#chiara francese
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" I guerriglieri in Cambogia li avevo fino ad allora visti solo come cadaveri, abbandonati sul bordo di una strada o di una risaia dopo una battaglia. Quelli, invece, erano i primi che vedevo vivi: giovani, appena usciti dalla giungla, con la pelle secca, grigia, come polverosa, con gli occhi arrossati dalla malaria, gli sguardi durissimi. «CIA… American», continuavano a urlare, indietreggiando un po' come non volessero essere troppo vicini all'effetto che avrebbero avuto i loro colpi. Ero sicuro che mi avrebbero sparato, e di quella morte, che pensai sarebbe stata svelta e indolore, mi preoccupò solo il modo in cui sarebbe arrivata a casa la notizia, il fatto che avrebbe fatto soffrire i miei. Così, con un gesto istintivo, tirai fuori dal taschino della camicia il passaporto, a quel tempo verde, e sorridendo garbatamente, e parlando, chi sa perché, in cinese, dissi: «Sono italiano… italiano… non americano: italiano». Dal capannello di gente che stava a guardare, un uomo dalla pelle chiara, quasi bianca - certo un commerciante cinese locale - tradusse in khmer quel che dicevo: «Sono un giornalista, non ammazzatemi… aspettate che venga un quadro politico, lasciate che sia lui a decidere… sono italiano». E continuavo a sorridere, sorridere, sventolando il passaporto. I Khmer Rossi abbassarono i loro mitra, mi misero da una parte e mi affidarono a un giovanissimo guerrigliero che per ore mi tenne a bada, passandomi ogni tanto, con grande curiosità, lentissimamente attorno alla faccia, sul naso, sugli occhi, la bocca della sua grossa pistola cinese. Verso sera arrivò un guerrigliero più anziano, che pareva il capo. Senza neppure guardarmi si rivolse ai suoi uomini, confabulò con loro per lunghissimi minuti, poi si voltò verso di me e in perfetto francese disse che ero benvenuto nella Cambogia liberata, che quelli erano giorni storici, la guerra era finita e che io ero libero di andarmene. La notte tardi ero di nuovo nelle belle, fresche lenzuola di lino dell'Oriental Hotel a Bangkok. «Se qualcuno ti punta un'arma addosso, sorridi», avevo da allora detto ai miei figli e quella mi pareva una delle poche lezioni di vita che ero capace di dar loro. "
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse; prima edizione Longanesi, 1995.
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Claudio Cerasa
Al direttore - Vannacci considerato un estremista da Le Pen: what else?
Luca Marini
Sarà un fine settimana da incubo per il generale Roberto Vannacci. E non solo per essere riuscito a offrire al partito di Marine Le Pen una chiave per apparire per un istante moderato (Vannacci vicepresidente del nuovo gruppo dei Patrioti è troppo anche per i patrioti francesi) ma per tutto quello che vedrà nelle prossime ore tra l’Olympiastadion di Berlino, dove si giocherà la finale degli Europei di calcio, e il centrale di Wimbledon a Londra, dove si giocheranno le finali femminile (sabato) e maschile (domenica). Vannacci è stato graziato da Jannik Sinner, che avendo perso ai quarti di finale non ha offerto al generale nuove occasioni per dire quel che pensa sulle persone con i capelli rossi (secondo il generale, “non rientrano nella normalità”). Ma non è stato invece graziato dalla favolosa Jasmine Paolini, che ieri ha battuto in una partita epica al terzo set (10-8 al tie break) la croata Donna Vekic, che come Paola Egonu, negli standard di Vannacci sarebbe una delle tante sportive che, per le sue origini, “non rappresenta l’italianità”, avendo una madre per metà polacca e per metà ghanese e avendo persino la pelle non chiara come quella del generale. Spiace. Così come spiacerebbe molto se il generale Vannacci fosse costretto a vedere la finale di domenica sera, tra Spagna e Inghilterra, perché scoprirebbe che le stelle emergenti di questo Euro 2024, come ha notato sabato scorso sul Financial Times Gideon Rachman, sono, senza eccezioni, giocatori di razza mista o figli di immigrati. Jude Bellingham, Bukayo Saka e Trent Alexander-Arnold sono in parte di origine africana. Nico Williams, campione della Spagna, è figlio di richiedenti asilo, come lo erano anche il tedesco Ilkay Gündogan e il francese Eduardo Camavinga. Lamine Yamal, campione spagnolo che domani compie 17 anni, è di origine marocchina ed equato-guineana (Guinea Equatoriale) Ilkay Gündogan, capitano della Germania, è nato a Gelsenkirchen da genitori turchi. Spiace per Vannacci, ma il mondo al contrario è quello suo, non è quello che vedrà tra il centrale di Wimbledon e l’Olympiastadion di Berlino.
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Uccellini
Questi tre stupendi disegni sono tratti da un libro che è uno dei pilastri dell'ornitologia moderna: Birds Of America, pubblicato tra il 1827 e il 1838 da John James Audubon. Figlio di un ufficiale della marina francese, nacque a Saint Domingue, la colonia francese caraibica che diventerà Haiti, nel 1785. Quando ritornò in Francia, studiò presso la bottega del grande pittore David. Quando ci furono le primo costrizioni napoleoniche, nel 1803, tramite il padre ufficiale ebbe un passaporto e si trasferì negli Stati Uniti. Qui si sposò, ebbe dei figli e vivendo in una casa in campagna iniziò a ritrarre la fauna ornitologica del Massachusetts, ma piano piano ampliò le ricerche finendo per completare, in vari anni, la sua opera, che comprende 435 stampe di specie di uccelli del Nord America, 35 delle quali sono le uniche testimonianze di specie ormai estinte. Il libro è considerato uno dei capolavori del settore, nonché il primo Atlante Naturalistico in senso proprio. Tra l'altro molte specie di uccelli sono a lui dedicate in quanto fu il primo a descriverne le caratteristiche e a ritrarne i lineamenti.
Tra queste, una delle più famose è la berta di Audubon, che è questa:
Nome scientifico Puffinus lherminieri, e deve il suo nome al fatto che René Primevère Lesson, celebre naturalista francese, ne classificò la natura di specie unica dai disegni di Audubon.
Orbene, la Società Statunitense di ornitologia (American Ornithologists' Union) ha al proprio interno un Comitato per la nomenclatura delle specie ornitologiche (American Classification Committee) che ha preso questa decisione, dopo una lunga discussione interna: eliminare nella classificazione delle specie ornitologiche tutti i riferimenti a persone o figure storiche del passato: oltre alla berta di Audobon, rischiano la ghiandaia di Steller, dal nome del botanico, zoologo, medico ed esploratore tedesco attivo in Russia, considerato un pioniere della storia naturale dell'Alaska, il colibrì di Anna, chiamato in onore di Anna Massena, Duchessa di Rivoli, vari tipi di orioli e decine e decine di altre specie. Questo, secondo le parole della presidentessa della Società Coleen Handel perchè "C'è potere in un nome, e alcuni nomi di uccelli inglesi hanno legami con il passato che continuano ad essere non inclusivi e offensivi oggi (...) Abbiamo bisogno di un processo scientifico molto più inclusivo e coinvolgente che concentri l’attenzione sulle caratteristiche uniche e sulla bellezza degli uccelli stessi. Tutti coloro che amano e che si prendono cura degli uccelli dovrebbero poter goderne e studiarli liberamente, e gli uccelli hanno bisogno del nostro aiuto ora più che mai". Aggiunge poi che le tassonomie ottocentesche erano misogine e razziste e che "Come scienziati, lavoriamo per eliminare i pregiudizi nella scienza".
Questo è l'apice di un processo ideologico, comunemente definito cancel culture, che da alcuni anni ha preso piede in maniera devastante nel mondo culturale, e anche accademico, anglosassone. Caso emblematico fu la decisione della casa editrice di Amanda Gorman, la giovane poetessa che declamò i suoi versi alla cerimonia di insediamento del presidente Biden. Il suo libro, The Hill We Climb, su precise direttive della casa editrice americana, non fu tradotto in Spagna da Victor Obiols, ritenuto inadatto dall’editore americano in quanto uomo, non nero, non attivista. Ma casi analoghi sono avvenuti in altri paesi sulle generalità dei traduttori e traduttrici.
È l'apoteosi di un assunto, che ormai impera nella nostra società contemporanea (direi per colpa dell'assuefazione al loro pensiero dominante): non importa mai cosa e come dici le cose, le sostieni o le fai, ma solo chi le dice, chi le sostiene e chi le fa. Oggi Chiara Valerio ha scritto: "Non discutiamo più, rispondiamo a sondaggi e a incitamenti di una curva, il cui principio e la fine è la riduzione a macchietta dell'altro e della sua posizione che si suppone parimenti basata su sondaggio e tifo (...) Indossare una casacca è, mi pare, la fine della cultura intesa come esercizio dell'altro che abbiamo sempre praticato" (la Repubblica, Zerocalcare, Lucca e il ruba bandiera, pag. 37 del giornale del 3/11/2023).
L'esempio di Audubon è calzante poichè la decisione di cancellare il suo nome per la berta si deve al fatto che, come molti uomini del suo tempo, aveva degli schiavi, e aveva posizioni che oggi definiremmo "contraddittorie" sullo schiavismo. Tipico del sistema della Cancel Culture è di fare il più classico degli errori: prendere solo il pezzo di Storia che ci interessa, relazionarlo al nostro modo attuale di pensare, e condannare l'altro che, nella maggior parte dei casi, non può manco difendersi essendo morto da centinaia di anni. Tra l'altro in nome di Audubon fu fondata nel 1905 la National Audubon Society che è ancora oggi negli USA una delle più grandi e battagliere associazioni per la salvaguardia della Natura.
Quello che mi chiedo è che effetto avrà sulla berta, sul suo habitat, sulle politiche in favore della sua conservazione, studio e ricerca, il fatto di non chiamarsi più di Audubon. E se qualcuno ha mai avuto difficoltà a studiarla, a proteggerla perchè il suo nome era dedicato ad un uomo unanimemente considerato come uno dei padri della ornitologia mondiale (cosa che non viene smentita nel comunicato della Società di ornitologia americana).
Victor Obiols disse dopo che gli fu impedito di tradurre la Gorman:"Se non posso tradurre una poetessa perché donna, giovane e afroamericana nel mio medesimo secolo, non posso neanche tradurre Omero giacché non sono un greco dell’ottavo secolo a.C. E nemmeno Shakespeare non essendo un inglese del 16esimo secolo".
Gli proporrei di tradurre un libro di ornitologia. Possibilmente non scritto negli Stati Uniti.
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Percorsi.
In questi giorni ho visto svariati post un pò qua e su FB sulla commemorazione fascista, partendo dal fatto che a quanto pare non sia una cosa del tutto nuova visto che la fanno da anni e che a quanto pare è una di quelle notizie spalmate online per distrarre e che è ovviamente da denuncia visto che in Italia come in Germania esistono delle leggi contro l'apologia del fascismo e del nazismo, ultimamente l'Australia ha legiferato contro i simboli nazisti, finisci nel marsupio col pigiama a strisce direttamente e senza passare dal via. Ma vorrei fare una polemica a chi si indigna online, questo è il massimo che si fa oramai, avete mai pensate al perché noi abbiamo ancora quei trogloditi col braccio teso e la Germania no? Anche se il neo nazismo in questi ultimi anni si è proliferato nel vecchio continente come un cancro, le madri dei deficienti sono sempre in cinta. Le camicette nere nello stivale non furono processati come avvenne a Norimberga, almeno non duramente come in quel caso, si ok, qualcuno è stato giustiziato in pubblica piazza stile rivoluzione francese, ma mi pare il minimo che si meritavano. Il processo non venne fatto semplicemente perché gli yankee hanno bisogno di manovalanza di basso rango per i lavori sporchi e per destabilizzare, un classico senza tempo, infatti alcuni di quelli che erano fascisti poi finirono, sempre per mano dello zio sam, nelle forze dell'ordine, nei servizi segreti e molti anche in politica. Non è un accanimento contro gli americani il mio, almeno non tutti gli americani statunitensi, solo con quelli che governano e che come burattini vengono manovrati dalle lobby e dalla massoneria. La storia è chiara, avete presente gladio e l'operazione stay behind? Andate a documentarvi se non sapete di cosa sto parlando. L'Italia per nostra sfortuna ha una posizione geografica così favorevole che è stata colonizzata per prima, perché non sono venuti a liberarci ma a conquistarci semplicemente perché l'Europa è un boccone ghiotto e non può, NON PUO', essere una potenza mondiale, semplicemente perché è la matrice di questa parte di mondo oramai marcio denominato occidente. Quindi per chiudere sto discorso che ho altro da fare, non amminchiatevi sempre col dito quando la luna è chiaramente visibile e ringraziate sempre gli yankee per come ci hanno messo sull'incudine e martellati per benino, la melona e l'andazzo odierno è solo una conseguenza che passa nelle decadi ed è erede diretta del nano di arcore.
Cambiando discorso, Lunedì sono andato a prendere il midi controller e ieri mi sono messo a smanettare un pò, tra installazione e scaricamento dei vari programmi, alcuni in realtà inutili perché sono solo dei demo di software a pagamento (con prezzi onestamente assurdi, 500€ per uno strumento virtuale mi compro na chitarra nuova), quindi mi sono cimentato un pò, un bel pò fino a sera e dopo cena fino all'una :D. E' un giocattolino interessante con delle potenzialità enormi, oggi però ho il noioso compito della pulizia della casa, ma ho in programma la lettura del manuale (vi ho già detto che sono uno di quelli che adora i manuali, se non servivano non li creavano). Quindi bando alle ciance, eccola lo so la foto non è delle migliori ma non sono un fotografo.
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(Come sei tu per me così bella che ti vorrei sempre io ti vorrei vorrei sempre fare l’amore dove sei cosa penserai) Roberto
tenersi tutto dentro perché tanto sai che a nessuno è realmente interessato a sapere cosa stai passando è un altro tipo di dolore
(dell’assenza che sento dentro di me) Roberto niente di meglio che piangersi via tutto il trucco appena messo
continuerò a non affrontare la questione perché preferisco rimanere un concetto vago
Ho capito poche cose nella vita ma una mi è rimasta chiara e ci tengo a divulgarla: se uno vi dice “ti aspettavo da una vita” flag enorme significa che ha qualcosa di irrisolto che spera di aggiustare con te e spoiler :-)) non succederà.
Ora vorrei ringraziare tutti quelli che hanno migliorato la mia vita. Uscendone.
scusa piccolo esperimento straniero non volevo illuderti ma solo praticare il mio francese
tenersi tutto dentro perché tanto sai che a nessuno è realmente interessato a sapere cosa stai passando è un altro tipo di dolore
niente di meglio che piangersi via tutto il trucco appena messo
continuerò a non affrontare la questione (https://www.tumblr.com/nociaograzie)
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Fotografata l'onda quantistica di fotoni intrappolati
Questa foto mostra gli atomi che si trasformano in onde quantistiche, come previsto da Schrödinger. Grazie a una nuova tecnica, gli scienziati sono riusciti a catturare gli atomi di litio mentre si trasformano in onde quantistiche. Per la prima volta in assoluto, i fisici hanno catturato un’immagine chiara dei singoli atomi che si comportano come un’onda.
L’immagine mostra atomi fluorescenti che si trasformano in piccole “macchie” confuse di pacchetti d’onda ed “: è la dimostrazione del fatto che gli atomi esistono sia come particelle che come onde, uno dei capisaldi della meccanica quantistica. La natura ondulatoria della materia “La natura ondulatoria della materia rimane uno degli aspetti più affascinanti della meccanica quantistica”, spiegano gli autori dell’articolo. Aggiungono che la loro nuova tecnica potrebbe essere utilizzata per immaginare sistemi più complessi, fornendo spunti su alcune questioni fondamentali della fisica.
Credit: Verstraten et al. Proposta per la prima volta dal fisico francese Louis de Broglie nel 1924 e ampliata da Erwin Schrödinger due anni dopo, la dualità onda-particella afferma che tutti gli oggetti di dimensioni quantistiche, e quindi tutta la materia, esistono sia come particelle che come onde allo stesso tempo. L’equazione di Schrödinger L’equazione di Schrödinger afferma che gli atomi esistono come pacchetti di probabilità simili a onde nello spazio, che collassano poi in particelle discrete dopo l’osservazione. Sebbene sembri controintuitiva, questa bizzarra proprietà del mondo quantistico è stata dimostrata in numerosi esperimenti. Per immaginare questa dualità, i fisici hanno prima raffreddato gli atomi di litio a temperature prossime allo zero assoluto bombardandoli con fotoni provenienti da un laser. Una volta che si sono raffreddati, altri laser li hanno intrappolati all’interno di un reticolo ottico. L’esperimento degli scienziati Con gli atomi raffreddati e confinati, i ricercatori hanno acceso e spento il reticolo ottico, espandendo gli atomi da uno stato confinato di quasi particella a uno simile a un’onda, e viceversa. Una telecamera al microscopio ha registrato la luce emessa dagli atomi nello stato di particella in due momenti diversi. Mettendo insieme le immagini, gli autori hanno ricostruito la forma di quest’onda e osservato come si espande nel tempo, in perfetto accordo con l’equazione di Schrödinger. Fonte Read the full article
#EquazionediSchrödinger#ErwinSchrödinger#meccanicaquantistica#ondaquantistica#particelle#zeroassoluto
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Lasciate cadere ogni dibattito e confronto
oggi con la Luna in Gemelli congiunta a Marte
Ci sono momenti per parlare
E momenti per tacere
Momenti per spiegarsi
E momenti per restare con la propria verità
Momenti per ascoltare
E momenti per ascoltarsi
Momenti per esprimersi
E momenti per riflettere
a volte non tutti possono comprendere quello che intendi, quello che esprimi, dove ti trovi e dove sei
Altre volte non vogliono ascoltare con cuore aperto perché vogliono piuttosto essere ascoltati e capiti
Se cerchi invano di spiegarti
Se cerchi un confronto a tutti i costi
Se cerchi l’occasione per contrastare qualcuno
osserva se quella persona riporta in superficie un contrasto avuto con un’autorità di un tempo
Osserva se cerchi di trasmettere qualcosa solo perché la tua voce non sente di voler essere accolta
Lascia cadere ogni conflitto verbale
Se ancora cerchi di dimostrare qualsiasi cosa
Di nuovo
Osserva
A chi vuoi dimostrarlo?
Allora
Piuttosto
Usa questa congiunzione per avere la forza ed il coraggio di respirare prima di parlare,
per evitare così di attaccare invano o di evitare un attacco
O usala per respirare punto e basta
Stai con la tua verità
È tua
Non tutti comprendono l’nglese se parlano il francese, e magari
L’inglese non gli interessa neppure
Quel che conta è che la tua intuizione e verità sia chiara a te
Basta una volta per esprimerla a chi la vuole ascoltare
Astrosapienza
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Cravates Collezione Antonio Ratti
Women’s Accessories in the 19th Century
Irmgard Peter, Chiara Buss ( The strings of history -Ribbons in the Collezione Antonio Ratti)
Photographs : Massimo Listri, Giorgio Pizzi
Ratti, Como 1994, Volume III, 164 pages, with 103 color illustrations, held in black cloth-covered board slipcase. Text in English. Copy n.610
euro 90,00
email if you want to buy :[email protected]
Terzo volume della collana Collezione Antonio Ratti, dedicata all’approfondimento e allo studio dei tessuti della collezione FAR.
La pubblicazione, a cura di Irmgard Peter, analizza le cravatte per signora, denominate “cravates, dai produttori francesi, tipico prodotto dell’industria dei nastri in seta fiorente nella località francese di Saint Etienne nella seconda metà del XIX secolo.
Draws from the collection of Antonio Ratti. The illustrated catalogue presents 103 specific pieces in stunning color plates of Kashmir shawls, ribbons, tassels, and much more.
01/12/22
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Cravates#Coll.Antonio Ratti#Massimo Listri#Chiara Buss#nastri in seta#Saint Etienne#textiles books#fashion books#fashionbooksmilano
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Biografia Alice de Bortoli Web Influencer e giornalista Sport Italia.
Conosciamo adesso Alice de Bortoli, la bella trevisana nata a ottobre del 2003, insomma al momento in cui vi stiamo scrivendo deve ancora compiere 20 anni ed è già realmente molto famosa
Chi è Alice de Bortoli ?
Come vi dicevamo la ragazza è nata a Treviso e qui ha frequentato le scuole superiori dove ha frequentato il Liceo di Scienze Umano con indirizzo sociale, dove è anche rappresentante d'Istituto. Attualmente ha iniziato il suo percorso universitario a Milano dove risiede. Ha un suo personale motto che recita "Mondo Mond Mondo" ad esprimere il fatto che il mondo è la sua passione. Grande amante della musica e della danza, infatti Alice de Bortoli è ballerina da quando aveva 8 anni e si è specializzata nell 'hip hop. E' veramente molto seguita sui social in maniera particolare su Instagram e su Tik Tok. Vita Privata Per quanto riguarda la sua vita privata , ossia gli affetti, risulta essere fidanzata con Daniel Nicolas Frey, giocatore di calcio di 21 anni che attualmente milita nella Carrarese, la loro relazione in ogni modo non è mai stata ufficializzata, anche se appaiono in molto foto insieme e ultimamente sulla sua pagina instagram lei gli ha scritto che lo ama. Gli esperti di calcio avranno riconosciuto il cognome Frey, infatti si tratta proprio dell'ex portiere ex Parma e nazionale francese.
Vita lavorativa Alice de Bortoli
Alice de Bortoli inizia a lavorare giovanissima , infatti nel 2019 la ritroviamo nel casting del reality il Collegio 3 edizione , nella stessa edizione dell'attrice Nicole Rossi per intendersi. Viene ammessa agli orali con riserva e promossa a fine anno. Ai tempi era fidanzata con Simone Bertini . E' proprio qui che la ragazza incomincia a farsi conoscere come influencer, dal 2003 ha iniziato la sua attività Sport Italia di Michele Criscitiello infatti è la nuova stella di Sfida Cisco A Sport Italia lavora con Chiara Icardi Agata Alonzo Jolanda de Rienzo Laura Esposito Eleonora Incardona Giusy Meloni
Scheda Biografica Alice de Bortoli
- Nata a Treviso - Nata 08-10-2003 - Residente a Milano - Età 19 anni nel momento in cui vi stiamo scrivendo - Occhi Celesti - Alterzza 1,62 m - Peso 48 kg circa - Segno Zodiacale Bilancia - Hoobies le piace la musica rapper e la danza hip hop - Pagina Instagram Alice - Pagina Tik Tok Alice
Foto
Queste le più belle foto che abbiamo trovato della web influencer e presentatrice sulle sue pagine social
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Il Carnevale degli Animali - Trailer | Orchestra Senzaspine from StreetStyleStudio - Daniele Poli on Vimeo.
Il Carnevale degli Animali Divertimento di Camille Saint-Saens Andrea Acciai | voce narrante Alicia Galli | direzione d’orchestra Orchestra Senzaspine | esecuzione Chiara Carminati | testi Roberta Angaramo | illustrazioni Mirco Rinaldi | animazione video
Il Carnevale degli animali fu scritto dal compositore, pianista e organista francese, Camille Saint-Saens, nel 1886, in occasione di una festa di Carnevale tra amici e musicisti. La composizione, di ispirazione classica, venne inizialmente considerata dall’autore un semplice divertimento ad uso esclusivamente privato e solo in seguito divenne il suo lavoro più conosciuto. Attraverso tredici brani e un festoso rondò conclusivo, il Carnevale degli animali si presenta come una galleria di personaggi e delle loro caratteristiche descritte in modo ironico da musiche originali dell’autore e citazioni parodiate di motivi celebri dell’epoca. Nei quadri si alternano il Leone, i Galli e le Galline, gli Emioni, le Tartarughe, l’Elefante, i Canguri, L’Acquario, I Personaggi dalle lunghe orecchie (gli asini), il Cucù, la voliera, i fossili, il Cigno, e persino i pianisti, caricatura di personaggi quali musicisti e critici musicali legati alle sue attività di concertista e compositore.
Servendosi dei testi di Chiara Carminati (premio Strega ragazze e ragazzi) e delle illustrazioni di Roberta Angaramo, edizioni Rizzoli, la voce di Andrea Acciai e l’Orchestra Senzaspine reinterpretano questo classico, restituendo ancora una volta i colori e la giocosità carnascialesca del divertito Saint-Seans.
•Produzione video e regia Daniele Poli - streetstylestudio.com
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Mercoledì al Cityplex Moderno “Linda e il pollo”
Sassari. Il XIX Sardinia Film Festival prende il via mercoledì 6 novembre alle 19 al Cityplex Moderno di Sassari con gli autori Fry J. Apocaloso e Marco Manca, che presentano il videoclip “Presepio imminente: come realizzare un corto animato indipendente”, mentre alle 19.30 sarà proiettato il capolavoro “Linda e il pollo” di Chiara Malta e Sebastien Laudenbach, un lungometraggio italo-francese…
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“Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni.
Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto.
In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura.
In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi.
Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze.
Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura.
Non possiamo fare molto ma essere uniti, tenere la schiena dritta e parlare con chiarezza questo sì”.
(Questa è l'e-mail integrale che il sostituto procuratore della Cassazione ha inviato, pubblicamente, ad alcuni suoi colleghi).
Questo è ciò che ha capito la Meloni!
A Nordio: sono i giudici che non capiscono le sentenze scritte in francese, o è questo governo che non capisce le e-mail, benché scritte in italiano?
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Storia Di Musica #269 - Depeche Mode, Violator, 1990
Le scelte musicali delle domeniche di Aprile avranno come filo rosso la presenza di fiori sulle copertine: di questa caratteristica, alcuni capolavori già sono presenti (il primo che cito è American Beauty dei Grateful Dead, che prende il nome dalla Rosa della stessa varietà, America Beauty, disegnata sulla copertina, o anche Layla & Other Assorted Love Songs che nel dipinto di copertina ha una donna con i fiori) ma è sempre interessante cercare nella mia discoteca e non solo altri grandi dischi che hanno in comune questa caratteristica. Il primo di oggi è uno dei dischi simbolo degli ultimi 35 anni, il vertice di un certo modo di fare musica, arrivato al culmine di un percorso umano e professionale che nell’anno in cui uscì questo lavoro poteva benissimo passare per il risultato dell’opera di sopravvissuti. Tutto nasce a Basildon, nell’Essex, inizio 1980. Tre amici di scuola, Vince Clark, Martin Gore e Andrew “Andy” Fletcher fondano un gruppo, Composition Of Sound. Hanno una caratteristica abbastanza comune all’epoca, cioè abbandonano gli strumenti classici (chitarra, basso, batteria) per focalizzarsi sull’uso delle tastiere elettroniche. Durante una serata in un locale, notano un cantante dalla voce calda e ferma, David “Dave” Graham, che canta una appassionata cover di Heroes di David Bowie, e gli chiedono di unirsi al gruppo, siamo nei primi mesi del 1980. Graham accetta, e suggerisce di cambiare nome alla band: prende spunto da una rivista di moda francese dell'epoca, Dépêche mode, che vuol dire Gazzettino o Almanacco della Moda (e non come dicono molti Moda Passeggera, il termine passeggera deriva dal verbo se dépêcher), lo depurano dagli accenti e nascono i Depeche Mode. La prima pubblicazione è del 1980 su una compilation, Some Bizzarre, poi firmano un contratto con la Mute Records di Daniel Miller, che sarà centrale per la musica indipendente inglese dei primi anni ‘80. Primo singolo di discreto successo, Dreaming Of Me, poi altre canzoni famose in New Life, Just Can’t Get Enough e la pubblicazione del primo disco, Speak And Spell, dove la direzione è chiara: sarà un gruppo orientato ai sintetizzatori. A questo punto Vince Clark, che aveva scritto tutte le canzoni sino a qui, si chiama fuori (continuerà a fare musica con Alison Moyet come Yazoo, e fonderà in seguito anche altri progetti musicali). Il timone delle operazioni di scrittura passa a Martin Gore, che piazza subito una hit in See You. Si aggiunge Alan Wilder, e con questa line up sforneranno un disco all’anno. La prima svolta è del 1986, con Black Celebration: le atmosfera si dilatano, meno dance, base ritmica che picchia più forte e la decisione di spostarsi verso il rock elettronico. Proprio quando il techno pop è crollato, e buona parte della critica aspetta che l’ultimo baluardo, cioè loro, cada, piazzano Music For The Masses (1987) con almeno tre canzoni formidabili (Never Let Me Down, Strangelove e Behind The Wheel), che li porta ad un tour mondiale dove riempiono gli stadi di tutto il mondo (immortalato in parte nel live 101, 1989, anche con un documentario abbinato diretto da D.A. Pennebaker). Si prendono del tempo, e coerenti con il loro credo, decidono di inasprire il sound elettronico, creando un disco dalle atmosfere profondissime, cupe, drammaticamente eleganti. Per registrarlo abbinano la solitudine e il silenzio di un piccolo studio nella campagna danese, a Gjerlev, alla vitalità di Milano, e alla sua vita notturna, presso lo studio Logik, che all’epoca stava a Via Mecenate. Ne viene fuori Violator (1990) che in copertina ha una rosa fiammeggiante, che sembra di lava. Gore dirà dopo anni che voleva giocare sul titolo, scegliendo una parola che evocasse un disco di heavy metal. Quello che fanno è, con l’intuito del fido produttore Flood e l’aiuto al missaggio di François Kevorkian, che fu uno dei collaboratori più stretti dei Kraftwerk, un disco che è l’evoluzione estrema della loro idea musicale (tanto che dopo prenderanno altri riferimenti) e lo fanno in parte rinnegandosi: la batteria spesso non è drum machine ma quella rock, e compariranno nelle loro due più grandi canzoni, entrambe presenti in questo lavoro, persino le chitarre. Eppure l’apertura con World In My Eyes sembra portare sui binari classici, ma già la successiva Sweetest Perfection, con la voce principale di Gore, amplia il concetto, con la batteria rock in primo piano. Arriva il primo colpo da KO, un giro blues, con la chitarra, l’ispirazione presa da Gore leggendo una biografia di Elvis, sulla costruzione di propri idoli, e nasce una delle canzoni più famose del mondo: Personal Jesus, hit mondiale, e ancora oggi uno dei momenti clou di ogni loro esibizione e brano cult da rifare in cover. Halo e la bellissima Waiting For The Night sono da apripista al secondo singolo leggendario: Enjoy The Silence è ispirata e pensata proprio al periodo danese di tranquillità e silenzio circostante (in netto contrasto con quello milanese, dove la band darà il meglio di sé in tutte le feste della città lombarda), anche qui ripropone una chitarra e diventerà iconica, tra l’altro nella versione dell’album dura oltre 6 minuti, con finale in stile ambient, bellissimo, che nella versione singolo e per la stazioni radio è colpevolmente tagliato. Completano il capolavoro la delicata Blue Dress, scritta e cantata da Gore, e le ritmiche Policy Of Truth e la conclusiva Clean, ispirata ad una canzone dei Pink Floyd, One Of These Days, dal loro album Meddle (1971). Tutto funziona alla grande: la voce calda e formale di Graham (che inizierà ad avere devastanti problemi di dipendenza, tormento che segnerà profondamente il loro lavoro successivo, che arriverà solo dopo 3 anni), Gore sempre più padrone del suono Depeche Mode, Fletcher e Wilder a creare il tappeto ritmico che esce vincitore da un decennio dove chiunque si sia ispirato a loro non ha fatto tanta strada. Il disco va in classifica in tutto il mondo, e ha venduto ad oggi 15 milioni di copie, presente in tutte le classifiche dei dischi fondamentali della storia del rock. Sebbene questa sia una storia del rock senza schitarrate, ma formata da avvolgenti suoni elettronici, che ti girano in testa e non ti lasciano scampo.
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Alla Fabbrica del Vapore di Milano, retrospettiva dell'artista italo-francese Jean-Marie Barotte
La Fabbrica del Vapore di Milano accoglie, dal 5 al 31 ottobre prossimo, la prima importante retrospettiva dedicata all’opera di Jean-Marie Barotte (1954-2021), organizzata e promossa dal Fonds Barotte Madau e Fabbrica del Vapore con l’associazione T.Art a cura di Chiara Gatti, Marco Bazzini e la direzione artistica di Maria Cristina Madau. Il mondo espressivo dell’artista prende spunto e…
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La minestra riscaldata fa davvero così schifo?
Durante la nostra ultima uscita, una mia vecchia conoscenza mi ha presa in giro per quella che pare essere la mia tendenza alla minestra riscaldata. I francesi dicono “rimangiarsi il vomito”, ha detto.
Io e questa mia vecchia conoscenza siamo due inguaribili nostalgici: ogni sei mesi circa ci piace incontrarci, sederci e rivangare i vecchi tempi davanti a un caffè, un esercizio fine a se stesso, compiuto al solo scopo di specchiarci nel riflesso dorato della finestra dei ricordi, come due Peter Pan che sì, vogliono crescere, ma stavano meglio prima.
Ecco, penso che quello della minestra riscaldata non sia altro che un meccanismo insito nei nostalgici. Si torna sempre dove si è stati bene, dice Nessun posto è casa mia di Chiara Galiazzo. Il problema di questi posti è che spesso, quando ci facciamo ritorno, sono troppo piccoli per noi, quasi non riusciamo ad entrarci, come se volessimo fare compere nel reparto bambini. Perché, quindi, ci ostiniamo a volerci infilare a forza, come il piede di Genoveffa nella scarpetta di Cenerentola?
La minestra riscaldata è come una casa in cui hai abitato per qualche tempo, ma che hai dovuto lasciare perché c’era troppa muffa. Tuttavia, ogni tanto ripensi a quanto fosse carina la cucina, a quanti manicaretti ci hai cucinato, e di quanto lo fosse anche il balcone, con tutte quelle piantine che ti piacciono tanto e a cui hai dato tanto amore, e allora tenti il ritorno.
Il fatto è che tutto sembra essere più bello quando non è più tuo e i ricordi hanno un sapore dieci volte più dolce della realtà. Un caffè con dieci cucchiaini di zucchero. Non che la minestra riscaldata sia necessariamente un male, non c’è niente di sbagliato nel tornare sui propri passi, nel ripercorrere un vecchio sentiero per vedere se magari lungo il tragitto troviamo quello che stavamo cercando, forse nascosto, o forse semplicemente non ci avevamo fatto caso. Le persone non cambiano, certo, ma crescono. La vita passa attraverso ognuno di noi e gli angoli, appuntiti, spesso si smussano. Chissà che non sia possibile arrivare a incastrarsi, a un certo punto?
A volte succede che il riflesso dorato della finestra dei ricordi sia talmente abbagliante da accecarci e ci rendiamo conto che no, quel sentiero di montagna, per quanto bello, non fa per noi, amanti del mare. O magari la montagna ci piace, ma siamo fatti per percorsi più pianeggianti e meno inerpicati. La nostalgia sa essere ingannevole, ma è solo uno degli innumerevoli inganni della vita.
Mia madre lo dice sempre: quando una storia è chiusa, è chiusa. Ma se alcune storie non fossero cerchi, ma semicerchi, oppure otto rovesciati?
Menomale che non sono francese.
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