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Pier Paolo Pasolini on the cover of Guerin Sportivo following his death on the 2nd of November 1975.
Eulogy and interview transcribed below the cut:
Italian:
Di Pier Paolo Pasolini ricordo la straordinaria disponibilità al dialogo sportivo. Poteva sembrare un non senso in un uomo di cultura, poteva anche passare per civetteria poliedrica, ma in lui lo sport era uno dei momenti essenziali. E lo scrittore vi teneva fede non solo quando ribadiva la validità del binomio arte e gioco, ma lo faceva in prima persona. Diceva: «Lo sanno tutti che mi piace giocare al calcio, e per questo c'è sempre qualcuno che mi chiama. Io vado soltanto a giocare. Per me l'arte è gioco ed anche il gioco, in qualche modo, è arte». Così era l'uomo-Pasolini, sincero anche nel paradossale: le sue prestazioni calcistiche raramente hanno registrato una vittoria, anzi le sconfitte avevano punteggi da pallottoliere. Ma lui era tenace, martedì scorso avrebbe dovuto giocare a Palermo con altri attori, tanto per riassaporare quel gusto di libertà « che soltanto una partita tra amici - sono sempre parole sue - sapeva fargli ritrovare perchè soltanto così lo sport usciva dalla dimensione di bene di consumo ». Per questo forse trovava il «Guerin Sportivo» dissacrante nel modo giusto. Specie quando usciva dai canoni tradizionali e si lanciava in crociate senza nessun avallo all'inizio, ma che in seguito si rivelavano giuste e facevan proseliti. «Bisogna aver coraggio mi diceva qualche giorno fa, durante la sua ultima intervista sul calcio e i suoi protagonisti il coraggio di uscire dalla mercificazione e dai commenti falsamente vivaci. Non c'è dubbio che Brera sa scrivere, anche Ghirelli. Tutti gli altri, invece, sono un casuale ammasso di luoghi comuni ». Gli proponemmo di commentare per noi gli avvenimenti più importanti, meglio ancora se sconfinavano dai limiti sportivi per entrare in quelli del costume. « Aver coraggio - mi rispose - vuol dire fare cose anche come questa. Magari riuscissi a trovare il tempo per farle, chissà! Parliamone, forse riesco a farlo davvero ». Incontrarlo era un'avventura. Nella sua casa dell'Eur non c'era quasi mai. Al telefono mi rispondeva la vecchia madre oppure Graziella Chiercossi, docente di lettere al- l'Università, sua cugina di secondo grado. Era sempre in giro, ma lasciava diligentemente nota dei suoi spostamenti, magari cambiandoli cinque minuti dopo. La sua ultima intervista è nata nell'intervallo di una conferenza all'Università di Bologna. (« Meno male mi disse - parliamo di sport. Mi serve per rilassarmi prima di tornare là dentro!»), si è poi completata in un secondo incontro. Pier Paolo Pasolini, però, pur nel suo correre era di parola: « Vedi un po' se basta, che del contenuto ne rispondo io. Anzi, appena a Roma, mando qualche appunto per ampliare alcuni concetti ». É puntuale, qualche giorno fa è arrivata in redazione una sua caratteristica busta arancione. Ecco, questo è stato l'iter della sua ultima discussione sul calcio. « Peccato - disse nel salu- tarmi che tutti mi considerino solo un uomo di cultura. Vogliono da me unicamente giustificazioni culturali forse perché oggi la cultura è un ottimo alibi. Mai che mi invitino a tenere una conferenza sul calcio, eppure sono ferratissimo. Vedi, gli sportivi sono poco colti e gli uomini colti sono poco sportivi. Ma io sono un'eccezione >>. Ecco, Pier Paolo Pasolini era tutto questo. «< Lo sport, si legge nell'intervista, è diventato la religione del nostro tempo». Di sicuro, lo era del suo.
English:
I remember Pier Paolo Pasolini's extraordinary willingness to engage in sports dialogue. It might have seemed nonsensical in a man of culture, it might even have passed for multifaceted coquetry, but for him sport was one of the essential moments. And the writer remained faithful to it not only when he reaffirmed the validity of the binomial art and play, but he did it in the first person. He said: "Everyone knows that I like playing football, and for this reason there is always someone who calls me. I just go and play. For me art is play and play, in some way, is art". This was Pasolini the man, sincere even in the paradoxical: his football performances rarely recorded a victory, indeed the defeats had scores like an abacus. But he was tenacious, last Tuesday he should have played in Palermo with other actors, just to savor that taste of freedom «that only a game between friends - his words - could make him find again because only in this way did sport emerge from the dimension of a consumer good». Perhaps this is why he found «Guerin Sportivo» irreverent in the right way. Especially when it went beyond traditional canons and launched into crusades without any endorsement at the beginning, but which later turned out to be right and made converts. "You have to have courage - he told me a few days ago, during his last interview on football and its protagonists - the courage to escape from commodification and falsely lively comments. There is no doubt that Brera knows how to write, even Ghirelli. All the others, on the other hand, are a casual mass of clichés." We suggested that he comment on the most important events for us, even better if they went beyond the limits of sport to enter those of custom. "Having courage," he replied, "means doing things like this too. I wish I could find the time to do them, who knows! Let's talk about it, maybe I can actually do it." Meeting him was an adventure. He was almost never in his house in EUR. His old mother would answer the phone, or Graziella Chiercossi, a literature professor at the University, his second cousin. He was always out and about, but he diligently left notes of his movements, sometimes changing them five minutes later. His last interview was during the break in a conference at the University of Bologna. ("Luckily, he told me, 'Let's talk about sports. I need it to relax before going back in there!'") and was then completed in a second meeting. Pier Paolo Pasolini, however, even in his rush, was true to his word: "You'll see if it's enough, because I'll answer for the content. In fact, as soon as I get to Rome, I'll send a few notes to expand on some concepts." He is punctual, a few days ago his characteristic orange envelope arrived in the editorial office. Here, this was the process of his last discussion on football. "Too bad - he said when greeting me - that everyone considers me only a man of culture. They only want cultural justifications from me, perhaps because today culture is an excellent alibi. They never invite me to give a conference on football, and yet I am very knowledgeable. You see, athletes are not very cultured and cultured men are not very sporty. But I am an exception". Here, Pier Paolo Pasolini was all this. "Sport, we read in the interview, has become the religion of our time". Certainly, it was of his.
Italian:
Un documento eccezionale: l'ultima intervista di Pier Paolo Pasolini. Sono domande che vertono su argomenti sportivi o che comunque nello sport trovano la loro matrice e Pasolini ha risposto in due cartelle dattiloscritte, correggendo e ampliando il concetto (dove ve ne fosse bisogno ad una seconda lettura) con la sua scrittura minuta e fitta. Perché, ci si chiede ora, argomenti sportivi ad un poeta, ad un intellettuale come lui? Perché Pasolini, scrittore e regista, era anche uomo di sport. Amava il calcio in particolare; spesso partecipava a partite tra amici, ma sempre con il massimo impegno com'era nel suo carattere. « Per me sport e cultura non sono in antitesi aveva detto in un nostro precedente colloquio - anzi, si integrano, lo sport fa parte del bagaglio culturale di ogni uomo libero ». Per questo, ora, pubblicare la sua testimonianza sportiva ci pare per noi che di sport viviamo la maniera migliore di ricordarlo.
English:
An exceptional document: Pier Paolo Pasolini's last interview. These are questions that focus on sports topics or that in any case find their origin in sports and Pasolini answered in two typewritten pages, correcting and expanding the concept (where necessary on a second reading) with his minute and dense writing. Why, one wonders now, sports arguments to a poet, to an intellectual like him? Because Pasolini, writer and director, was also a man of sport. He loved football in particular; he often took part in matches with friends, but always with the maximum commitment as was his character. "For me, sport and culture are not in antithesis, he had said in a previous conversation - on the contrary, they complement each other, sport is part of the cultural baggage of every free man". For this reason, now, publishing his sporting testimony seems to us, for those of us who live by sport, the best way to remember him.
Italian:
Q. Si dice calciatore e si va subito al successo, al guadagno. La regola del gioco, tuttavia, può esse- re troppo dura: in fondo, il giovane che diventa un idolo si trova in un contesto innaturale in cui non sempre il dare e l'avere risultano in pareggio a fine carriera. Qualcuno ha detto che un calciatore è come un clown: spogliato dei suoi abiti sgargianti è una persona tristissima. A. Trovo un po' sentimentale questo problema. Potremmo proporlo come tema di una canzonetta. Del resto non mi pare che questi giovanotti trovino così traumatizzante il successo. Anzi sembrano trovarlo molto naturale e quasi dovuto. Direi che lo tecnicizzano subito. E ciò li rende impenetrabili. L'alato Antognoni è una sfinge. Chi si "scopre" sono di solito o i genitori o gli amici o i padroni dei bar.
English:
Q. You say you're a footballer and you immediately go to success, to earnings. The rules of the game, however, can be too harsh: after all, the young man who becomes an idol finds himself in an unnatural context in which giving and taking do not always result in a draw at the end of his career. Someone said that a footballer is like a clown: stripped of his flashy clothes he is a very sad person. A. I find this problem a bit sentimental. We could propose it as the theme of a song. Besides, it doesn't seem to me that these young men find success so traumatic. On the contrary, they seem to find it very natural and almost due. I would say that they immediately technicalize it. And this makes them impenetrable. The winged Antognoni is a sphinx. Those who "discover" themselves are usually either their parents or their friends or the owners of the bars.
Italian:
Q. Riva e Rivera: due campioni, due personaggi, due uomini profondamente differenti. Riva è taciturno e riesce quasi sempre antipatico. E per di più è innamorato di una donna sposata con un altro. Fa simpatia solamente nella sventura. Rivera, invece, viene coccolato, preso ad esempio, è il tipico self-made man italiano. Parla con l'erre francese e non bestemmia. Riva e Rivera, dunque, come le due facce del nostro calcio. A. Riva è un uomo molto simpatico. Lo capisco dalla rabbia che mi fa: che è la rabbia che fanno gli amici. Parlo della rabbia dovuta alla sua rinuncia, alla sua fuga, alla sua assenza. Io penso che ci si debba spendere fino all'ultimo, e che quindi si debba anche sbagliare. Ma Riva è un "naturale" amico: e perciò dico questo cercando di capire le sue ragioni, soprattutto quelle più inconsapevoli, con cui è inutile discutere se non per passione. Di Rivera non capisco nulla, l'ho sempre considerato un grande giocatore, ma quando ho visto a Mantova la partita Milan-Cagliari mi sono reso conto che, al contrario di Riva, ha fatto benissimo a ritirarsi. Adesso, però, vuol tornare in campo e in Consiglio. Metta in pratica la seconda ipotesi. Penso che or- mai possa fare solo il Presidente.
English:
Q. Riva and Rivera: two champions, two characters, two profoundly different men. Riva is taciturn and almost always comes across as unpleasant. And what's more, he's in love with a woman married to someone else. He's only sympathetic in misfortune. Rivera, on the other hand, is pampered, taken as an example, he's the typical Italian self-made man. He speaks with the French "r" and doesn't swear. Riva and Rivera, therefore, like the two faces of our football. A. Riva is a very nice man. I understand it from the anger he makes me feel: which is the anger that friends make [you feel]. I'm talking about the anger due to his renunciation, his escape, his absence. I think that one should give oneself up to the last, and therefore one should also make mistakes. But Riva is a "natural" friend: and that's why I say this trying to understand his reasons, especially the most unconscious ones, with whom it's useless to argue if not out of passion. I don't understand anything about Rivera, I've always considered him a great player, but when I saw the Milan-Cagliari match in Mantua I realized that, unlike Riva, he did well to retire. Now, however, he wants to return to the field and to the Council. Put the second hypothesis into practice. I think that now he can only be President.
Italian:
Q. Padre Eligio: ovvero, la Chiesa batte nuove strade. Il suo è un personaggio per molti versi inconcepibile. Di lui si dice che non esiste cosa che non abbia fatto. Adesso ha preso Rivera sotto la sua tonaca protettrice e gli cura le pubbliche relazioni. Ecco, può coesistere il binomio padre Eligio-calcio? A. Padre Eligio (almeno pubblicamente) è un uo- mo così volgare che mi riesce impossibile parlare di lui.
English:
Q. Father Eligio: that is, the Church is breaking new ground. His is a character that is in many ways inconceivable. It is said of him that there is nothing he hasn't done. Now he has taken Rivera under his protective cassock and takes care of his public relations. So, can the Father Eligio-football duo coexist? A. Father Eligio (at least publicly) is such a vulgar man that it is impossible for me to talk about him.
Italian:
Q. La Nazionale, Bernardini e Bearzot: le critiche si sono sprecate. Bernardini chiede tempo e pace, i tifosi vogliono risultati e subito. La Finlandia non fa testo, la Polonia invece ha dato il via ad una polemica feroce fatta di falso ottimismo, Facchetti (prima di Varsavia) ha detto che una Nazionale decente in questi anni la si è vista contro l'URSS. Per il resto, tutto da rifare. A. Ha ragione Facchetti: la partita contro l'URSS è stata la migliore che la Nazionle italiana abbia giocato in trasferta in questi anni. Meglio anche di Varsavia. Le mancava solo l'ultimo passaggio verti- cale verso la porta avversaria. O perlomeno le man- cava chi fosse così autorevole da farselo fare. Savol- di era la prima volta che giocava: i suoi compagni non sapevano che bisogna passargli palloni in pro- fondità a mezza altezza da girare, piegati, di testa; oppure ciabattate sempre in profondità su cui entra- re un po' pazzescamente in scivolata. Ci ha prova- to ultimamente Pulici, ma ha fatto cilecca. Non gli sono arrivati neanche dei palloni casuali che egli po- tesse raggiungere, con le spalle alla porta avversaria, da girare alla cieca, secondo il suo particolare, enig- matico opportunismo. Chinaglia in quella Nazionale era perfettamente inutile: una mezza punta goffa e delirante, che in tal ruolo non vale neanche un deci- mo di quello che vale il delizioso, lampeggiante Bettega. E per di più Chinaglia non fa altro che mettere il malumore agli altri: e tutti sanno che si gioca bene solo quando si è di buon umore. Mi vie- ne il sospetto che Bernardini facesse giocare China- glia per ragioni non sportive. Speravo molto che Chinaglia se lo prendesse il Cosmos (e magari Cosa Nostra).
(contd)
L'altro punto nero è Graziani, che, come Pulici, è bravissimo a fare dei gollacci a delle squadre di media o bassa classifica, come si dice, del campionato italiano. Ma oltre a tale bravura non va. Tuttavia una frase di Bernardini, riportata, spero fedelmente, da un giornale mi ha illuminato: "Auguro al mio successore di trovare un nuovo Riva". E' infatti proprio un nuovo Riva che manca. alla Nazionale: ossia, manca la possibilità di giocare verticalmente (perché non dico "Riva" ma un "nuovo Riva"). Non è colpa di Bernardini (o di Bearzot?) se questo "nuovo Riva" effettivamente non c'è. Per tutto il resto mi sembra che Bernardini abbia fatto un ottimo lavoro. La partita contro la Finlandia non significa nulla. E' stata una trappola, un vicolo cieco. E' riuscito a giocar male anche Rocca, che ha fatto fughe da oratorio. Si è comunque salvato (proprio per questa sua naturalezza), ma si è bruciato un altro bravissimo giocatore come Gentile. Ripropo- sto a Varsavia, ha risentito di questa mancata fiducia ed è risultato forse il peggiore degli italiani. E' difficilissimo dire perché la partita con la Finlandia non può avere rilevanza. E non mi avventuro in un' analisi retorica. Però è così. I "piedi buoni" restano "piedi buoni" malgrado la Finlandia. E Cordova contro la Polonia (a Roma ovviamente) ha avuto dei piedi deliziosi, sia ben chiaro. In conclusione devo ammettere che ci sono delle buone ragioni per non avere sfiducia in Bernardini. Egli ha dato alla Nazionale una velocità doppia a quella della Nazionale precedente (anche se non raggiunge certo neppu- re quella della Finlandia…) e, soprattutto, ci ha fatto tornare vincitori (o quasi) da una trasferta in casa di Lato, Deyna e Gadocha. E con i tempi che corrono, questo pareggio è un exploit mondiale. Questa velocità ha creato, un nuovo, grande giocatore: Capello. Quando, secondo il mito del gioco all'italiana Meazza - Rivera, Capello andava al trotto o al piccolo trotto, era un buon giocatore e basta. Adesso che è costretto a corre- re, e anche tanto, è diventato appunto un grande. Perché egli sa fare rifiniture in velocità (mentre un tempo le rifiniture erano naturaliter blande). Il segreto del gioco moderno, sul piano individuale, è l'esattezza massima alla massima velocità: correre come pazzi ed essere nello stesso tempo stilisti. Ciò e successo a Capello: e poteva succedergli solo nel contesto bernardiniano.
English:
Q. The National team, Bernardini and Bearzot: the criticisms have been wasted. Bernardini asks for time and peace, the fans want results and now. Finland is not a good example, Poland instead has started a fierce controversy made of false optimism, Facchetti (before Warsaw) said that a decent National team in recent years was seen against the USSR. For the rest, everything needs to be redone. A. Facchetti is right: the match against the USSR was the best that the Italian National team has played away in recent years. Even better than Warsaw. All that was missing was the final vertical pass towards the opponent's goal. Or at least it was missing someone authoritative enough to have it done. It was Savoldi's first time playing: his teammates didn't know that you have to pass him balls in depth at half height to turn, bent, with your head; or slips always in depth on which you can slide a bit crazy. Pulici tried recently, but he failed. He didn't even get random balls that he could reach, with his back to the opponent's goal, to pass blindly, according to his particular, enigmatic opportunism. Chinaglia was completely useless in that national team: a clumsy and delirious half-forward, who in that role isn't even worth a tenth of what the delightful, flashing Bettega is worth. And what's more, Chinaglia does nothing but put the others in a bad mood: and everyone knows that you only play well when you're in a good mood. I suspect that Bernardini played Chinaglia for non-sporting reasons. I really hoped that the Cosmos (and maybe Cosa Nostra) would take Chinaglia.
(contd)
The other black spot is Graziani, who, like Pulici, is very good at scoring goals against teams in the middle or lower ranks, as they say, of the Italian championship. But beyond that he doesn't go. However, a phrase by Bernardini, reported, I hope faithfully, by a newspaper enlightened me: "I hope my successor finds a new Riva". It is in fact a new Riva that the National team lacks: that is, it lacks the ability to play vertically (because I don't say "Riva" but a "new Riva"). It is not Bernardini's fault (or Bearzot's?) if this "new Riva" is effectively missing. For everything else it seems to me that Bernardini did an excellent job. The match against Finland means nothing. It was a trap, a dead end. Rocca also managed to play badly, making oratory-like escapes. He was saved anyway (precisely because of his naturalness), but he burned another very good player like Gentile. Re-proposed in Warsaw, he suffered from this lack of confidence and was perhaps the worst of the Italians. It is very difficult to say why the match with Finland cannot be relevant. And I will not venture into a rhetorical analysis. But it is so. The "good feet" remain "good feet" despite Finland. And Cordova against Poland (in Rome obviously) had delicious feet, let's be clear. In conclusion I must admit that there are good reasons not to have no confidence in Bernardini. He has given the national team a speed double that of the previous national team (even if he certainly does not reach that of Finland…) and, above all, he has made us return victorious (or almost) from an away game at the home of Lato, Deyna and Gadocha. And in the current times, this draw is a world-class exploit. This speed has created a new, great player: Capello. When, according to the myth of the Italian game Meazza - Rivera, Capello went at a trot or a slow trot, he was a good player and that was it. Now that he is forced to run, and a lot, he has become a great player. Because he knows how to do finishing touches at speed (whereas once the finishing touches were naturally bland). The secret of the modern game, on an individual level, is maximum precision at maximum speed: running like crazy and being a stylist at the same time. This happened to Capello: and it could only have happened to him in the Bernardine context.
Italian:
Q. Il pallone come sedativo antidolorifico: ovvero, con una partita passa tutto. Succede nell'America Latina, succede anche da noi. In fondo, al povero basta poco e un pallone è l'ideale per sognare. A. Che lo sport (i "circenses") sia "oppio del popolo", si sa. Perché ripeterlo se non c'è alternativa? D'altra parte tale oppio è anche terapeutico. Non credo ci sia psicanalista che lo sconsiglierebbe. Le due ore di tifo (aggressività e fraternità) allo, stadio, sono liberatorie: anche se rispetto a una morale politica, o a una politica moralistica, sono qualunquistiche ed evasive.
English:
Q. Football as a painkiller: that is, with a match everything goes away. It happens in Latin America, it happens here too. After all, the poor don't need much and a football is ideal for dreaming. A. That sport (the "circuses") is the "opium of the people", is known. Why repeat it if there is no alternative? On the other hand, this opium is also therapeutic. I don't think there is a psychoanalyst who would advise against it. The two hours of cheering (aggression and brotherhood) at the stadium are liberating: even if with respect to a political morality, or a moralistic politics, they are indiscriminate and evasive.
Italian:
Q. Dopo la donna-madre, la donna-amante, la donna-mille usi, adesso la donna gioca pure al pallone. E giura che non è finita. Allora? A. Che le donne giochino a pallone è uno sgradevole mimetismo un po' scimmiesco. Esse sono negate al calcio come Benvenuti o Monzon.
English:
Q. After the woman-mother, the woman-lover, the woman-a thousand uses, now the woman also plays football. And she swears that it's not over. So? A. That women play football is an unpleasant mimicry a bit ape-like. They are as unsuited to football as Benvenuti or Monzon.
(source)
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Bad movie I have Immaculate 2024
#Immaculate#Sydney Sweeney#Álvaro Morte#Simona Tabasco#Benedetta Porcaroli#Giorgio Colangeli#Dora Romano#Giulia Heathfield Di Renzi#Giampiero Judica#Betty Pedrazzi#Giuseppe Lo Piccolo#Cristina Chinaglia#Niccolò Senni#Isabel Desantis#Viviane Florentine Nicolai#Marisa Regina#Laura Camassa#Cinzia Fantauzzi#Tiziano Ferracci
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Um convento que é um inferno: "Imaculada", de 2024, com Sydney Sweeney
#Sydney Sweeney#Michael Mohan#Immaculate#Immaculate movie#nuns#nun horror#horror movies#satan#devil pregnancy#Benedetta Porcaroli#alvaro Morte#Simona Tabasco#Giulia Heathfield Di Renzi#Dora Romano#Giorgio Colangeli#Cristina Chinaglia#Giuseppe Lo Piccolo#Giampiero Judica#Betty Pedrazzi#Youtube
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Shelly Chinaglia by © Alberto Buzzanca
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“Tu non sai cosa vuol dire aspettarti e sapere che non arriverai mai.” A Chinaglia
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"Mio fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non giocherà nel Frosinone”:
É uno dei passaggi del celebre brano "Mio fratello è figlio unico" con cui un indimenticato ed inimitabile Rino Gaetano cantava l’isolamento dell’uomo quando non sta in sintonia con quello che oggi chiamiamo il mainstream.
Cioè quando ragiona con la sua testa ed arriva a conclusioni diverse da quelle della grande massa che lo circonda.
Molti, per non affrontare quel senso di isolamento, preferiscono ripetere ciò che dice la massa: conformarsi. È un peccato, perché – come ripeteva il beato Carlo Acutis il quindicenne venerato come un Santo –
“Tutti nascono originali. Ma molti muoiono come fotocopie”.
Con il nostro modo di pensare e la nostra capacità di confrontarci,
creiamo cose nuove, idee diverse, cresciamo.
Sta qui il valore della nostra unicità e del confrontarla con gli altri.
Woody @Frankie_Woody
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(Twitter)
Ph Il Corriere della Cittá
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Lazio - Roma 2-0 Giorgio Morini, Ginulfi e Santarini neutralizzano un'azione pericolosa di Chinaglia C'ero anch'io… https://casatepa.it/ 🇮🇹 Made in Italy dal 1952
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Lanzamiento libro: El Gigante que aprendió a susurrar
El GIGANTE QUE APRENDIÓ A SUSURRAR, mi nuevo libro ya está disponible en España. Acaba de ser publicado por Batidora Ediciones en un formato muy bonito, en tapa dura, con texto en mayúsculas. El cuento tiene ilustraciones de la ilustradora brasileña Luana Chinaglia. Hasta el 16 de noviembre puedes comprarlo utilizando el código de descuento que te dejo abajo. Lee toda la entrada para descobrir…
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#actividad didactica#asertividad#comportamiento#contoterapia#cuentos con actividad#cuentos de hadas modernos#cuentos en terapia#cuentos sobre emociones#cuentos sobre empatia#cuentos sobre familia#cuentos sobre gigantes#Cuentoterapia#educación#el gigante que aprendió a susurrar#empatía#familia#material didactico
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the livejournal fic recs (as promised) below the cut :)
Synthesis - Giorgio Chinaglia/Shep Messing
commonplace - Xabi Alonso/Steven Gerrard
Substitute - Paolo Maldini/Alessandro Nesta
Control - Xavi/Andres Iniesta
Now, I lay me down... - Paolo Maldini/Alessandro Nesta
Dirty - Paolo Maldini/Alessandro Nesta
untitled fill - Ronaldinho/Lionel Messi (you need to open your third eye for this one)
Captain's Sacrifice - Paolo Maldini/Andrea Pirlo
Sweet little prince - Pep Guardiola/Bojan Krkic (kind of surprised at how popular this pairing was back in the day!)
tried to limit myself only to fics that haven't been published on ao3 yet
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ANIMA MUSICALE
Mio fratello è figlio unico
-Rino Gaetano-
____________________________________________________-
Mio fratello è figlio unico Perché non ha mai trovato il coraggio d'operarsi al fegato E non ha mai pagato per fare l'amore E non ha mai vinto un premio aziendale E non ha mai viaggiato in seconda classe Sul rapido Taranto-Ancona
E non ha mai criticato un film Senza prima, prima vederlo
Mio fratello è figlio unico Perché è convinto che Chinaglia Non può passare al Frosinone Perché è convinto che nell'Amaro Benedettino Non sta il segreto della felicità Perché è convinto che anche chi non legge Freud Può vivere cent'anni
Perché è convinto che esistono ancora Gli sfruttati malpagati e frustrati
Mio fratello è figlio unico Sfruttato, represso, calpestato, odiato E ti amo Mario
Mio fratello è figlio unico Deriso, frustrato, picchiato, derubato E ti amo Mario
Mio fratello è figlio unico Dimagrito, declassato, sottomesso, disgregato E ti amo Mario
Mio fratello è figlio unico Frustato, frustrato, derubato, sottomesso E ti amo Mario
Mio fratello è figlio unico Deriso, declassato, frustrato, dimagrito E ti amo Mario
Mio fratello è figlio unico Malpagato, derubato, deriso, disgregato E ti amo Mario
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January 9, 2024
By Gabriele Marcotti
(ESPN) – For those who saw him play – even just in grainy videos – there's a single image of Franz Beckenbauer that stands out. Striding out of the back, ball at his feet, head held high, eyes scanning for things only he could see, while worry builds in the eyes of the opponents: that was "Der Kaiser" who passed away on Monday, on the pitch.
But there's far more to him than that.
You could say Franz Beckenbauer was a fortunate man. Most of us get just one act in our professional lives; he achieved GOAT candidate status as a player, made history as a World Cup-winning coach, helped his club consolidate its status as a juggernaut, organized a World Cup in his native Germany and ended his career as a member of FIFA's executive committee. (That last one left him tarnished: more of this later.)
Along the way, he was a central part of the biggest soccer-related U.S. phenomenon pre-1994 World Cup, joining the New York Cosmos in their pomp and playing alongside Pelé, Carlos Alberto and Giorgio Chinaglia.
Most of all, with Pele and Johan Cruyff, he was part of a triumvirate of phenoms that defined an era during which the world shrank, TV proliferated the game and superstars became truly global.
Beckenbauer also redefined a position: center back. He wasn't the first sweeper, nor the first central defender who could play a pass and step into the midfield, but nobody did it as effectively and on such a big stage (arguably, before or after). The skills formed in his early years as an attacking midfielder never abandoned him.
The ability to move into the middle of the park, create man advantages or simply spray the ball with accuracy all over the pitch are things we take for granted today, but they were pioneered by Beckenbauer. So too was the idea that a center back wasn't just a destroyer, but a creator, a guy who could illuminate a side; it may not have started with him, but nobody took it to a higher level.
In many ways, Beckenbauer was the first "modern" defender, which is why this commercial ahead of the 2006 World Cup, in which two kids fantasise about putting together a star-studded lineup of contemporary players, is so apt: even though he retired more than two decades earlier, he would not have been out of place among Zinedine Zidane, Kaka, Frank Lampard and the other stars of that tournament...
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