#collasso della Prima Repubblica
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pier-carlo-universe · 19 hours ago
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Lo Scandalo di Tangentopoli: Il Caso che Sconvolse l’Italia e Spazzò Via la Prima Repubblica
Un sistema di corruzione radicato, inchieste senza precedenti e il crollo della politica tradizionale Lo scandalo di Tangentopoli rappresenta uno dei momenti più bui della storia italiana contemporanea. Un intreccio di corruzione politica, appalti truccati e finanziamenti illeciti ai partiti, portato alla luce dall’inchiesta Mani Pulite, che travolse l’intero sistema politico della Prima…
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kneedeepincynade · 2 years ago
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The idea that socialism doesn't innovate is honestly the most ludicrous to me, there was innovation while we were in the caves and you want to tell me there is no innovation in a nation because of a political system? Ludicrous.
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE È IL PAESE TECNOLOGICAMENTE PIÙ AVANZATO AL MONDO ⚠️
😂 Per la serie "finalmente se ne sono accorti" 😵
🔍 Secondo uno studio, finanziato dal Governo Statunitense, la Repubblica Popolare Cinese supera gli Stati Uniti in 37 Settori-Chiave per il Futuro su 44. In alcuni di questi settori, oltretutto, la Cina possiede quasi un "monopolio", e da qui lo slogan degli imperialisti statunitensi: «tutte le democrazie devono unirsi per competere» 🤡
❔ Ma come, gli imperialisti statunitensi non dicevano che il Socialismo era incapace di portare innovazione? Ricordo, per gli smemorati, questi tre articoli:
🤡 "Perché il Socialismo non funzionerà - il Capitalismo è ancora il modo migliore per gestire il rischio e aumentare l'innovazione e la produttività", di Foreign Policy 😱
🤡 "Perché la Cina non sa innovare", di Harvard Business Review 😱
😂 Poi, però, a furia di crogiolarsi nella propaganda anti-Comunista e nel putridume neo-liberista tipico dei Bocconiani, si arriva - finalmente - alla verità: la Cina è il paese più avanzato a livello tecnologico al mondo, e allora vengono scritti articoli come questo:
😂 "Gli Stati Uniti devono collaborare con l’Europa per rallentare il tasso di innovazione della Cina", di CNBC 😂
🤔 Dunque, la ridicola "Teoria del Collasso della Cina" è ormai stata praticamente abbandonata, anche se ogni tanto torna alla ribalta su YouTube, e - oltretutto - sembra che ci lasceremo alle spalle anche quella del "Sozyaliszmo non innova!1!1!" 😘
🇺🇸 Gli USA - come scritto nell'articolo, sono rimasti impressionati dal livello delle Forze Missilistiche dell'Esercito Popolare di Liberazione, ma le preoccupazioni non risiedono soltanto nel Settore Militare, ma anche in quello Civile 😱
💬 "Il nostro Studio rivela che la Cina ha gettato le basi per posizionarsi come la prima superpotenza scientifica e tecnologica al mondo, ponendosi in testa, in alcuni casi anche in modo clamoroso, per quanto riguarda la ricerca nella maggior parte dei domini tecnologici critici ed emergenti" 📄
🇨🇳 I 10 Istituti di Ricerca più importanti al Mondo - scrivono gli autori del Report - si trovano in Cina, e producono Studi di Ricerca nove volte più importanti del Paese che si posiziona al 2° posto, ovvero - in diversi settori - gli USA 🇺🇸
🏆 La Cina, attualmente, mantiene il primato nella Scienza dei Materiali, nell'Ingegneria delle Telecomunicazioni, nell'Energia Pulita, nella Sostenibilità Ambientale, nella Biotecnologia, nell'Ingegneria della Difesa, nel Settore Spaziale, nell'Intelligenza Artificiale, nella Robotica 🥰
💕 Chi segue il Collettivo Shaoshan da tempo, sa bene che questi temi trattati fin dalla nascita del Canale: rigore nel metodo, scientificità nella ricerca e "实事求是" sono i Principi Fondanti del Collettivo Shaoshan, e ogni post presentato su questi argomenti ha sempre avuto fonti ben precise 📄
🔍 Per chi volesse approfondire, può rifarsi a questi post del Collettivo Shaoshan e a questi link:
🔺15/08/2022 - "La Cina punta all'innovazione tecnico-scientifica nel Settore della Robotica, definito strategico nel 14° Piano Quinquennale"
🔺07/09/2022 - "La chiave del Progetto della Cina è il raggiungimento dell'auto-sufficienza nei Settori della Scienza e della Tecnica"
🔺09/09/2022 - "La Cina e i «Piccoli Giganti», Aziende che operano in settori strategici della Scienza e della Tecnica"
🔺 La Cina mantiene il Primato nell'Energia Solare, Eolica e Idroelettrica 🌞
🔺05/02/2023 - "La Cina sta sconfiggendo la desertificazione ha aumentato la sua copertura forestale del 40% negli ultimi trent'anni"
🔺13/12/2022 - "Il Governo Cinese investirà 143 Miliardi di Dollari nell'Industria Nazionale dei Semiconduttori"
🔺 Gli Scienziati Cinesi pubblicano più paper scientifici di qualsiasi altro paese al Mondo
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⚠️ THE PEOPLE'S REPUBLIC OF CHINA IS THE MOST TECHNOLOGICALLY ADVANCED COUNTRY IN THE WORLD ⚠️
😂 For the series "they finally noticed" 😵
🔍 According to a study, funded by the US Government, the People's Republic of China surpasses the United States in 37 out of 44 Key Future Sectors. In some of these sectors, moreover, China has almost a "monopoly", and hence the slogan of US imperialists: «all democracies must unite to compete» 🤡
❔ Didn't the US imperialists say that Socialism was incapable of bringing innovation? I remember, for the forgetful, these three articles:
🤡 "Why Socialism Won't Work - Capitalism Is Still the Best Way to Manage Risk and Increase Innovation and Productivity", by Foreign Policy 😱
🤡 "Why China Can't Innovate", by Harvard Business Review 😱
😂 But then, by dint of wallowing in anti-Communist propaganda and in the neo-liberal filth typical of Bocconi students, we finally arrive at the truth: China is the most technologically advanced country in the world, and so articles are written like this:
😂 "US must work with Europe to slow China's rate of innovation," by CNBC 😂
🤔 So, the ridiculous "China Collapse Theory" has now been practically abandoned, even if it occasionally makes a comeback on YouTube, and - moreover - it seems that we will also leave behind that of "Sozyaliszmo does not innovate!1!1! " 😘
🇺🇸 The USA - as written in the article, was impressed by the level of the People's Liberation Army's Missile Forces, but the concerns are not only in the Military Sector, but also in the Civil Sector 😱
💬 "Our study reveals that China has laid the foundations for positioning itself as the first scientific and technological superpower in the world, taking the lead, in some cases even sensationally, in terms of research in most of the critical technological domains and emerging" 📄
🇨🇳 The 10 most important Research Institutes in the World - write the authors of the Report - are located in China, and produce Research Studies nine times more important than the country which ranks 2nd, or - in various sectors - the USA 🇺🇸
🏆 China currently holds the lead in Materials Science, Telecommunications Engineering, Clean Energy, Environmental Sustainability, Biotechnology, Defense Engineering, Space Sector, Artificial Intelligence, Robotics 🥰
💕 Anyone who has been following the Shaoshan Collective for some time knows that these topics have been dealt with since the birth of the Channel: rigor in the method, scientific research and "实事求是" are the Founding Principles of the Shaoshan Collective, and every post presented on these topics has always had very precise sources 📄
🔍 For those who want to learn more, you can refer to these posts from the Shaoshan Collective and to these links:
🔺15/08/2022 - "China aims at technical-scientific innovation in the Robotics Sector, defined as strategic in the 14th Five-Year Plan"
🔺07/09/2022 - "The key to China's Project is the achievement of self-sufficiency in the fields of science and technology"
🔺09/09/2022 - "China and the «Little Giants», Companies operating in strategic sectors of Science and Technology"
🔺 China Maintains Leadership in Solar, Wind and Hydroelectric Energy 🌞
🔺05/02/2023 - "China is defeating desertification has increased its forest cover by 40% in the last thirty years"
🔺13/12/2022 - "The Chinese government will invest 143 billion dollars in the national semiconductor industry"
🔺 Chinese Scientists publish more scientific papers than any other country in the world
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corallorosso · 4 years ago
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“Ho tollerato ogni restrizione in silenzio per il bene delle comunità. Ma la comunità cosa ha fatto per il mio bene? Più passo il tempo in questo Paese e più sono convinta di volermene andare. Avete sulla coscienza me e il mio futuro”. Queste parole sono di Camilla, studentessa di Firenze, pubblicate ieri dal Corriere della Sera. Cara Camilla, se vuoi andare via dall’Italia è difficile darti torto. Ma permettimi un “ma”. Se vai via perché da decenni lo Stato italiano non aiuta i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro, a essere indipendenti e avere una famiglia, è comprensibile. Se vai via perché da decenni investiamo meno di tutti in istruzione e ricerca e siamo indietro in digitalizzazione e tecnologia, è comprensibile. Se vai via perché non avrai una pensione e perché aprire una tua attività significa pagare il 60% di tasse e riempire milioni di moduli, è comprensibile. Se vai via perché sulle tue spalle pesa uno dei debiti pubblici più alti del pianeta, è comprensibile. Se vai via per queste e le altre mille piaghe che affliggono l’Italia e che hanno delle responsabilità decennali e politiche precise ok, è comprensibile. Ma se vai via perché un virus voluto da nessuno si è impadronito del mondo e per proteggere te e la tua famiglia lo Stato è costretto a privarti per qualche mese della compagna di banco e dell’aperitivo dopo le 18, perdonami, ma è comprensibile un po’ meno. Quello che oggi a te è chiesto e sarà chiesto per qualche mese ancora è sì un sacrificio enorme e gli errori ci sono stati. Ma non è la guerra in trincea che i milioni di tuoi coetanei dovevano affrontare tra cadaveri, zecche, topi, piscio prima di andare all’assalto e beccarsi una pallottola in bocca. Per il capriccio di qualche re o generale. Né i tuoi sacrifici ti sono chiesti per una generica e astratta “comunità”. La comunità di cui parli è tuo nonno, tua nonna, i tuoi genitori, forse te stessa. Non è necessariamente colpa di qualcuno. Vuoi andare in Spagna, Francia, Belgio, Inghilterra, Repubblica Ceca? Vuoi andare nei mitici USA? In bocca al lupo. Ma se credi di trovare Paesi dove governi migliori hanno azzerato i contagi e dove oggi regna la libertà temo che troverai una brutta sorpresa. Fuori dall’Italia si muore e si è chiusi e sacrificati come e peggio di noi. Giovani e vecchi. E i lockdown, le lezioni da casa e i coprifuoco li troverai ovunque. Perché nessun governo ha capito come fare, con questo virus, a vivere senza condannare qualcuno a morire. Cara Camilla il tuo sfogo è comprensibile. Di errori ce ne sono stati tanti. Ma se credi che esista una formula per evitare al Paese il collasso sanitario senza chiusure o sacrifici, allora dovresti spiegarla al mondo intero. Perché è il mondo intero, per ora, a non sapere dove sbattere la testa. Emilio Mola
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nelcuoreunaspina · 5 years ago
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Dopo due mesi di fermo sarebbe assurdo pensare di rimettersi in moto considerando la pausa-Covid una sorta di fermo immagine dopo la quale il film riprende a scorrere come prima",
si legge sul Messaggero.
Mattarella teme un collasso economico e sociale.
E insomma tornano a rimbombare in testa le parole pronunciate dal presidente della Repubblica nel discorso del primo maggio, quando ha insistito: "La battuta d'arresto che abbiamo subìto spinge ad accelerare la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell'economia, con scelte lungimiranti".
Insomma,
Mattarella spinge per un cambiamento.
Anche del governo?
Possibile,
probabile....
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lavocedegliitaliani · 5 years ago
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Ha ragione il Presidente Mattarella «L’Europa si dia da fare prima che sia troppo tardi»
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla del dramma Paese in uno dei momenti più difficili per il futuro Italiano, tornando su una vecchia questione UE , che manca di una politica comune e piena di indecisioni europee sulle misure economiche da adottare che porteranno il collasso degli Stati membri.
Io ero europeista convinto e nel mio profilo Twitter ( @claudiopanarel7) avevo…
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genderhanji · 4 years ago
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L’incidente della YH in Corea del Sud
La Repubblica di Corea (da qui, Corea del Sud) è una delle potenze economiche asiatiche insieme a Cina, India e Giappone. Tuttavia, pochi conoscono la storia del movimento operaio sudcoreano, formato da quelle persone che hanno pagato con la propria vita per il profitto di cui ora si vanta il Paese.
Il motto dei padroni sudcoreani era “oppressione e sfruttamento” e le prime vittime di queste parole sono state le donne lavoratrici. La rapida crescita della Corea del Sud vedeva da una parte le entrate economiche basate sull’export più che sul consumo dei prodotti interno al Paese, e dall’altra parte – affinché questa crescita fosse possibile – lo sfruttamento, la mancanza di diritti basilari per i lavoratori – in particolare delle donne, che fornendo da sempre lavoro prolungato a basso costo, con salari da fame, compensavano per la competitività internazionale della Corea.
Non c’è quindi da stupirsi che siano state proprio le lavoratrici negli anni ’70 ad organizzare il movimento operaio femminile – e forse non facciamo un errore a dire che siano state proprio loro le radici dalle quali è cresciuta l’organizzazione del movimento operaio sudcoreano e il movimento per la democrazia.
Uno degli esempi più noti in Corea del Sud della lotta operaia femminile lo troviamo nella vicenda conosciuta come “Incidente della YH”.
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La YH Trading Company Ltd era una fabbrica di parrucche fondata nel 1966 da Jang Yong-ho (dal quale prendeva il nome), iniziata con soli 10 lavoratori e un capitale di un milione di won (760 euro odierni circa). In soli quattro anni, nel 1970, divenne una compagnia di 4.000 lavoratori. Avvantaggiata dal boom di richiesta di parrucche e dalle politiche orientate sull’export del governo dittatoriale di Park, questa fama e crescita conseguite dalla compagnia si devono però al sudore e ai sacrifici delle operaie, che costituivano la maggioranza della forza lavoro nell’azienda (circa il 90% del totale).
Nel Settembre dello stesso anno, Jang Yong-ho nominò presidente della YH suo cognato Jin Dong-hee, in quanto i suoi progetti stavano diventando sempre più ambiziosi – a discapito, ovviamente, delle proprie dipendenti.
Tre anni dopo, nel 1973 Jang Yong-ho rubò una somma dell’ammontare di un miliardo di won (761.058 euro circa) e volò negli Stati Uniti per inaugurare la sede americana della compagnia, lasciando quella originale nelle mani di Jin, la cui competenza nel gestirla era poca. Infatti, la compagnia vide i propri debiti aumentare e fu costretta a ridurre il numero delle lavoratrici, iniziando la sua rapida caduta solo due anni dopo.
Tutto ciò gravava sulle spalle delle donne a contratto sotto l’azienda, che ricevevano i loro stipendi a tempo, quindi pagate secondo i risultati del loro lavoro in un certo numero di ore. In base a questo contratto, non potevano ricevere alcuno stipendio senza lavoro svolto.
Dopo uno sciopero nel Marzo 1975 represso dalla polizia, le lavoratrici si ritrovavano avvilite e disperate, e sentivano la necessità di un sindacato per fermare quei poliziotti che insistevano che la loro azione collettiva – considerata un crimine contro la nazione e la società – violasse la legge, minacciandole e spaventandole.
A Maggio del 1975, il sindacato della YH era finalmente fondato, nonostante la compagnia tentasse di instaurare un sindacato dominato dalla stessa e continuasse a disturbare l’istituzione del sindacato democratico, all’interno del quale le leader effettuavano diverse attività, come l’educazione delle altre lavoratrici e l’organizzazione dei laboratori.
Nel suo diario – rispettivamente nel Maggio ’78 e nel Marzo ’79 – la sindacalista ventenne Kim Kyeong-sook scriveva:
“Si deve combattere attraverso la discussione. Unità, diritto, solidarietà, lotta, critica. Bisogna costruire un movimento operaio.”
“Non bisogna vederlo solo come un movimento di parola, bisogna guardarlo come movimento d'azione.”
Già dopo sette mesi, le lavoratrici ricevettero il 50% di bonus, il primo frutto delle lotte del sindacato della YH guadagnato per la prima volta dalla creazione della compagnia.
In merito, si espresse la presidentessa del sindacato Choi Soon-young:
“Chiedevamo di provvedere alle condizioni basilari stipulate dalla Legge sugli standard del lavoro (nda: 근로기준법 del 1953). Eravamo emozionate come fossimo in paradiso anche solo se le negoziazioni ai livelli minimi venivano mantenute.”
L’economia internazionale fu ristrutturata e l’industria pesante iniziò ad essere lavorata alla fine degli anni ’70. Negli stessi anni, precisamente nel 1978, a seguito della crisi dell’olio causata dagli eventi che accadevano nel Medio Oriente da anni, la YH, così come l’intera industria delle parrucche, iniziò a ritirarsi, i suoi export diminuirono e con essi anche il numero dei lavoratori della compagnia, che scese ad appena 500.
Le lavoratrici iniziarono una battaglia chiedendo la normalizzazione (un'elaborazione complessa il cui scopo è la trasformazione del risultato economico della società (storico, rettificato, prospettico) in un valore utile ad esprimere la capacità di reddito dell'azienda interessata) della compagnia, ma sia la YH che il governo erano disinteressati alla situazione operaia e si sbrigavano a trasferire all’uno o all’altro le responsabilità. L’anno dopo la compagnia firmò la Dichiarazione di chiusura a Marzo, e in Agosto ne prese la decisione (unilaterale) definitiva.
Il regime Yusin di Park Chung-hee, intanto, mostrava la sua violenza e invocava alla brutale repressione delle lavoratrici che stavano combattendo per i loro diritti.
E fu ciò che accadde nell’Agosto del 1979.
Circa 200 lavoratrici occuparono le sedi centrali del partito d’opposizione al regime Yusin, il “Nuovo Partito Democratico” (di riferimento per il movimento per la democrazia sudcoreano), seguite dai giornalisti che documentavano il loro sciopero. Di nuovo, si esibì lo spauracchio della violazione della legge e si chiese alle lavoratrici di disperdersi subito, ma ciò non accadde. Dopo 40 ore di sciopero, la repressione fu brutale: in 23 minuti, 1.000 poliziotti armati si scagliarono sulle scioperanti e su chiunque capitasse sotto le loro mani, compresi 30 membri del partito d’opposizione, 12 giornalisti e decine di operaie. Una di loro perse la vita: la ventunenne Kim Kyeong-sook.
Il governo coprì l’omicidio usando la scusa del suicidio, smentito solo nel 2008 con un annuncio della Commissione per la Verità e la Riconciliazione:
“Sul corpo non è presente alcun segno di tagli alle arterie, e c'è una cicatrice sul dorso della mano che si crede esser stata colpita con un tubo di ferro. Sulla laringe, c'è una ferita mortale che indica dei colpi provocati da oggetti appuntiti.”
Questa repressione, passata alla storia come “Incidente della YH”, fu la scintilla che infiammò gli animi della classe operaia sudcoreana, portando alla rivolta popolare di Busan e Masan, e alla fine al collasso del regime Yusin.
Lo spirito di Kim Kyeong-sook – assieme a quello del ventiduenne Jeon Tae-il, morto nel 1970 dopo essersi dato fuoco in protesta per i diritti dei lavoratori – diventò il catalizzatore per il movimento per la democrazia degli anni '80, di cui è fondamentale ricordare che nel suo fronte c’erano le lavoratrici e la classe operaia.
Fonti:
(ENG) Y.H. Incident in South Korea 1979 (ENG) Holding a memorial service for Martyr KIM Kyeongsook (KR) 여성노동자 김경숙을 아시나요?
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novalistream · 5 years ago
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Quando il 14 luglio del 1948 il leader del PCI Palmiro Togliatti è vittima di un attentato che lo riduce in fin di vita, l’Italia sprofonda sull’orlo della guerra civile. La tensione della prima vera campagna elettorale della storia della Repubblica, pesantissima e violenta, è ancora nell’aria. Ha vinto la DC, il PCI è all’opposizione. Ma può bastare una scintilla a rimettere la pace nazionale in bilico. E quella scintilla arriva. In tutto il Paese esplodono manifestazioni di protesta. Le fabbriche vengono occupate. La produzione si ferma. Le città sono invase da contadini e operai con le bandiere rosse. Ci sono morti e feriti. Sembra un’insurrezione e chissà: potrebbe esserlo. Potrebbe essere l’occasione per i comunisti. Il PCI chiede le dimissioni del governo. Ma al suo risveglio il gesto di Togliatti spiazza tutti. Rimprovera i suoi. Convoca i dirigenti del partito e ordina loro di interrompere immediatamente le manifestazioni, di porre fine alle occupazioni delle fabbriche, delle città, di tornare a lavorare e ritirare la richiesta di dimissioni del governo. Potrebbe avvantaggiarsi di quel clima. Ma la vita degli italiani e la pace sociale valgono di più dei suoi interessi elettorali. Italia, aprile 2020. Il leader dell’opposizione adesso è Matteo Salvini. Il Paese è nella sua più grande crisi sanitaria, sociale ed economica da decenni per via di un virus che si trasmette anche solo parlando e fa sentire i propri sintomi solo dopo giorni. Lasciando il contagiato infettare altri. Il governo deve chiudere tutto. E nonostante questo i contagi (accertati) diventano 200mila in due mesi. I morti 27mila. Gli ospedali sfiorano il collasso. Medici e infermieri muoiono a centinaia. Ma molti italiani vogliono tornare subito alla normalità. E hanno delle ragioni sacrosante. Ma senza gradualità si rischia di innescare nuovi focolai e cominciare tutto da capo. Il leader dell’opposizione lo sa questo. Sa quanto sia pericoloso riaprire senza gradualità. Ma sa anche che l’aria nel Paese è cambiata. E bisogna assecondarla, sempre, per inseguire i voti. Così non solo cavalca le proteste e non sconsiglia l’idea di manifestare. Ma velatamente incita alla rivolta, a disobbedire, a portare gente per strada. Mettendola in pericolo, mettendo in pericolo migliaia di vite e l’intero Paese. Ecco, questo è solo per dire che in politica e nella storia ci sono sempre due tipi di leader. I grandi che sanno mettere il Paese davanti ai propri interessi. E fermare le proteste quando queste minacciano le vite. E i clown della politica, pericolosi per il proprio Paese, perché prima viene il consenso e i propri interessi, poi il popolo. Questo è il tempo dei clown. Emilio Mola
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spaziozut · 5 years ago
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𝗟𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗮 𝗲 𝗶 𝗳𝗮𝗹𝗼̀: 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗙𝗼𝗹𝗶𝗴𝗻𝗼 𝟭𝟭- 𝟭𝟮 - 𝟭𝟯 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟭𝟵 “𝘗𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘮𝘢𝘪 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘢 𝘦𝘥 𝘶𝘳𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘤𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘦𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘪𝘤𝘪𝘥𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢̀. (...) 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘦 𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢, 𝘥𝘪 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘻𝘢, 𝘥𝘪 𝘦𝘵𝘦𝘳𝘰-𝘥𝘦𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘥𝘪 𝘴𝘧𝘳𝘶𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰”. Queste parole di Alexander Langer ci introducono alla quinta edizione di FolignoLibri, che sarà interamente dedicata alla tematica dell’ambiente. Lo scioglimento dei ghiacciai, il collasso della biodiversità, gli incendi in Amazzonia e la plastica negli oceani, sono diventati argomenti di “consumo” quotidiano; se poi si guarda all'Italia, questioni come l’Ilva, la Tav, le trivelle, le grandi navi, l’acqua come bene pubblico, prendono sempre più spazio nel dibattito, tanto che anche la politica ufficiale comincia a parlare di “green new deal” o di provvedimenti di emergenza sull'ambiente. Eppure rimane spesso difficile misurare “la temperatura della terra”, le cause, gli interessi e le alternative che ci rimangono, o che bisognerebbe esplorare con la massima urgenza. Di fatto le problematiche legate all'ambiente dipendono da una ovvia, ma sovente celata, questione: il nostro modo di stare al mondo, come individui, esseri sociali e animali politici. FolignoLibri 2019 cercherà di portare un po' più di luce su alcune tematiche, stimolando il dibattito, pensieri e reazioni. 𝗣𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 sfogliabile → http://bit.ly/FolignoLibri2019Programma 𝗣𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶 𝟭𝟭 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 8.30 Istituto Comprensivo Galileo Galilei - Sant’Eraclio Laboratorio Scuole Secondarie di primo grado Abbracciare gli alberi Ideato e condotto da Valentina Valecchi Anteprima del progetto “In punta di piedi” a cura di ZUT 18.30 Spazio ZUT! Reading musicato Omaggio a Piero Fabbri tratto dal libro “Acque Sorgenti. Avventure dei sensi narrate dall'acqua” Introduce Avv. Fausto Galilei (Direttore ATI 3 Umbria) Letture e musica a cura di Michele Bandini 21.00 Spazio ZUT! Presentazione libro ZOO di Paola Barbato, Edizioni Piemme Incontro con l’autrice Moderano Alessio Vissani, dir. responsabile ChiaroScuro Marco Ciccio Cecchini, autore Chiaroscuro In collaborazione con la rivista ChiaroScuro - Slow Press 𝗦𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝟭𝟮 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 10.00 Aula Magna I.T.T. Leonardo Da Vinci Laboratorio Scuole Secondarie Secondo Grado Incontro con lo scrittore Fabio Ciconte Incontro-discussione sulle tematiche ambientali 17.00 Spazio ZUT! Tavola rotonda La questione rifiuti: tra emergenza e buone pratiche. Introduce e coordina Maurizio Zara, Vicepresidente Legambiente Umbria Intervengono Christian Raimo Raimo, giornalista e scrittore Maria Federica Di Nola, Università dei Paesi Baschi Dario Minervini, Università Federico II di Napoli 18.30 Spazio ZUT! Presentazione libro "Il grande carrello. Chi decide cosa mangiamo" di Fabio Ciconte e Stefano Liberti, Editore Laterza Incontro con l’autore Fabio Ciconte Modera Valentina Dugo, imprenditrice agricola 21.30 Spazio ZUT! Reading musicato Anime Galleggianti di e con Massimo Zamboni ingresso gratuito con prenotazione 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝟭𝟯 𝗼𝘁𝘁𝗼𝗯𝗿𝗲 10.30 Spazio ZUT! Laboratorio per bambini (dai 4 anni in su) e famiglie: Come le balene Ideato e condotto da Valentina Valecchi Anteprima del progetto “In punta di piedi” a cura di ZUT! Interviene Jacopo Teodori, responsabile del settore politico sociale di Coop Centro Italia Laboratorio gratuito, per prenotazioni: tel. 389 0231912 12.30 ZUT! Gallery Brunch vegetariano ZUT! Brunch Costo adulti 12 euro, bimbi 8 euro per prenotazioni: tel. 389 0231912 17.00 Spazio ZUT! Tavola rotonda L'acciaio in fumo: I’Ilva di Taranto, una storia italiana Introduce e coordina Maria Maranò, Segreteria Nazionale Legambiente Intervengono Salvatore Romeo, autore de "L'acciaio in fumo. L’Ilva di Taranto dal 1945 ad oggi” Massimo Mucchetti, giornalista ed ex presidente Commissione Industria del Senato della Repubblica Rossella Muroni, Parlamentare ed ex Presidente Nazionale Legambiente 18.30 Spazio ZUT! Presentazione libro “ Qualcosa, là fuori - Romanzo" di Bruno Arpaia, Guanda Editore. Incontro con l’autore Modera Fabrizio Marcucci – giornalista 21.30 Spazio ZUT! Spettacolo Ecologia, follia e dintorni di e con Jacopo Fo ingresso gratuito con prenotazione Gli eventi serali di sabato 12 e domenica 13 sono gratuiti con prenotazione obbligatoria. Sarà necessario presentarsi entro 15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo altrimenti la prenotazione decade. Per prenotazioni: Spazio ZUT tel. 389 0231912 (orario 10-12 e 16-18) Associazione Culturale Ikaria mail [email protected] FolignoLibri 2019 Associazione Culturale Ikaria e Multiverso Foligno - Coworking
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purpleavenuecupcake · 6 years ago
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Diabete: il killer degli occhi- oltre un milione di italiani rischiano la vista – si lotta perche’ il diabete non ci rubi la vista
(di Nicola Simonetti) Retino e maculopatia diabetiche sono le complicanze microvascolari più comuni del diabete mellito (DM) e sono la prima causa di cecità non traumatica negli adulti d’età compresa tra i 20 e i 74 anni, oltre a essere la quinta causa di cecità prevenibile e di deficit visivo grave. Nell’aprile 2016 NCD Risk Factor Collaboration* ha presentato i risultati della più grande indagine epidemiologica mai condotta sul diabete basata su 751 studi di popolazione, riguardanti 146 Paesi con 4,4 milioni di partecipanti in un arco temporale di 34 anni (1980-2014).
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I dati presentati sono allarmanti: il numero dei diabetici è quadruplicato passando dai 108 milioni nel 1980 ai 422 milioni nel 2014 e, se tale trend sarà confermato nei prossimi anni, nel 2025 sono attesi 700 milioni di pazienti con un conseguente collasso economico di tutti i sistemi sanitari. In Italia, secondo questo studio, si è passati dai 2,4 milioni di diabetici nel 1980 ai 4,3 milioni nel 2014. Le ragioni di questa epidemia sono da ricondurre alla maggiore longevità e aspettativa di vita, all’incremento di obesità e sovrappeso, ai più elevati livelli di urbanizzazione, alla vita sedentaria e a un’alimentazione ricca di zuccheri. Nel 2010 più di un terzo dei diabetici italiani presentava segni di retinopatia diabetica e circa uno su dieci era portatore di alterazioni di notevole gravità, incluso l’edema maculare diabetico (EMD): una condizione, quest’ultima, che comporta la perdita della visione centrale ma, a differenza della retinopatia, tende poi a stabilizzarsi nel corso della storia naturale della malattia. A livello nazionale non sono disponibili dati su prevalenza e incidenza nei pazienti diabetici della cecità legale (residuo visivo non superiore a 1/20 nell’occhio migliore), né tantomeno un registro dei soggetti affetti da diabete mellito (DM). I rilievi epidemiologici mostrano, tuttavia, che la presenza della retinopatia diabetica (RD) si riscontra in circa un terzo degli individui diabetici, e circa il 2% dei pazienti con diabete sviluppa una forma grave di tale complicanza. Più in dettaglio, secondo quanto riportato dalla Società Oftalmologica Italiana e dalla Società Italiana di Diabetologia, quando il diabete mellito (DM) viene diagnosticato oltre i 30 anni di età, la prevalenza di retinopatia diabetica (RD) varia tra il 21% negli individui con diabete insorto da meno di 10 anni e il 76% in quelli con più di 20 anni dalla diagnosi di diabete: mediamente il 30-50% della popolazione diabetica è affetto da retinopatia in forma di varia gravità. I dati ufficiali indicano che nel 2012 gli individui con retinopatia diabetica (RD) ammontavano a almeno 625.000. L’incidenza cumulativa di retinopatia in un periodo di osservazione di cinque anni, inoltre, varia dal 35% al 60%, a seconda che si tratti rispettivamente di pazienti anziani trattati con sola dieta o di giovani con diabete di tipo 1. Si può ipotizzare una stima sulla base di un semplice calcolo a partire dai dati dell’ISTAT: se il 5,5% dei 60 milioni di Italiani soffre di diabete mellito (DM) e se circa il 30% di essi dovesse sviluppare la retinopatia diabetica (RD), quest’ultima interesserebbe nel nostro paese circa un milione di individui, di cui 220mila svilupperebbero edema maculare diabetico (EMD). Le considerazioni epidemiologiche conducono, pertanto, a delineare uno scenario preoccupante: al progressivo incremento della prevalenza non sembra, infatti, corrispondere un’offerta adeguata di servizi per la prevenzione e il trattamento della RD. Per tutto il mese di febbraio 30 centri oculistici di eccellenza, con decine di specialisti, saranno a disposizione per visite e diagnosi gratuite mirate a scoprire la maculopatia e la retinopatia, gravi complicanze del diabete; patologie che insidiano la vista e possono condurre a cecità. Questa grande campagna di screening per individuare in fase precoce una malattia che comporta gravi complicanze, è realizzata con la partecipazione di Centri pubblici e privati, con il contributo di Università e società scientifiche e con il patrocinio di enti comunali e ministeriali. Si realizza in questo modo un nuovo concetto di assistenza sanitaria; il raggiungimento di una condizione di salute ottimale sia per il singolo sia per la collettività, dove il compito non è solo dello Stato, ma della società nel suo complesso che contribuisce a garantire il benessere psicofisico con un’attenta prevenzione e con un’incisiva terapia. Dall’antico ottocentesco Welfare State si sta passando alla Welfare Community con la partecipazione attiva e consapevole di tutta la società nelle sue molteplici forme. E naturalmente l’informazione, capillare e completa, gioca un ruolo fondamentale. La campagna di febbraio, che ha il patrocinio del Ministero della Salute, vuole anche rendere ancora più solido un modello di collaborazione iniziato negli scorsi anni tra i responsabili della salute pubblica e i 30 centri oculistici che hanno aderito all’iniziativa, mettendo a disposizione gratuitamente sia i propri specialisti sia le costose e aggiornatissime attrezzature. Promosso dal Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano (di cui il dottor Lucio Buratto è direttore scientifico) e dall’Ospedale-Università Vita Salute San Raffaele di Milano (di cui il professor Francesco Bandello è ordinario di oftalmologia), lo screening si prefigge l’obiettivo di individuare i casi “sommersi” che spesso, arrivando troppo tardi all’osservazione e alla diagnosi dello specialista, diventano molto più difficili e onerosi da curare. Alla base di una mobilitazione che parte dalla front line degli ottici e dei farmacisti e passa dalla rete dei medici di famiglia, ci sono i numeri di un allarme rosso sul diabete, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di “pandemia”: nel mondo i diabetici sono 443 milioni, e si stima che saliranno a 700 milioni nel 2025. In Italia, secondo l’Istat, il diabete colpisce il 5,5% della popolazione, circa 3,2 milioni di persone. Molti di essi – se non diagnosticati e curati in tempo - rischiano gravi deficit visivi e addirittura la cecità. Bisogna salvarli dal buio.   Febbraio mese della prevenzione contro maculo e retinopatia diabetiche  I  30 centri per visite gratuite Il mese della Prevenzione della Maculo e Retinopatia diabetica promosso dal Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano (CAMO) insieme con l’Ospedale IRCSS San Raffaele di Milano partirà lunedì 4 febbraio 2019 e terminerà giovedì 28. Questa importante iniziativa gratuita ha avuto il Patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano e della Società Oftalmologica Italiana. I Centri dove poter effettuare lo screening sono 30, distribuiti su tutto il territorio nazionale. 8 in Lombardia, 4 in Puglia e Toscana, 3 in Campania, 2 in Piemonte. E poi Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna. Uno screening gratuito effettuato da qualificate equipe medico-oculistiche; dotate di attrezzature e software all’avanguardia come l’intelligenza artificiale di Eye Art; un computer che utilizza un algoritmo in grado di processare milioni di dati sulle patologie oculistiche e dotato di una fotocamera molto sensibile in grado di notare anche i più minimi segni dell’insorgere della maculo e retinopatia diabetiche. I  30 centri: ABRUZZO – CHIETI/PESCARA - Clinica Oftalmologica Università “G. d’Annunzio” - Via dei Vestini 1 CALABRIA - CATANZARO – Università “Magna Grecia” U.O. di Oculistica – Viale Europa CAMPANIA – SALERNO – A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – S.C. di Oftalmologia - Largo Città d’Ippocrate CAMPANIA – NAPOLI – UOC Oculistica Azienda Ospedaliera dei Colli - Via Leonardo Bianchi CAMPANIA – NAPOLI –Oculistica Ospedale Cardarelli - via Cardarelli 9 LAZIO - ROMA: Fondazione G. B. Bietti per l’Oftalmologia Roma - Via Livenza 3 LIGURIA – GENOVA – UOC Clinica Oculistica Universitaria – DiNOGMI Università degli Studi di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino - Viale Benedetto XV 5 LOMBARDIA - MILANO: Neovision Cliniche Oculistiche. C.so Vercelli 40 – Via Procaccini 1 – Viale Restelli 1 LOMBARDIA – MILANO: CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico – Piazza della Repubblica 21 LOMBARDIA - MILANO: Clinica Oculistica Università Vita- Salute IRCCS Ospedale San Raffaele – Via Olgettina 60 LOMBARDIA - LEGNANO: Unità Operativa di Oculistica –ASST Ovest Milanese – Ospedale Nuovo di Legnano - Via Papa Giovanni Paolo II C.P. 3 LOMBARDIA – VARESE - Ospedale di Circolo Fondazione Macchi Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria – Viale Borri 57 MARCHE - ANCONA - Clinica Oculistica Università di Ancona – Via Conca 71 – Ancona MOLISE – CAMPOBASSO – Ospedale di Campobasso – Contrada Tappino PIEMONTE -ALESSANDRIA – Azienda Ospedaliera S. Antonio e Biagio e C. Arrigo – Via Venezia 16 PIEMONTE – CUNEO – Ospedale di Cuneo – Via Michele Coppino 26 PUGLIA – CANOSA (BT) – Ospedale "Caduti in Guerra" - Via G. Bovio, 81 PUGLIA – BARI- Divisione Oculistica Ospedale Di Venere Bari – Via Ospedale di Venere 1 PUGLIA – BARI - Clinica Oculistica Universitaria Policlinico di Bari – Piazza Giulio Cesare 11 PUGLIA – LECCE – Ospedale Vito Fazzi - Piazzetta Muratore SARDEGNA – SASSARI - Clinica Oculistica A.O.U. Sassari – Viale San Pietro 43 SICILIA – CATANIA- Clinica Oculistica Università di Catania Policlinico Rodolico – Via Santa Sofia 78 TOSCANA - AREZZO: Divisione Oculistica Ospedale di Arezzo – Via Pietro Nenni 20 TOSCANA – CARRARA- Unità Operativa Complessa Oculistica Massa e Carrara - Centro Polispecialistico Monterosso “Achille Sicari” – Piazza Sacco e Vanzetti 1 TOSCANA – SIENA- Clinica Oculistica Università di Siena Policlinico S. Maria Alle Scotte – Viale Bracci 16 TOSCANA – FIRENZE - Clinica Oculistica Università di Firenze – Largo Brambilla 3 UMBRIA – PERUGIA – Azienda Ospedaliera di Perugia – Ospedale Santa Maria della Misericordia – Via Sant’Andrea delle Fratte VENETO - VERONA - Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona Piazzale Aristide Stefani 1 Read the full article
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preludioefuga-blog · 8 years ago
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L’ignoranza – Milan Kundera
La scrittura di Milan Kundera sembra toccare sempre il tasto giusto almeno per quanto mi riguarda, sin dalla prima volta che ho letto una delle sue opere al liceo, diventando dipendente dei suoi sproloqui filosofici. Questo fascino ha resistito alla prova del tempo, forse perché dentro di me c’è ancora quella piccola filosofa un po’ hipster, un po’ emo di anni fa. Qualcosa nei suoi libri li fa sembrare degli schizzi narrativi, infusi dalle ruminazioni del narratore su esperienze indirettamente connesse ai personaggi-  loro stessi fungono da mera tela per le riflessioni introspettive di Kundera. Come gli altri libri di Kundera che ho letto, l’ambientazione è, ovviamente, la Repubblica Ceca, la Primavera di Praga del 1968 e gli eventi che quest’ultima mise in moto. La superficie della trama ne L’ignoranza è la storia di due emigrati, Irena e Josef, che hanno scelto di lasciare la Cecoslovacchia dopo la famigerata fine della Primavera di Praga e che sono tornati per visitare la loro terra natia vent’anni dopo, dopo il collasso del regime che li aveva cacciati. Non coincidono affatto con il modello di emigrato come li etichetta il mondo, e ciò non li sorprende affatto; la terra che hanno lasciato ha smesso irrevocabilmente di essere la loro casa, hanno iniziato altrove nuove vite e non è possibile ignorare quei nuovi ricordi per adattarsi di nuovo a un modello da cui erano fuggiti decenni prima. Il tema su cui Kundera fa affidamento è la storia di Odisseo, del suo viaggio risoluto per tornare nella sua terra di origine, Itaca, per tornare alla sua vecchia vita, in cui (in teoria) apparteneva, dove la sua vita fuori dai confini dell’isola era soltanto un’interruzione del regolare susseguirsi di eventi. E i due decenni passati altrove? Sono importanti? Come potrebbe riconciliarli con la vita in cui sarebbe tornato? Per Irena e Josef sembra che le loro vite fuori dalla loro (ex) casa non importi a coloro che avevano abbandonato. Non riescono a conciliare i ricordi del vecchio con quelli del nuovo; non riescono a conciliare la persona sono diventati con quella che le persone pensano che debbano essere; il passato e il presente. Perché succede questo? La memoria fa forse dei brutti scherzi con la sua incostanza, la sua selettività e la sua miopia? È un alleato su cui non possiamo fare veramente affidamento. I ricordi rappresentano quel che siamo, quindi saremmo tentati di pensare che li condividiamo con gli altri, ma forse è solo un’illusione, perché la memoria è creata da noi che la impregniamo di significati che riflettono più noi stessi di ciò che è davvero accaduto. La scrittura di Kundera è ancora magica nel suo filosofeggiare malinconico, nella sua esplorazione della nostalgia e dei ricordi. Raccomando caldamente questo libro: lascia un vago senso di insoddisfazione, non perché non sia all’altezza delle aspettative, ma perché riflette la delusione e l’insoddisfazione nelle aspettative che nutriamo noi stessi. Per qualche motivo penso che sia una sensazione piuttosto affascinante.
Voto: 7,5/10 - F
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kneedeepincynade · 2 years ago
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The American empire screams about the collapse of China while their empire burn,let them scream all they want,it won't change reality
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ L'ECONOMIA CINESE CRESCE DEL 6,3% NEL SECONDO TRIMESTRE |PRODUZIONE INDUSTRIALE E REDDITO DISPONIBILE PRO CAPITE IN CRESCITA ⚠️
🇨🇳 Il Compagno Fu Linghui, Portavoce dell'Ufficio Nazionale di Statistica, ha rilasciato i dati economici per il Q2, che mostrano una crescita trimestrale del PIL del 6,3%, e una crescita annua nella prima metà del 2023 pari al 5,5% 📊
📈 Cresce anche il valore aggiunto dell'industria primaria, secondaria e terziaria:
一 VA Industria Primaria: 3,0416 Trilioni di Yuan, +3,7% su base annua 📊
二 VA Industria Secondaria: 23,0682 Trilioni di Yuan, +4,3% su base annua 📊
三 VA Settore Terziario: 33,1937 Trilioni di Yuan, +6,4% su base annua 📊
🤧 Perciò, se nel primo trimestre era stata raggiunta una crescita del PIL del 4,5%, con un aumento - su base nominale - del Reddito Disponibile Pro Capite del 5,1%, nel secondo trimestre è stata raggiunta una crescita del PIL del 6,3% e un aumento del RDPC del 6,5% 📈
🤔 Questo cosa significa, che non vi sono ancora problematiche e incertezze nell'Economia Cinese? Ovviamente no, in Cina si dice «冰冻三尺,非一日之寒», tre piedi di ghiaccio non si formano in una sola giornata gelida. Il progresso e la crescita richiedono tempo ed è importante esercitare pazienza. Accusare gli altri Paesi e nascondere i propri problemi è la via dell'Occidente, non della Cina 😍
🤔 Si poteva raggiungere un risultato migliore? Senz'altro, ma il futuro è roseo, la crescita è continua, la nuova Filosofia di Sviluppo 自力更生 permetterà il raggiungimento di grandi obiettivi 😍
😂 Nel mentre i Paesi Occidentali, sempre più de-industrializzati e in recessione economica, rilasciano calunnie e menzogne sull'andamento dell'Economia Cinese, la Repubblica Popolare continua a crescere 📈
♨️ Letteralmente ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, viene pubblicato sui media occidentali il classico articoletto sulle «difficoltà dell'Economia Cinese», è sempre stato così. Questo atteggiamento non è nuovo. Per chi stesse leggendo tali articoli, e fosse preoccupato per l'andamento dell'Economia della Cina, è necessario ricordare qualche sciocchezza anti-Cinese degli anni passati:
一 2015, WSJ: "China’s Economic Growth in 2015 Is Slowest in 25 Years", lamentando difficoltà. Tasso di crescita del 2015? +6,9% 😂
二 2016, ansiogeno articolo di Reuters, "China cuts 2016 growth target amid continued economy concerns" - Tasso di crescita del 2016? +6,7% 😂
三 2017, è il momento di The Guardian, "Chinese growth slips to slowest pace for 26 years" - Tasso di crescita del 2017? +6,9% 😂
四 2018, Bloomberg, con "The Biggest Threats to China’s Economy in 2018" - Tasso di crescita del 2018? +6,6% 😂
🐰 Si potrebbe continuare con 2019 - 2023, ma il punto è chiaro 🤧 Per l'Occidente, la Cina deve essere sempre fallimentare, però poi non si spiega perché debbano unirsi tutti per bloccare la sua ascesa 😂
😘 I Paesi dell'UE non impensieriscono minimamente la Cina. Con tutto il rispetto, ma Paesi come l'Italia, la Germania o la Polonia non possono creare alcun problema all'ascesa della Cina. Gli unici che ancora possono impensierire la Cina sono gli USA. Potevamo cooperare e crescere insieme. 欧盟的 “de-risking ”是又一次人为的反华建设,西方无法与中国竞争 😜
♨️ Ogni anno, cresce l'Economia reale e crescono i salari. Cresce la produzione industriale, 中国正处于政治和经济的伟大崛起之中。 美国和西方都陷入衰退,但西方民众最关心的是中国经济 😂
😂 Per farvi qualche risata: Le strampalate "previsioni del collasso della Cina" di Gordon G. Chang non si sono mai avverate 🤡
😂 Gli stessi Centri di Analisi Economica che davano per morta l'Economia della Russia e - in enormi difficoltà 🤣 - l'Economia della Cina, hanno dovuto ritarare il contributo dei principali Paesi alla crescita dell'Economia del Mondo dal 2023 al 2028 🤣
🏆 La Cina è saldamente al primo posto, con un 22,6%, e sarà il motore della crescita dell'Economia del Mondo nel 2023, così come lo è stato negli anni precedenti 📈
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⚠️ CHINESE ECONOMY GROWS BY 6.3% IN THE SECOND QUARTER | INDUSTRIAL PRODUCTION AND DISPOSABLE INCOME PER CAPITA GROWING ⚠️
🇨🇳 Comrade Fu Linghui, Speaker of the National Bureau of Statistics, released the economic data for Q2, which shows quarterly GDP growth of 6.3%, and annual growth in the first half of 2023 of 5,5% 📊
📈 The added value of primary, secondary and tertiary industry is also growing:
一 VA Primary Industry: 3.0416 Trillion Yuan, +3.7% YoY 📊
二 VA Secondary Industry: 23.0682 Trillion Yuan, +4.3% YoY 📊
三 VA Tertiary Sector: 33.1937 Trillion Yuan, +6.4% YoY 📊
🤧 Therefore, if in the first quarter a GDP growth of 4.5% was achieved, with an increase - on a nominal basis - of the Per Capita Available Income of 5.1%, in the second quarter a GDP growth of 6.3% and an increase in the RPDC of 6.5% 📈
🤔 What does this mean that there are still no problems and uncertainties in the Chinese economy? Obviously not, in China, they say «冰冻三尺,非一日之寒», three feet of ice do not form in a single freezing day. Progress and growth take time, and it is important to exercise patience. Accusing other countries and hiding your problems is the way of the West, not China 😍
🤔 Could a better result have been achieved? Without a doubt, but the future is rosy, growth is continuous, the new Development Philosophy 自力更生 will allow the achievement of great goals 😍
😂 While Western countries, increasingly de-industrialized and in economic recession, release slander and lies about the performance of the Chinese economy, the People's Republic continues to grow 📈
♨️ Literally every day, every week, every month, the classic article on the "difficulties of the Chinese economy" is published in the Western media, it has always been like this. This attitude is not new. For those reading these articles, and worried about the performance of China's economy, it is necessary to recall some anti-Chinese nonsense from the past years:
一 2015, WSJ: "China's Economic Growth in 2015 Is Slowest in 25 Years", lamenting difficulties. Growth rate of 2015? +6,9% 😂
二 2016, anxious Reuters article, "China cuts 2016 growth target amid continued economy concerns" - 2016 growth rate? +6,7% 😂
三 2017, it's time for The Guardian, "Chinese growth slips to slowest pace for 26 years" - 2017 growth rate? +6,9% 😂
四 2018, Bloomberg, with "The Biggest Threats to China's Economy in 2018" - 2018 growth rate? +6,6% 😂
🐰 We could continue with 2019 - 2023, but the point is clear 🤧 For the West, China must always be bankrupt, but then it is not clear why they must all unite to block its rise 😂
😘 EU countries don't scare in the slightest. With all due respect, but countries like Italy, Germany or Poland can't create any problems for China's rise. The only ones who can still worry China are the USA. We could cooperate and grow together. 欧盟的 “de-risking ”是又一次人为的反华建设,西方无法与中国竞争 😜
♨️ Every year, the real economy grows and wages grow. Industrial production is growing,中国经济 😂
😂 For a laugh: Gordon G. Chang's Outlandish "China Collapse Predictions" Never Come True 🤡
😂 The same Economic Analysis Centers that gave up Russia's Economy and - in enormous difficulty 🤣 - China's Economy, had to re-calibrate the contribution of the main Countries to the growth of the World Economy from 2023 to 2028 🤣
🏆 China is firmly in first place, with 22.6%, and will be the engine of growth of the world economy in 2023, just as it has been in previous years 📈
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corallorosso · 5 years ago
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Quando il 14 luglio del 1948 il leader del PCI Palmiro Togliatti è vittima di un attentato che lo riduce in fin di vita, l’Italia sprofonda sull’orlo della guerra civile. La tensione della prima vera campagna elettorale della storia della Repubblica, pesantissima e violenta, è ancora nell’aria. Ha vinto la DC, il PCI è all’opposizione. Ma può bastare una scintilla a rimettere la pace nazionale in bilico. E quella scintilla arriva. In tutto il Paese esplodono manifestazioni di protesta. Le fabbriche vengono occupate. La produzione si ferma. Le città sono invase da contadini e operai con le bandiere rosse. Ci sono morti e feriti. Sembra un’insurrezione e chissà: potrebbe esserlo. Potrebbe essere l’occasione per i comunisti. Il PCI chiede le dimissioni del governo. Ma al suo risveglio il gesto di Togliatti spiazza tutti. Rimprovera i suoi. Convoca i dirigenti del partito e ordina loro di interrompere immediatamente le manifestazioni, di porre fine alle occupazioni delle fabbriche, delle città, di tornare a lavorare e ritirare la richiesta di dimissioni del governo. Potrebbe avvantaggiarsi di quel clima. Ma la vita degli italiani e la pace sociale valgono di più dei suoi interessi elettorali. Italia, aprile 2020. Il leader dell’opposizione adesso è Matteo Salvini. Il Paese è nella sua più grande crisi sanitaria, sociale ed economica da decenni per via di un virus che si trasmette anche solo parlando e fa sentire i propri sintomi solo dopo giorni. Lasciando il contagiato infettare altri. Il governo deve chiudere tutto. E nonostante questo i contagi (accertati) diventano 200mila in due mesi. I morti 27mila. Gli ospedali sfiorano il collasso. Medici e infermieri muoiono a centinaia. Ma molti italiani vogliono tornare subito alla normalità. E hanno delle ragioni sacrosante. Ma senza gradualità si rischia di innescare nuovi focolai e cominciare tutto da capo. Il leader dell’opposizione lo sa questo. Sa quanto sia pericoloso riaprire senza gradualità. Ma sa anche che l’aria nel Paese è cambiata. E bisogna assecondarla, sempre, per inseguire i voti. Così non solo cavalca le proteste e non sconsiglia l’idea di manifestare. Ma velatamente incita alla rivolta, a disobbedire, a portare gente per strada. Mettendola in pericolo, mettendo in pericolo migliaia di vite e l’intero Paese. Ecco, questo è solo per dire che in politica e nella storia ci sono sempre due tipi di leader. I grandi che sanno mettere il Paese davanti ai propri interessi. E fermare le proteste quando queste minacciano le vite. E i clown della politica, pericolosi per il proprio Paese, perché prima viene il consenso e i propri interessi, poi il popolo. Questo è il tempo dei clown. Emilio Mola
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diotifaboca-blog · 8 years ago
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Dio benedica il maledetto United..
Fatevi un favore. Fatelo a voi stessi, se potete. Ecco, non andate a Leeds i giorni di pioggia. Per carità. Non fatelo. Sia mai. Sopratutto se siete buoni di spirito e il vostro cuore è candido. Pulito. Immacolato. Non andate a Leeds i giorni di pioggia Fatelo per voi. Per la vostra anima. Per quel poco di sano che vi rimane ancora dentro in questo mondo impazzito. Per quella scheggia di umanità che ancora vaga dentro di voi e che questo tempo non è riuscito per adesso a togliervi dalle vene. Sì perché il fango a Leeds i giorni di pioggia è più sporco di qualunque altro fango sulla terra. In qualunque altro posto del pianeta. Nessuno, in un'altra città, in nessun altro luogo su questa schifosa terra sarà mai sporco come è sporco un adolescente di Leeds i giorni di pioggia. Brutta bestia Leeds se non si ha un buon filo spinato a proteggere il proprio cuore. Se non si dota lo stomaco di un tirapugni pieno di spunzoni pronto a colpire per difendere l'onore. Se non si è veramente figli di puttana dentro. Brutta bestia Leeds i giorni in cui piove. Lo diceva sempre Brian Clough. E come dargli torto? Don Revie e i suoi ragazzi ci sguazzavano nel fango di Leeds i giorni di pioggia. Maledetti bastardi figli di chissà quale rapporto tra cani vagabondi. Era l'estate del 2000, al sorgere di questo nuovo millennio, avevo da poco compiuto quattordici anni e mentre sul calar della sera io ed un mio amico stavamo lá, a contemplare il mare tra il vento che, dopo chilometri e chilometri, aveva deciso di baciare proprio i nostri di capelli, un vecchio signore si avvicinò. Guardava anche lui il mare, e dopo secondi che a noi sembrarono anni, senza distogliere lo sguardo dalle onde ci disse ‘Neanche sapete la fortuna che avete. Nessuno è più ricco di voi. Ora, in questo momento. Non sperperatela. Non fatelo. Non permettete mai a nessuno di farlo’. Poi se ne andò. Non l'avrei mai più rivisto. Parlava con molta probabilità della giovinezza. Della fortuna che uno ha quando ha quattordici anni. Di quell'immensa fortuna che mai più tornerà. Pensai allora che se a questo mondo siamo condannati all'Inferno, per via dei peccati e cazzate varie, allora è meglio entrarci dalla porta principale. Nella vita reale così come nel calcio. Ed ecco che proprio in quel periodo si stava affacciando sul palcoscenico calcistico una manica di avanzi di galera e tagliagole che usavano il calcio più come una copertura che per farne il loro vero mestiere. Ecco che il mondo di lì a poco stava per riscoprire dove veramente fosse Leeds. Di lì a poco tutti noi avremmo amato quello che tutti, o quasi, in Inghilterra invece odiano con tutto il loro cuore. Come una trentina d'anni prima, quando alcuni signori molto poco inglesi nel loro aplomb come William John ‘Billy’ Bremner, Norman Hunter, Terry Cooper, quel bastardo irlandese di Jonnhy Giles o maledetti scozzesi come Bobby Collins e Eddie Gray. Dei fabbri travestiti da calciatori. Gente che sarebbe morta per la maglia, per il proprio condottiero e guida spirituale Donald Revie. E rieccoci adesso, anni dopo, reincarnati in nuovi idoli. Nuovi eroi. Quelli eroi che Leeds ama sopratutto i giorni di pioggia. Fregandosene il cazzo di apparire simpatica a chi non è di Leeds. Di chi Leeds la odia ogni giorno sempre più e magari vorrebbe avvicinarcisi i giorni di bisogno. I giorni europei nascondendosi dietro quell'untile demagogia che vorrebbe farci credere che in Europa si debba tifare la squadra della propria nazione. Magari la stessa che si vorrebbe veder bruciare per tutto il resto dell'anno. Quante cazzate. Leeds se ne frega e ama i suoi idoli. Stavolta provenienti da molto più lontano che della vicina Manchester, Scozia o Repubblica Irlandese. Come dimenticare.. Come dimenticare quei fantastici anni 2000 fatti solo di adrenalina e poesia. Di cazzo duro e musica immortale sparata per le stellate notti estive a tutto volume. Fatti di Festivalbar e idoli calcistici. È storia. È la nostra vita. È un pezzo indimenticabile che mai più tornerà. Mark Viduka e Harry Kewell, due cazzo di fenomeni, che dopo aver dribblato e superato canguri australiani in gioventù, hanno deciso di mettersi l'Inghilterra ai loro piedi. Uno, Mark, una prima punta di peso, vecchio stampo. Di quelli che fanno reparto a sè, che da soli spostano un'intera difesa. Che quando puntano la porta fanno paura. Tanta paura. Segna un gol ad Old Trafford, su cross di Danny Mills allungato da Lee Bowyer, in cui sembra sospeso per aria per secondi interminabili. Potenza pura racchiusa in un involucro fatto di organi e pelle. Nervi e voglia matta di segnare. Di una rabbia agonistica unica. L'altro, Harry, un gioiello purissimo proveniente direttamente da qualche miniera del Queensland. Harry 'The Jewel’. Una classe cristallina. Un poeta d'oltreoceano. Un danzatore in tacchetti da sei. Insieme a Alan Smith, aaaaah, Alan Smith, ma vi ricordate quanto cazzo era forte Alan Smith?, l'unica goccia di talento in un mare di picchiatori. Di pregiudicati salvati dalla galera, il cui capo banda era senza ombra di dubbio Lee Bowyer, uno che in un paio di vite precedenti deve essere stato sicuramente il braccio destro di Long John Silver. Che razza di criminale. Fosse stato inventato da Irvine Welsh sarebbe andato in campo con le punte degli scarpini in acciaio e i tacchetti limati con l'affilacoltelli. Uno che nell'aprile del 2005, ai tempi del Newcastle, ha iniziato una memorabile rissa in campo con il proprio compagno di squadra Kierom Dyer, così assurda e violenta che se non fossero intervenuti avversari e compagni di squadra, tra i quali Alan Shearer, con molta probabilità sarebbero ancora lá, a St. James Park a picchiarsi e darsele di santissima ragione. Giorni dopo Bowyer dovette addirittura presentarsi davanti alla polizia per scusarsi. Di quel gol di testa al Milan, su papera colossale di Dida, a Leeds ne parlano ancora. Ogni giorno. Poi Ian Harte, il Beckham mancino. Un terzino che calciava come un Dio. Ogni punizione era un dipinto. Per sicurezza, chiedere a Barthez. Poi gli altri indimenticabili: Nigel Martyn, Gary Kelly, Olivier Dacourt, Lucas Radebe, Jonathan Woodgate, Robbie Keane, Eirik Bakke, David Batty. Una giovane roccia d'ebano di nome Rio Ferdinand. Semplicemente insuperabile. Insormontabile. Invalicabile come neanche il cancello di Buckingham Palace. Come il bagno di Elisabetta quando la mattina si pulisce il culo. Ma sopratutto Alan Smith. Mio Dio Alan Smith. Destro. Sinistro. Corsa. Genio e sregolatezza. Che squadra di uomini cazzuti. Di gente che sarebbe morta per quella maglia. Per quello stemma. Per quella bianca maglia che tanto tempo fa, altri eroi, altri uomini dalle palle quadrate, difesero prima di loro. Dimenticare sarebbe un po’ come essere colpevoli di un delitto. Di lesa maestà. Esistono altre cose oltre il lavoro, sapete? Una di queste sono le emozioni. I sentimenti. Drogarsi fino al collasso di attimi irripetibili. Ecco perché non è consigliabile andare a Leeds i giorni di pioggia. Per rispetto. Per non piangere. Devozione. Semplice venerazione per eroi passati, presenti e futuri. Per il cielo che ogni giorno piange alla memoria di Don Revie, Billy Bremner. Per Rio Ferninand. Per Yeboah. Per tutti i peccati del mondo che in quel periodo si concentravano solo e soltanto a Leeds. Per il sinistro di Harry Kewell. Per le sue scorribande tra le verdi praterie inglesi, creando da solo lo stesso scompiglio creato da un gruppo di hooligans strafatti di birra. Le sue poesie. Per Mark Viduka e quella sua potenza che un caldo e dolce vento australiano ha trasportato fino nel cuore della lontana e gelida Inghilterra. Non per salvare la Regina, per carità, quella ci pensa già da sola. Ma per quei nostalgici romantici che ancora oggi, a distanza di quasi vent'anni, grazie alle gesta di quei meravigliosi ragazzi, ogni tanto vanno a vedere cosa combinano i ribelli terribili di Elland Road. Per regalare ad una città ed al suo grigio cielo, ad un popolo, ad una squadra gloriosa e decaduta, emozioni di semifinali europee dimenticate che solo il fango può avvolgere. Coccolare. Elevare. Che solo la pioggia può capire, solo e soltanto quando, passando di lá a salutare quei ragazzi, decide di cadere sopra la bella e malinconica Leeds..
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paoloxl · 8 years ago
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Zapatisti, Elezioni e CoScienze per l’Umanità
[Una necessaria corrispondenza dal Chiapas, le foto sono di Gianpa L.]
di Perez Gallo
Mentre da Ankara ad Aleppo, da Berlino ad Istambul, il 2016 si è chiuso con il sangue degli attentati e con i preludi di un possibile nuovo scontro planetario, nelle montagne del Sudest messicano le e gli zapatisti, che di quarta guerra mondiale parlano da almeno vent’anni, hanno puntato forte sull’organizzazione, affinché di fronte alla “tormenta” in arrivo quelle e quelli in basso e a sinistra possano non essere solo vittime di una carneficina, ma artefici e protagonisti di un cambiamento possibile. Lo hanno fatto a modo loro: spiazzando. È così che nel giro di dieci giorni, dal 26 di dicembre del 2016 al 4 di gennaio del 2017, hanno messo in piedi, loro indigeni spesso associati in modo stereotipato ai saperi ancestrali, alle antiche credenze religiose e a civiltà ormai defunte, un incontro internazionale sulle scienze dure: fisica, astronomia, medicina, agro-ecologia, cibernetica, ingegneria energetica. Ospiti ben 82 scienziati provenienti dal Messico e altri 10 paesi.
L’evento ha avuto come titolo “L@s Zapatististas y las ConCiencias por la Humanidad”, che gioca sul binomio scienze-coscienze per mettere le scienze al servizio di un altro progetto di mondo, tanto distante dal capitalismo quanto vicino a quella che del capitalismo è la vittima maggiore: l’umanità. E ha avuto un’interruzione tra il 31 di dicembre e il 1 gennaio, giorni in cui ha avuto luogo l’incontro del Congreso Nacional Indigena, organizzazione che include comunità afferenti tutte le 62 nazioni indigene riconosciute in Messico. In discussione la ratifica della proposta fatta sempre in Chiapas lo scorso ottobre di una candidatura indipendente alla presidenza della repubblica per le elezioni del 2018.
Entrambi questi incontri, ConCiencias e congresso del CNI, hanno dato la misura di un momento di grande vivacità e cambiamento nel movimento zapatista, che da qualche anno, dopo un periodo di rafforzamento dell’autogoverno nelle comunità, nei municipi e nelle Giunte del Buon Governo, ha portato avanti alcune iniziative pubbliche eclatanti.
Questa fase è iniziata il 21 dicembre 2012, giorno della fine del mondo secondo il calendario maya, quando 40000 maya incappucciati hanno marciato silenziosamente in alcune città del Chiapas annunciando: “E’ il suono del vostro mondo che crolla, è quello del nostro che risorge”.
Successivamente, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, tre sessioni dell’Escuelita zapatista hanno aperto le porte delle comunità a 6000 alunne e alunni provenienti da tutto il mondo.
A maggio del 2014, dopo il vile assassinio del maestro zapatista Galeano nel caracol de La Realidad per mano di un gruppo di paramilitari, il subcomandante insurgente Marcos ha cessato di esistere, annunciando di non essere mai stato altro che un ologramma, una figura buona per i media occidentali che di fronte a una sollevazione indigena erano solo capaci di vedere la faccia di un bianco, e ha preso così il nome di subcomandante insurgente Galeano, lasciando la guida dell’EZLN nelle mani dell’altro subcomandante, Moises.
Alla fine dello stesso anno, dopo i tragici fatti di Iguala, gli zapatisti hanno invitato come ospiti d’onore al loro Festival de las Resistencias y Rebeldías contra el Capitalismo le madri e i padri dei 46 giovani “assenti” (3 uccisi e 43 desaparecidos) di Ayotzinapa.
In seguito, prima sono stati chiamati a raccolta gli intellettuali vicini allo zapatismo per la presentazione dei volumi de “Il pensiero critico di fronte all’Idra capitalista”, poi, nell’agosto scorso, è stato organizzato il festival delle arti CompArte, e ora, infine, sono state invitate le scienze e gli scienziati.
Ma a cosa è dovuto questo relativamente nuovo interesse degli zapatisti per le scienze dure? Il SupGaleano lo racconta così: “Alle comunità zapatiste arriva gente di tutti i tipi. La maggioranza viene a dirci quello che dobbiamo fare o no. Arriva gente, per esempio, che ci dice che è bello vivere in case con pavimento di terra e pareti di legno e fango; che è bello camminare scalzi; che tutto questo ci fa bene perché ci mette in contatto con la madre natura e riceviamo così, direttamente, gli effluvi benefici dell’armonia universale… La modernità è cattiva, dicono, e includono in essa le scarpe, il pavimento, le pareti e il tetto moderni e la scienza.”
La proposta portata avanti dagli zapatisti, dunque, è l’idea che la scienza sia solo un altro campo di lotta, un terreno su cui le e gli indigeni ribelli, senza dover abbandonare le pratiche tradizionali, la medicina naturale e gli usi e costumi, hanno diritto di costruire il proprio futuro. E che la scienza sia utile al loro cammino di autonomia. Perché la scienza – sono convinti – può venir incontro alle loro domande della vita quotidiana. Domande come: qual è la spiegazione scientifica, se le medicine chimiche curano una malattia, ma danneggiano altre parti dell’organismo? Secondo quale spiegazione scientifica animali come il gallo cantano o annunciano fenomeni o cambiamenti nella madre natura? Scientificamente gli OGM danneggiano la madre natura e gli esseri umani? E scientificamente la terra ha anticorpi come gli esseri umani? Può avere anticorpi contro il capitalismo?
In questo originale festival delle scienze, dunque, le lezioni si sono susseguite tutti i giorni, dalle dieci del mattino alle otto di sera, di fronte a cento alunne e cento alunni zapatisti, oltre a svariate centinaia di ospiti messicani e stranieri solidali e aderenti alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona. Mentre questi ultimi erano presenti solo in qualità di “ascoltatori”, e non erano quindi autorizzati a fare domande, le e gli alunni zapatisti sono stati i veri destinatari delle lezioni, e hanno ora il difficile compito di socializzare i saperi acquisiti, in primo luogo tra loro e poi, soprattutto, di ritorno alle loro comunità, con le decine di migliaia di uomini, donne, bambini e anziani zapatisti.
Alcune di queste lezioni sono state plenarie, altre più ristrette, alcune molto specifiche e tecniche mentre altre hanno cercato di affrontare le tematiche scientifiche dal punto di vista delle loro premesse o ricadute sociali. E così molti studiosi e professori, anche di università molto celebri messicane e straniere, si sono focalizzati sui dispositivi scientifici nella meritocrazia e nella valutazione accademica, altri hanno ripreso le teorie di Thomas Khun sulla struttura delle rivoluzioni scientifiche, altri ancora hanno provato a tematizzare la presunta neutralità della scienza rispetto ai dispositivi di controllo o di assoggettamento politico.
Tra i due cicli del ConCiencias, la seconda parte del quinto congresso del CNI ha portato alla ribalta l’agenda politica nazionale dell’EZLN. Nella precedente sessione congressuale di ottobre, infatti, su proposta proprio dell’EZ, il CNI aveva fatto sua l’idea di candidare per le prossime elezioni presidenziali della primavera del 2018 una donna di lingua e sangue indigeni in qualità di portavoce di un Consiglio Indigeno di Governo, i cui membri sarebbero stati scelti tra tutte le nazioni indigene appartenenti al CNI e, secondo le loro consuetudini, sarebbero stati revocabili e sostituibili nel caso non rispettassero il mandato loro assegnato dalle comunità di riferimento. La proposta, che si avvarrebbe della possibilità, aperta per la prima volta proprio da queste elezioni, che alle presidenziali possa presentarsi un candidato indipendente, ossia svincolato da qualsiasi partito politico registrato, era stata approvata dai delegati presenti ad ottobre, ma per essere ratificata doveva passare il vaglio di tutte le comunità afferenti al CNI, in accordo con il principio del “comandare ubbidendo”. E così, nel caracol di Oventik, nel primo pomeriggio del primo gennaio 2017 è stato pubblicamente dichiarato da una delegata che tale decisione era stata definitivamente approvata da 43 nazioni del CNI, mentre le restanti 19 non hanno ancora avuto il tempo di discuterla. Già negli ultimi mesi vari comunicati usciti a firma di Moises e Galeano avevano spiegato i motivi della proposta: in tutto il paese i processi di spossessamento delle terre indigene, dell’acqua, delle foreste, il saccheggio delle loro risorse e la violenza dello Stato, dei cartelli della droga e del paramilitarismo hanno spinto molte comunità a una situazione di collasso e a un vero e proprio rischio per la loro sopravvivenza. Allo stesso tempo, la crisi, la militarizzazione del Paese, la proliferazione del nacotraffico e le riforme neoliberali hanno portato la gran maggioranza della società messicana, anche quella meticcia, a un’insicurezza cronica e a un impoverimento generalizzato. Di fronte a tutto questo, era diventato necessario contrattaccare, come lo era stato per gli zapatisti il prendere le armi l’1 gennaio 1994.
Così lo ha spiegato Moises nella seduta plenaria a Oventik, facendo proprio un parallelismo con quella giornata: “Ora le condizioni del popolo messicano nelle campagne e nelle città sono peggiori di 23 anni fa. La povertà, l’esasperazione, la morte, la distruzione, non sono solo per chi ha abitato originariamente queste terre. Ora la disgrazia raggiunge tutte e tutti. La crisi colpisce anche chi si credeva in salvo e pensava che l’incubo era solo per chi vive e muore in basso. I governi vanno e vengono, di diversi colori e bandiere, e l’unica cosa che fanno è peggiorare le cose. Con le loro politiche, l’unica cosa che fanno è che la miseria, la distruzione e la morte arrivino a più persone. Ora le nostre sorelle e fratelli delle organizzazioni, quartieri, nazioni, tribù e popoli originari, organizzati nel Congreso Nacional Indígena, hanno deciso di gridare il loro ya basta.”
Una mossa disperata, dunque, e che ammette esplicitamente di non farsi illusioni sulle possibilità di vittoria in un sistema antidemocratico come quello messicano, ma che avrà senz’altro il beneficio dell’effetto sorpresa, e che proverà a coinvolgere i diversi settori in lotta nella società messicana e a fare tesoro delle ondate di mobilitazione che si sono susseguite durante gli ultimi anni: dal movimento per la pace con giustizia e dignità contro la narcoguerra di Calderón al movimento #YoSoy132 contro il monopolio televisivo e le elezioni defraudate, dalla gigantesca indignazione scaturita dal massacro dei giovani di Ayotzinapa (rappresentanti dei padres di Ayotzinapa erano presenti anche questa volta come ospiti d’onore nel caracol di Oventik) agli scioperi e blocchi stradali messi in atto da molte comunità di Chiapas e Oaxaca l’estate scorsa contro la riforma educativa promossa da Peña Nieto e repressi col sangue dal governo.
Una mossa disperata, come disperata era stata l’insurrezione del 1994, avvenuta in un periodo storico che non poteva essere più sfavorevole, con il crollo dei socialismi reali e l’imposizione del pensiero unico neo-liberista. E forse per dimostrare come per gli zapatisti non c’è un unico modo di lottare e di difendersi, e che il cambio di strategia non è un cambio di natura del loro progetto politico, la giornata del primo di gennaio si è conclusa con un’esercitazione militare, che centinaia di insurgentas e insurgentes hanno svolto sotto gli occhi incuriositi dei migliaia di presenti.
Intanto, il progetto di distruzione portato avanti dallo stato messicano continua: mentre la riforma educativa è stata temporaneamente rimandata proprio grazie alla determinazioni dei maestri riuniti nella CNTE (Coordinadora Nacional Trabajadores Educación), proprio all’inizio dell’anno è entrata definitivamente in vigore la privatizzazione del sistema energetico, portando a un immediato aumento del 20 per cento del prezzo della benzina. E così in questi giorni si sono diffusi in tutto il paese blocchi stradali, occupazioni delle stazioni di servizio con esproprio di benzina data in regalo ai veicoli, e distruzione dei caselli autostradali. A dieci giorni dall’investitura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, la società messicana inizia questo 2017 in maniera combattiva. Mentre EZLN e CNI lanciano per fine maggio, in luogo ancora da stabilirsi, un’assemblea costituente, con il compito di formare il consiglio indigeno destinato al governo del Paese.
https://www.carmillaonline.com/2017/01/05/zapatisti-elezioni-e-coscienze-per-lumanita/
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iltorosiamonoi · 4 years ago
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Giulini:"La Serie A è al collasso,dovremmo fermarci"
Giulini:”La Serie A è al collasso,dovremmo fermarci”
“Serie A al collasso, senza aiuti fermiamo il campionato”. Queste le parole di Tommaso Giulini a La Repubblica nell’edizione odierna. Il presidente del Cagliari ha una visione drastica della situazione: “Dovremo avere il coraggio di non scendere in campo alla prima di campionato. Non è possibile che non ci sia permesso di fare calcio. Si rischia di far scappare imprenditori seri perché non c’è un…
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pangeanews · 5 years ago
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“Veder svanire un sontuoso regno è assai più triste di vedere il collasso di una repubblica di second’ordine”. Un racconto di Haruki Murakami
Proprio alle spalle del regno che era caduto, scorreva un dolce ruscello. Era limpido e molti pesci nuotavano fra le sue gradevoli correnti. Anche le alghe crescevano nel ruscello e i pesci le mangiavano. Ovviamente, a loro non importava che il regno fosse caduto. Se si trattasse di una monarchia o di una repubblica, non faceva alcuna differenza per i pesci che vivevano in quel dolce ruscello; mica votavano, mica pagavano le tasse. Non ci importa, pensavano.
Ho bagnato i piedi in quel ruscello. L’acqua gelida me li rese paonazzi in pochi istanti, ma da lì, potevo vedere le mura e la torre del castello del regno che era caduto. La bandiera bicolore era ancora alta sulla torre che sventolava nella brezza. Tutti quelli che passano vicino all’argine del ruscello la vedono e dicono “Guarda là. È la bandiera del regno che è caduto”.
Q ed io siamo amici, o dovrei dire, eravamo amici all’università. È da più di dieci anni che non facciamo qualcosa insieme, per questo ho preferito usare l’imperfetto. In ogni caso, eravamo amici.
Ogni volta che parlo di Q a qualcuno – che tento di descriverlo come persona – mi sento completamente incapace. Non sono mai stato bravo a spiegarmi, ma descrivere Q a qualcuno è una sfida ancora più ardua. E quando ci provo, mi sento sopraffatto da un senso di disperazione profondissima.
Cercherò di essere il più semplice possibile.
Io e Q siamo coetanei, ma lui è cinquecentosettanta volte più attraente di me. Ha anche un bel carattere, non è mai assillante o spavaldo, e non si arrabbia mai se qualcuno gli crea problemi. “Poco male”, dice sempre. “È capitato di farlo anche a me”. Ma, in realtà, non ho mai sentito di nessuno a cui Q abbia causato problemi.
I suoi l’avevano tirato su bene. Suo padre era dottore e lavora nella sua clinica privata sull’isola di Shikoku, il che significa che a Q i soldi non sono mai mancati, non che si comportasse in modo eccentrico per questo. Si vestiva bene ed era anche un atleta notevole: competeva nei tornei interscolastici di tennis. Gli piaceva nuotare e andava in piscina almeno due volte a settimana. Politicamente, Q era un liberale moderato. Se non eccellenti, i suoi voti erano almeno buoni. Non ha quasi mai studiato per gli esami, ma li ha sempre passati. Ascoltava attentamente le spiegazioni dei professori.
Era un pianista straordinariamente talentuoso e possedeva molti vinili di Bill Evans e Mozart. I suoi scrittori preferiti erano solitamente francesi: Balzac e Maupassant. A volte leggeva romanzi di Kenzaburo Oe o di altri autori. Le sue opinioni a riguardo erano sempre centrate.
Neanche a dirlo, era molto popolare fra il gentil sesso. Ma non era uno di quei tipi che “tirano su tutto quello che gli passa per le mani”. Aveva una relazione stabile, una ragazza del secondo anno molto carina che frequentava uno di quei college femminili d’élite. Si vedevano ogni domenica.
Ad ogni modo, questo era il Q che conoscevo al college. In breve, una persona senza difetti.
Ai tempi, Q viveva nell’appartamento affianco al mio. Prestandoci una volta il sale, una volta l’olio, siamo diventati amici e ben presto abbiamo iniziato a frequentarci ogni giorno, ascoltando dischi e bevendo birra nel suo o nel mio appartamento. Una volta, io, Q e le rispettive ragazze siamo andati al mare a Kamakura. Siamo stati molto bene. Poi al mio ultimo anno, durante la pausa estiva, mi sono trasferito ed è finita lì.
La volta successiva in cui l’ho incontrato è stata quasi dieci anni dopo. Leggevo un libro a bordo piscina in un distinto hotel vicino al distretto di Akasaka. Q era seduto sulla sdraio accanto alla mia, in compagnia di un’incantevole ragazza in bikini dalle gambe lunghissime.
Mi accorsi all’istante che era lui. Più bello che mai, e ora, poco più che trentenne, aveva acquistato una certa compostezza che prima non aveva. Delle ragazzine che passavano di lì lo squadrarono per un attimo.
Q non si accorse di me. Ho una faccia molto comune e indossavo gli occhiali da sole. Non sapevo se parlargli o meno, ma alla fine preferii non farlo. Stava parlando fittamente con la ragazza al suo fianco e non me la sono sentita di interromperli e poi non avevamo molto da dirci. “Ti ho prestato il sale, ricordi?” “Ehi, ma certo, e ho preso anche la bottiglia dell’olio”. Avremmo finito gli argomenti in fretta. Così rimasi con la bocca chiusa e mi rimisi a leggere.
Tuttavia, non riuscivo a non origliare la conversazione fra la bella ragazza e Q. La questione era abbastanza complicata e rinunciai a leggere per continuare ad ascoltarli.
“No è vero,” disse la ragazza. “Spero che tu stia scherzando”.
“Lo so, lo so,” rispose Q. “Capisco perfettamente quello che mi stai dicendo. Ma devi capire anche la mia posizione. Non lo faccio perché voglio. Sono quelli dei piani alti. Ti sto solo dicendo cosa loro hanno deciso. Quindi smetti di guardarmi con quella faccia”.
“Sì, certo,” disse lei.
Q fece un sospiro.
Permettetemi di riassumere la loro lunga conversazione; ovviamente, utilizzando un (bel) po’ di immaginazione per riempire i buchi. Q sembrava essere un dirigente di qualche emittente televisivo o qualcosa del genere, mentre lei potrebbe essere stata un’attrice o una cantante discretamente nota. La ragazza sarà stata scaricata da un progetto a causa di qualche scandalo o guaio in cui si è ritrovata, o più semplicemente per via di una flessione della sua popolarità. Il compito di dirglielo era stato lasciato a Q, la figura responsabile per le operazioni giornaliere. Non ne so molto di “showbiz” e quindi potrei aver mancato qualche dettaglio, ma non credo di essermi sbagliato di molto.
Da quello che sono riuscito a sentire, Q stava facendo il proprio lavoro con spontanea sincerità.
“Non possiamo stare senza sponsor,” asserì. “Non te lo devo spiegare io: sai come vanno gli affari”.
“Quindi mi stai dicendo che tu non hai nessuna responsabilità o potere decisionale sulla cosa?”.
“No, non ti sto dicendo questo. Ma ciò che posso fare è molto poco”.
La conversazione prese poi un’altra piega destinata a non portare da nessuna parte. La ragazza voleva solamente sapere fino a che grado Q si fosse prodigato per lei. Continuava a ripetere di aver fatto tutto il possibile, ma non aveva modo di provarlo e lei non gli credeva. Nemmeno io gli credevo veramente. Più tentava di spiegarsi sinceramente e più una cortina di falsità scendeva sopra di lui. Ma non era colpa sua. Non era colpa di nessuno. Perciò questa conversazione non dava vie di scampo.
Sembrava che alla ragazza, Q fosse sempre piaciuto. Avevo la sensazione che si fossero trovati bene per molto tempo prima che entrassero in gioco gli affari. Il che probabilmente frustrava la ragazza ancora di più. Alla fine, però, fu lei a lasciar perdere.
“Okay,” gli rispose. “Ho capito. Ora mi compreresti una coca?”.
Q fece un sospiro di sollievo e si diresse verso il bancone del bar. La ragazza raddrizzò la testa e si mise gli occhiali da sole. A questo punto, del mio libro non avevo che letto la stessa riga per qualche centinaio di volte.
Presto, Q ritornò con due grossi bicchieri di carta. Ne porse uno alla ragazza e si accomodò di nuovo sulla sua sdraio. “Non ti abbattere troppo per questa cosa,” le disse. “Vedrai che prima o poi…”.
Ma prima che terminasse la frase, la ragazza gli tirò in faccia il suo bicchiere pieno. Lo centrò in pieno volto e circa un terzo della Coca-Cola si rovesciò su di me. Senza proferire parola, la ragazza si alzò e sistemandosi il pezzo sotto del bikini se ne andò a passo svelto e senza voltarsi. Q e io rimanemmo immobili per almeno quindici secondi. Le persone intorno ci guardavano esterrefatte.
Q fu il primo a ricomporsi. “Scusa,” mi disse porgendomi un asciugamano.
“Non fa niente,” risposi. “Mi faccio una doccia”.
Lievemente stizzito, ritirò l’asciugamano per pulirsi.
“Permettimi almeno di pagarti il libro che stavi leggendo,” disse. Era vero; il mio libro si era inzuppato. Ma era solo un dozzinale tascabile e non era nemmeno così interessante. Chiunque gli avesse rovesciato sopra una Coca-Cola impedendomi così di leggerlo, mi avrebbe solamente fatto un favore. Q si rallegrò quando glielo dissi. Aveva lo stesso sorriso di sempre.
A quel punto, si scusò ancora una volta come per congedarsi. Non mi aveva riconosciuto.
Ho deciso di intitolare questo racconto “Il Regno che era caduto” perché quel giorno mi è capitato di leggere un articolo che parlava di una monarchia africana che era decaduta. “Veder svanire un sontuoso regno”, recitava, “è assai più triste di vedere il collasso di una repubblica di second’ordine”.
Haruki Murakami
*Pubblicato su “New Yorker” questo racconto è tradotto da Giacomo Zamagni; la fotografia di Haruki Murakami in copertina è tratta da qui
L'articolo “Veder svanire un sontuoso regno è assai più triste di vedere il collasso di una repubblica di second’ordine”. Un racconto di Haruki Murakami proviene da Pangea.
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