#cass calvino
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Happy Blorbo Blurbsday! Tell me something about your favorite character you write.
Hey, love! Thanks for the ask!
I'm taking this opportunity to talk about Cass from The Animatronic Saga:
Cass Calvino is introduced in Book 2 and spoiler-not-spoiler becomes a major character from there on out.
And now for a fun fact:
Cass is the only kid trained in more than one weapon-- and really the only one sufficiently trained at all. She's trained with handguns, rifles, crossbows, and a variety of knives. Spelling all that out, she's kinda a badass.
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LA CITTÀ SMARRITA NELLA NEVE
Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marcovaldo si tirò su dal letto col senso di qualcosa di strano nell’aria. Non capiva che ora era, la luce tra le stecche delle persiane era diversa da quella di tutte le ore del giorno e della notte. Aperse la finestra: la città non c’era più, era stata sostituita da un foglio bianco. Aguzzando lo sguardo, distinse, in mezzo al bianco, alcune linee quasi cancellate, che corrispondevano a quelle della vista abituale: le finestre e i tetti e i lampioni lì intorno, ma perdute sotto tutta la neve che c’era calata sopra nella notte. – La neve! – gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano. Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve. Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista, si sentì libero come non s’era mai sentito. Nelle vie cittadine ogni differenza tra marciapiedi e carreggiata era scomparsa, veicoli non ne potevano passare, e Marcovaldo, anche se affondava fino a mezza gamba ad ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d’attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig–zag. Le vie e i corsi s’aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne. La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella notte l’avevano cambiata con un’altra? Chissà se sotto quei monticeli! bianchi c’erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le fermate dei tram o se non c’erano che sacchi e sacchi di neve? Marcovaldo camminando sognava di perdersi in una città diversa: invece i suoi passi lo riportavano proprio al suo posto di lavoro di tutti i giorni, il solito magazzino, e, varcata la soglia, il manovale stupì di ritrovarsi tra quelle mura sempre uguali, come se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse risparmiato solo la sua ditta. Lì ad aspettarlo, c’era una pala, alta più di lui. Il magazziniere–capo signor Viligelmo, porgendogliela, gli disse: – Davanti alla ditta la spalatura del marciapiede spetta a noi, cioè a te –. Marcovaldo imbracciò la pala e tornò a uscire. Spalar neve non è un gioco, specie per chi si trova a stomaco leggero, ma Marcovaldo sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita. E di gran lena si diede al lavoro, facendo volare gran palate di neve dal marciapiede al centro della via. Anche il disoccupato Sigismondo era pieno di riconoscenza per la neve, perché essendosi arruolato quel mattino tra gli spalatori del Comune, aveva davanti finalmente qualche giorno di lavoro assicurato. Ma questo suo sentimento, anziché a vaghe fantasie come Marcovaldo, lo portava a calcoli ben precisi su quanti metri cubi di neve doveva spostare per sgomberare tanti metri quadrati; mirava insomma a mettersi in buona luce con il caposquadra; e – segreta sua ambizione – a far carriera. Sigismondo si volta e cosa vede? Il tratto di carreggiata appena sgomberata tornava a ricoprirsi di neve sotto i disordinati colpi di pala d’un tizio che si affannava lì sul marciapiede. Gli prese quasi un accidente. Corse ad affrontarlo, puntandogli la sua pala colma di neve contro il petto. – Ehi, tu! Sei tu che tiri quella neve lì? – Eh? Cosa? – trasalì Marcovaldo, ma ammise: – Ah, forse sì. – Be’, o te la riprendi subito con la tua paletta o te la faccio mangiare fino all’ultimo fiocco. – Ma io devo spalare il marciapiede. – E io la strada. E be’? – Dove la metto? – Sei del Comune? – No. Della ditta Sbav. Sigismondo gli insegnò ad ammucchiare la neve sul bordo e Marcovaldo gli ripulì tutto il suo tratto. Soddisfatti, a pale piantate nella neve, stettero a contemplare l’opera compiuta. – Hai una cicca? – chiese Sigismondo. Si stavano accendendo mezza sigaretta per uno, quando un’autospazzaneve percorse la via sollevando due grandi onde bianche che ricadevano ai lati. Ogni rumore quel mattino era solo un fruscio: quando i due alzarono lo sguardo, tutto il tratto che avevano pulito era di nuovo ricoperto di neve. –Che cos’è successo? È tornato a nevicare? – e levarono gli occhi al cielo. La macchina, ruotando i suoi spazzoloni, già girava alla svolta. Marcovaldo imparò ad ammucchiare la neve in un muretto compatto. Se continuava a fare dei muretti così, poteva costruirsi delle vie per lui solo, vie che avrebbero portato dove sapeva solo lui, e in cui tutti gli altri si sarebbero persi. Rifare la città, ammucchiare montagne alte come case, che nessuno avrebbe potuto distinguere dalle case vere. O forse ormai tutte le case erano diventate di neve, dentro e fuori; tutta una città di neve con i monumenti e i campanili e gli alberi, una città che si poteva disfare a colpi di pala e rifarla in un altro modo. Al bordo del marciapiede a un certo punto c’era un mucchio di neve ragguardevole. Marcovaldo già stava per livellarlo all’altezza dei suoi muretti, quando s’accorse che era un’automobile: la lussuosa macchina del presidente del consiglio d’amministrazione commendator Alboino, tutta ricoperta di neve. Visto che la differenza tra un’auto e un mucchio di neve era così poca, Marcovaldo con la pala si mise a modellare la forma d’una macchina. Venne bene: davvero tra le due non si riconosceva più qual era la vera. Per dare gli ultimi tocchi all’opera Marcovaldo si servì di qualche rottame che gli era capitato sotto la pala: un barattolo arrugginito capitava a proposito per modellare la forma d’un fanale; con un pezzo di rubinetto la portiera ebbe la sua maniglia. Ci fu un gran sberrettamento di portieri, uscieri e fattorini, e il presidente commendator Alboino uscì dal portone. Miope ed efficiente, marciò deciso a raggiungere in fretta la sua macchina, afferrò il rubinetto che sporgeva, tirò, abbassò la testa e s’infilò nel mucchio di neve fino al collo. Marcovaldo aveva già svoltato l’angolo e spalava nel cortile. I ragazzi del cortile avevano fatto un uomo di neve. – Gli manca il naso! – disse uno di loro. – Cosa ci mettiamo? Una carota! – e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi. Marcovaldo contemplava l’uomo di neve. «Ecco, sotto la neve non si distingue cosa è di neve e cosa è soltanto ricoperto. Tranne in un caso: l’uomo, perché si sa che io sono io e non questo qui». Assorto nelle sue meditazioni, non s’accorse che dal tetto due uomini gridavano: – Ehi, monsù, si tolga un po’ di lì! – Erano quelli che fanno scendere la neve dalle tegole. E tutt’a un tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso. I bambini tornarono col loro bottino di carote. – Oh! Hanno fatto un altro uomo di neve! – In mezzo al cortile c’erano due pupazzi identici, vicini. – Mettiamogli il naso a tutti e due! – e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di 13 neve. Marcovaldo, più morto che vivo, sentì, attraverso l’involucro in cui era sepolto e congelato, arrivargli del cibo. E masticò. – Mammamia! La carota è sparita! – I bambini erano molto spaventati. II più coraggioso non si perse d’animo. Aveva un naso di ricambio: un peperone; e lo applicò all’uomo di neve. L’uomo di neve ingoiò anche quello. Allora provarono a mettergli per naso un pezzo di carbone, di quelli a bacchettina. Marcovaldo lo sputò via con tutte le sue forze. – Aiuto! È vivo! È vivo! – I ragazzi scapparono. In un angolo del cortile c’era una grata da cui usciva una nube di calore. Marcovaldo, con pesante passo d’uomo di neve, si andò a mettere lì. La neve gli si sciolse addosso, colò in rivoli sui vestiti: ne ricomparve un Marcovaldo tutto gonfio e intasato dal raffreddore. Prese la pala, soprattutto per scaldarsi, e si mise al lavoro nel cortile. Aveva uno starnuto che s’era fermato in cima al naso, stava lì lì, e non si decideva a saltar fuori. Marcovaldo spalava, con gli occhi semichiusi, e lo starnuto restava sempre appollaiato in cima al suo naso. Tutt’a un tratto: l’« Aaaaah… » fu quasi un boato, e il: «.. Ciù! » fu più forte che lo scoppio d’una mina. Per lo spostamento d’aria, Marcovaldo fu sbatacchiato contro il muro. Altro che spostamento: era una vera tromba d’aria che lo starnuto aveva provocato. Tutta la neve del cortile si sollevò, vortice come in una tormenta, e fu risucchiata in su, polverizzandosi nel cielo. Quando Marcovaldo riaperse gli occhi dal suo tramortimento, il cortile era completamente sgombro, senza neppure un fiocco di neve. E agli occhi di Marcovaldo si ripresentò il cortile di sempre, i grigi muri, le casse del magazzino, le cose di tutti i giorni spigolose e ostili.
(ITALO CALVINO)
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L'unico pensiero dei Consigli d'amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d'augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s'inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino dànno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d'affari le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.
da "I figli di Babbo Natale" di Italo Calvino, un racconto di Marcovaldo
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OROLOGI E PASSIONE
Orologi e passione: Piccola storia dell’orologeria svizzera È dagli albori della civiltà, se non prima, che la misura del tempo affascina gli esseri umani. Si iniziò con l’osservare le regolarità dei movimenti celesti: i cicli della luna, del sole e del firmamento. La misura del tempo aveva una necessità pratica: coordinare sull’arco dell’anno le semine e i raccolti o del giorno per le necessità giornaliere. Con l’avanzare della civiltà e delle sue esigenze la misura del tempo doveva essere sempre più precisa. Dal consumarsi di una candela, all’ombra del sole (meridiane), al flusso di predeterminate quantità d’acqua, allo scorrere della sabbia in una clessidra, all’invenzione di aggeggi meccanici dal funzionamento sempre più regolare (pendolo, bilanciere, ecc.) al contare le vibrazioni di un cristallo (quarzo), alla frequenza di risonanza di un certo atomo (orologio atomico), la misura del tempo è diventata sempre più precisa, permettendo un coordinamento sempre maggiore delle attività umane e la misura temporale di fenomeni fisici senza dimenticare i progressi fatti nel tempo dalla navigazione oceanica con l’utilizzo di orologi sempre più precisi (cronometri di bordo). In sintesi, il progresso. Senza la misura del tempo sempre più accurata, non ci sarebbe la civiltà che conosciamo. Ma dedichiamoci a orologi e passione. La storia che ci interessa qui è quella dell’orologeria meccanica, particolarmente di quella svizzera. I primi orologi meccanici risalgono al XIV secolo e furono costruiti in Europa e i primi orologi portatili (non possono essere definiti ancora orologi da tasca per le loro dimensioni e forme) furono introdotti nella seconda metà del XV secolo. Apparvero simultaneamente in Italia e in Germania. Quelli da tasca, seppure fossero per decenni assai ingombranti, furono introdotti nei primi decenni del XVI secolo e via via furono perfezionati con sempre maggiori innovazioni meccaniche e miniaturizzati, anche se i principi basilari del loro funzionamento rimasero inalterati per secoli fino all’introduzione degli orologi elettronici. L’industria orologiera più importante e significativa per quel che riguarda orologi e passione è l’industria orologiera svizzera. Va comunque ricordato che nell’orologeria meccanica la Francia e l’Inghilterra ebbero un ruolo determinante nello sviluppo tecnico degli orologi. Il riformatore francese Giovanni Calvino, a Ginevra, a metà de XVI secolo, proibì i segni esteriori di ricchezza (Ginevra era già protestante con Farel e aveva già promulgato editti che proibivano il lusso nella religione) obbligando i gioiellieri a trasformarsi sostanzialmente in orologiai. Un certo Bayard, dell’ondata di protestanti francesi e italiani arrivati a Ginevra nella prima metà del XVI secolo per sfuggire alle persecuzioni religiose, divenne il primo orologiaio ”ufficiale” nel 1554, ma altri apprendisti orologiai erano presenti a Ginevra in quel periodo. Infatti gli orologi non erano considerati gioielli perché utili ma potevano comunque essere oggetti di gran lusso. Nacque e si sviluppò così l’orologeria ginevrina che si caratterizzava per la sofisticazione e la ricchezza (pietre preziose, oro, smalti) dei suoi manufatti. Molti dei rifugiati ugonotti - così numerosi da raddoppiare il numero di abitanti della città - erano infatti artigiani, chi nel settore tessile, chi nella gioielleria, chi nell’orologeria o banchieri e aiutarono lo sviluppo industriale e commerciale di Ginevra. Una seconda ondata di rifugiati protestanti arrivò a Ginevra dopo la strage di San Bartolomeo nel 1572.
Orologio del 1650 (Wiki) Una terza ondata di ugonotti francesi arrivò a Ginevra dopo la revoca dell’Editto di Nantes, che li proteggeva, nel 1685, e fu più importante numericamente delle prime due. Una parte di questi nuovi rifugiati con molti orologiai e artigiani tra di loro, non potendo più stabilirsi a Ginevra, si distribuì nell’arco giurassiano (Vallée de Joux, regione del lago di Neuchâtel, Giura bernese, ecc.), fondando piccole manifatture anche orologiere. I contadini del Giura - regione dagli inverni lunghi e molto nevosi - avevano molto tempo a disposizione durante l’inverno e molti di loro si dedicarono, nella scia dei nuovi arrivati, all’orologeria. Erano aziende agricole d’estate e laboratori orologieri durante la brutta stagione. Una semi-leggendaria origine dell’orologeria giurassiana, particolarmente di quella dell’alto cantone di Neuchâtel, vuole che nel 1679 un mercante di cavalli tornato dall’Inghilterra con un orologio da tasca che si era rotto si rivolgesse al figlio di un fabbro nato a La Sagne (piccolo borgo del cantone di Neuchâtel) per ripararlo. Quest’ultimo, Daniel JeanRichard, lo esaminò, si appassionò alla meccanica e in un anno, dopo aver realizzato tutti gli strumenti necessari, lo riparò. Trasferitosi a Le Locle vi fondò un’impresa orologiera che divenne il seme del futuro sviluppo dell’industria della regione. Una leggenda? Forse, ma Daniel JeanRichard divenne comunque il nume tutelare dell’orologeria neocastellana e giurassiana. Anche nella pianura ai piedi del Giura in direzione di Zurigo, in città come Granges/Grenchen, Soletta, sciaffusa e Langendorf si svilupparono successivamente aziende orologiere.
Statua di Daniel JeanRichard a Le Locle Tra la fine del XVIII e il XX secolo l’industria si sviluppò ulteriormente e vennero fondate aziende importanti sia a Ginevra sia nell’arco giurassiano e le sue vicinanze. Nel cantone di Neuchâtel, ad esempio, si svilupparono due città gemelle: Le Locle e La Chaux-de-Fonds che divennero centri importantissimi dell’industria orologiera. La città di La Chaux-de-Fonds nel 1794, già centro orologiero, fu distrutta da un incendio e fu ricostruita con l’orologeria in mente seguendo un piano a scacchiera (all’americana) con strade dritte molto larghe per l’epoca, disposte ad angolo retto, onde permettere alla luce di penetrare meglio negli atelier degli orologiai, generalmente siti sotto o sopra l’abitazione dei dipendenti. Le 2 città funzionavano esse stesse come orologi. Costituite principalmente da una miriade di piccoli atelier che fabbricavano pezzi specifici degli orologi: chi le sfere (lancette), chi le casse, chi i quadranti, chi pezzi dei movimenti (calibri), ecc. Ogni azienda dipendeva dall’altra. Rare erano le aziende che facevano tutto o quasi in casa. Certe grandi aziende, all’inizio del XX secolo, avevano più di mille dipendenti e producevano centinaia di migliaia di orologi all’anno. Karl Marx definì la città nel “Il Capitale* come un’immensa città fabbrica. Per questi motivi entrambe le città sono diventate patrimonio dell’umanità Unesco per il loro urbanismo orologiero. A la Chaux-de-Fonds ha sede il museo internazionale dell’orologeria (MIH) che senz’altro vale una visita anche per chi non è un appassionato. https://www.chaux-de-fonds.ch/musees/mih/
Vista parziale di La Chaux-de-Fonds Nella seconda metà del XIX secolo l’importante industria americana degli orologi era molto meccanizzata e fordista ante-litteram e l’industria svizzera, più frammentata e artigianale, dovette adattarsi per competere. Anche con l’aiuto di imprenditori ebraici immigrati dall’Alsazia che si stabilirono principalmente nelle montagne neocastellane, ma non solo, l’industria adottò metodi produttivi più moderni. Alla fine del XIX secolo l’industria svizzera iniziò a dominare per innovazione e qualità l’industria orologiera mondiale; dominazione che si protrasse per quasi tutto il XX secolo. A Ginevra e nella Vallée de Joux grandi “Maison” si affermarono come icone a livello mondiale: Rolex, Patek Philippe, Vacheron & Constantin (fondata nel 1755), Universal Genève, Audemars Piguet. Nel Giura bernese e a Biel/Bienne: Longines, Omega, Heuer, Marvin. A Le Locle: Zenith, Tissot, Ulysse Nardin. A La Chaux-de-Fonds: Movado, Election, Girard- Perregaux, Eberhard, Breitling, Invicta, Vulcain, Ogival. Nel Giura neocastellano: Piaget. A Soletta: IWC. A Granges /Grenchen: Eterna. Le aziende erano centinaia e ovviamente non si possono citare tutte in questa breve retrospettiva. Certe manifatture producevano quasi tutto l’orologio in casa, altre aziende assemblavano solo componenti prodotti da terzi. Altre grandi aziende erano (sono) specializzate nella produzione di “ébauche” ovvero solo del movimento (calibro) nudo. Ad esempio alla sua fondazione nel 1926 Ébauches SA a Neuchàtel (oggi ETA), essa stessa un conglomerato di altre preesistenti aziende (A. Schild, FHF, Michel), impiegava 6000 dipendenti, per - successivamente inglobando altre importanti aziende (Landeron, Felsa, Venus, Unitas, FEF, Valjoux, ecc.) - arrivare a più di 10000. L’industria orologiera svizzera aveva un’importanza fondamentale per l’economia nel suo insieme: infatti l’orologeria ha stimolato tutto il comparto industriale delle macchine utensili necessarie per la sua meccanizzazione, macchine utensili che servivano anche ad altri scopi (micromeccanica e meccanica di precisione in generale) e che si affermarono sul mercato mondiale per la loro grande qualità e precisione. All’avvento degli orologi da polso al quarzo, resi ubiqui dai giapponesi negli anni 70 del secolo scorso seguì una grave crisi dell’industria svizzera che non seppe adeguarsi alla nuova tecnologia in tempo seppure la possedesse. Molte aziende scomparvero, altre furono salvate per il valore del loro brand, certe vissero sul loro prestigio. Quel decennio e l’inizio del successivo fu, per l’industria orologiera svizzera, un vero e proprio calvario con grave danno per l’occupazione. Dai primi anni ottanta però l’industria svizzera reagì (concentrazioni e investimenti in ricerca e sviluppo) e si dedicò a quello che sa fare meglio: gli orologi meccanici di alta gamma partendo paradossalmente da un orologio rivoluzionario nel suo concetto, semplice e al quarzo: lo “Swatch”! La rinascita fu inaspettata e superò tutte le più rosee previsioni. Mettendo in gioco la sua storia, le sue capacità tecniche e il suo prestigio secolare l’industria svizzera dell’orologeria riconquistò il suo posto sul gradino più alto del podio. Di tutti gli orologi prodotti nel mondo la Svizzera attualmente ne produce poco meno del 3% ma rappresentano più del 50% del valore complessivo della produzione orologiera mondiale. Ad esempio le esportazioni svizzere di orologi, nel 2014, hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 22,2 miliardi di CHF (Circa 20,3 mia di EUR).
Non mi dilungherò sulle vicissitudini dell’assetto proprietario delle aziende orologiere svizzere degli ultimi 5 rivoluzionari decenni. Si può sommariamente dire che a fronte di grandi e iconiche aziende rimaste indipendenti (Rolex, Patek Philippe, Audemars Piguet, ecc.) molte altre fanno parte di grandi gruppi orologieri o del Lusso: Swatch Group, LVMH, Richemont, Kering, ecc. Altre ancora sono di proprietà estera o sono state spostate in altri lidi. Inoltre, negli ultimi decenni si sono create aziende indipendenti che producono orologi meccanici in piccole quantità ma di grandissimo pregio tecnologico o di alta gioielleria.
Un orologio Philippe Dufour (orologiaio indipendente)
Greubel Forsey La Chaux-de-Fonds
Franck Müller Genève Orologi e passione: Il collezionismo Ci sono varie forme di collezionismo di orologi. Le due più importanti sono gli orologi da tasca e gli orologi da polso, collezionismi a volte combinati. Ci occuperemo brevemente in orologi e passione di quelli da polso che sono gli orologi più ricercati dai collezionisti, soprattutto i modelli realizzati nel secondo dopoguerra, anche se gli orologi da polso dei primi decenni del secolo scorso non sono disdegnati. La storia del primo orologio da polso è assai dibattuta: i primi furono orologi per signore, più gioielli che orologi, per gli orologi maschili invece c’è chi dice che il primo fu realizzato addirittura nel XVI secolo, chi attribuisce la sua paternità a Patek Philippe nel 1868 e chi la attribuisce a Girard-Perregaux che realizzò una serie di orologi da polso per la marina tedesca alla fine del XIX secolo.
Patek Philippe da tasca del 1908 Si può senz’altro affermare che gli orologi da polso sono diventati ubiqui, per gli uomini, dai primi decenni del secolo scorso. Durante la prima guerra mondiale gli ufficiali e i piloti portavano spesso orologi da polso detti “trench watch”, concepiti per l’uso militare, con una griglia metallica protettiva, più o meno impermeabili. Erano orologi assai grandi e spessi e realizzati con movimenti da orologi da tasca, molto più pratici durante i combattimenti (trincee, aviazione) che non i tasca. Dopo la prima guerra mondiale gli orologi da tasca ebbero tendenza a scomparire e l’industria si mise a produrre orologi da polso accessibili a quasi tutti i ceti sociali. Negli anni 30 la proporzione nella produzione tra gli orologi da polso e quelli da tasca era di circa 50/1. Inoltre gli orologi da polso furono aiutati nella loro diffusione planetaria da innovazioni che li rendevano sempre più affidabili e solidi. Si affermarono alla fine della prima metà del secolo scorso, nella grande produzione, la cassa impermeabile, l’antiurto e soprattutto il movimento automatico. Già esistenti nella prima metà del secolo scorso ma relativamente rari e considerati orologi da lavoro i cronografi, dagli anni 60/70, divennero orologi molto diffusi. Le casse degli orologi da polso possono essere in acciaio, in argento, in oro con varie gradazioni (9,14,18 carati), in platino e più recentemente in titanio - e anche se più raramente - in bronzo. I cinturini e i bracciali hanno materiali e fogge infinite, inutile descriverli.
Trench watch della WWI
Movimento cronografico Valjoux 72 per un Rolex Daytona anni 60/70
1982 Movimento (calibro) ETA 2824-2 automatico, antiurto Il collezionismo di orologi non è una novità. L’orologio, se è sempre stato considerato un oggetto utilitaristico, è anche e soprattutto un oggetto che nelle sue varie forme può acquisire un grande valore tecnico (cronografi, calendari completi, annuali, perpetui, rattrappante, répétition minute, tourbillon, ecc.), essere uno status symbol o diventare un vero e proprio gioiello sia per la presenza di complicazioni straordinarie sia per il lavoro orafo che lo compone e questo ne fa, anche per l’immensa varietà di modelli, le varie tipologie, le sue dimensioni e la grande diversità dei prezzi, un oggetto ideale da collezionare.
Movado cronografo M95 degli anni 40
Patek Philippe calendario perpetuo del 1943 Seppure il collezionismo di orologi fosse già molto diffuso nella seconda metà del secolo scorso, l’avvento del web ha amplificato il numero di collezionisti. Infatti molti ritrovano orologi dei nonni o dei padri e il web permette di venderli o di scambiarli, commercianti di orologi nuovi o vintage vi trovano una vetrina globale e i collezionisti una miniera da scavare. Inoltre il web fornisce la possibilità di informarsi sui modelli, le “Maison”, i movimenti (calibri), la tecnica, le sempre più frequenti aste, la storia delle singole aziende, anche di quelle scomparse, ecc. Anche l’editoria si è accodata pubblicando molti periodici e libri dedicati al collezionismo di orologi. Non si collezionano solo orologi di gran pregio ma anche orologi a basso costo, seguendo spesso un personale “fil rouge” che può essere la storia, l’innovazione tecnica, il periodo storico, una tipologia (solo tempo, cronografo, cronometro, subacqueo, complicato, ecc.), una “Maison” particolare o semplicemente l’estetica. Va detto che per i loro movimenti assai complicati ed esteticamente pregevoli i cronografi godono di grande considerazione presso i collezionisti.
Rolex submariner del 1953 (il primo) Il collezionismo di orologi apre un mondo fatto di tecnica sopraffina. Un orologio meccanico è un oggetto dal fascino particolare, che allea utilità, tecnica ed estetica, non è solo uno status symbol ma spesso procura una soddisfazione intima al collezionista quando pensa che al polso ha un oggetto del quale conosce la meraviglia meccanica che nasconde, o la sua storia. Ovviamente anche i più moderni orologi al quarzo non sono da disdegnare e meritano rispetto e considerazione. Inoltre la storia dell’orologeria meccanica non si ferma in Svizzera. Orologi e passione vale anche per gli orologi giapponesi, tedeschi e americani spesso prodotti di grande orologeria, ma anche i russi, i cinesi, gli indiani e altri meritano considerazione e sono spesso oggetto di collezionismo.
Cronografo Omega Speedmaster professional del 1968 (detto Moonwatch). Due Libri su tutti per iniziare a conoscere l’orologeria da collezione: di Marco Strazzi: Giornalista, scrittore e storico dell’orologeria. Libri (italiano/inglese) ottenibili su AMAZON o direttamente sul suo sito The Museum Collection.
“The Museum Collection è un viaggio attraverso gli strumenti per la misura del tempo, il biglietto d'ingresso di una mostra, una fonte d'ispirazione per gli appassionati desiderosi di costruire la collezione perfetta. Cos'è la "collezione perfetta"? Secondo l'interpretazione proposta dal libro, è quella che comprende i cento orologi da polso più rilevanti del Ventesimo Secolo sotto il profilo tecnico ed estetico…”
”Lancette & C. è l’avventura dell’orologio da polso come non è mai stata raccontata prima: anno per anno, modello per modello, immagine per immagine. Il volume ripercorre un secolo di tecnica e design…” L'articolo su orologi e passioni: Piccola storia dell'orologeria svizzera è stato scritto da Mauro Locatelli: appassionato collezionista, ha lavorato per più di trent’anni come trader e gestore per le più importanti case di brokeraggio USA/UK, tra le quali ED&F Man e Refco. Specializzato in trading speculativo e hedging su valute, commodities e strumenti derivati, dispone della licenza USA per operare sui mercati americani (03 series). Nel 1989, inoltre, ha ottenuto la licenza di Fiduciario Finanziario dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino. Read the full article
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Quando Marcovaldo riaperse gli occhi dal suo tramortimento, il cortile era completamente sgombro, senza neppure un fiocco di neve. E agli occhi di Marcovaldo si ripresentò il cortile di sempre, i grigi muri, le casse del magazzino, le cose di tutti i giorni spigolose e ostili.
Italo Calvino -Marcovaldo: la città smarrita nella neve.
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any book recs for the summer?
Response from Clover:
If you’re into sci-fi, you’ve most likely heard of Ender’s Game, but there’s another set of books set in the same universe starting with Ender’s Shadow. It’s the events of Ender’s Game told from the perspective of another character and is seriously awesome. Both really great books that I would highly reccomend, and it’s nice for the summer because if you end up liking them there are many more that come afterwards (like Shadow of the Hegemon, which is also 10/10).
Response from Opal:
Nothing curated, just some of my favorite books that I read in the past year or so: Fun Home (Alison Bechdel), Watchmen (Alan Moore), Autobiography of Red (Anne Carson), The Goldfinch (Donna Tartt), Dune (Frank Herbert), An Indigenous People’s History of the United States (Roxane Ortiz), Whereas (Layli Long Soldier), Crime and Punishment (Fyodor Dostoevsky), Orientalism (Edward Said), God Bless You, Mr. Rosewater (Kurt Vonnegut).
Response from Alito:
Here are some books that come to mind that I have previously read:
Friedrich von Hayek: The Road to Serfdom
Alexis de Tocqueville: Democracy in America
A. Huxley: Brave New World
Ayn Rand: Atlas Shrugged
Nassim Nicholas Taleb: The Black Swan
Cass Sunstein: Impeachment
Keith Whittington: Speak Freely (I’m serious…for ‘23, it was the ‘22 preread and I enthusiastically recommend it.)
Dr. Suess (even tho he’s a Dartmouth ‘25): Green Eggs and Ham
I’d also heavily recommend books by Milton Friedman, Thomas Sowell, Robert P. George, etc.!
Response from Winnie P:
10 of my favorite fiction (non-inclusive and list not ordered):
Italo Calvino’s Invisible CitiesWilla Cathers’ O Pioneers!TH White’s The Once and Future King (this is more for kids tho)Joseph Heller’s Catch 22Marguerite Yourcenar’s Memoirs of HadrianStendhal’s The Red and the BlackFedor Dostoevsky’s The IdiotAnatole France’s The Gods Will Have BloodBoris Vassilyev’s The Dawns Here are Quiet and Tomorrow Was the WarRacine’s AndromaqueErnst Junger’s Storm of SteelDino Buzzati’s The Tartar Steppe
10 of my favorite nonfiction (heavily tilted towards interests in Russia lol):
CS Lewis’s Mere ChristianityFelix Chuev’s Molotov Remembers: Inside Kremlin PoliticsEdward Luttwack’s Grand Strategy of the Roman EmpireStephen Kotkin’s Stalin series (2 books so far) and Uncivil Society: 1989 and the Implosion of the Communist EstablishmentDe Tocqueville’s Old Regime and the RevolutionWilliam Buckley’s God and Man at YaleAlexander Zinoviev’s Flight of Our Youth (idk if this exists in English tho)Peter Brown’s The Rise of Western ChristendomCarl Schmitt’s The Concept of the Political
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curse-tagged by @holocroning for one of these personal questions list, thanks!
Name: I do have a real one
Nickname: Cass or Cassie
Height: almost 5′2.
Ethnicity: i think i’ve never been asked that before. Can I say blank? I’m french but that’s a nationality, not an ethnicity, excepted in terribad far right rhetoric, and this probably isn’t the place to go into details about that
Favourite Fruit(s): RASPBERRIES but generally anything we grow at home, hello real taste and zero chemicals, mmmh
Favourite Season: definitely not summer
Favourite Book(s): there’s a lot of them but at random Boris Vian’s L’Ecume des Jours, Atwood’s Alias Grace, Le Guin’s Hainish Cycle. Stefan Wul’s Niourk i’ve loved forever and Italo Calvino’s The Baron in the Trees as well. It’s been a while sine i reread anything by them, but i went through Jules Verne and Pearl Buck’s works repeatedly as a kid and i still go to Pratchett when i need a pick me up. Kessel’s Horsemen. Rushdie’s Satanic Verses. Stephen Baxter’s Evolution and his Northland Trilogy. I’m going to stop now.
Favourite Flower(s): Jasmine i guess? for the smell
Favourite Animal(s): my dog Ben is the sweetest let me show you pictures and tell you a thousand anecdotes and -
Favourite Beverage: i have that thing with beer
Favourite Fictional Characters: *looks at list* it’s, uh, a long list
Number of blankets you sleep with: currently between one and zero because it’s summer
Dream Trip: the one that doesn’t actually end
Blog Created: December 2015. I was at a pretty bad time and the TFA craze provided escapism of the best kind
Number of Followers: around 600 atm, but it’s kind of like a rollercoaster
#i wrote a very long answer to the fourth question but i broke my brain in so doing#and just deleted it in frustration#tagging whoever wants to do it#tag meme#personal
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LISTA LIBRI AGGIORNATA AL 6/1/17, ORDINATI PER AUTORE - PREZZI A PARTIRE DA 1 €. Per altre foto e tutte le informazioni, scrivetemi pure. Spedisco con piego di libri raccomandato (piego ordinario solo se richiesto), al prezzo di 3,50 (il piego costa 3,63), sia che compriate 1, o più libri. Pagamento con ricarica postepay o paypal.
A. Christie - L'assassinio di Roger Ackroyd; AAVV - Jim Morrison & Doors / Album; Abdolah - Il viaggio delle bottiglie vuote; Alain Fournier - Il grande Meaulnes; Alessio Torino - Urbino, Nebraska; Aloia - Sacra fame dell'oro; Asimov - Guida alla fantascienza; Aubry - Nessuno; Auden - Gli irati flutti; Augias - Quella mattina di luglio; Ballard - L'impero del sole; Balzac - Papà Goriot; Barth - Fine della strada; Bellow - L'uomo in bilico; Bernhard - Correzione (2 copie, una senza sovracopertina, una con copertina); Bernhard - Gelo (senza sovracopertina); Bichsel - Zie e lettori; Budnitz - L'odore afrodisiaco del cloro; Byatt - Le storie di Matisse; Calvino - Mondo scritto e mondo non scritto; Canty - Dove sono andati a finire i soldi; Carver - Cattedrale; Carver - Di cosa parliamo quando parliamo d'amore; Char - "Ritorno sopramonte e altre poesie"; Cheever - Lo scandalo Wapshot; Chmosky - I nuovi mandarini; Christie - Fermate il boia; Christie - Se morisse mio marito; "Cinquant'anni di papirologia in Italia" (2 vol. - epistolario); Cocteau - Diario di uno sconosciuto; Colagrande - Fideg; Cossery - Un complotto di saltimbanchi; Coupland - La vita dopo Dio; Coupland - Tutte le famiglie sono psicotiche; D.F.Wallace - Il tennis come esperienza religiosa; D'Ambrosio - Il museo dei pesci morti; D'Ambrosio - Il suo vero nome; David Eddings - Il segno della profezia; David Gemmell - I cavalieri dei Gabala; Davis - Rendez vous con il terrore; DeLillo - Body art; De Pisis - Memorie del marchesino pittore; Dick - "Se questo mondo vi sembra spietato, dovreste vedere cosa sono gli altri"(prima edizione); Di Paolo - Questa lontananza così vicina; Durrenmatt - Il giudice e il suo boia; Dylan Thomas - Lettere d'amore; Ende - Momo (ed. Longanesi); Enquist - La partenza dei musicanti; Erofeev - Mosca sulla vodka; Flaiano - Storie inedite per film mai fatti; Flem - La vita quotidiana di Freud e dei suoi pazienti; Fitzgerald - Romanzi (meridiani mondadori); Ford - Donne e uomini; Gadda - Il primo libro delle favole; Gaddis - Gotico americano; Giacometti - Scritti; Ginsborg - La democrazia che non c'è; Ginzburg - Lessico famigliare; Hardy - La brughiera; Hasak Lowy - Prigionieri; Hebdige - Sottocultura; Herbert - Esperimento Dosadi; Hesse - Il bicchiere scrivente; Hobbes - Leviatano; Homes - Jack (minimum fax); Hughes - La volpe nella soffitta; Huxley - Brave new world; Il piccolo principe; Ivan Illich - Convivialità; Ivan Illich - Le paci dei popoli; Jan Neruda - Una settimana in una casa tranquilla; Jarman - Chroma (ed. Ubulibri); Jarman - Wittgenstein (sceneggiatura del film); Jim Morrison - Cavalca il serpente; John Barth - L'opera galleggiante; Kerouac - Il libro dei blues; Kerouac - Il sogno vuoto dell'universo; Kerouac - Un mondo battuto dal vento; Laird - La banda delle casse da morto; Lethem - Non mi ami ancora; Lettere dei macchiaioli; Levi - I sette paradossi magici; Limentani - L'ombra allo specchio; Loe - Doppler; Loe - Volvo; Lucien Mueller - Storia della psicologia; Magrelli - Ora serrata retinae; Mann - La montagna incantata (prima ed., senza cofanetto); Manzoni - Tragedie; Mastrocola - E se covano i lupi; Matteucci - Costellazione familiare; Michaux - Passaggi; Mishima - Cavalli in fuga; Monod - Il caso e la necessità; Montale - Le occasioni; Montale - Tutte le opere; Moody - La più lucente corona d'angeli in cielo; Moody - Tre vite; Nabokov - Lolita (in spagnolo, prima edizione 1959); "Nouvelle vague", volume a cura di R. Turigliatto; Novakovich - Vita fuori tempo di Ivan Dolinar; O'Brien - Via da Las Vegas; O'Connor - Il cielo è dei violenti; Otcenasek - Romeo, Giulietta e le tenebre; "Papiri letterari greci" (Giardini editori e stampatori in Pisa); Parise - Il ragazzo morto e le comete; Parrella - Lo spazio bianco; Pasolini - Passione e ideologia; Pavese - Poesie; Pelevin - Il mignolo di Buddha; Pelevin - La lanterna blu; Pennac - La lunga notte del dottor Galvan; Pennac - Ultime notizie dalla famiglia; Peret - La poesia surrealista; Pirandello - Il fu Mattia Pascal; Pitol - La vita coniugale; Pizzuto, Scheiwiller - Le carte fatate; Pollan (Adelphi) - Cotto; Pomilio - Il quinto evangelio; Puig - Il bacio della donna ragno; Puig - Pube angelicale; Pullman - La bussola d'oro; Pynchon - La storia di Mondaugen; R. Sanesi - La differenza; Racconti fantastici argentini; Racconti fantastici del Sudamerica; Remo Bodei - Se la storia ha un senso; Ridley - Crocodilia; Roth - Il seno; Saba - Scorciatoie e raccontini; Sanesi - La polvere e il giaguaro; Savinio - Dico a te, Clio; Sciascia - Il giorno della civetta; Sciascia - Una storia semplice; Seneca - La tranquillità dell'animo; Sepulveda - Le rose di Atacama; Sepulveda - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare; Sepulveda - Un nome da torero; Shakspeare - Amleto; Skarmeta - Il postino di Neruda; Spender - Caro Chistopher; Spitzer - Critica stilistica e semantica storica; Svevo - La coscienza di Zeno; Targhetta - Perciò veniamo bene nelle fotografie; Tobino - Gli ultimi giorni di Magliano; Ungaretti - Il porto sepolto; Vamba - Sonetti fiorentini; Villon - Il testamento e la ballata degli impiccati; Vonnegut - Divina idiovia; Vonnegut - Un uomo senza patria; Wallace - Il re pallido; Wallace - Verso occidente l'impero dirige il suo corso; Werfel - Un posto in paradiso; Wilcock - Frau teleprocu; Woolf - Volare su Londra; Zavattini - Ligabue; Zavattini - Parliamo tanto di me; Zavattini - Stricarm'in d'na parola;
Edizioni Medusa Anais Nin - La campana di vetro; Boll - Opinioni di un clown. Bradbury - Cronache marziane; Isherwood - Leoni e ombre; Kerouac - Big Sur; Kerouac - Sulla strada; Max Firsch - Stiller; McCullers - La ballata del caffè triste; McCullers - Orologio senza lancette; Michel Butor - L'impiego del tempo; Nabokov - Invito a una decapitazione; Orwell - Fiorirà l'aspidistra; Orwell - La fattoria degli animali;
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Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assimilavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. «Basterebbe una notte di pioggia, – si disse, – e già sarebbero da cogliere». - Italo Calvino https://ift.tt/2ocYXT3
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What were some of your goals for writing Reprogrammed? Were there any scenes/characters/ideas you thought of while writing Shutdown that you got to implement in Reprogrammed? Congrats on the launch!! 🥳
Hey, Chiral! Thanks for the ask, love!! ♥️
So the very first draft of Reprogrammed was written when I was 13 and I had no goals other than: GET WORDS ON PAPER. 😄
But when I was rewriting, Reprogrammed was about getting to the core of some of my characters, really fleshing out their issues and how all of their issues interact and dissecting what it was that they really wanted.
And though my memory is foggy (always), I do have some hint of thinking ahead for two scenes in particular, in which I'll give no context: a torture scene and a big dramatic romantic scene. Probably not at the same time but 🤷♀️
And I'd like to give an Honorable Mention to Cass Calvino, one of my favorite characters to ever just spawn in in a sequel and be like "Yeah, this is my home now, suckers!"
#writeblr#writers of tumblr#sweet asks#reprogrammed#book 2 of the animatronic saga#animatronic saga#cass calvino#ask week
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welp, it's not a WBW ask, but I am in time for STS! because I just wrote a scene mentioning strawberry cheesecake and now I'm hungry- are there any special desserts that mean something either culturally or personally to your chars?
An ask is answered! 🥳
Hello, darling. Gotta talk about my lovely automatons for this one.
Maybelle loves chocolate chip cookies, especially when she bakes them herself like her parents did.
Javon has a serious sweet tooth. The kid grew up smuggling important things and also all the candy he could get his sticky fingers on.
Cass really likes light desserts, some of the citrus flavors in particular. Scones and poundcake and sorbets.
#writeblr#writers of tumblr#sweet asks#sts asks#storyteller saturday#animatronic saga#maybelle clark#javon midori#cass calvino#bookworming
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Happy STS Tori!
Make a five song playlist of your favorite OC! Why did you choose these songs?
Hey, love! Thanks for the ask!
I'm gonna use an Animatronic Saga character that I haven't talked about much before on here. Her name's Cass. She's introduced in the second book and I love her to pieces. Here's a few songs off her playlist:
Stuck In Gravity by Of Monsters And Men
This is for when she finds her place.
26 by Paramore
This is her holding on song.
See Me by Talos
This is her finding friends song.
I Lost A Friend by FINNEAS
This is for betrayal.
Family Line by Conan Gray
And for the people she won't claim.
#writeblr#writers of tumblr#sweet asks#sts asks#storyteller saturday#delayed#animatronic saga#cass calvino
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Happy STS! I arrive with a character ask this week! If one of your characters emptied their bag/satchel/purse, what would we find among their personal effects? Crumpled receipts? Forgotten snacks? Wads of cash? More knives than they'd care to admit? Tell me about it!
Hello, love! Thanks for the ask! ♥️
Pulling from The Animatronic Saga cast--and from later in the series:
Maybelle: wads of paper, including any notes she's been given ever, wire scraps, and probably a whole ass transmission device
Jade: one knife, three or four apples, a half-eaten bag of cereal, two more knives, a pen
Javon: a couple of old rags, a fancy bracelet he does not remember taking, someone else's wallet
Cass: hair ties, a couple extra arrows, wire cutters, a pack of tissues
#writeblr#writers of tumblr#sweet asks#sts asks#storyteller saturday#animatronic saga#maybelle clark#jade#javon midori#casanova calvino#cass
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My Aro Characters💚
For the last hour of Aromantic Visibility Day, I thought I'd share some of my arospec characters:
Ruth Eymmons - Aromantic
Angie Farley - Aroflux
Maybelle Clark - Demiromantic
Gwenevieve Hampshire - Aromantic
Edward Sundune - Greyromantic
Jade - Arospec
Javon Midori - Platoniromantic
Cass Calvino - Greyromantic
Daniel Corsair - Demiromantic
Tomas - Demiromantic
Micah - Akoiromantic; desinoromantic
Kib Gree - Aromantic
Malkaline - Aromantic
Orchid - Aromantic
Charley Hanner - Arospec
Kathy Abago - Aromantic
#pride month#aro#aromantic#aromantic visibility day#writeblr#writers of tumblr#not listing out all these characters#some of them ive never even talked about before 😄#random polyam idea#animatronic saga#stormwatcher#prinz charming#queer superhero story#4kof#four kinds of falling#look at all my aro babies#💚🤍🖤#bookworming
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