#carta termica
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madreorchessa · 3 months ago
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Tra il lavoro che è una merda e la casa che è un casino ho trovato cinque minuti per creare qualcosa di cui sono veramente contenta: un nuovo adesivo per la mia borraccia.
Questa sera lo stampo in carta termica adesiva (verrà solo in bianco e nero, ma vabbé) e lo appiccico sulla mia sgargiante borraccia blu che domani lascerò da qualche parte nella segreta speranza che qualcuno lo noti e mi dica che "ahah, buffo il tuo adesivo."
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pinkisbadismal · 4 months ago
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Viaje a la selva peruana. La merced. Este registro fotográfico fue tomado en el año 2022.
De aquí en adelante es un párrafo efusivo, cargado, seguido y corriente. No se espera:
Bajo las corrientes termicas del sol. En dónde, todo se avistaba hermoso, radiante, esplendido y casi fantasioso. Quedaste ahí. Marcada bajo el sol con tus lunares en el rostro. Tu mano pequeña. Suave tu piel y ropa. Siempre olias bien. Eres. No fuiste. Eres. Conversamos mucho bajo el sol. Avistamos algunos paisajes. Mi novena maravilla del mundo. Calida bajo la sombra. Aún más caliente bajo el sol. La sombra solo cubría el castaño de tu cabello.
Tome fotos. Mire a través del lente de la cámara. No se me olvida. Tú sonrisa calida, mirada directa a mis ojos con pestañas risadas. Labios perfectamente delineados por algun artista ajeno que no conozco ni quiero conocer, la gorra que no hacía contraste con tus vestimentas, tu pose con el cruce de pierna y un beso volado que me destrozo el corazón y al mismo tiempo lo reconstruyo. Fui el más enamorado. Soy el más enamorado. Sigo enamorado más. Nuevamente. Tome fotos. Mire a través del lente de la cámara. No se me olvida. Tu de pie. Mirando el cielo. El viento sopla tu cabello. Yo caigo en cuenta de no tener mi corazón. Mirarte a través del lente de la cámara. Desde ahí. Supe que mi corazón, alma, cuerpo, mente y ser jamás volverían a ser iguales. Porque te amo. Te amé. Te seguiré amando.
De aquí en adelante es un párrafo de perdón, cargado, seguido y poco coherente. No se espera:
Jamás quise confrontar nada. Nunca quise pelear con nadie. No me gusta quien soy, ni quien fuí. Trabajo las veinticuatro horas pensando. Claro que mi deseo de ser inexistente estuvo. Nunca quise. Jamás desee algo. Solo a tí. Son cuatro años así. Pero luego. Hoy tengo que seguir porque hay lugares donde quiero estar, experimentar y rendirte honores por ser parte de mi vida. De mi nostálgia. Aquí no existen redenciones. Aquí hay dolor y angustia para continuar. Sangre y pecados que atormentan. Aquí es el infierno. La tierra se labra sudando y las manos negras de tierra son el símbolo de trabajo. Hoy. Quiero sembrar y cosechar mi propia comida. Ser libre.
Sonríe. Porque así te amo. Te amé. Te amaré. Sonriente.
Las disculpas no existen. El arrepentimiento sí. Nuestro futuro tampoco. El de ustedes sí. Amable es como busco el fin. Comprendí después de ser un cronopio egoísta y poco empático. Tenía diecisiete. No será excusa. Tampoco será perdón. Pero al menos que sirva de guía para mis herman@s.
Vuelva libre. Yo te llevaré en mi corazón. Te ame. Te amo. Te amaré. Tomo un sorbo de agua por tí. Brindo con cincuenta kilometros recorridos en un domingo por la tarde cuando no podía parar de llorar. Brindo con miles de libros leídos luego de tu partida; de poesía amorosa, desamor, anarquista y libertaria. Brindo con haber podido expresar el amor a mis hermanos a través de palabras. Brindo con las miles de conversaciones que tuve con papá acerca de mí nombre. Brindo con las doscientas cincuenta y cinco cartas que tengo para tí, que son tuyas, pero jamás llegarás a leerlas. Brindo con la noche que me acurruco en un parque para dormir en la calle. Brindo con las ciento cincuenta y cinco madrugadas que camine visitando los lugares que más vistabamos. Brindo con los fanzines que he ido creando como parte de mí terapia. Brindo con mi psicólog@ que me ayudo a hablar. Brindo con las nuevas amistades que hice luego de 2 años de aislamiento. Brindo con una noche metido en el mar, donde tuvieron que venir a rescatarme porque casi me ahogo. Brindo con el baile de cumbia, hakken, pogo y libre. Brindo con el trabajo que he conseguido luego de estudiar de manera autodidacta. Brindo con más fotografías. Brindo con más tardes nostálgicas dondé me imagino siendo feliz con él, y se me dibuja una sonrisa en el rostro. Brindo. Brindo. Brindo. Seguiré brindando por mis logros, penas, angustias, penurias, sombras, pecados, y de más. Brindo porque no existen las disculpas. Solo el arrepentimiento. Brindo porque estoy arrepentido. Y así comencé a caminar. Te amo hoy y siempre. Eres importante en mi vida. Aunque no te vea. Ni te sienta. Ni te escuche. Ni te importe mi vida. Siempre serás mi gran amor.
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novacash · 4 months ago
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Borsa Frigo Portatile Borraccia Termica Contenitori per Alimenti, Grande Donna B
BEST OF COOLER BAG : Borsa frigo c'è cotone EPE da 5 mm, blocca efficacemente il trasferimento di temperatura all'esterno.Il tessuto Oxford 600D ad alta densità è resistente e durevole.Questa borsa termica portatile multifunzionale può isolamento rimanere calda per 4-8 ore per lungo tempo.
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zeroloop · 11 months ago
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Stampante Termica Portatile da 300 DPI con Connessione Smartphone PhoFuta Q302
PhoFuta Q302 Mini Stampante Termica Portatile , 300DPI Stampante Senza Inchiostro, Supporta la Carta termica US Letter/A4/B5/A5, Connessione WiFi, Bluetooth, USB Alla ricerca di una soluzione di stampa mobile e versatile? La stampante termica portatile PhoFuta Q302 da 300 DPI potrebbe essere la risposta alle tue esigenze. In questa recensione, esploreremo le caratteristiche, le funzionalità e le…
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scienza-magia · 1 year ago
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Realizzando micro reattori da 50 MW termici
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Nucleare, l'americana Usnc sbarca in Italia, punta alle industrie energivore. L'americana Ultra Safe Nuclear Corporation, specializzata in micro reattori nucleari con potenza termica fino a 50 MW, sbarca in Italia. L'obiettivo, nel medio periodo, e' portare nel nostro Paese i cosiddetti Micro Modular Reactors (Mmr) e metterli al servizio della produzione di 'acciaio, cemento, vetro e carta': filiere con cui il gruppo - secondo quanto ricostruito da Radiocor - ha già avviato discussioni approfondite su tempi e costi dell'operazione, riscuotendo forte interesse. Per questo, l'azienda con sede a Seattle e guidata dal Ceo Francesco Venneri, nelle scorse settimane ha costituito la Ultra Safe Nuclear Italia, il cui obiettivo e' "la realizzazione e la produzione industriale di reattori nucleari di nuova generazione per la fornitura di calore a industrie energivore, la produzione di elettricità e idrogeno, e sistemi di stoccaggio per complementare le rinnovabili'. Si tratta di "sistemi energetici intrinsecamente sicuri basati sulla fissione nucleare, in particolare utilizzando reattori ceramici incapaci di meltdown, con autospegnimento della reazione a catena', sfruttando le proprieta' fisiche dell'Uranio 238. Proprietà che in questi microreattori - secondo i costruttori - rendono impossibile la temuta fusione del nocciolo (cioé quanto avvenuto a Fukushima). Anche per questo, insieme agli Small Modular Reactor e ad altri Advanced Modular Reactors, gli Mmr sono all'esame della Piattaforma Mase per il nucleare sostenibile. Al momento Usnc sta realizzando alcune "dimostrazioni" di questi reattori di quarta generazione in Usa, Canada, Finlandia e Polonia; in parallelo sta lavorando per il licensing nel Nord America. Una volta completati questi passi e se si creerà la cornice istituzionale e normativa giusta, l'idea è quella di sviluppare questi reattori anche in Italia, al servizio delle industrie. Read the full article
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kruszarkadotworzyw · 2 years ago
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METAL CARTA, una società di gestione dei rifiuti, ha una piattaforma di 30.000 m2 a Empoli, Firenze. Il riciclaggio di cartone/carta, plastica, legno, metalli e lo stoccaggio di molti altri rifiuti non pericolosi sono le attività principali di Metal Carta.
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Nel 2016, il team GREENMAX ha visitato i clienti e ha ricevuto un buon feedback da parte loro. Durante la visita, GREENMAX ha anche presentato la nuova tecnologia di densificazione termica della serie MARS. Per migliorare la riduzione di volume, METAL CARTA ha acquistato il GREENMAX M-C200 su nostra raccomandazione. Il rapporto di compressione di 90:1 dell'M-C200, rispetto all'A-C200, migliora notevolmente l'efficienza del recupero.
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wdonnait · 2 years ago
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Sverniciatura tecnica bricolage : tipi , caratteristiche e come si fa
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/sverniciatura-tecnica-bricolage-tipi-caratteristiche-e-come-si-fa/115640?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115640
Sverniciatura tecnica bricolage : tipi , caratteristiche e come si fa
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La sverniciatura è una tecnica molto utilizzata nel bricolage, che consiste nel rimuovere lo strato superficiale di vernice o smalto da un oggetto, per riportarlo alla sua condizione originale o per prepararlo alla verniciatura o alla finitura.
Ci sono diversi metodi di sverniciatura, ognuno dei quali ha i suoi vantaggi e svantaggi. Uno dei metodi più comuni è l’utilizzo di solventi chimici, come il decapante, che dissolvono la vernice o lo smalto rendendoli facilmente rimovibili con una spatola o una spugna abrasiva. Questo metodo è veloce ed efficace, ma richiede l’uso di prodotti chimici potenzialmente tossici e richiede la necessità di una adeguata ventilazione dell’ambiente.
Un altro metodo di sverniciatura è l’utilizzo di un’alta pressione d’acqua o di vapore. Questo metodo è ideale per oggetti più grandi, come porte e persiane, e non richiede l’uso di prodotti chimici. Tuttavia, richiede l’utilizzo di attrezzature specializzate e può essere meno efficace su vernici molto resistenti.
Un terzo metodo di sverniciatura è l’uso di una pistola termica. Questo strumento emette una corrente di aria calda che scioglie la vernice o lo smalto, rendendoli facilmente rimovibili con una spatola. Questo metodo è molto efficace e non richiede l’utilizzo di prodotti chimici, ma richiede un’adeguata attenzione per evitare di danneggiare l’oggetto durante il processo.
Infine, c’è anche la sverniciatura meccanica, che utilizza strumenti abrasivi come una levigatrice o una spazzola metallica per rimuovere la vernice o lo smalto. Questo metodo è utile per oggetti più piccoli o per parti difficili da raggiungere, ma può essere laborioso e richiedere una certa esperienza per evitare di danneggiare l’oggetto.
Indipendentemente dal metodo scelto, la sverniciatura richiede una certa attenzione e precauzione per evitare di danneggiare l’oggetto. È importante indossare guanti di protezione e occhiali da lavoro, nonché seguire le istruzioni del produttore del decapante o dell’attrezzatura utilizzata.
Inoltre, è importante considerare la destinazione dell’oggetto sverniciato. Se si prevede di verniciare o finire l’oggetto successivamente, è importante rimuovere completamente la vernice precedente e pulire accuratamente la superficie. In caso contrario, l’adesione della nuova vernice o finitura potrebbe essere compromessa.
In definitiva, la sverniciatura è una tecnica importante per il bricolage, che può aiutare a riportare gli oggetti alle loro condizioni originali o prepararli per la verniciatura o la finitura successiva. Con i giusti strumenti e precauzioni, la sverniciatura può essere un processo relativamente semplice ed efficace per tutti i tipi di progetti di bricolage.
Sverniciatura con solventi e con carta vetrata
Ci sono diversi metodi per sverniciare un oggetto, tra cui l’utilizzo di solventi chimici e la carta vetrata.
La sverniciatura con solventi chimici è uno dei metodi più comuni e efficaci. Si tratta di prodotti specifici che vengono applicati sulla superficie da sverniciare, per poi essere rimossi con una spatola o una spugna abrasiva. I solventi chimici sono in grado di sciogliere la vernice o lo smalto, rendendoli facilmente rimovibili. Tuttavia, i solventi chimici sono prodotti potenzialmente tossici e richiedono l’uso di una adeguata ventilazione dell’ambiente.
La sverniciatura con carta vetrata, invece, è un metodo più tradizionale e laborioso. Consiste nell’utilizzare una carta abrasiva di grana grossa per rimuovere manualmente la vernice o lo smalto. Questo metodo è meno aggressivo rispetto all’utilizzo di solventi chimici, ma richiede un maggiore sforzo fisico e tempo. Inoltre, se non si utilizza la carta vetrata correttamente, si rischia di danneggiare l’oggetto.
Entrambi i metodi di sverniciatura hanno i loro vantaggi e svantaggi. La sverniciatura con solventi chimici è veloce ed efficace, ma richiede l’uso di prodotti chimici potenzialmente tossici. La sverniciatura con carta vetrata, invece, è meno aggressiva, ma richiede un maggiore sforzo fisico e tempo.
Per scegliere il metodo di sverniciatura più adatto al proprio progetto, è importante considerare la superficie da sverniciare, la quantità di vernice o smalto da rimuovere e il tipo di finitura che si desidera ottenere. In generale, se si deve rimuovere una grande quantità di vernice o smalto, può essere più conveniente utilizzare un solvente chimico. Se, invece, si deve sverniciare una piccola superficie o si preferisce un metodo meno aggressivo, la carta vetrata può essere la scelta giusta.
In entrambi i casi, è importante proteggere le mani con guanti di protezione e indossare occhiali da lavoro per evitare il contatto con i prodotti chimici o la polvere della carta vetrata. Inoltre, è fondamentale seguire le istruzioni del produttore del solvente chimico o della carta vetrata, in modo da evitare di danneggiare l’oggetto da sverniciare.
Caratteristiche del decapante
Il decapante è un prodotto chimico utilizzato per rimuovere vernici, smalti e altri rivestimenti dalle superfici. Le sue caratteristiche principali sono:
Potere sverniciante: il decapante ha la capacità di sciogliere e rimuovere i rivestimenti dalle superfici. Questa capacità dipende dalla composizione chimica del decapante e dalla sua concentrazione.
Velocità di azione: il decapante agisce rapidamente sulla superficie e può rimuovere i rivestimenti in pochi minuti, a seconda del tipo di prodotto e del materiale da rimuovere.
Compatibilità con i materiali: i decapanti possono essere più o meno aggressivi a seconda del tipo di materiale sulla quale sono applicati. Ad esempio, alcuni decapanti possono essere utilizzati su metalli, mentre altri possono danneggiare le superfici in legno o plastiche.
Sicurezza: i decapanti sono prodotti chimici che possono essere pericolosi per la salute se non utilizzati correttamente. Per questo motivo, è importante seguire le istruzioni del produttore e utilizzare i dispositivi di sicurezza come guanti, occhiali e maschere.
Costo: il prezzo dei decapanti può variare a seconda della marca, della qualità e della quantità del prodotto. In generale, i decapanti di alta qualità possono costare di più, ma sono anche più efficaci e sicuri.
Prima di utilizzare un decapante, è importante valutare attentamente queste caratteristiche e seguire le istruzioni del produttore per evitare danni alle superfici e per garantire la sicurezza personale.
Decapante differenza con pistola termica
La pistola termica è un altro strumento utilizzato per rimuovere vernici e smalti dalle superfici. La principale differenza tra il decapante e la pistola termica sta nel metodo di azione.
Il decapante è un prodotto chimico che scioglie il rivestimento dalla superficie, rendendolo facile da rimuovere con una spatola o una spugna abrasiva. La pistola termica, invece, utilizza il calore per far reagire il rivestimento e farlo staccare dalla superficie.
La pistola termica emette un getto di aria calda sulla superficie, riscaldando il rivestimento fino a farlo gonfiare e staccare dalla superficie. Una volta gonfiato, il rivestimento può essere facilmente rimosso con una spatola o una spugna abrasiva.
La pistola termica può essere utile in situazioni in cui la vernice o lo smalto sono molto spessi o si trovano su superfici irregolari, in cui il decapante potrebbe non essere abbastanza efficace. Inoltre, la pistola termica può essere utilizzata per rimuovere adesivi o colle da superfici, cosa che il decapante non può fare.
Tuttavia, la pistola termica richiede una maggiore attenzione e abilità nell’uso, poiché il calore emesso può essere pericoloso per le superfici circostanti e per l’utilizzatore stesso. Inoltre, la pistola termica è meno precisa e controllabile rispetto al decapante, il quale può essere applicato solo sulla zona interessata.
In sintesi, la principale differenza tra il decapante e la pistola termica sta nel metodo di azione. Il decapante scioglie il rivestimento chimicamente, mentre la pistola termica utilizza il calore per farlo staccare dalla superficie. Entrambi gli strumenti possono essere efficaci nella rimozione di vernici e smalti, ma richiedono una corretta valutazione dell’efficacia, delle caratteristiche della superficie e delle procedure di sicurezza da seguire.
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mariaceciliacamozzi · 3 years ago
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Pillole di iodio?
«Ricordo che le pillole di Iodio vanno bene se le radiazioni sono da IODIO 131 che si fissa alla tiroide, ma per un ordigno nucleare, al PLUTONIO e TRIZIO, non ci sono rimedi. Bisogna rimanere al chiuso e protetti per mesi, ma quando si esce tutto sarà contaminato, nel raggio di 50-70 Km dal punto di esplosione e per 24.200 anni, IL tempo di dimezzamento del PLUTONIO. Ovviamente se la distanza è almeno 250 Km dall'esplosione, altrimenti si viene inceneriti o meglio dissolti dall'onda termica di circa 5000°C, i metalli portati all'evaporazione e poi il vento atomico con intensità tra i 1200 e i 1500 Km/h con una una pressione di 8 tonnellate x metro quadrato.
Praticamente i palazzi sbriciolati come fossero di carta, i ponti distrutti e polverizzati. Basta un solo scoppio atomico, in quanto gli ordigni attuali sono 10.000 volte più potenti di quelli lanciati in Giappone che erano 20 Kilotoni. Oggi si parla di decine di Megatoni, anche 50 o 100 Megatoni di potenza.1 Megatone = a 1000 Kilotoni. Fate 2 conti»
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astrofilica · 4 years ago
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Trato de mantenerme objetiva pero cada tanto me salta la termica, y si, antes que astrologa soy humana y hoy es un dia de esos... no se si te paso.
Por mi parte estoy con poca paciencia y observando los transitos planetarios de hoy descubro que el #sol en #libra esta haciendo #oposicion a #marte retrogrado en #aries, y ambos planetas tambien estan en tension con #jupiter #saturno y #pluton en #capricornio armando una configuracion especial: una T cuadrada #cardinal
La #energia cardinal es energia de accion inmediata, por lo que si en tu carta abunda la cardinalidad (como en la mia) tu forma de ser en el mundo es a traves de la accion, por lo que es muy comun la impulsividad y la impaciencia. La energia cardinal no anda con vueltas, voy y lo hago y punto, y si me equivoco lo hago de vuelta, hasta que me salga. Pero todo es prueba y error.
Que genera una T cuadrada cardinal?
Tension en el hacer, es decir, estoy todo el tiempo haciendo pero no llego a ningun lado, porque es una configuracion cerrada, me quedo dando vueltas en circulo.
Primero, todos los planetas implicados estan haciendo foco en el ego, necesitamos negociar una parte (sol en libra), por lo que hay algo que tenemos que resignar, y obviamente nuestro ego no esta de acuerdo (marte en aries es bastante caprichoso). Si cedemos demasiado puede ser catastrofico, pero si hacemos lo que se nos da la gana tambien, estamos sintiendo el peso de nuestras elecciones, el sentido de responsabilidad y la vida real se nos hacen pesadas.
Es como si los planetas estuviesen en una gran reunion de directorio o de consorcio, defendiendo cada uno su punto, juzgando, decidiendo, con enojos y enfrentamientos, planteando temas reales, donde cada uno quiere sacar su provecho...
Generalmente cuando se forma esta configuracion, el signo de esta modalidad (cardinal) que no tiene planetas en transito es el que tiene la respuesta:
Y estamos hablando de #cancer necesitamos de sus aguas calidas y maternales, de la que todos formamos parte, para comprender que en este caso, es a traves de la #empatia que vamos a poder resolver los #conflictos
Hoy te recomiendo que conectes con tu #humanidad y deja que #fluya
#astrologiadelabuena
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aengusnatureking · 4 years ago
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La musica sconfigge le paure
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Per la grafica complimeti a @iridialair​
{New York – metà novembre – 105 epoca Nuova}
Il buio calò celere nel novembre ormai inoltrato, preludio dell’inverno: era da poco passata l’ora del tè e nel cielo crepuscolare si distinse il pallido cammino delle stelle, velato dalle spumose nubi ch'addensavansi come panna, montata dalla tramontata gelida la qual spirò a raffiche irregolari spazzando la campagna brulla e madida della valle dell’Hudson il cui rimestio impetuoso non potea esser audito, coverto dai ruggenti scoppi dei motori delle vetture che transitavan accanto ad Enebro, intirizzito dall’umidità dispersa nell’aere e le folate rigide. Ei si strinse nel proprio cappotto grigio, era piuttosto elegante ma la sua bellezza n’era pari alla capacità termica nel morbido mantello ch’avea dovuto momentaneamente riporre nella bisaccia incantata, questa era più semplice da mascherar somigliando ad una qualsiasi borsa a tracolla al contrario del tabarro; il cubano varcò i confini della città dell’epoca Vecchia vestito secondo i canoni che in essa ancor vigean ma quella sera n'avrebbe dovuto recarsi in alcun tribunale o distretto di polizia dunque si sentì libero d’indossar un maglione blu scuro ed paio di pesanti jeans, indumenti ch'apprezzava per comodità e resistenza all'usura. All’ennesima sferzata gelida del vento che gli gittò in viso una nube di smog il cubano si lasciò sfuggire pesante mormorio di disappunto che sfumò in una nuvoletta di vapore cereo, egli percepì l’orecchie intorpidirsi, eran ghiacciate così arrestò il cammino per porre le mani nelle tasche profonde della giacca alla ricerca del berretto ma al suo posto le dita irrigidite percepiron degl’oggetti tondeggianti, morbidi, estraendoli si rivelaron essere bacche di ginepro, cerule ed odorose. “Ma come son finite qui dentro?” Si domandò inclinando il capo, poi realizzò che dovea esser accaduto per errore quel mattino, mentre si cambiava lasciando il reame lieto dei fauni a favore della strada asfaltata chel conduceva alla maggior città vecchia rimasta in piedi, seppur con notevole annichilimento: New York. L’avvocato strinse delicatamente i frutti blu dell’albero che tanto gl’era caro tra le grandi mani arrossate, li ripose in taschino differente, nella propria sacca in attesa che le circostanze le trasformasser e potesser trovar modo d’esser utilizzate dunque, scevro del berretto ch'evidentemente aveva perso, riprese il cammino battendo sulla strada il vetusto baston d'acero, unico vassallo del suo esser druido, figlio della Natura, membro della Corte Lieta. Appropinquandosi alla metropoli il flusso del traffico, dapprima sporadico e scorrevole divenne frequente, caotico ed oltremodo congestionato; sovente capitò ch’i sensibili occhi verdi dell’avvocato venisser abbagliati dai fari troppo alti e potenti delle vetture in leggero movimento; Il cielo divenne completamente ingombro e delle stelle non se ne percepì più il lume, il viandante s’avvicinò al ponte che l’avrebbe condotto in città, loco ove fu convocato in qualità di procuratore distrettuale speciale eppur alcuno si degnò di dargli uno straccio d’informazione, nessun fascicolo digitale gli venne consegnato circa il caso che dovrà perseguire nei venturi giorni, alcun’accesso all’istruttoria, nulla. Sol una richiesta frettolosa firmata da un conoscente troppo impegnato per recargli qualsivoglia dettaglio. Egli fece codeste constatazioni a denti stretti, risentito per la poca importanza che i futuri colleghi dimostravan per lavoro che sulla carta ancor n’esisteva, non per la sua conoscenza almeno, eppur delle vite n’eran indissolubilmente legate: l'acume del druido l'indusse a constatare che non l’avrebbero di certo chiamato con cotanta fretta se non si trattasse d’un indagine complessa e dagli scabrosi risvolti pei quali egli avea notoriamente esperienza e la nomea d'approcciargli con dicotomica feroce elgamza. Tuttavia, l’unica informazione concessagli, banalmente, ful nome del distretto ove dovea recarsi e l’indirizzo dell’appartamento che l’avrebbe ospitato, eran entrambi a Manhattan ma non volendo pesar in quel momento delicato sulla squadra Alchaest glissò in differente alloggio. Superato il cavalcavia il castano si trovò nella periferia cittadina, giungla fatta d’edifici maltenuti ed odori pungenti i qual s’acuivan sotto il cielo plumbeo: le nubi eran minacciose, tinte del blu elettrico proveniente dai lampioni, rumoreggiavano debolmente sintomo che presto sarebbe giunto il temporale; il cubano percorse cautamente quelle vie rimanendo sempre ove potea veder il fiume, decise di camminare trai pendolari/ indaffarati ed imperturbabili/ ch’affollarono i marciapiedi probabilmente intenti a recarsi alle proprie case dato ch’era ormai giunta l’ora del desinare: egli si dimandò come facessero a sembrar così a loro agio in quel freddo tanto pungente che lo spronò a trovar l’alloggio nel minor tempo possibile; controllò novamente il messaggio ricevuto ma, seppur già avesse lavorato nella grande mela, non conoscea così bene quell'aeree se non la circoscrizione della corte suprema, dunque si ritrovò in malfamato loco senza saper ove dirigersi, costretto dagl’eventi chiese informazioni: la donna fermatasi alla sua richiesta d’ausilio gli replicò con indifferenza di prender un treno, poi però avrebbe dovuto arrangiarsi da solo poich’ella non conoscea bene i quartieri alti. Storcendo le labbra ed aggrottando le bionde sopracciglia si recò alla fermata designata, una volta montato nel mezzo, semivuoto ed in pessimo stato, trovò seggio subito a seguito del conducente accanto al finestrino, nascose la bricolla sotto il lungo cappotto e dispose il bastone, debitamente inclinato perchè non fosse di troppo ingombro, tra le gambe, su esso poggiò ambo le mani riscaldandole l’una sull’altra. Dal finestrino Enebro guardò le luci, durante i periodi di superficalità, fuggire a gran velocità guizzando e sgattaiolando come gazzelle metalliche dall’innatural fragore maleodorante. Una goccia scivolò sul vetro opaco, ad essa se n’aggiunse un'altra ed un’altra ancora ne seguì in breve egli poté udire un concerto di lacrime cerule cadere dal cielo per divenir poi una pioggia battente, fragorosa e violenta. Il procuratore sbuffò rassegnato, la sua fermata era quasi giunta così si guardò indietro: gl’altri occupanti avean dei visi truci, sembravan alquanto arrabbiati ma quell’era espression ch’avea già visto tant'altre volte, troppe forse: eran l’archetipo d’una delle mille sfaccettature che componevano qualsivoglia metropoli; facendosi coraggio chiese ad un giovanotto se conoscesse l’indirizzo dell’appartamento, questi si consultò con gl’amici e al fine il cubano ottenne positivo responso così poté lasciar le rotaie che la città fendean correndo goffamente sui marciapiedi madidi di pioggia, riparandosi dalla stessa sotto i cornicioni degl’altissimi palazzi; si dimandò perché n’avesse portato seco l’ombrello ma poi rimembrò che gli si ruppe qualche giorno prima, divorato dalla tempesta, e n’era stato abbastanza lungimirante da ricordarsene appena giunto in città ed acquistarne un altro, seccato, per lo più con se stesso, il procuratore, si scostò i capelli bagnati che gli s’eran appiccicati alla fronte pria d’entrar nel palazzo della cinquantaquattresima che l’avrebbe ospitato: n'impiegò molto tempo per farsi riconoscer dal portiere a cui consegnò la documentazione e fu trattenuto per firmar il registro ma finalmente ottenne le chiave d’appartamento. “L’ascensore è in fondo a sinistra, signor De Canimar.” Gli disse l’uomo in divisa da dietro il bancone della reception. “A che piano si trova l’alloggio?” Dimandò egli con voce nasale e chitonata. “Al decimo, signore.” “La ringrazio.” Bofonchiò dunque allontanandosi per imboccar il corridoio, il suo sguardo torvo, velato dallo sgocciolar della pioggia, individuò il marchingegno ma egli indugiò a lungo prima di premer il bottone ch’avrebbe spalancato le porte metalliche: il castano nutriva una certa diffidenza nei confronti degl’ascensori, n'era mai rimasto chiuso in uno di questi ma se poteva l’evitava preferendo gli scalini ma in quel momento era troppo zuppo ed irritato per percorrer dieci rampe di scale. Per sua fortuna il tragitto fu breve, Enebro infilò tosto la chiave nella toppa della porta segnata con la sigla J-05 per scoprir un monolocale mal arredato, abbastanza scialbo ove, accendendo immediatamente il lampadario, notò che c’era un divano letto innanzi l’immancabile schermo televisivo, un’angolo cottura/ che controllando era sguarnito di pentolame/ ed un armadio ligneo dall’ante opache: la finestra però era molto grande e mostrava la città dalle strade bagnate e gl’alti grattacieli illuminati: per gl’amanti della vita urbana sarebbe stata una bella vista, considerò il druido ma egli n’era da contar tra tali individui preferendo panorami ove ad imperar era la Natura non un’accozzaglia gelida di calcestruzzo e ciane vetrate. Enebro cercò gl'altri lumi individuati in una piantana ed alcune lampade led, l'accese facendo lo somigliante col televisore, scoprendo al fine che quella stanzetta n'era così desolata: accanto alla porticina dello sgabuzzino, c’era un polveroso pianoforte verticale, n’era vecchio e neppur sembrò che l’incuria l’avesse eroso e cotal presenza fu bastante per rassicurar il fanciullo il qual iniziò ad asciugarsi partendo dai crini, appese il cappotto, poggiò il prezioso bastone e, una volta riscaldatosi, si mise ai fornelli sebbene l’unica cosa che poté prepararsi fu del riso accompagnato da dei fagioli neri, trovati in una lattina; quest’era un piatto semplice della tradizione cubana ed egli l'apprezzava alquanto, col tempo ed i consigli della nonna, era divenuto abbastanza bravo nell'arte culinaria, specie con simili ingredienti: potea peparsi un ottimo pasto in neppure dieci minuti e con un lavoro come il suo tal capacità gl'era oltremodo utile. Finito di mangiar rimase ad almanaccare innanzi la finestra, imperlata di cobaltine gocce, pensò al lavoro chel mattino seguente avrebbe dovuto seguire: non saper a cosa sarebbe andato incontro lo rese particolarmente nervoso, come se stesse buttandosi in una secca del fiume. Improvvisamente un fulmine squarciò il cielo blu scuro col suo lume accecante, il tuono che ne seguì fece sussultare il cubano ma ancor di più il blackout causato dalla folgore che s’abbatté sulla città. Ogni lume era nullo. Enebro sentì un brivido ghiacciato corrergli lungo la schiena, guardandosi attorno trovò celermente loco sicuro sul letto ch’avea aperto, s’avvolse nella coperta e col bastone acceso tra le mani tremolanti attese chel respiro si calmasse ma questo faticava a scemare, il suo cuore pulsava freneticamente, il sguardo verde vagò nella stanzetta spostandosi celermente e in continuazione dall’ombre ch’in essa s’allungavan alla città buia e viceversa fin quando non s’arrestò sul pianoforte. Seduto sullo sgabellino, col lumico legno al fianco, il druido poggiò le mani sui tasti, al tatto le sensibili dita percepiron che n’eran fatti d’avorio ed ebano bensì della più comune galatite e spingendo su d’essi egli si soprese alquanto nel notar ch’alcuna corda dissonava con l’altre. “Incredibile che questo pianoforte sia ancora accordato!” Non si rese conto mal suo pensiero fu talmente evidente da divenir verbo, esclamato soavemente mentre prendea dimestichezza con lo strumento che presto iniziò a suonare troando immediato conforto e serenità: passò il tempo, egli era molto men innervosito ed ormai il buio non l’intimoriva più poiché s’era rifugiato nella certezza atavica della musica: l’unica arte che conosceva la cui magia celata era capace di sciogliere le paure e portarle via assieme al temporale.
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novacash · 4 months ago
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【PIASTRA INFERIORE ISPESSITA E RIMOVIBILE】Il cuscino del sedile è riempito con materiale duro, che può rendere il sacco da pranzo più portante, e il cuscino del sedile è anche riempito con schiuma isolante per migliorare l'effetto di conservazione del calore
【SISTEMA DI ISOLAMENTO】La fodera in foglio di alluminio per uso alimentare e la fodera in schiuma da 6 mm formano una borsa completamente isolata che mantiene cibi e bevande freddi o caldi per 5-6 ore, il 20% in più ai normali borsa termica porta pranzo.
【GRANDE CAPACITÀ】 30 x 22x 22 cm; La nostra borsa termica ha una capacità di 15 litri, che può contenere facilmente 3 portapranzo, pane, panini, insalate, snack, bevande, ecc. Arricchisci la tua vita quotidiana.
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【FACILE DA TRASPORTARE】La borsa per il pranzo è progettata con manici e spallacci rimovibili e regolabili, offrendo diversi modi per trasportarla. Ci sono 5 diverse tasche all'interno e all'esterno della borsa, puoi mettere alcuni piccoli oggetti quotidiani: posate, impacco di ghiaccio, borraccia, telefono, chiavi, ecc., Perfetto per pranzi in ufficio e palestra.
Descrizione prodotto
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Nessuno vuole fare a meno di bibite fresche e spuntini gustosi quando tutta la famiglia va a fare un picnic o in spiaggia.
I nostri impacchi di ghiaccio Gloppie sono realizzati in tessuto di poliestere di alta qualità e l'interno in PEVA impermeabile offre un eccellente isolamento per mantenere cibi e bevande calde e fredde per lunghi periodi di tempo.
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Molte borse termiche utilizzano una tecnologia scadente che non mantiene il contenuto della borsa fresco abbastanza a lungo.
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Specificazione
Materiale esterno Essuto in Poliestere Impermeabile Materiale Rivestimento Rivestimento in Carta PEVA Atossica di Alta Qualità (Senza BPA) Dimensioni 30 x 22 x 22 cm / 12 x 8,7 x 8,7 pollici Capacità 15 L Occasione Scuola, Picnic, Ufficio, Spiaggia, ecc. Confezione 1 x Gloppie Borsa Termica per il Pranzo
TASCA FRONTALE CON ZIP
La tasca frontale con cerniera contiene piccoli oggetti essenziali come cellulare, portafoglio, asciugamani, carta e altro.
2 TASCHE LATERALI IN RETE
Due tasche laterali in rete larghe e profonde dove puoi riporre chiavi, cuffie, borraccia e altro ancora. L'elastico sulla bocca rende l'oggetto non facile da staccare.
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La tasca posteriore può riporre gli spallacci rimossi. Puoi anche archiviare biglietti da visita, penne, promemoria e altri oggetti di cui potresti aver bisogno all'improvviso.
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Tasche interne in rete con cerniera per riporre posate, coltello, vitamine e altro ancora. Per la salute e l'igiene, separare gli utensili dagli altri oggetti.
Spalline removibili e regolabili
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La maniglia superiore è realizzata in materiale di alta qualità. Le nostre borse termiche offrono una varietà di opzioni di trasporto per un facile trasporto
Fibbia girevole resistente
La robusta chiusura ruota di 360 gradi e speciale design della punta impedisce il disinnesto della chiusura
Doppia cerniera
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draggoneditors · 5 years ago
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Astariam y Asmiliam
( escrito por DracoArmato )
Sipnosis: Dos hermanas que viajan a un mercado la "Fortaleza" ; donde una traficante de armas escondidas en los rincones del mercado les da la oportunidad de irse del pais. Sin embargo, una organización secreta del gobierno tratara de capturarlas al ser vistas como una amenaza.
Capitulo 1: Adios
En el distrito MountKing dentro de las Pavelas dos hermanas salen del sagüan; sus nombres eran KarEli y Emily.
En su apariencias:
KarEli era una chica carismatica y aventurera y muy relajada; edad de 26 años, de piel morena, cabello castaño oscuro ondulado largo, de un ojo amarillo y otro de rojo fosforecente; vestia de una gabardina verde con capucha vieja con diseño de una chamarra muy grande para invierno combinado con una playera gris claro, unos jeans de color negro opaco y unas botas de cuero sintetico tipo militar con tacon. Posee un cuerpo como de una modelo sexy.
Por otro lado; Emily era una chica seria y terca; edad de 19 años, de piel blanca, cabellos castaño claro de pelo lacio que le llega hasta los hombros. Vestia de una chamarra negra y debajo una playera blanca, pantalones entubados de azul oscuro y unos tenis tipo de basquetboll. Su cuerpo era parecido a KarEli pero con menos busto y trasero.
KarEli: - cierra la puerta con llave - tienes todo lo necesario?....
Emily: claro que si, sino no te hubiera despertado como me dijiste.
KarEli: - fastidiada respira profundamente y mirando varios lados guarda la llave en la gabardina y comienza a caminar - date prisa o llegaremos tarde.
Donde caminaban, siempre habia ruinas y recicladoras encendidas a las 24 horas del dia. La Federacion Americana habia activado un plan de "nuevo reciclaje" debido a la escazes de los recursos y aun no se habia recuperado de "La Gran Tragedia".
Pasaban entre las avenidas del Palo y Washinton y cruzaban el puente del rio de los desechos radiactivos de Neo-Texas. Tras cruzar, pasaron donde una vez era unos suburbios de piedras: la tierra de ahi estaba muerta por los quimicos, si tenias una antorcha y apuntabas en las ruinas de la casas verias ciertan sombras de familias sentados juntos, personas agachadas y que rezaban a unos cuadros negros e incluso de la sombra de una mujer siendo violada por alguien de tres metros de forma monstruosa.
Emily: Porque esro no desaparecio durante la gran tragedia? - miraba a su hermana curiosa -.
KarEli: segun Dann, asi era el punto zero de una cabeza nuclear. Ha pasado mil años asi que no hay problema con la radiacion. - sin bajar la guardia ve como los drones siguen patrullando en los cielos nocturnos sin estrellas -.
* * * * *
La Fortaleza: era conocido como el lugar como la ultima resistencia impura. En este lugar hay un lema:
" Todo tiene precio y valor, la cuestion es su uso ".
Cuando entraron al mercado; KarEli nunca soltaba ni un instante a su hermana. En el centro del interior se habian peleas de luccha libres o artes marciales pero cuando no habia tambien se hacian las subastas de esclavos, aeronaves de segunda o de tecnologia perdida. Ambas hermanas les daba horror tras ver a los niños, niñas y jovenes encadenados sin importar la raza o ideal.
En cada pasillo un mercante se les acercaba para "tratar de vender un producto u otras veces para entregar muestras. Llegando a la parte trasera; era totalmente diferente como su parte frontal.
Emily: este lugar que es? - curiosa se acerca a un arbol gigante y viejo, enfrente habia una placa con una inscripcion; pero al ser un lugar casi sin luz, habia una palabra que resaltaba: HAKARANDA.
Emily: Haka que?
KarEli: Hakaranda Emily; este es el arbol milagroso que sobrevivio tras ese conflicto.
Emily: espera, no era el Pino de Quebec que sobrevivio del Castigo de Dios?!
KarEli: ajajaja! - se reia al ver su hermana sin entender - ay hermanita~ no segun tu estudiastes como decian las cartas?~
Emily: ehhh..... - finge demencia silbando -
KarEli: - suspiro - , en el viaje te pondre a leer botanica.
Emily: pero me aburren.... - molesta empezaba hacer un berrinche cuando depronto escucho un sonido -, mm? Que fue eso?!
En un de sus bolsillos KarEli saca un reloj de manecillas y feliz responde;
KarEli: nuestro transporte.
Mas atras de la zona trasera en callejones llegan a un puesto parecido a una jugueteria vieja y sin casi productos. en el momento que entran una mujer las atiende dandoles la bienvenida.
La mujer era de piel morena clara como si fuera de chocolate con crema, su apariencia era como mas de 25 años; cabello rojo apagado atado como coleta, de ojos verdes y de cuerpo delgado; vestia de una blusa roja como su cabello y shorts cafes y de unas botas de cuero llevando puesto un chaleco verde del Gremio de los Mercantes.
La mujer: un gusto, que les trae por aqui?
KarEli: sabes bien a que venido. - mirandola seriamente -.
Emiliy: no entiendo.
La mujer sorprendida cambia su compostura de forma mas amable, presentandose a la pequeña.
Erika: me disculpo, mi nombre es Erika; soy una mercante y encargada de llevar la gente a su destino.
Emily: - sus ojos bfillaban de asombro - wooooww.... entonces conoces como es el mundo?!
Erika: - sorprendida por la expresion de ella- b-bueno si, pero no mucho sabes jeje..
KaEli: no te emociones Emi. Podemos ir aa un ciarto mas "privado"?
Erika: oh claro! - dirigiendose a uno de los estantes, jala arriba una muñeca rusa vieja y entre temblores y vibraciones el estandar de pistolas de agua y libros infantiles empieza a deslizarse dando paso a un cuarto secreto.
Emily: woooow.... eres una agente secreto o algo asi? - sorprendida y confundida -
Erika: entren, luego explico.
Las chicas rapidamente entran y del otro lado Erika cierra la entrada al otro lado.
Mientras tanto, aunos metros del mercado; hombres en traje utilizar unos binuculares de vision nocturna y termica activa el microfono del audicular dando la orden de iniciar....
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sciatu · 5 years ago
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Costa ionica siciliana - Pescatori
TRE DONNE - ROSA
Quando il vento era scemato aveva visto dalla finestra del suo ufficio all’ultimo piano un palazzone nel centro di Messina, che il mare si era calmato. Le lunghe onde erano finite e al loro posto restava un mare piatto e quasi stanco con vicino la riva una striscia marrone di sabbia che non si era sedimentata. Usci anche un sole deciso a far dimenticare la sua assenza durata diversi giorni. Il pomeriggio sembrava l’ideale per pescare. Chiamò il suo amico Peppino che viveva vicino alla spiaggia e gli chiese com’era la situazione. “ho preso un’aguglia enorme! I pesci vengono a riva per cercare cibo tra la sabbia smossa e le aguglie arrivano a branchi” Decise che doveva andare a pescare e mandò un messaggio alla moglie “vado ad augghie, pripara a cipuddata” la moglie non condivideva il suo ottimismo “Cattai già du feddi i canni” Come a dire “Chi minchia vai a pescare se dobbiamo mangiate la carne” ma lui non si arrese. Ormai da anni la pesca era quel pezzo della sua vita in cui gli altri, moglie compresa, non dovevano entrare. Se anche fosse arrivata la fine del mondo mentre pescava, lui non gli avrebbe fatto caso e si sarebbe infastidito solo perché avrebbe spaventato i pesci. Quando arrivò in prossimità della spiaggia notò che tutti gli altri pescatori che conosceva avevano avuto la stessa idea. Lungo la spiaggia erano rimasti liberi solo una trentina di metri di spiaggia, mentre lungo tutto il resto della costa spuntavano senza fine canne su canne. Si affrettò verso il bagnasciuga ancora libero con le braccia piene di canne, secchi, la cassetta degli attrezzi per il filo, gli ami, il sacchetto con le esche fresche, il seggiolino e la borsa termica con dentro le bottiglie di birra Messina. Arrivato vicino al bagnasciuga notò, quasi nascosta da una barca una figura nera. Avvicinandosi riconobbe sua comare Ida la cui sorella aveva battezzato la seconda figlia di suo fratello “cummaredda ... comu annamu ?  … tutto bene?” fece con tono scherzoso, Ma non attese neanche la risposta impegnato com’era a mettere le canne, legare al filo l’amo, sistemare i piombi e mettere infine i pezzettini di gambero sui piccoli ami. Alla fine soddisfatto di come aveva disposto le canne e per quanto aveva lanciato lontano gli ami, per premiarsi apri una bottiglia di birra e ne bevve un piccolo sorso. Ricordandosi di sua comare e dei doveri di parentela si diresse verso di lei “Cummari vuliti favorire?” Chiese educatamente. Lei scosse la testa che fino ad allora aveva tenuto nascosta tra le ginocchia. Solo in quel momento lui si accorse dei suoi occhi rossi e delle lunghe lacrime che le scendevano lungo le gote. Si fermò serio e preoccupato. Senza agitarsi si sedette accanto a lei e senza guardarla negli occhi bevve un piccolo sorso “Cummari chi succedi? C’è cocca problema?” E le passò un fazzolettino di carta Lei lo prese si soffiò il naso e asciugò gli occhi appallottolandolo tra le mani. Restò ancora in silenzio “E’ che sono incinta” Disse ad un certo punto “Si, me lo ha detto mia moglie? Tuo marito ne sarà contento” fece lui felice, ma poco sicuro che quella contentezza fosse la cosa giusta da mostrare Lei non rispose, come se in quel momento il marito fosse stato l’ultimo dei suoi pensieri. “Ho fatto le analisi per sapere se tutto andava bene” “E allora….” “Mi hanno detto che è una bambina … e che molto probabilmente … ha la sindrome di Down …” Lui restò immobile quasi quella notizia lo avesse trapassato come in chiesa sulla statua dell’Addolorata le spade d’argento trapassavano il cuore della Madonna. Vi fu un lungo silenzio riempito dalle onde del mare e dal vento che faceva fischiare le canne da pesca. Lui bevve un lungo sorso “e allura? Chi cancia? È tua figlia e ogni figlio è un dono, è una cosa bellissima. Si sarà una figlia speciale, ma ogni figlio lo è! Non devi avvilirti, devi essere felice” “Si belle parole, ma sulla mia strada abita un bambino così e tutti gli ridono dietro. Anche lei se nascesse sarebbe infelice” “Tua figlia sarà infelice solo se tu la renderai tale, non per quello che è o per quello che di lei penseranno gli altri! Non viviamo per gli altri e dell’idea che avranno di tua figlia, chi se ne frega di loro? Non pensare come quelli che sanno tutto e che delle cose conoscono solo quanto vedono senza capire e sapere. Tua figlia sarà una bambina a cui tutti vorremo bene. Noi siamo ricchi solo del sangue che portiamo nelle vene ed i tuoi parenti, una goccia del loro sangue la vedono anche in mezzo al mare: non sarà mai sola, non sarai mai sola. Non ti preoccupare: a una madre le viene il coraggio di un leone se le tocchi i figli, non avere paura del domani, degli altri, di quello che devi fare: ogni cosa veni o ghianu (ogni cosa prima o poi diventa facile). Sarà tua figlia e avrà la famiglia tua e quella di tuo marito accanto. Per noi non sarà mai una diversa o una stupida, sarà tua figlia, una nuova ricchezza.” Il campanello della terza canna incominciò a suonare, ma lui fece finta di non sentire restando accanto a lei. “è facile parlare per te, è facile parlare per tutti. Ma io non ce la potrò fare. Crescere un infelice, dopo che tu per tua figlia pensi, desideri, ti sacrifichi per il meglio, per dargli tutto quello che non hai mai avuto e ora…ora dovrò stare sempre dietro a lei che avrà bisogno sempre di tutto, presa in giro da tutti, da tutti trattata come una che non è normale. Meglio non farla nascere che farla arrivare in un mondo che saprà solo farla sentire fuori posto. Una che tutti metteranno sempre da parte, che eviteranno e dimenticheranno che non saprà guadagnarsi due soldi e non potrà avere nessun lavoro, o fare nessuna carriera” “Ma che dici? dobbiamo nascere tutti scienziati? pensi che tutti i pesci del mare devono essere balene? Ognuno è quello che la sua natura gli dice di essere. Se al mondo fossimo tutti scienziati chi farebbe il pane, chi raccoglierebbe il grano. … Bisogno di tutti …. la vita non sono i soldi o la carriera! La carriera, i soldi, sono importanti solo per gli arrivisti e i ladri: la vita non è fatta solo di queste cose! La vita sono le emozioni che nel giorno restano prigioniere nella rete della tua anima. Sono loro a farti ricca, a dare senso al tuo tempo. E tua figlia di questo ti farà ricca e lo stesso tu farai con lei. La vita è il calore che ti resta tra le braccia dopo che hai stretto qualcuno, è la mano che stringi quando passeggi, e il suo ricordo che ti porti dietro nel tempo che passa. La vita è il mare, i monti, la luna, non le riunioni per i budget o per licenziare qualcuno per guadagnare di più: non è questo che bisogna augurarsi per i figli. Questo di cui parli è il mondo dell’odio, è il mondo dell’egoismo. Per tutti noi tua figlia sarà una donna eccezionale, che donerà amore a tutti come fanno i bambini, perché tua figlia non odierà o calunnierà mai nessuno, sarà un angelo in una bolgia dell’inferno: è per questo che deve morire, perché può essere solo amata?” Il campanello della canna smise di suonare. Lui si alzò e tirò il filo mise un altro pezzo di gambero sull’amo e lo lanciò con rabbia lontano, poi tornò a sedersi accanto a Ida. Lei incominciò a parlare guardando fisso i ciottoli sulla sabbia. “Puoi dire quello che vuoi. Tu sei qui e tua moglie a casa a lavorare: come tutti i maschi ci siete solo quando dovete divertirvi, poi ci lasciate sole a lottare con il mondo. Possono dire tutto quello che vogliono: io abortisco; non ce la farò a stare dietro a lei. Avrà bisogno di me anche quando sarà grande ed io sarò vecchia! Come farò ad aiutarla allora?” Lui bevve un altro sorso di birra e guardò l’orizzonte. “Tutti i figli hanno bisogno della madre indipendentemente da chi sono e dall’età che hanno – restò in silenzio qualche secondo – io la mia l’ho persa due anni fa, aveva quasi novantenne. Eppure mi manca. Ogni tanto la penso e mi viene da piangere: una madre te la porti dentro perché tu sei stato una sua parte. Ti parla in silenzio in continuazione, è la terra da cui nasce ogni altro amore, è chi ti è stata sempre accanto, chi non ti ha mai dimenticato o tradito, chi pensa a te anche quando tu non la pensi, anche quando non può, lei ci aiuta con il solo essere accanto a noi. Ogni figlio ne ha sempre bisogno. Hai detto solo delle stronzate“. Il campanello di un'altra canna suonò ancora. Lui si alzò lentamente come se fosse stanco e andò a tirare il filo. C’era attaccata un’aguglia. La stacco con delicatezza e la butto nel secchio piena d’acqua, poi mise un altro pezzo di gambero nell‘amo e fece un lancio lungo. Entrò nell'acqua del mare per lavarsi le mani. Mentre si scuoteva le mani per asciugarsi vide sulla superficie qualcosa e unite le mani a coppa prese dell’acqua con dentro qualcosa e tenendo sempre le mani come fosse una coppa davanti a se si diresse verso Ida. “cumari veni, mpara i manu” Le disse e lei mise mani a coppa come stava facendo lui. Lui avvicinatosi, riempi le sue mani di acqua dentro cui nuotava un piccolo pesciolino. “ Guardalo – fece lui sorridendo – tua figlia dentro di te non sarà più grande di lui” Lei guardò il pesciolino non più grande di una sua unghia che si muoveva nella poca acqua che aveva tra le mani e che ad un certo punto si fermo di lato per guardarla con un grande occhio. “ Ora puoi fare due cose – fece lui – lo puoi buttare qui tra i sassi e lui morirà in mezzo minuto e il sole di domani lo seccherà tanto che sembrerà un pezzo di legno” Lei continuò ad osservate il piccolo pesce che continuava a guardarla con il suo occhio destro “Oppure puoi andare verso il mare e lasciarlo nel bagnasciuga, da li se ne andrà verso il largo nascondendosi tra i grandi sassi. Non sarà mai un pescecane, ma solo un piccolo pesciolino, che se si pesca si butta a mare di nuovo perché è inutile. Uno scarto. Ma sarà vivo e avrà la sua vita fatta di fame di vita, pace e serenità” Restarono qualche secondo a guardare il pesciolino mentre ormai l’acqua nelle mani non riusciva neanche a coprirlo “Questo pesce è come tuo figlio e tu stai decidendo cosa fare di lui. Tu mi dirai “ma mio figlio non è un pesce” ma ogni vita, è una vita! Quello che noi facciamo per essa dà o toglie senso alla nostra. Io non ti dico di pensare a Dio nel decidere per tua figlia, perchè per lei ora sei tu il suo Dio, e un Dio deve avere amore, deve dare speranza, deve conoscere la pietà” Lei guardava fisso il pesciolino e l’acqua che ormai si era quasi asciugata. Poi lentamente si alzo ed incominciò a camminare prima piano poi sempre velocemente fino ad entrare in acqua dove si chino immergendo le mani tra le onde. Restò li ad osservare il punto dove aveva immerso le mani, poi si girò e lentamente, con la testa piena di pensieri si andò a sedere dove era prima. Lui apri la bottiglia di birra e la passò a lei che bevve un lungo sorso. “Quando mi hanno detto che era una bambina ho pensato : le comprerò tanti vestitini rosa, sarò la sua migliore amica e ogni notte l’addormenterò tra le mie braccia, e racconterò tutte le fiabe che la nonna mi raccontava, ogni giorno quando sorriderò mi dirò che sono fortunata  ad avere una bambina che mi amerà sempre per come io amo lei e avrà tutto quello che non ho avuto, sarà tutto quello che di buono io non sono mai stata. Ora non so. Ora sono confusa e disperata. Ho paura a decidere qualsiasi cosa e vorrei cancellare tutto e ritornare al punto di partenza, dove non dovevo decidere niente” Lui non rispose, guardava le canne che oscillavano lente. “ma cumari, se tuo marito avesse un incidente e restasse paralizzato, incapace di non fare nulla, tu che faresti lo ammazzeresti perché deve essere tu a pensare a lui? “ “che c’entra? no!” “e allora perché vuoi ammazzare tua figlia” Lei resto in silenzio qualche secondo “è un paragone stronzo” Fece lei prendendo la birra e tirando un lungo sorso “è la verità scomoda che tu non vuoi sentire” sottolineò lui seccato “me ne frego delle tue verità i problemi saranno solo miei: siete tutti bravi a giudicare i problemi degli altri, poi però dovrò essere io a portarla in giro, a preoccuparmi di ogni sua piccola cosa, degli sguardi di pietà o di ironia dei suoi compagni o dei loro genitori. Tu, i parenti, tutti voi ve ne starete a casa vostra o qui al mare a parlare con i pesciolini, mentre io sola dovrò pensare a lei” Lui si alzò e andò a controllare le canne tirando a riva una piccola Opa. Tornò poi a sedersi nuovamente accanto a lei. Qualcuno a lato gridò verso una barca che si stava avvinando troppo alla lenza. Il sole era appena scomparso dietro i monti e la sabbia che prima aveva un colore dorato ora era diventata grigia e fredda. Lei aveva finito la sua bottiglia di birra e lui ne aprì un'altra. Restarono così in silenzio, uno accanto all’altra, incapaci di scambiarsi quelle parole che potessero chiarire e risolvere tutto. “Perché – esordì lei  stringendo la bottiglia di birra e guardando di fronte a lei– perché ti interessa tanto che la tenga? tu non hai il mio sangue non hai nessun motivo per dovermi convincere a fare qualcosa? perché insisti e non mi lasci stare” Lui restò in silenzio, poi buttò la bottiglia ormai vuota nel sacchetto delle esche. “Perché anni fa mio figlio Gabriele ha avuto un incidente, ti ricordi? Una macchina gli aveva tagliato la strada mentre lui tornava a casa in motorino prendendolo in pieno. Per fortuna non si fece male, ma restò stordito. I vigili ci chiamarono e lo raggiungemmo sull’ambulanza che lo portava via. Continuava a chiederci cosa fosse successo senza fermarsi. In quel momento pensai che non sarebbe stato più normale. Vedevo mia moglie disperarsi ed io mi sentivo più disperato di lei. Se qualcuno avesse preso un grosso amo e me lo avesse messo tra le carni come io faccio con i pezzi di gamberi avrei sofferto di meno. Mi sono chiesto che cosa avrei dovuto fare se lui fosse rimasto menomato, paralizzato o incapace di ragionare. Tutta la sua vita mi è passata davanti, insieme a quello che avrei potuto dargli ma che per pigrizia o per gli impegni che il mondo ci impone come catene, non ho potuto dargli. Ho capito che senza di lui la mia vita non sarebbe stata più la stessa, non perché non avrebbe avuto cura di me da vecchio, ma perché non avrei più potuto aiutarlo, stargli accanto, vederlo farsi la sua vita ed essere presente quando serviva. Vedi, l’amore non è quello che loro ti danno perché lo pretendi, è quello che tu gli dai perché ne hanno bisogno. Senza poterlo aiutare, senza potergli più stare vicino, sarei vissuto come un albero a cui hanno potato tutti i rami ed incapace di farne nascere altri. E’ una sensazione orribile perché un figlio non è qualcuno che vedi lontano, laggiù all’orizzonte o di cui leggi sui giornali. Tuo figlio è qualcuno a cui dai la tua vita. Non è i pannolini, le scarpe, il telefono per il compleanno, le litigate se lo vedi che fuma, i vaffanculo quando ti striscia la macchina. Tuo figlio è qualcuno che ami indipendentemente da tutto perché per lui daresti la vita senza pensarci, perché è la tua vita. E allora, anche se lui fosse rimasto su una sedia a rotelle o se avesse continuato a straparlare, io lo avrei sempre amato, gli sarei rimasto sempre accanto perché nel suo bisogno e nel mio preoccuparmi di quel bisogno c’è il senso dell’amore, l’amore che unisce, che rende due persone libere e indipendenti un’unica cosa malgrado il passare del tempo e lo sbiadirsi dei sentimenti. È questo quello che mi fa arrabbiare nella tua situazione: un figlio è qualcosa di tanto importante che non puoi cancellarlo tirandogli sopra una riga perché hai paura di dovergli stare dietro tutta la vita. Per me che sono stato a vegliare mio figlio tutta la notte nella speranza che si riprendesse pensando alla sua vita e non alla mia, quello che dici mi sembra assurdo, terribilmente tragico per tua figlia e per te. Qualcosa che non si dovrebbe pensare perché un figlio non è un'altra opportunità che la vita ci da, non è qualcuno che deve darci quanto la vita non ci ha riconosciuto, ma è il suo completamento. Tua figlia non è una lavatrice rotta, o un biglietto della lotteria che non vince niente e che si buttano perché non funzionano o non ci hanno dato quello che volevamo. Tua figlia è un motivo d’amore, è l’amore puro, che ha bisogno del tuo amore, sono le tue favole che vogliono essere ascoltate nuovamente, sono il calore delle tue braccia in cui vuoi ancora addormenti, è il donare che si trasforma nel ricevere. È amore. Perché lo vuoi cancellare così? E’ questo che mi fa incazzari e cuntinuari a parrari!” Restò in silenzio, guardano il cielo che lentamente si stava spegnendo facendo scurire l’acqua del mare. Tutto era immobile in quel momento, con i pescatori che mettevano le luci fosforescenti ai galleggianti a cui erano appesi gli ami, così da scorgerli nell’unico buio che sarebbe presto diventato il cielo ed il mare. Sembrava cosi che il mare si stesse riempiendo di stelle. Ascoltarono le onde andare e venire nel buio sempre più denso “La chiamerò Rosa – disse Ida improvvisamente – perché la rosa è un fiore bellissimo che ha bisogno sempre di tante attenzioni. È il simbolo di un amore fragile, prezioso, unico e perfetto, lei sarà così per me. Per sempre”
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altrovemanonqui · 6 years ago
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Mini stampante su carta termica... 🧐🤔
Dunque...
Per esigenze “artistiche” stavo valutando di acquistare una stampantina su carta termica, di quelle piccole, portatili.
Devo realizzare una installazione e il progetto prevede l’inserimento di questi “scontrini” su cui però è stampato del testo. Non foto.
Ho visto un po’ in giro ma non riesco a trovare delle recensioni che mi convincano. La spesa è relativamente contenuta...ho visto tra i 40/60€, so anche che essendo carta termica è destinata a cancellarsi...il che non mi dispiace pensando anche ad un seguito di questa stessa installazione...
E niente...se per caso qualcuno potesse aiutarmi... 😏
Grazie.
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men4de · 2 years ago
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Ciao. Ho visto il post sulla carta da parati, ti consiglio il sito Wrendale Design, se ti piace quello stile. Hanno un sacco di cose, tra cui carta da parati. Ho visto dei kit di cancelleria in una cartoleria e li avrei presi all'istante.
Oddio sì, lo conosco! Mi hanno regalato una borraccia termica con su delle anatre talmente bella che non ho mai il coraggio di usarla 🥲🥲🥲 stile perfetto per chi ama Beatrix Potter
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spettriedemoni · 6 years ago
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Nonni (quarta parte)
Gilda è un nome di donna che non si sente spesso. Generalmente lo si associa al personaggio interpretato da Rita Hayworth nel film omonimo, io lo associo a mia nonna e a mia sorella (come ho scritto sia io che la mia unica sorella portiamo i nomi dei nostri nonni paterni) e nessuna delle due è rossa di capelli.
Se ripenso a mia nonna mi tornano subito alla mente delle gaffes proverbiali che faceva. Una volta confuse la parola "diversivo" con "detersivo" e ci volle un po' prima di capire che intendeva dire diversivo così che la frase appena pronunciata acquistasse senso. Un'altra volta, nel dicembre del 1980, sentì alla TV che avevano sparato a John Lennon e lei entrò in cucina dicendo: «Hanno ammazzato uno dei Bitorzolo». Fortunatamente c'era mia cugina, all'epoca molto più esperta di musica di me, che ci tradusse "Bitorzolo" in "Beatles". Aveva anche trovato una vecchia trombetta giocattolo di quelle che facevano un suono tipo le trombette di carnevale, quelle che hanno una spirale di carta che si srotola come ci soffi dentro, solo che questa aveva riprodotto in plastica una vera tromba con i tasti che però non potevi premere perché era un unico pezzo di plastica. A lei per un certo periodo prese la voglia di telefonare alle sue figlie e suonare con questa trombetta direttamente nella cornetta appena sentiva il "pronto" dall'altro capo del telefono. Subito dopo faceva: «Mi hai riconosciuto?»
La più bella di tutte però fu quando beccò la pubblicità di una coperta termica in TV.
Questa coperta era chiamata "Scaldasonno" e la produceva una ditta che si chiamava Imetec. Lo spot si apriva con un maggiordomo un po' ingobbito e dall'aria vagamente spettrale che osservava fuori dalla finestra il sorgere del sole. Si scopre che quest'uomo è un dipendente del Conte Dracula che, essendo vampiro, dorme di giorno. Nello spot diceva: «È quasi giorno, tra poco il conte sarà qui. Gli scaldo il sacello»
In linguaggio aulico il sacello è semplicemente un sinonimo di giaciglio o letto, quindi grazie allo Scaldasonno Imetec il Conte Dracula avrebbe trovato la bara calda quando si sarebbe coricato.
A questo punto intervenne mia nonna e disse in dialetto: «Che gli riscalda? L'uccello?! Che sporcaccioni!» fortuna che mia cugina, sempre lei, spiegò cosa fosse il sacello così da tranquillizzarla sulla pulizia del linguaggio usato. Ovviamente ci abbiamo riso per mesi.
Una volta, alle elementari, ci chiesero di fare un lavoro di ricerca e di chiedere ai nostri nonni cosa ricordassero della Seconda Guerra Mondiale. È stato così che ho saputo di come varie volte mio nonno evitò i rastrellamenti dei nazisti, di come fu sfollata assieme ai figli e di mio padre che rischiò di finire buttato assieme ad altri bagagli da un soldato tedesco convinto che quel fagottino fosse un altro bagaglio e non un neonato dentro una coperta. Lo fermò in tempo, mia nonna. Leggendo anni dopo della strage di Sant'Anna di Stazzema non posso fare a meno di pensare a quanto furono fortunati mio padre, le mie zie e i miei nonni.
Capitava, con entrambi i genitori a lavorare, che io e mia sorella rimanessimo da mia nonna a pranzo e per buona parte del pomeriggio. Più di tutto ricordo i giri per fare la spesa nel mercato coperto nella parte vecchia della mia città e le mattinate di domenica passate a vederla preparare la pasta all'uovo. In particolare aspettavo con gioiosa curiosità di vederla fare la "pasta alla chitarra". C'era questa tavola di legno intrisa di farina che lei tirava fuori quando doveva preparare questo piatto. Al centro della tavola faceva una piccola montagna di farina che poi apriva sulla sommità per ricavarsi lo spazio entro cui mettere le uova. Si creava così una specie di vulcano che poi lei trasformava in un impasto consistente per poi schiacciarlo con il mattarello.
Uno dei segreti per capire se l'impasto è buono e se senti lo schiocco quando ci passi sopra il mattarello, una cosa che non sono mai riuscito a replicare. Mia nonna aveva il telaio in legno per poter fare la pasta alla chitarra. Questo telaio aveva sulla sommità dei fili in metallo tesi come le corde di una chitarra (da qui il nome) e, una volta preparato l'impasto si passava con il mattarello su questi fili che tagliavano poi la sfoglia che così assumeva l'aspetto di spaghetti ma dalla sezione quadrata. Per anni e stato il mio piatto preferito.
Mia nonna ha sempre voluto essere indipendente, una persona che è sempre stara capace di farcela da sola difficilmente capisce che deve affidarsi agli altri. È per questo suo orgoglio che fu scippata dopo aver ritirato la pensione.
Credo da allora sia cominciato un declino che la portò a uno stato di demenza senile per il quale non riconosceva più mia sorella. Non che ne sia stata la causa, ma partì da lì.
È stato duro vederla andare via così, con la mente che non c'era più, con i discorsi sempre più difficili da fare con lei.
Tuttavia mi ha sempre riconosciuto, anche in quel periodo a differenza di quanto accadeva con mia sorella che ricordava bambina ma non la riconosceva nella ragazza che aveva di fronte una delle ultime volte che l'ha vista.
A pensarci bene però ha una sua logica: aveva sempre avuto un debole più per me che per mia sorella. Per lei io ero il "re".
"Lu rre de la case" come mi chiamava sempre.
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