#caveau 30
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ejcmedia · 24 days ago
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À Cannes, le débat autour du chauffage des terrasses refait surface
À Cannes, un accident autour d’une lampe chauffante le 27 novembre 2024 a fait 5 blessés dont 3 graves au restaurant le Caveau 30. Le préfet a ordonné la fermeture de l’établissement pour au moins 6 mois. Depuis, le débat autour de la chauffe des terrasses a refait son apparition. Victor DELFOUILLOUX, Nicolas FONTAINE & Lila HECHAMédité par V.D.
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zhouzongmin-blog · 5 months ago
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「Caveau de la Huchette」,這個老牌的地窖爵士俱樂部從上個世紀30年代至今,又因為電影《lala land》更加名噪一時,人氣火爆,密閉空間讓人窒息,而爵士狂舞正酣~
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michelangelob · 11 months ago
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L’Autoritratto di Leonardo: storia e contemporaneità di un capolavoro. Apre la mostra a Torino
Dal 28 marzo al 30 giugno 2024 la Biblioteca Reale di Torino propone un’occasione eccezionale per conoscere da vicino l’opera di Leonardo da Vinci e ammirare alcuni dei suoi grandi capolavori appartenenti al patrimonio dei Musei Reali. L’esposizione L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro è allestita nelle due sale-caveau della Biblioteca Reale. La mostra totalmente…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Milano violenta, da Casalegno a Sainz: tutti i casi denunciati dai vip
(Adnkronos) - Elenoire Casalegno è solo l'ultima vittima di una scia di aggressioni, rapine, furti e scippi messi a segno nei mesi scorsi a Milano nei confronti di volti più o meno noti, da parte di bande o da singoli malviventi nel quadrilatero della moda, nelle zone della movida o in centro città. Milano violenta? Casalegno, in un video postato ieri sui social in cui ha taggato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha raccontato di essere stata "inseguita e assalita da uno squilibrato", in pieno giorno, in corso di Porta Nuova, nel cuore di Milano. "Per fortuna - ha osservato la conduttrice e attrice - è intervenuto un uomo che ha iniziato a urlargli contro". Prima di lei, a finire nel mirino dei rapinatori era stato, nel settembre scorso, il pilota di Formula Uno Carlos Sainz, mentre si trovava a Milano per il Gran Premio di Monza. Una banda si è avvicinata al pilota che si trovava in centro assieme al manager e uno di loro gli ha strappato dal polso il prezioso orologio Richard Mille da mezzo milione di euro. Sainz non ci ha pensato su un attimo e dopo aver inseguito i rapinatori, grazie anche all'aiuto di alcuni passanti, è riuscito a bloccarli e a recuperare l’orologio. I primi di settembre anche l'ex calciatore Christian Vieri, è riuscito a sventare un furto mentre si trovava con la moglie Costanza Caracciolo in un ristorante milanese. Il calciatore ha raccontato che una ladra stava per mettere in pratica il tentativo di furto usando il trucco del foglio che copre l’oggetto da derubare. Il giorno seguente Vieri ha raccontato sui social l'accaduto, cercando di avvertire i suoi follower: "A Milano bisogna stare attenti". I "casi" Nel luglio scorso, a vivere una disavventura simile è stato Saturnino Celani, il bassista di Jovanotti, derubato del suo portafogli mentre si recava in metro da piazza Missori in stazione Centrale. Il bottino, come aveva raccontato lo stesso Saturnino sui social, era stato "un porta carte di credito, 15 euro e 5 'pezzi di plastica'". "Caro borseggiatore tra te e Arsenio Lupin ci sono mondi - aveva scritto Saturnino in un lungo post sui social -. Hai lo stesso Qi dei rapinatori che forzano il caveau di una banca per rapinarla e non trovando niente mangiano quelli che pensavano essere yogurt, era la banca del seme!".  Ad essere colpito da una banda di ladri di orologi di lusso, nel marzo scorso, era stato anche il noto ristoratore dei vip Giuseppe Cummo, titolare del ristorante 'Le specialità' di via Calvi, derubato di 95mila euro in contanti nella sua abitazione milanese e della collezione di oltre 30 orologi di lusso, tra cui molti Rolex e Patek Philippe, per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Una vicenda simile a quella vissuta a febbraio dal dentista dei vip, Luca Macaluso, vittima di una banda di trasfertisti, arrivati da Napoli per mettere a segno una serie di colpi. Macaluso era riuscito a sventare la rapina del Rolex Daytona che aveva al polso, ricevendo due colpi di pistola a salve. Lo stesso copione aveva riguardato anche un giocatore svizzero 20enne di serie B, accerchiato in corso Como da una banda di ragazzini che nel maggio scorso gli hanno sottratto il suo orologio Cartier, una collana, gli orecchini, il telefono e le scarpe che aveva addosso. Gli appelli social Da parte dei volti noti gli appelli si sprecano. A giugno l'influencer Giulia Salemi ha definito "una vergogna quello che continua a succedere a Milano, in centro alle 5 del pomeriggio" postando il video di un'aggressione. "Qualcuno vuole fare qualcosa o andiamo avanti così?" aveva lamentato Salemi. L'anno scorso anche Chiara Ferragni era intervenuta sul tema sicurezza in un video dicendosi "angosciata e amareggiata dalla violenza che continua esserci a Milano" e raccontando di "conoscenti e cari che vengono rapinati in casa". Dal canto suo, il sindaco Sala è intervenuto oggi con un post su Facebook nel quale sottolinea come da parte dell'amministrazione comunale non ci sia mai stata "nessuna sottovalutazione o inconsapevolezza del problema" sicurezza e ricordando di essere al lavoro, assieme all'ex capo della polizia, Franco Gabrielli e al Comitato Strategico per la Sicurezza Urbana e la Coesione Sociale, per agire con determinazione. [email protected] (Web Info) Read the full article
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giancarlonicoli · 1 year ago
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12 ott 2023 15:53
DOV’È CONSERVATO "L'ALTRO TESORO" DI GIANNI AGNELLI? DA CANOVA A BALTHUS: DELLE 636 OPERE (DEL VALORE DI CIRCA 1 MILIARDO) DELL’AVVOCATO NON ESISTONO NOTIFICHE AL MINISTERO. SE FOSSERO ORMAI ALL’ESTERO? COSA SA IL MINISTERO DELLA CULTURA? – UNA PRIMA RISPOSTA ARRIVERA’ OGGI DA MILANO: IL GIP DOVRA’ DECIDERE SE ARCHIVIARE O PROROGARE LE INDAGINI DOPO UN ESPOSTO DI MARGHERITA AGNELLI. IL TESORO ARTISTICO E' FINITO NELLA DISPUTA EREDITARIA TRA LEI E I FIGLI JOHN, LAPO E GINEVRA ELKANN- DOVE SONO FINITE LE TELE CUSTODITE NEI CAVEAU SVIZZERI?  -
Ettore Boffano per il “Fatto quotidiano” - Estratti
Dov’è conservato oggi quello che potrebbe costituire il più grande museo privato d’Italia, messo assieme da Gianni Agnelli? Almeno 636 opere il cui valore supererebbe il miliardo di euro. Ma soprattutto, che cosa sa davvero di quel tesoro – e della sua collocazione attuale – il nostro ministero della Cultura, che avrebbe diritto a porlo sotto tutela rispetto a eventuali trasferimenti o vendite all’estero?
Una prima risposta potrebbe arrivare proprio questa mattina a Milano quando, nel Palazzo di Giustizia, il gip deciderà se archiviare o prorogare le indagini, affidate al pm Eugenio Fusco, sulla presunta sparizione di opere appartenute al “signor Fiat”. La procura ha aperto l’inchiesta dopo un esposto di Margherita Agnelli per “il furto e la ricettazione” di alcuni quadri che la figlia dell’Avvocato sostiene essere di sua proprietà e che non avrebbe ritrovato, dopo la morte della madre Marella, in tre dimore passate nel suo pieno possesso: l’attico romano davanti al Quirinale, la residenza torinese di Villa Frescot e quella storica di Villar Perosa.
Nuovi elementi su questa vicenda saranno invece svelati durante la prossima puntata di Report, in onda domenica 15 ottobre su Rai3, con un servizio di Manuele Bonaccorsi e Federco Marconi che hanno ricostruito da documenti inediti il tesoro artistico di colui che fu l’uomo più potente d’Italia, finito nello scontro dinastico tra la moglie Marella (e con lei i nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann) e la figlia Margherita.
Non si tratta di opere qualsiasi: la Melanconia di una strada di Giorgio De Chirico (valore almeno 30 milioni), due Balthus (la Chambre e il Nude Profile), e poi Monet, Sargent, Gèrôme, Indiana, Bacon, Balla (La scala degli addii).
“Diverse dozzine di quadri” ha sostenuto, in un’intervista al Fatto e a Report, Andrea Galli, l’investigatore privato svizzero che da anni lavora per Margherita Agnelli.E proprio su indicazione di Galli, la Procura di Milano nel maggio 2022, aveva ottenuto una rogatoria in Svizzera, come rivelato nell’agosto scorso dal Corriere della Sera. Solo nel luglio 2022, però, i gendarmi del Canton Ticino sono entrati nel Punto Franco di Chiasso, uno dei depositi svizzeri sottratti alle regole doganali e spesso utilizzati per far transitare opere d’arte in modo riservato. Il blitz era finito con un buco nell’acqua.
(...) Insomma: che i figli non vogliano far sapere alla madre dove si trovino le opere d’arte probabilmente ereditate dalla nonna Marella è comprensibile. Che non lo sappiano gli uffici pubblici deputati alla tutela dei beni culturali – e dunque i cittadini italiani – è invece incredibile. Se i quadri, siano essi nella disponibilità dei fratelli Elkann o della madre, fossero all’estero e senza che il ministero ne fosse a conoscenza, sarebbe una gravissima perdita per l’Italia.
E che cosa aspetta dunque il ministro sovranista Sangiuliano ad accertare come stanno davvero le cose e a difendere “il patrimonio storico e artistico della Nazione”, come recita la Costituzione?
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suis-nous · 1 year ago
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nanananerd · 3 years ago
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Le Joyeux Noël de la famille Firefly
30 jours pour écrire/Jour 19/19.08.2021
Thème : Le banquet
(attention, texte gore)
Spaulding était heureux. Noël n’était pas vraiment sa fête préférée. Halloween était bien plus drôle, mais cette année, ils allaient pouvoir avoir un merveilleux banquet de Noël. Il enfila le joli tablier à froufrous de Maman Firefly. Elle était si contente de ne pas avoir à cuisiner cette année. Elle s’était occupé de préparer la viande ces derniers jours, afin qu’elle ait un gout parfait. Elle allait pouvoir à présent se reposer et apprécier un bon verre de vin et son cadeau de Noël. Spaulding repensait à comment il l’avait moulés sur son propre corps en sortant un assortiment de couteaux qu’il déposa sur un plateau en métal. Baby et Rufus avaient vraiment trouvé deux pièces de choix, et même Otis s’étaient illustrés en apportant des petits détails qui feraient toute la différence. Ils avaient passé quasiment deux mois loin de la maison pour ramener tout ça. Spaulding étaient vraiment fière de ses enfants. Il s’empara d’un seau et se dirigea vers le salon pour y trouver sa famille.
Grand-père Hugo mâchouillait des champignons en regardant Baby dansait ; elle s’était déjà mise dans l’ambiance, avec sa minirobe rouge et blanche, ses grelots dans ses longs cheveux blonds, suçant une canne en sucre. Rufus et Otis jouaient aux osselets, Tiny les regardait jouer en rigolant. Ma’Firefly entra dans la pièce ;
-”Et voila, ils sont prêts, tu n’as plus qu’à les abattre. Et c’est toi qui t’en charge Tiny, joyeux Noël mon tout petit !”
Tiny se leva en hurlant de joie, renversant la table au passage ; il dansait sur place, son immense corps faisant trembler le sol. Quelques boules de Noël, accroché sur un sapin en plastique, s’écrasèrent par terre à cause de son élan d’émotions. Cela le calma un peu.
-”Comment ça c’est Tiny qui s’occupe de les tuer ?! Après tous les kilomètres que j’ai dus faire ?! Je dois pouvoir m’occuper de la dinde. Spaulding putain !”
_”Allons, calme-toi Otis. C’est Tiny qui les tuera tout les deux, mais on sait tous très bien que tu es le plus douer quand il s’agit de s’occuper de la peau, Tu es si délicat… ”se moqua ce dernier.
-”Mais s’ils sont déjà morts, c’est moins drôle.”maugréa Otis.
-”C’est Tiny qui les tuera. J’ai attrapé la dinde, je choisis.”argua Rufus. Otis se tourna vers Baby, qui se frottait lascivement près du sapin.
-”Et le Porc ?”
-”mmmh, non. Granpa m’a dit ce qu’on allait en faire, et on aura besoin de tout son corps, c’est mieux que tu assistes Tiny et Spaulding. Mais si tu veux, je te donnerai une gâterie après ça ?” lui répondit-elle en suçant avec passion son morceau de sucre.
-”Tiens, d’ailleurs, tu auras besoin du livre de cuisine de la famille pour préparer le repas. Quel est le menu déjà ? faut que je te le file avant d’avoir trop bouffé de champignons. “ Demanda Granpa, bavouillant, ses pupilles dilatées.
Spaulding posa ses instruments et sorti un petit bout de papiers de sa poche. Il fronça des yeux, les plissa, éloigna le bout de papiers de son visage, et se résolu enfin à mettre ses lunettes. La mine concentrée, il lut ;
“- Queue de “Homard farci et fromages de têtes en entrées, Cochon entier et ses petites pommes de terres rôties boudin antillais et Dinde farcie. Et en dessert, un assortiment de marrons et de truffes.”
Ma Firefly s’étonna ;
-”Ça ne fait pas beaucoup de nourriture, même pour nous 7 ? On devrait inviter Dr.Satan ?”
-”Mais c’est prévu ma douce, c’est d’ailleurs lui qui nous fournis en pommes de terres, champignons et en carottes, il les a fait pousser sur ces derniers cobayes. Il préfère néanmoins resté dans le caveau, la récolte l’a épuisé. Mais regardez donc les cadeaux qu’il m’a faits pour m’aider à préparer l repas !”
-”Pff, c’est toujours toi qui as les meilleurs cadeaux” maugréa Otis.
-”Non, pour une fois, c’est pas vrai. Je suis allé faire les courses de Noël pour le Docteur, et je sais ce qu’il va t’offrir. Tu vas adorer, j’ai dû aller le voler dans une morgue.” lui répondit calmement Rufus.
Spaulding ramassa ses outils et déclara ;
-”Granpa commence son trip, il est temps de commencer la préparation du repas ! Tiny, Otis !”
Les trois hommes se rendirent dans la grange. Deux personnes étaient accrochées par des cordages aux poutres. Leurs habits étaient déchirés et tachés de matières fécales et de sang. L’un était un homme, portant un uniforme de policiers et l’autre, une jeune femme. Elle était vêtue très courts d’une tenue d’écolière, ses jambes étaient tuméfiées, ses pieds étaient coincés dans des bocaux. Son visage été défoncé, on ne discernait plus ses traits tant elle avait était tabassé. Les cheveux de ses couettes étaient collés par le sang. Otis se caressa l’entrejambe. Spaulding tendit un hachoir à Tiny, qui trépigna.
-”Otis, tu veux bien nous rendre service et déjà apporté ça à la cuisine ?” déclara Spaulding en montrant les caisses de légumes à Otis.
-”D’accord. Mais j’espère que tu prendras soin de tous les organes génitaux masculins que j’ai dus découper ces derniers mois. C’était bizarre. Je préfère vraiment les femmes.”
-”ne t’inquiète pas, je me suis entrainé depuis les adolescents d’Halloween, l’entrée et le dessert seront parfait.”
-”Tu vas tout utiliser pour la préparation du repas ?”
-”Oui, et voilà mon cadeau de Noël ; c’est toi qui t’occuperas du dépeçage !” lui annonça Spaulding en lui tendant un paquet cadeau. Tiny tapait dans ses immenses mains en grognant.
-”Un nouveau kit de dépeçage ?! J’avais perdu le mien après la fête à Keddie ! Oh merci mon frère !” répondu Otis en déchirant l’emballage. Il le glissa dans l’arrière de son pantalon, attrapa les caisses de légumes et sortie.
-”Bon Tiny, pour la préparation du repas, j’ai vraiment besoin de conserver au mieux les corps.” Tiny acquiesça. Spaulding récita :
“Alors, j’ai besoin de la tête broyée de celle-ci, pour le fromage de tête, donc tu peux la décapiter, mais ne touche pas à la thyroïde, j’en ai besoin pour le dessert. Il vaut mieux l’égorger, comme ça je pourrais récupérer le plus de sang possible pour les boudins. On la dépècera avec Otis et on récupéra les organes pour la farce, les boyaux pour les boudins et le reste en dessert. Ah et il ne faut pas oublié de lui coupés des pieds pour le fromage. Regarde maman les as fait pré confire dans un mélange sucré, c’est ce qu’il y à dans les bocaux. Et cette saloperie de Flics… Il faut qu’on garde son visage, je vais le faire rôtir pendant la cuisson. Mais sa cervelle ira dans le fromage. On l’évide comme l’autre. Maman à vraiment bien attendri la viande. On va le tuer en prélevant le cerveau par le nez, Otis va te monter comment faire.”
Tiny sourit comme il put avec son visage brulé. Spaulding était content. Ça allait être un sacré Noël.
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jqlouise · 3 years ago
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Happy Friday! Cannes is filled with amazing restaurants so it’s never hard to figure out what to do on Friday night. Here are a few of my favorite restaurants: - Scalini at the @jwmarriottcannes - Caveau 30 - Cresci Pizza @la_pizza_cresci_cannes .⁣ .⁣ .⁣ .⁣ .⁣ #cannesfestivals #cotedazur #cannestourism #frenchriviera #southoffrance #cannes #festivaldecannes #canneslacroisette #luxurylifestyle #igersfrance #cannesbeach #croisettecannes #cannesfrance #cannesisyours #cannesfood #cannesfoodguide #jwmarriottcannes #pizzadinner #roamfromhome #travelgirls #travelphoto #starttheadventure #lifewelltravelled (at Vieux Port de Cannes) https://www.instagram.com/p/CUyKiTJotbf/?utm_medium=tumblr
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alain-keler · 4 years ago
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# 101 - Jeudi 17 novembre 2005.
Je vais avec Alex (photographe au journal Haaretz) en Cisjordanie, route 60. Une grande étoile de David peinte sur une maison le long de la route, au sud de Hébron, à côté d’un monument où ont été tués deux israéliens.
Hébron. Étrange centre de la vieille ville vide de ses habitants arabes et peuplé de colons barbus qui se ressemblent tous, barbes et kippas, revolvers à portée de main et sûrs de leur droit à être là.
Le long de la rue principale de ce qui était le souk, les rideaux de fer des échoppes arabes sont baissés depuis belle lurette. Des inscriptions en hébreu édifiantes ont été peintes dessus. « Sharon is evil to the Jews », Sharon est néfaste pour les Juifs. Une autre dit : « Sharon, Rabin is waiting for you », Sharon, Rabin t’attend ».Un peu plus loin, sur des blocs de béton coupant une rue on peut lire « vengeance », puis « mort aux arabes ». Une étoile de David a été peinte sur le troisième bloc.
Plus tard, en descendant du quartier de Tal Rumeida situé en haut de la colline, une inscription en anglais attire mon attention. « Die, arab sand nigger », meurt, arabe nègre des sables.
Que c’est dur de voir ce genre de littérature raciste et fasciste. Il y a beaucoup d’américains à Hébron, et comme leurs anciens compatriotes, je les soupçonne de ne pas avoir beaucoup de connaissances de ce vaste monde, contrairement aux Juifs européens. Il n’y a aucune différence entre ces racistes et les barbus fondamentalistes musulmans. En fait, ils devraient ensemble faire un pays et arrêter d’emmerder le monde. Ils ont tant de choses à se dire. On y ajoutera les fondamentalistes chrétiens, on remuerait le tout et on les laisserait s’entre-tuer. Ces gens-là font beaucoup de mal à Israël. Ils tuent Israël pour la deuxième fois.
Nous sommes dans le centre de Hébron. Alex me dit qu’il est arrivé que des soldats aient été battus par des colons, que des serviettes en papier remplies de merde humaine aient été jetées vers eux. Des arabes aussi ont été battus par ces colons. Lorsque le marché arabe était encore là, les légumes et la nourriture posée sur les étales étaient jetés par terre par ces mêmes colons. Il n’y a qu’une seule loi ici, c’est la leur. L’armée a peur d’eux. Les politiques aussi. Nous sommes dans une zone de non droit.
Dans le seul restaurant de ce quartier situé autour du caveau des patriarches, à côté de la boutique de souvenirs, il y a un petit restaurant. L’homme qui nous sert est un pied noir. Il est un peu agité. Algérie, France (Paris XIXe arrondissement) où il a toujours de la famille, puis Israël depuis 23 ans. Il me donne un mot pour sa famille, griffonné à la hâte d’une écriture approximative « venez tous, Algérie, noir, France arabe ».
Hébron, c’est triste. Pour la démocratie, pour les droits de l’homme, pour nous les Juifs.
Kyriat Arba, à quelques kilomètres de Hébron, est une des plus anciennes colonies. C’est aujourd’hui une ville de 6000 habitants. C’est la ville où est enterré Baruch Goldstein, ce médecin qui s’en est allé tirer sur les palestiniens qui priaient au tombeau d’Abraham. Je crois qu’il y a eu 24 morts. Sa tombe est devenue un lieu de pèlerinage pour les adeptes de la solution forte. Cette ville a une réputation de colonie dure. Nous nous y arrêtons au retour. J’ai faim et je commande un falafel dans la première superette rencontrée. Un homme qui porte la kipa lit à voix haute un journal. Les résidents de la colonie de Beit Arié veulent partir contre des compensations financières similaires à celles qu’ont obtenu les habitants de Gush Katif ( colonies à Gaza). La serveuse ajoute, à ma grande surprise qu’ici, à Kyriat Arba, la plupart des résidents partiraient. Je reste incrédule devant ses commentaires. Assis dehors en train de savourer mon excellent falafel de type « colon », l’homme qui lisait le journal vient nous rejoindre. C’est un ancien du ministère de la défense qui l’a envoyé ici il y a 30 ans. Les gens sont venus ici pour des raisons économiques, pas idéologiques. La plupart venaient de couches modestes de la population. Ils avaient un logement pour presque rien. Aujourd’hui, il y a beaucoup de chômage, environ 70% de la population. Et puis, lorsque je serais retraité, que vais-je faire ici ? Donnez leur un chèque, ils feront leurs bagages et partiront sous deux heures. Pour ce qui est des extrémistes dont parlent les médias, ils viennent d’ailleurs, pas de Kyriat Arba (je suis plus que sceptique). C’est la même chose avec les arabes d’Hébron. Ils viennent de l’extérieur.
Je n’ai jamais entendu pareil discours auparavant.
Un peu plus tard, avec Meyer, de l’association « the israeli comittee against house demolitions » « le comité israélien contre les destructions de maisons », nous nous rendons à Anata, dans la banlieue de Jérusalem, pour voir un mur planté dans la cour d’une école. Même s’il est provisoire, et comme on le dit du côté israélien, c’est pour empêcher les gosses de lancer des cailloux sur le chantier du mur, situé en contrebas de l’école. La situation est très choquante.
 Ariel Sharon, alors premier ministre d’Israël a été victime d’une attaque cérébrale le 18 décembre 2005, peu de temps après la prise de vue de la photo du journal d’aujourd’hui, suivie d’une seconde attaque le 4 janvier 2006.Il restera huit ans dans le coma et décèdera le 11 janvier 2014. Certains ont attribué cette mort à des rabbins extrémistes qui avaient déjà proféré des menaces envers Yitzhak Rabin, assassiné en 1995.
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zbib · 5 years ago
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Cimetière du Père-Lachaise (fermé) le cimetière du père Lachaise ou de l'est est ouvert depuis 1804, sur le domaine de Montlouis alors un village aux portes de Paris qui appartenait au XVIIe siècle aux jésuites et auquel François de la chaise confesseur de Louis XIV, laissa son nom. A la suite de l'arête du 21.02.1801 qui interdit, pour des raisons de salubrité publique, l'existence de cimetière au cœur des villes, le terrain sera racheté par la ville de Paris pour y créer une grande nécropole. Au début boudé par les Parisiens car trop loin et dans un quartier populaire et pauvre, il ne comptait que 2000 tombent en 1815, Molière et La Fontaine y furent transférés pour redorer son image, on compte 33000 tombes en 1830, le cimetière fut agrandi 5 fois pour arriver aux 44 hectares actuels, 70 000 concessions, 5000 arbres, une centaine de chats, de nombreux oiseaux, et plus d'un million de visiteurs par an. C'est le plus grand cimetière parisien et l'un des plus célèbres et le plus visité du monde, il constitue à ce jour le plus grand espace vert intra-muros de la capitale. Le crématorium est le premier construit en France. La première crémation a lieu le 30 janvier 1889. Alors que les cimetières étaient autrefois réservés uniquement aux fidèles, le cimetière du Père-Lachaise est ouvert à tous, sans distinction de confession. La conception du cimetière mêle parc à l’anglaise et lieu de recueillement. Tous les styles de l’art funéraire sont représentés : tombe gothique, caveau haussmannien, mausolée à l’antique… Sur les chemins verdoyants, le visiteur croise les sépultures de personnes célèbres. On trouve les tombes d’écrivains comme Oscar Wilde, Balzac, Musset ou Proust, d’hommes politiques comme Félix Faure, d'artistes comme Edith Piaf, Yves Montand, Michel Petruccianni, Chopin, Jim Morisson, la plus visitée, Simone Signoret, Delacroix, Ingres, Gilbert Bécaud... le dernier en date, Manu Dibango. #paris #cimetiere #perelachaise #iloveparis #histoire #histoiredeparis #parishistory (à Cimetière du Père-Lachaise) https://www.instagram.com/p/B_c4T0dgpFP/?igshid=x2qwjryeinvw
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salvia · 5 years ago
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Devo rinnovare il passaporto; ho rimandato quanto possibile, ma ineluttabile è arrivato il giorno de... L’UFFICIO POSTALE! (Nitrito, come quando Frau Blucher dice Frankenstein). 
Il monito del bugiardino per il perfetto richiedente del passaporto è chiaro: NON saranno accettati bonifici, bollettini casual e versamenti fantasiosi di qualsivoglia natura. Dev’essere un bollettino prestampato, di quelli con la righina rossa, custoditi gelosamente nei caveau de... L’UFFICIO POSTALE (nitrito) 
Mi programmo un tour organizzato nei dettagli. Prima vado a… L’UFFICIO POSTALE (nitrito), poi ai tabacchi per la marca da bollo (che OVVIAMENTE in posta non ti danno), passerò poi ad un bancomat (che i tabacchini accettano solo contanti e pizze di fango del Camerun), poi già che sono in giro, vado a fare un duplicato delle chiavi, che sto rimandando da un mese. 
Non trascuro nemmeno l’abbigliamento: vestiti a strati in caso di pellegrinaggi esterni e lunghe attese interne. Scarpette da corsa e borraccia.  
Parto carica e motivata come Frodo Baggins quando parte per andare a fare quello che doveva fare.
Prima tappa: L’UFFICIO POSTALE! (nitrito). 
Prendo il numerino. 142. Stanno servendo il 49. Piccolo momento di sconforto. Vabbè mi porto avanti a chiedere il bollettino graal, che mica lo tengono esposto, non sia mai. Non ci riesco. C’è troppa gente e non sono ancora abbastanza aggressiva.  Non sto qui ad aspettare, provo a galoppare fino alla mia seconda tappa, il bancomat. 
Tessera, pin. “Errore tecnico, non possiamo darti i tuoi soldi, torna dopo”. Ma dai. 
non mi perdo d’animo e galoppo fino alla prossima tappa, il tabacchi. Ne trovo uno che ha scritto fuori “valori bollati. Son nel posto giusto. Buongiorno signor tabacchino, mi vende un valore bollato? Ho qui il contante: qua i soldi, qua la roba. “Non teniamo valori bollati”. Ah beh certo, è normale. Ciao. 
Prossima tappa: la ferramenta. Fuori c’è scritto: facciamo chiavi. Sarà un buon segno? 
Buongiorno, mi fa le chiavi? Sì? Ma veramente?? Grazie, lei è gentilissimo. Ma pensa, volevo duplicare delle chiavi, sono andata dal ferramenta e me le ha duplicate. Sono proprio contenta. Quando si dice “abbassare le aspettative”. 
Trotto con rinnovato ottimismo verso… L’UFF… insomma, quel posto da nominare con cautela,   devio verso un tabacchi e, stupore! Mi da la marca da bollo!!! Ma è stupendo! Baldanzosa, mi dirigo verso... L’UFFICIO POSTALE! (nitrito), sperando che non sia scaduto il numerino. Macché scaduto, ne ho ancora davanti più di 70. Per distarmi comincio a scrivere (sul cellulare, con un dito). 
Non so più cosa scrivere e ho ancora davanti 30 persone.
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transpondster · 6 years ago
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 July 18, 2019 PARIS — The security employee monitoring the smoke alarm panel at Notre-Dame cathedral was just three days on the job when the red warning light flashed on the evening of April 15: “Feu.” Fire. 
It was 6:18 on a Monday, the week before Easter. The Rev. Jean-Pierre Caveau was celebrating Mass before hundreds of worshipers and visitors, and the employee radioed a church guard who was standing just a few feet from the altar. 
Go check for fire, the guard was told. He did and found nothing. 
It took nearly 30 minutes before they realized their mistake: The guard had gone to the wrong building. The fire was in the attic of the cathedral, the famed latticework of ancient timbers known as “the forest.”
Just a great story with visuals that help explain the timeline, the risks, the mistakes, and the heroism in Paris that day. The graphics alone make it worth reading on a full PC/Mac browser or an iPad. A small sampling:
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michelangelob · 1 year ago
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Leonardo da Vinci: disegni autografi in mostra nel caveau della Biblioteca Reale di Torino
“L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro” è il titolo della mostra proposta dalla Biblioteca Reale di Torino che aprirà i battenti a partire dal 28 marzo fino al 30 giugno 2024. Organizzata nell’ambito dell’iniziativa A tu per tu con Leonardo, l’esposizione sarà l’occasione eccezionale per conoscere ed esplorare da vicino l’opera di Leonardo da Vinci e ammirare…
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nicktynan · 2 years ago
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Claude Lauseiro, Photographe - exposition galerie UDPSE
Claude Lauseiro, Photographe – exposition galerie UDPSE
Exposition – GALERIE DU CAVEAU Union de Producteurs de St-Emilion 02-30 Decembre 2022
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theoppositeofadults · 6 years ago
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La série de photos prises par la presse au printemps 2013 aux obsèques d’Antoine Veil, le mari de Simone Veil, au cimetière du Montparnasse, intrigue : Simone Veil est là bien sûr - quatre années sépareront la mort de son mari et la sienne, le 30 juin 2017. Jacques et Bernadette Chirac aussi, assis sur des chaises installées au bord du caveau. Alors que les deux fils encore vivants du couple Veil se tiennent au deuxième rang, debout à côté d'Edouard Balladur, une main sur l’épaule de leur mère, Marceline Loridan-Ivens est assise entre l’ancien Président de la République et Simone Veil. Cinéaste, iconoclaste, hier figure d’une gauche échevelée sans étiquette ni officine, Marceline Loridan-Ivens n’est pas là comme un membre de la famille de Simone Veil mais plutôt comme son double. “Des jumelles contradictoires”, dit cette petite femme qui a eu 90 ans cette année et qui aime surligner d’un rire qu’elle est “née rousse, gauchère et juive”.
"Des filles de Birkenau"
Simone Veil et Marceline Loridan-Ivens se sont connues en déportation, au camp d’Auschwitz-Birkenau - “des filles de Birkenau”, diront-elles toutes leur vie pour dire ce quelque chose qui s’ancrera toujours un peu là-bas. Elles sont toutes deux nées en France : une famille de l’exode, parents polonais et lignée rabbinique pour Marceline qui comprendra l'allemand grâce à yiddish ; des parents originaires de Lorraine dont les biographies soulignent qu’ils sont “assimilés et non pratiquants”.
Les deux jeunes femmes ont quitté Drancy et la France le 13 avril 1944 dans le même convoi mais c’est seulement au petit matin qu’elles s’aperçoivent pour la première fois, à l’étape du tatouage. Premier geste sidérant que ce marquage d’un numéro flanqué d’un triangle, demie-étoile de David utilisé pour distinguer les Juifs d’entre les déportés. Simone s’appelle Jacob, elle passe avant Marceline Rosenberg. Elles viennent d’échapper une première fois à la mort, mais elles ne le savent pas encore : dans ces premiers instants de stupeur, débarquant au beau milieu de la nuit après des heures entassés à une centaine par wagon dans ce convoi 71, des voix glissaient aux nouveaux arrivants : “Dis que tu as 18 ans” ; “Donne ton enfant à un vieillard” ; “Dis que tu voyages seule”... Seules les plus valides et les majeurs rejoindront le camp à pied, ce sont eux qui construiront les routes vers les crématoriums, puis qui creuseront les fosses o�� l’on entassera les cadavres devenus trop nombreux pour les crématoriums lorsque les cadences s’emballeront à l’arrivée des Juifs de Hongrie. Les autres rejoindront immédiatement le crématorium par camion.
Aucun enfant n’en réchappera mais Marceline a menti, elle a caché ses 15 ans. Simone, sa mère et sa sœur parviennent quant à elles à rester toutes les trois : Simone, qui vient de passer le bac, a 18 ans et à 44 ans, sa mère “faisait jeune”, racontera Simone Veil. A Birkenau, Marceline Loridan-Ivens se souvient que les déportées les plus jeunes fonctionnent souvent par paire, “presque par couple”. Avec Simone Veil, elles partagent une audace et une force, aussi : dans les couchettes, ces “koya” de 1,80m par 1,90m où l’on s’entasse à cinq et où elles découvriront que l'étage du haut est encore préférable, elles n’hésitent pas un jour à se cacher sous des couvertures, enchâssées l’une à l’autre, tête bêche. Simone Veil racontera n’avoir jamais pleuré “là-bas”. “Moi-non plus !”, réplique Marceline Loridan-Ivens sur le ton de l’évidence, avant d’ajouter : “Mais enfin ça ne veut rien dire… juste que nous nous étions endurcies.”
Elles passeront plus d’une année en déportation, mais seulement un hiver. Beaucoup plus tard, Simone Veil, qui a attrapé le typhus, tout comme sa sœur et sa mère qui en mourra à quelques jours de la libération des camps, estimera qu’il aurait été impossible de résister à plus d’un hiver. Transférée à Bergen-Belsen, Simone Veil perd de vue Marceline Loridan-Ivens, qui transite une dernière fois par Theresienstadt dans un train fantôme acheminé par des nazis qui sauteront du train en marche, refluant à mesure que l’Armée rouge avance.
Theresienstadt se trouve dans les Sudètes, aujourd’hui la République tchèque, et la jeune femme qui vient d’avoir 16 ans met des semaines à regagner la France. Des prisonniers de guerre, des travailleurs du S.T.O. sont rapatriés en train, et puis aussi les déportés, Juifs ou Résistants. Dans “A voix nue”, Marceline Loridan-Ivens racontait en 2012 avoir eu du mal à convaincre les autorités françaises qui affrétaient les trains du retour de rapatrier aussi les déportées juives : les prisonniers de guerre avaient même dû faire grève pour qu’elle soit du voyage. Direction Paris, puis l’arrivée en bus, seule, au Lutétia, centre névralgique de la Gestapo réquisitionné à la Libération de Paris pour accueillir ceux qui revenaient d’Allemagne.
Alors que Simone - qui ne s’appelle pas encore Veil - est accueillie par un oncle et une tante à Paris, Marceline met du temps à retrouver sa mère, et comprend que son père, à qui elle consacrera bien plus tard un livre avec Judith Perrignon, n’en reviendra pas. Les deux jeunes femmes ne se verront pas à l'hôtel Lutétia, mais leurs témoignages disent la même impossibilité de raconter, et aussi le contact insupportable avec les matelas. Elles dormiront longtemps sur le sol, à leur retour de déportation, chacune de son côté. La première question que Marceline entend de la bouche de sa mère et de son petit frère, c’est : “As-tu été violée ?” - “Je leur ai dit ce que j’avais bien envie de leur dire”, confiera-t-elle sur France Culture 70 ans plus tard tandis que Simone Veil, elle, disait en 1988 : “Nous n’avons pas parlé parce qu’on n’a pas voulu nous écouter” - “on refait beaucoup l’histoire.”
L'autodidacte et la bonne élève
C’est dans cette solitude douloureuse que Marceline se fraie un chemin jusqu’à l’âge adulte. Aussi autodidacte que Simone, qui apprendra au retour des camps qu'elle a été reçue au bac en 1944, sera bonne élève : dès octobre 1945, elle s’inscrit en droit et à Sciences-Po à Paris même si elle vient de manquer la rentrée universitaire. L'année suivante, en 1946, elle épouse Antoine Veil, polytechnicien promis à une brillante carrière, alors que Marceline, qu’elle a perdue de vue, découvre “le Saint-Germain des enfants perdus de la guerre”. Il y a ce fils de pétainistes en rupture familiale, ces enfants de la Shoah livrés à eux-mêmes, ces jeunes rescapés dont l’Histoire vient de pulvériser les vies familiales, ou encore ce fils d’Allemands qu’elle croise, égaré dans Paris. Mais il y a aussi Sidney Bechett, qu’elle découvre en premier, ces livres qu’elle ingurgite en demandant conseil à la cantonade comme si il urgeait de rattraper son retard, et puis le Tabou, ce club de jazz où jouait Boris Vian :
Ce document enregistré au Tabou un soir où jouait Boris Vian date de 1947. La même année, les archives de la radio publique ont conservé la trace du passage de Simone Veil, toujours élève à Sciences-Po, à l’Assemblée nationale. Elle participait à une journée parlementaire sur la Shoah et racontait comment, dans les camps d’extermination, l’on distinguait les Juives par nationalité. Simone Veil avait 20 ans, c’était le 4 mars 1947 et elle avait écrit son intervention au perchoir - “Ce que j'ai pu observer en Allemagne au sujet de la race juive” :
Un an plus tard, en 1948, Simone Veil a déjà deux fils - un troisième enfant, encore un garçon, naîtra en 1954, dix ans après son départ pour les camps. A l’heure où Marceline qui a épousé un certain Francis Loridan préfère divorcer plutôt que suivre ce mari conservateur sur des chantiers à Madagascar où l’on traite les ouvriers en fonction de leur couleur de peau, Simone Veil, elle, renonce à une carrière d’avocate pour suivre son mari Antoine, inspecteur des finances nommé en Allemagne. Chez les Veil, l’Europe devient le combat politique premier, celui qui supplante les étiquettes partisanes. Simone Veil est pro-européenne avant d’être de droite et, à cette époque, la construction de l’Europe se joue plutôt au centre.
L'argent du FLN ou la pénitentiaire
De retour à Paris, Simone Veil retrouve Marceline Loridan dans la rue, par hasard. Nous sommes en 1956 et Simone vient de réussir le concours de la magistrature au moment où sa jumelle Marceline planque chez elle des valises pleines de billets destinées au FLN - “C’est chez moi qu’on comptait l’argent”, raconte-t-elle dans A voix nue, se souvenant être celle qui aura su convaincre Jean-Paul Sartre de joindre sa signature au “Manifeste des 121”, appel d’intellectuels, d’universitaires et d’artistes pour “le droit à l’insoumission dans la guerre d’Algérie”, qui sera publié le 6 septembre 1960 dans le magazine Vérité-Liberté. Car Marceline Loridan gravite dans les cercles de la gauche anticolonialiste, après avoir claqué la porte du Parti communiste français où elle s’était trouvée à militer six mois. Elle fréquente le groupe Saint-Benoît qui réclame l’indépendance algérienne ou encore le groupe Arguments, dans le sillage d’Edgar Morin.
Quand Morin réalisera avec Jean Rouch Chronique d’un été, filmé entre 1959 et 1960, c’est à Marceline Loridan qu’il confie le premier rôle, et c’est elle qu’on voit à l’écran, demandant aux passants, en pleine guerre d’Algérie et quinze ans après la Shoah : “Et vous, vous êtes heureux ?” Cinquante ans plus tard, elle dira sur France Culture “Je ne me suis pas rendue compte sur le coup”, racontant que “les anciennes déportées” détestent souvent ce film.
A l’heure où Marceline promenait son nagra sur ce merveilleux film iconique des débuts du cinéma direct, Simone Veil était repérée par la Chancellerie et nommée à la direction de l’administration pénitentiaire. Le poste paraît “impensable” à son amie de Birkenau après ce qu’elles ont vécu ensemble, mais les deux femmes ne se heurtent pas. Elles resteront insépérables.
De leurs trajectoires apparemment aux antipodes, elles raconteront plutôt plus tard combien elles se sont en réalité façonnées ensemble. Pas si séparées que pourraient le laisser entendre les apparences. Simone Veil à la tête des prisons durant la guerre d’Algérie alors que Marceline s’active pour le FLN avant de rejoindre Jean-Pierre Sergent filmer Algérie année zéro sitôt signés les accords d’Evian en 1962 ? Certes, mais l’amie expliquera à la militante qu’elle a fait rapatrier en France toutes les femmes détenues dans les prisons d’Algérie pour les empêcher de se faire violer.
En collier de perles chez les gauchistes
Marceline Loridan écume la programmation de la Cinémathèque où elle ingurgite autant de films qu’elle le peut, appartenant à cette génération qui a “appris à faire du cinéma en regardant des films”. Elle se marre encore en racontant dans quelques interviews avoir traîné avec elle “Simone et son collier de perles” à la Cinémathèque, “autant pour la mettre mal à l’aise, elle, que pour emmerder les gauchistes”.
Simone Veil vit dans le confort d’un appartement place Vauban, où le couple Veil reçoit au petit dejeuner des hommes politiques de gauche et de droite avec vue sur le dôme des Invalides, tandis que Marceline Loridan suit celui qui sera le grand amour de sa vie, le réalisateur de documentaires Joris Ivens, jusqu’au dix-septième parallèle au Nord-Vietnam où elle rencontre Ho-Chi-Minh sous un tapis de bombes à billes.
Mais ensemble, elles fêtent chaque bonne nouvelle d’un coup de vodka et de harengs fumés, comme par exemple la nomination de Simone Veil au cabinet Pleven, le garde des Sceaux, puis au poste de Ministre de la Santé, qu’elle occupera durant cinq ans. Ou encore la publication par le Nouvel observateur dans son numéro du 5 avril 1971 du Manifeste des 343 salopes, que Marceline Loridan, qui n’a jamais voulu d’enfant mais n’est jamais tombée enceinte, a signée.
Trois ans plus tard, en novembre 1974, Marceline Loridan est devant sa télé lors des débats parlementaires interminables durant lesquels Simone Veil ferraillera vingt-cinq heures durant pour réussir à faire passer sa loi libéralisant l’IVG en France. Sous les insultes antisémites de son propre camp, et uniquement grâce aux voix de la gauche.
Un jour qu’elle était huée par des militants d’extrême droite durant sa première campagne électorale pour les élections européennes, Simone Veil leur répondra qu’ils ne sont rien que “des SS aux petits pieds”. C’était en 1979, l’année où l’émission “Les Dossiers de l’écran” proposera à Simone Veil de raconter ses souvenirs de la Shoah, dans une France qui ne veut toujours pas vraiment savoir. Six ans avant le film de Claude Lanzmann, Shoah, et alors que ceux qui auraient pu entendre n’avaient pas eu accès à beaucoup plus que Nuit et brouillard, pourtant pétri d’erreurs historiques, Simone Veil accepte.
Simone Veil et les antisémites
Son témoignage est un moment historique, c’est aussi une réponse à celui qui fut son Premier Ministre, Raymond Barre, et donc elle n’a cessé de se plaindre de l’antisémitisme auprès de Valery Giscard d’Estaing, menaçant plusieurs fois de démissionner. Car Raymond Barre évoquait par exemple “le lobby juif” en plein Conseil des ministres en 1978. Comme deux ans plus tard, il estimera bien malheureux l’attentat contre la synagogue de la rue Copernic, premier attentat antisémite à Paris depuis la guerre... mais plutôt pour ses victimes collatérales : “Cet attentat voulait frapper des israélites qui se rendaient à la synagogue et il a frappé des Français innocents qui traversaient la rue Copernic”, en dira Barre. Deux jours plus tard, Simone Veil défilait dans la rue en protestation et elle ne taira plus sa colère contre Raymond Barre.
A l’époque, Marceline Loridan épouse encore la cause palestinienne, dont elle se distanciera les années passant, au point que son amie Simone Veil s’étonnera : “Marceline est devenue plus sioniste que moi !” Elle qui n’est pas pratiquante et aura jeûné pour Kippour pour la première de sa vie à Birkenau “par dignité” en renonçant à sa ration de pain est surtout effarée de la montée de l’antisémitisme. En 2007, au micro de Frédéric Mitterrand, Simone Veil dira sur France Culture :
"Nous ne sommes jamais sortis de la Shoah, nous vivons dans la Shoah"
Quelques mois plus tard, elle était élue à l’Accadémie française. Dans son discours, elle se racontera encore fille de la Shoah, dès le deuxième paragraphe, non sans avoir salué la féminisation de l’assemblée vénérable pour commencer :
À bien y réfléchir, cependant, depuis que vous m’avez invitée à vous rejoindre, moi que ne quitte pas la pensée de ma mère, jour après jour, deux tiers de siècle après sa disparition dans l’enfer de Bergen-Belsen, quelques jours avant la libération du camp, c’est bien celle de mon père, déporté lui aussi et qui a disparu dans les pays Baltes, qui m’accompagne. L’architecte de talent qu’il fut, Grand Prix de Rome, révérait la langue française, et je n’évoque pas sans émotion le souvenir de ces repas de famille où j’avais recours au dictionnaire pour départager nos divergences sur le sens et l’orthographe des mots. Bien entendu, c’est lui qui avait toujours raison. Plus encore que je ne le suis, il serait ébloui que sa fille vienne occuper ici le fauteuil de Racine.
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photogamer · 6 years ago
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Hôtel Transylvanie 3, on ne s'en lasse pas !
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Ce dimanche sur TF1.
Troisième opus des aventures de la famille Dracula dans son hôtel de monstres, l’épisode se pose tellement en film de l'été qu'il emmène carrément toute la troupe… en vacances. Une délicieuse "inception" qui place au passage, discrètement mais sûrement, le curseur un peu plus sur l'humour, pour notre plus grand bonheur.
Ils sont revenus, ils sont tous là. Les vampires, momies, créatures de Frankenstein, loups-garous, blobs, hommes invisibles, et on en passe. Ce nouveau "monster mash", sorte de mash up de monstres et parangon d'univers geek cher aux amateurs de Dracula, ce dernier rempile en protagoniste de la farce, au sens noble. L'illustre créature de la nuit reconvertie en hôtelier de luxe travaille avec sa fille, Mavis, qui vient de le rendre grand-père en donnant naissance au petit Dennis, mi-humain mi-vampire, dans la précédente aventure.
Quelques années plus tard, le patron aux dents longues s’attaque enfin à un problème mis de côté depuis trop longtemps. À la mort de son épouse, il avait noyé son chagrin dans le travail, sacerdoce visant à la fois à mieux servir sa monstrueuse communauté et à s’intégrer au monde des humains. Grâce à son complexe hôtelier pour monstres de tous horizons, cet objectif fut atteint bon an mal an. Malgré l'agrandissement récent de la famille, "Drac" se sent seul. Il découvre ainsi les sites de rencontre, ce qui le rend plus joyeux mais plus secret que d’habitude. C'est à ce moment-là que sa fille, sur un qui pro quo, le juge « surmené » et trouve alors l'idée du siècle : un repos bien mérité sur une croisière de luxe surprise à l'itinéraire et à l'équipage monstrueux, naturellement.
Avec son large éventail de références et de types d’humour, Hôtel Transylvanie 3 parle à tous les publics et s'oriente vers le rire frais et spontané. Toujours justes, les blagues et gags s'enchaînent au fil d'une narration épurée, dépoussiérée et très rythmée, voire effrénée. La réalisation "au poil" emmenée par Genndy Tartakovsky se montre à la hauteur de l’exigence Sony Pictures pour cette désormais trilogie. Les effets spéciaux, en constante amélioration sans en avoir l'air, mettent en valeur une orientation plus cartoonesque que dans les précédents volets. Les gags sont plus rapides, les expressions plus comiques. Certains nouveaux visages rappellent même le style années 30 d’un célébrissime marin mangeur d'épinards.
Parmi les principes de la comédie, deux reviendraient, selon les connaisseurs, assez souvent. D’abord l'inspiration de la vie de tous les jours, et ensuite un lien avec l'actualité. Le rythme plus nerveux de cet épisode se base bien sur ces principes. Non seulement le quotidien est moqué avec mordant, mais la période estivale du film tombe à point nommé avec sa sortie au milieu de l’été. Rencontres sur smartphone et mésaventures de vacances feront aussi la place à un personnage archi-connu de l'univers de Dracula, que nous vous laissons découvrir. Cerise sur le caveau, la bande-son procure des envies irrésistibles de déhanchement garantis, surtout vers la fin, grandiose, notamment dans les salles équipées Dolby.
Verdict
Dracula trouvera-t-il l'amour ou juste un amour de vacances ? Qui se dressera sur son chemin ? Peu importe, ce sera un spectacle virevoltant et permanent. Et même si le casting de la VF ne comporte aucune star du grand écran, les puristes pourront saluer l’apport de qualité des comédiens et professionnels du doublage à l'ensemble. En moins de deux heures, sans aucun temps mort, ce troisième Hôtel Transylvanie ressemble à un incontournable de l'été pour toutes les tranches d’âge, pour les geeks et pour les autres.
Note
7.8 "bon"
Un cocktail qui sonne juste dans un univers de monstres légendaires qu'on a plaisir à retrouver. Du fun sans prise de tête, c’est tout ce qu'on demande en été.
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