#centrale nucleare Caorso
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Sogin avvia lo smantellamento del reattore nucleare a Caorso. Un progetto innovativo per il decommissioning e la sostenibilità ambientale
Il 5 novembre 2024 ha segnato una tappa fondamentale per la centrale nucleare di Caorso, con l’avvio delle attività di smantellamento dei sistemi e componenti all’interno dell’edificio reattore da parte di Sogin.
Il 5 novembre 2024 ha segnato una tappa fondamentale per la centrale nucleare di Caorso, con l’avvio delle attività di smantellamento dei sistemi e componenti all’interno dell’edificio reattore da parte di Sogin. Questo progetto rappresenta un momento cruciale nel programma di dismissione dell’impianto nucleare emiliano, che punta a smantellare progressivamente la centrale per restituire l’area…
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Il recente via libera del Parlamento europeo al nucleare come fonte green ha riacceso il dibattito (...) sul futuro dell'atomo italiano. (...) L'energia nucleare è considerata da molti l'unica risposta plausibile alla crisi energetica e all'esplosione dei consumi legati al (...) auto elettrica. (...)
Sogin (è società pubblica ) al centro di un'inchiesta della magistratura (...). Nel mirino dei pm (...) ci sono i manager legati a Pd e M5s che hanno gestito - in modo alquanto fallimentare, stando ai risultati, la delicata questione del Deposito nazionale unico delle scorie grazie ai miliardi di euro presi dalle bollette (...). Verrà commissariata e probabilmente smantellata. (...)
Nei giorni scorsi ci sono stati diversi interrogatori, condotti dalla Procura (...). Nel mirino (...) nominati da Luigi Di Maio, (...) manager di area Pd, (...) e amici dell'ex premier slovacco Robert Fico, coinvolto nell'omicidio di un giornalista che lavorava su una pista legata alla 'ndrangheta.
(S)ul futuro della centrale di Caorso il governo gioca la partita più importante: nel Pnrr c'è un progetto - già finanziato con 800 milioni di euro - che prevede di trasformarla in un deposito per opere d'arte da utilizzarsi in caso di calamità naturali e sede di start-up, industrie culturali e creative e laboratori di restauro.
Peccato che Caorso sarebbe perfetto per «testare» i progressi sul nucleare di ultima generazione. (...) «Non possiamo perdere per l'ennesima volta la possibilità di ricoprire un ruolo di guida sullo scenario internazionale». Il dossier è sul tavolo del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e del premier Mario Draghi. Nei prossimi giorni si capirà qualcosa di più.
Anche fossero miniere di diamanti a cielo aperto da raccogliere col secchiello e non un tema delicato come il nucleare, sei ci metti sopra la Mano Pubblica con le Kompetenzeh pidine o elpueblo che vale Uno! pentastellato, il risultato è catastrofico uguale. Il problema dell'Italì e dell'Europa vien prima delle scelte strategiche (comunque in ritardo di decenni), è SISTEMICO. E' il prodotto del benecomunismo dal volto scemo: per eliminare gli avidi im-prenditorih, consegna il futuro in mano a ... avidi burocrati.
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Il 9 dicembre 1986 è indetta una grande manifestazione antinucleare a Montalto di Castro, dove dal 1977 è in costruzione una nuova centrale nonostante le opinioni contrarie dei cittadini, dei movimenti ambientalisti e dello stesso comune.
E’ l’ultima manifestazione di una lunga serie: Caorso, Trino Vercellese, il Pec del Brasimone. Il 1986 è stato un anno di campeggi antinucleari e cortei, puntualmente caricati in maniera brutale dalla polizia.
Le richieste del movimento antinucleare sono l’immediata chiusura delle centrali attive in Italia e la riconversione in impianti per l’uso di energia pulita per quelle in via di costruzione.
Il corteo, fortemente sostenuto dai Comitati antinucleari e antimperialisti, prevede il blocco della strada di servizio usata dagli operai per l’intera giornata, in modo da non consentire il cambio dei turni e l’ingresso dei camion con i materiali edili.
Molti degli autobus provenienti da tutta Italia vengono fermati dai posti di blocco delle forze del’ordine, e sono costretti a rimanere fermi. Il resto dei manifestanti decide di intraprendere un lungo percorso attraverso la statale per aggirare i divieti e raggiungere ugualmente la centrale. Quando i manifestanti si trovano a meno ci cinquecento metri dai cancelli, la notte sparisce bruciata dalle fotoelettriche. I fari illuminano a giorno l’area circostante, e il cantiere appare militarizzato da più di 600 celerini in tenuta antisommossa, che immediatamente chiedono al corteo di liberare la strada. Lo slogan “assemblea, assemblea” è gridato a gran voce dai manifestanti, che richiedono di poter svolgere un incontro con gli operai del cantiere, seriamente minacciati dai licenziamenti che seguiranno la fine della prima parte dei lavori.
All’improvviso parte una sirena, e la celere carica a freddo. Subito comincia la caccia all’uomo nei campi circostanti, mentre un’incessante pioggia di lacrimogeni invade tutta l’area. Ancora una volta, lo Stato è costretto a ricorrere all’uso della forza bruta per reprimere un movimento in costante crescita: decine di persone sono massacrate a colpi di manganelli, candelotti lacrimogeni sparati ad altezza uomo e calci di fucile.
Dopo un’ora di scontri furiosi, il corteo si ricompatta sulla strada principale e ottiene il permesso di rientrare a Montalto. La tregua però, dura troppo poco. Mentre i manifestanti si incamminano verso la tangenziale, parte un’altra carica a freddo che fa disperdere le persone in gruppetti, mentre i celerini le inseguono a manganellate. Qualcuno scappa sui binari della ferrovia, qualcuno corre in mezzo alle auto sulla provinciale, qualcuno cerca di bloccare le corse dei blindati, che piombano in mezzo al corteo con violenza e lacrimogeni, mettendo di traverso sulla strada i sostegni delle recinzioni divelte.
Alla fine della giornata si conteranno una decina di fermati e centinaia di feriti, tra cui un manifestante con un’emorragia ai polmoni causata da un lacrimogeno sparato in pieno petto e un altro colpito da un proiettile ad una gamba.
La giornata si conclude con un grande corteo pacifico e molto partecipato dalla popolazione locale, che sfila per le vie di Montalto in maniera compatta e determinata per ribadire la contrarietà al progetto di morte avviato con l’imposizione del nucleare civile in Italia. (da infoAut)
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Francia: chiude la centrale nucleare di Fessenheim. La Caorso Italiana?
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Fusione nucleare, lo stato di fatto ora in Europa
Fusione nucleare, l’Italia e l’energia del futuro – Intervista a Bruno Coppi. Torniamo a parlare della fusione nucleare, l’energia delle stelle che ‘accende’ il Sole e tutti gli astri dell’universo. La sua materia prima è l’acqua ed è considerata l’energia del futuro: un’energia rinnovabile pulita, sicura, inesauribile e quindi economica, che sostituirà i combustibili fossili consentendo la decarbonizzazione e quindi la salvezza del nostro pianeta. L’Italia è stata e può tornare ad essere leader mondiale nella ricerca e nello sviluppo di questa tecnologia. Ne abbiamo parlato con il noto fisico italo-americano Bruno Coppi del MIT (Massachusetts Institute of Technology), considerato il padre della fusione nucleare. • Negli anni ‘80 lei avviò il primo progetto al mondo per la creazione di un reattore sperimentale a fusione nucleare, IGNITOR: un progetto con importante contributo italiano molto promettente ma dalla storia travagliata. Quali le differenze rispetto al progetto internazionale ITER? A livello scientifico la storia di IGNITOR non è stata travagliata: il programma ha sempre avuto e continua ad avere il pieno sostegno della comunità scientifica attiva internazionale e il tempo ne ha confermato la validità portando a un suo sviluppo e aggiornamento. IGNITOR è il primo e anche l’unico progetto al mondo per la realizzazione di un reattore sperimentale per portare un plasma reagente (composto di deuterio e trizio) vicino all’accensione spontanea. Un obiettivo molto più avanzato rispetto al progetto ITER che studia le fasi precedenti l’ignizione: requisito indispensabile per la produzione di energia in forma economica. Qui negli Stati Uniti la linea di ricerca di IGNITOR è considerata la via più promettente per arrivare a un reattore realmente capace di produrre energia. Ciononostante, da anni gran parte delle risorse, sopratutto europee, si concentrano sul mastodontico progetto ITER a guida francese, nonostante esso abbia limitati obiettivi scientifici, tempi di realizzazione imprevedibili e costi ancora incerti ma nell’ordine delle decine di miliardi di euro, di gran lunga superiori a quelli del progetto IGNITOR che prevede un contributo italiano di 80 milioni. • A che punto sta il progetto IGNITOR? Come sta procedendo e quale ruolo svolge l’Italia? Nel 2011 l’Italia, d’accordo con il Massachusetts Institute of Technology e al Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, aveva pianificato una collaborazione con l’Istituto Kurchatov di Mosca e l’azienda statale russa per l’energia atomica Rosatom. Fu deciso che il nocciolo del reattore IGNITOR costruito da aziende italiane, che inizialmente doveva essere installato nella ex centrale nucleare italiana di Caorso, sarebbe stato portato a Troitzk, alle porte di Mosca, dove Rosatom ha realizzato le strutture necessarie per la sua messa in funzione. E’ di questi giorni la notizia che il governo russo ha stanziato i fondi per proseguire con questa collaborazione con Rosatom. Ora occorre che l’Italia non si lasci distrarre dal procedere rapidamente con l’industria nazionale, che ha una grande tradizione nel campo dell’ingegneria elettromeccanica cruciale per la realizzazione della macchina IGNITOR. Non dobbiamo rischiare di perdere per l’ennesima volta la possibilità di ricoprire un ruolo di guida sullo scenario internazionale, come già accaduto in passato con la chimica e l’elettronica. • Che idea si è fatto delle cause di questa vicenda? L’Italia ha grandi potenzialità in questo settore vitale per il futuro come in altri. Il talento tecnico-scientifico e imprenditoriale italiano di Mattei, Natta e Olivetti non sono una cosa del passato, esiste ancora. Ci sono anche politici italiani che ne sono consapevoli, tra questi anche Luigi Di Maio che ho avuto il piacere di incontrare più volte. Ma poi, spesso, in Italia e anche in Europa, qualsiasi evidenza scientifica e lungimiranza imprenditoriale e politica si arena per colpa di apparati decisionali condizionati da gruppi d’interesse dediti al mantenimento dello status quo, non al progresso. Non possiamo lasciare che a decidere il nostro futuro, tanto più su problemi cruciali quali il nostro futuro energetico e gli orizzonti della ricerca, siano burocrati influenzati da miopi lobby di varia natura, perché altrimenti finiamo intrappolati in vicoli ciechi buttando via tempo e fondi preziosi. • A quali interessi si riferisce? Alle lobby petrolifere che remano contro la decarbonizzazione? Non solo, anche a quelle legate al business globale dei reattori nucleari a fissione e che, invece di puntare al futuro e alla riconversione, fanno di tutto per mantenere o riconquistare rendite di posizione del passato. Normale che ci siano queste spinte, ma non che queste riescano a imporre un’ortodossia indiscutibile, censurando come eretico ogni progetto alternativo e arrivando a smantellare centri di ricerca con la chiusura ingiustificata di strutture sperimentali preziose. Questo è il contrario del progresso. Nel caso del progetto IGNITOR queste spinte non hanno prevalso. • E come se ne viene fuori da questa situazione secondo lei? Scienza, imprenditoria e politica lungimiranti devono riprendere il controllo della situazione. Per quanto riguarda la ricerca sulla fusione nucleare è necessario che l’Italia e la l’Unione europea accettino di percorrere le strade ritenute più promettenti dalla comunità scientifica attiva internazionale. Read the full article
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Sogin e Politecnico di Milano: Una Collaborazione Didattica per l’Architettura Sostenibile e la Valorizzazione del Paesaggio
Firmato un accordo tra Sogin e il Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano per formare la prossima generazione di architetti con un focus sulla sostenibilità e la valorizzazione del territorio.
Firmato un accordo tra Sogin e il Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano per formare la prossima generazione di architetti con un focus sulla sostenibilità e la valorizzazione del territorio. Il 2 settembre 2024, presso il Campus di Piacenza del Politecnico di Milano, è stato firmato un importante accordo di collaborazione tra Sogin e il Polo Territoriale di Piacenza del…
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