#chiusura scuola
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Ceccano, nuova chiusura delle scuole per mancanza d'acqua, giovedì 23 gennaio
E’ sempre più urgente dotare di serbatoi le strutture scolastiche: giovedì 23 gennaio niente lezioni per gran parte delle scuole di Ceccano. Rimarranno a casa gli allievi della Mastrogiacomo, in via Matteotti, della Sindici in via Gaeta, entrambi i comprensivi, l’Istituto superiore di via Gaeta e l’Alberghiero in via Borsellino. La sospensione delle lezioni dipende dalla mancanza d’acqua prevista…
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PRIMA PAGINA Corriere Adriatico di Oggi giovedì, 30 gennaio 2025
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Cagliari. Scuola Colombo: Chiusa la Classe 3D per Intervento di Disinfestazione. Dal 7 ottobre 2024, chiusura temporanea per 48 ore della classe 3D a causa di un intervento di disinfestazione contro le vespe
A partire dalle 7:30 di lunedì 7 ottobre 2024, e per le successive 48 ore, i locali della classe 3D della scuola secondaria di primo grado "Colombo", situata in via del Sole a Cagliari, rimarranno chiusi per consentire lo svolgimento di un intervento di d
A partire dalle 7:30 di lunedì 7 ottobre 2024, e per le successive 48 ore, i locali della classe 3D della scuola secondaria di primo grado “Colombo”, situata in via del Sole a Cagliari, rimarranno chiusi per consentire lo svolgimento di un intervento di disinfestazione contro le vespe. La decisione è stata presa per garantire la sicurezza degli alunni e del personale scolastico durante le…
#aerazione locali#amministrazione comunale Cagliari#Chiusura temporanea#chiusura temporanea scuola#classe 3D#comune di Cagliari#disinfestazione Cagliari#disinfestazione contro insetti#disinfestazione vespe#igiene scolastica#intervento anti-vespe#intervento disinfestazione#Massimo Zedda#misure sicurezza sanitaria#ordinanza chiusura scuola#ordinanza n.97.#ordinanza sindaco#ottobre 2024#prevenzione infestazioni#protezione ambiente scolastico#protezione studenti#provvedimenti sanitari#pulizia post disinfestazione#sanificazione ambienti scolastici#scuola Cagliari#Scuola Colombo#scuola media Colombo#scuola secondaria Cagliari#sicurezza alunni#sicurezza scolastica
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L'AGENDA in un solo punto.
"Trump ha detto con chiarezza di voler restituire agli Stati i poteri che avevano prima, smantellando il Dipartimento federale dell'Istruzione voluto dai suoi predecessori democratici. Si tratterebbe di una grande rivoluzione nel segno di un ritorno al tradizionale liberalismo Usa. Ed è anche l’unico strumento per sradicare l’ideologia woke.
Si tratta indubbiamente di un compito difficile da realizzare e, non a caso, l’intero mondo (culturale omologato) americano, tradizionale punto di riferimento del Partito democratico, ha già annunciato una dura opposizione tanto al Congresso quanto nelle piazze. A conferma del fatto che l’etichetta di progressismo di cui si vantano è del tutto ingiustificata".
ABOLIRE.IL.MINISTERO.
#AFUERA!
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Zitta!
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Devi stare zitta, troia. Puoi solo morderti le labbra e provare il più puro dolore. La più grande umiliazione intima. In assoluto silenzio: mentre ti sfondo e ti uso come mi pare e piace. Io devo godere di te. E allora tu leccami bene le palle, troia sofisticata. Mi ricordo di tutte le volte che la domenica in piazza, facendo lo struscio con tuo marito, passandomi accanto non mi degnavi neppure di uno sguardo. Anni di mio desiderio appassionato e un'insana, impossibile devozione per il tuo culo tondo e sodo.
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Dio, quanto t'ho desiderata, sofisticata e schizzinosa puttana. Eppure siamo stati addirittura compagni di scuola alle elementari! E quelli, si sa, t'accompagnano per la vita. Incontrandoci in età adulta, avresti almeno potuto farmi un mezzo sorriso, magari una sola volta. Per buona educazione. Per compassione, forse. Penso a tutte quelle occasioni in cui venendo in macelleria fino a qualche mese fa ordinavi i migliori tagli di carne per i tuoi ospiti di riguardo e mi trattavi come l'ultimo dei tuoi servitori.
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Con una perenne puzza sotto al tuo nasino di signora viziata. Poi, tuo marito di recente ha avuto un dissesto finanziario, è stato costretto a chiedere un ennesimo prestito, per risollevarsi ed evitare la bancarotta. Ma nessun istituto bancario ha voluto più aiutarlo. Allora una settimana fa siete venuti qui in macelleria, a capo chino. Stranamente, quella volta tu sei stata molto umile e gentile, con me.
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A tuo marito ho detto: “ci devo pensare, dammi un giorno.” Un paio d'ore dopo t'ho telefonato, per parlarti a tu per tu. E il pomeriggio dopo qui in macelleria abbiamo avuto un incontro molto fruttuoso. Io e te soli, in separata sede, senza che nessuno ci vedesse. Vedi: alla richiesta nobile e umile di tuo marito, il mio sarebbe stato da subito un si. Senza esitazioni, perché Antonio io lo conosco bene: è veramente un brav'uomo e inoltre dà anche il lavoro a diversi dipendenti, con famiglie a carico. Invece ho voluto prima trattare con te.
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Quindi, ad accordo avvenuto, gli ho offerto il prestito a tasso molto basso, quasi nullo. Perché il mio vero interesse eri solo tu. E volevo che il tuo corpo, che tuttora mi fa impazzire, passasse il prima possibile sotto di me. Infatti la condizione nascosta, che ho voluto negoziare solo con te, era quindi che tu diventassi la mia amante, la mia puttana segreta, docile e sottomessa. Disposta a soddisfarmi in tutto. A pomeriggi alterni, nell'orario di chiusura per il pranzo. Certo, tranquilla: tuo marito non saprà mai nulla.
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Ma tu da adesso mi farai godere di te e io userò tutti i tuoi orifizi per sfogarmi come voglio. Zitta: non ti lamentare e apprezzami, per la prima vota in vita mia. Succhiami l'uccello, con umiltà impegno e totale dedizione. Poi amami, abituati al mio grosso cazzo, alla mia stazza e al mio odore. E quando t'avrò sborrato ben bene una prima volta in gola, apri bene le gambe: voglio proprio godermi la mia prima volta nella tua fica calda sognata a lungo. Infine, tra due giorni vieni ben lubrificata dietro. Sul mio menù erotico personale c'è scritto: “culo di manza sofisticata.” Da sfondare a volontà.
RDA
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IL CONGO DICE BASTA ALL’ESTRAZIONE DI PIOMBO DALLA MINIERA INQUINANTE
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Il ministero dell’Ambiente della Repubblica del Congo ha ordinato la totale sospensione delle attività di Metssa Congo, filiale dell’indiana Metssa che produce piombo per l’esportazione, a causa dei rischi causati all’ambiente e alla salute dei residenti dai suoi impianti di riciclaggio, situati a 50 metri da una scuola.
La chiusura è arrivata dopo la pubblicazione del rapporto “All’ombra delle industrie nella Repubblica del Congo”. Il documento, stilato da Amnesty International, infatti denunciava diversi casi di fuoriuscite di petrolio sul suolo e sulle sorgenti d’acqua, ed emissioni di fumo da forni di alluminio e piombo legati alle attività di due compagnie petrolifere e di una società di riciclaggio nelle aree di Pointe-Noire e Kouilou. Emissioni che stanno causando problemi di salute alle popolazioni locali. A Vindoulou, alla periferia di Pointe Noire, un collettivo di residenti si lamenta da anni del fumo che esce dalla fabbrica Metssa Congo, un impianto di riciclaggio situato di fianco a una scuola. Questa filiale del gruppo indiano produce in particolare barre di piombo per l’esportazione. Nel marzo 2023 sono stati prelevati campioni di sangue a 18 persone che vivevano nei pressi della fabbrica che sono stati fatti analizzare da un laboratorio indipendente con il contributo di Amnesty International. Tutti presentavano livelli di piombo ben al di sopra del livello ritenuto sicuro dall’Organizzazione Mondiale della Salute. Il governo del Congo ha deciso quindi di intervenire bloccando definitivamente l’attività dell’azienda.
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Fonte: Africa News; Amnesty International; foto di Kudra Abdulaziz
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Un giorno di chiusura
Un giorno, avevo detto alle dipendenti, potremmo pure chiudere, penso, lo meritiamo un po’ di riposo, in fondo. Il 19 dicembre invio un messaggio a tutti i clienti, informandoli dei giorni di apertura e chiusura del doposcuola durante le vacanze. Oggi pomeriggio in sequenza:
Giuseppe, ma non apri?
Giuseppe, scusa, la bambina oggi non potrà venire purtroppo perché è influenzata. (Ma menomale)
Giuseppe, ma a che ora apri?
Giuseppe, ma sempre chiuso stai? Sono passata e ho trovato la saracinesca abbassata. (Strano, chissà perché)
Un giorno di chiusura, uno. Evidentemente non è concesso. Ma il problema non è poi tanto il pretenderti sempre pronto e disponibile al servizio, quanto il non saper leggere un messaggio. Le scarsissime capacità di comprendere un testo sono, a mio parere, fra i massimi problemi del nostro tempo. Me ne accorgo coi ragazzi a scuola, quando nessuno è in grado di eseguire un vero/falso su un testo appena letto (e dico un vero/falso, perché se non sei in grado di fare questo, puoi anche lasciar perdere le domande aperte), me ne accorgo coi clienti e me ne accorgo qui su tumblr, quando commentate (o peggio rebloggate) scrivendo cose che non hanno alcuna attinenza con l’argomento del post, supponendo informazioni che avete colto chissà dove. La causa è una ed una soltanto: superficialità, mancanza di attenzione. Non dico che dobbiate farvi durare i libri 7 anni come faccio io (quella è malattia), ma un minimo d’attenzione dedicatela a ciò che state facendo, ogni tanto. “Leggo veloce perché le cose lunghe mi annoiano”, “Ho letto in fretta perché non avevo tempo”, “Non ho letto tutto, ma ho colto il senso”, a me va bene, che dire, una meraviglia per una persona che vive e muore sulle parole. Che poi siete gli stessi che ascoltano gli audio di 30 secondi a 2x. Cosa ne farete di tutto 'sto tempo risparmiato, boh, spero solo vi torni utile un giorno.
#ma vabbè io non faccio testo#ascoltavo i 50 minuti di audio della mia ex senza fiatare#ma ripeto#quella è una malattia
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Il prima e il dopo.
Ho scritto più volte di come e quanto la pandemia e il lutto mi abbiano cambiato e di come percepisca cambiati a loro volta moltissimi dei rapporti interpersonali (alcuni addirittura di lunga se non lunghissima data) che si erano sviluppati negli anni con svariate persone, fossero consanguinei o meno. Il contrasto nel confronto e nel ricordo di ciò che era e non è più si fa più netto e pesante con l'approssimarsi delle feste. Personalmente cresciuto e abituato da sempre a periodi con parenti e amici, sono dal 2020 portato a rifuggire le festività natalizie, combattuto tra desiderio di dare al futuro erede splendidi ricordi e aspettare che il periodo passi con meno memorie dolorose possibili. Parte dello scisma e della scrematura (o sarebbe il caso di dire frattura) sono avvenuti a causa di posizioni antiscientifiche - alcune sfociate nell'antivaccinismo plateale - di diversi individui. In altri casi ci hanno pensato le differenze tra l'essere divenuti genitori o meno a causa di tutte quelle cose che volenti o nolenti avere dei figli comporta: la responsabilità di gestire un bambino implica tutta una serie di scelte forzate (orari, modi, spazi, persone). In altri ancora si sono presentati problemi sotto forma di imprevisti più o meno gravi come malattie invalidanti o infortuni personali o di familiari stretti che rendono non consono l'organizzare un ritrovo "tanto per" o "facendo finta di". A tutto aggiungiamo per ultimo ma non per importanza la percepita diffidenza e chiusura (sia nostra che altrui post pandemia) verso la creazione di nuovi rapporti o legami con sconosciuti complice una stanchezza nel voler gettare le fondamenta per nuovi ponti con la paura di arrivare ad affrontare tematiche più importanti sulle quali dover scoprire magari in seguito orribili punti di vista (e non si possono costruire rapporti sinceri e profondi solo sulle conversazioni e chiacchiere leggere e di cortesia scambiate fuori da scuola aspettando che escano i bambini o sorseggiando tiepido spumante in bicchieri di plastica ad ogni compleanno di un compagno di classe del futuro erede). Viviamo una nostra piccola diaspora con le persone che vorremmo vicino ma che il caso o la vita ha messo (o tenuto) lontane mentre i mesi e gli anni passano aggiungendo magari ostacoli o privandoci di sorrisi e affetti all'improvviso.
Desidero dormire ma non ci riesco, vorrei serenità e quiete distanti da tutto "questo" che ci circonda sopratutto per le "feste", pace e lontananza dai falsi "buone feste" e "a te e famiglia".
I volti e le voci che incontro per strada sempre più tesi e nervosi anche a causa di una realtà comune che si presenta sempre più ingestibile per molti.
Mi domando quando arriverà il punto di rottura, mio, nostro, di chiunque.
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Mia cara, dolce, ansiosa ragazza…che entri in farmacia all’ orario di chiusura e mi chiedi la pillola dei 5 giorni dopo…e alle doverose domande che ti pongo mi rispondi che hai avuto il rapporto non protetto 8 giorni fa…e quando ti chiedo a che punto del ciclo sei guardi nel vuoto come la peggiore delle interrogazioni a scuola quando non hai studiato…sono combattuta tra un abbraccio stretto e un cazziatone vero di quelli anni ‘80 che ricevevo io per molto meno…
Invece non posso far altro che chiudere la farmacia, farti sedere…e approcciare una veloce mini lezione di ginesessuologia. Provare a farti capire le conseguenze di un rapporto non protetto. Considerare una gravidanza non calcolata e fornirti numeri di telefono di consultori e ambulatori dove un supporto psicologico può accompagnarti in qualsiasi scelta prenderai…
Te ne vai più preoccupata di quando sei arrivata.
Mi dici “grazie”. Ma so che se potessi mi cancelleresti dalla tua vita. Non ti abbraccio nemmeno questa volta. Ma ti guardo dritta negli occhi…per trovare quella consapevolezza che prima ti mancava.
Tu non dovresti essere qua.
E non sarei dovuta essere io a spiegarti come funziona il tuo corpo.
Ancora una volta mi pongo domande che non trovano risposte. Accompagnate da una malinconica tristezza.
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𝗜𝗟 𝗦𝗔𝗕𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗠𝗔𝗧𝗨𝗥𝗔𝗡𝗗𝗢
𝗣𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼
- Papà domani mattina mi accompagneresti in auto a scuola?
- Certo Gabriele, se vuoi. Perché questo cambio di programma?
- Eh, metti che la TEB - (metropolitana leggera a cielo aperto della nostra città) - sia in ritardo o abbia un guasto. Non voglio rischiare il giorno del mio esame finale.
- Giusta osservazione, cercare sempre la via sicura. Ti accompagnerò io.
𝟮𝟵 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼
La notte è stata insonne per lui, l'ho sentito alzarsi più di una volta.
Quelle notti dove sai che il giorno dopo ti giocherai un altro passo importante nel proseguimento della scuola. La chiusura della settimana degli esami per la maturità.
Un lustro di fatiche, incomprensioni, colpi di genio, inaspettati metodi di studio, che l'esperienza scolastica gli ha fatto trovare. I voti alti, le cadute, i pugni dati sulla scrivania, la voglia di recuperare con rabbia e di esserci riuscito alla grande. I sorrisi, quelli di quando mi annunciava di un voto alto che, forse, neanche lui si aspettava.
Credo che lui non lo sapesse, ma stava guardando gli occhi di un padre che credeva in lui e si aspettava tutto ciò.
Gli amici, le compagnie mai nate per quel maledetto virus che per molto tempo lo ha imprigionato a casa.
Era un 4 marzo, si aspettava la primavera per poter tornare ad assaporare le compagnie nel parco pubblico. Invece arrivò una terribile notizia, come se gli studenti fossero soldati e che dovessero andare in guerra. Chiusi nelle trincee (case) per colpa di un nemico invisibile. Così quell'acronimo DAD divenne di uso quotidiano.
La rinascita. Le amicizie che si consolidano, gli amori adolescenziali. Così puri, scanzonati e forse mai impegnativi.
Questa mattina il viaggio verso la scuola, a un certo punto, è diventata una processione. File di ragazzi vestiti eleganti, per un appuntamento che svolterà la loro vita. Tailleur, completi e tante camicie bianche.
A un semaforo, mentre si attendeva il verde, noto questa ragazza. Tratti sudamericani che richiamano le nobili dinastie delle civiltà precolombiane. Vestita di tutto punto, con un mazzo di fiori tenuto sotto braccio mentre con le mani teneva aperto un grande quaderno con gli appunti. Mentre camminava a testa alta stava ripetendo a voce alta la sua: "dichiarazione volontaria di prendere a tutti i costi quel diploma, con un voto alto".
Probabilmente non potendola accompagnare a scuola, qualcuno, le ha donato quel mazzo di fiori come un rituale di buona sorte.
Era bellissima, volevo dirle dal finestrino quando mi stava passando vicino: "andrà tutto bene, sarai magnifica".
Ma non sapevo come avrebbe reagito, se per sorridere allentando la tensione o arrabbiandosi perché le avrei fatto perdere la concentrazione. Così glielo detto col cuore.
Arrivati a scuola il saluto, l'abbraccio. Le parole che non gli ho detto per non caricarlo di ansia, ma che ho tutte qui nel mio cuore.
La promessa. Quella di mandarmi un messaggio su WhastApp appena avrà finito il suo esame.
Sto scrivendo questo post proprio mentre lui sta raccontando, spiegando, gesticolando e impegnandosi per chiudere un percorso scolastico che lo vedrà, da subito, in pista per l'Università.
A volte mi fermo a pensare quanto possa essere stato un pessimo padre. Poi penso al fatto che i miei figli sono tutto quello che avrei voluto essere io. Loro ci sono riusciti. Forse noi genitori, alla fine, non siamo stati poi così male.
p.s. stavo per postare questo mio pensiero. Quando su WhastApp appare questo messaggio: "finitoo🥹🥹🥹"
Ho fatto click di invio di questo post con gli occhi lucidi, non riuscendo più a leggere per le lacrime. Adesso scusatemi ma devo levarmi dagli occhi tutte quelle soddisfazioni che non ho mai avuto, ma che sono riuscito a far avere a chi conta più della mia stessa vita.
#libero de mente#maturità#maturità 2024#figli#scuola#padre#emozioni#gioia#diploma#pensiero#frase#vita#amore
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La scuola di Pioltello,di cui le cronache si sono occupate nei giorni scorsi,ha deciso di sospendere le attività il 10 aprile,giorno di fine del Ramadan. Il collegio docenti all’unanimità (!) ha votato la proposta del consiglio di istituto per la chiusura. La motivazione è stata che quel giorno sarebbero assenti la metà degli studenti. E allora? I ragazzi fanno assenze durante l’anno scolastico. Quando ci sono le epidemie influenzali in ogni classe più di un terzo sono a casa malati. Ora non basta più non fare presepi a Natale,alberi addobbati o mercatini per non offendere chi non è cristiano; ora si chiude la scuola per le festività religiose di altre fedi. Che poi in realtà si tratta solo della fede islamica,mentre per altre religioni non è così. A questo punto però gli studenti che non sono cristiani,durante le feste di Natale e Pasqua, dovrebbero andare a scuola e non stare a casa in vacanza.
Meno male che la scuola dovrebbe essere laica
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Ceccano, un serbatoio per le scuole
Non è la prima volta che accade: lavori programmati di manutenzione della condotta idrica comportano la chiusura delle scuole. Possibile non si riesca a dotarle di un serbatoio a caduta, magari alimentato dalle caditoie dell’acqua piovana, per gli scarichi dei bagni? Non sembra una soluzione complicata, né troppo costosa, per garantire il diritto allo studio dei ragazzi. In quest’anno siamo già…
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Metallo Pesante S01E04
La ferramenta dello sbarbo
Qualche mese dopo la chiusura della ferramenta dei gemelli si aprì una nuova saracinesca poco distante pronta a mitigare la disperazione dei ciappinari del quartiere. Già in fase di allestimento l'eccitazione era palpabile, mentre sistemavano gli arredi c'erano spontanee manifestazioni di entusiasmo da qualche passante "ma quindi aprite una nuova ferramenta? bene bene, ce n'era bisogno". Pronto a far due chiacchiere sulla soglia c'era questo ragazzone di età indefinita fra i diciotto e i venticirca anni, carico a pallettoni e con un accento bolognese spesso come muro portante, che raccontava che i suoi gli avevano dato una mano ad aprire, che tanto lui con la scuola non ci era mai andato tanto d'accordo e si era lanciato in un'avventura.
Fin da subito furono evidenti alcune forti differenze con la compianta ferramenta dei gemelli. La prima di approccio: il nuovo sbarbo era ciarliero quanto i gemelli erano laconici, per quanto il tempo di attesa alla fine fosse uguale visto che dai gemelli c'era sempre una fila eterna. La seconda, di assortimento: una certa predilezione per l'accessoristica inutile tipo scopini da cesso, tendine e simili a scapito di minuteria e attrezzi di lavoro si traduceva nell'assenza del tipico aroma di ferramenta (più simile al ferro unto che alla plastica imballata di fresco), appaltato ogni tanto alla saltuaria duplicazione chiavi che regalava l'evocativo retrogusto di limatura fresca.
Nella speranza di mantenere le vestigia di una ferramenta di quartiere, tentai di visitarla spesso. L'esperienza però si rivelò un poco spiazzante: circa il 75% delle visite si chiudeva con un giro a vuoto per assenza di quello che cercavo. Facevo comunque chiacchiere piacevoli con lo sbarbo, ma forse uscire da un esercizio commerciale a mani vuote e con un vago senso di stordimento e di calore umano è più una cosa che si cerca in birreria che non in ferramenta.
I restanti viaggi a buon fine davano comunque segnali preoccupanti. Una volta feci fare quattro chiavi, e tutto contento mentre lo faceva mi raccontava che "per fortuna ne hai solo quattro, l'altro giorno è venuto uno che me ne ha fatte fare cinquanta! Cinquanta, capisci? Poi non voglio lamentarmi del lavoro eh." Però un po' sembrava che sì. Il sospetto che gli affari non andassero a gonfie vele fu poi confermato quando chiuse a circa dieci mesi dall'apertura.
La zona è rimasta senza ferramenta da allora e i locali son poi stati riaperti da altri due sbarbi che impagliano sedie e a cui nessuno avrebbe dato due lire e invece vanno fortissimo, ma questa è un'altra storia.
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Laggiù a Pioltello non c’è nessuna integrazione, nessuna inclusione, ma soltanto invasione e islamizzazione. A cominciare dal nome dell’istituto, intitolato a un pakistano… Cruciani, Salvini, Valditara, secondo me voi oggi (venerdì 22 di Quaresima, ndr) il prosciutto lo mangiate e se mi sbaglio, se invece in memoria di Cristo vi astenete, lo mangiano i vostri ascoltatori, i vostri elettori, persone insofferenti alle religioni altrui e ignoranti della religione loro, capaci soltanto di vani lamenti.
Grande Langone, contro i passivi aggressivi di 'sta cippa, via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2024/03/22/news/la-doppia-ipocrisia-di-pioltello-6355651/
Oggi Camillo prosegue:
"mi sono dimenticato dei preti. Essendo un problema innanzitutto religioso, toccherebbe ai religiosi, non ai giornalisti, non ai ministri, offrire una soluzione (...). Il diacono Roberto Pagani, caposervizio della Curia milanese (...) è pro chiusura: “Siamo a favore di questo gesto”. Don Fabio Landi, altro caposervizio, è pro chiusura: “Provvedimento non solo assolutamente normale, ma addirittura auspicabile”. Finanche l’arcivescovo Delpini è pro chiusura: “Provvedimento legittimo”. Din don dan ramadan! Tre uomini di Chiesa ma non di Cristo, colui che disse “Io sono la via” (non una via: la via). Tre indifferentisti incoraggianti l’indifferentismo (“empietà di uomini deliranti”, Papa Leone XII) in sintonia con l’Indifferentista Capo: Bergoglio, firmatario della superindifferentista Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza umana. Domani è la Domenica delle Palme. Fosse per loro, becchini del cristianesimo, sarebbe la Domenica delle Salme".
APPEASEMENT.
"integrazione" alla francese, uguale sostituzione (guardate la loro nazionale di calcio). Ieri sentivo una ex insegnante di Pioltello ora senatrice del Pd, vantare come in quella scuola gli studenti italiani siano da non molto "tornati maggioranza: 52-53 per cento". Miiii, maggioranza qualificata proprio ...
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I VICINI SCOMODI
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Nell'estate del 1938, in fondo al viale più conosciuto di Riccione c’era una villa in mattoni rossi che dava sulla spiaggia. Il proprietario era Nissan Matatia, ebreo originario di Corfù. Era riuscito ad acquistare l'edificio grazie ai guadagni delle sue attività, tra le quali una pellicceria con sede a Forlì, all'attuale civico 3 di Piazza Saffi. A Forlì era nata anche sua figlia Camelia, che quell’estate aveva 17 anni e come tutta la famiglia fu investita delle leggi razziali: espulsione da scuola, chiusura dell’attività del padre, trasferimento, arresto e il 6 dicembre ’43 la deportazione ad Auschwitz. Anche la casa in mattoni rossi non si salvò, tra minacce e pressioni del fascio locale, Nissim fu costretto a svenderla per pochi spicci. Il motivo? La villa ottocentesca a fianco, nota come Villa Margherita, era stata acquistata da Rachele Guidi, moglie di Mussolini, per farne la residenza estiva di famiglia, e per il Duce non era accettabile avere dei vicini di casa di razza ebraica. Così, Nissim e i Matatia furono costretti ad andarsene. Morirono tutti nelle camere a gas di Auschwitz. Si salvò soltanto Nino, fratello di Camelia, perché le SS apprezzavano il suono della sua fisarmonica mentre accompagnava i deportati alla morte. Dopo la guerra, Villa Margherita divenne proprietà dello Stato, fu sede di un ristorante e si pensò anche di demolirla per lasciare spazio a un parco, ma non se ne fece nulla. Negli anni ’90, il sindaco Daniele Imola, di centrosinistra, la rese sede di mostre ed esposizioni ma le cambio il nome: tra lo sconcerto e le proteste, Villa Margherita diventò Villa Mussolini. Per l’inaugurazione fu invitato Romano, figlio del Duce, e la parlamentare Alessandra Mussolini telefonò entusiasta per congratularsi. Così, ancora oggi, abbiamo da una parte un edificio storico al quale è stato cancellato il nome per sostituirlo con quello di un dittatore, e dall’altra la parole di Camelia Matatia, uccisa dalle leggi razziali volute dal suo vicino di casa. Una lettera, inviata al fidanzato, fu gettata dal camion diretto al lager e solo per caso, raccolta da un passante, giunse al destinatario. Chissà se l’ex sindaco di Riccione l’ha mai letta.
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Hannah Höch
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Hannah Höch è stata l’artista che ha dato voce e immagine alla critica sociale e femminista durante la Repubblica di Weimar.
Pioniera del fotomontaggio e della tecnica del collage, ha sperimentato stili e correnti artistiche diverse.
I suoi fotomontaggi, a differenza di quelli dei surrealisti, che mantenevano un aspetto reale, grazie alla continuità di scala o di colore, erano estremamente frammentari, per lo più di proporzioni e colori diversi, e minavano costantemente la percezione iniziale di chi li guardava, rappresentarono l’estetica della liberazione, della rivoluzione, della protesta.
Ha fatto parte del gruppo Dada di Berlino, sebbene spesso sia stata lasciata in secondo piano dalla critica e dalla ricostruzione storica del movimento.
La sua vasta produzione artistica si è dipanata dalla Prima Guerra Mondiale fino agli anni Settanta del Novecento.
Attraverso l’utilizzo di diverse tecniche, ha attraversato una varietà di temi, come il militarismo, l’industrializzazione e la tecnologia, le relazioni di genere, l’etnografia, decostruendo le immagini e gli stereotipi femminili ed esplorando le contraddittorie rappresentazioni della donna nuova diffuse nei mass media.
Hannah Hoch è il nome d’arte di Anna Therese Johanne Höch, nata il primo novembre 1889 a Gotha, in Germania. Cresciuta in una famiglia della media borghesia, l’amore per l’arte le era stato trasmesso dalla madre, pittrice per diletto. Dopo aver abbandonato gli studi per accudire la sorella minore e aver lavorato per un anno nell’ufficio di assicurazioni del padre, nel 1912, si è trasferita a Berlino per frequentare la scuola di arti applicate di Charlottenburg, dove ha studiato lavorazione del vetro e design artistico del libro, con una pausa forzata durante la guerra, quando si è impegnata con la Croce Rossa
Nel 1915 ha cominciato una relazione con l’artista Raoul Hausmann che l’aveva introdotta nell’ambiente culturale berlinese. Una storia d’amore turbolenta e conflittuale durata sette anni mentre l’uomo aveva moglie e figli. A lui, nel 1920, aveva dedicato “una breve storia caustica” intitolata Der Maler (Il pittore), in cui prendeva di mira il sessismo alla base del radicalismo dada e l’atteggiamento del compagno, da lei ritenuto ipocrita nei confronti dell’emancipazione femminile.
Mentre era iniziato il suo coinvolgimento col gruppo Dada, lavorava presso l’editore di riviste illustrate Ullstein come designer di modelli per tessuti ricamati e in pizzo, pubblicati in libri o riviste femminili di moda, utilizzando spesso come base ritagli di giornali. Le tecniche apprese da questa esperienza saranno utilizzate in diverse opere satiriche e politiche successive.
Agli inizi della sua carriera ha utilizzato la pittura, senza mai disdegnare la sperimentazione con vari materiali. Dal 1918 cominciarono a circolare i suoi primi fotomontaggi, la forma di espressione che l’ha resa famosa e che ha maggiormente connotato la sua carriera artistica.
L’inizio della sua partecipazione pubblica agli eventi dada è databile nel 1919, quando ha partecipato alla prima mostra collettiva nello studio del mercante d’arte ed editore Israel Ber Neumann, in cui ha esposto alcuni acquerelli astratti e nella serata di chiusura, ha suonato con coperchi di pentole un’antisinfonia composta da Golyscheff.
Dagli anni Venti, si è dedicata ai fotomontaggi che combinavano immagini di pubblicazioni popolari, tecniche di collage, pittura e fotografia. Un tripudio di immagini sovrapposte così diverse che, spesso, apparivano caotiche e impossibili da analizzare. Un’estetica perfetta per un’artista interessata al rumore senza senso della vita moderna.
Ha presentato nove opere alla prima Fiera Internazionale Dada del 1920.
Sebbene il movimento avesse un profilo anarchico e anti-conformista, era composto principalmente da uomini, e la figura di una donna costituiva un’eccezione al suo interno. Per questo motivo, ha proclamato a gran voce la propria emancipazione dalla figura maschile.
Mettendo in discussione l’idea di bellezza femminile, ha fatto emergere temi legati al genere e al ruolo della donna nella società, ponendo al centro del suo lavoro la costruzione dell’identità. I suoi montaggi offrono visioni caleidoscopiche della cultura tedesca tra le due guerre, da una prospettiva femminista e spiccatamente queer.
Ha evidenziato un mondo frammentato, sconvolto da guerre e crisi economiche.
La sua prima mostra personale si è tenuta nel 1929 a l’Aia, dove si era trasferita per stare vicino alla sua compagna, la scrittrice olandese Til Brugman.
Quando i nazisti salirono al potere all’inizio degli anni trenta, al contrario di molti colleghi, decise di non lasciare il paese, nonostante fosse invisa per la sua libertà sessuale e la provocazione delle sue opere. Il governo considerava il suo lavoro “degenerato” e il suo nome comparve fra gli artisti del Novembergruppe dichiarati “bolscevichi culturali”.
Quando venne cancellata la sua mostra, prevista a Dessau nel maggio 1932, perché i nazisti imposero la chiusura della sede Bauhaus in cui doveva svolgersi, decise di di trasferirsi fuori Berlino, come disse, per “sprofondare nell’oblio” viaggiando spesso col marito Heinz Kurt Matthies, sposato nel 1938 che l’aveva lasciata, qualche anno dopo, per mettersi con una sua amica.
Nella sua produzione dal 1933 al 1945 si affermarono i temi della natura e del paesaggio, mentre diventarono sempre meno presenti le figure umane, disegnate come sagome, maschere teatrali o apparizioni; l’intento era principalmente quello di poter trovare degli acquirenti e di evitare censure politiche, tuttavia, questa nuova prospettiva le aveva aperto la via verso nuove forme di sperimentazione, anche nei fotomontaggi.
Nel 1946 ha preso parte a un’esposizione sostenuta dagli artisti surrealisti a Berlino e promosso la mostra Fotomontaggio da Dada a oggi. Due anni dopo ha partecipato a una mostra al MoMA di New York. In questo periodo ha collaborato alla rivista antifascista di letteratura, arte e satira Ulenspiegel, dove pubblicava acquerelli e diversi fotomontaggi, fra cui Stivali delle sette leghe, del 1934.
Nel 1949, a Berlino, si è tenuta la sua prima personale del dopoguerra, dal titolo Hannah Höch und Dada, ma ha continuato a esporre, principalmente all’estero.
Dopo il lancio dello Sputnik, la prima capsula spaziale in orbita intorno alla terra, è iniziato il suo interesse per l’esplorazione spaziale, di cui ha scritto ampiamente nei suoi diari e, dieci anni dopo, ha realizzato un collage dedicato allo sbarco sulla luna, Dedicato agli uomini che conquistarono la luna, 1969, nel quale era assente la critica alla tecnologia che aveva caratterizzato la sua produzione degli anni venti.
Nel 1964, in onore del suo settantacinquesimo compleanno, si è svolta, alla Galerie Nierendorf di Berlino, un’ampia retrospettiva, seguita negli anni settanta da altre importanti mostre realizzate a Parigi, Berlino e New York.
Le sue opere sono state esposte anche alla famosa mostra Women Artists: 1550-1950 realizzata nel 1977 al Museo d’arte di Los Angeles.
Ha lasciato la terra il 31 maggio 1978 a Berlino all’età di 88 anni.
Hannah Höch ha messo l’accento sul complicato rapporto tra arte e politica, la sua ferrea volontà l’ha portata a emergere in un contesto che escludeva le donne e le loro voci, è una figura che merita di essere ricordata.
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