era un risultato mediocre, adesso diventa l’occasione per “rilanciare il PD nel bipolarismo del Paese”. La maschera viene giù anche su Roma: i voti totali sono sostanzialmente gli stessi tra la consultazione di domenica e le politiche/amministrative del 2018 (intorno alle 340.000 unità), mentre rispetto alle precedenti europee c’è una flessione importante (all’epoca i voti furono 506.000).
E arriviamo finalmente al dato che più ci interessa: il crollo del M5S. Ferma restando una generale flessione del consenso bruciato sull’altare del governo gialloverde, se sul nazionale è veritiera la penalizzazione del Movimento per l’astensione del Meridione, a Roma non è così. Con un’affluenza sostanzialmente stabile (1.200.000 voti nel 2014 contro 1.125.000 voti nel 2019), alle scorse europee i pentastellati ottenevano 293.241 preferenze, contro le 194.545 attuali. Se consideriamo anche le elezioni amministrative del 2016, in cui la Raggi prese 412.285 voti, e le elezioni del 2018, in cui gli stellati romani furono in linea con la media nazionale ma presero solo 4 collegi uninominali alla Camera e 2 al Senato (e 253.319 preferenze alle regionali), il tracollo è evidente.
Su un dato si possono giustificare i grillini: nelle periferie romane, roccaforte dei voti a 5 stelle, l’affluenza alle europee è stata molto bassa. Questo è vero, certo. Come è vero che il PD è primo partito a Roma per lo stesso motivo, e che gli stessi dem hanno fatto man bassa di voti nei due municipi centrali, dove peraltro l’affluenza è stata la più alta della città (52% nel I municipio e 56% nel II municipio). La frattura tra centro e periferia nella Capitale è evidente, lo era stata già nelle scorse tornate elettorali, prima fra tutte le amministrative del 2016 quando gli unici municipi conquistati dal PD furono proprio i due centrali. Il “nuovo” corso di Zingaretti rappresenta l’alternativa solo per le classi ricche, questo lo sapevamo già.
Tutto vero, ma solo in parte. Perchè, in realtà, alle scorse europee i pentastellati presero percentuali molto più alte nei municipi periferici. Prendiamo ad esempio il Municipio VI, al centro delle cronache degli ultimi mesi per i fatti di Torre Maura. Storica raccaforte pentastellata, nel Municipio delle “Torri” i voti M5S nel 2014 furono 28.869, mentre oggi 19.293. La Lega balza da 1.516 voti a 28.539, mentre il PD crolla da 29.919 preferenze a 13.575. Il VI è il Municipio degli estremi: astensione più alta (solo 42% di affluenza), più alta percentuale di voti alla Lega (36,8%), più bassa al PD (17,4%) e, nonostante tutto, la più alta in città per il M5S (24,9%). Ma quel quadrante è in testa alle classifiche cittadine anche per altri motivi, come il tasso di dispersione scolastica sopra il 7%, la disoccupazione giovanile intorno al 32%, la composizione migrante tra il 12 e il 15% con un’aumento, in alcune aree, del 1000% di presenze solo negli ultimi 10 anni. Fino ad arrivare all’enorme disagio sociale esploso in tutta la sua violenza ad aprile contro il centro di via dei Codirossoni.
L’analisi ci restituisce alcuni spunti di riflessione. Anzitutto: la retorica delle periferie come covi di fascisti, violenti e retrogradi, feticcio agitato da Repubblica e sodali per rimpolpare le fila del PD come unica alternativa al fascismo, è smentita una volta di più. Il travaso diretto di voti dal M5S alla Lega, e prima ancora da Renzi ai pentastellati, lo dimostra chiaramente: non è fascismo, è bisogno di risposte alla crisi, di cambiamento, di protezione. Che assume anche toni duri, reazionari. Ma stiamo parlando di un’altra cosa. Lontano da logiche di opinione o di collocazione sociale, valide semmai per lo zoccolo duro degli elettorati dei partiti tradizionali come il PD o Forza Italia, il voto è ormai estremamente volatile, facilmente modificabile anche in maniera drastica rispetto alla “pancia” del momento. C’è una grossa forchetta di persone che fluttua spesso da un partito all’altro, incapace di immaginare un cambiamento che non passi per l’elezione dell’illusionista del momento. I partiti ora emergenti, e in questo, con sfumature differenti, Lega e M5S sono identici, viaggiano sul modello del cartel-party, con scarsa o svenduta base ideologica, che parlano per slogan e tendono a costruire consenso su politiche di parziale redistribuzione del reddito (lodevoli, per carità, rispetto alle nefandezze della pseudo-sinistra) o sulla logica della paura senza affrontare le questioni centrali: casa, lavoro, servizi, ambiente, patrimonio pubblico. Spendere e spandere senza toccare i nodi profondi della politica, magari lasciando a qualche governo tecnico l’impopolare compito di rientrare nel budget con provvedimenti lacrime e sangue. I pentastellati nascono con questa impronta, la Lega la assume dopo il maquillage di Salvini che la trasforma in un partito nazionale. E probabilmente sarà proprio quest’identità ibrida, finita l’ubriacatura dei picchi elettorali, a creare più di un grattacapo al Capitano, che al Sud si affaccia ma non sfonda, mentre al Nord la solida base storica, quando si parla di Meridione, rumoreggia non poco.
La seconda considerazione riguarda l’inesorabile declino dell’illusione grillina. A Roma, come avevamo già detto qui, la fallacità delle promesse pentastellate si è palesata già molto prima del livello nazionale con Virginia Raggi. La sindaca è rimasta incastrata tra i poteri forti, le inchieste della magistratura e i pesanti attacchi delle opposizioni, persino dall’alleato politico del suo partito al Governo. Roma è al collasso, i pentastellati hanno perso di recente un altro municipio (l’XI) oltre ai due già persi lo scorso anno (III e VIII) e in più di qualcuno ci sono profondi mal di pancia, soprattutto il IX per la questione stadio della Roma. Una situazione difficile, proprio ora che inizia una stagione complicata, la cui onda lunga porterà alle elezioni comunali nel 2021 (a meno di possibili cadute), non solo per la questione stadio, ma anche per i rifiuti, di cui a breve dovrà sciogliere le riserve sugli impianti da utilizzare, la nomina dell’assessore all’ambiente, il rinnovo del CdA e l’approvazione del bilancio 2017 di AMA.
Un’altra considerazione si può fare relativamente al dato generazionale e alla composizione sociale del voto. Nel primo caso si possono analizzare le elezioni attraverso quelli che l’accademia chiama “effetto generazione”, ovvero l’influenza del periodo di politicizzazione dell’elettore sul proprio voto, e “effetto ciclo di vita”, per cui si è più propensi ad un voto radicale negli anni di gioventù e ad un voto più moderato nell’età adulta. La tornata europea ci dice che la Lega sfonda un po' in tutte le fasce di età, ma il picco massimo è nei Millennials: per i nati dal 1997 in poi, la percentuale di voti leghisti è oltre il 38%. Così come sfonda tra gli operai (48%), mentre nel ceto impiegatizio le differenze con gli altri partiti si assottigliano. Proprio in questi due segmenti, i più delusi e disillusi dalle politiche dei partiti tradizionali, fino alle politiche del 2018 era il M5S ad avere le stesse percentuali plebiscitarie che oggi osserviamo per la Lega.
Come non citare, infine, il dato sull’astensione. Che non può essere una giustificazione perenne, ma può fornire alcuni dati incontrovertibili, soprattutto perché le formazioni di governo hanno trasformato le europee in un referendum sul proprio operato. Nella Capitale, come in tutto il Meridione, l’affluenza è stata ben al di sotto della media nazionale. Una larga fetta di popolazione che subisce quotidianamente gli effetti della crisi strutturale, e che non a caso aveva votato in massa (più al Sud che a Roma) per i pentastellati alle politiche, non ha premiato Di Maio & co. dopo un anno di governo. La fotografia su Roma è l’ennesimo segnale di insofferenza verso una giunta che continua a non rispondere alle periferie romane. Il voto alle europee non ha portato conforto alla sindaca: la forte astensione nei quartieri lontani dal centro è anche frutto di una sfiducia nei suoi confronti. La Raggi vuole ripartire dalle periferie, ma le periferie non ripartono dalla Raggi.
Tu quoque, Roma, hai messo la freccia verso la Lega? Probabilmente si. Ma in maniera transitoria. A Roma come in tutto il Paese assisteremo ancora a tornate elettorali decisamente curvate a destra, ma non per questo siamo di fronte a un Paese o a una città di fascisti. Il voto e l’astensione di domenica scorsa sono gli ennesimi segnali di protesta, anti-UE e contro l’establishment tradizionale. Salvini risponde in maniera veloce ed efficace a tutte le esigenze, così come lo faceva il Movimento fino a un anno fa. O, nel caso di Roma e Torino, come facevano Raggi e Appendino fino a due anni fa. Poi la realtà è “tutto un altro paio di maniche”, come si dice da queste parti. Prima si prende coscienza della fenomenologia del politico, prima si esce dall’inutile dicotomia tra chi pensa che l’espatrio sia l’unica soluzione e chi dice che Salvini è un problema da affrontare con i relitti della sinistra istituzionale. Ieri il tappo al conflitto verticale per le diseguaglianze erano i 5 Stelle, oggi è la Lega, domani ne esisterà un altro? Costruire dal basso una risposta negativa a questa domanda significa dare un immaginario a chi crede di non avere alternative alla pantomima elettorale. Significa parlare direttamente ai milioni di astenuti, ai disillusi, al soggetto giovanile, agli operai. Significa praticare l’obiettivo, per un cambiamento reale.
Fonti:
-Dati elettorali : Comune di Roma e Ministero dell’Interno
-Dati composizione voto: analisi flussi SWG
-Dati sociali VI Municipio: mapparoma.blogspot.com
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Ue, Treu: 25% cittadini a rischio povertà, "serve social compact"
"Serve un patto per intervenire sui bisogni più urgenti delle persone. Oggi in Europa ci sono oltre 240 milioni di occupati, il numero più alto mai registrato, ma rimane ancora alto il tasso di disoccupazione giovanile. Abbiamo all’incirca un 10% di woorking poor e complessivamente quasi un quarto della popolazione europea a rischio povertà”. Lo ha detto il presidente del CNEL Tiziano Treu, intervenendo oggi a Bruxelles alla riunione del Comitato Economico e Sociale Europeo, sul tema del “Civil society for rEUnaissance”. L’obiettivo dei lavori è attirare l’attenzione sugli articoli 2 e 3 del Trattato sull’Unione europea con il sostegno di organizzazioni della società civile. Il presidente del CNEL Tiziano Treu sull'argomento ha precisato: “La delusione che si percepisce verso l’Ue è data da una distanza tra le promesse e quanto viene realizzato. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti con alcune azioni concrete. Per questo investire nell’Europa sociale è particolarmente importante in questo momento storico in cui si registra una tendenza negativa sulle proiezioni demografiche, vedi denatalità e invecchiamento della popolazione, e per fronteggiare i radicali mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro. Per essere all’altezza della sfida occorre prospettare la creazione di un sistema unico di welfare, un social compact sulla falsariga di quanto fatto con il Fiscal Compact, un patto sociale e istituzionale in grado di intervenire sui bisogni più urgenti delle persone a cominciare da un’assicurazione europea contro la disoccupazione da un maggior sostegno all’occupazione femminile. Rendere più ambizioso e nello stesso tempo cogente il Pilastro Sociale Europeo deve essere uno degli obiettivi principali. Parallelamente occorre rafforzare gli investimenti nei settori produttivi del futuro a cominciare dalle tecnologie digitali, in grado di porci in linea con l’ambizione da tempo enunciata di fare dell’Europa l’area più competitiva nel contesto della società e dell’economia globale. Anche qui serve un unico progetto europeo con risorse e strumenti comuni com’è stato con Industria 4.0. Le due misure, rafforzamento di investimenti sociali e di investimenti nell’innovazione, vanno tenute insieme”. In vista delle elezioni europee, il CNEL, nell’ambito delle sue prerogative costituzionali, ha promosso una consultazione pubblica sul futuro dell’Ue, rivolta a tutti i cittadini e in particolare ai giovani, i cui risultati saranno presentati il 9 aprile. La prossima riunione dei Comitati Economici e Sociali Europei si terrà a Roma, al CNEL, il 13 e 14 giugno, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Read the full article
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Libia, nel Fezzan non temono l'arrivo del generalissimo Haftar
Nati da poco più di tre mesi il movimento di protesta degli abitanti del sud della Libia denominato “Rabbia del Fezzan”, prosegue la sua attività per chiedere sicurezza, lavoro e sviluppo. Lo riporta l'agenzia di stampa italiana Nova. Anche a seguito dell’avvio a metà gennaio di un’offensiva militare delle forze fedeli al generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, finalizzata a prendere il controllo di Sebha, la più importante città a sud della Libia, e delle aree adiacenti nella zona sud-occidentale del paese. In molti erano convinti che con l'arrivo di Haftar il movimento della “Rabbia del Fezzan” avrebbe perso il controllo dei siti vitali della zona, dai giacimenti petroliferi agli acquedotti, che sono considerati anche gli obiettivi "non dichiarati" delle forze di Haftar. Nova ha intervistato Bashir Sheik, coordinatore e fondatore del movimento giovanile, responsabile della chiusura del campo petrolifero del deserto libico di Murzuq. Il giovane libico ha spiegato che “ancora adesso" le attività del movimento "incidono nella situazione sul terreno, godendo del supporto delle tribù e delle municipalità del sud”. Parlando dei cambiamenti e dei risultati ottenuti dal gruppo in questi mesi, Sheik ha affermato: “Il nostro movimento è formato da persone provenienti da diverse zone del sud. Abbiamo avviato questa iniziativa dopo che la situazione nel Fezzan era diventata insostenibile e perché lo Stato non reagisce se non viene provocato. In particolare dopo la nostra ultima manifestazione, che nessun media ha seguito, abbiamo deciso di chiudere l’impianto petrolifero di al Sharara”. Per quanto riguarda il sostegno di cui gode il movimento, il suo leader sostiene di beneficiare "ancora del supporto di tutte le componenti del Fezzan”. A detta di Sheik, il successo del movimento è reso evidente dal fatto che il sostegno al gruppo "si traduce in rifornimento di carburante, di gas e di soldi". Un sostegno che "era inaspettato per alcuni”, ha sottolineato ancora l'esponente libico. Sheik ha evidenziato in particolare come il movimento “Rabbia del Fezzan” goda "del sostegno di tutte le tribù e non parteggi per nessuna di esse, riuscendo ad arrivare presso tutti i sindaci e parlamentari eletti nella regione, oltre alle forze politiche e sociali e in tutti i villaggi”. A proposito della mutata situazione nel sud della Libia per l’arrivo delle forze dell'autoproclamato Esercito nazionale libico, Sheik ha spiegato che questa offensiva "non contrasta con i nostri obiettivi anche se la nostra arma più forte, quella di esercitare pressioni su Tripoli tramite i siti petroliferi, sia anche il loro obiettivo non dichiarato nel prossimo futuro. Sin dall’inizio abbiamo chiesto la messa in sicurezza dei cittadini e l'attuazione della legge nel Fezzan. Finora noi non siamo contrari a nessuna forza che venga nella regione per metterla in sicurezza, che sia dell’est o dell’ovest”. Il coordinamento generale del movimento ci tiene a sottolineare che la necessità di sviluppo della regione è tra i motivi principali che lo hanno spinto a muoversi in questo senso e che è alla base anche del fenomeno dell’immigrazione illegale presente nella regione. “Come tutti sanno – ha affermato Sheik – la mancanza di sviluppo ha spinto alcuni ad unirsi ai gruppi di trafficanti di esseri umani e a compiere altri crimini. Noi stessi soffriamo per la presenza di questo fenomeno e ne siamo preoccupati per le conseguenze che ha per la regione”. Sheik si dice pronto a dare il proprio contributo, e quello del movimento, per combattere le migrazioni illegali e ha chiesto per questo al governo di Tripoli il sostegno necessario per farlo. Per quanto riguarda la vicenda della chiusura dell’impianto petrolifero di al Sharara a seguito dell’occupazione da parte degli attivisti del movimento, il coordinatore di “Rabbia del Fezzan” incolpa per la prosecuzione della chiusura degli impianti il presidente della compagnia petrolifera nazionale National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanallah, il quale “ha decretato lo stato di forza maggiore nella zona”. Per risolvere questo problema, il movimento intende tenere un’assemblea popolare prossimamente, che riunisca giovani e notabili anziani del sud in un'importante unione intergenerazionale, alla presenza di tutte le forze nazionali provenienti da ogni componente del sud e da tutte le città. Scopo dell'incontro è far sì che il governo affronti quanto emerso dalla consultazione. In caso contrario, il movimento è pronto a tornare al confronto. Sheik ha espresso un giudizio negativo per quanto riguarda la visita compiuta dal premier del governo di accordo nazionale libico di Tripoli, Fayez al Sarraj, negli impianti di al Sharara lo scorso 19 dicembre, al termine della quale era stato annunciato il raggiungimento di un accordo che avrebbe riportato alla riapertura degli impianti petroliferi: “Le promesse fatte dal premier, tra le quali lo stanziamento di un miliardo di dinari libici per lo sviluppo del sud, non hanno trovato realizzazione se non molto lentamente. Il governo deve ascoltare le esigenze del sud e i progetti proposti per l’uso di questi fondi devono rispondere alle esigenze della popolazione”. Il coordinatore generale del movimento “Rabbia del Fezzan” ha infine apprezzato gli sforzi del governo italiano a sostegno del sud della Libia, in particolare quando in passato Roma ha sponsorizzato alcuni accordi di riconciliazione tra tribù della regione; questo nonostante si registrino dei ritardi nel rispetto delle promesse fatte riguardo il pagamento dei risarcimenti promessi a chi ha subito dei danni negli scontri tra milizie tribali e nei progetti di sviluppo. Al tal riguardo, Sheikh ha sottolineato l'importanza di lavorare nel sud “attraverso veri partner sul terreno e non scegliendo le persone sbagliate”. Proprio oggi il presidente della National Oil Corporation, Sanallah, ha chiesto la creazione di una forza "nazionale" incaricata di proteggere le installazioni petrolifere vitali per l'economia del paese nordafricrano. In un'intervista rilasciata al quotidiano britannico "The Guardian", Sanallah ha affermato che una tale forza dovrebbe essere posta sotto il comando diretto del governo di Sarraj, riconosciuto dalle Nazioni Unite. Per il presidente della Noc, inoltre, la forza a protezione degli impianti petroliferi in Libia dovrebbe disporre di un bilancio annuale di almeno 10 milioni di dollari (8,7 milioni di euro). Soprattutto, per essere veramente efficace, la forza auspicata da Sanallah dovrebbe coinvolgere anche l'Lna del generale Haftar, che controlla la Cirenaica ed è rivale di Sarraj. Soltanto in questo modo, sostiene Sanallah, questa forza sarebbe in grado di contrastare le milizie che a più riprese si sono impadronite delle installazioni petrolifere essenziali per l'economia della Libia al fine di estorcere denaro dalla Noc. Nell'intervista al "Guardian", Sanallah ha poi sollecitato una "nuova generazione di giovani politici libici" a farsi avanti e a proporre nuove idee per la pacificazione del paese. Il presidente della Noc ha, quindi, chiesto alle potenze straniere di rinunciare alle loro "affrettate e insostenibili" proposte per la soluzione della crisi in Libia. Infine, Sanallah ha accusato la Francia e l'Italia di litigare sul futuro della Libia solo per ragioni tutte interne alla politica europea, piuttosto che per ricercare il bene del paese nordafricano. Sanallah, ha manifestato però la sua preoccupazione per l’operazione delle forze del generale Haftar nel Fezzan, affermando che la riapertura del giacimento di Sharara “è diventata ora più complicata". Parlando alla Chatham House a Londra, Sanallah si è detto preoccupato per ciò che potrebbe verificarsi nella regione e alle strutture petrolifere a causa degli avvenimenti nella Libia meridionale: "La mia preoccupazione è che sia stata avviata una sequenza di eventi con conseguenze imprevedibili per la Libia". Sanallah ha ribadito che il gruppo armato che controlla l’impianto di al Sharara deve lasciare la zona, altrimenti la Noc non potrà considerare la possibilità di riprendere la produzione. La soluzione migliore per la sicurezza del campo in questione, secondo Sanallah, è quella di schierare una forza delle Guardie petrolifere (Pfg) gestita dalla Noc, anche se che la compagnia adotterebbe questa opzione con una certa riluttanza. "La Noc ha suggerito che, come misura immediata, una forza mista potrebbe fornire una soluzione all'interno di un quadro di sicurezza negoziato dal governo di accordo nazionale a Tripoli e con il sostegno delle Nazioni Unite", ha aggiunto Sanallah. Il giacimento petrolifero è chiuso per cause di forza maggiore dallo scorso dicembre. "La Libia sta ora producendo poco meno di un milione di barili al giorno", ha detto Sanallah. Read the full article
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Più di sette milioni di iraniani fanno pendere l’ago della bilancia d’un voto partecipato verso il presidente uscente Rohani. Per lui s’esprimono ventidue milioni e ottocentomila cittadini contro quindici milioni e mezzo che scelgono Raisi. Insignificanti le preferenze dirottate su Mirsalim (455.000) e Heshmitaba (210.000). Ma l’ufficialità dell’elezione non c’è ancora, manca lo spoglio di ben 15 milioni di schede che verranno smaltite in giornata, seppure non dovrebbero sovvertire la tendenza che vede Rohani attestato sul 58% e l’avversario sul 40%. Per consentire il maggior afflusso possibile alle urne, ieri sera il Comitato elettorale aveva deciso di prolungare la consultazione di due ore, poi di tre. Alla fine i seggi sono stati chiusi cinque ore dopo l’orario prefissato. Dunque il Paese si riaffida a un presidente uscente, una scelta che conferma la consuetudine e va oltre perché poggia su quanto la linea del chierico diplomatico ha mostrato negli ultimi tempi. Regge, specie fra i giovani, la speranza di poter veramente attuare quei piani d’investimento che la linea accogliente di Rohani ha sancito attraverso l’accordo sul nucleare. Poiché la nazione, pur dotata di proprie risorse e capacità materiali ed umane, necessita di confronto e cooperazione a tutto tondo. Sul fronte opposto Raisi, il puro e il povero, gestore però della più potente e solvente bonyad iraniana, Astan Quds Razavi della città santa di Mashhad, poneva in primo piano il discorso ideologico della particolarità iraniana sostenitrice della causa dei diseredati dall’economia e dalla politica imperialista che squassa da oltre un secolo il medioriente e prosegue nella sua dissennata politica guerrafondaia. Il chierico dal turbante nero ha trovato seguito nelle città rurali e nei luoghi come il quartiere Khorasan di Teheran dove lo spirito della Rivoluzione Islamico rappresenta uno stendardo esibito e onorato. Raisi ha incentrato la sua campagna contro il presidente uscente, evidenziando le contraddizioni di promesse economiche inattive e forse inattuabili che picchiano duro sulle giovani leve, tenendo alto il tasso di disoccupazione (12% nazionale e 30% giovanile) e sulla corruzione che avvinghia affaristi e politici (laici e chierici). Sottolineava in quest’ultimo caso il trasferimento del consenso di quel ceto un tempo vicino a Rafsanjani verso il presidente in carica. Ma non è riuscito a sfondare, perché lo staff di Rohani gli ribatteva dove fosse il suo rigore durante il lungo periodo in cui ha rivestito l’incarico di giudice. Per inimicarsi ancor più la gioventù urbana, che infatti ha votato in maggioranza il presidente uscente, Raisi aveva lanciato anche una polemica contro i concerti pop nella città santa di Mashhad “Prima di preoccuparsi dei concerti il governo dovrebbe interessarsi alla condizione dei poveri” sosteneva, ma la proposta di aumentare i sussidi verso i ceti meno abbienti, pur presenti in talune zone rurali, non ha sfondato come il severo sayyid pensava. Al contrario ha avuto il suo peso l’esplicito appoggio alla linea dell’apertura e della speranza, offerta da Rohani già quattro anni fa, di personaggi dello sport e dello spettacolo, fra cui le attrici Baran Kosari e Taraneh Alidoosty (la protagonista del film “Il cliente” di Asghar Farhadi) che aveva rifiutato il premio Oscar protestando contro il divieto antislamico del presidente Trump. Perché nell’animo dei sostenitori di Rohani apertura al mondo non è affatto intesa come ritorno al servilismo dell’epoca Pahlavi. Certamente se sarà confermato quale vincitore, il pacifico Rohani dovrà fare i conti con un quadro geopolitico sempre più complesso. Il presidente statunitense, se non sarà colpito da nessun impeachement è un personaggio infido, poco favorevole a distensioni e facilitazioni. Lo dimostra l’incontro di queste ore con la dinastia Saud e con gli islamici del Golfo, che ha tenuto alla larga qualsiasi presenza iraniana, e non perché il Paese fosse impegnato con la consultazione presidenziale. Ma questa diventa storia del futuro prossimo. Per ora l’alleanza interna iraniana fra pragmatici e riformisti tiene. Ieri quando Mohammad Khatami si è presentato al seggio per esprimere il suo sostegno a Rohani, una folla osannante gli si è stretta attorno. Un’acclamazione di persone che non celavano i segnali d’un passato di contestazione, col verde risbocciato, dopo essere in quest’ultimi anni riparato nel viola. L’Iran dei simboli prosegue un cammino pur polarizzato. Quello in cui difficilmente vedrà prevalere la componente riformista riguarda la scelta della futura Guida Suprema. Fra gli ayatollah i tradizionalisti sembrano dettar legge, nonostante una spiccata linea geriatrica (Jannati, Shirazi, Hamedani, Yazdi, Mesbah-Yazdi) sono tutti novantenni o giù di lì. Eppure il faqih del futuro sembra già posto in prima fila, quando il malato Khamenei dovesse mancare. E’ lo sconfitto di oggi: Ibrahim Raisi che, in quel caso, potrebbe prendersi una rivincita corposa. Corposissima. Visto che sulla politica iraniana proiettata verso il mondo il velayat-e faqih non tramonta, forte anche del benestare del partito pasdaran. 20 maggio 2017 articolo pubblicato su enricocampofreda.blogspot.it
Enrico Campofreda
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