#cerbiatti
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tremaghi · 2 months ago
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Non sembra vero....
Da giorni il vento sembra aver preso casa dalle nostre parti. Un momento il cielo è terso e in men che non si dica le nuvole iniziano ad arrivare assumendo dolci forme che paiono plasmate dal potente soffio di Eolo. Anche quando il cielo è plumbeo, ecco apparire magnifiche opere d’arte naturali, che mi perdo ad ammirare facendo qualche riflessione.Non sembra vero che sotto cieli così belli…
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kommunic8 · 1 year ago
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Un parco pieno zeppo di cerbiatti mansueti che nonchiedono altro che di mangiare i tuoi crackers. Nara è un posto magico. TRASCRIZIONE [ENG translation below] Visto che questi sono i 3 minuti grezzi edizione speciale giapponese continua a parlarvi delle nostre avventure giapponesi. Oggi è stato il giorno della visita al Parco di Nara, è diciamo un'oretta da Kyoto ed è conosciuto perché a Nara, oltre a esserci un sacco di templi, il Buddha più grande al mondo, tutte queste cose qua, c'è una una colonia molto grande, molto massiccia di cerbiatti - cerbiatto che ancora non ho capito, avrei dovuto cercare prima di fare i 3 minuti grezzi, io ho questa impressione che i cerbiatti siano i piccoli e le femmine dei cervi, ma non so magari sto sbagliando io, me lo sto inventando - comunque parliamo di cerbiatti, 'deers' in inglese. Sono protetti perché sono considerati sacri, perché uno degli dei è apparso mentre cavalcava uno di questi cerbiatti bianchi e da allora sono sacri. Il parco di Nara è bello perché tu arrivi, è gratuito tra l'altro entrare, e puoi acquistare per poco prezzo questi biscotti, questi crackers che poi dai da mangiare ai cerbiatti, cerbiatti che sono mansueti, sono abituati alla presenza umana, anzi fanno anche affidamento sulla presenza umana per mangiare, perché altrimenti il parco non sarebbe sufficiente per dare da mangiare a questa grandissima quantità, sono più di 1000 i cerbiatti che abitano lì. È molto divertente perché quando si arriva si vede, naturalmente fa un certo effetto vedere questi cerbiatti con le ciglia lunghe lunghe che ti vengono dietro e fanno così col muso perché sanno che c'hai i crackers e li vogliono e a volte non accettano neanche no come risposta, ma li cercano col naso nelle tasche, ti spingono e anche nelle borse, è divertente vedere i diversi modi in cui si comportano le persone. Ci sono sempre queste grandi scolaresche giapponesi di ragazzine che fanno i gridolini, sanno benissimo che ci sono i cerbiatti, hanno i biscotti, i crackers in mano per darli cerbiatti, però nel momento in cui il cerbiatto si avvicina e te lo prende dalla mano "Ahhh..." questi gridolini così, è divertente. Poi ripeto, ci sono tantissimi templi dentro e fuori al parco di Nara e però ti viene un po la sindrome di Stendhal. Io penso sempre che sia come un asiatico, una persona che viene dall'Asia, dove non ci sono le grandi cattedrali europee, e si trova a passeggio per Roma, che vede la prima cattedrale coi dipinti del Mantegna, poi quest'altra e dopo la centesima chiesa che vede antichissima dice e vabbè ne abbiamo visto abbastanza chiese. No però continuiamo a guardare anche templi. TRANSLATION Since this is the 3-minute podcast Japanese special edition, I continue to tell you about our Japanese adventures. Today was the day to visit Nara Park, it's let's say an hour or so from Kyoto and it's known because in Nara, besides there being a lot of temples, the largest Buddha in the world, all these things here, there is a very large, very massive colony of fawns - fawns that I still don't understand, I should have looked it up before I did the raw 3 minutes, I have this impression that fawns are the young and the females of the deer, but I don't know maybe I'm doing it wrong, I'm making it up -- anyway we talk about fawns , 'deers' in English . They are protected because they are considered sacred, because one of the gods appeared while riding one of these white deers, and they have been sacred ever since. Nara Park is nice because you come, it's free by the way to enter, and you can buy for cheap these cookies, these crackers that you then feed to the deers, deers that are tame, they are used to human presence, in fact they even rely on human presence to eat, because otherwise the park would not be enough to feed this very large number, there are more than 1000 deers living there. It's a lot of fun because when you get there you can see, of course it's quite an effect to see these deers with long long eyelashes coming after you and they do this with their snouts because they know you have crackers and they want them and sometimes they don't even take no for an answer, but they look for them with their noses in your pockets, they push you and even in your bags, it's fun to see the different ways people behave. There are always these big Japanese school groups of little girls who do the little shrieks, they know very well that there are deers, they have the cookies, crackers in their hands to feed the deers, however the moment the deer comes up and takes it from your hand "Ahhh..." these little shrieks like that, it's funny. Then again, there are so many temples in and around Nara Park, and yet you get a little Stendhal syndrome. I always think it's like an Asian, a person who comes from Asia, where there are no big European cathedrals, and they are walking around Rome, and they see the first cathedral with Mantegna paintings, then this other one, and after the hundredth very ancient church that they see they say, oh well, whatever, we've seen enough churches . No, anyway, we keep looking at temples as well.
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iimsc · 2 months ago
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mi hanno regalato il campioncino di un profumo che sta esistendo sulla mia pelle come una fragranza delicata composta da limone, bergamotto, arancia amara, rosa, bacca di ginepro, gelsomino, muschio, abete balsamico e ambra grigia e mi fa sentire come se fossi una fata dei boschi nuda e pulita e bianca e morbida accompagnata da cerbiatti e uccellini e lepri e c'è l'uomo più bello, più interessante, più nudo della terra che respira profondamente il mio collo e entrambi stiamo desiderando di sottrarre l'aspetto pudico dalla purezza di questo odore. ma il mio cuore è a pezzi perché internet dice che l'offerta migliore è di 175€ x 30ml
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fiorescente · 2 months ago
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Tornando col treno dopo l'esame ho visto i cerbiatti e gli aironi
Sto cercando di imparare a lavorare a maglia e vorrei fare un maglione, ma forse è troppo difficile? Non so
Oggi ho fatto i primi rotolini alla cannella qui nella nostra casa, è molto bello fare le cose pensando che le faccio anche per G e mi sento tanto fortunata. Ho anche fatto pulizia tra le nostre piantine, tante non hanno superato il mese in cui non c'eravamo e va bene così, da ora solo piante grasse!!
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angelap3 · 4 months ago
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I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli...
Cantico dei cantici
(IV° sec. Avanti Cristo)
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flavio-milani00 · 17 days ago
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La casa in cui sono nato è una palazzina di tre piani edificata all'inizio degli anni Cinquanta. [...] Dapprima ci abitava solo mia madre, poi, quando si è sposata, è venuto a starci anche mio padre. Malgrado ci sia, sulla credenza, una foto di loro due con me piccolo in braccio e malgrado loro sorridano, non ricordo un solo istante del mio passato in cui, fra quelle quattro mura, ci sia stato qualcosa di simile alla felicità. Non dico quella dei vecchi film americani, dove tutti si parlano con musi da cerbiatti. Mi sarei accontentato di qualcosa di più semplice, di più essenziale. Se penso a qualcosa di fisico, penso a una colla tiepida. Una colla che tiene assieme i pezzi. Io sono qui e tu sei qui vicino, la colla ci unisce, ci aiuta a capire quel che facciamo. Invece niente, c'erano due persone in quella casa, e quelle due persone avevano la stessa vicinanza di un muro e una scarpa. Poi ne è venuta una terza, ed era un'altra cosa ancora, una vanga, ad esempio. Il muro, la scarpa e la vanga vivevano insieme sotto lo stesso tetto. Tutto qui.
Susanna Tamaro, "Anima Mundi"
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curiositasmundi · 5 months ago
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A Vicenza il progetto del Treno Alta Velocità, all’interno del tracciato Brescia-Padova, oltre che ad impattare fortemente sulla città e sulla salute della cittadinanza, rischia di distruggere 11 mila metri quadrati di bosco, che si trovano all’interno di un’ex area industriale abbandonata di quasi 60 mila metri quadrati. Si trova a ridosso del quartiere Ferrovieri, a un paio di chilometri dal centro storico e confina con l’esistente ferrovia Milano-Venezia. Nei pressi dell’area si trova anche il Centro Sociale Bocciodromo, che verrebbe anch’esso divorato da una strada che dovrebbe essere costruita a lato del mega cantiere della grande opera inutile e dannosa. L’area appartenne all’industria tessile Pettinatura Lanerossi tra il 1925 e il 1994, anno nel quale lo stabilimento fu chiuso. Da allora ha passato diverse proprietà, senza che venisse effettuata alcuna bonifica e senza che mai si arrivasse a una proposta di recupero. Nel frattempo la natura ha preso il sopravvento: in trent’anni di abbandono, si è creato spontaneamente un ecosistema proprio abitato da diversi elementi tra flora e fauna. Animali quali cerbiatti e tassi abitano ora il bosco selvaggio e un censimento vegetale ha registrato la presenza di almeno 75 specie vegetali appartenenti a 50 famiglie diverse. Il polmone verde è a rischio distruzione. Attualmente il futuro dell’area prevederebbe la costruzione del campo base e dell’area del cantiere a servizio della costruzione del TAV. Per questo verrebbero distrutti 11 mila metri quadrati di parco, senza toccare invece l’ex fabbrica da bonificare. Diverse organizzazioni della città di Vicenza si stanno mobilitando per difendere l’area verde. Lo scorso fine settimana si sono svolte numerose iniziative per far conoscere il luogo alla cittadinanza, tra le quali attività per bambini e non, performance, proiezioni e momenti di condivisione collettiva. Sono anche state costruite delle casette in legno sopra agli alberi “con l’idea di difenderli”.
Vicenza: il Tav vuole travolgere il bosco Lanerossi, rischia anche il CS Bocciodromo - Infoaut
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asiascorpionesblog · 19 days ago
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Vuoi un disegno a tema Halloween dove un wendigo terrorizza il cerbiatti
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il-ragazzo-chiamato-corvo · 3 months ago
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Momento clue del giorno, assistere al tuffo di due cerbiatti in acqua ad appena 10 metri
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scorcidipoesia · 3 months ago
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L'ultimo sguardo
Da lontano, e nel frastuono di voci anonime una silenziosa danza dei miei occhi nei tuoi, le mie pupille hanno navigato lente nel mare verde del tuo sguardo e ho sentito come se camminassi in un'erba dolce e odorosa di pioggia,intrisa di ogni aria passata e futura aria che non sentirò dentro,perchè era il nostro ultimo sguardo. Traboccanti i miei occhi hanno cercato un senso,una ragione a questo andarsene così, muti, come due cerbiatti impauriti da un fucile di un cacciatore spietato.Un dolore amaro e dolce insieme mentre per pochi istanti un mappamondo di poesie è intercorso con brividi e palpitazioni nel mio petto.Non avrei voluto alzarmi e muovermi e vivere, fare uscire il suono amaro della mia bocca, le mie parole inutili, perchè l'inesprimibile non si può tradurre, eppure ho impresso tutto nella memoria, quel codice a barre che non ci abbandona mai e ci designa come felici o finiti, ti ho sentito parlare, eri già lontano, non sei mai arrivato, e le immagini di un'isola sono corse veloci nei miei occhi insieme al blu più intenso e traditore del cielo immaginato.
Vattene, non tornerai, hai lasciato il parcheggio con a terra gli ultimi mozziconi prima che la città cambierà volto e sarà ripulita di ricordi e ombre, vattene, ci sono solo tracce di brevi camminate in cui siamo stati e non siamo stati, nessuna parola soltanto il cuore e una fiducia istintiva dentro.Ho sentito l'abbraccio, forse mi hai guardata abbracciandomi perchè ho avuto una sorta di male addosso, come se qualcosa stesse lasciandomi, e mentre voltavi le spalle dritte e fiere di un uomo che ha scelto, l'abbandono mi ha scossa sentendomi fredda e vuota.Guardando i tuoi occhi ballerini e dolci, occhi di un uomo che ha pianto e rinunciato e sognato molto, occhi sensibili che sanno il sapore amaro del dolore e della lontananza, mi sono rimpicciolita nelle tue pupille e mi sono fatta come una piccola scintilla di luce, una sfera lontana e finita, un fuoco estivo sulla spiaggia ormai accarezzato dalle maree dell'inverno e finito, salato, sfinito da alghe che sono state la disillusione.Ti ho consegnato alla porta mentre uscivi, e uscendo veloce con un saluto frettoloso con la mano, così come si salutano le persone che non rivedremo più, ti ho mandato una stretta di mano, quando le mani non vogliono stringere ma trattenere, e mentre ho provato a trattenerti ti sei voltato, e andando via ho strappato quel biglietto che tenevo aperto nell'anima, col numero di un volo verso un'isola che non vedrò mai ma che conosco come il palmo della mia mano, perchè è lì che sono stata con te.Tatiana Andena
2014-2016
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vashthewitch · 4 months ago
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ho sognato di essere nel mio bagno a milano, oltre la cortina della doccia, mentre fuori enri si lavava, pisciava, parlava. entrava con me tommaso e io non avevo l’impulso di chiudermi a riccio, come la pudicizia ancora mi suggerisce. rimanevo nudo davanti a lui. lui per tutta risposta aveva occhi ancora più vivi di quanto non li abbia nella vita vera, tanto che sembravano due insetti lucidi e neri, intenti a scavare un tunnel per entrare sempre più dentro eppure sempre in vista. non ricordo il discorso, credo fosse inutile e superficiale, ma ricordo quegli occhi e mi sono svegliato con una mancanza profondissima. come se mi mancasse l’essere visto nel profondo della terra che mi compone. lui mi è sembrato dolce e bestiale, eterno come sono eterni per noi i cervi, i cerbiatti, i cavalli: tutte forme che appartengono al per sempre proprio perché non riusciamo a dare loro l’identità di un volto.
mi sono svegliato cercandolo e non trovandolo. volevo parlare con lui, sapere quale messaggio avesse cercato di darmi poche ore fa. volevo rimediare.
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lunamagicablu · 2 years ago
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Era la vigilia del solstizio d’inverno, e nel Bosco Incantato la neve ammantava ogni cosa nel suo silenzioso candore. Nell’aria gelida del mattino, la nebbia che era salita dal ruscello d’argento e si era posata sulle foglie, sui rami spogli e sugli abeti dagli aghi smeraldini, si era ghiacciata, e ora tanti piccolissimi cristalli bianchi, che parevano trine fatate, rivestivano il bosco, come a prepararlo ad una grande festa.Durante i freddi pomeriggi invernali, il sole tramontava molto presto e tutti gli animali si affrettavano a rientrare nelle loro tane per accoccolarsi al caldo e sonnecchiare beatamente, ma quella sera una coppia di giovani cervi si era attardata più del solito in una boscaglia solitaria, che si trovava poco distante dal loro rifugio. Lì le conifere crescevano molto fitte, e soprattutto sotto le frasche ghiacciate, spuntavano alcuni mazzetti di erbetta verde, tenera e molto invitante. Così, quando finalmente i due animali tornarono a casa con la pancia piena, le ultime luci del giorno stavano lasciando il passo alle ombre azzurre della sera.Il silenzio che percepirono, però, aveva qualcosa di diverso dal solito… Acuendo l’udito, non riuscivano a sentire lo strofinio del tasso che si muoveva goffamente nella tana, non udivano il respiro lento e cadenzato dei cerbiatti addormentati, e non riuscivano nemmeno a sentire l’urlo ripetuto della civetta o il verso cupo del vecchio gufo.A ben guardare, il bosco era completamente deserto, e tutti gli animali sembravano spariti…I giovani cervi si guardavano intorno smarriti, chiedendosi dove fossero finiti tutti quanti, e ad un tratto uno dei due, abbassando lo sguardo, vide che sulla neve erano impresse tante piccole impronte rivolte tutte nella stessa direzione, verso il cuore del Bosco Incantato…Gli animali decisero senza esitare di incamminarsi per quel percorso fatto di mille orme diverse, curiosi di sapere dove portasse, e passo dopo passo notarono che le tracce nella neve si facevano sempre più numerose, come se molti altri animali, che abitavano nelle radure e nei boschi vicini, si fossero uniti al corteo verso quella misteriosa destinazione.Poco a poco i cervi iniziarono a udire un flebile e lontano tintinnare, come una musica dolcissima scandita dalle note cristalline di tanti piccoli campanellini, e improvvisamente, oltre l’intrico dei rami spogli, videro apparire una grande stella luminosa, che brillava fulgida e sembrava li chiamasse…I cervi presero a seguirla con una strana gioia nel cuore, sicuri che qualcosa di magico sarebbe accaduto di lì a poco, e finalmente giunsero ad una alta siepe di agrifoglio dalle bacche scarlatte. Con due grandi balzi la oltrepassarono, e allora non poterono credere ai loro occhi…Al centro di una candida radura innevata, sulla quale i raggi di luna si rifrangevano in riverberi argentati, sorgeva un grandissimo abete, tanto alto da toccare il cielo, e migliaia di lucine colorate, vive e danzanti, adornavano i suoi rami rigogliosi...In cima all’abete brillava una meravigliosa stella di ghiaccio, e la sua luce illuminava di bianco e azzurro il bosco circostante.Tutti gli animali erano raccolti intorno al grande albero, e osservavano con gli occhietti lucidi la meravigliosa danza delle lucine colorate, che si muovevano fra gli aghi verdi e tintinnavano la loro dolce musica.Anche i cervi si avvicinarono e si unirono agli altri animali, grandi e piccoli, nell’esprimere l’incanto e la gioia che quella visione suscitava nel loro cuore.Ma l’antica magia del solstizio d’inverno non era finita… fra tutte le lucine che adornavano l’abete, quelle bianche scesero in una lenta processione fatata ad illuminare la base del tronco possente, e allora gli animali si accorsero che era piena dei Doni del Bosco. C’erano cumuli di noci, di nocciole e mandorle dolci, cesti pieni di frutta secca, verdure prelibate, biscotti e dolcetti deliziosi…L’entusiasmo era alle stelle e ogni animaletto mangiò a sazietà, mettendo da parte i cibi che più gli piacevano per poi portarli nella tana e nutrirsene fino all’arrivo della primavera.La notte trascorse animata dalla gioia e dall’armonia, e la festa del bosco durò fino alle prime luci dell’alba… Allora le lucine che illuminavano l’abete lasciarono i suoi rami e si sparsero fra gli alberi e le radure circostanti, e gli animali, compresi i due giovani cervi, tornarono ognuno nella propria casa, portando con sé i Doni ricevuti alla Festa del Solstizio d’Inverno.Ma la meravigliosa stella di ghiaccio brilla ancora adesso nel cuore del Bosco Incantato, per guidare verso la Magia coloro che riusciranno a scorgerla, e a seguirla… 
by Violet
Tempiodellaninfa.net
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It was the eve of the winter solstice, and in the Enchanted Wood the snow cloaked everything in its silent whiteness. In the freezing morning air, the mist that had risen from the silver stream and settled on the leaves, bare branches and emerald-needled fir trees had frozen, and now many tiny white crystals, which looked like fairy lace, they covered the wood, as if to prepare it for a big party.During the cold winter afternoons, the sun set very early and all the animals hurried back to their dens to snuggle up in the warmth and doze off blissfully, but that evening a couple of young deer had lingered longer than usual in a lonely bush, which it was not far from their refuge. There the conifers grew very thick, and above all under the frozen branches, a few small bunches of tender and very inviting green grass sprouted. So, when the two animals finally returned home with full bellies, the last light of the day was giving way to the blue shadows of the evening.The silence they perceived, however, had something different from usual… As they sharpened their ears, they could not hear the scrubbing of the badger moving awkwardly in its den, they could not hear the slow, rhythmic breathing of the sleeping fawns, and they could not even hear the repeated hoot of the owl or the gloomy call of the old owl.Upon closer inspection, the forest was completely deserted, and all the animals seemed to have disappeared…The young deer looked around bewildered, wondering where they had all gone, and suddenly one of the two, lowering his gaze, saw that many small footprints were imprinted on the snow all facing in the same direction, towards the heart of the Enchanted Forest...The animals decided without hesitation to walk along that path made up of a thousand different footprints, curious to know where it led, and step by step they noticed that the tracks in the snow became more and more numerous, as if many other animals that lived in the clearings and nearby woods, had joined the procession towards that mysterious destination.Little by little the deer began to hear a faint and distant tinkling, like a very sweet music punctuated by the crystalline notes of many small bells, and suddenly, beyond the tangle of bare branches, they saw a large bright star appear, which shone brightly and seemed call them…The deer followed her with a strange joy in their hearts, sure that something magical was about to happen shortly, and at last they came to a tall hedge of holly with scarlet berries. With two great leaps they passed it, and then they could not believe their eyes…In the center of a candid snowy clearing, on which the moonbeams were refracted in silvery reflections, stood a huge fir tree, so tall as to touch the sky, and thousands of colored lights, alive and dancing, adorned its luxuriant branches...At the top of the fir tree shone a wonderful ice star, and its light illuminated the surrounding forest in white and blue.All the animals were gathered around the big tree, and watched with shining eyes the wonderful dance of the colored lights, which moved among the green needles and tinkled their sweet music.Even the deer approached and joined the other animals, large and small, in expressing the enchantment and joy that vision aroused in their hearts.But the ancient magic of the winter solstice wasn't finished... among all the lights that adorned the fir tree, the white ones descended in a slow fairy procession to illuminate the base of the mighty trunk, and then the animals realized that it was full of Gifts of the Woods. There were heaps of walnuts, hazelnuts and sweet almonds, baskets full of dried fruit, delicious vegetables, biscuits and delicious sweets…Enthusiasm was skyrocketing and each little animal ate its fill, putting aside the foods they liked best and then taking them to the den and feeding on them until spring arrived.The night passed enlivened by joy and harmony, and the celebration in the woods lasted until the first light of dawn… Then the little lights that illuminated the fir tree left their branches and scattered among the surrounding trees and clearings, and the animals, including the two young deer, each returned to their homes, bringing with them the Gifts received at the Winter Solstice Festival.But the wonderful ice star still shines now in the heart of the Enchanted Forest, to guide those who will be able to see it and follow it towards Magic...  
by Violet
Tempiodellaninfa.net
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condividiamolavita · 2 years ago
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domani qualcuno (non io) andrà a prendere l'albero di Natale in montagna
speriamo che non abbia fatto la stessa fine di Spelacchio, totalmente mangiato dai cerbiatti
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littlearithmetics · 3 months ago
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augusta d'agosto
cattiva aria, stridente sensazione di essere in errore, gambe dalla cartilagine molle, rabbia che si accumula, rabbia a senso unico, strada nera e vestiti verdi, abbronzatura, cervello che si blocca e blatera, cerbiatti sui pantaloni, cinguettare stridente, rabbia catapultata e spiattellata, cervella sul bordo del respiro, musica che rimbalza. pensieri affilati, di chi non ha imparato e crede di…
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thatstrange-g · 3 months ago
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Tempeste
Stanco e distratto inizio a scendere dal ponte della nave, e le anime che hanno combattuto in mezzo alle tempeste di questi mesi mi tornano davanti agli occhi, guardo il cielo e sento l’odore del vento che mi accarezza le mani, il sole che mi brucia la pelle, sento le gocce leggere delle onde che si infrangono sul molo bagnarmi le punte dei capelli che non taglio dall’inizio del naufragio. Mi armo di coraggio perchè non sarà facile capire chi sono, dove sono e dove andremo insieme. Mi armo di coraggio pensando alle burrasche che mi hanno investito e all’acqua che ho bevuto immaginandomi tutte le volte la nostra cucina con te che preparavi i pancakes che fossero ogni volta più dolci della volta precedente. Invece bevo un caffè amaro, tanto amaro da ricordare l’amarezza di quei giorni durante la tempesta, a fare da contorno a giornate piene di brividi che mi salgono sulla schiena e decidono che l’amore dato al prossimo sarà più potente di un bacio dato stesi su un telo in mezzo ad un campo, sotto le stelle.
Tocco il suolo del porto e un ragazzo mi viene incontro, lo guardo negli occhi e vedo che piange di gioia, non lo conosco, non mi conosce ma mi guarda come lo farebbe qualcuno che aspetta da tempo il mio ritorno, legge in me un amore sopraffatto dall’amore che ho per te, ma tu non ci sei, forse sei a casa che mi stai aspettando come lui o semplicemente sei finita lontano da questo porto. I miei compagni si disperdono: c’è chi intraprende la sua strada, prende i bagagli e inizia a camminare, c’è chi saluta il figlio che non vedeva da mesi, c’è chi finisce per lasciarsi andare alla passione di un amore ritrovato sul molo, mista alla promessa di non lasciarsi mai più andare e c’è chi si rende conto che non c’è nessuno ad aspettarlo. Una macchina nera si avvicina a me e una volta fermata, un giovane autista scende per raccogliere il mio zaino, lo ripone nel bagagliaio e in silenzio mi fa cenno di salire. Sento ancora che dalla radio suona quel CD dei Lumineers che avevi deciso di mettere quella sera che siamo finiti a cantare le loro canzoni davanti a casa tua, l’autista non l’ha più cambiato da allora.  Sono emozionato, tremo, le gambe mi si fermano e chiudendo gli occhi immagino di camminare sulle stelle.
Cammineremo insieme?
Non lo so, voglio che questa ultima lettera spedita a te, una lettera che un uomo innamorato, che ricorda giornate piene di libellule, spedisce per far si che tutta la vita spesa a farsi domande diventi una vita fatta di semplici camminate in campagne al tramonto o in boschi umidi da scrutare con gli occhi, cercando di scovarne i segreti. La macchina parte e sento i brividi di prima che si spostano e salgono su tutto il mio corpo, la macchina rallenta e poi accelera come se dovesse comunicarmi qualcosa, come se ancora non volesse farmi arrivare da te, come se ancora una volta la mia sofferenza dovesse controllare i miei istinti e farmi tornare a quei giorni sulla nave, a scrivere lettere che ricordassero giorni genuini passati ad aspettare il tuo sorriso arrivare in cucina o a comunicare la felicità dello scandire parole d’amore semplici senza nemmeno guardarsi negli occhi. Sono qui che scrivo ancora, steso su un letto immaginandomi la scena di un marinaio che torna dalla sua amata, ti ho persa a novembre o forse non ti ho mai avuta, ma so che in realtà non ti perderò mai. Sono qui che decido di far arrivare questo autista davanti alla porta di casa tua. Il giovane autista scende e apre le portiera. Ti sto pensando senza ancora averti vista correre da me, probabilmente non sai che sono qua fuori. Prendo lo zaino anche se non conta niente. Ti passo davanti come quella sera al circo, ti vedo e tu ancora no, non so cosa fare, la luce ti proietta sullo sguardo ma quel riflesso ci da modo di guardarci negli occhi, rimani paralizzata un istante dove tutto ci passa davanti, ci sentiamo due cerbiatti che si rincontrano dopo molto tempo. Non riesci a parlare e neanche io riesco a farlo, l’autista torna in macchina e se ne va, siamo io e te adesso, è una scena sognata da entrambi e ricordavo di farlo mentre il mare mi cullava quelle volte che piangevo sugli scogli e tu insegnavi la geografia a qualche moccioso. Provo ad avvicinarmi ma scoppio a piangere, provi a camminare ma le gambe non riescono a rispondere. Ci guardiamo da pochi metri l’uno dall’altra e iniziamo a parlare senza parlare.
L’amore si diffonde ovunque e tutto sembra essere bianco e poi diventa rosso, poi arancione, poi giallo, creando sopra di noi tramonti che assomigliano più ad albe dopo una notte di tempesta. Passano i secondi e le nostre anime iniziano a comunicare, passano i minuti e noi iniziamo ad avvicinarci, arrivo a prenderti per mano e tutto diventa come in un film in cui si ride tanto, dove poi si piange e si respira affannosamente.  Ti stringo le mani e tu mi implori di non farlo perchè è nella tua natura nascondere le tue emozioni, iniziamo a parlare e a confessarci quanto ci siamo mancati, quanto ci siamo pensati, quanto eravamo preoccupati per il rientro al molo dell’altro.
Ma quanto scritto in quest’ultimo paragrafo non succede, era tutto nella nostra testa, siamo invece rimasti bloccati in quello sguardo e siamo rimasti immobili sui nostri passi parlando senza parlare.
Semplicemente perché è vero, amare non è solo prendersi cura del proprio stato mentale per far sì che la persona alla quale si stia cercando di porgere la mano sia assuefatta dalla felicità, amare vuol dire poter dire di stare male, cercare un pioppo e stendercisi sotto, pensare, rimuginare, trovare spazio dove lo spazio nemmeno c’è, costruire insieme uno scafo di una nave che non naufragherà più, affrontare le tempeste insieme, forti della nostra esperienza, con i nostri abbracci che più saranno stretti e più ci faranno capire quanto poco conta il tempo o la tempesta quando al mattino sentirai sussurrare: vado in cucina e ti aspetto per preparare i pancakes.
@thatstrange-g + d | 06/08/2024
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kiki-de-la-petite-flaque · 2 years ago
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Non ci riguarda,
non è colpa nostra.
Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna
esiste una sorta di Eden
dove non ci sono né morte né guerre,
dove bestie feroci e cerbiatti
giocano pacificamente insieme.
Dobbiamo solo ritrovare quel Paradiso,
chiudere gli occhi davanti a tutto il resto.
Siamo un uomo e una donna.
E ci amiamo.
Irène Némirovsky, Suite Francese
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