#collaborazione narrativa
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Eruption di Michael Crichton e James Patterson: Un catastrofico viaggio tra scienza e suspense. Recensione di Alessandria today
Con "Eruption", Michael Crichton e James Patterson ci consegnano un romanzo che combina tensione, scienza e pericolo su scala globale.
Con “Eruption”, Michael Crichton e James Patterson ci consegnano un romanzo che combina tensione, scienza e pericolo su scala globale. Pubblicato da Longanesi, questo libro rappresenta la perfetta sintesi tra lo stile narrativo incisivo di Crichton, maestro della fantascienza e del thriller, e l’approccio avvincente di Patterson, noto per le sue trame ricche di colpi di scena. La trama. Il…
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Recensione: "L'altra valle" di Scott Alexander Howard (Collaborazione)
Buongiorno a tutti, sono Elena e vi ringrazio di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls! Vi auguro un buon 2025, fatto di serenità, sogni realizzati, soddisfazioni e il calore dei propri cari accanto. Pochi giorni fa ho iniziato questa lettura che mi era stata inviata dall’editore Mercurio Books che ringrazio per la copia e non avrebbero potuto esserci modi migliori per scoprire un…
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fashionbooksmilano · 9 months ago
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Emilio Tadini
Il circo magico
A cura di Stefano Cortina
Testi di Flaminio Gualdoni - Foto opere Andrea Angelucci -Crediti fotografici Maria Mulas, Ugo Mulas, Vito Redaelli
Cortina Arte Edizioni, Milano 2008, 96 pagine, 22,5x22cm, paperback
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Associazione Culturale Renzo Cortina - Milano 25 novembre-25 dicembre 2008 - Mostra in collaborazione con Spazio Tadini
La mostra presenta un nucleo di opere risalenti agi anni “giovanili” di Tadini, un periodo di ricerca che si data tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60. Gli anni in cui Tadini si orienta verso una ricerca ispirata a un surrealismo e a un simbolismo di tipo narrativo e letterario, matrice che peraltro caratterizzerà anche i “cicli” successivi dell’artista. Sono storie e personaggi di fantasia, scene e scenari ispirati da un’osservazione pungente della realtà, poi tradotta e interpretata con sapida ironia, attraverso composizioni che preludono alla spazialità tipica del suo alfabeto pittorico. Un “ circo magico “ popolato di fantasmagoriche figure , un ludico caleidoscopio su realtà possibili se non probabili .
Emilio Tadini (Milano, 1927-2002), pittore e scrittore fonda con Umberto Eco il Gruppo 63 e svolge l’attività di critico d’arte negli anni ’50 e ’60, soprattutto sulla rivista “Verri”. Scrive diverse opere, tra cui: Le armi, L’amore, La lunga notte a la tendenza narrativa si rivela anche nelle opere pittoriche, spesso riunite in cicli a soggetto, come la celebre serie di opere dedicate alla vita di Voltaire. Esordisce nel 1961 alla Galleria del Cavallino a Venezia. Molte le personali da allora, a Milano, Padova, Brescia, Venezia e all’estero in Francia, Belgio, Austria, Inghilterra. Nel 2001 Milano gli ha dedicato una importante mostra personale a Palazzo Reale.
07/04/24
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patemi-pk · 2 years ago
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Aspettando Pk
Post in italiano, mi spiace per i lettori internazionali, ma mi trovo più comodo a parlare nel mio idioma natio per questa piccola digressione.
Davide Cesarello
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Ho ordinato su Panini.it il nuovo volume di Pk, assieme ad altre cose, perciò avrò modo di leggerlo dopo la data di uscita. Intanto, mi fa piacere che per le matite sia stato scelto stavolta Davide Cesarello.
Potrà apparire forse strano, ma faccio moderatamente il tifo per Cesarello da tempi non sospetti. Allievo della defunta Accademia Disney, ha collaborato con Disney Italia dalla seconda metà degli anni 90, fino agli anni 00. In quegli anni disegnò un pugno di storie, in due delle quali si cimentò anche da autore completo. Ben presto, però la sua carriera prese una strada che definirei più corporate, ovvero da copertinista per varie serie, come Minni & co., Mega 2000, X-Mickey (di cui si occupò anche di parte del processo creativo alle spalle), i Gialli di Topolino e iniziative editoriali come i Classici della Letteratura (la serie edita in collaborazione col Corriere della Sera ebbe in Italia come copertinista principalmente Fabio Pochet, ma in altri Paesi continuò con copertine di Cesarello).
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In pratica si potrebbe dire che sviluppò una carriera simile a Marco Ghiglione, ma, parlando da lettore, nelle poche cose disegnate da lui, vedevo una maggiore capacità narrativa e recitativa, che superava la capacità di mettere in posa dei personaggi per un'illustrazione statica.
Una storia in particolare, mi permise di mettere a fuoco il suo talento: Topolino e il diamante rosa, che ritrovai su un Topolino di quelli venduti nelle buste delle edicole.
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La cosa che mi colpì maggiormente, fu, nello stile, la volontà di eludere dal manierismo un po' provinciale che spesso insidia varie storie italiane, per mettere in scena un Topolino molto reale e allo stesso tempo fedele alla lezione d'oltreoceano. Questa commistione fra look corporate e taglio rampante dei personaggi, più che a Ghiglione, finiva per farmelo accostare a Sciarrone o Barbucci. Insomma, mi sembrava arrivare da quella scuola (o meglio, come avrei scoperto dopo, da quell'Accademia).
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Guizzi così me li potevo immaginare animati dagli studi di Burbank. Non era un qualcosa che sembrava troppo alieno da un Runaway Brain. Tutto questo portava a crederci un po' di più in quello che si leggeva. E la trama, poi, non era neanche banale, ma aveva delle sequenze, inquadrature, tagli, che la facevano risaltare. Anche la scelta di alcune vignette monocromatiche dava un appeal moderno, simile a quello che Monteduro aveva inaugurato su Pk (sui colori, però, suppongo indicazioni dell'autore, data la valenza narrativa degli stessi, ma non ho elementi per identificare autori).
Se ciò sembra poco, questa storia segna anche il suo esordio sul settimanale, come rivela lo stesso autore nella sua scheda su Topolino.it:
Di saper disegnare lo dimostrai molto presto, all’asilo delle suore di Sesto S. Giovanni, dove i classici omini stilizzati prendevano forme e dinamismi unici per un bimbo di quell’età. L’asilo fu in effetti una buona palestra, si passava molto tempo a fare “scarabocchi” che tra l’altro conservo ancora gelosamente (oltre che a giocare a Zorro e D'Artagnan, gli eroi dell’epoca). Ad ogni modo, fu subito chiaro che il disegno sarebbe stato una componente molto importante nella mia vita e irrinunciabile. Seguirono poi gli anni delle elementari, tra cartoni animati giapponesi, che copiavo senza fermo immagine (ahimè all’epoca non ce l'avevamo) e caricature di compagni e maestre, naturalmente a loro insaputa, con una vena sempre umoristica. Crescendo diventai un divoratore di fumetti e col tempo mi appassionai soprattutto allo stile umoristico, imparando a riconoscere gli autori e l loro segno grafico. Da adolescente non ebbi troppi problemi a scegliere la mia strada. Passai diversi anni a studiare grafica e illustrazione, finendo poi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove mi diplomai in scenografia. Fu proprio a Brera che venni a sapere della scuola Disney e così convinto da una amica, mi presentai con un book di disegnetti molto naif alla selezione per entrare ai corsi tenuti dal grande Giovan Battista Carpi. Passò un lungo periodo di prove infinite ma alla fine riuscii ad entrare all’Accademia Disney, un luogo di incontro e scambio culturale che mi rimarrà sempre nel cuore. La prima storia uscii nell’ottobre 98: "Topolino e il diamante rosa”, scritta e disegnata da me e in seguito ne uscirono altre, mentre collaboravo saltuariamente anche con il dipartimento Licensing della Disney per la creazione di prodotti per il consumer product. Dopo qualche anno da freelance mi venne offerto di entrare alla Walt Disney Company come senior artist, dove ebbi modo di conoscere tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo e crescere artisticamente, ispirato dal loro talento e i loro insegnamenti. Nonostante fossi ormai lontano dalla testata di Topolino ebbi modo comunque di ispirare la redazione con alcune serie di grande successo: X-Mickey e le Storie della Baia. Il fumetto come mezzo per raccontare storie continuava ad avere un certo fascino su di me. Nel 2018 tornai a fare il freelance, riallacciando i rapporti con la rivista di Topolino.
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Nonostante il Diamante Rosa fu a lungo l'unico ricordo connesso a Cesarello, il suo nome mi rimase impresso, tanto da essere stupito, nel tempo, di non trovare più un così fulgido talento speso fra le pagine del topo. Fui perciò molto felice di rivederlo, prima di nuovo sulle cover e dopo sulle storie, a collaborare col settimanale, dopo una decennale assenza (ultradecennale, se poniamo l'attenzione sulle storie lunghe più di una tavola).
Menzione obbligatoria di congratulazioni con la direzione Bertani per il fiuto nel recuperare autori.
Il nuovo Cesarello appare certamente più maturo di come fosse negli anni 90. Mantiene una regia interessante e una buona capacità di far recitare i personaggi. Con le nuove storie di Top de Tops riesce egregiamente a sostituire Massimo De Vita, riuscendo a porsi in continuità con lui, pur avendo infuso una riconoscibilità ai personaggi mutuato, evidentemente, dagli anni nel licensing.
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Se in passato sembrava pendere verso l'animazione in determinate scelte e lo stile corporate, qui pare tornare ad adattarsi al mezzo fumetto, pur mantenendo quella particolare affinità per il dinamismo. Insomma, appare in evoluzione, capace di rinnovarsi e di applicarsi a studiare per adattarsi a ciò che gli viene chiesto, dandone un'interpretazione comunque personale.
Ora ha ricevuto il pesante incarico di occuparsi di Pk, in un periodo in cui alla serie vengono affidate matite inedite. Sono molto curioso della prova che potrà dare in questo contesto.
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lorenzospurio · 14 days ago
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La 11° Ragunanza di poesia, narrativa, pittura e fotografia - Come partecipare
L’Associazione di Promozione Sociale ‘Le Ragunanze’ con il patrocinio morale del Consiglio Regionale del Lazio, Roma Capitale XII Municipio, Ambasciata di Svezia, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, in collaborazione con FLIPNEWS, LATIUM, LEGGERE TUTTI, ACTAS, WIKIPOESIA, VIVERE D’ARTE LETTERATURA, PUNTO ZIP, BRAINSTORMING CULTURALE promuove l’11^ Ragunanza di “POESIA,…
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paolovisuals · 20 days ago
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"La Fémmina" vince il premio Miglior Cortometraggio Italiano al Fabrique du Cinéma Festival: un capolavoro di immagini, musica e poesia
Il cortometraggio diretto da Nuanda Sheridan e prodotto da Pink Weapon vede l’eccellenza del montaggio e della supervisione alla post-produzione di Paolo Damiano Dolce.
Roma, 18 dicembre 2024 – Grande successo per il cortometraggio La Fémmina, vincitore del premio Miglior Cortometraggio Italiano al prestigioso Fabrique du Cinéma Festival di Roma. Diretto dalla talentuosa regista Nuanda Sheridan e prodotto da Pink Weapon, il film si distingue per la sua intensa narrazione visuale e musicale, che raggiunge il culmine con una toccante poesia in dialetto siciliano nel finale.
Il montaggio, elemento centrale dell’opera, è stato realizzato presso lo studio Paolo Damiano Dolce - Visual Storyteller a Sannicola (LE). Un lavoro straordinario, reso ancora più stimolante dalla collaborazione a distanza con la regista, che ha seguito in diretta dall’Argentina le sessioni di montaggio, dimostrando che l’arte non conosce confini.
Il successo di La Fémmina è frutto di un team di talenti che hanno dato il massimo in ogni fase della produzione:
Direttore della Fotografia: Matteo Castelli
Colorist: Antonino Torrisi
Sound Design e Mix: Luigi Tarantino
VFX Artist: Federico Pistoiesi
“Sfida dopo sfida, raccontare tutto con immagini e musica, senza dialoghi, è stato un percorso emozionante e coinvolgente. La poesia finale è la voce di un’identità culturale che unisce profondamente linguaggio e sentimento,” commenta Paolo Damiano Dolce, responsabile del montaggio e supervisore della post-produzione.
La Fémmina rappresenta un inno alla forza narrativa del cinema e all’importanza della collaborazione internazionale, una testimonianza del valore artistico che il Fabrique du Cinéma Festival ha voluto celebrare con questo riconoscimento.
Per maggiori informazioni, contattare: Paolo Damiano Dolce – Visual Storyteller 📧 Email: [email protected] 🌐 Sito Web: www.paolodamianodolce.com
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djs-party-edm-italia · 1 month ago
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Esma canta "Latte di soia"
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"Bevo latte di soia che forse batto la noia perché è così che sto fingendo ch'è stata solo una storia...". Si intitola "Latte di soia" ed inizia con queste parole la nuova canzone di Esma. Il brano esce su tutte le piattaforme il 6 dicembre 2024
Il songwriter piemontese propone una ballata indie-pop che "gentilmente" rompe gli schemi di narrazione razionale ai quali siamo abituati per raccontare una storia d'amore unilaterale ed universale. La crescente paura contemporanea nel relazionarci e l'insicurezza ad aprirci rosicchiano le gambe della condivisione e dell'empatia "Non lasciam che la paura ci controlli le mani.."
Esma mira ad essere sciamano vibrazionale con la sua semplicità narrativa, punta le sua bacchetta spirituale lì dove solo l'amore rende possibile un'apertura: attraverso la musica. Musicoterapia per l'apertura cardiaca, un crescendo di synth, transienti e poesia che finiscono per droppare su "Accetto il fatto che tu non ci sei più guardo il tramonto dal golfo di Bombay".
Il nuovo singolo di Esma parla di accettazione "Siamo barili sulle onde, siamo petali nella tempesta, siamo i semi che bucano la terra.." in un momento storico dove l'intelligenza artificiale insidia le fondamenta dell'intelligenza naturale, dove gli incontri avvengono molto spesso tramite delle app e non per reale attrazione animica. Scritta da Enrico Esma nella primavera del 2024, "Latte di soia" è stata prodotta, mixata e masterizzata presso la "ICY Entertainment" di Asti e distribuita dalla Label Diversa Music in collaborazione con ADA Music Group.
///
Enrico Esma canta componendo la Vita. Scrive vivendo il più possibile a cuore aperto per trasmettere in musica emozioni ed armonia. I suoi testi parlano di un modo di vivere differente, fatto di strade alternative e sani principi e, proprio per questo, sono dedicati a tutti quelli che non vogliono rimanere ancorati alle apparenze e rifiutano il controllo.  Le sue canzoni sono un inno alla spontaneità e alla semplicità, un antidoto all'omologazione seriale ed al comfort.
L'artista e produttore ESM∆ è costantemente alla ricerca di connessioni. La connessione con la natura, con lo spirito, con l'esperienza umana: l'espressione e la vulnerabilità sono al centro del suo lavoro e di ciò che evoca come artista. La sua scrittura è sfaccettata, profondamente emotiva e continuamente basata su ciò che in definitiva significa essere umani, nella sua vasta gamma di esperienze somatiche ed emotive. ESM∆ si impegna in tutte le forme di espressione artistica mettendo il cuore in primo piano. 
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tarditardi · 1 month ago
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Esma canta "Latte di soia"
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"Bevo latte di soia che forse batto la noia perché è così che sto fingendo ch'è stata solo una storia...". Si intitola "Latte di soia" ed inizia con queste parole la nuova canzone di Esma. Il brano esce su tutte le piattaforme il 6 dicembre 2024
Il songwriter piemontese propone una ballata indie-pop che "gentilmente" rompe gli schemi di narrazione razionale ai quali siamo abituati per raccontare una storia d'amore unilaterale ed universale. La crescente paura contemporanea nel relazionarci e l'insicurezza ad aprirci rosicchiano le gambe della condivisione e dell'empatia "Non lasciam che la paura ci controlli le mani.."
Esma mira ad essere sciamano vibrazionale con la sua semplicità narrativa, punta le sua bacchetta spirituale lì dove solo l'amore rende possibile un'apertura: attraverso la musica. Musicoterapia per l'apertura cardiaca, un crescendo di synth, transienti e poesia che finiscono per droppare su "Accetto il fatto che tu non ci sei più guardo il tramonto dal golfo di Bombay".
Il nuovo singolo di Esma parla di accettazione "Siamo barili sulle onde, siamo petali nella tempesta, siamo i semi che bucano la terra.." in un momento storico dove l'intelligenza artificiale insidia le fondamenta dell'intelligenza naturale, dove gli incontri avvengono molto spesso tramite delle app e non per reale attrazione animica. Scritta da Enrico Esma nella primavera del 2024, "Latte di soia" è stata prodotta, mixata e masterizzata presso la "ICY Entertainment" di Asti e distribuita dalla Label Diversa Music in collaborazione con ADA Music Group.
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Enrico Esma canta componendo la Vita. Scrive vivendo il più possibile a cuore aperto per trasmettere in musica emozioni ed armonia. I suoi testi parlano di un modo di vivere differente, fatto di strade alternative e sani principi e, proprio per questo, sono dedicati a tutti quelli che non vogliono rimanere ancorati alle apparenze e rifiutano il controllo.  Le sue canzoni sono un inno alla spontaneità e alla semplicità, un antidoto all'omologazione seriale ed al comfort.
L'artista e produttore ESM∆ è costantemente alla ricerca di connessioni. La connessione con la natura, con lo spirito, con l'esperienza umana: l'espressione e la vulnerabilità sono al centro del suo lavoro e di ciò che evoca come artista. La sua scrittura è sfaccettata, profondamente emotiva e continuamente basata su ciò che in definitiva significa essere umani, nella sua vasta gamma di esperienze somatiche ed emotive. ESM∆ si impegna in tutte le forme di espressione artistica mettendo il cuore in primo piano. 
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agrpress-blog · 2 months ago
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“Il lupo che non voleva ululare”: un racconto sull’importanza della disubbidienza come atto di libertà  Il lupo che non voleva ululare, è la pr... #amazon #andreadepadova #associazione #disubbidienza #elisamauro #gioiadepadova #libertà #lupo #pauradellupo #ululare https://agrpress.it/il-lupo-che-non-voleva-ululare-un-racconto-sullimportanza-della-disubbidienza-come-atto-di-liberta/?feed_id=8173&_unique_id=673ea2d7d9088
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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L’Estate di Piera di Giampaolo Simi e Piera Degli Esposti: Un Mistero a Roma tra Teatro e Realtà. Recensione di italianewsmedia.com
Giampaolo Simi e Piera Degli Esposti ci portano in una detective comedy che mescola suspense, ironia e teatro nella calda estate romana
Giampaolo Simi e Piera Degli Esposti ci portano in una detective comedy che mescola suspense, ironia e teatro nella calda estate romana. L’Estate di Piera, scritto da Giampaolo Simi in collaborazione con l’attrice leggendaria Piera Degli Esposti, è un romanzo che trascina i lettori nella Roma afosa e vivace, dove teatro e realtà si confondono. La protagonista, Piera, è una figura iconica del…
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micro961 · 3 months ago
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I fratelli Bulgarelli - Il nuovo cortometraggio “Quello che non ti ho detto”
Una visione intima sul tema del rimpianto e della comunicazione
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La prima nazionale del cortometraggio “Quello che non ti ho detto” dei fratelli e registi Flavio e Massimo Bulgarelli viene proiettata il 7 ottobre 2024 alla 21esima edizione del Sedicicorto Festival di Forlì. “Quello che non ti ho detto” è stato prodotto da E Elle Produzioni, una società di produzione audiovisiva specializzata nell'offrire servizi di alta qualità. Grazie ad una consolidata esperienza nel settore, il team di professionisti crea prodotti originali in grado di catturare l'attenzione del pubblico e suscitare emozioni ma soprattutto capaci di veicolare in modo efficace contenuti di qualunque tipo. Preziosa la collaborazione con Duende Film che pianta le sue radici nel panorama cinematografico indipendente, dove ha consolidato collaborazioni con registi, attori e sceneggiatori di talento, arricchendo costantemente il patrimonio creativo. Ogni progetto che porta avanti è il risultato di una combinazione unica di esperienza, innovazione e dedizione che porta ad elaborare la creatività su ogni progetto. L’intero progetto è distribuito da Associak, casa di distribuzione cinematografica indipendente nata nel 2012 ed impegnata nella diffusione artistica e commerciale di lungometraggi, documentari e cortometraggi nei principali festival nazionali. Associak vuole essere un punto di riferimento per opere di elevata qualità estetica ed artistica in grado di unire il puro intrattenimento con l’originalità e l’innovazione narrativa. Il protagonista del cortometraggio è Giorgio, un anziano signore che vive solo: degli strani rumori nel suo appartamento rivelano Anna, una giovane ragazza che si muove nel cuore della notte, la più importante della sua vita. L’uomo è tormentato dai rimpianti e questa donna rappresenta l’amore perduto, che riapre le vecchie ferite e rivela le verità nascoste. Giorgio affronta nuovamente il suo passato, fra lacrime e confessioni, accettando il rimorso delle occasioni mancate. "Quello che non ti ho detto" è una disamina sul tema del rimpianto e dell’incapacità comunicativa in una coppia: la generazione di Giorgio, infatti, non ha ricevuto un’educazione affettivo-relazionale e le conseguenze di questa mancanza risultano, purtroppo, evidenti. Con uno sguardo sensibile, il cortometraggio guida attraverso i labirinti del passato, illuminando le sfumature della bellezza e della tragedia che risiedono nei ricordi del grande amore. Attraverso sequenze incantevoli e dialoghi evocativi, “Quello che non ti ho detto” trasporta il pubblico in un universo emotivo intenso e suggestivo, dove ogni gesto e ogni sguardo raccontano una vita, fatta di sogni, di perdita e poi anche di speranza. Un incontro magico, che mescola la dolcezza dell'amore giovanile con il peso della morte, creando un'atmosfera di malinconia e serenità allo stesso tempo. L’opera parla di un tema universale, in grado di arrivare alla maggior parte degli spettatori. La sua forza risiede proprio nella sua capacità di toccare corde emotive comuni a tutti, indipendentemente da background, esperienze personali o provenienza culturale.
Storia dei registi
Flavio Bulgarelli nasce a Roma il 7 settembre 1984. Si laurea in psicologia nel 2011, nel frattempo si avvicina al mondo del cinema creando uno studio horror indipendente che realizza più di dieci cortometraggi destinati al web e virali in alcuni paesi del mondo con più di 1 milione di visualizzazioni. La sua specialità è la sceneggiatura, che ha studiato negli anni con vari professionisti.
Massimo Bulgarelli nasce a Roma il 4 giugno 1996. Diplomato presso l’Istituto per cinematografia e televisione “Roberto Rossellini” come montatore, si dedica in seguito alla direzione fotografia e all’editing. Al momento lavora come assistente alla regia e come videomaker.
Cresciuti con le stesse influenze cinematografiche di commedia all’italiana e cinema internazionale, Flavio e Massimo trovano un punto di forza proprio nei 12 anni di differenza che li rendono capaci di “parlare” sia ad un pubblico adulto che ad un pubblico più giovane. Doppio Gioco, è stato il loro primo cortometraggio, una commedia all’Italiana 2.0 sul tema della ludopatia. Singolarmente, ma sempre facendo appoggio l’uno sull’altro, hanno scritto e diretto altri cortometraggi di fantascienza come Senza Parole o Lo Spazio sulla Terra.
Instagram: https://www.instagram.com/fratellibulgarelli/ 
Duende Film
https://www.instagram.com/duende_film
E ELLE Produzioni
https://www.instagram.com/eelleproduzioni
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lecodellariviera · 5 months ago
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Stefano Senardi a Diano Marina l’8 agosto a Un mare di pagine
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Stefano Senardi sarà il protagonista del terzo e ultimo appuntamento stagionale della rassegna “Un mare di pagine” a Diano Marina. Giovedì 8 agosto, la manifestazione promossa dall’Assessorato alla Cultura per offrire a residenti e turisti un “tuffo nel divertimento letterario” proporrà alle 21 in piazza Martiri della Libertà, davanti al palazzo comunale, l’incontro (a ingresso libero) con il celebre dirigente discografico imperiese, che negli anni ’80 e ’90 ha lavorato ai vertici di CGD, WEA e Polygram, ottenendo grandi successi. 
Successi raccontati nel libro autobiografico “La musica è un lampo”, scritto per Fandango Editore, che Senardi presenterà a “Un mare di pagine” insieme al giornalista Marco Vallarino. Il volume, riccamente illustrato da foto d’epoca e già ristampato due volte in pochi mesi, offre una vasta aneddotica legata agli incontri e le collaborazioni di Senardi, oggi apprezzato consulente e organizzatore di eventi, con George Harrison, Madonna, Paul Simon, Robbie Robertson, Lou Reed, De André, Jovanotti, Battiato. Tutte stelle della musica con le quali Senardi ha scritto pagine indelebili della canzone italiana e straniera. Pagine che ora fanno parte anche del suo libro, nato per caso, in India. 
«Ero in vacanza» ricorda Senardi «e col cellulare avevo scritto una specie di recensione su Facebook. Chi la lesse mi chiese di scrivere dell’altro. Cominciai a scavare nei ricordi e mi accorsi che c’era tanto da dire.» Poche righe su Facebook sono così diventate 200 pagine, introdotte nel volume da una prefazione di Michele Serra, che celebra l’importanza sociale e politica della musica, definendola “una delle poche rivoluzioni vinte”. 
«La musica può dare una forza incredibile» assicura Senardi. «Alcuni dei migliori momenti della mia vita, riportati nel libro, sono legati ai concerti che ho seguito prima come fan, poi come professionista, organizzatore, anche con qualche grattacapo, come quando a Bologna non si riusciva a trovare Lou Reed, che doveva salire sul palco e invece era a giocare a flipper in un bar. Di tanti artisti ricordo la grandezza umana oltre che musicale: persone umili e generose di cui mi emoziona sempre parlare.»
Alla serata di “Un mare di pagine” – manifestazione ideata da Loredana Este, che ancora presta la sua amichevole collaborazione all’organizzazione di ogni evento – sarà possibile acquistare il libro di Senardi grazie al firmacopie promosso al termine dell’incontro dalla libreria Mondadori di Diano Marina.
«Siamo orgogliosi» dice Cristiano Zà Garibaldi, sindaco di Diano Marina «di ospitare l’amico Stefano Senardi, figura di spicco del panorama musicale italiano e internazionale, a “Un mare di pagine”. Sono certo che Stefano, con la sua incredibile esperienza e capacità narrativa, ci regalerà una serata di emozioni e riflessioni sulla forza della musica.»
«La rassegna “Un mare di pagine”» aggiunge Sabrina Messico, assessore alla cultura «mira a creare uno spazio di incontro e scambio culturale, nel quale la letteratura e l’arte si fondono con la vita quotidiana. Il libro di Senardi, “La musica è un lampo”, non è solo un viaggio tra i ricordi e gli incontri di un grande professionista della musica, ma anche una testimonianza dell'impatto profondo che la musica può avere sulla nostra società.»
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mangagatto · 6 months ago
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Perché i Fan di 'Blue Lock' e 'Haikyuu!!' Non Riescono a Convivere? Scopri i Segreti e i Manga Gratuiti!
Nel vasto universo degli anime e dei manga, esistono comunità di fan che si formano attorno a serie specifiche, creando un legame forte e spesso esclusivo. Due delle serie più popolari degli ultimi anni, Blue Lock e 'Haikyuu!!, hanno attirato una vasta base di fan, ma sorprendentemente, queste due comunità sembrano essere incredibilmente incompatibili. Questo fenomeno è affascinante e merita una riflessione approfondita. Cosa rende i fan di queste due serie così diversi da non poter condividere lo stesso spazio senza conflitti? Forse la risposta risiede nelle differenze fondamentali tra le due serie e nei valori che esse promuovono.
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'Blue Lock' è un manga che ruota attorno al concetto di competizione spietata e individualismo. In questa serie, i giovani calciatori competono tra loro in un programma draconiano per diventare il miglior attaccante del Giappone. La filosofia del manga si basa sul superamento dei propri limiti personali, spesso a scapito della collaborazione e del lavoro di squadra. Questo crea un ambiente narrativo dove il successo individuale è il principale obiettivo e ogni personaggio è spinto a mettere in discussione le proprie amicizie e alleanze per raggiungere la vetta. I fan di 'Blue Lock' sono spesso attratti da questo approccio crudo e realistico alla competizione, dove la vittoria è tutto e il fallimento non è un'opzione.
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D'altra parte, 'Haikyuu!!' celebra il valore del lavoro di squadra, della fiducia reciproca e della crescita collettiva. La storia segue le vicende della squadra di pallavolo del liceo Karasuno e il loro percorso verso la gloria. Ogni personaggio ha il proprio ruolo e importanza, e la serie sottolinea costantemente come il successo sia il risultato dell'impegno di tutti. Per i fan di 'Haikyuu!!', la bellezza risiede nell'armonia del gruppo, nella sinergia tra i giocatori e nell'importanza di sostenersi a vicenda nei momenti di difficoltà.
Queste due visioni contrastanti del successo e della crescita personale sono al cuore della discordia tra i fan delle due serie. Mentre i fan di 'Blue Lock' potrebbero vedere il lavoro di squadra come una debolezza o un ostacolo al raggiungimento del successo individuale, i fan di 'Haikyuu!!' potrebbero percepire l'individualismo estremo come un tradimento dei valori di fiducia e cooperazione che considerano fondamentali. Questa divergenza ideologica rende difficile per le due comunità trovare un terreno comune, creando così un divario apparentemente insormontabile.
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Inoltre, la narrativa di 'Blue Lock' con il suo tono serio e talvolta oscuro, contrasta con l'energia positiva e l'ottimismo di 'Haikyuu!!'. Questo influisce sul tipo di pubblico che ogni serie attira. Coloro che cercano storie di redenzione, amicizia e perseveranza potrebbero sentirsi più a casa con 'Haikyuu!!', mentre chi è attratto da sfide intense e dalla lotta per la supremazia individuale potrebbe gravitare verso 'Blue Lock'.
Se sei un fan di manga, questo è un momento perfetto per esplorare entrambe le serie e scoprire quale risuona di più con te. E grazie alle risorse online, puoi leggere gratuitamente molti capitoli di Blue Lock' e 'Haikyuu!!'. Piattaforme come Mangagatto offrono accesso gratuito a una vasta gamma di manga, permettendoti di immergerti in questi mondi affascinanti senza spendere un centesimo.
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Alla fine, che tu sia un sostenitore del lavoro di squadra o un fervente credente nel potere dell'individualismo, il mondo dei manga ha qualcosa da offrire a tutti. Esplorando queste differenze, possiamo apprezzare ancora di più la ricchezza e la diversità delle storie che amiamo.
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storycritica · 6 months ago
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La città che cammina, spiegato bene
di Eleonora Melis
Tra città e periferia, umano e non…
Per la prima volta ho visto Cagliari con occhi nuovi. Ho percorso strade sconosciute, sentito voci che non avevo mai sentito,  eppure erano sempre state là, sotto il mio naso. Quattro ore per poter intravedere frettolosamente uno scorcio solitario della mia città, quattro ore intense in cui materia, spirito e fantasia giocano a nascondino tra quartieri e paesaggi. Cagliari, prima di oggi, era un posto che pensavo di conoscere.
Sulla scia de L’uomo che cammina
Sulla scia de L’uomo che cammina, performance di paesaggio debuttata nel 2015, ispirata alla drammaturgia di Jiro Taniguchi, La Città che Cammina è una creazione del collettivo artistico Dom-, fondato nel 2013 dalla collaborazione tra Leonardo Delogu e Valerio Sirna, noti alla scena contemporanea per un approccio creativo nuovo e ricercato.
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La città che cammina segna il debutto scenico degli spazi pubblici. Cagliari si trasforma  diventando manifesto vivente del concetto di libertà: la fine della separazione tra luoghi turistici e luoghi dimenticati da Dio. Sono chiese, piazze, rovine, montagne, parchi, terra le vere star dello spettacolo, portatrici di un messaggio sempre attuale: l'uso dello spazio urbano. 
無 MUUn viaggio alla scoperta della metafisica urbana
"La parola giapponese MU 無 indica assenza o mancanza, e va resa con “non c’è”. Fra i concetti filosofici esposti dal buddismo zen, la concezione del “nulla”, cioè MU, riveste una particolare importanza; essa non può intendersi come l’assenza di una presenza - definizione tipicamente occidentale del nulla - ma indica, più specificatamente, “l’assenza contemporaneamente di esserci e non esserci”: “c’è” e “non c’è” sono contemporaneamente negati. Il nulla dello zen esclude ogni possibilità di essere determinato, ed è perciò veramente puro e intatto poiché assolutamente intangibile."  
DOM-
Una performance per certi versi surreale, per altri dannatamente reale, nella quale ognuno di noi fa i conti con sé stesso.  Non ci sono giudici o pregiudizi, l'essere umano percorre i luoghi della città proseguendo il suo cammino senza esitazione, stuzzicato dalle geometrie e sinuosità degli edifici che silenziosi lo osservano dall'alto. Quattro ore in cui la nostra coscienza bussa, senza fare sconti a nessuno, mentre guardiamo un quartiere gridare aiuto perché sovrastato dall'inciviltà umana, o quando uno stormo di fenicotteri plana dolcemente sulle acque del lago, in uno spazio sempre più sovrastato dal desiderio dell'uomo di strafare  e distruggere tutto quello che natura aveva creato in precedenza. 
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Una performance itinerante
La città diventa palcoscenico, autenticità e realismo fanno da scenografia.  Gli edifici, le strade e i luoghi storici divengono contesto di dibattito tra il pubblico, raccontando la storia e la cultura di Cagliari, parte integrante della narrativa della performance. Lungo il percorso parecchi colpi di scena tengono vivo l’interesse e l’attenzione di tutti i partecipanti; spaesati si guardano intorno, assetati di dettagli e con la voglia di scoprire nuovi elementi durante il cammino.  Ogni secondo che passa tutto diventa relativo, realtà e finzione si intrecciano, nessuno ha più la certezza che tutto ciò che accade intorno sia realtà. Casualità o messa in scena? Performance o vita reale?  Attore o passante? Concretamente noi spettatori seguiamo delle figure guida cullati dal paesaggio sonoro. Non ci sono regole prestabilite, se non quella di praticare un rispettoso silenzio. Attraversiamo vie del centro, saliamo e scendiamo su pezzi di strade non asfaltate tra sassi e polvere, godiamo di visuali mai proposte prima ai nostri occhi; sembra come se questi luoghi stessero aspettando con pazienza e resilienza il nostro arrivo. Come se il loro momento fosse finalmente arrivato. La sensazione è quella di un piacevole spaesamento, il gruppo cammina accompagnato da sottofondi musicali itineranti, persone comuni nelle vesti di attori che si palesano più volte durante la performance e figure non necessariamente umane a tratti spaventose. Come uno sciame camminiamo per ore, compatti, senza perderci, riprendiamo fiato durante piccole soste, mantenendo sempre una connessione con ciò che ci circonda; seduti tra le radici di un albero secolare dentro il cortile di un ospedale, in cui solo pochi anni prima, al posto di noi spettatori, pazienti ricevevano cure, diagnosi o morivano all’interno di grandi tende verde militare. Poco dopo il nostro sguardo si perde tra gli affreschi della chiesa di S. Michele; ricordo che proprio tra queste pareti un turista qualche anno prima era stato chiuso dentro e aveva fatto notte tra i banchi in legno, dove normalmente si prega. Navighiamo con un vecchio scafo che fatica a portarci a destinazione, sotto i rumorosi motori di aerei che decollano e atterrano all’aeroporto di Cagliari.
Sono momenti di grande impatto, non si può negare, difficili da descrivere se non li si vive.
Ogni performance itinerante è legata indissolubilmente al tempo e al luogo specifico in cui avviene, tutto quello che accade in quel tempo circoscritto assumerà la volta successiva una forma diversa, così come è successo con la rappresentazione precedente. Un processo lento, in cui sentimenti contrastanti si cimentano in una lunga marcia sensoriale fatta di alti e bassi, accompagnata da  presenze che disorientano lo spettatore. Presenze non sempre umane, che appaiono, si dissolvono, mutano.
Abbracciando storie personali e leggende urbane legate ai luoghi nascosti di Cagliari contornate di emozioni forti, Dom ha raccontato uno storytelling tra connessioni personali e ambienti.
Leonardo Delogu insieme a Valerio Sirna, ideatori, registi e giovani drammaturghi della scena italiana contemporanea hanno generato un evento collettivo che permette di entrare nella realtà sociale di Cagliari pur essendo nativi e cittadini di altre città. Con questa performance Cagliari ha avuto l’occasione di un riscatto sociale, perché nonostante sia una città dove il martedì sera sbarcano migliaia di turisti da grandi navi da crociera, Cagliari è anche il quartiere di Stampace, di San Michele, di Is Mirrionis e di Santa Gilla, luoghi noti a tutti per la scarsa reputazione, ma sono luoghi in cui la vita scorre; quartieri dove un figlio torna a casa stanco dopo 12 ore di lavoro pur non essendo protetto da un contratto che gli assicura un futuro, luoghi in cui una neo mamma di soli 16 anni mette la sua maschera più bella tra i banchi di scuola, fingendo vada tutto bene, mentre le sue compagne di classe raccontano le avventure di un sabato “da urlo”, luoghi in cui una cara e anziana signora apre la finestra della sua cucina e sorride ai passanti con gli occhi ancora speranzosi, nonostante la vita le abbia portato via una figlia pochi mesi fa.
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Insomma, -Dom non ha scelto un cammino semplice per il pubblico, sono parecchi i momenti di sconforto, la stanchezza fisica dopo qualche chilometro arriva, i percorsi tortuosi mettono a dura prova gli spettatori, ma la curiosità è un ottimo escamotage per terminare il percorso. Lentamente il buio cala, il terreno molliccio sotto i piedi si fa sempre più duro, l’umidità si insinua dentro le ossa, i volti, inizialmente sorridenti, mostrano i segni di stanchezza, ma poco dopo in fondo al tunnel, qualcosa continua ad assumere forme diverse, ancora e ancora, passo dopo passo, parola dopo parola, è la fine?
Tra musica, balli, abbracci inizia un nuovo cammino.
Progetto a cura di: DOM- ideazione, drammaturgia spaziale e regia: Leonardo Delogu, Valerio Sirna con: Bhadie Boongaling, Dorian Gray, Alberto Massazza, Sylvia Messina, Sofia Naglieri, Patrizia Piras, Antonio Pretta, Violetta Cottini, Filippo Gonnella, Carlotta Sofia Grassi, Sara Sccotelli, Marco Tè Voci: Maria Grazie Sughi, Alberto Massazza Produzione: Sardegna Teatro Foto: Laura Farneti
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antennaweb · 7 months ago
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multiverseofseries · 7 months ago
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Questo mondo non mi renderà cattivo: il ritorno forte e politico di Zerocalcare e dei suoi personaggi
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Questo mondo non mi renderà cattivo, la serie animata firmata da Zerocalcare e realizzata da Movimenti Production in collaborazione con Bao Publishing, più forte e politica nel messaggio rispetto alla precedente. La potete trovare su Netflix.
Ammiro Zerocalcare da sempre. Lo ho adorato per anni per le sue storie a fumetti, ho amato il suo esordio in una serie animata per Netflix, dopo gli esperimenti di Rebibbia Quarantine. Non posso quindi non ammirarne anche l'ottimismo, così sbandierato ed esplicito nel titolo del suo nuovo lavoro Questo mondo non mi renderà cattivo, ma differenza di Michele Rech, nome reale dell'artista romano, non sono così sicura di non cedere al lato oscuro della bontà, segnata e delusa da un mondo che ce la mette tutta per renderci cattivi.
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Questo mondo non mi renderà cattivo: una scena
Se c'è però una cosa che può tenerci su il morale è proprio questo mantra ripetuto in modo ossessivo e il lavoro di Zerocalcare, su carta come su schermo: divertente, profondo e coerente con se stesso. La sua mano è forte e presente in Questo mondo non mi renderà cattivo così come lo era stata in Strappare lungo i bordi. Con una differenza sostanziale: il messaggio, pur restando importante e significativo sul piano sociale, vira sensibilmente verso il politico, confermando l'attitudine del personaggio a non tirarsi indietro e portare avanti le proprie idee con decisione, coerenza e lucidità. Cosa che in questo preciso momento storico è ancora più importante.
Trovare il proprio posto nella trama di Questo mondo non mi renderà cattivo
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Questo mondo non mi renderà cattivo: un'immagine della serie
La storia che Zerocalcare racconta in Questo mondo non mi renderà cattivo parte da un ritorno, da un vecchio amico che è di nuovo nel quartiere dopo anni di assenza. Il protagonista della storia, che come al solito incarna lo spirito e le idee dell'autore, vorrebbe fare qualcosa per Cesare, questo il nome del ragazzo, ma i suoi sforzi devono scontrarsi con la consapevolezza di non essere in grado di aiutarlo a ritrovare il proprio posto in quel mondo che fatica a riconoscere. Un contesto in subbuglio anche per i dilemmi sociopolitici, che ruotano attorno alla presenza di un piccolo gruppo di immigrati raccolti in un centro di accoglienza che parte della popolazione vorrebbe fosse spostato altrove.
Le mille voci di Zerocalcare
Come era stato per Strappare lungo i bordi, anche per Questo mondo non mi renderà cattivo è l'autore stesso a dar voce a (quasi) tutti i personaggi che incarnano se stesso e le altre figure di contorno della sua vita che avevano già animato le sue storie a fumetti. È lui che ci mette la faccia (e la voce), entra nel racconto, lo fa suo. Caratterizza non solo i personaggi ma l'opera nel suo insieme, al netto della presenza altrettanto forte e sincera di Valerio Mastandrea che conferma di essere un perfetto Armadillo, ovvero la coscienza dello stesso Zerocalcare, a cui si devono massime di vita imperdibili.
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Questo mondo non mi renderà cattivo: una scena della serie di Zerocalcare
Torna a doppiare, quindi, nonostante le polemiche che l'avevano accompagnato riguardo la dizione e la cadenza romanesca. Michele Rech non le ignora, ma dimostra di averle digerite con la sua innata classe, rendendole parte del racconto, ammiccando in un paio di occasioni, rendendole oggetto di una delle gag più naturali e riuscite. Con le sue mille voci, insomma, conferma di essere una delle voci più interessanti del panorama artistico italiano, indipendentemente dal media in cui si concretizza la sua vena creativa.
La difficoltà di stare al passo
Questa compiutezza narrativa viene messa al servizio di una storia che si muove su un piano diverso dalla precedente, ma ne segue la stessa solidità nella costruzione nel racconto. Questo mondo non mi renderà cattivo è meno travolgente di Strappare lungo i bordi sul piano del divertimento puro: non mancano le risate, ancora soddisfatte e corpose, ma il focus della storia è da subito su toni diversi che permetto all'autore di sviluppare tematiche importanti e attuali.
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Questo mondo non mi renderà cattivo: una scena della serie animata
È protagonista il contesto socio-politico in cui ci stiamo muovendo con affanno, ma approfondendo temi che scivolano più sul piano intimo dei personaggi, come la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, di stare al passo, di sentirsi a proprio agio con le proprie scelte e il proprio cammino di vita. Temi cari a Zerocalcare, che l'autore riesce a trasmettere al proprio pubblico incarnandoli nelle storie dei personaggi che gli episodi della serie ci permettono di seguire con partecipazione.
L'eccellenza dell'animazione
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Questo mondo non mi renderà cattivo: un momento della serie
Eccellenza di scrittura che trova il suo giusto e meritato riflesso in un'altrettanto eccellente realizzazione tecnica. Movimenti Production ha compiuto un altro piccolo miracolo nel tradurre su schermo la ricchezza della scrittura dirompente dell'autore romano, realizzando sequenze cariche di dettagli e trovate visive in grado di rendere in immagini le intuizioni visive di Michele Rech. Non mi riferisco solo della compiutezza nel character design e l'animazione dei personaggi, che rende espressiva ogni sfumatura di personaggi dal tratto semplice, ma della fluidità con cui la scena si trasforma per seguire le evoluzioni e digressioni della prosa dell'artista. La simbiosi tra testo e animazioni è tale che si fa fatica a immaginare una resa diversa e meno immaginifica per i prossimi lavori di Zerocalcare. Ma, in fondo, perché si dovrebbe?
Conclusioni
In conclusione Questo mondo non mi renderà cattivo è un racconto costruito con lucidità e coerenza, sia dal punto di vista narrativo che tematico. Michele Rech ancora una volta ci mette la faccia e dice cose del nostro mondo che in pochi hanno la forza di raccontare. Un plauso per lui, per la sua autoironia nello scherzare anche sul proprio accento e gli altri tormentoni che lo accompagnano, ma senza dimenticare di lodare quanto meritano tutti gli artisti di Movimenti Production che hanno reso ancora una volta possibile questo miracolo tutto italiano. Come Strappare lungo i bordi, Questo mondo non mi renderà cattivo è un’eccellenza di cui parlare e condividere.
👍🏻
Una storia più politica della precedente, adatta al momento in cui ci troviamo.
Le tante voci di Zerocalcare, quella perfetta di Valerio Mastandrea e qualche sorpresa per rendere tutti i personaggi che animano la storia.
Il comparto tecnico messo in piedi da Movimenti Production: splendido, solido, creativo, pirotecnico.
Il coraggio, la lucidità e la coerenza di portare avanti i propri temi. Senza tirarsi indietro e nonostante tutto…
👎🏻
… che faranno storcere il naso a chi la pensa diversamente.
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