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PRIMA PAGINA La Discussione di Oggi giovedì, 28 novembre 2024
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Quando i Beatles facevano svenire le ragazzine cantando amori adolescenziali, quando la musica era dominata dal Beat e da una gioventu' ye-ye , c'era chi suonava musica sudata dentro qualche locale polveroso e pieno di fumo dalle parti di Londra. Anche quella musica parlava d'amore, ma di quell'amore carnale, quello peccaminoso commissionato dal diavolo, quello sessuale che faceva ululare a mezzanotte. Stava nascendo il British blues e quel ragazzaccio di John Mayall ne divenne il padre.. @ilpianistasultetto
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Hai visto la nuova mascotte che il Vaticano ha commissionato a Tokidoki? Con tanto di Madonnina Kawaii? Io non riesco ancora a crederci, trovo tutto questo inquietante
Queste vibes qua
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Abito in un posto che di bello dal punto di vista storico-architettonico ha poco o niente. Ed è il suo bello, così in ogni luogo che visito posso esclamare "oh ma guarda che meraviglia!" Ma siccome siamo diventati anche noi un poco sboroni, abbiamo fatto disegnare i ponti sull'autostrada MI-BO all'archistar Santiago Calatrava e non al primo geometra che si è presentato. Magnifici, soprattutto illuminati di notte, li avete visti tutti passandoci sotto, ma ti portano dal niente a sud a un cazzo di niente a nord. Non contenti abbiamo poi commissionato sempre all'archistar Calatrava anche la stazione Mediopadana dell'alta velocità -splendida, poco da dire-, così lo sguardo del turista in arrivo può spaziare e ammirare il niente a sud e il cazzo di niente a nord. Comunque non vivrei in nessun altro posto che qui.
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Nel rapporto sulla competitività dell’Unione europea commissionato da Ursula von der Leyen, (...) Mario Draghi ha illustrato le linee guida per rilanciare l’economia dell’Unione, cresciuta negli ultimi vent’anni in misura nettamente inferiore a Cina e Stati Uniti.
L’Ue si trova in una congiuntura particolare perché le tre condizioni esterne che ne hanno sostenuto la crescita - commerci globali in rapida crescista, energia a costi bassi e difesa garantita - sono venute meno. (...) Per cui il modello economico che ha sostenuto l’Europa è obsoleto (...). Nel rapporto si legge, tra l’altro, che l’Europa “dovrebbe imparare dagli errori fatti nella fase di iperglobalizzazione” (...) (...).
Di fronte a questo scenario Draghi consiglia di puntare su innovazione, decarbonizzazione e difesa e di farlo con maggiore coesione e attenzione al mercato unico. Per (farlo) l’Europa, dice Draghi, deve investire 750-800 miliardi di euro all’anno, pari al 4,4-4,7% del suo Pil. Questo significa investire il triplo di quello che si è investito con il piano Marshall tra il 1948 e il 1951 (...). Sia il settore pubblico, anche con strumenti di debito comune, che quello privato sono chiamati a contribuire a questo sforzo.
(Sin qui la sintesi. Ora l'analisi.)
a) la fine della globalizzazione, l’invecchiamento della popolazione, le maggiori spese per difesa e transizione energetica sono forze inflattive di lungo periodo. Questo significa che anche i tassi di interesse saranno alti, quindi finanziarsi costerà caro.
b) gli investimenti colossali sono necessari perché l’Europa deve ottenere crescita, ma vuole farlo stando dentro i binari autoinflitti della decarbonizzazione e della "coesione sociale" (aperta agli extracomunitari, ovviamente).
Il sogno green (, di inclusività senza se e ma) e di “indipendenza” geopolitica europea comporta rischi (...) e tempi lunghi, l'unica cosa certa sono i costi, altissimi (...) e sappiamo bene che nessun altro (Usa, Cina, India, altre medie potenze) hanno intenzione di autoinfliggersi un percorso colmo di "paletti green" come l’Europa.
Con il rapporto Draghi l’Europa annuncia al mondo di non essere un soggetto politico compiuto e questo, (oltre a essere una verità di fatto), dovrebbe consigliare realismo. (...) Un piano di investimento triplo rispetto a quello Marshall, sarà, in ultima analisi e in ogni caso garantito dai risparmi degli europei, chiamati, volenti o nolenti, a garantire il piano della Commissione.
via https://www.ilsussidiario.net/news/rapporto-draghi-linsostenibile-sogno-green-a-spese-dellitalia/2748652/
HEY DRAGOS, NO HAY DINERO. AFUERA.
Detto però come sintesi a valle di analisi dei contenuti, non un dismissivo naaah, l'ha detto quello che "ti contagi ti ammali muori". Far così, sparar giudizi alzo zero ad personam è pensare come i sinistri, reagire come i sinistri, comportarsi come i sinistri: é essere di sinistra a propria insaputa.
E comunque si, questa ricetta mega socialista iper centralista super statalista proviene da quello che "ti contagi ti ammali muori". Carramba che sorpresa. Più che vile affarista lo definirei banale keynesiano.
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Concentrazioni elevate di polveri ultrafini minacciano la salute delle circa 52 milioni di persone che vivono nel raggio di 20 km dai 32 più trafficati aeroporti europei. Stiamo parlando di oltre il 10% del totale della popolazione europea, esposta a livelli allarmanti di particolato 1000 volte più sottile di un capello, prodotto dai motori degli aerei sia ad alta quota, sia nelle fasi di decollo ed atterraggio. Lo indica uno studio commissionato da Transport & Environment (T&E), un insieme di organizzazioni non governative per la promozione del trasporto sostenibile in Europa.
Dall'articolo "Le particelle ultrafini emesse dagli aerei sono una minaccia per la salute" su Focus.it
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Una delle ultime commission realizzata. Il mio amico Matteo, che da tempo segue la pagina e pian piano sta riempiendo le sue pareti con opere mie (e questo mi riempie d'orgoglio) mi ha commissionato una sexy Miss Doronjo. Allora ho chiamato in causa un grande artista per una reference, cioè Adriano De Vincentiis, e da un suo sketch ho realizzato questa succinta Miss del trio Drombo.
Il risultato mi è piaciuto molto, e soprattutto è piaciuto a Matteo, spero piaccia anche a voi
#miss doronio#miss dronio#yattaman#dokrobei#dokrostone#trio drombo#joekirbycrackleart#joekirbycrackle#drawing#funny#tatsunoko
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GIAN LORENZO BERNINI: NETTUNO E TRITONE
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale […] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia è rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
di Claudia Renzi ©
In foto: Gian Lorenzo Bernini, Nettuno e tritone (Londra, Victoria and Albert Museum).
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Portrait of Giovanna Tornabuoni degli Albizzi, Domenico Ghirlandaio
Retratto de Giovanna Tornabuoni degli Albizzi, Domenico Ghirlandaio
The Portrait of Giovanna Tornabuoni (also known as Portrait of Giovanna degli Albizzi) is a painting by the Italian Renaissance painter Domenico Ghirlandaio (1448 - 1494). The portrait was commissioned by Lorenzo Tornabuoni after the death of his wife in 1488 and includes numerous symbolic details. It is housed in the Museo Thyssen-Bornemisza in Madrid.
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El Retrato de Giovanna Tornabuoni (también conocido como Retrato de Giovanna degli Albizzi) es un cuadro del pintor renacentista italiano Domenico Ghirlandaio (1448 - 1494). El retrato fue encargado por Lorenzo Tornabuoni tras la muerte de su esposa en 1488 e incluye numerosos detalles simbólicos. Es conservado nel Museo Thyssen-Bornemisza de Madrid.
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Il Ritratto di Giovanna Tornabuoni (noto anche come Ritratto di Giovanna degli Albizzi) è un dipinto del pittore rinascimentale italiano Domenico Ghirlandaio (1448 - 1494). Il ritratto fu commissionato da Lorenzo Tornabuoni dopo la morte della moglie nel 1488 e include molti dettagli simbolici. È conservato al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Source: RENAISSANCE ART AND ARCHITECTURE by Adam Jánošík
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I MATTONI FATTI CON LE ALGHE: DA PROBLEMA A OPPORTUNITÀ
Le alghe depositate sulle spiagge sono un problema che colpisce i litorali di tutto il mondo e che oltre ad inquinare le coste, provoca un forte impatto ambientale con la produzione di metano derivante dalla loro decomposizione. Un giardiniere messicano, Omar Vázquez Sanchez ha pensato di usare le alghe che invadevano la spiaggia del suo paese Puerto Morelos, per costruire la sua casa, compattando le alghe in mattoni e inventando un nuovo materiale da costruzione ecologico e molto flessibile e resistente.
La sua è diventata un’invenzione brevettata e con il nome di Sargablock ha velocemente conquistato il mercato fino ad essere inserita dalle Nazioni Unite nella lista delle soluzioni più ecologiche per ridurre l’impatto dell’edilizia nel cambiamento climatico. Il governo messicano gli ha commissionato decine di case costruite con le alghe e Vázquez ha avviato un’attività che fabbrica abitazioni per la popolazione a basso reddito e opportunità di lavoro per centinaia di persone, a partire da un problema. Decine di giovani oggi raccolgono il sargasso dalle spiagge per portarlo nelle fabbriche dove si costruiscono i blocchi e altrettanti lavorano come muratori.
Una casa edificata con i mattoni di alghe costa circa l’equivalente di 8.000 euro e può durare fino a 120 anni; le autorità di Malesia, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Barbados, Belize e anche degli Stati Uniti stanno costruendo edifici simili per sfruttare il sargasso. “Una notte ha piovuto a dirotto ma i miei blocchi sono sopravvissuti… è stato allora che ho capito di avercela fatta” racconta Vázquez
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Fonte: Sargablock
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Il Dipinto del giorno: Medusa di Caravaggio
L’opera del giorno che vi propongo oggi è la celebre testa di Medusa dipinta da Caravaggio a olio su tela poi applicata su uno scudo di pioppo da parata tra il 1597 e il 1598. Il dipinto fu commissionato all’artista dal cardinale Francesco Maria del Monte per farne dono al Granduca Ferdinando de’ Medici. Il Granduca aveva messo un piedi una nuova armeria e quel pezzo singolare avrebbe…
#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#capolavoro#Caravaggio#english#Firenze#Il dipinto del giorno#inartwetrust#life#masterpiece
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La parabola dell'ex capo della procura di Trani, appena condannato in primo grado, sempre promosso in una carriera costellata da disastri, incarna chiaramente le disfunzioni della giustizia italiana e del Csm
(...)
In questa sede non ci interessano molto i processi e le sentenze, che peraltro non sono definitive. Ma le disfunzioni della giustizia che emergono da queste inchieste e su cui la magistratura dovrebbe fare un’autocritica e una riflessione profonda. Ciò che sorprende, e dovrebbe allarmare, ripercorrendo l’intera carriera di Capristo dagli inizi a oggi, è come sia stato possibile che il Csm lo abbia sempre promosso e nominato al vertice di importanti procure nonostante i risultati disastrosi. Da Bari a Trani fino a Taranto, facendo diventare metastatico un sistema basato sulla prevaricazione e il senso d'impunità.
La storia di Capristo parte negli anni Novanta, quando diventa una star nazionale della magistratura per l’inchiesta sull’incendio del teatro Petruzzelli di Bari. Il rampante pm fece arrestare l’ex gestore del teatro, Ferdinando Pinto – colui che aveva rilanciato il Petruzzelli – con l’accusa di aver commissionato il rogo del suo teatro alla malavita barese con lo scopo di intascare i soldi dell’assicurazione. L’accusa di Capristo si basava sulla fondamentale testimonianza di un malato terminale, che rappresenta una delle pagine più raccapriccianti della storia della giustizia italiana. La storia fu raccontata, proprio sul Foglio, da Lino Jannuzzi. Capristo si presentò in una clinica, accompagnato da un informatore incappucciato che faceva il “cartomante”, per interrogare un musicologo amico di Pinto malato di Aids, moribondo e incapace di parlare. Sulla base di quei rantoli estorti a una persona in fin di vita Pinto venne arrestato: sarà completamente assolto solo dopo 20 anni.
(...) Ma mentre il cancro del “sistema Trani” si faceva sempre più grande, il Csm decise di farlo diventare una metastasi promuovendo Capristo alla guida della procura di Taranto, quella che di fatto decide della vita e della morte dell’Ilva. Ma le responsabilità non riguardano solo la magistratura. Il principale sponsor di Capristo nel Csm è stato Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale ministro per le Riforme del governo Meloni, che sottolineava lo “straordinario profilo professionale” di Capristo. E il Csm ha approvato.
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I gatti hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei giapponesi.
Ma il capostazione Tama, una gatta tricolore, è riuscita a catturare il cuore di un'intera città e contribuire con 1,1 miliardi di yen all'economia locale.
La stazione di Kishi a Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, in Giappone, fa parte della linea ferroviaria elettrica di Wakayama.
Nel 2004, la stazione rischiava la chiusura e venne salvata solo dalla protesta della gente del posto.
Tuttavia, due anni dopo, la compagnia ferroviaria decise di togliere il personale a tutte le stazioni sulla linea Kishigawa per risparmiare sui costi.
A quel tempo, il direttore della stazione era Toshiko Koyama, un uomo che aveva iniziato a nutrire un gruppo di gatti randagi che vivevano vicino alla stazione.
Una gatta di razza calico di nome Tama era particolarmente apprezzata dai pendolari, essendo sia mite che amichevole.
La si trovava spesso a prendere il sole alla stazione, felice di essere accarezzata e coccolata dai passanti.
Quando giunse il momento per il signor Koyama di procedere, chiese che la linea ferroviaria continuasse a prendersi cura di Tama.
Il presidente dell'epoca, Mitsunobu Kojima, era così preso dal gatto che non solo ne fece ufficialmente il capostazione nel 2007, ma le fece anche fare un cappellino.
Lo stipendio del gatto era pari a un anno di cibo per gatti e le fu dato un cartellino d'oro con il suo nome e la sua posizione impressi su di esso.
In qualità di capostazione, il ruolo di Tama non era solo quello di salutare i passeggeri e il personale ferroviario, ma anche quello di promuovere la ferrovia.
In effetti, la pubblicità aumentò il numero di passeggeri in visita a Kishi del 17% solo in quel mese.
A marzo 2007, le statistiche indicavano che il 10% in più di persone viaggiava sui treni solo per vedere Tama.
Il capostazione Tama guadagnò rapidamente fans...
Nel marzo 2008, Tama fu promossa a "capostazione super", un titolo che le valse addirittura un "ufficio" - vale a dire una biglietteria convertita con una lettiera e un letto.
Tama dimostrò di essere così popolare che il negozio di articoli da regalo iniziò a creare dei souvenir di Tama, come badge, portachiavi e caramelle.
I riconoscimenti continuavano e nell'ottobre 2008 Tama fu nominata cavaliere.
Per questo, un vestitino blu con volant al collo di pizzo bianco venne realizzato appositamente per il gatto.
Quando giunse la stagione dei bonus, Tama ricevette uno speciale giocattolo per gatti e una fetta di polpa di granchio, che le servì lo stesso presidente della compagnia.
Un suo ritratto speciale fu commissionato per essere appeso nella stazione.
Nel 2009, il pluripremiato designer industriale Eiji Mitooka fu assunto per progettare un "treno Tama" con raffigurazioni a fumetti del famoso gatto.
La parte anteriore del treno venne dotata di baffi, e all'interno le carrozze avevano pavimenti in legno e scaffali di libri per bambini.
Le porte si aprivano al suono preregistrato del miagolio di Tama.
Anche l'edificio della stazione venne ristrutturato da Mitooka nel 2010.
Il nuovo design assomigliava alla faccia di un gatto, incorporando le orecchie sul tetto.
Ci sono persino finestre stilizzate che sporgono dal tetto di paglia che imitano gli occhi di un gatto, specialmente la sera in cui le luci all'interno le fanno brillare di giallo.
Nel suo quarto anno come capostazione nel 2011, Tama fu promossa a Managing Executive Officer, la terza posizione più alta, appena sotto il presidente della società e l'amministratore delegato.
A quel punto, aveva già due assistenti capostazione: sua sorella Chibi e sua madre Miiko.
Dopo aver ricoperto il suo ruolo per sei anni, fu elevata al grado di presidente onorario della Wakayama Electric Rail.
Tuttavia, a questo punto, Tama aveva 14 anni e venne deciso che invece di essere visibile in ufficio dal lunedì al sabato, Tama sarebbe stata lì solo dal martedì al venerdì.
La sua morte avvenne il 22 giugno 2015 in un ospedale veterinario. Alcuni giorni dopo la scomparsa fu celebrato un funerale shintoista e Tama fu dichiarata "Onorevole Capostazione per l'Eternità".
Viene oggi onorata in un tempio vicino come divinità.
(Annalisa Susini)
(assemblato da Simone Chiarelli pag FB il piacere della scoperta)
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Il giardino nobile
Italian Landscape Design
a cura di Lucia Valerio
con un testo di Paolo Pejrone, con una intervisarchiviota di François Demachy
Electa, Milano 2011, 192 pagine, 27.31x34.93cm, ISBN 978-8837085759
euro 70,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume, commissionato da Acqua di Parma, è un omaggio al giardino all'italiana, patrimonio storico del nostro paese. Struttura formale e anima del luogo sono gli elementi principali del giardino di villa rinascimentale, fonte di ispirazione per i più autorevoli architetti e profumieri a livello internazionale. Un risultato ottenuto grazie al giusto equilibrio fra rigore razionale e fantasia creativa. Curato da Lucia Valerio, nota giornalista e responsabile della sezione verde di VilleGiardini. Ad iris, magnolia e gelsomino, che hanno ispirato la linea femminile de "Le Nobili" di Acqua di Parma, viene dedicato un testo a cura dell'architetto Paolo Pejrone, uno dei più autorevoli garden designer italiani. Mentre Francois Demachy tratta gli stessi fiori come note del linguaggio dei profumi. Fra i giardini selezionati, molti dei quali visitabili su appuntamento, alcune ville della Lucchesia come quella di Marlia, alcune Medicee e altre del FAI come Villa del Balbianello sul Lago di Como. L'apparato fotografico proviene in larga parte dall'archivio di Dario Fusaro, stimato fotografo del paesaggio. I giardini sono ritratti nella migliore stagionalità, con ampie fioriture e vivacità di colori. Un autorevole repertorio per conoscere meglio il giardino all'italiana e la sua relazione con l'alta profumeria.
#giardino nobile#giardino all'italiana#Lucia Valerio#Paolo Pejrone#archivio Dario Fusaro#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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La tragica vicenda che raccontiamo è stata riesumata dall’oblio della Storia per merito di Adamo Gasparotto, nato a Pradipozzo di Portogruaro nel 1928 e cresciuto a Gruaro. Gasparotto è un sopravvissuto della “Strage di bambini di Gruaro” ed è riuscito a smuovere le coscienze attraverso articoli di giornale e in ultimo anche l’amministrazione comunale del paese per ricordare le vittime di una campagna vaccinale antidifterica effettuata nel 1933. Un libro commissionato dal Comune di Gruaro sulla vicenda, nonché le due targhe commemorative sulle cappelle cimiteriali dove riposano “i fioi de la pontura”, sono merito della sua determinazione e voglia di verità. A lui, come a tutti i bambini vittime di quella follia, è dedicato il nostro redazionale.
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Il padiglione della Turchia alla Biennale di Venezia 2024
Per l'edizione 2024 della Biennale di Venezia, il Padiglione della Turchia ospita "Hollow and Broken: A State of the World," (Vuoto e Rotto: Uno Stato del Mondo). Si tratta di un’installazione site-specific di Gülsün Karamustafa. L'artista, una delle figure più influenti della Turchia, invita gli spettatori a riflettere sulle tragiche realtà del mondo contemporaneo, segnato da guerre, terremoti, migrazioni e minacce nucleari. Situata nelle storiche Sale d’Armi dell’Arsenale, la mostra è aperta fino al 24 novembre.
L'installazione si compone di opere scultoree, un film dell'autore e un'installazione sonora, tutte interconnesse per rappresentare un mondo rotto e vuoto. Sono straordinari e significativi i tre lampadari sospesi dall'alto, realizzati in vetro veneziano e avvolti in filo spinato, rappresentano le fedi monoteistiche del cristianesimo, ebraismo e islam, evidenziando le tensioni storiche tra queste religioni. Inoltre la presenza di colonne di plastica vuote, contrastanti con la tradizionale associazione di stabilità e potere, rappresentano il senso di vuoto nel mondo contemporaneo.
Il padiglione é stato commissionato dalla Fondazione Istanbul per la Cultura e le Arti (İKSV), con il supporto del Ministero della Cultura e del Turismo e Turkish Airlines.
Ringrazio per le foto il mio caro amico Felice Manganiello.
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