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#carrozze
leonmarchon · 1 year
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Le Boulevard des Capucines (1873).
Una fiumana ondeggiante di passanti e carrozze signorili lungo il viale di Parigi, riprodotta da Claude Monet nella sua interezza con vibrante impressione di tremolante luce e foschia.
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lospeakerscorner · 3 months
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Villa Pignatelli e Palazzo Reale
Dal mese di luglio il Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e Museo delle carrozze di Villa Pignatelli sarà diretto da Mario Epifani  CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Villa Pignatelli, la meravigliosa dimora storica sulla Riviera di Chiaia, che ospita il Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e l’annesso Museo delle carrozze, oltre a un piccolo parco, passa sotto la direzione di Palazzo Reale di…
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sauolasa · 1 year
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Due carrozze da sogno per l'incoronazione di Re Carlo e Camilla
Tra carrozze lussuose e dissapori in famiglia si avvicina a grandi passi la data dell'incoronazione di Re Carlo III e della moglie Camilla.
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anchesetuttinoino · 3 months
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"Il treno arcobaleno dell'inclusività sulla Metro A di Roma è finalmente entrato in servizio. Intende celebrare il gay Pride". Non sono un grande frequentatore di mezzi pubblici, ma da che ho memoria non mi pare che a L-lesbiche, G-gay, B-bisessuali, T-transessuali, Q-qulattoni? sia mai stato impedito di accedervi. A noi cittadini che ci identificavamo come non vaccinati, invece, è stato vietato l’accesso ai treni dell'inclusività per tutto il periodo pandemico. Auspichiamo dunque che Atac allestisca anche un treno No-vax Pride, affinché in tempo di future pandemie non serva un codice a barre per salire e il conducente sia immune da bollori improvvisi. Per quanto riguarda l'allestimento, in luogo dell'arcobaleno e della Schlein che canta Bella Ciao, per le carrozze esterne suggerisco gigantografie di Capua, Parenzo, Burioni, Bassetti, Lucarelli, Speranza etc, con la scritta: Io non posso entrare.
Via Arsenale k
👏👏👏👏
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bludichartres · 4 months
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{episodio pilota}
Ogni mattina il sig N sedeva sulla metro a South Wimbledon, nascosto dietro gli occhiali di bachelite dalla montatura strana osservava assonnato il mondo che lo circondava. Cercava sempre posto nelle carrozze centrali, quelle più congestionate, sedeva, socchiudeva gli occhi e sobbalzava fin quando lo speaker digitale non annunciava l'imminente arrivo nei pressi della City. Solo allora si destava da quello strano torpore e si avviava all'uscita nord. Amava lasciarsi superare da tutti quegli scarafaggi affannati che schizzavano fuori dal vagone vestiti in giacca e cravatta, restava a fissarli mentre questi, con fare meccanico e militaresco, si dimenavano ansiosi di raggiungere i loro uffici. Infine raggiungeva la superficie, l'aria fresca delle sette del mattino gli scorreva dietro il collo e lungo la schiena, si godeva quel brivido accendendo la prima sigaretta e...
È un incipit buttato al vento, lascio a chiunque lo desideri la possibilità di continuare. L'unica preghiera è quella che mi mettiate in condivisione con i reblog così posso leggere...
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abr · 11 months
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Anche nell'antica Roma Imperiale, un milione di abitanti - come 20 adesso - erano arrivati a vietare il traffico privato, in una città costantemente imbottigliata e pericolosa per i cittadini. Si parla di carri merci: le portantine o le carrozze a cavalli eran cose per pochi, militari e privilegiati (tipo aerodroni autonomi oggi), esenti da regole.
Problema: si ma e i rifornimenti? Soluzione: gli spostamenti di merci erano consentiti solo dopo il tramonto.
Così che tutta la notte romana era un andirivieni di carri trainati da animali che andavano e venivano per le stradine cittadine: fiaccole, urla, ragli e muggiti, rombo di legno su marmo e cigolii, carica e scarica, un fracasso terribile. Dormire nelle insulae (i palazzoni popolari multipiano) era un incubo ma riguardava donne e infanti, gli altri la notte lavoravano.
Forza Sala: il passo verso la divinizzazione in una società multietnica a classi ben distinte, è breve.
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per-oceanum · 7 months
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I.
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Elio doesn’t talk about his mother often. His parents in general, really; it's a topic he tends to avoid. There are no portraits to remember what Francesca looked like, nor any of Gian Carlo. He still doesn’t know what happened of his cousin, of his aunt and uncle- if they had survived the slaughter, or if they, too, were amongst the rubble of the former island known as Isole Del Carrozze.
When he looks in the mirror, he sees them both. He got his father’s skin tone; rich honey paired with pale olive undertones that appear almost grey, depending on the season and how little sun he’d gotten. His mother’s bone structure- a sharp jawline, the delicate bridge of his nose before it’d been cut into, shattered by Whitebeard’s blade, paired with high cheekbones that speak of aristocracy in the Northern Blue. His eyes were from his father, gold in tone and nearly reptilian in nature. They were a beautiful couple; both tall, both smart, both complimentary. To his mother’s harsh edges, his father’s gentle curves soothed.
( In a way, he mirrored them both after the procedure. Barrel chested like his father, harsh edges like his mother, with scars upon his chest to remind him of what once was, and what would never be again. )
Muscle memory still exists in the recesses of his mind; notes of a pianoforte that had been destroyed beneath a Buster Call thirty-six years ago. Classical pieces that belonged in the marble theater that had once existed upon the island. The gentle strokes of a paintbrush that longs to touch canvas once more. She’d made sure he had been well trained in the arts. Francesca had been a singer, a voice like a bird, high and wavering and pretty, a natural born soprano. He’d been an alto, and then a tenor, and now- a baritone, if he were to sing.
He still does, on occasion. Murmuring the lyrics to himself as he works, a wavering baritone of a rumble. “O partigiano portami via, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao. O partigiano portami via, che mi sento di morir.” A folk song. Even now, he can see himself standing on that boat as the flames began to lick across the island, listening to the sounds of his people singing as they tried to fight against the World Government.
Sole survivor.
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der-papero · 1 year
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Adesso vi spiego la differenza tra Nord e Sud raccontata nei media.
Correva l'anno 2018, durante la costruzione della linea 6 della metro a Napoli, si accorgono che le carrozze non entrano nei tunnel (questa poi si rivelò una notizia falsa, perché il problema non era lungo la linea, bensì nei depositi, ma lasciamo stare). Costo? 270 milioni di euro. Opinione pubblica: AHAHAHAHA i soliti cazzoni.
Siamo ai giorni nostri, la Germania acquista, per la ridicola cifra di 1,3 miliardi di euro, apparati di comunicazione da installare sui panzer tedeschi, per poi accorgersi che non possono essere installati, perché non adatti. Opinione pubblica: AAAAAHHHH e vabbè, è capitato, non si può sbagliare, scusate, voi siete sempre precisi?
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La suite n. 3309 dell’Orient Express.
Costruita nel 1926, la carrozza letto 3309, la più antica del Venice Simplon-Orient-Express, operò per oltre un decennio come parte del servizio Orient Express, compreso quel fatidico giorno del febbraio 1929, quando fu abbandonato per dieci giorni in un cumulo di neve a sessanta miglia da Istanbul.
Alla fine degli anni ‘70, in seguito all’acquisizione delle carrozze da parte di James B. Sherwood, il vagone letto 3309 insieme ad altre carrozze subì un ampio e delicato restauro e iniziò il servizio nel 1982 come parte del Venice Simplon-Orient-Express, A Belmond Train.
Dopo 100 anni ca. dal suo viaggio inaugurale, oggi questa carrozza ospita tre delle sei lussuose Grand Suite, magnificamente restaurate: Vienna, Praga e Budapest.
l'Orient-Express divenne un campo di espressione dell'Art Déco quando, intorno al 1920, fu chiamato il maestro vetraio René Lalique e il decoratore d'interni René Prou ​​​​per allestire alcune carrozze con pannelli di vetro e intarsi di legni pregiati.
La grande avventura dell'Orient-Express iniziò il 4 ottobre 1883, quando il treno lasciò la Gare de l'Est di Parigi.
Dagli anni Sessanta in poi la sua decadenza fu sempre più evidente e il 19 maggio 1977 il glorioso "treno dei re", diventato "democratico", effettuò il suo ultimo viaggio, con lo stesso percorso che lo rese famoso, il Parigi-Istanbul.
Il treno leggendario che ha attraversato l'Europa e che ha raggiunto il suo apice nei ruggenti anni Venti, ormai non esiste più: ora ci sono compagnie private che offrono viaggi di lusso su lunghe tratte internazionali .
Il servizio ferroviario è attualmente gestito da diverse imprese con il nome di Orient Express, ma l’intera tratta originale, con le sue lussuose carrozze, non è più stata ripristinata.
Nel 1982 l’imprenditore americano James Sherwood ha lanciato un servizio ferroviario di lusso, utilizzando carrozze restaurate originali dell’Orient Express, lungo diverse linee da Londra e Parigi fino a Venezia.
Alcune carrozze originali del mitico treno sono oggi in mostra presso il Museo Ferroviario di Salonicco, in Grecia.
By ArtsLife
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gregor-samsung · 1 month
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" Alla fine dell’estate Péjsach doveva partire per l’America con la sua famiglia. Si era già abituato al “tubino” e invece degli occhiali di prima portava il pince-nez con un nastro. Una volta, passeggiando con lui, gli restai indietro di mezzo passo, e l’occhio mi cascò per caso sulla sua lente. “Aspetta un po’,” dissi stupito. Gli tolsi il pince-nez dal naso e lo poggiai sul mio. Il giorno stesso andai dall’oculista e mi misi le lenti sul naso. Adesso vedevo benissimo i visi per strada, leggevo i numeri sulle carrozze e le insegne all’altro lato della strada. Vedevo tutte le foglioline sugli alberi. Guardai la vetrina del negozio “Faenza” e vidi cosa c’era sugli scaffali interni. Vidi dodici piatti messi in fila su cui erano disegnati degli ebrei ricoperti di stracci, sotto c’era scritto “Facevano credito”. Oltre il fiume, stupito, vedevo le persone, un gregge, il mulino a vento di Griva Zemgal’skaja. Fischiettando passò sulla riva Osip, insieme a cui avevo studiato per gli esami della classe preparatoria. Si era tolto tutto rapidamente ed era rimasto marrone con addosso solo il cappellino rotondo, con quello era corso in acqua. Correndo, mi guardò con la coda dell’occhio. Volevo dirgli “Salve”, ma non osai.
Andai alla casa dove l’inverno prima abitava Eršov. Vidi un disegno di chiodi sul cancellino da lui tante volte aperto. Cigolò. Attraverso la soglia, curvo, passava Olechnovič. Aveva quel mantello con il cappuccio in cui l’avevo visto d’inverno. Adesso riuscii a vedere che l’abbottonatura del mantello era composta di due teste di leone e di una catenella'che le univa. La sera, quando fece buio, vidi che c’erano molte stelle e che avevano i raggi. Pensai che fino a quel momento tutto quello che avevo visto lo avevo visto male. Sarebbe stato interessante, vedere adesso Natalie e sapere com’era. Ma Natalie era lontana. Quell’anno passava l’estate a Odessa. "
Leonid Dobyčin, La città di enne, traduzione e postfazione di Pia Pera, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; p. 139.
[Edizione originale: Город Эн, Krasnaya Nov editore, Mosca, 1934]
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superfuji · 2 months
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Così, trovandomi in viaggio in Giappone, non ho potuto fare a meno di recarmi al Memoriale della Pace di Hiroshima. E’ un parco pubblico, molto essenziale nell’architettura, come a voler dare il senso dello spazio che si apre, a superare e trascendere quel trauma. Ma al contempo, in modalità perfettamente giapponese, dà estrema cura ai particolari, dalle aiuole ai simboli di pace, agli origami delle gru per Sadoku, piccole teche trasparenti dove si possono lasciare origami, ma anche messaggi. Io uno l’ho scritto e l’ho lasciato lì: MAI PIU’ BOMBE NUCLEARI, DISARMO E PACE, in italiano e in sardo. Forse un piccolo atto dal sapore rituale, ma sentivo di farlo. Sadoku è la bambina simbolo di Hiroshima che per salvarsi aveva giurato di fare gli origami di mille gru, per la pace nel mondo. Morì prima di completare la sua opera, ma tutte le persone possono ancora, stringendosi accanto al monumento per i bambini, esprimere un pensiero, o solo meditare in silenzio. Visitando il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima, si torna indietro nel tempo e ci si ritrova immersi in quell’immane tragedia. L’esplosione dell’atomica trasformò in pochi istanti la città in un vero e proprio inferno. Un inferno descritto dalle poche fotografie esistenti, dai disegni e dai dipinti dei testimoni oculari, dai racconti dei sopravvissuti. La temperatura al suolo divenne così alta da incendiare non solo gli alberi, le case e le strutture in legno e in cemento, ma da staccare la pelle delle persone, scioglier loro gli occhi, squagliare gli organi interni. I cavalli, che guidavano le carrozze nei viali, impazzirono e si tuffarono nei fiumi, per annegar lì. Anche molte persone si gettavano nel fiume, per spegnere le fiamme che le avevano avvolte, o cercare di trovare ristoro all’enorme calore. Chi non era morto sul colpo si trascinava ferito ed ustionato, con la pelle a brandelli, con le carni che bruciavano dentro, alla ricerca d’acqua per spegnere quel fuoco. Quell’acqua stessa, che ne avrebbe solo accelerato la morte. Così come la pioggia che cadde nei giorni successivi, descritta dai testimoni come “la pioggia nera”, altamente radioattiva. 
Ricordare Hiroshima per prevenire la catastrofe
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ambrenoir · 1 day
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I gatti hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei giapponesi.
Ma il capostazione Tama, una gatta tricolore, è riuscita a catturare il cuore di un'intera città e contribuire con 1,1 miliardi di yen all'economia locale.
La stazione di Kishi a Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, in Giappone, fa parte della linea ferroviaria elettrica di Wakayama.
Nel 2004, la stazione rischiava la chiusura e venne salvata solo dalla protesta della gente del posto.
Tuttavia, due anni dopo, la compagnia ferroviaria decise di togliere il personale a tutte le stazioni sulla linea Kishigawa per risparmiare sui costi.
A quel tempo, il direttore della stazione era Toshiko Koyama, un uomo che aveva iniziato a nutrire un gruppo di gatti randagi che vivevano vicino alla stazione.
Una gatta di razza calico di nome Tama era particolarmente apprezzata dai pendolari, essendo sia mite che amichevole.
La si trovava spesso a prendere il sole alla stazione, felice di essere accarezzata e coccolata dai passanti.
Quando giunse il momento per il signor Koyama di procedere, chiese che la linea ferroviaria continuasse a prendersi cura di Tama.
Il presidente dell'epoca, Mitsunobu Kojima, era così preso dal gatto che non solo ne fece ufficialmente il capostazione nel 2007, ma le fece anche fare un cappellino.
Lo stipendio del gatto era pari a un anno di cibo per gatti e le fu dato un cartellino d'oro con il suo nome e la sua posizione impressi su di esso.
In qualità di capostazione, il ruolo di Tama non era solo quello di salutare i passeggeri e il personale ferroviario, ma anche quello di promuovere la ferrovia.
In effetti, la pubblicità aumentò il numero di passeggeri in visita a Kishi del 17% solo in quel mese.
A marzo 2007, le statistiche indicavano che il 10% in più di persone viaggiava sui treni solo per vedere Tama.
Il capostazione Tama guadagnò rapidamente fans...
Nel marzo 2008, Tama fu promossa a "capostazione super", un titolo che le valse addirittura un "ufficio" - vale a dire una biglietteria convertita con una lettiera e un letto.
Tama dimostrò di essere così popolare che il negozio di articoli da regalo iniziò a creare dei souvenir di Tama, come badge, portachiavi e caramelle.
I riconoscimenti continuavano e nell'ottobre 2008 Tama fu nominata cavaliere.
Per questo, un vestitino blu con volant al collo di pizzo bianco venne realizzato appositamente per il gatto.
Quando giunse la stagione dei bonus, Tama ricevette uno speciale giocattolo per gatti e una fetta di polpa di granchio, che le servì lo stesso presidente della compagnia.
Un suo ritratto speciale fu commissionato per essere appeso nella stazione.
Nel 2009, il pluripremiato designer industriale Eiji Mitooka fu assunto per progettare un "treno Tama" con raffigurazioni a fumetti del famoso gatto.
La parte anteriore del treno venne dotata di baffi, e all'interno le carrozze avevano pavimenti in legno e scaffali di libri per bambini.
Le porte si aprivano al suono preregistrato del miagolio di Tama.
Anche l'edificio della stazione venne ristrutturato da Mitooka nel 2010.
Il nuovo design assomigliava alla faccia di un gatto, incorporando le orecchie sul tetto.
Ci sono persino finestre stilizzate che sporgono dal tetto di paglia che imitano gli occhi di un gatto, specialmente la sera in cui le luci all'interno le fanno brillare di giallo.
Nel suo quarto anno come capostazione nel 2011, Tama fu promossa a Managing Executive Officer, la terza posizione più alta, appena sotto il presidente della società e l'amministratore delegato.
A quel punto, aveva già due assistenti capostazione: sua sorella Chibi e sua madre Miiko.
Dopo aver ricoperto il suo ruolo per sei anni, fu elevata al grado di presidente onorario della Wakayama Electric Rail.
Tuttavia, a questo punto, Tama aveva 14 anni e venne deciso che invece di essere visibile in ufficio dal lunedì al sabato, Tama sarebbe stata lì solo dal martedì al venerdì.
La sua morte avvenne il 22 giugno 2015 in un ospedale veterinario. Alcuni giorni dopo la scomparsa fu celebrato un funerale shintoista e Tama fu dichiarata "Onorevole Capostazione per l'Eternità".
Viene oggi onorata in un tempio vicino come divinità.
(Annalisa Susini)
(assemblato da Simone Chiarelli pag FB il piacere della scoperta)
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fashionbooksmilano · 5 months
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Gianni Sassi
A cura di: Fondazione Mudima Collana Fluid XXX a cura di: Gino Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Daniele Lombardi. Testi di: Sergio Albergoni, Gino Di Maggio, Nanni Balestrini, Monica Palla, Arrigo Lora Totino, Alberto Capatti, Jean-Jacques Lebel, Aldo Colonetti, Marco Maria Sigiani, Roberto Masotti.
Fondazione Mudima, Milano 2015, 324 pagine, 17x14,5cm, ISBN 978-88 86072- 94-6
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Non ci crede nessuno a che Gianni Sassi fosse soltanto “uno di noi”. Difficile pensarlo, vista la mole di lavoro che è riuscito a metter su in circa trent’anni di attività imprenditoriale e culturale. Una quantità impressionante di idee, spunti e riflessioni, soprattutto di fatti ed eventi artistici così prestigiosi che al solo pensarci oggi ti viene ancora il mal di testa. Facile insomma descriverlo come un non umano. In realtà è una frase usata da chi ci ha lavorato assieme, utile per sentirsi ancora vicino a un personaggio amato e discusso come lui. Ma cosa ha fatto di così importante? La Gola: eterogenea rivista di cultura del cibo che ha praticamente dato il via al movimento Slow Food, quello che Carlo Petrini fonda a Bra, in Piemonte, a metà degli anni Ottanta circa. Milano Poesia: con ospiti internazionali come Gregory Corso, Walter Marchetti e outsider come Victor Cavallo, Il Treno Di John Cage: splendida avventura sonora nel corso della quale l’autore di “4’33”” interagiva coi suoni d’ambiente delle carrozze, aiutato da ospiti prestigiosi: Daniel Charles, Walter Marchetti, Stratos e Hidalgo tra gli altri, che si muovevano da Bologna a Porretta Terme, o da Rimini a Ravenna. La rivista Alfabeta con Nanni Balestrini del Gruppo 63, dove trovavano posto menti raffinate come quelle di Maria Corti e Umberto Eco. La Cramps Records: Area (il ruolo di Sassi è centrale nella formazione della band di Stratos & soci), Claudio Rocchi, Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Skiantos. L’ormai storica etichetta ai tempi vantava pure delle “strane sorelle”, nate per far uscire apposite collane di “ricerca” come DIVerso, Multhipla Records e nova musicha col socio Gianni-Emilio Simonetti: cito i dischi di Walter Marchetti, John Cage, Demetrio Stratos, Juan Hidalgo, Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza. Non vanno dimenticate le campagne pubblicitarie per la sua agenzia pubblicitaria Al.Sa: celebre quella con un giovane Franco Battiato col viso truccato di calce bianca che guarda dritto all’obiettivo mentre sta seduto su una “comoda poltrona Busnelli”. Sassi muore di una brutta malattia, fumava troppo, nel 1993.
04/05/24
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spettriedemoni · 2 years
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Piccolo artista
I treni sono una passione che perdura in Tigrotto, letteralmente non passa mai. Ieri ha praticamente fatto una mostra personale dedicata ai treni. Ha iniziato con la E 444 "Tartaruga", qui di seguito ha preso il modello per una riproduzione più attendibile.
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Poi è andato avanti disegnando i vagoni passeggeri e un piccolo carro merci.
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Quelle rosse sono carrozze passeggeri mentre quello piccolino è un carro merci infine quello con le righine rosse e la fiancata giallo chiaro è un gagone passeggeri gran confort.
Poi ha disegnato un'altra "Tartaruga" specificando che questa era quella vera mentre la precedente era il modellino
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Ci sta prendendo un po' di mano questa mania dei treni. Decisamente.
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vecchiodimerda · 2 years
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La
realtà è che non avendo cantieri da guardare al buio, ecco che posso addossare la colpa della pioggia di ricordi a @2delia che invece non c'entra molto, a parte l'aver scritto la parola Ferrara. Che poi non è Ferrara.
È Al Miar (Migliaro), Miarin (Migliarino), la Massa (Massafiscaglia), Codgor (Codigoro) e Ustlá (Ostellato). Terre avare, sudate d'estate, gelate e nebbiose d'inverno. E la vecchia casa dei nonni devastata dall'umidità, eppure luogo magico, aia compresa.
A fianco della casa c'era il Pular (Pollaio) e attaccato al Pular la Bugadara (Lavanderia). Dietro ma non troppo distante, l'Aldamara (Letamaio) e più distante ancora, la Stalla.
E i campi e i fossi, galline e mucche e la gabbia del granturco, l'erba e il cielo e l'afa e il sole estivo che non scaldava tanto come quello di oggi che se non c'è l'aria condizionata si muore.
Dentro la casa un campionario umano, nonno Gaetano e nonna Aurelia e sei tra figli e figlie. In ordine di nascita: Giovanna detta Giovannina, Jolanda detta Bina, Stefano detto Bibi, Bruno detto Bruno, mia madre Jole e la più giovane ma forte zia Fernanda.
O forse Bruno è arrivato dopo mia madre ma di poco. Non ricordo più un cazzo e non posso telefonare a mamma che a quest'ora già dorme. Evito di riportare qui la discendenza diretta ma si tratta di diciassette cugini in totale, compreso me, VdM©®™.
I nonni materni erano mezzadri, coltivavano una terra non di loro proprietà, abitavano una casa che non era la loro e provenivano dalla Romagna da cui erano dovuti scappare.
Zia Giovanna, emula di nonna Aurelia, sposò un matto scatenato e si trasferì a Cmacc (Comacchio), poco distante dai Trepponti e sfornò sei tra figlie e figli.
Zia Bina con mia madre scappò più lontano, dieci chilometri a est di Bologna ed ebbe tre figli. Gli altri restarono in zona e furono meno fortunati rispetto a quelli che se ne andarono.
Zio Bibi ebbe un maschio e due femmine e ognuna delle due femmine ha visto morire un figlio/a a quattordici e a trentacinque anni. Di Bibi mi resta il ricordo del suo viso pietrificato sul lettino nella camera mortuaria del Sant'Anna.
Zio Bruno perse la moglie quasi subito dopo il matrimonio per leucemia, si risposò ed ebbe una vita familiare un po' travagliata ma tutto sommato gli andò bene finché non si ammalò e morì, dopo aver lavorato a smaltire l'amianto dalle carrozze ferroviarie.
Zia Fernanda che era la più giovane ma probabilmente la più forte e terribilmente buona con noi nipoti, è stata la prima ad andarsene in un letto all'ospedale del Delta e l'utimo ricordo che ho è un suo respiro mentre cercava di sussurrarmi qualcosa.
Da vero VecchioDiMerda©®™ ho cercato di seppellire i ricordi sotto una cortina di indifferenza ma ogni tanto eccoli scappare e riaffiorare, invadendo la memoria mai abbastanza scarsa.
I ricordi poi sono stronzi e non si presentano belli in ordine. Alcuni sbucano a casaccio, tipo la filastrocca che piaceva declamare allo Zio Bibi su San Nicolò che prima morì e poi si ammalò.
Ah già, resta la cosa su mia mamma che si lasciò irretire da un muratore che nei fine settimana partiva dalla zona est di Bologna per andare al Miar col Benelli cinquanta centimetri cubici.
E che ebbe due figli. Di cui uno più piccolo che però picchiava più del grande e uno che probabilmente nacque già VdM. Ma questa è un'altra storia che sicuramente non vedete l'ora di leggere.
Branco di Zuvnaster.
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marklin2024 · 6 months
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Märklin 39244 Locomotiva a vapore EST serie 13 express per convoglio carrozze Pullman EDELWEISS
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