#ci vuole tempo
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#tempo#ci vuole tempo#tempo al tempo#sorriderai#sorridere#frasi sorriso#frasi tumblr#frasi#frasi immagini
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Luca Marinelli
#<3#luca marinelli#il tempo che ci vuole#81st venice international film festival#venice#italy#my pic#my edit
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ragazze allora io sono assolutamente pro al “non è mai troppo tardi per iniziare a fare qualcosa” perché è vero ma quando vedo i post motivazionali con “Tolkien ha iniziato a scrivere lotr a 45 anni, sei in tempo” mi cadono le braccia bc le circostanze sono diverse da quelle di ginopippa che pubblica su ao3 e si fa pagare ed è vero? Cioè non solo lui già pubblicava regolarmente ed era inserito nel mondo accademico, ma aveva anche alle spalle il suo vissuto da survivor? Oltre al fatto che parliamo di un’epoca in cui scrivere prendeva molto più tempo bc c’era solo la macchina da scrivere so- e vorrei ricordare che ha iniziato lotr solo per inserire da qualche parte la lingua che aveva creato, cioè tra tutti gli esempi possibili tolkien non è proprio quello con cui un comune mortale può relazionarsi io penso
#scusate però è così#non era un signor nessuno che un giorno si è svegliato e ha fatto successo#era un professore di lingua appassionato di storia medievale#PROFESSORE UNIVERSITARIO AGGIUNGEREI#con già pubblicazioni alle spalle tra cui lo hobbit#semmai è l’esempio che per scrivere qualcosa di bello ci vuole tempo#ma forse sono io#merty's hobbit hole
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Di germogli, radici e boschi: ci vuole tempo, per fare l'amore
Uno dei più grandi inganni del nostro secolo è credere che corpo e anima siano due entità distinte e indipendenti. Questo ha portato a concedersi all'altro con più facilità, depotenziando e sottovalutando la felicità suprema che si prova solo nel far coincidere interiorità e fisicità. A prova di ciò, basta guardare qualsiasi film sentimentale per accorgersi quanto sia diventato normale, perfino doveroso, andare a letto insieme nelle prime fasi di una conoscenza, se non addirittura dopo i primi appuntamenti. Insomma, è stato sufficiente manipolare subdolamente il vero significato della libertà sessuale, sacrosanta conquista sociale e morale: anziché intendere "fai l'amore con chi vuoi" come "fai l'amore con chi scegli, con chi ritieni degno", lo si interpreta come "fai l'amore con chiunque", definendo puritani o bigotti coloro che invece preferiscono trovare con cura la persona a cui donare la propria anima attraverso il corpo, perfetto e unico strumento di espressione tangibile di ciò che si ha dentro.
Ci vuole tempo, per conoscere una persona. È un lungo e stimolante viaggio, in cui ci si spoglia, lentamente, passo dopo passo. L'intimità è una perla preziosa, è un dono per pochi. Dopodiché, una volta costruita la fiducia, si comincia a custodirsi, ad amarsi. È un cammino faticoso ed impervio, ma anche ricolmo di bellezza, di grazia. Solo allora, si prova quel desiderio puro, quella bramosia di unirsi in un solo corpo, in cui si fa davvero l'amore, in cui si raggiunge l'estasi perché si vuole passare il resto della vita insieme, con nessun altro, finché si respira. Se non si anela a questo, si finisce per dare troppo peso alla fisicità o alla dimensione spirituale, vivendo inevitabilmente a metà, sottostimandosi, depotenziandosi, sprecando l'occasione di essere davvero felici.
Non ho mai raggiunto quel livello con qualcuno, pur avendo fatto l'amore con il mio fidanzato di allora, pur avendo aspettato che la relazione diventasse stabile e forte, perché il tempo non è solo quantità, ma anche qualità. Credevo mi amasse, invece ne era incapace, e ancora adesso, a distanza di cinque anni, ho nel cuore i solchi dell'edera velenosa che soffocò con la violenza il fiore immacolato dei sentimenti più puri.
Tuttavia, ci credo ancora nell'amore, in quella sacra unione di corpo e anima che trascende l'umano e raggiunge il divino, così forte che solo ad immaginarlo mi sento imbevuta di gioia e sempre più incapace di accontentarmi, di scendere a deleteri compromessi.
Perciò, caro futuro amore mio, sangue del mio sangue, ossa delle mie ossa, compagno di vita: saremo così felici e unificati solo se e quando ci baceremo ovunque sapendo di toccare taumaturgicamente le corde più profonde della nostra anima, dalle più dolorose alle più gaudenti; ci disseteremo di vero piacere se e solo quando, crescendo insieme, uniremo le nostre radici sotto la pioggia, tramutandoci in un bosco rigoglioso e verdeggiante.
Nell'attesa, perciò, diamoci il tempo di germogliare, di dirci:
"È una lunga storia."
"Non preoccuparti, ho tempo."
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Nicolas insegnami a piangere a comando
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No vabbe raga qui stiamo troppo avanti
#in cui scopro che c'è un account spotify barilla con le playlist che durano il tempo che ci vuole a cuocere le diverse paste#gakshaksjakakl
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#no no no no no ho sognato che la crush che avevo nell’ormai lontano 2019-inizio 20 mi confessava di essere sempre stata perdutamente#innamorata di me e di esserlo ancora nello spazio-tempo del sogno#e adesso mi ha scritto la tizia che sospettavo potesse star valutando di forse eventualmente flirtare con me (debunked) dicendomi#ciao🥰oggi sono qui tutto il giorno ci sei anche tu?❤️#ma che sono tutte queste emoji signora mia ma che vuol dire ma la punteggiatura e al massimo un punto esclamativo per far capire che non mi#vuoi uccidere non bastano? va beh quindi facciamo pranzo insieme#ragazza aiuto mi stanno succedendo delle cose lgbt ma sbagliatissime
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Venezia 81: va a Joker Folie a Deux il soundtrack stars award 2024
a cura della redazione Va al film JOKER folie à deux di Todd Phillips, il Soundtrack Stars Award 2024 per la migliore colonna sonora tra i film in concorso (Venezia 81), una selezione di fantastici reboot in un’edizione accompagnata anche da nuovi testi, curata da Hildur Guònadottir, musicista e compositrice, già autrice della musica di Joker, e affidata alla produzione esecutiva degli stessi…
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"Beati tutti gli uomini per bene chi non sapeva e chi non vuol sapere e chi ha confuso l'abitudine con la felicità..."
Francesco Gabbani - Che Tempo Che Fa 02.04.2023 Per l'album completo andate su Facebook! Ps: vi aspetto anche su Instagram :D
#francesco gabbani#gabbani#musica italiana#ctcf#che tempo che fa#l'abitudine#labitudine#ci vuole un fiore#civuoleunfiore#civuoleunfioretour#gabba#photo
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Luca Marinelli
#<3#luca marinelli#il tempo che ci vuole#81st venice international film festival#venice#italy#my edit#my pic
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odio con tutto il mio cuore dover scrivere inutili tesine per esami che, a porterli dare orali, mi prenderebbero massimo un paio di settimane di studio
#mentre sta cazzo di tesina di sociolinguistica mi sta prendendo mesi cioè manco per la tesi triennale ho dovuto leggere così tanto#materiale poi ovviamente niente è in italiano quindi mi devo tradurre tutto quello che mi serve perché non riesco a rielaborare cose#coerenti da lingue diverse e okay che sono lingue che traduco velocemente però poi per scrivermi la traduzione ci vuole comunque tempo
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Solstizio
Si dice che oggi si debba lasciare andare e esprimere intenti. E così sia. Voglio lasciare andare la morte dei miei genitori, la mia cara amica Rita, di mio cuginone Claudio della mia figlia di cuore (in affido mi sa di brutto) Debora. Tutte morti precoci o precocissime per malattie lunghe e devastanti o improvvise e brutali che li hanno strappati a me uno dopo l'altro. Lascio andare non certo il loro ricordo, ma il dolore sordo e profondo che ti lascia vuota, esausta e soprattutto che ti toglie anche solo la capacità di immaginare che possa esserci ancora un futuro. Lascio andare la paura costante e feroce che ancora la malattia possa portarmi via i miei cari. Una paura che mi porta a pensare che ammalarmi io e morire prima possa essere l'unico modo per sfuggire a questo incubo. L'unico sollievo immaginabile.
Voglio andare e stare in un tempo di possibilità. Riuscire a guardare la luce che c'è. Un tempo lento e di qualità. Voglio essere assertiva nei miei sì e soprattutto nei miei no e nei vaffa.
Se riesco a scriverlo e se riuscirò a farlo, in tutta sincerità penso non possa essere certo grazie al Solstizio che nel mistero dell'Universo e nelle sue leggi spero abbia cose più importanti da governare...ma nei pensieri nelle lacrime e nel duro lavoro con la psicologa che mi ha acceso un lumino in fondo al tunnel, che mi ha aiutato a dire l'indicibile e che tuttora mi da una mano a gestire i miei pericolosi sguardi rivolti indietro.
#ah lascio andare pure la tinta ai capelli
#consiglio non richiesto: in certe situazioni quando la m. in cui siete supera un certo limite e assume certi connotati lasciate andare famigliari e soprattutto amici che pur animati dalle migliori intenzioni non capendo un caxxo di certe implicazioni vi possono inconsapevolmente (non con la vicinanza che è sempre oro ma soprattutto con certe affermazioni e considerazioni) spingere ancora più giù. A volte ci vuole uno bravo.
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Nemesi d’amore
Era inevitabile, che succedesse. Lavati la coscienza, oltre che il culo e la fica, puttana. Sono venuta a spiarti di nascosto nel bagno delle donne qui vicino agli uffici. Per osservare il tuo intimo, per cercare di capire cos'è quello che cercano tutti, da te. Sgualdrina da postribolo: faresti certamente dei bei soldi, se scegliessi quella via. Da quando sei arrivata nella nostra piccola azienda a conduzione poco più che familiare, ho potuto percepire chiaramente e immediatamente l’interesse di mio marito per te. T’ha assunta direttamente e senza esitazioni. Dopo solo pochi giorni di prova. No: non soltanto perché sei oggettivamente molto brava con i clienti, i colleghi e i fornitori, ma anche perché sei oggettivamente una gran bella gnocca.
E poi profumi di sesso a un chilometro: chiunque abbia a che fare con te subisce la tua forte influenza erotica. Uomini o donne. Era matematico che me l’avresti scopato: sono sicura che il destino tiene per ciascuno la contabilità delle gioie e delle sofferenze per amore. E nel tempo ri-bilancia di conseguenza. Ero sicura che prima o poi mi sarebbe successo. Perché da ragazza anche io, per puro sfizio, vanità e assoluta incoscienza, ho fatto cadere un uomo sposato. Ho sfasciato una famiglia. Con figli piccoli. Lo volevo: era proprio bono. Mi piaceva e alle conseguenze francamente non pensavo minimamente. Ci misi solo tre giorni, a farlo crollare. Nell’intimo, dopo che capitolò ero assolutamente fiera: avevo scoperto che il potere della mia fica giovane, stretta e sofisticata era enorme.
Gongolavo. Quella è una storia che comunque è finita dopo poche settimane e che io ho dimenticato presto, anche se le conseguenze sono state tragiche: avvelenamento da barbiturici di sua moglie dopo la scoperta. Salvata per un pelo. E poi separazione, soldi, avvocati, indigenza. Ma non mi fregava molto, francamente. Ero egoista e stupida. Come si può essere egoisti, stupidi e sicuri dell’invincibilità solo a vent’anni o poco più. M’è solo rimasto ben impresso in mente il viso della moglie, quando è venuta nel mio appartamento di universitaria appena dopo averci scoperti. All'improvviso me la sono trovata davanti. Voleva assolutamente vedermi: le ho aperto la porta, l’ho vista e l’ho fatta entrare. Mi dicevo: “uffa, sentiamo questa che cacchio vuole, adesso…”
Però lei invece stava immobile e non riusciva neppure a parlare. A ripensarci con l’esperienza di oggi, devo dire che in quel frangente appariva proprio disperata. Le lacrime le scendevano dagli occhi assieme al rimmel, che colava impietoso e le insozzava il viso. “Declino di una donna; poverina” pensai. Mi fissò a lungo e mi disse solo: “si, sei bellissima, devo riconoscertelo. Ma vedrai, quando capiterà a te. Perché ti succederà, io lo so.” Praticamente mi lanciò una fatwa. Girò i tacchi e andò via. Di loro non ho poi saputo più nulla. E adesso eccomi qui a pagare; a soffrire come una preda ferita. Per lo stesso, medesimo motivo. Stavolta nella parte della cornuta ci sono io. Mea culpa, lo so: me lo sento nell’anima. Ancora fingo di non sapere, ma muoio dentro ogni giorno un po’ di più.
Eppure t’ho trattata come una figlia. Porca miseria: sono stata una moglie perfetta, fedele, impegnata e ho lavorato assieme a lui come una bestia. Abbiamo sofferto e gioito insieme a lungo. Sessualmente c’è sempre stata un’intesa ottima. Gli ho fatto e fatto fare di tutto, col mio corpo. Ma adesso ti vedo: nuda nella doccia femminile qui in azienda, mentre ti lavi dopo essere stata con lui in un cantiere difficile, sporco e fangoso. Hai sudato e vi siete insozzati nel fare l’ispezione necessaria, per poter così fare un preventivo corretto e dettagliato. Nessuno può resisterti, ora mi è ancor più evidente. Per dirla tutta, ti vorrei anche io. Mi piacerebbe succhiarti la lingua, la fica e farti vibrare di piacere tutta. Lo confesso: mi piaci da morire, puttana che hai portato l’inferno nella mia famiglia.
Si: soffro molto e mi sento umiliata, ferita, degradata. Anche se ancora non riesco a trovare la forza di far esplodere la cosa. Lui rientra in ufficio o a casa fischiettando, bello allegro. Io fingo una normalità che ormai non esiste più. Ma no: tranquilla, non verrò a casa tua. Perché so esattamente che cosa dovrei dirti e capisco anche che dentro di te al momento non c’è neppure l’ombra di uno scrupolo, di un senso di colpa nei miei confronti: pensi solo a godere con lui di nascosto e a farti pagare bene a fine mese. Forse mio marito fuori busta ti allunga anche qualche centinaio di euro in più; per farsi grande ai tuoi occhi, o forse per gli… straordinari particolari.
Tanto, il grand’uomo non sa quello che io invece so per vie traverse: che hai inviato già domanda in varie aziende concorrenti più grandi della nostra.Ti devi sistemare per bene, grandissima troia. Io per parte mia farò probabilmente finta di nulla, perché è matematico che troverai presto una nuova, migliore collocazione lavorativa e che ben difficilmente continuerai a vedere il mio uomo. Perché lui è mio e nonostante tutto lo amo. Si: lo amo ancora di più. Per amore si gode. E si soffre. Tanto. Tutta la vita. Che è una ruota.
RDA
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“«Ci vuole troppo tempo per l’amore» Clara diceva: «perché l’amore non esiste, in realtà: bisogna inventarlo ogni giorno, ogni momento, ed essere sempre all’altezza della propria invenzione. È difficile…»”
Alba de Céspedes - Quaderno proibito
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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Non vedo mai l'ora di averti qui nuda. E tu poi, anche se vai di fretta, molto spesso mi sorprendi. Per te infatti non esiste il sesso rapido da "una botta e via." Fare l'amore è un nostro tango, un paso doble, un rito lento, intimo. Sempre pieno di bellezza e forma da rispettare. Mi toglie il respiro, capire quanto ti amo.
Baciarti le labbra poi, per me vuol dire proiettare noi due in una dimensione più alta e nobile. Assaporiamo insieme lo spazio che divide le stelle. E se siamo lontani, misuriamo di continuo il tempo che ci separa dal prossimo bacio. Anche un periodo di poche ore ci sembrerà sempre troppo lungo da sopportare.
Aliantis
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