#chicco d'uva
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twistedwhitesnow · 2 months ago
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canesenzafissadimora · 14 days ago
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Voglio che tu voglia bene ad altri, ma sempre un poco meno, un centimetro in meno, un filo d'erba in meno, uno spillo, un chicco d'uva, un microbo, un istante in meno di quel che hai voluto a me.
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intentosoloavolteggiare · 5 months ago
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Non cercarmi lontano,
io sono nel pane che mangi ogni giorno,
io sono nel grano,
in ogni acino d'uva,
in ogni chicco di ogni melagrana.
Non cercarmi chissà dove,
io sono nelle onde del mare,
nell'ombra della montagna,
nel fuoco della Luna al tramonto.
Non cercarmi lontano,
io sono nella stanza vuota,
nella musica senza sosta,
nel pomeriggio silenzioso,
nella lacrima del bambino,
nel bacio della sposa,
nel rumore di un treno che corre nella notte
verso la città luminosa.
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mielelattementa · 2 years ago
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Di nonna mi ricordo il cestino con la frutta finta al centro del tavolo, che mi portavo via un chicco d'uva di gomma ogni volta
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raccontimalsani · 7 months ago
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Lonely Sullivan
Guardando davanti ai propri occhi (occhio, scusate), seduto sul molo, quell'immenso vuoto che una volta ospitava il mare pareva l'infinito. Sullivan si fece su le maniche della camicia, faceva più caldo del solito quel giorno; il vento torrido gli sferzava i corti capelli grigi scolpendoli a suo modo, come un parrucchiere che ha appena aperto la bottega dove prima faceva il salumiere.
Bé, non poteva mica sperare di avere un'acconciatura alla moda, era già tanto se era riuscito a sopravvivere in questi 103 anni.
Il suo occhio azzurro destro lo sapeva bene, quello sinistro invece se ne era andato tempo fa, colpito da un detrito ed esploso come un chicco d'uva; se ci pensava sentiva ancora il dolore.
Ormai in quel mondo bisognava fare affidamento solo su se stessi perciò aveva sopperito al danno a suo modo. Ora, a sostituire l'occhio c'era una pallina di gomma, di quelle che rimbalzano, trovata in uno di quei distributori che si trovano fuori dalle tabaccherie, era rossa ed era l'unica disponibile, dopo averla lavata per bene con acqua e sapone, ci disegnò sopra un cerchio azzurro per simulare il colore dell'occhio buono, anche se in realtà non era proprio la tonalità giusta.
Il caldo di quei giorni era diventato insopportabile con i venti nucleari che soffiavano insistenti e mugugnavano tra le strade vuote e le macerie, spingendo nuvole di sabbia e polveri radioattive, ma a Sullivan questo non nuoceva, dava fastidio certo, ma non gli nuoceva affatto. Non sapeva come ma era resistito alla terza guerra nucleare e nella sua città non c'era più nessuno, “Popolazione 0.000.001” così aveva scritto nel cartello di benvenuto cambiando il nome della città in “Sullivan City”. Non molto originale, ma caspita se si divertiva.
Si era dato pure un soprannome “Lonely Sullivan”, lo faceva sentire uno di quei personaggi fighi dei film d'azione anni '80.
Negli anni dopo l'attacco nucleare, aveva vagato in lungo e in largo nella sua cara città, ma non c'era più nessuno. Nessun uomo, nessuna donna o bambino, nessun cane, nessun gatto, nessun barbone...nessuno! Completamente sgombra da forme di vita.
Ormai a quell'età i ricordi stavano sbiadendo uno ad uno nonostante il corpo fosse ancora quello di un sessantenne, ma si ricordava ancora su che pianeta poggiava il culo, la Terra, si ricordava che le nazioni, le città e i popoli non esistevano più, alla faccia dei potenti, pensava e, quando ci pensava, scoppiava a ridere ricordando tutte le chiacchiere che quei palloni gonfiati sparavano nei comizi e nei talk show.
Ora viveva in un mondo fatiscente dove i giorni e le notti erano tutti uguali, monotoni e grigi. Da diversi anni almeno si era cominciata a vedere nuovamente la luce del sole, ma la notte era totalmente buia.
La luna non illuminava più il cielo, era solo un lontano ricordo, ma il ricordo del giorno della sparizione del satellite era vivo in Sullivan. L'anno prima del “Reset”, così chiamava il giorno in cui la terra fu annientata, la luna venne distrutta da un attacco kamikaze di dimensioni pazzesche, frutto malsano di qualche mente bacata e guerrafondaia dall'ego smisurato e tutto successe in pochi secondi. Terribile.
Continua su:
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il-gualty1 · 2 years ago
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Dovremmo nascere vecchi, già dotati d'intelletto, capaci di scegliere la nostra sorte in terra, quali sentieri si avviano dal crocevia d'origine e irresponsabile sia solo il desiderio di andare avanti. Poi, andando, ringiovanire, ringiovanire sempre più, maturi e forti arrivare alla porta della creazione, varcarla e nell'amore entrando adolescenti, essere ragazzi alla nascita dei nostri figli. Sarebbero più vecchi di noi comunque, ci insegnerebbero a parlare, per addormentarci ci cullerebbero, e noi scompariremmo sempre più, divenendo sempre più piccoli, come un chicco d'uva, come un pisello, come un chicco di grano…
Dovremmo, da Il tallone vulnerabile Ana Blandiana
da Il curioso caso di Benjamin Button
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corallorosso · 3 years ago
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"Amami con la mia faccia sorridente o triste, nei momenti di serenità o di pazzia, quando sono preoccupata, gelosa, arrabbiata con te e quando sono tenera. Amami solo per il mio amore, non per le farfalle che volano dal mio armadio, non per i fazzoletti che profumano nella mia borsa o per i canarini che dormono nei miei occhi. Amami solo per il mio pensiero, non per l'altezza della mia statura, non per la musica della mia risata, non per i miei lunghi o corti capelli o per il mio corpo tessuto di luce e seta. Amami come compagna d’opinione e di pensiero, non come bambola di carta o chicco d'uva da mangiare a letto. Amami come civiltà, valore, pensiero e come donna coraggiosa che sogna il cambiamento, perché l'amore, oh amore mio, è una grandissima causa." Nizar Qabbani, poeta arabo siriano. (Saleh Zaghloul)
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klimt7 · 2 years ago
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La vendemmia
nei (dei) ricordi
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Tornando a casa in bici, mentre lentamente si spegne la luce del tramonto di Novembre, mi pare di fiutare nell’aria, una caratteristica essenziale di questo mese che prelude all'arrivo dell'inverno. 
Eh si, perchè mentre Ottobre, è l’ultimo mese che ci fa trepidare di profumi e di odori, Novembre  è già  inasprito dai primi freddi ed è il mese nel quale gli odori sbiadiscono, si dileguano, sterilizzati dal nuovo clima.
Ma Ottobre..  Ottobre no!
Ottobre scoppia di fragranze, di profumi, di che fanno impazzire di nostalgia per l'Altrove, per quel qualcosa di indefinibile che ci accompagna da sempre, quelle "stanze parallele" della nostra esistenza che talvolta,  ci arrivano a far provare nostalgia per tutte le vite che non abbiamo vissuto, per le persone che non siamo stati, per tutti i paesi che non abbiamo visto e non vedremo mai, oppure, altre volte in maniera più semplice, accendono in noi echi di altri momenti, altre situazioni, altre stagioni.
Nel mio caso, Ottobre, ogni anno mi scaraventa dritto dritto dentro la mia infanzia. E lo fa con una forza e una naturalezza incredibile.
Gli basta spargere un poco del profumo della vendemmia, oppure, quello più intenso del mosto ed il gioco è fatto.
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Vengo risucchiato in ricordi imponenti come iceberg, che galleggiano sulla fresca corrente della memoria. Non posso sfuggire. Mi assalgono e in pochi attimi mi assorbono completamente.
Allora tornano i rumori, i colori, i suoni, gli odori, le immagini di noi bambini sempre in movimento, sempre a correre dietro ai grandi, ai loro preparativi.
Loro a vendemmiare, a portare casse nei campi, a riempirle di grappoli caldi, morbidi e vellutati al tatto.
Loro, gli "adulti" a tranciare quei legami delle viti con i loro pargoletti... i grappoli interi, che per noi bambini, erano "inarrivabili".
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Le nostre piccole mani non avrebbero mai potuto staccare un intero grappolo dalle viti. Le viti l'avrebbero tenuto ben stretto.
Solo i grandi con le loro forbici riuscivano in quella strage  e noi lo sapevamo che a seguito di quell’atto, le viti provavano dolore. Soffrivano certamente... Noi lo sapevamo, lo avvertivamo che alla fine, dopo la vendemmia, l’intera vigna sarebbe rimasta spogliata, sventrata, nuda e dolorante.
Noi, al più, riuscivamo a sottrarre qualche chicco isolato. Poi curiosi e insieme incerti e titubanti, li portavamo alla bocca.
In quel momento eravamo presi dalla consapevolezza di fare un gesto proibito.. e succedeva proprio quando nessuno ci vedeva.
Tutto accadeva come al rallentatore in quegli attimi. Ricordo che fissavo il chicco bello, rigonfio, con la buccia tesa e leggermente annebbiata di una strana polverina.
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Mi sentivo come dentro una fiaba e come se vi fossero riti da rispettare, cominciavo a strofinare con estrema cura e delicatezza, il chicco contro la maglia, ruotandolo da tutte le parti, fino a renderlo lucido, brillante: una piccola perla blu scura o viola  o verde, a seconda del tipo d'uva.
Subito dopo, molto lentamente, con la gioia di avere fra le mani un qualcosa di prezioso, e insieme di proibito, lo portavo alla bocca e stavo a vedere ciò che accadeva.
A volte mi sorprendeva un sapore particolarmente dolce, altre volte uno aspro, oppure un sapore di terra e di selvatico e che non mi attendevo… allora stringevo gli occhi, rabbrividivo, ma sempre in religioso silenzio.
E tuttavia era come un gioco..
Mi spostavo dentro la vigna, come dentro a una stanza. M'avvicinavo ad un altro grappolo che mi pareva ancor più promettente e rigonfio del primo, e anche da quello, staccavo una delle sue perle. 
E di nuovo mi mettevo in ascolto...
Sembra impossibile a pensarci, oggi, ma era esattamente questo che facevo: volevo "ascoltare" il sapore del chicco d’uva.
Poi all'improvviso tornava la coscienza del tempo che passava e allora lasciavo quel mio spazio segreto, dentro la vigna e scendevo verso la casa, verso le voci che sentivo in mezzo ai lunghi filari. Andavo verso il centro della vendemmia che era di solito, il cortile della casa di campagna.
Là, mentre si avvicinava la sera, gli uomini sistemavano le casse, scaricavano il carro, vuotavano le ceste in un’allegria che avvertivo non appartenere ai giorni ordinari.
Era come una corrente antica di frenesia ed elettricità che coinvolgeva tutti quanti.
Gli uomini facevano battute alle donne che a loro volta, rispondevano con frasi, e parole concise e squillanti. E in un attimo, da tutta la vigna, risuonavano scoppi di risate e poi ancora risatine e commenti a voce sommessa...
Tutta la vigna prendeva vita nei giorni di vendemmia.
Da ogni filare poteva arrivare un grido, una battuta, una risata, un richiamo scherzoso.
Al tramonto, mentre l’erba diventava umida e fredda, tornavamo tutti.
C'era sempre un vociare allegro e scanzonato. Noi bambini seguivamo i grandi, correndo da  un punto all'altro,  mai sazi di novità. E spesso avevamo l’onore di salire sul carro.
Ricordo con precisione, le volte che sul carro, veniva lasciato un vuoto, in mezzo alle casse, proprio per noi bambini, che a due o a tre, venivamo issati lì in mezzo, felici e curiosi.
Da lassù, fissavamo il mare di grappoli che si agitavano dentro le casse al sobbalzare del carro, lungo il sentiero che portava alla casa. Poi arrivava la sera e l'imbrunire che accendeva di stelle, la notte, ma quella non era una notte qualsiasi, si poteva ancora stare all’aperto e restare appollaiati lassù in cima al carro ancora da scaricare e perfino provare a sfiorare il cielo traslucido.
Oppure si poteva ancora correre fuori dal confine del cortile, ormai buio e sfidare il nostro senso del proibito e la paura di uno spazio nemico, che in quei momenti si rivelava stranamente distratto e innocuo.
Nessuno ci catturava o inghiottiva. E allora euforici per quel pericolo scampato corravamo fino allo sfinimento, mentre ancora, di tanto in tanto, si sentivano richiami, e voci dalle colline lontane. Dagli altri poderi, ancora arrivavano grida, parole, luci isolate dai cortili e dalle aie poste più in alto, sulle alture.
Ecco, ora che finisce l'autunno, tutto questo risuona e riprende vita nella  memoria. 
Basta un profumo, una folata di vento che porta un suono da lontano e quel mare dilaga. E ogni volta mi trovo a pensare che anche in questo tipo di mare, il mare della memoria, è piacevole affondare, essere sommersi, farsi cullare di nuovo da quelle onde che sanno sollevarci con forza, verso un’altra dimensione.
E’ bello farsi bagnare e come delfini giocare con quell’acqua inquieta e mai ferma, che sono i nostri ricordi.
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poesiablog60 · 3 years ago
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Dovremmo nascere vecchi, 
già dotati d'intelletto, 
capaci di scegliere la nostra sorte in terra, 
quali sentieri si avviano dal crocevia d'origine 
e irresponsabile sia solo il desiderio di andare avanti. 
Poi, andando, ringiovanire, ringiovanire sempre più, 
maturi e forti arrivare alla porta della creazione, 
varcarla e nell'amore entrando adolescenti, 
essere ragazzi alla nascita dei nostri figli. 
Sarebbero più vecchi di noi comunque, 
ci insegnerebbero a parlare, per addormentarci ci cullerebbero, 
e noi scompariremmo sempre più, divenendo sempre più piccoli, 
come un chicco d'uva, come un pisello, come un chicco di grano...
Ana Blandiana
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twistedwhitesnow · 5 years ago
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avrahamsinai · 5 years ago
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**Caratteristiche del Dajjal**
Il Dajjal inviterà alla religione con affabilità e travierà molti fedeli. Il Messaggero di Allah (s.A.'a.s.) ci ha dato una sua descrizione per poterlo subito individuare, infatti ha detto: «Quando dormivo mi sono visto mentre facevo il tawaf attorno alla Ka'ba quando ho visto un uomo rossiccio [chiaro] con i capelli lisci e l'acqua gocciola – viene versata – dalla sua testa. Chiesi: "Chi è questo?" Dissero: "Il figlio di Maria". Allora andai verso un'altro uomo con un un corpo rosso con la testa riccia e senza un occhio. Il suo occhio [destro] era come un chicco d'uva sporgente. Mi dissero: "Questo è il Dajjal". L'uomo che gli assomigliava di più era Ibn Qatan un uomo dei Khuza'a» (Bukhari 7128).
Inoltre il Messaggero di Allah (s.A.'a.s.) ha detto: «Non è stato dato profeta che non abbia avvisato il suo popolo del guercio bugiardo. Attenzione lui è guercio e il vostro Signore non è guercio, ed ha tra gli occhi scritto: kafir» (Bukhari 7131). Il Dajjal avrà dunque scritto tra gli occhi "Kafir" (miscredente) oppure "Kfr" (la radice trilittera della parola "Kafir").
Le capacità di cui dispone per diffondere il male:
Il Dajjal avrà grandi capacità per attrarre i fedeli al male e alla miscredenza. Ad esempio si muoverà velocemente, infatti venne chiesto al Messaggero di Allah (S.A.a.s.): «"Quanto velocemente si muoverà sulla terra?" Rispose: "Come le nuvole spinte dal vento"» (Muslim 2937). Ma non potrà entrare a Mecca e a Medina: Messaggero di Allah (s.A.'a.s.) ha detto: «Non vi sarà paese che non venga calpestato dal Dajjal, tranne Mecca e Medina» (Bukhari e Muslim 2943). Il Dajjal sarà aiutato anche dagli šayatin: Messaggero di Allah (s.A.'a.s.) ha detto: «Tra le sue fitna c'è quella che dirà ad un beduino: "Vuoi vedere che faccio resuscitare tua madre e tuo padre? Testimonierai poi che io sono il tuo Signore?" Risponderà: "Si". E gli šayatin prenderanno la forma di suo padre e di sua madre e diranno: "Figlio seguilo, egli è il tuo Signore"» (Hakim e Khuzaima). Gli esseri inanimati e gli animali obbediranno ai suoi ordini: il Messaggero di Allah (s.A.'a.s.) ha detto: «Egli andrà dalla gente e li inviterà [ad una falsa religione] e loro crederanno in lui e gli risponderanno. Egli ordinerà al cielo e pioverà, alla terra e cresceranno le piante. E andranno da loro il loro bestiame senza spruzzare nulla e si gonfieranno le mammelle e si ingrosseranno, poi verrà ad un popolo e li inviterà, ma loro rifiuteranno il suo invito, e lui si allontanerà e diventeranno poveri, non gli rimarrà nulla delle loro ricchezze, e andrà tra la devastazione e gli intimerà: "Fai uscire i tuoi tesori", verranno i suoi tesori come api» (Muslim 2937).
La durata della permanenza del Dajjal sulla terra:
Fu chiesto al Messaggero di Allah (S.A.a.s.): «"Quanto tempo resterà sulla terra?" Rispose: "Quaranta giorni, un giorno sarà come un anno, un giorno come un mese, un giorno come un venerdì e il resto come giorni dei vostri giorni" Chiedemmo: "E in quel giorno che è come un anno ci saranno le preghiere di un giorno?" Rispose: "No, dovrete considerarlo per la sua durata"» (Muslim 2937).
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petalididonna · 6 years ago
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"Hai mai assaporato una notte d'estate?
Ha il sapore di salsedine che si attarda sulla pelle e sulle labbra, ha il sapore dell'acqua che si frammenta in polvere di luce nella fontana, ha il sapore denso della resina e del miele.
Hai mai assaporato una notte d'estate?
Ha il gusto rosso e forte del vino e la dolcezza pietrosa dei fichi d'india...un gusto fresco come un respiro di menta o come chicco d'uva da cui stillare gocce di stelle sulle labbra riarse.
Hai mai assaporato una notte d'estate?
Ha il sapore di un bacio sussurrato..."
- ©Riflessi d'acqua -
#notte💋
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filo-logico · 7 years ago
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Dovremmo
Dovremmo nascere vecchi,
già dotati d'intelletto,
capaci di scegliere la nostra sorte in terra,
quali sentieri si avviano dal crocevia d'origine
e irresponsabile sia solo il desiderio di andare avanti.
Poi, andando, ringiovanire, ringiovanire sempre più,
maturi e forti arrivare alla porta della creazione,
varcarla e nell'amore entrando adolescenti,
essere ragazzi alla nascita dei nostri figli.
Sarebbero più vecchi di noi comunque,
ci insegnerebbero a parlare, per addormentarci ci cullerebbero,
e noi scompariremmo sempre più, divenendo sempre più piccoli,
come un chicco d'uva, come un pisello, come un chicco di grano...
(Ana Blandiana)
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fammiunfavoresorridi · 7 years ago
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'Voglio che tu voglia bene ad altri, ma sempre un poco meno, un centimetro in meno, un filo d' erba in meno, uno spillo, un chicco d'uva, un microbo, un istante in meno di quel che hai voluto a me.' - G. Catalano . . . #sunday #picoftheday #photooftheday #photo #pescara #pe #italy #abruzzo #italia #sunnyday #oldpic #nofilters #view #memories #selfietime #mirrorselfie #mypic #myphoto #myfriend #smile #cold #febbraio #february #landscape #evening #winter #instagood #instamoment #instadaily #blondegirl
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markv8-blog · 5 years ago
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Lonely Syullivan
- Il suo occhio azzurro destro lo sapeva bene, quello sinistro invece se ne era andato tempo fa, colpito da un detrito ed esploso come un chicco d'uva; se ci pensava sentiva ancora il dolore -
Curiosi di come prosegue la storia? Andate su: https://raccontimalsani.blogspot.com/
Se invece non vi interessa, andate pure a farvi un viaggio con la Malaysia Airlines! :)
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canesenzafissadimora · 5 years ago
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Che succede ad un sogno rinviato? Forse si secca come un chicco d'uva al sole? O come una ferita poi macera? Ha il fetore della carne putrida? O fa la crosta, come un dolce, zuccherosa e umida? Forse è solo un carico pesante. O forse scoppierà?
Langston Hughes 
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