#che fai non ce li metti??
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ross-nekochan · 2 months ago
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Stamattina è morta la Regina Elisabetta de loro altri (ossia dei giapponesi).
Aveva 101 anni ed è stata l'imperatrice più longeva della dinastia.
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poisonedbybeauty · 2 years ago
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Caro Fede,
Tanti auguri di buon compleanno e ti dico subito che ti voglio un mondo di bene.
Questo è il mio momento preferito lo sai: mettermi seduta e scrivere quello che non dico a voce perché non so esprimermi, perché non trovo l’occasione giusta, il coraggio e le parole migliori.
Vorrei dirti un sacco di cose belle perché è il tuo compleanno e perché bisogna dire sempre le cose belle che si pensano di un’altra persona anche se ahimè non lo faccio spesso io…solo quando scrivo e sono “costretta” a riflettere e dire ciò che penso senza troppi freni.
Innanzitutto vorrei dirti quanto sia fiera di te per tutto quello che sei riuscito a fare e che stai facendo, per il coraggio di metterti sempre in gioco, per la tua estroversione, per il tuo senso dell’umorismo, per la tua immensa pazienza e il buon cuore che metti sempre in tutto quello che fai.
Ti ammiro veramente per tutte queste meravigliose qualità e riconosco il tuo essere superiore rispetto a me in questo. Se sono qui accanto a te è perché ho profonda stima di te per queste e altre tue mille sfaccettature (oltre che per l’amore chiaro).
Sei la persona a cui mi sento legata più di chiunque altro, mi sento capita, mi sento apprezzata e amata.
Mi sento male all’idea di perdere una persona come te.
Mi spaventa l’idea di andarmene per un anno senza di te che sei la mia àncora dal giorno in cui ci siamo trovati, ma ho bisogno di farlo perché è così che si diventa grandi. So che non è facile essere la mia àncora. 
So di non essere una persona senza difetti e facile con tutte le mie spine e i miei buchi neri, a volte impossibili da comprendere. In alcuni momenti non mi capisco neanche io. Però ogni tanto mi sembra che tu riesca a capirmi più di quanto riesca a farlo io e mi sorprende perché non credo ci siano tante persone che riescano a capirmi, a comprendere i miei momenti bui, il mio umorismo e i miei sorrisi che a volte non lo sono.
Recentemente su Instagram ho letto un post che diceva “Qual è la persona con cui hai condiviso i momenti migliori della tua vita?”. E ti giuro che io mi sono sforzata di pensare a un’altra persona che non fossi tu ma non ce la facevo proprio. Ora non voglio dire che i bei ricordi sono solo con te perché sarei un’ipocrita ma se randomizzando chiudessi gli occhi e pensassi a dei momenti belli della mia vita, sicuramente per la maggior parte di questi ci sei tu nell’immagine nella mia testa. Perché è così che mi succede, soprattutto la sera quando vado a letto. Appena ho pensato a questa cosa non ti nascondo che ho provato dell’amarezza nel pensare che i ricordi più belli ce li avessi con il mio ex ragazzo, però poi ho pensato a quello che mi dice sempre Franci M. ovvero che bisogna essere grati di quello che c’è stato perché non è detto che nella vita tutti possono provare questo tipo di amore che noi abbiamo provato, a non tutti è concesso e non tutti riescono a trovarlo e io e te siamo fortunati e siamo ancora più fortunati degli altri perché siamo qui ora.
Ti regalo alcuni miei ricordi.
Leuven, il sole e il parco, Batman.
Bruges, Gent e il ristorante marocchino ad Anversa.
La quarantena e il campo da golf.
Lisbona, io e te su un motorino a Cascais.
Viareggio, Puccini, io e te sulla ciclabile che andiamo a prenderci una granita.
Sardegna mentre ti guardo uscire dall’acqua entusiasta del tuo snorkeling prima di andare a fare la passeggiata sulla costa fino a Santa Margherita.
Io e te sul Porsche con il vento tra i capelli.
Io, te e Ginevra sul bagnasciuga che ci abbraccia perché giochiamo con lei.
Ne avrei milioni e so che stasera quando andrò a letto e chiuderò gli occhi me ne verranno in mente altri e per 3 secondi proverò una sensazione bellissima che non so spiegarti proprio bene: è come se mi si gonfiasse il petto ma allo stesso tempo mi si stringesse il cuore. Io sono veramente grata. Immensamente grata perché mi è stata concessa una cosa così bella.
Se devo essere sincera pensavo che la nostra relazione sarebbe stata una funzione esponenziale crescente ma a quanto pare le relazioni non sono come la matematica e le cose non sono così “lineari” e forse la nostra equazione è un po’ più complicata di una semplice y = 2^x . Fa niente Fede alla fine sapremo quale sarà la nostra equazione e sarà tutto più chiaro.
Con amore,
Tua Ema/Tati/Bubu.
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pezzidiuncuoreancoravivo · 2 months ago
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Comunque, passerò per egoista, non mi frega, oggi ho fatto i biscotti, ne sono usciti 10, contavo di offrirli ai suoi amici perché sono venuti ad aiutare a montare i mobili, un biscotto a testa, no? Perfetto. Passa sua madre. Con la zia. Vedono i biscotti e giustamente che fai, non lo dici anche a loro? (mannaggia a me e a quando non li ho nascosti) ma sua madre, non contenta, ne prende un altro. Ma porco giuda, ne sono 10 cazzo, 10, io li ho fatti per noi, non per voi altri, ne avessi fatti 20 ben venga, ma vedi che son pochi, che cazzo ne prendi due??? Ma poi, le dico ERRONEAMENTE che ho scordato di fare la lavatrice e lei si propone di passare domani per farcela e io, solita cogliona, non ho saputo dire di no e mi scoccia che debba toccare le mie mutande ma alla fine cazzi suoi, poteva benissimo non offrirsi. Io capisco che è la madre, capisco che vuole aiutare ma santo cielo, è casa del figlio, ci sto io, falle fare a me le cose, no? L'altro giorno ci ha portato l'aspirapolvere e ha iniziato a passarlo lei, dio che nervoso, ma mettiti da parte, a me pare che lo stia ancora viziando e lui ha 35 anni e non le dice nulla, mi urta troppo, è come se fosse casa mia anche se non ho la residenza, ma alcune spese le ho fatte io lì. Domani deve tornare anche col padre e quello si mangia qualsiasi cosa, Ric mi ha detto che nasconderà i biscotti domani e spero per lui che si ricorda sennò mi incazzo sul serio, perché a saperlo allora ne avrei fatti di più, tra l'altro 10 biscotti mi so costati 10 euro per gli ingredienti e un paio li ho pure finiti. Volevo fare una cosa carina per Riccardo e i suoi 2 amici, fine, il piano era questo. E poi sono moooolto gelosa delle mie cose e avere i suoi in casa non mi fa stare tranquilla, lei si intromette troppo. L'altra sera cenavamo insieme e Riccardo mi ha chiesto se potessi prendere una galletta, visto che le uso per la dieta e le mangio solo io, quindi lui per gentilezza mi ha chiesto il permesso ma comunque anche se non lo avesse fatto non era un problema, ce ne erano abbastanza (lo fa con le cose che più mi piacciono, anche con un tipo di biscotti e io apprezzo davvero che me lo chieda, perché si vede che mi rispetta e idem faccio io con i suoi cibi preferiti, perché preferisco che ne abbia di più lui rispetto a me) e sua madre gli chiede come mai mi abbia chiesto il permesso, considerando la cosa strana. Ma saranno cazzi nostri? Io la vedo davvero come una forma di rispetto, tra l'affitto e il diesel lui guadagna quanto me al servizio civile, quindi è normale che ci chiediamo il permesso di prendere qualcosa dell'altro, perché ci abbiamo speso dei soldi nostri, ripeto, per me è rispetto. Purtroppo in questo siamo molto diverse, lei non si fa problemi ad ospitarci, a farci le faccende ecc ma io sono io, sono diversa e gradirei una certa distanza, perché io mi gestisco le cose da sola a casa mia, ci metto del mio e se arriva un esterno a smontarmi tutto mi da fastidio. Anche il semplice fatto di aiutare a sparecchiare, no, se non te lo chiedo, non serve, sei ospite, sta bene che resti tale, perché magari metti le cose a posto in un modo che a me non piace e mi incazzo. Ripeto, sarò fatta male, sarò egoista, gelosa, possessiva ma almeno io cerco sempre di rispettare tutti a casa loro e di non dar fastidio, di non intromettermi a meno che non mi venga chiesto aiuto e di non mangiare le cose se nel piatto per tutti ce ne sono poche a meno che non mi venga chiesto esplicitamente che posso prendere tutto quello che mi va. A casa mia funziona che se rimane ad esempio solo un pacchetto di cracker, si chiede a tutti se posso finirli o se se qualcuno vorrebbe mangiarli, rispetto. Punto.
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arcipelagogoogle · 3 days ago
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Te puzza la fregna
Te puzza la fregna, o mia adorata;
te puzza pure se te sei lavata.
Te puzza de piedi e de formaggio
che pe statte vicino ce vo' coraggio.
L'avessi saputo quand'ero all'inizio
non t'avrei certo battuto er pezzo.
E invece dei fiori o dei soliti anelli
t'avrei dato in culo e foco ai capelli.
Te puzza la fregna, te puzza alla grande
che quasi quasi se squajano le mutande;
appena le metti diventano gialle
e quando le levi, me secchi le palle.
Te puzza la fregna e me fai così schifo
che non te la tocco nemmeno co un dito.
E se un giorno entrerò in quel buio meandro
me metto la muta co lo scafandro.
Eppure pensavo, quando t'ho conosciuto,
che io pe le donne c'avevo fiuto;
però me sbajavo e adesso è un macello:
se sento st'odore me casca er pisello.
Te puzza la fregna e me devi scusare
se quando te vedo me sento mancare.
Te puzza la fregna, non è colpa tua.
Ma quanto te puzza, li mortacci tua?!
Remo Remotti
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giancarlonicoli · 1 year ago
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13 ago 2023 12:10
“IL GOVERNO PREFERISCE IL CAPITALISMO PARROCCHIALE RISPETTO AL LIBERO MERCATO” – L’ECONOMISTA DELLA BOCCONI CARNEVALE MAFFÈ: “LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE? UN’AZIONE AUTOLESIONISTA. I MERCATI FINANZIARI NON SI FIDERANNO MAI PIÙ DI UN GOVERNO CHE SI SVEGLIA AL MATTINO E DICE CHE I MARGINI DEL SISTEMA BANCARIO SONO INGIUSTI - IL GOVERNO NON INTERVIENE LÀ DOVE TOCCA GLI INTERESSI DEI PROPRI ELETTORI, TASSISTI E I BALNEARI – L’OPERAZIONE MEF-KKR? IL GOVERNO PIÙ CHE PUNTARE AL 20% AVREBBE FATTO MEGLIO A LAVORARE SULLA DIGITALIZZAZIONE DEL PAESE, RENDENDO APPETIBILI GLI INVESTIMENTI SULLA RETE” -
Estratto dell’articolo di R.Am. per “la Repubblica”
«Capitalismo parrocchiale». È così che Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia e Imprenditorialità alla Sda Bocconi, definisce “l’interventismo” del governo Meloni, che con l’operazione Mef-Kkr ha dimostrato «di non essere contro il mercato, ma contro il mercato libero», imponendo di fatto «un capitalismo sorvegliato dallo Stato, per cui se vuoi investire in Italia lo fai alle nostre condizioni: i soldi ce li metti tu, ma le decisioni le prendiamo noi».
Salire a quota 20% nella nuova infrastruttura di Rete costerà allo Stato italiano 2,6 miliardi, una somma non facile da reperire. Era davvero necessario?
«Kkr ha fatto una scelta intelligente, sbloccando tra l’altro investimenti congelati da anni visto che qui nessuno disponeva delle risorse. Il governo più che puntare al 20% avrebbe fatto meglio a lavorare sul lato della domanda, cioè sulla digitalizzazione del Paese, rendendo appetibili gli investimenti sulla Rete. E invece ha agito in senso opposto, da rialzo del tetto del contante al tentativo di abolire lo Spid».
Con l’ultimo decreto si è deciso anche di calmierare i prezzi dei voli e di incassare parte degli extraprofitti delle banche.
«A giudicare dai commenti dei mercati internazionali l’ultimo decreto ha avuto l’effetto della tela di Penelope: in una notte ha disfatto la fragile tela di credibilità che il governo era riuscito faticosamente a costruirsi. […]».
Il prelievo sugli extraprofitti però ha raccolto un certo consenso, al di là del centrodestra.
«Si tratta di un’azione autolesionista, priva di fondamento economico […] I mercati finanziari non si fideranno mai più di un governo che si sveglia al mattino e dice che i margini del sistema bancario sono ingiusti perché negli ultimi sei mesi hanno incassato profitti non dovuti. […]».
Allora ha ragione l’ad di Ryanair, Eddie Wilson, che accusa il governo di interventismo di tipo sovietico?
«[…] non sta al governo dire loro quali algoritmi usare, o imporre qualunque altro meccanismo di definizione dei prezzi. Intervenire d’imperio sui prezzi tra l’altro è un’azione regressiva che tratta allo stesso modo ricchi e poveri, mentre il governo dovrebbe intervenire, con risorse pubbliche, solo a sostegno dei meno abbienti».
Al contrario il governo è molto poco interventista nei confronti di categorie come i tassisti e i balneari.
«Non interviene là dove tocca gli interessi dei propri elettori […] Ha un concetto del Made in Italy ottocentesco, un capitalismo parrocchiale che non premia l’imprenditoria che fa grande l’Italia, quella legata alle grandi catene internazionali del valore. Una visione paternalistica di un Paese autoreferenziale, che ha bisogno di una stretta sorveglianza da parte della politica perché altrimenti rischia di essere saccheggiato dalle multinazionali cattive».
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tempestadipensierisblog · 2 years ago
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Lei voleva divertirsi
una sera come tante, appuntamento al bar.
Arrivo ma non ci sei, sento la tua voce, stai arrivando dal parcheggio ma non sei sola.
Mi guardi e capisco, vuoi giocare, vuoi provocare e sentirti potente, ma sei mia e le regole le conosci.
Chi è lui, fortunato o sfortunato, che gentilmente ti cede il passo come gesto galante, e mentre gli passi davanti la sua mano sfiora il vestito che cade perfettamente sulle tue curve, sul tuo sedere.
vi siete seduti abbastanza vicino a me anche se in quello squallido bar non c'era nessun altro.
Faccio finta di leggere una rivista, non ricordo nemmeno il titolo, foto di viaggi, un giornale banale.
Vi spio, sorrisi, battute e le sue mani che corrono lungo le tue gambe.
E sulla tua schiena.
Seduto a fianco a te ti dà un bacio sulla spalla, e so bene cosa sta sentendo perché conosco il tuo odore e la tua pelle meglio di chiunque altro.
Il gioco continua, ti offre da bere.
Io leggo
Il tuo sguardo nascosto verso di me mi fa capire che lo stai usando, è un giocattolo per provocarmi, e lo sai che ci stai riuscendo molto bene.
Sono eccitato.
Molto eccitato
Hai le gambe accavallate ma le affianchi e inizi piano piano a sentirti calda.
Bagnata.
Rovente.
Ti senti pronta.
Gli sussurri qualcosa all'orecchio, lui annuisce.
Mi guardi, sembri chiedere il permesso.
Ok baby, sei libera.
Vai pure, ti aspetto.
Ti aspetto.
Poi si avvicina a me, vuole che mi unisca al gioco.
Ce ne andiamo.
Motel dice lui, tanto sarà lui ad aprire il portafoglio.
Tu ci precedi, sali e apri la porta.
Stiamo entrando, fuori c'è ancora un po'di luce mentre dentro sono soffuse.
Ha scelto un bel posto quel signore, gliene devo dare atto.
Tu prendi il telefono dalla borsa, fai partire la musica e ti muovi sinuosamente tra di noi.
Lui si spoglia.
Sotto a quel vestito in giacca e cravatta un fisico robusto ma molle, di chi lo sport lo ha visto solo in televisione, o forse neanche.
È molto eccitato.
Tu balli e io faccio in modo che le tue spalline cadano per fare scivolare il vestito a terra.
Ora tocca a me.
Mi spoglio mentre le vostre mani cercano di conoscere il corpo dell'altro...
Mi avvicino e tu mi baci appassionatamente!
Ti amo.
Mi guardi
E i tuoi occhi mi dicono che è tempo di giocare, di fare cadere le inibizioni.
Siamo in piedi intorno a te e le tue mani che preparano i giochi.
Lo fai sedere sul letto, ti fai baciare poi mi prendi e mi metti di fronte a lui.
Adesso capisco tutto il gioco, quell'uomo è il giocattolo per entrambi.
Ci sto, ma lo sapevi già.
Di fronte a lui.
Lo guardo dall'alto, mi prende il cazzo in bocca, con una mano mi masturba e con l'altra masturba te.
È ora di giocare.
Lo faccio sdraiare e ti ordino di salire sulla sua faccia.
Non te lo fai dire due volte.
Un cunnilingus molto profondo, dolce e rude.
mentre io decido di succhiarglielo, tu mi guardi e sei eccitatissima, tanto da colargli gli umori in gola e lui assetato beve.
Lui è sdraiato.
Ti alzi, ti giri verso di me, e ti siedi sopra.il suo bacino guardandomi.
So cosa devo fare, sarò io a guidarlo dentro di te.
Muovi il bacino mentre mi guardi e mi baci dando a lui la schiena.
È un giocattolo.
Lui è dentro e adesso vuoi me in gola.
Brava schiavetta!
Ma adesso tocca a me.
Mettiti in ginocchio sul letto baby.
Muoviti.
Lui è nudo sul letto, fermo, inconsciamente sa che deve attendere istruzioni.
Gli dico di scoparti in quella posizione e di stare chino su di te.
E adesso sono io dietro di lui.
Lui lo sperava, forse, lo immaginava, forse...
Baby la tua saliva mi ha lubrificato bene, e adesso lo inculo.
gli faccio colare altra saliva sull'ano, mi appoggio e con poca delicatezza lo penetro.
Lui dentro di te, io dentro di lui
Quel giocattolo si è appena trasformato in un preservativo umano.
I movimenti li detto io e tu stai godendo..
Sta venendo, e ti sta scopando passivamente perché sono io a dare il ritmo delle sue penetrazioni dentro di te e tu lo sai molto bene.
Lui è un profilattico. Nient'altro.
Ma sta venendo dentro di te e io dentro di lui.
Il bugiardino della scatola di Durex è chiara su come si smaltisce, lo si annoda dopo si che si butta nel cestino. E così facciamo con lui.
È lì in un angolo e tu sei mia.
Mi butto sopra di te... ti bacio, ti accarezzo, ti guardo, e poi le tue mani che mi spingono giù a ripulire.
Lo faccio.
Con amore per la mia schiava!
Ti amo!
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lostalienblog · 2 years ago
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Caro Cretino,
ti scrivo questa lettera perché sono sempre stata brava a mettere i miei pensieri solo per iscritto, perché avevo paura di buttarli fuori, e mostrare chi sono veramente, ho sempre detto a voce il contrario di quello che pensavo, usando l'acidità come forma di difesa, per passare per quella senza sentimenti, mentre dentro di me ce n'era un vortice.
purtroppo l'ho fatto anche con te, faccio ancora fatica a mostrarti quello che sei tu per me, quando siamo abbracciati a letto, penso a come fare per fartelo capire, e ci sto un po' male e mi incazzo con me stessa perché non riesco a dimostrartelo in modo normale, così inizio ad abbracciarti forte e morderti, perché non so controllare i sentimenti che provo in quel momento, e cerco di buttarli fuori diventando aggressiva.
ti dico sempre che hai ancora molto da imparare sulle relazioni, però mi sono resa conto anche io che ho ancora molto da imparare; come ti ho già detto, nessun'altra persona è paragonabile a te, tutte le risate, le litigate, gli insulti, le urla, i baci, i morsi, le foto stupide, le cene, il sesso, gli abbracci e tutto quello che insieme abbiamo di speciale; per me è stato la prima volta che li ho vissuti con amore.
tu mi hai fatto capire, accettando e amando tutti i miei difetti, che anche io merito di essere amata.
oggi è il tuo compleanno, e starai leggendo questa lettera appena arrivato a casa, perché come al solito ti avrò ricattato dicendoti che ti avrei lasciato se non l'avessi letta non appena arrivato a casa, senza di me.
ti sei sempre arrabbiato perché non ti ho mai detto che ti amo, ed io mi arrabbiavo perché facevi caso solo al fatto che non te la dicessi, e non a tutti i piccoli gesti che dimostrano quanto effettivamente io lo faccia. mi piacerebbe che notassi il modo in cui ti guardo, o il fatto che sei la ragione per cui mi alzo dal letto quando so che devi venire da me e come io non lo faccia se non ci sei.
però poi, ho pensato a come mi sento quando dici di amarmi, e mi sono considerata una stronza, perché non ti sto permettendo di sentirti in quel modo.
oggi compi diciannove anni, e volevo renderlo il compleanno più bello del mondo, scrivendoti su carta che ti amo,
amo i tuoi occhi, il tuo sorriso, giocare con la tua barba, morderti, il modo in cui passi le tue mani sul mio corpo, il modo in cui mi guardi, e il broncio che metti a quando fai finta di essere arrabbiato, e altre mille cose di te.
scusami se lo scrivo, ma così mi sa più di una promessa che non può svanire.
so che hai aspettato tutto il giorno e che avresti preferito te lo dicessi di persona, però ti chiedo di perdonarmi anche questa volta e accettare i miei piccoli passi, perché l'amore sta riacquistando la mia fiducia pian piano, perché pensavo di non riuscire più ad amare, pensavo che nessun ragazzo si sarebbe più meritato il mio amore, e che nessuno sarebbe stato capace di farlo riemergere; ma tu ci sei riuscito, e sono la ragazza più fortunata del mondo, perché so con certezza che lo tratterai con cura e ti prometto che anche io tratterò con cura il tuo amore.
buon diciannovesimo compleanno amore, ti amo.
la tua Mimi.
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arreton · 2 years ago
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Pensi che in Campania la vita sia migliore che in Sicilia? Se sì perché e se no perché?
Uau che bello, mi sento intervistata! Grazie per la domanda anon, mi fa piacere che mi si venga chiesto un mio parere (e pure all'improvviso!) mi dà modo di riflettere.
È una domanda bella tosta, eh. È doloroso per me parlare della Sicilia. Io mi sento offesa nel personale dai siciliani e dalla cultura che si vive in Sicilia. Se sei una persona che un minimo di vita interiore e di raziocinio la Sicilia è la morte pura. Se ci metti poi in mezzo un carattere introverso ed una famiglia che non tiene soldi, senti il tuo destino segnato per sempre. Ti senti morire dentro. Ma questo non so se sia quello che mi hai chiesto tu quindi cerco di non divagare.
Se per "vita" intendi dal punto di vista lavorativo qua in Campania sei sempre al sud: contratti minimi (nel mio contratto avevano segnato 14h settimanali quando io facevo 7h½ al giorno!), orari improbabili (al supermercato avevano iniziato a chiedermi di lavorare 11h al giorno e sole due domeniche libere al mese!). Lo stipendio più alto 800€ al mese, poi va beh se vivi per l'azienda che ti assume allora arriviamo anche ai 1000€. Ovviamente se devi pagarti affitto e bollette e sei da solo non ce la fai. So che ci sono anche qua stipendi da €350 al mese, chi non fa contratti, chi pretende che gli si dica grazie che ti sta facendo lavorare ecc ecc. MA qua i colleghi parlano, si lamentano tra di loro, SI LICENZIANO. Ovviamente non vanno oltre, non denunciano, figurarsi. Però c'è ancora una sorta di vitalità operaia. Cosa che invece in Sicilia non esiste: per i lavori più duri (10h nelle serre) devi dire grazie se ti fanno i contratti agricoli e ti danno quel minimo che ti permetta di prendere poi a fine stagione la disoccupazione agricola; se sei femmina lo stipendio più alto è di 450/500€ (quando sei fortunata, si parte dai 250€) al mese da commessa di negozio, se lavori da femmina nelle aziende agricole facciamo anche 750€ al mese, la paga più alta, il contratto va a discrezione dell'azienda. Per entrambi i sessi i contratti comunque quasi non esistono, infatti c'è chi si fa ingaggiare da gente che fa questo per "mestiere" per ricevere la disoccupazione agricola in estate (che divide con quello che l'ha ingaggiato) ed intanto lavora in nero da qualche altra parte. La paga giornaliera per 10h al giorno buttato nelle serre (maschio o femmina che tu sia) oscilla dai 35€ ai 45€ se sei fortunato, se lavori "a giornata" ovviamente non sei assicurato dunque se muori sono cazzi tuoi. Se lavori nei mercati sai quando inizi e non sai quando finisci, ti possono chiamare anche per due ore di lavoro o per 12h. Per loro tutto questo è normale. Se non hai una macchina sei fottuto: niente lavoro, niente visite mediche, niente uscita con gli amici perché per avere un po' di "movida" (coglioni aggregati in bar/pub/pizzerie) devi farti almeno mezz'ora di macchina. Se sei una pendolare che va all'università non sei pendolare, semplicemente non frequenti le lezioni e ti presenti solo per gli esami, impossibile essere pendolare. Essere pendolare significa essere automunito, non c'è nessun servizio pubblico. Io vivo in un paese medio-grande, siamo più di 60mila abitanti ma non c'è nemmeno una libreria: quelle che c'erano le hanno fatte chiudere. Ovviamente nessuna mostra d'arte; abbiamo un cinema con tre sale; un'ospedale abbastanza grande ma ci entri vivo o quasi e rischi di uscirci morto in entrambi i casi, va a fortuna, fino ad ora io sono stata fortunata ma c'è chi non ha avuto le mie stesse fortune; nessun evento culturale; qua (nel mio paese in sicilia) la musica non sanno nemmeno cosa sia; tanto meno l'arte. La scuola serve alle femmine per non farle stare a casa fino ai 18 anni, chi non figlia prima aspetta qualche anno e si sposa, sempre le femmine quando vanno all'università aspettano la laurea e poi si sposano, il punto è solo sposarsi alla fine e fare figli ovviamente. I maschi o non vanno a scuola e li buttano nelle serre o finiscono le superiori e li buttano nelle serre, tutti perlopiù delinquenti. Chi si laurea è perlopiù un figlio di avvocato o ingegnere che grazie a papi va al nord e piange sempre la sua "amata terra" la sua "famiglia", ovviamente sono tutti dottori in qualche cosa e tutti che si frequentano tra loro nei baretti "fighi" della città quando scendono per le ferie. Sono solo dei privilegiati che non sanno cosa significa perdere tutto da un momento all'altro. Ma qui sto cadendo nel culturale e non ho abbastanza informazioni sulla Campania per poter fare un confronto. Anche se a occhio, a pelle, direi che si sta un pochino meglio.
Per il contesto da cui sono partita io dalla Sicilia ed il contesto che ho trovato qua in Campania posso dirti che qua a confronto è civiltà. Questo paese (quello campano dove ho avuto modo di vivere) è poco più della metà in popolazione rispetto al mio natìo ma qua ho conosciuto: un po' di natura, treni, autobus, presentazioni di libri, concerti anche di gente famosa (che poi a me fanno cagare è un altro discorso), boh qua c'è pure il partito comunista figurati; prima che l'ex sindaco fosse stato messo ai domiciliari per associazione mafiosa (ovviamente) c'erano ancora più eventi, tantissime luminarie per il periodo di natale, una volta hanno fatto pure il beach volley in piazza, figurati; le scuole di danza organizzano i saggi di fine anno in piazza; c'è sempre movimento il sabato sera. Io odio anche questi qua eh. Cristo santo li prenderei a pedate nel muso per quanto sono maleducati anche qua, ma almeno qua non ci sono motorini cosa che invece c'è giù da me manco fossimo a Napoli!
Si vive dunque meglio in Campania rispetto alla sicilia? Se vuoi essere autonomo avere un buon lavoro ed un affitto puoi morire pure qua in Campania. Personalmente mi sono trovata meglio perché mi ha fatto staccare da un contesto familiare tossico e misero, un contesto socio-culturale inesistente e delle persone disposte ad aiutarmi (in fondo anche qua trovi lavoro se hai delle conoscenze) oltre ad avere anche qualcuno che credeva in me, cose che non ho in Sicilia.
Io sono di parte e posso dirti che la Sicilia la odio e mi fa schifo. Tutti quelli che mi dicono "bella però la Sicilia" rispondo "solo se la frequenti da turista". Le poche persone siciliane che ho conosciuto e che meritano sono tutte persone rotte spiritualmente da contesti familiari assurdi, condizioni economiche sempre sul filo, contesti socio-culturali avvilenti. Mi dicono "va beh ma non è da tutte le parti così, in Sicilia", io penso che sì la tendenza generale è questa, qualche eccezione credo che sia veramente rara. Francamente schifo la Sicilia e non mi manca niente di là. Solo dei formaggi che fanno al paese mio e che qua non fanno ed il pane che francamente al paese mio è più buono, qua mi fanno quasi tutti cacà. Gli arancini quando voglio me li faccio, stessa cosa per i cannoli, la granita e la brioche col tuppo o i dolci con la ricotta che qua in questo paese della Campania che ho frequentato non esistono quasi; preferisco la montagna al mare; l'autunno/inverno ad una perenne cazzo di estate umida e asfissiante; preferisco sentire di avere la possibilità di arrivare con 3h di treno a Roma piuttosto che sapere che mi ci vogliono 4h di autobus (con due soli autobus giornalieri) che mi portano a Palermo (tra l'altro non ci sono mai stata). L'unico posto del mio cuore della Sicilia sarà sempre e solo Ragusa, per il resto non ho proprio interesse a scoprire di più e fosse per me non ci tornerei affatto.
Ma devi leggere tutto questo come resoconto di una mi esperienza personale quindi vale quel che vale.
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ilsalvagocce · 2 years ago
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oggi diventa ancora più grande babbo, non so come sia possibile che si cresca rimanendo fanciullini e puri così, ok la barba bianca, sean connery, babbo natale, ma io di babbi bambini che piantano le ghiande, che sorridono agli altri quando tutto è difficile e il tuo amore sta in mezzo a tutti fermo spento ghiaccio con le mani in grembo, non li ho visti mai, io invece li ho visti, l'ho visto, io a babbo mio ho visto fare tutto, col sorriso silenzioso, confortevole per gli altri, e ieri sera diceva Questo è il mio primo compleanno dopo 50 anni senza Grazia, eppure c'era il corto circuito di tutto perché di grazia ce n'è da 76 anni, e ora è tutto in lui, raddoppiato, tutto in te, babbo caro, babbo infinito che fai per due, fai la natura fai la giustizia fai la montagna, metti dentro i gatti guarda che piove, innaffi le piante sole in collina, raggiungi l'altro capo del mondo, se serve, ti serve? e noi siamo placide a guardarti, come si guarda la neve e un bucaneve, come si guarda un gatto che sta sotto al cespuglio di rosmarino guarda il rosmarino, come i piedi mentre guardi la sabbia guarda la conchiglia tra i piedi e la sabbia, come gli occhi cerulei guarda l'azzurro e guarda il riflesso, nel bambino nostro babbo grande.
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jordykii · 3 years ago
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Io posso ancora farlo, mi sono detto.
Smetterò prima o poi di aver paura di legarmi ad una persona?
Non c’è pur mai una minima possibilità che accada?
1 su 7 miliardi, 1 contro 6.999.999.999. Tu sei lì.
È come se ti conoscessi già:
Profumi di ciliegia, lo sento.
Ti piace la cioccolata fondente, la pizza e la birra doppio malto.
Non vai pazza per i film romantici, ma sai che piacciono molto a me e per qualche sera me li concedi. Metti la testa sul mio petto e ti addormenti dolcemente.
Ami profondamente la natura. La senti tua.
Dovresti vederti: cammini su questo viale costeggiato da ulivi, giri su te stessa, ridi e mi guardi.
Ami le passeggiate, il tramonto sul lago in montagna e il campeggio.
Fare l’amore sotto le stelle e toccarle con un dito.
Se dovessi descriverti con una stagione direi autunno. Hai i colori dell’acero in questa stagione. Rossissima e occhi verdi oliva.
Litighiamo sempre perché non vuoi stare mai con tuo padre, quando dovresti.
Un altro che della vita non ci ha mai capito un cazzo. Ma va bene così.
Se dovessi descriverti con un paese direi America.
Daresti la vita per lo stile college.
Sai una cosa? Ce ne andiamo a New York per Natale, sei felice?
Sei uno spettacolo quando sorridi.
Ami raccontarmi la tua giornata in studio.
Fai la pittrice e mi racconti un quadro che hai in mente e non vuoi assolutamente dimenticarti.
Ami fare tutto questo al buio, sul tuo letto, dove l’immaginazione vola, e tu con lei, nella mia mente.
Vuoi 3 figli, 2 femminucce ed un maschietto.
Elisa, Beatrice e Mattia. I tuoi occhi ed il mio sorriso.
Sono uno spettacolo, tanto quanto te.
e vorrei solo potertelo dire.
Vorrei creare un vortice spazio tempo per dirti che sto correndo a prenderti.
Che tutto questo tempo,
Tutto l’amore,
Tutti i sacrifici per le persone sbagliate,
Me li farò perdonare dedicandoti ogni minuto della mia vita.
————————————————————————
Per te continuo ad alzare lo sguardo da terra quando cammino.
Ricerco il tuo sguardo in quello di 7 miliardi di persone.
Per te visito posti nuovi, sperando di trovarti altrove.
Per te mi prende di scrivere questo alle 01:30 con un po’ di musica nelle AirPods.
Accadrà, lo so.
Purtroppo non sei qui. Ancora. Lo spero.
Per il momento però, buonanotte amore mio.
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sciatu · 3 years ago
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Briosce salata con formaggio e wurstel, peperonata, insalata di riso, braciole alla messinese con peperoncini arrosto, polpettine vegane, caponata, cous-cous, frittata di patate, olive passolute, spiedini di melone.
LA IENA
L’osservò staccarsi dal gruppo di amici con cui stava ed avvicinarsi al buffet prendendo un piatto ed osservando la distesa di pietanze che vi erano disposte. Distolse lo sguardo dalla ragazza e guardò lui che parlava con due suoi vecchi amici, sotto un olivo in un angolo del prato dove era stato organizzato il buffet. Era il momento migliore per avvicinarsi alla ragazza. Si avvicinò lentamente e preso un piatto incomincio a mettervi delle briosce salate, arrivando alle sue spalle con la massima casualità la sfiorò “Oh scusami – le disse quasi con noncuranza – ah ma ciao, non ti avevo riconosciuta” Mentì cercando dirlo con la massima spontaneità e cordialità. La ragazza si girò e appena capì chi era si irrigidì lanciandole uno sguardo gelido “Buonasera” Lei lasciò perdere la sua evidente ostilità e continuò sorridendo “Sei Monica, non è vero? Tuo padre mi parla sempre di te.” “Mio padre parla con tutti di me tranne che con me. Lei è la nuova donna di mio padre? Tutti son venuti a dirmi che c’era anche lei per vedere che effetto mi faceva, bontà loro” “E che effetto ti ha fatto?” “Nessuno. È lui che mi fa effetto! Lo guardi: elegante, con la cravatta che gli abbiamo regalato durante l’ultima festa del papà mentre va avanti e indietro tutto felice e sorridente per la sua nuova donna che si è scelto.” Dentro di lei l’anima le avvampò urlando “Se vuole la guerra l’avrà – penso, e a voce alta continuò - Non ha scelto una nuova donna, ha scelto una nuova vita. La cosa è sostanzialmente diversa. Forse io avrei potuto anche non esistere, ma lui avrebbe fatto la stessa scelta di andarsene per non restarsene chiuso dentro casa sua come un estraneo per tutto il resto della sua vita.” Prese una braciola e la morse con gusto “Probabilmente si, per questo non penso che possa prendermela ne con lei che è stata più un effetto che una causa, ne con i miei genitori. Erano al capolinea senza saperlo. Quello che mi da fastidio è che per anni non hanno neanche provato a ritrovarsi. Si sono lasciati andare alla deriva lontano l’uno dall’altro, senza preoccuparsi minimamente di volersi ritrovare, dimenticandosi di me e di quel disperato di mio fratello.” Lei mise una cucchiaiata di cous-cous nel piatto. “Si combatte per quello a cui si da valore. La vita non è un ristorante dove ordini ciò che vuoi e ti viene portato. La vita è un buffet dove tu prendi questo e quello pensando che sia buono. Invece a volte prendi quello che non ti piace e allora lo lasci nel piatto, metti il piatto in un angolo e ne prendi uno nuovo. È più semplice, ti permette di evitare domande, spiegazioni e guerre tra le pareti di casa. Molti sanno vivere i conflitti perché non gli importa di far del male a qualcuno. Altri preferiscono soffrire loro, piuttosto che dare dolore. Tuo padre è uno di questi. Per me è un suo pregio.” “Forse. Però io e mio fratello meritavamo di poter fare qualche domanda e di avere una minima spiegazione. Almeno il tentativo di discuterne insieme, anche se solo di facciata senza che ci cadesse tutto addosso dall’oggi al domani.” “Tu pensi che i tuoi genitori non ci abbiano provato? Quante volte è uscito con te per parlartene ela discussione è finita sull’università all’estero o sulle prossime vacanze? Quante volte lo ha fatto con tuo  fratello  per poi trovarsi a barattare un motorino per una misera promozione? Quante notti lui e tua madre hanno cercato di ritrovarsi scoprendosi invece sempre più distanti, sempre dalla parte opposta del letto. Non mi sarei messa con lui se  tuo padre non avesse capito che era inutile cercare di salvare il suo matrimonio ormai inghiottito dal nulla che era diventato. Ha avuto troppi Natali senza parole, troppe discussioni su cose senza importanza per credere ancora che fosse possibile una spiegazione, un chiarimento, un ricominciare in qualche modo o forma.” Monica l’osservò e prese una forchettata di cous-cous forse per pensare “Non credo che mio padre abbia cercato disperatamente una qualche discussione, forse quello che stava provando lo stava sconvolgendo e basta. Comunque, sono problemi loro. Mia madre gioca a “non è successo niente”!!  Lui – fece indicando con il mento suo padre – gioca a fare l’uomo rinato, il padre sempre complice e disponibile. A me e a mio fratello non ce ne frega niente se si sono lasciati. Sono già scomparsi da anni, in casa erano già fantasmi prima e adesso lo sono ancor di più. È di questo che non si stanno rendendo conto: prima si sono persi loro, ora stanno perdendo a noi. A casa c’è sempre stato troppo silenzio per accorgersi adesso che qualcuno ha sbagliato. Forse abbiamo sbagliato tutti, ma noi ragazzi non conoscevamo la vita e per noi è stato normale sbagliare perché non abbiamo esperienza. Loro sapevano, dovevano fare qualcosa quando erano ancora in tempo.” “Di fronte a queste cose siamo tutti incapaci di capire. Siamo tutti ciechi ed incapaci di vedere che stiamo appassendo l’uno di fronte l’altro. Alla fine, d’improvviso ci si accorge di non essere più una coppia e si corre il rischio di pensare solo a sé stessi. Tuo padre è dispiaciuto di questo e sta cercando di evitare problemi e difficoltà. Soprattutto, sta cercando di non perdere voi e di essere presente più che può” “Uno può essere presente quanto vuole, ma se non parla e comunica, resterà sempre invisibile. Comunque, ormai comi  veni si cunta ( Quello che accadrà lo sapremo solo dopo che è accaduto).” Prese un cucchiaio di caponata e un tovagliolo. “Buonasera – fece in tono superficiale – saluti il vecchio” E se ne andò verso i suoi amici con fare indifferente. “Piacere d’averti conosciuto” Le rispose in tono ironico, e tornò a occuparsi del suo piatto rimuginando quello che si erano detti Lui lasciò gli amici con cui stava parlando e la raggiunse “allora, hai conosciuto la iena?” Le chiese mentre prendeva un pezzo di frittata “È meno iena di quello che dicevi – fece lei continuando a guardare il suo piatto – è ancora disorientata.” “mi considera un vigliacco perché l’ho lasciata sola con la madre” “ti considera un punto di riferimento che non vuole esserlo più” “Questo non è vero” “Ne sei sicuro? L’hai evitata tutta la serata. Le hai detto appena ciao” “È sempre con i suoi amici, non mi considera neanche” “Ma ti sei mai preoccupato di conoscerli i suoi amici? Lei ha visto subito che hai la cravatta che ti hanno regalato alla festa del papà: secondo te è questo il non considerati?” Lui bevve un sorso “Vado?” chiese guardando la figlia “devi!” rispose lei. Si mosse aggirando l’ostacolo. Andò dalla padrona di casa per farle i complimenti e le chiese della figlia, quando lei gliela indicò nel gruppo dove stava Monica le chiese di accompagnarlo a salutarla. Arrivò cosi nel gruppo accompagnato da una figura neutra ma importante e si fece presentare a tutti chiedendo a chi conosceva dei genitori e a chi non conosceva dell’università che stavano frequentando. La serata continuò e lei lo perse di vista ritrovandolo più tardi per alcuni minuti subito rapita dalle amiche del poker per organizzare una prossima partita a Rometta. Ad un certo punto lui la chiamò “Devo andare, Monica mi ha chiesto se accompagno lei e una sua amica in un locale al faro” “Va bene, vengo anch’io così posso smettere di mangiare prima che arrivino i dolci: non so quanto ho mangiato: avrò messo due chili solo con l’insalata di riso” Incominciarono a salutare tutti e riuscirono dopo mezzora ad arrivare alla macchina. Le ragazze erano già li ad aspettare impazienti “Dai papà è già tardi – poi rivolgendosi all’amica – Serena, questa è Enrica, la nuova compagna di mio padre” “Piacere” Disse Serena gentile allungano una mano esile su cui era tatuato un serpente. Entrarono in macchina e partirono e Serena chiese a Monica se i loro amici erano già arrivati “Non lo so, ora gli mando un altro messaggio” Mentre l’amica era impegnata con il cellulare Serena incominciò a parlare “Ora voi due state insieme? Anche i miei non stanno più insieme. Ora ho una diecina di nuovi fratelli e sorelle, perché mio padre ha trovato una nuova donna con tre figli e mia madre un signore che ne ha due dal primo matrimonio e tre dal secondo. O viceversa? Non me lo ricordo mai! Ora sono sempre invitata a qualche festa e d’estate posso andare in una diecina di case al mare di qualche parente! Ci sono dei vantaggi, ad esempio non sei mai sola e ogni fine settimana hai una festa, un compleanno, un anniversario ed è tutto un casino “ Restò qualche secondo in silenzio per far prendere fiato ai pensieri che non riuscivano a seguire la mitragliata di parole. Poi, raggiunta finalmente da un pensiero sensato aggiunse “Però è triste che ad un certo punto tutto finisca – guardando il padre di Monica chiese – secondo te perché succede?” “Succede cosa?” Chiese lui che aveva smesso di seguirla appena aveva iniziato a parlare “Che due si vogliono bene e poi improvvisamente non si amano più” L’uomo fece una faccia sconcertata ma replicò “Ognuno ha i suoi motivi però vedi, chiediti che cos’è l’amore. L’amore non è desiderare, volere e quelle cose che scrivono nelle canzoni. L’amore è fare per chi ami quello che non faresti per nessun altro. Non è una cosa semplice e forse non è neanche naturale, per questo ci vuole impegno, motivazione, tempo, interesse, voglia e bisogno che chi ami sia parte della tua vita, dei tuoi pensieri, di quello che fai o fate. Invece, una volta insieme pensi che sia fatta, che ormai è tutto a posto, che non ci saranno difficoltà, incomprensioni che potranno separarvi e che l’amore che provavi quando volevi farla innamorare, sia lo stesso di ora che vivete la vita gomito a gomito. Per farla innamorare mostri solo il lato migliore che pensi di avere e lei ti mostra il suo lato più piacevole, senza spigoli ed ombre. Da sposati invece, la vita ti tira fuori il carattere i pregi ed i difetti: l’amore mostra il suo lato più vero e concreto. Lei incomincia a pensare alla casa, ai figli e al lavoro mentre tu ti concentri sulla carriera, sui viaggi d’affari, su tutto quello che pensi necessario per vivere, su i desideri che lei non può o no sa di dover soddisfare e un giorno, quando c’è qualche problema serio, o quando qualcuno torna a riempirti la vita, allora scopri che siete sulle sponde opposte di un burrone, divisi nei pensieri, nei progetti per il domani e nelle voglie di oggi. Allora o ti nascondi nell’ipocrisia e fai finta di niente tradendola ora con una, ora con l’altra, o scegli di trovare un'altra strada, un'altra opportunità e rincominci in modo più onesto, più maturo con te stesso, con chi hai amato, con i tuoi figli e con chi scegli di stare.” Serena aggrottò la fronte impegnata a capire le parole del padre di Monica, poi si voltò verso l’amica “Hai ragione, tuo padre è molto intelligente” Monica sorrise “Te l’avevo detto, no?” E guardò gli occhi di suo padre che l’osservavano nello specchietto retrovisore per scusarsi della banalità detta dall’amica. La mano sinistra di lei, si avvicino a quella di lui che era appoggiata sul cambio, l’avvolse e gliela strinse forte.
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corallorosso · 4 years ago
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SENZA SCELTA Prima o poi, moriremo tutti. Eternità é solo una canzone della Vanoni. L'Uomo, come lo yogurt, ha una data di scadenza, l'unica differenza é che non l'abbiamo stampata sul corpo e quindi non sappiamo quando. E non sappiamo nemmeno come. Tutti abbiamo accettato l'idea di tornare polvere. Ci preoccupa il "come". C'é chi esalta l'infarto, chi vorrebbe morire scopando e chi in un ultimo gesto eroico che dia un senso a tutta una vita sprecata. Quello che ci terrorizza é la sofferenza e non la morte in sé. Ma, purtroppo, non siamo nati col tasto ON-OFF che ci avrebbe risparmiato il dilemma. Morire di stenti o crepare di Covid ? Questa é la domanda che si pone il cittadino tunisino, il giorno dopo l'entrata in vigore delle nuove misure prese dal Governo per fronteggiare il contagio. Misure che rendono ancor più difficile il vivere. Tanto vale rischiare. E il rischio sta nell'affollamento dei mercati, nell'uso della mascherina, nell'evitare assembramenti nei luoghi pubblici. Ma i souk non si toccano, sono il cuore pulsante della piccola economia, sono il luogo dove con pochi dinari in tasca, puoi fare la spese e mettere qualcosa in tavola. Consentono ai contadini d'arrivare con i loro carretti colmi di verdure, nelle strade e racimolare qualche soldo, possono vendere uova e polli per pochi spiccioli, sardine e qualche altro pesce di basso costo. Consentono di tirare avanti a chi deve fare i conti anche col centesimo. Come fai a chiuderli ? Li condanni a morte. Le mascherine non sono gratis, costano tre/quattro dinari. Lo stesso costo di un pollo. Cosa fai, metti in tavola una mascherina ? Rischi, ma preferisci una gallina. Nei Paesi poveri, molto poveri come lo é la Tunisia, la prevenzione dal contagio é un lusso, la povertà ci spinge a vivere in modo diverso da Voi ricchi e benestanti. Non ce la possiamo permettere. Quindi affrontiamo il rischio di morire. Lo so, farete fatica a capire, Voi non vivete questa drammaticità, Voi avete Ospedali e cure, Noi NO Voi avete Rimborsi, Noi NO Voi avete Sostegni, Noi NO. Noi non abbiamo alternative e, tra il morire di fame o il crepare di Covid, ci tocca scegliere la seconda. Siamo consapevoli che questo modo di vivere ci porterà "forse" a morire. Ma quel "forse" é la nostra unica speranza. La certezza sta dall'altra parte. I dati del contagio in Tunisia sono purtroppo allarmanti, nonostante la difficoltà di sapere esattamente quali siano realmente. I fatiscenti ospedali sono al collasso, i cimiteri si riempiono velocemente. La Gente ha paura di morire, ma ha anche paura del vivere. E tra le due, anche qui, sceglie la seconda, rischiando la pelle. Inchallah.......magari ce la caviamo Claudio Khaled Ser
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pizzettauniversale · 3 years ago
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Auriii dato che stiamo in tema, posso chiederti a che fisico consigli questo cappotto?
E in generale cosa pensiii?
https://vicolo.com/products/cappotto-doppiopetto-frange
Grazie mille, ti aaaadoro🌸
Allora questo cappotto è super adatto per le pere, soprattutto il dettaglio delle frange che sposta l’attenzione verso la parte superiore.
In generale non mi piace. Il colore è bello, le frange in tessuto secondo me rovinano tutto, se metti delle frange in un cappotto o lo fai per bene o non lo fai, le avrei messe di un altro tessuto o tutte luccicose rendendo un cappotto un po’ anonimo più grintoso, così resta comunque un anonimo cappotto grigio con delle frange che sembrano una sciarpa incorporata. A 156€ trovi cappotti 100% lana, non 50% lana, 40% poliestere e 10% di boh come questo.
Vicolo è sempre fast fashion, da Zara, H&M trovi cappotti uguali ma al 100% lana
Mia opinione: soldi buttati 🌸
Alternativa:
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Io quei 65€ ce li metterei
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benzedrina · 4 years ago
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+28
È sera. Non esco con amici da un botto di tempo. Hanno creato un loro minigruppo e sono stato escluso insieme ad altre persone. C'è la zona rossa. Loro escono. Anch'io esco. Fumetteria. Libreria. Solito giro. Negli anni mi sono accorto che quando vieni escluso da un evento o da un'uscita di gruppo, devi lamentarti. Devi dire il tuo "perché non mi avete avvisato?". Se non lo fai è perché te ne stai fregando e quindi non ti interessa. Il minigruppo si unisce. Ti esclude. L'ho provato con diverse persone. La mia reazione è più un non attaccarsi ai coglioni della gente. Mi è capitato molte volte. Stavo zitto. Andavo avanti. Perdevo amici.
Non posso fare a meno di pensare che sia io quello "strano". Quello che se ne frega. Se a qualcuno di loro venisse chiesto di definirmi direbbero che sono menefreghista, forse un po' egoista. Forse è vero. Forse no. Ci badavo. Stavo male. Ora non ci bado più di tanto. Le amicizie vanno e vengono. Poche rimangono. Me ne sono accorto crescendo. Dopo le lauree e alla ricerca del lavoro cambia la concezione del mondo sociale. Hai altri cazzi a cui pensare. Ci sono amicizie fatte durante quel mondo nuovo che continuano a durare. Ci chiamiamo al telefono. Ci aggiorniamo. Ci ascoltiamo. Sono poche. Meglio così.
Sto partecipando a un concorso dove si doveva mandare in incipit. Non tanto per il risultato. Sì, mi piacerebbe essere pubblicato. In libreria sogno il mio nome su un Adelphi, su un Einaudi, su un Feltrinelli. Immagino la copertina.
Quando ti metti in moto per capire come essere pubblicati ti ritrovi sui forum. Migliaia di persone commentano. Migliaia di persone dicono la loro. Hanno i loro libri completi. Hanno le loro proposte. Hanno le loro idee. E io mi sento piccolo. Se loro non ci sono riusciti (anche andando per l'autopubblicazione) perché dovrei riuscirci io? Perché dovrei emergere? Perché la mia voce dovrebbe essere ascoltata? Sono un signor nessuno. La mia è una flebile voce. Piena di complessi. Piena di noie emotive.
Il concorso è strano. Chi scrive deve leggere anche gli altri incipit (da 30000 a 60000 battute). Ne ho avuti 10. Li ho letti. Ho letto un sacco di libri. Potrei giudicarli confrontandoli. C'è chi si è ispirato a Il fu Mattia Pascal, chi a I love shopping, chi a Altered Carbon. Alcuni hanno plagiato allegramente ma dovremmo essere tutti esordienti. C'è solo uno che m'ha colpito. Colpito nel cuore. Penso che sia già uno scrittore affermato. Ha partecipato per divertimento. Chi mi giudicherà avrà da ridire su un sacco di cose. Mi arriveranno i commenti. Ho partecipato per quelli. Sapere cosa ne pensa la gente estranea. Che non mi conosce. L'incipit l'hanno letto in 3. È piaciuto.
Tutti noi abbiamo la capacità di scrivere. Conosciamo la lingua. Abbiamo delle idee. Le proponiamo. Qualcuno emerge. Io ci spero. Finisco questo "libro". L'ho chiamato Bla (ha un titolo ma non ci tengo molto ai titoli). Poi forse ne scrivo un altro. Lo chiamerò Cra. Sarà un sentimentale. Ho già deciso. Poi un altro ancora. Poi un altro ancora. Da questo lato mi sono sbloccato. Dovevo farlo prima.
Le CE (case editrici) più importanti accettano i manoscritti ma sono molto attenti con gli esordienti. Ne arrivano migliaia a loro. Dovrebbero leggerli tutti. Non ti dicono quanto tempo ci vuole per sapere una risposta. Alcune dicono che ci mettono 6 mesi. Se non rispondono non è piaciuto. Quelle più piccole hanno linee editoriali più tracciate. Puoi anche pubblicare. Dove finisci? Non si sa. Forse nel ciarpame contemporaneo. Scriviamo tanto. Pubblichiamo tanto. Ricordiamo poco.
Vorrei essere deciso come alcuni di loro. Usare una grammatica consona (e qui scrivo a frammenti. Pieno di punti. Figuriamoci nell'incipit). Sono pigro. Mi sono accorto che abbondo di punti perché mi scocciano le frasi, le virgole, le metafore, i periodi lunghi. Io penso brevemente. Certe volte non penso neanche. Vado di getto. Perché dovrei fingere? Perché dovrei sforzarmi?
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ragazzosoldato · 4 years ago
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Hai il cuore grande, così grande che traspare dai tuoi occhi. Sei sensibile più alle parole che al tatto, hai come una pelle sottilissima, senti proprio tutto. Tu le persone hai imparato a conoscerle prima ancora di parlarci, ne hai viste tante. Hai i graffi sopra quel cuore, perché ci sei passata. Ci sei passata a tutte quelle persone, con il cuore diverso dal tuo, così diverso che non lo si riesce nemmeno a vedere, e tu lo cerchi sempre e comunque, spesso ci rimani male perché non riesci a capacitarti di come quel cuore che hai tu, sia così dannatamente raro che non riesci a trovarlo mai in giro, da altre parti che non sia dentro di te. Ti consoli da sola, ti basta leggere un solo messaggio che non va, sentire una sola parola che improvvisamente ti crolla il suolo sotto ai piedi. Quindi te ne devi andare da dove sei, ti chiudi la porta alle spalle e insieme a lei ti chiudi anche tu. Ti sciolgi quei capelli così scuri e ti prendi la testa tra le mani, ti senti tremare, hai voglia di piangere, ti chiedi come mai, poi fai un sospiro lungo. Hai gli occhi lucidi ma ti tiri su, tanto sai che non se ne accorge nessuno, sai fingere bene i tuoi malumori, i tuoi dolori. Chi li percepisce non sa come trattarli, non sanno mai come trattarti e tu ci stai ancora peggio. Per questo ti chiudi in camera e viaggi in un paio di cuffie. Ascolti le stesse canzoni, tu vai a periodi, vorresti fermare il tempo come fai con quelle canzoni con cui ti fissi e ascolti tutto il giorno. Sai che non si può e per questo hai imparato a resistere ai colpi, a essere comunque così splendidamente vulnerabile ma solo per te stessa, solo quando sei con te stessa. Hai imparato a prendere in mano le situazioni anche quando tutto ti sembra più grande di te, anche quando ti senti la bimba che sei, che sei sempre stata e che in parte conservi dentro te stessa. Tu con quella bimba ci hai fatto giocare poche persone, ci metti un po a fidarti, sei diffidente ma sai nascondere il tutto da quel sottile velo di sarcasmo che ti caratterizza. La verità è che sei per pochi, pochissimi, e in fondo l'hai sempre saputo anche tu. Non dannarti, non maledirti, smettila di non sentirti abbastanza tutte quelle volte che non lo dici ma lo pensi, quando pensi che non ce la farai mai e invece ce la fai sempre. Perché dire e pensare sono due cose differenti, tu pensati libera, porta al mare la bimba che hai conservato dentro di te, ridi forte, piangi se ti va, che ogni tanto fa star bene dopo. Conserva te stessa, resta tua.
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stillhazefromtheblock · 4 years ago
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anti vigilia — ‘76
Casa Coleman è immersa in una quiete surreale. In cucina, nel salone, nelle camere, non sembra sussistere traccia alcuna che lasci prevedere l’imminenza delle giornate natalizie, fatta eccezione per un piccolo Bonsai sul marmo del piano cucina su cui è stato distrattamente apposto un filo di luci bianche. Haze e Isaac Coleman siedono uno accanto all’altro davanti ad un monotono servizio di porcellana, lasciando che sia il rumore delle posate e dei liquidi rovesciati distrattamente nei bicchieri a riempire l’abisso di silenzio che si frappone tra loro.
I. «Buono il polpettone?»
H. «Mm mm» 
I. «È un sì?»
H. «È un ‘sì, ma so che non l’hai cucinato tu’»
I. «Però è buono, mh?»
H. «Come ti pare»
Isaac Coleman, un filo di barba sugli zigomi pronunciati, passa un lembo del tovagliolo sulle labbra prima di schiarirsi la voce con una solennità che non gli appartiene. Il tono di un martire consapevole di essere in procinto di far detonare il suo ordigno. 
I. «Viktoria verrà a stare qui, settimana prossima»
Haze Coleman, quindici anni il mese dopo, deglutisce a fatica un pezzo di polpettone, sforzandosi di non strabuzzare gli occhi e di non accennare al minimo segno di alterazione. Dentro, il gelo. 
H. «Perché? Non ce l’ha una casa?»
I. «Ci sposiamo. L’anno prossimo»
H. «Scusa, quando pensavi di dirmelo?»
I. «Al momento giusto»
H. «E allora si vede che non hai tempismo, perché è un bel momento di mer*a»
I. «Azalea, ti prego di non cominciare»
H. «Non chiamarmi in quel modo»
I. «Haze, non cominciare per favore»
H. «Di non cominciare a fare che cosa esattamente, papà? A rivendicare il diritto di non avere una donna diversa tra i bolidi ogni volta che torno in questa casa per le vacanze?»
I. «Fino a prova contraria questa è casa mia» 
H. «Ma davvero? Scusami tanto, tolgo il disturbo allora»
Fa per alzarsi strattonando violentemente la sedia all’indietro poggiando sul tavolo i palmi di mani che hanno già cominciato a tremare. Si sforza di mantenere la lucidità mentre voltandosi di scatto dall’altra parte tenta di svincolarsi dalla presa di Isaac, dita cinte intorno al suo polso. 
I. «No, adesso tu siedi e finisci»
H. «Togliti»
I. «No, adesso tu siedi e finisci, mi hai sentito?»
Lei dal canto suo inizia a muovere il braccio lasciando che ogni molecola del suo corpo accompagni lo strattonamento — irrisorio — di quello del padre. Non riuscendo comunque a divincolarsi decide di desistere.
H: «Altrimenti che fai? Mi picchi? Mi sbatti fuori di casa così da poterla tranquillamente trasformare nella succursale di un bordello?»
L’eco dello schiaffo è talmente forte che sembra schiantarsi contro le pareti, insidiarsi dentro gli sportelli, morire a contatto con le stoviglie nei cassetti. Arriva tanto forte quanto imprevedibile e quando si ridesta le è necessario uno sforzo quasi titanico per non portare la sua, di mano, al volto, laddove la guancia dalla punta dell’orecchio allo spigolo delle labbra ha già iniziato a formicolare.
I. «Lo vedi cosa mi fai fare? Mi fai fare e dire cose che non voglio!»
H. «Sai qual è il tuo problema?»
Lo dice con una voce quasi robotica, guardandosi dapprima le ginocchia e solo dopo trovando il coraggio di alzare lo sguardo e di cercare le sue stesse iridi dentro quelle del padre. 
H. «Che non hai i co****ni, ecco qual è il tuo problema. Perché se ce li avessi, diresti sì, volevo darti uno schiaffo perchè non ti sopporto, perché non ti ho mai voluto. Perchè non ho mai saputo e non ho mai voluto fare il padre. E ammetteresti che mi tieni qui dentro solo perché ti senti in colpa. Perché pensi che io sia l’agnello sacrificale con cui puoi giocarti la possibilità di una redenzione agli occhi del padre eterno, ma hai fatto male i conti. Perchè se pensi che me ne starò qui a farmi bistrattare da quelle sanguisughe di conto correnti che girano per le stesse stanze in cui girava mamma credendoti il brav’uomo che non sei, mi sa tanto che ti sbagli di grosso».
I. «Tua madre sarebbe molto delusa nel vedere chi sei diventata»
Tira fuori la bacchetta, puntandogliela immediatamente contro. Braccio teso, cuore in gola.
H. «Ma non può vederlo. Non può vedere neanche il padre che non sei mai stato, quindi direi che nel complesso non ti è andata tanto male, eh Isaac?»
I. «Metti giù quell’affare»
H. «Se la nomini anche solo un’altra volta in mia presenza ti faccio diventare un pezzo del mobilio» I. «Era m-i-a moglie» H. «Non l’hai m-a-i amata! Aveva bisogno di te e tu non c’eri!»
I. «Eravamo divorziati!»
H. «Hai appena detto che era tua moglie, c***o!»
I. «Abbassa quella cosa, non puoi usare la magia fuori dalla tua scuola»
H. «Vuoi fare una prova?»
I. «Ti espellono»
H. «Ma veramente? Sei diventato un esperto di diritto del mondo magico? Non facevi lo sbirro per quello babbano?»
I. «Non vorrai farti espellere!»
H. «Che c’è, hai paura che ti rovini la luna di miele con quella sciacquetta?»
I. «Non ti permettere»
H. «Vaffanc**o papà. Vaffanc**o davvero»
Lascia la stanza retrocedendo a passo svelto, pur continuando a mantenere la bacchetta puntata contro il pullover blu di Isaac fino all’incipit delle scale. Una volta arrivata in cima si barricherà in camera sua a doppia mandata, riempirà un borsone delle poche cose in suo possesso e sgattaiolerà fuori dalla finestra. Camminerà senza voltarsi indietro, mentre fuori nevica ed il mondo, completamente estraneo alle sue sorti, si appresta a festeggiare una rinascita che per lei avrà sempre e solo il retrogusto amaro dell’abbandono. 
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